Dergano Bovisa2

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Con questo numero il Dergano-Bovisa diviene periodico mensile. Si tratta di un impegno nuovo per una realtà nuova: quella che vede affermarsi gli strumenti della partecipazione popolare e crescere intorno ad essi le condizioni per affrontare in modo diverso la gestione della cosa pubblica. I consigli di zona del decentramento comunale, grazie all'azione unitaria tenacemente condotta da un vasto schieramento democratico del quale i comunisti hanno sempre rappresentato la principale forza animatrice, stanno compiendo un importante e significativo salto di qualità; ed una recente legge dello stato assegna loro veste giuridica, funzioni e poteri. Questo risultato costituisce un'ulteriore conquista della democrazia ed una sconfitta di tutte quelle forze che, centralmente ed in periferia, si sono sempre adoperate prima per ostacolare l'attuazione della carta costituzionale e poi imbrigliare le articolazioni democratiche dello stato nelle pastoie burocratiche di un neocentralismo fatto di etichette nuove ed ordinamenti improntati a criteri vecchi. Tali conquiste tuttavia hanno un senso ed un valore quando sono sorrette da un'effettiva partecipazione; quando le diverse realtà territoriali esaltano il proprio ruolo promozionale e sviluppano il dibattito ed il confronto sui problemi che toccano direttamente le molteplici manifestazioni della vita dei quartieri. il nostro periodico vuole promuovere e favorire questo dibattito; garantire l'informazione ed il confronto; stimolare l'iniziativa politica e sociale; essere uno strumento aperto ai lavoratori ed ai cittadini della Bovisa e di Dergano e presente nelle loro lotte. Questo presuppone il rifiuto di due aspetti antitetici, ma ugualmente contrari allo spirito ed alle finalità qui indicate: il settarismo e l'unilateralità da un lato e la neutralità dell'altro. Siamo convinti a non essere i soli a garantire confronto ed informazione; e siamo altresì convinti che ciò rappresenti una delle condizioni essenziali perchè il confronto abbia un valore positivo. Ma perchè la pluralità ed originalità di contributi sia efficace non può essere accompagnata da un atteggiamento neutrale verso le diverse opinioni. Non intendiamo sostanzialmente esercitare il ruolo di un'agnostica agenzia informativa, ma quello di strumento impegnato a far sì che il dibattito ed il confronto abbiano uno scopo: esaltare la partecipazione e favorire il processo unitario fra le forze democratiche. Eper uscire dalla crisi politica, economica e

sociale che da tempo investe il paese vi è certo bisogno di ampia unità. In questo modo dunque intendiamo caratterizzare il Dergano-Bovisa. Il nostro comunque non solo è un impegno nuovo per una realtà nuova, ma anche coerenza coi presupposti che hanno indirizzato questo periodico fin dal suo inizio. Ci presentiamo quindi ai cittadini ed ai lavoratoriÑ della zona 7 non con un volto diverso, ma con uno strumento che vuole sempre più adeguarsi alle esigenze poste dal livello di sviluppo della democrazia e mantenere quello che riteniamo un impegno preso da tempo con tutte quelle realtà dei nostri due quartieri interessate a far maturare il processo di partecipazione. In questo modo intendiamo caratterizzarci ed in questo modo intendiamo presentarci a tutte le forze politiche e sociali democratiche della Bovisa e di Dergano; agli organismi culturali, ricreativi e sportivi; ai diversi strumenti della partecipazione convinti che l'originale e pluralistica presenza sul nostro periodico contribuirà efficacemente e rafforzare il movimento democratico nella nostra zona.

Il fabbisogno di case per lavoratori cresce di anno in anno: solo a Milano sono oltre 40.000 le domande presentate alli stituto Autonomo Case Popolari nell'ambito dell'ultimo concorso svoltosi; ciononostante, e questo è fatto scandaloso, negli ultimi anni, gli investimenti pubblici hando rappresentanto poco più del 3% (mentre erano quasi il 26% nel 1952) degli investimenti totali in abitazioni.

Si è quindi costruito molto, basta guardarsi intorno, ma perché e per chi si è costruito?Per il profitto e per la rendita, all'infuori di ogni vincolo o convenzione che potesse intaccarli, sono sorte case di lusso e case investimento; si è verificato il "boom" delle seconde e terze case. Tutto ciò mentre gli interventi di Edilizia Economico-popolare restavano limitati sia per quantità che per qualità rispetto alle esigenze effettive. Salvaguardando alla speculazione più "appetibili" aree centrali, i quartieri popolari sono sorti sino ad oggi alle estreme periferie, privi di infrastrutture, come veri e propri ghetti per abitanti di seconda categoria;veniva così drasticamente ridotto il patrimonio agricolo milanese e viceversa sensibilmente accresciuta la capacità insediativa del Piano Regolatore Generale.

Ovvia conseguenza di ciò è stella l'espulsione dei ceti popolari e delle funzioni "Povere" dalle fasce centrali della città: sulle aree rimaste libere è sorto il centro direzionale, si sono edificati uffici, "residences", sedi bancarie; si è sviluppato il mercato delle case vecchie: ristrutturate, arricchite di ogni "confort"; le decrepite abitazioni del centro sono diventate residenza di una ristretta "dite", mentre in periferia è sufficente una mano di colore alle facciate per aprire la strada alle vendite frazionate, ponendo la premessa di una guerra tra sprovveduti nuovi piccoli proprietari, cui sono stati carpiti i risparmi, e le famiglie che già abitano gli appartamenti venduti.

Questo doveva essere il destino del quartiere Garibaldi che, fonte di congiunzione tra il centro storico ed il nuovo centro direzionale, non poteva avere, nei sogni delle grosse immobiliari, altra destinazione che quella ad uffici, a carattere quindi prevalentemente terziario.

Ma proprio dal Garibaldi è venuta la prima ferma e precisa mobilitazione degli abitanti che, unitariamente, appoggiati da organizzazioni di base, dai Sindacati, dal Consiglio di Zona hanno aperto la lotta contro gli sventramenti,

e del territorio.

La nuova giunta di sinistra ha dato anche respiro a questo che, per Milano, i un. nuovo modo di intendere 14. 167, volto a mantenere la presenza degli strati popolari nelle zone centrali delta città, ampliand, alla luce delle osser7 vazioni fornite dai consigli di zona la problematica del risanamento. Ben sappiamo che una analisi di questo modo di sperare, volto a considerar" gli as>etti sociali, ambientali.ed urbanistici pende indubbiamente a favore dell'iraervento risanativo previsto dalla legge 167 in Zone degradate.

Ciò nonostante, forze politiche, avverse alla ristrutturazione per iniziativa pubblica di vecchi stabili, hanno più volte sollevato obiezioni relativi soprattutto all'aspetto economico della questione. Per aver maggiore chtarezZa in proposito ci siamo rivolti all'Assessore all'Edilizia Economico-Popolare Carlo Cuomo al quale abbiamo chiesto:

Dergano-Bovisa: In che modo va 4frontaia'la questione dei costi degli interventidi risanamento, da più parie[ ritenuti notevolmente più onerosi di quelli relativi all'edificazione di nuovi quartieri?

per arra ristrutturazione nell'ambito della legge 167.

"Fare come al Garibaldi" è diventato negli ultimi anni l'obiettivo di migliaia di cittadini; inquilini, artigiani, piccoli commercianti che hanno saputo passare all'offensiva, contro la proprietà immobiliare, reggendo, con la richiesta del vincolo del 167, agli sfratti collettivi, alle vendite frazionate, all'ormai abituale espulsione dei vecchi abitanti.

A queste battaglie il merito di aver saputo imporre, anche a Milano alcuni interventi risanativi in aree centrali sotto controllo pubblico; nel piano integrativo di 167, ultimo atto della passata amministrazione comunale, non sì è infatti potuto ignorare la pressione incalzante di questa nuova e avanzata coscenza di massa sui problemi della casa

C. Cuomo: L'unico studio concreto che mi è stato sottoposto è uno studio predisposto dalla Lega della Cooperative ed è fatto su quattro tipologie fisse di edifici che si ripetono nel degrado; studio che fornisce dei costi di risanamento che vanno da un minimo di 1 milione e 100 mila lire fino ad un massimo di 5 milioni e 400 mila per vano, secondo lo stato di degrado. Quindi, da questo primo studio, non sembrerebbe che costi di più, anzi, risalta che nella maggioranza dei casi costa molto meno dell'intervento ex novo. Se consideriamo poi che l'urbanizzazione primaria esiste già nelle zone degradate in Cui si interviene e che, per quanto riguarda l'urbanizzazione secondaria non è molto da aggiungere in loco, visto appunto che il tessuto è già edificato, si può anche intervenire sulla questione degli oneri di urbanizzazione per abbattere ulteriormente il costo. Poi, comunque, non c'è ancora un ragionamento fatto Ano in fondo su cosa si intende per risanamento-ristrutturazione; quindi, bisognerà ogni volta fare una valutazione di merito in quanto, sia le Cooperative, sia le imprese private sono disponibili per sottoporre, per ogni singolo edificio, non un'unica ipotesi di risanamento, ma tre o quattro ipotesi, ognuna con costi diversi da cui si ricavano affitti diversi. Ad esempio, bisogna valutare attentamente ogni volta quando è e quando non è necessario mettere l'ascensore. C'è da vedere quali sono le volte in cui un intervento che sta a metà strada tra la manutenzione straordinaria e la ristrutturazione vera e propria risponde sufficientemente. Quindi,

PROBLEMA CASA Nostra intervista a Carlo Cuomo (assessore all'Edilizia Popolare di Milano) In questo numero Finalmente insediato il Consiglio di Zona Disoccupazione giovanile Handicappati nella scuola Le scuole della zona Opinioni a confronto Dalle nostre fabbriche Assemblea del Comitato Sanitario nelle scuole Nuova autoambulanza L'ifflpegno antifascista pag. 2 A. 3 pag. 4 pag. 5 pag. 6 pag. 7 pag. 8 L assessore Carlo Cuomo ( a destra) durante uno dei sopralluoghi relativi al problema del risanamento delle case. PERIODICO DELLA ZONA 7 CENTRO TELA I *a.' il vero gli zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBAi corredo Via Imbottati 67 ( ang. Conte Verde) Tel. 68.97.578 arguzia /ilu bassetti VIA DAVANZATI, 5 - TEL. 37.60.461 (5 linee) RIPARAZIONI permute - vendite TELEVISORI elettrodomestici di tutte le marche - condizionatori d'aria DIPCO Premio Oualità 1971 laboratori assistenza - antenne RICAMBI ORIGINALI
PIU' FORTE IL DERGANO-BOVISA
Un impegno nuovo per una realtà nuova

Finalmente insediato Il Consiglio di Zona

Si è chiusa finalmente la lunga parentesi riguardante l'attività dei 20 Consigli di Zona che costituiscono il decentramento della nostra città. Infatti già da diversi mesi era bloccata di fatto l'attività dei C.d.Z., che dovevano essere rinnovati con le elezioni dirette, contemporanee alle elezioni amministrative del 15 giugno scorso. Venuta meno questa possibilità per una serie di fattori, non ultimo la "poca convinzione" della passata amministrazione; resa impossibile la scelta della nuova amministrazione di sinistra delle elezioni dirette del 30 novembre 1975 con il decreto dell'allora Ministro degli In-

terni democristiano Cui, si è arrivatifinalmente alla nomina dei nostri consiglieri di zona, anche questa non meno sofferta di tutti gli altri tentativi, per gli intoppi creati dalla DC e da altri partiti minori, tendenti ad ostacolare la messa in moto della macchina del decentramento.

Questo molto schematicamente è il riassunto di quanto è successo in questi mesi nei riguardi del C.d.Z. e che comunque è stato superato con la nomina dei consiglieri e l'insediamento dei 20 C.d.Z. avvenuto il 9 e 11 marzo. Noi ci auguriamo che la nuova legge sul decentramento approvata in questi ultimi giorni

CONSIGLIO COMUNALE

al Parlamento rendendo possibili per il futuro le elezioni dirette da parte dei cittadini, dei loro rappresentanti di Zona, eviti definitivamente contrattempi e rallentamenti come quelli finora verificatisi nella nostra città, voluti da forze politiche che, solo a parole si richiamano agli interessi dei cittadini, ma di fatto operano perchè la democrazia e la reale partecipazione diretta si sviluppi il meno possibile. Certo a questo propostito vanno fatte, a conclusione di questa premessa, le dovute distinzioni, poichè la volontà centrale della DC milanese, ad esempio, espressa anche nell'ultima assemblea dei

Commissione Eventuali altre commissioni educazione sport Commissioni Comunali decise dal Consiglio di Zona

CONSIGLIO DI ZONA 20 consiglieri Presidente Commissione cultura Commissione bilancio

Commissione territoriale Commissione distrib, annona

II Consiglio di Zona esprime il suo parere su

— Piano urbanistico della zona

— Piano per la costruzione di case popolari (legge 167)

Piano delle strutture commerciali

La localizzazione, la progettazione. la costtualone degli asili-nido, delle scuole, dei campi gioco. del verde e delle strutture sociali della zona

L'istituzione, il trasferimento dei mercarti rionati

— L'uso dei terreni e degli stabili di proprietà comunale

— Il rilascio delle licenze edilizie

Il c d z esercita il controllo su Mercati rionali e ambulanti

— Manutenzione e pulizia delle strade Manutenzione del verde Igiene e manutenzione degli edifici comunali e delle abitazioni di proprietà pubblica Attività socio-assistenziali

Per svolgere questi compiti il c.d.z. dispone di personale tecnico e amministrativo di mezzi per l'informazione dei cittadini

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Il Consiglio dl Zona gestisce direttamente:

— Attività di promozione culturale e sociale degli adulti Iniziative culturali — I centri sociali I campi gioco e le strutture ricreative e sportive

il cd z e presente negli organi di gestione di Asili-nido e servizi per l'infanzia Biblioteche rionali — Scuole materne comunali Attività parascolastiche Scuole serali comunali Distretto scolastico (diritto allo studio, edilizia, ecc.)

Il c.d.z. in collaborazione con il Comitato Sanitario di zona organizzai servizi di:

— Medicina preventiva e di tutela della maternità e prima infanzia (pianificazione delle nascite, maternità, ecc.) Medicina scolastica Medicina preventiva dell'ambiente di lavoro

— prevenzione dalle malattie sociali (tubercolosi e malattie respiratorie, tumori, ecc.) prevenzione dei disturbi del comportamento e delle malformazioni fisiche educazione sanitaria

Il c.d.z. in collaborazione con il Consiglio Unitario dl Zona sindacale esamina i pioblemi del lavoro e del mondo produttivo in rapporto con tutte le forze sociali interessate

I c.d.z. con il consiglio comunale preparano Il bilancio II Pia-.o Regolatore Generale e il piano di 167 Il piano dei trasporti — I programmi generali di investimento e di intervento

CRONACA DEI LAVORI

Durante la prima quindicina di marzo sono stati insediati i consiglieri di zona del decentramento comunale di Milano.

Tale insediamento per la zona

7 è avvenuto il giorno 9 alle ore 21. Dopo brevi parole introduttive dell'assessore Cuomo, che rappresentava l'amministrazione comunale ed alcuni interventi di consiglieri a nome delle rispettive forze politiche, si è passati alla votazione per la nomina del presidente. E' risultato eletto al primo scrutinio il consigliere Arcari Antonio del P.C.I. già vicepresidente dello stesso Consiglio di Zona fino dal 1971; in una seduta successiva il consiglio ha pro-

ceduto alla nomina del vicepresidente nella persona di Falzone Antonio del P.R.I., eletto al primo scrutinio. La nomina dei coordinatori le commissioni di lavoro ha richiesto un approfondito dibattito fra le forze democratiche onde assicurare al Consiglio di Zona una gestir). ne unitaria; dibattito che aveva caratterizzato anche l'elezione della vice presidenza. La discussione ha permesso di raggiungere un'intesa in base alla quale un larghissimo schieramento di forze democratiche ha potuto assumere responsabilità nella gestione delle commissioni del Consiglio di Zona. Ecco l'elenco delle Commissioni e dei lo-

ro coordinatori: Bilancio e programmazione: Tedesco Nicola (P.S.I.), Cultura, sport, tempo libero: Bressanelli Luigi (P.C.I.), Decentramento e personale: Gianzini Luciano (ind. del gruppo P.C.I.), Demanio e Patrimonio: Contini Bruno (D.C.), Lavoro, occupazione, caro vita: Bartolomei Pino (D.P.), Sanità, assistenza: Spiriti Gianfranco ( D.C.), Scuola:

De Bernardis Vincenzo (P.S.I.), Urbanistica e trasporti: Pacchioni Carlo (P.C.L),

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400 da Vittorino Colombo e da Borruso, fa zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA un pò a pugni con la realtà che si è delineata a livello di Zona e non solo nella nostra, e che ha visto la non totale chiusura e la non totale contrapposizione frontale dei consiglieri democristiani e di altre forze, a diffirenza di quanto avviene a Palazzo Marino. Questo ha reso possibile una corresponsabilizzazione di forze politiche nella gestione del C.d.Z. non deliminata alle sole forze che compongono la giunta di sinistra di Milano. Noi giudichiamo positivamente questo risultato, che premia la ricerca del confronto e dell'unità di intenti dove questa è possibile, e noi riteniamo che lo sia dovunque la volontà di affrontare e risolvere i problemi sia reale e si manifesti in tutte la sua forza, superando i vecchi schemi e le contrapposizioni precostituite che hanno portato il nostro Paese alla situazione di crisi attuale. Da questa crisi che investe con tutta la sua gravità anche la nostra città, ingigantendo con gli interventi centrali governativi sbagliati tutti i vecchi e molteplici problemi irrisolti, è possibile uscirne con un impegno unitario, responsabile e di lotta che sappia incanalarsi nel movimento più generale dei lavoratori, che da tanto tempo lottano per imporre al Paese uno sviluppo diverso basato su consumi sociali e di prima necessità e non sul consumismo privato e voluttuario. Un contributo in questo senso possono e debbono darlo i Consigli di Zona, limitatamente ai problemi cittadini e di quartiere, ma pur sempre importante per invertire la rotta. Si tratta di lavorare concretamente, ricercando tutti i possibili apporti delle forze sociali e politiche (Partiti, Consigli di Fabbrica, Comitati Unitari di Zona, Sunia, cooperative, associazioni democratiche, culturali, sportive ecc.) della zona e il massimo interessamento e la maggior partecipazione dei cittadini del quartie-

re al lavoro delle commissioni per affrontare e risolvere in una visione cittadina i problemi gravi del nostro quartiere. La verifica e la discussione del piano dei servizi, la partecipazione alla definizione del Piano Regolatore Generale che aspetta dal 1958 di essere rinnovato, le delibere sui nuovi poteri dei Consigli di Zona sono temi che vedranno finora impegnati i nuovi responsabili del Consiglio stesso. Questi e altri problemi irrisolti come quello della casa, degli asili nido, della scuola, dei trasporti, dell'occupazione per citare solo i più importanti, metteranno alla prova la capacità di gestione unitaria e di coinvolgimento reale del nuovo decentramento. Ci auguriamo che sia possibile andare oltre ai parziali risultati degli ultimi anni, portando una ventata nuova nei quartieri corrispondente e, speriamo, maggiore alla spinta rinnovatrice determinata nel- Paese dal voto del 15 giugno. I problemi sono stati e si aggravano giorno per giorno persistendo la linea politica vecchia e superata del Governo Centrale, ma le possibilità che si sono aperte di una maggiore partecipazione e di sempre più avanzate conquiste sul piano della democrazia, devono essere in grado di mettere in gioco nuove forze e nuovi contributi per un'amministrazione della Cosa Pubblica della città sempre più vicina e sensibile ai problemi reali dei cittadini e dei lavoratori in particolare.

Questo è l'intento che ha animato le forze politiche che hanno dato vita alla nuova giunta di sinistra, in particolare il PCI; questo è l'auspicio con il quale noi comunisti affrontiamo la nuova fase del decentramento, augurandoci di trovare la stessa volontà in tutte le forze politiche democratiche della Zona, e l'inizio, anche se con qualche difficoltà, sembra abbastanza corrispondente a questo disegno.

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Nostra intervista GIOVANILE a Carlo Cuomo

nell'insieme, anche per quanto riguarda il semplice costo di costruzione, dai dati in nostro possesso non risulta che l'operazione sul degrado sia più onerosa, anzi risulta meno onerosa ;aggiungere a questo, al di là degli oneri di urbanizzazione, il fatto che in generale le spese per l'urbanizzazione primaria e secondaria, sono comunque largamente inferiori, il costo globale dell'intervento di risanamento è un costo inferiore a quello della nuova edificazione ed è anche una delle ragioni per cui non solo a Milano e nemmeno solo in Italia, ma in numerosi paesi, si pensa al recupero dell'edificato come ad una delle operazioni migliori da fare per soddisfare il fabbisogno di casa. Ad esempio, nella Repubblica Democratica Tedesca sono partiti 2 anni fa con lo studio ed hanno in programma per il 1980 200.000 alloggi risanati per una popolazione di 17 milioni di abitanti.

C'è un'ultima questione da precisare ed è che se noi pensiamo che queste operazioni si programmano su 10-15 anni, e che non possiamo assolutamente ipotizzare che solo al decimo anno si farà l'ultimo intervento sull'ultima casa, la quale nel frattempo rischia anche di crollare, io credo che bisognerà intervenire in 2 modi, cioè con vere e proprie operazioni di risanamento e con lavori di manutenzione sugli edifici sui quali non si ha ancora la possibilità finanziaria di operare il risanamento vero e proprio, migliorando però subito sia le condizioni fisiche della casa, sia le condizioni materiali di abitabilità.

Dergano-Bovisa: sappiamo comunque che l'annoso problema della carenza di case per lavoratori non potrà risolversi operando soltanto con interventi di ristrutturazione, nuovi quartieri dovranno pur sorgere non foss'altro che per soddisfare carenze future, si interverrà allora nuovamente compromettendo il poco verde rimasto o si cercheranno soluzioni all'interno del perimetro del centro edificato?

C. Cuomo: questa è una questione più generale della mia specifica competenza, comunque si stà definendo il documento sulla residenza, per la revisione del Piano Regolatore ed uno dei pochi punti già acquisiti è che l'essenziale del fabbisogno si tenderà a soddisfarlo nel recupero dell'edificato piuttosto che in espansione; oltre a questo ci sono già delle decisioni maturate in sede di revisione del Piano Regolatore: aver anticipato il piano di vincolo delle aree per servizi, evitando quindi una ulteriore compromissione del territorio; aver precisato due cose importanti e cioè, l'entità delle aree destinate a salvaguardare il posto di lavoro produttivo nella città ed il ridimensionamento ulteriore delle previsioni per il terziario. Quindi non si tratta di mettere in contraddizione residenza e servizi, quanto di considerare residenza, servizi e attività produttive come scelte prioritarie e sacrificare altri settori che sono i settori classici dello sviluppo speculativo di Milano come ad es. il terziario. Poi, comunque, per quanto riguarda la aree da sciegliere, ormai abbiamo alle spalle la scelta delle aree estremamente periferiche, oggi tendiamo ad identificarle essenzialmente all'interno del già urbanizzato. Dergano-Bovisa: la questione dei piccoli proprietari, effettivamente reale ed importante, viene spesso invocata (a fini spesso strumentali) come motivo di rigetto degli interventi di 167 attuabili con la formula del risanamento conservativo; come è possibile openare nei confronti dei piccoli proprietari la cui abitazione è compresa nei piani di risarcimento mediante 167, tutelandoli in modo adeguato?

C. Cuomo: stiamo predisponendo un documento che per il momento

sarà un documento politicoamministrativo e che poi può partorire delle convenzioni specifiche secondo una serie di ipotesi: una è quella della costituzione dei piccoli proprietari in cooperativa a proprietà indivisa, ipotesi però che probabilmente incontrerà favore solo tra i più poveri dei piccoli proprietari; quella della costituzione in cooperativa a proprietà divisa ed in questo caso abbiamo ogni volta un tetto da rispettare per legge: Lit. 6.000.000 di reddito annuo per la cooperativa a proprietà indivisa e Lit. 8.000.000 per quella a proprietà divisa; possiamo anche proporre soluzioni diverse a secondo che si conceda l'area in diritto di superfice oppure si utilizza dal 20 al 40%, che la legge prevede, con restituzione della piena proprietà, anche dell'area (la legge prevede che almeno 20%e fino al 40% delle aree espropriate possono essere restituite in proprietà privilegiando i proprietari espropriati). Per quanto riguarda i tetti di reddito, hanno un significato solo se si agisce con un intervento che usufruisce anche di sovvenzioni statali; se l'intervento risanativo non usufruisce di sovvenzioni statali, non c'è nessun tetto di reddito, per cui anche l'eventuale piccolo proprietario che superi gli 8 milioni di reddito, può rientrare in questo tipo di soluzione. Una voce completamente nuova nel bilancio del Comune di Milano è un miliardo per interventi tesi all'abbattimento degli interessi sui mutui che i piccoli proprietari possono accendere per contribuire alle operazioni di risanamento.

Quindi, non solo facilitazioni giuridiche ai piccoli proprietari, ma anche facilitazioni finanziarie.

Dergano-Bovisa: si sente parlare spesso attualmente della "requisizione" di alloggi sfitti privati per tamponare a breve termine il drammatico problema della casa; certo ci pare opportuno puntare ad un consistente rifinanziamento statale della 167, che solo può garantire un effettivo miglioramento della scottante questione, ma come risposta immediata a bisogni incalzanti non può non prendere risalto l'utilizzazione di appartamenti privati non abitati. In quale luce è vista la questione dall'Amministrazione Comunale?Quale ruolo avranno nella risoluzione del problema gli organismi decentrati quali i Consigli di Zona?

C. Cuomo: abbiamo istituito 20 commissioni decentrate presso i 20 Consigli di Zona, le quali hanno come compito specifico quello di conoscere l'edificato esistente e proporre delle soluzioni per il suo uso. L'obiettivo nostro è quello di andare ad un uso ampio dello sfitto privato, uso sotto controllo comunale per risolvere i problemi di emergenza. Il problema è: quale è l'arma migliore da utilizzare, se quella della requisizione o quella dell'accordo con la proprietà. Noi non escludiamo l'arma della requisizione, ma, e l'abbiamo fatto sapere anche alla proprietà, la consideriamo come arma da usare solo se non si riesce ad addivenire ad un accordo. Non dimentichiamo comunque che la legge del 1865 relativa alla possibilità di requisizione contiene dei grossi limiti. Sono quasi terminate trattative con la proprietà per stipulare per lo sfitto privato un contratto triennale con il Comune con diritto dello stesso di subaffittare; i canoni di affitto sono quelli previsti dall'attuale legislazione; quindi, noi puntiamo essenzialmente su appartamenti che sono già stati affittati perchè ricadenti nelle varie leggi del blocco. Dobbiamo operare perchè questo tipo di accordo possa essere gestito dalle 20 Commissioni-Casa per arrivare ad una applicazione molto estesa che ci consenta almeno per 3 anni di avere un uso ampio dello sfitto privato.

Uno degli aspetti più gravi, quanto meno uno dei più dolorosi e preoccupanti, della crisi che l'Italia sta attraversando é l'aumento massiccio del numero dei disoccupati. Un dato caratteristico, sul quale ci si deve soffermare se si vuole programmare razionalmente lo sviluppo futuro dell'economia, é che la maggioranza dei disoccupati sono giovani;.

Si calcola infatti che il numero di giovani e ragazze in cerca di una occupazione sia di 800.000 unità; questo dato assume proporzioni più rilevanti se si considera che dal computo sono esclusi quanti per il momento hanno rinunciato alla ricerca attiva di un posto, poichè praticamente nulle erano le possibilità di trovarlo, oppure lo ricercano per vie anomale.

Per una corretta analisi occorre premettere che le cause del fenomeno sono strutturali, connaturate cioè al nostro sistema economico e non particolarmente legate a periodi di crisi tant'è vero che la disoccupazione giovanile cresce senza soluzione di continuità dal 1963 in poi. In Italia il numero di giovani disoccupati è molto alto, (di gran lunga superiore a quello di altri paesi capitalistici europei nei quali pure questo dato è stato rilevato) causa, lo sviluppo distorto della nostra struttura produttiva. L'Italia nella divisione internazionale del lavoro occupa un posto di secondaria inportanza. Le industrie più tecnicamente e scientificamente qualificate quali l'elettronica hanno grande sviluppo all'estero, in Germania e negli Stati Uniti, l'abbandono in cui viene lasciata la ricerca completa il quadro dell'industria italiana parassita, dal punto di vista della ricer-

ca scientifica, di altri paesi. La prima conseguenza è che nel nostro paese la richiesta di tecnici qualificati è assai bassa; quindi i giovani diplomati e laureati, il cui numero è di molto aumentato grazie al miglioramento di condizioni di vita di vasti strati della popolazione, non possono inserirsi nel mondo produttivo o quanto meno svolgere un lavoro adeguato alla loro preparazione. La scuola quindi si è andata sempre più configu rando come creatrice di potenziali disoccupati, come gigantesca area di parcheggio che ha ritardato solo di qualche anno l'esplosione del fenomeno.

E' da rilevare inoltre, riguardo alla nostra struttura economica che i settori realmente produttivi, creatori di nuova ricchezza si sono andati sempre piú assottigliando per lasciare il posto ad attività di tipo speculativo e ad un abnorme sviluppo del terziario.

Non sono state cioè create le premesse per avere nuovi posti di lavoro: quindi qualsiasi progetto che voglia porre un rimedio al dilagare della disoccupazione tra i giovani non può non predisporre un nuovo modello di sviluppo che dia spazio ai settori produttivi, ed una scuola che fornisca esperti con una preparazione adeguata e di buon livello scientifico, il che non può prescindere dalla riforma della scuola media superiore e dell'università.

Non si può inoltre trascurare l'aspetto della disoccupazione femminile - La donna è da sempre la grande emarginata del processo produttivo, una riserva di manodopera poco qualificata e a basso costo di

cui si fa liso nei periodi di buon andamento economico, e alla quale si riserva il "lavoro nero" o il lavoro a domicilio nei momenti di crisi. Occorre quindi operare per creare i presupposti di un inserimento delle masse femminili nel mondo del lavoro, senza il quale una reale emancipazione della donna non è pensabile, attraverso la creazione di quelle strutture, quali i servizi sociali, che ne sono i presupposti essenziali. Occorre modificare quegli istituti scolastici creatori di casalinghe diplomate, quali istituti magistrali e riqualificare quelle scuole in cui si formano educatori ed insegnanti, che finiscono spesso per imporre quei modelli culturali che vogliono la donna relegata nella sfera del "privato", custode unica della famiglia e degli affetti.

Occorre che le donne stesse si organizzino per affermare il proprio legittimo diritto a poter sviluppare completamente la propria personalità, in ogni situazione.

A livello di pubblica opinione si va sempre più affermando la convinzione che gli handicappati abbiano pieno diritto a vivere con gli altri frequentando la stessa scuola di quartiere. Appare tuttavia ancora insufficiente l'impegno del Governo e di gran parte di Enti Locali a dare una soluzione organica al problema. Il riferimento più illuminante di questa situazione ci viene dal documento elaborato dalla apposita commissione nominata dal Ministero della Pubblica Istruzione.

In tale documento, infatti, si pongono reali limiti all'ingresso dei bambini handicappati nella scuola poiché si vincola tale possibilità alla attuazione del tempo pieno nella scuola; è apprezzabile a questo proposito di come si valorizzi il tempo pieno, ma se questo deve diventare sinonimo di metodo didattico rinnovato, nelle intenzioni della senatrice Falcucci diventa anche pregiudiziale alla integrazione degli handicappati, benchè le esperienze in atto nelle scuole comunali dimostrino il contrario.

Inoltre si pongono limiti di accettazione anche nel caso di scuola a tempo pieno attraverso, filtri di ammissione costituiti da docenti e da specialisti. Ma appare soprattutto grave una sentenza (la N. 125) della Corte Costituzionale in risposta al pretore di La Spezia: secondo quest'ultimo la discriminazione tra ciechi e vedenti viola gli artt. 3 e 34 della Costituzione perché la preclusione agli handicappati nelle comunità educative non avrebbe alcuna

giustificazione di ordine medico, mentre si obbligherebbero le famiglie degli handicappati a sostenere oneri troppo elevati per inviare i rispettivi figli in istituti specializzati privati. A questo risponde appunto la Corte Costituzionale che non intende fondate le questioni adottate dal Pretore, giustifica di fatto l'esistenza di scuole speciali.

Ma la sentenza della Corte ha riflessi che vanno al di là della sua formulazione: essa costituisce un orientamento per istituzione, insegnanti e personale specializzato con il rischio di mettere in pericolo l'inserimento già in atto di molti handicappati nelle scuole. Su questi problemi

RICEVIAMO DALLA SCUOLA POPOLARE DELLA BOVISA un documento sulla EMARGINAZIONE VISSUTA DAGLI HANDICAPPATI; ne pubblichiamo alcuni spunti: Sul piano scolastico le difficoltà di inserimento sono dovute principalmente: dalla diffidenza dei genitori degli altri bambini, ritenuta immotivata e purtroppo difficile da modificare; dal mancato aggiornamento del personale insegnante e dall'insistente orientamento del personale delle strutture pubbliche; dalla carenza di Centri specializzati regolati e gestiti dall'Ente Locale attraverso gli organi del decentramento (Consigli di Zona).

Un primo momento per superare tali carenze è rappresentato dal maggior contatto e dia-

logo tra tutte le componenti che operano nella scuola (dagli insegnanti ai genitori) e aprire un sereno confronto per superare ogni difficoltà. Sono necessarie poi le strutture che possano impedire che gli handicappati giungano a livelli troppo gravi (strutture per la ginnastica rieducativa e psicomotoria; strutture che aiutino ad integrare gli handicappati nella società strappandoli dal parcheggio dei ghetti).

Nella nostra zona non esistono centri specializzati con medici ed équipes specializzate e neppure la promessa della Clinica Psichiatrica dell'Università di via Besta non ha trovato concreta possibilità di realizzazione.

Il coinvolgimento di genitori, insegnanti ed organismi democratici della zona può articolarsi nel seguente modo:

informazione capillare del problema promozione di assemblee nelle scuole incontri e corsi di aggiornamento con gli insegnanti istituzione di strutture di zona che rivolgano la loro azione non solo agli handicappati, ma anche agli educatori ed a qualsiasi cittadino interessato al problema presenza di uno psicologo e di una assistente sanitaria in ogni scuola come prevede la stessa legge n. 416.

Si auspica che su questi-punti il Consiglio di zona indica una assemblea anche sulla scorta di garanzie offerte dalla équipe del prf. Giordano (Clinica Psichiatrica Universitaria) ad intervenire non appena sarà messo a disposizione un locale agiCile a svolgere parte del problema sopraesposto.

,DISOCCUPAZIONE
FRA INTENZIONI E REALTA' Handicappati
nella scuola

LEPETIT

Alla multinazionale non é neppur sfuggito che i governi democristiani hanno sempre dimostrato notevole sudditanza alle aziende made in USA.

La crisi occupazionale ha raggiunto in questi mesi valori estremamente critici dopo che da anni, da parte delle forze popolari, prendeva corpo una presa di coscienza sulla priorità di questo problema e veniva elaborata una profonda analisi sulle cause che lo stavano determinando..

Sinteticamente i motivi di questa crisi che si abbatte sulle spalle dei lavoratori sono: mancanza di investimenti produttivi (nel '75 il 25/ in meno del '74) alto costo dei prodotti italiani sul mercato internazionale.

La mancanza di investimenti si spiega con gli ampi spazi lasciati in economia alle manovre speculative ( solo da poco l'esportazione di capitali é reato) ed alla loro altissima remunerazione. La conseguente mancanza di investimenti ha reso obsoleti molti grandi impianti ( ad es. Marghera) e non piú competitiva la produzione di materie prime e semilavorate. L'alto costo del lavoro é invece dovuto all'alta incidenza dei cosidetti "contributi"', che si traduce nel gravare del pesantissimo apparato burocratico e parassitario dello stato sul mondo produttivo..

Di fronte a questa analisi che bene o male é condivisa da tutti, il padronato dimostra una preoccupante miopia ed incapacità; cerca cioé di recuperare la perduta competitività attraverso il super sfruttamento della forza lavoro (ritmi, straordinari, turni, trasferimenti) ed

AUTOTRASPORTI

Come tutte le altre categorie impegnate nella lotta per l'occupazione e per un diverso sviluppo economico, anche gli autotrasportatori hanno posto al centro della loro azione contrattuale il ruolo di questi servizi in una prospettiva piú ampia di nuova politica economica che parta dalle esigenze espresse dalle grandi masse popolari.

La richiesta di un intervento misto, pubblico e privato, per la realizzazione di autoporti e centri di raccolta e smistamento merci, la risoluzione del problema dei carichi assiali, si collegano immediatamente alle giuste aspettative dei cittadini nella misura in cui tendono a stabilire un controllo sui prezzi del trasporto (e quindi dei prezzi) e aiutano la volontà di

Premiata

una contemporanea riduzione della base produttiva, rifiutandosi contemporaneamente di prendere impegni seri per quanto riguarda gli investimenti (fa cióé generiche promesse ma si rifiuta di sottostare ad un serio controllo sulla realizzazione di quanto promette). Scopo di questo comportamento é di mantenersi una buona quota di capitali per quelle manovre speculative da cui é stato tanto abbondantemente gratificato nei tempi recenti. Di fronte al problema dell'inefficienza e del parassitismo nell'apparato statale, il padronato non ha altra reazione che quella di scaricare hullo stato i deficit delle aziende. Ci viene ripetuto ogni giorno che la piena occupazione si otterrà solo uscendo dalla crisi, e che per far questo sono necessari i sacrifici di "tutti" (sottolineando che questi tutti sono i lavoratori). Quello che nessuno dei padroni e dei governanti vuole capire, é che dalla

crisi si esce solo abbandonando la linea seguita finora di una politica deflazionistica; che contraendo i consumi aggrava di fatto la situazione delle imprese e di conseguenza la situazione occupazionale. Attraverso una seria politica fiscale e colpendo duramente la speculazione si devono reperire i capitali per il rinnovamento degli impianti, la cui piena utilizzazione trova tutti concordi, purché avvenga sotto il controllo delle forze dei lavoratori per evitare che si traduca in un restringimento della base produttiva. Per diminuire il costo del lavoro é necessario fiscalizzare gli oneri sociali e diminuire la spesa pubblica. Snellendo l'apparato statale, abolendo gli enti inutili e colpendo il parassitismo sia a livello centrale che a livello locale. Per realizzare tutto questo é necessario che il paese sia giudato da un governo che abbia la forza e l'autorità che solo un ampissimo consenso popolare gli possono conferire.

PACCHETTI

La multinazionale Dow-Chemical (USA), proprietaria della Lepetit, é tornata per l'ennesima volta all'assalto nelle unità di questo gruppo che pur é uno dei piú importanti e produttivi del settore farmaceutico. La politica di rapina del grande gruppo ha avuto diverse fasi, ma non ancora un epilogo vista la ferma volontà dei lavoratori a difendere il posto di lavoro. L'acquisto del gruppo da parte della Dow, ha segnato l'affermazione della multinazionale nel mercato italiano con propri prodotti, da qui la triste considerazione che la grande azienda ex italiana é stata mortificata al ruolo di semplice strumento di penetrazione del potere economico della multinazionale. Siamo ora al tentativo di rendere il gruppo un'appendice commerciale della casa madre, manovra questa che passa attraverso la riduzione della base produttiva e di ricerca; per ora infatti si incentivano dichiaratamente gli autolicenziamenti, in seguito la multinazionale abbandonerà il guanto di velluto e si comporterà, conformemente alle consorelle operanti in Italia, in-modo certamente piú duro.

CARLO ERBA

Promettendo investimenti produttivi e occupazionali nel mezzogiorno, essg, ha estorto finanziamenti allo Stato, ma non ha dato in cambio che il guscio vuoto delle mura della fabbrica di Anagni (Latina). Il caso della Lepetit non ci spinge solo ad accellerare i tempi della riforma sanitaria, che devee prevedere l'unificazione delle grandi aziende in un'unica azienda di stato che ricerchi, produca e distribuisca i farmaci; esso ci porta all'amara constatazione che i mercati nazionali saranno teatro di battaglia delle multinazionali fino a quando non ci sarà una volontà governativa capace di regolamentare rigidamente il comportamento di queste potenti industrie sovranazionali.

decongestionamento del traffico urbano.

Naturalmente perché la realizzazione di questi obiettivi non avvenga sulle spalle dei cittadini, questa volta nelle vesti dei lavoratori del settore, é necessario un rafforzamento del potere dei lavoratori nelle aziende, potere che si esprime nella conquista e salvaguardia di una normativa forte e di un rigido controllo sull'organizzazione del lavoro (organici-potenziamento del parco-mezzi, appalti, ecc.) ..

Raccolgono le esigenze di tutti quindi le proposte degli autotrasportatori e ad essi non puó che andare tutto l'appoggio e la solidarietà di tutti gli strati sociali interessati ad una profonda riforma dei trasporti e dei prezzi.

Piemontese

REMO PATRUCCO

MILANO

Piazza Dergano, 2 Tel. 6084262

CON GIARDINO Peppino

Non si intravedono ancora soluzioni di ripresa produttiva per la fabbrica di Via Jenner. Ció nonostante si mantiene forte l'iniziativa di questi lavoratori che ha già prodotto i primi risultati: l'allargamento della lotta alle altre unità milanesi del gruppo, l'impegno della Prefettura e del Comune a ricercare e a sostenere proposte di riconversione produttiva che garantiscano il futuro dell'azienda. Già si sono realizzati alcuni momenti significativi di lotta. Tra gli altri: l'occupazione della fabbrica (tuttora in corso), sciopero di tutto il gruppo con manifestazione in Prefettura, scioperi e manifestazioni di tutta la zona 7; questo impegno di solidarietà e di adesione si deve sviluppare ulteriormente tra i cittadini e i lavoratori della zona che vedono anche nella sopravvivenza della Pacchetti la continuità del carattere popolare e laborioso proprio del nostro quartiere.

Si é chiusa in un clima di grande consapevolezza politica la lotta contrattuale dei lavoratori della C.Erba e di tutti i lavoratori del settore chimico-farmaceutico. Il risultato più grosso che esce dalla valutazione dei lavoratori é consistito nell'essere riusciti a ribaltare i termini di una lotta, storicamente intesa come normativa e "fisiologica", su un terreno molto piú politico e aggregante con al centro gli obiettivi di politica economica e occupazionale. La piena affermazione di questi obiettivi nel corso della lotta ha permesso ai lavoratori di non trovarsi mai isolati sulla difesa degli interessi di categoria, accanto aloro si sono sviluppati e rafforzati potenti movimenti organizzati di disoccupatl, di giovani, di donne che si sono subito collegati agli obiettivi centrali di lotta del movimento sui contratti. L'accordo contrattuale realizzato respinge decisamente le pretese padronali di maggior sfruttamento e di subordinazione di alcuni elementi salariali alla presenza in fabbrica, accatta un ragionevole scaglionamento dei benefici e realizza complessivamente la tutela delle condizioni di lavoro e di retribuzione dei lavoratori. Una secca sconfitta, dunque, per il padronato, che esce da

queste lotte ancor piú isolato di quando c'era entrato; accanto ad esso un solo debolissimo alleato: il Governo, che in queste lotte contrattuali ha rinunciato al tradizionale ruolo di mediazione e si é schierato decisamente a favore delle tesi oltranziste del padronato. Rimangono alla C.Erba le preoccupazioni, che da qualche anno assillano i lavoratori, relative al futuro produttivo e di ricerca dell'azienda e alla sua collocazione nell'ambito della riforma sanitaria. Dopo l'accordo con la Montedison sull'area milanese e soprattutto con il contratto sono stati peró acquisiti degli strumenti di controllo dell'iniziativa della M.E. che se sostenuti dalla mobilitazione dei lavoratori e rafforzati dall'adesione degli strati popolari della zona, saranno certamente in grado di imporre il punto di vista dei lavoratori e del Paese contro il tentativo di svuotamento operato dal grande gruppo monopolistico.

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Assemblea del Comitato Sanitario nelle scuole

ESTRATTO DAL VERBALE DELL'ASSEMBLEA DEL COMITATO SANITARIO DI ZONA SUL PROBLEMA DEL MOVIMENTO DEL CORPO NELLA SCUOLA E DEI DIFETTI SCHELETRICI

Iniziativa del Comitato Sanitario di Zona: un'assemblea presso la Scuola Elementare Lambruschini-Cybo

Il Comitato Sanitario di Zona intende affrontare i problemi sanitari e ambientali relativi alle scuole della Zona attraverso assemblee da promuovere nelle scuole stesse, ha indetto la prima di queste iniziative il 15.3.76 presso la Scuola Elementare LambruschiniCybo.

Due esperti hanno illustrato i problemi connessi all'Educazione Fisica degli Alunni. Riproduciamo qui la sintesi delle loro relazioni. Il dr. Ligabd, Ortopedico dell'Ospedale Maggiore, ha premesso alcuni concetti sul problema del corpo e del suo movimento. Tra le altre cose egli ha detto che, per un fatto culturale, la maggior parte della gente tende a considerarsi come due persone, una spirituale da educare, l'altra materiale da reprimere, mentre non si è educati fin da bambini a considerarsi come unità. Ne discende uno squilibrio che porta ad errori opposti: o alla paura del proprio corpo oppure all'esibizionismo.

È necessario arrivare ad una educazione al movimento e al pieno uso delle facoltà fisiche in considerazione del fatto che la mancanza di movimento libero e equilibrato porta ad una profonda minorazione delle capacità fisiche e psichiche fino a creare vere e proprie malattie, dalle alternazioni muscolari e delle ossa alle nevrosi. Ha quindi proseguito sul tema specifico delle scolino', distinguendo le scoliosi "vere" o dismorfismi, dalle socliosi "false" o atteggiamenti scoliotici o paramorfismi. Le scoliosi "vere", poco frequenti (5% circa), di cui si ignora la causa e dovute ad una forma anormale delle vertebre, sono gravi in quanto gli effetti della malattia interessano tutto il corpo (sistema osseo, muscolare, respiratorio, cardiaco ecc.). È importante una diagnosi precoce (anche prima dei 6 anni) e vanno curate sia con ginnastica particolare, adatta ad ogni singolo caso, che con corsetti appropriati. In pratica è NECESSARIO ESSERE CURATI IN UN CENTRO OSPEDALIERO SPECIALIZZATO.

Le scoliosi "false" sono molto più frequenti (50% dei bambini) e sono spesso causate da MANCANZA DI MOVIMENTO e dall'obbligo ad assumere per lunghi periodi ATTEGGIAMENTI SBAGLIATI (la posizione sul banco a scuola è un esempio classico). Sono molto meno gravi di quelle "vere" e non portano quasi mai a gravi deformità, vanno comunque evitate in quanto non consentono una normale vita di movimento e nell'età adulta facilitano la comparsa precoce di disturbi artrosici alla colonna. È necessario prevenire le scoliosi "false" garantendo un adeguato movimento ai bambini ed una diagnosi precoce. LA GINNASTICA CORRETTIVA PUÒ SER-

VIRE SOLO SE STUDIATA PER OGNI SINGOLO INDIVIDUO e questo presuppone una circostanziata diagnosi ortopedica, la presenza di fisioterapisti ben qualificati che seguano pochi ragazzi per volta (non più di 6-8 per ogni terapista).

La relazione viene continuata dal dr. Sachero (Medico della zona) il quale ha ripreso alcuni concetti dell'intervento precedente per arrivare alla formulazione di alcuni tipi di intervento da attuare nella scuola e fuori della scuola, utili alla prevenzione delle scoliosi.

NELLA SCUOLA

Sono possibili interventi sulla didattica:

- modificazione dei programmi in modo da garantire più spazio al libero movimento del corpo già all'interno della classe;

- modificazioni periodiche della disposizione dei banchi;

- uso più ampio degli spazi e ampliamento di questi spazi con quelli fuori della scuola, da usarsi in orario scolastico.

Sono altresì possibili interventi sull'ambiente:

- recupero di tutti gli spazi esistenti nella scuola da usarsi durante o dopo l'orario scolastico ad esclusivo favore degli alunni e dei ragazzi o adulti del quartiere;

- analisi ambientale per verificare che ogni alunno abbia spazio adeguato ed un giusto ricambio di aria;

- verifica dell'adeguatezza dei banchi e della corretta posizione di postura seduta (L'IRREQUIETEZZA È SPESSO LA REAZIONE

AD UNA POSIZIONE NOCIVA E NON VA REPRESSA MA SE NE

DEVONO CERCARE LE RAGIONI).

Sono possibili interventi di medicina scolastica con visita di tutti i bambini a "età filtro" (prima e quinta elementare).

Per questo intervento si possono prevedere diversi livelli:

- 1° livello: visita di base nella scuola fatte dall'ortopedico, dal personale medico e dal personale paramedico per la diagnosi precoce delle scoliosi. Le metodiche sono semplici, rapide, non richiedono attrezzature particolari o costose.

- 2° livello: utilizzo di un Centro Ospedaliero (attraverso il Comitato Sanitario di Zona) con funzione di preparazione e qualificazione degli operatori di 1° livello e di decentramento e cura nei casi di malattia.

Le indagini cliniche nelle scuole potranno essere organizzate in modo da garantire: una risposta individuale (ai genitori) con eventuali consigli, una statistica conclusiva che dia informazioni sulle cause di malattia (censo, abitazione, possibilità di movimento, alimentazione ecc.).

La scuola dovrà essere in contatto con le strutture pubbliche sportive (campi, piscine comunali ecc.) ove inviare gratuitamente ragazzi malati o sani che siano.

FUORI DELLA SCUOLA

È necessaria una educazione dei genitori PER AUMENTARE O AL-

MENO NON FRENARE IL MOVIMENTO A CASA; bisogna recupperare tutti gli spazi possibili nel quartiere (cortili delle case, modificando i regolamenti in favore dei ragazzi); recupero dei campi sportivi e piscine (gestione pubblica e gratuita); uso pubblico e gratuito delle palestre in ore extrascolastiche. Bisogna rifiutare i Centri Privati giacche il movimento per i bambini è salute e la salute non si paga essendo un diritto di ogni cittadino.

Occorre movimento libero e sport che garantisca per tutti lo sviluppo armonioso del corpo ed il benessere che ne consegue, mentre quasi tutte le organizzazioni sportive, a tuttoggi, tendono alla ricerca del talento e alla selezione (in chiara funzione commerciale).

Occorre una presenza attiva nel quartiere, per un cambiamento della politica sportiva verso una formazione sportiva di base generalizzata per tutti (sport popolare).

Il dr. Sachero ha sottolineato l'importanza dell'opera di prevenzione delle scoliosi e la inutilità dei corsi di "ginnastica correttiva" così come sono attuati nelle scuole, in quanto:

- tecnicamente sbagliati, o comunque inadeguati a risolvere il problema, che va affrontato individualmente, da persone qualificate, con un basso rapporto tra alunni e fisioterapista;

- nelle scoliosi "vere" questa ginnastica è del tutto inefficace, spesso peggiora la situazione e distoglie invece dal ricorrere alle opportune misure curative, ben più drastiche, favorendo pericolosamente la evoluzione della forma a fasi ove non è più curabile.

il 28 marzo u.s., presso la sede del Consiglio di Zona 7 e con l'intervento del Sindaco della città di Milano Aldo Ani asi la Croce Viola ha inaugurato una propria autoambulanza acquistata anche con il contributo dei cittadini della Bovisa e di Dergano. Negli interventi che

hanno preceduto la cerimonia sono stati messi in risalto i problemi del soccorso in rapporto alla situazione attuale. La Croce Viola ha sottolineato l'esigenza di stabilire un più stretto collegamento fra le proprie attività ed i programmi promossi dagli organismi orali

decentrati. Particolare rilievo è stato dato a due aspetti: la collocazione della Croce Viola nella Zona 7 e l'intervento dell'Ente Locale per battere la speculazione in atto da tempo nel settore del soccorso e per garantire ai cittadini un servizio adeguato alle esigenze.

A TUTTI I CITTADINI DELLA ZONA 7

Il periodico DERGANO

BOVISA a partire dal maggio 1976, assumerà una frequenza mensile di pubblicazione.

Le sue caratteristiche verranno meglio adeguate all'esigenza di soddisfare il ruolo che da tempo va svolgendo: quello del più importante strumento di informazione dei nostri due Quartieri, aperto alle molteplici realtà politiche, culturali, ricreative, sportive e così via, ed al contributo di coloro che intendono lavorare, collaborare a rendere più vivo e vigoroso il momento democratico popolare del tessuto sociale.

Con la frequenza mensile potrà essere garantita la continuità della informazione e del dibattito e costanza di collegamento con le altre realtà.

LEGGENDO E DIFFONDENDO IL: DERGANOBOVISA E COLLABORANDO CON ESSO CONTRIBUIRETE AL RAFFORZAMENTO DELLA PARTECIPAZIONE IN TUTTI GLI ASPETTI DELLA VITA DEI NOSTRI DUE QUARTIERI.

LA REDAZIONE

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Periodico mensile della Zona 7 presso - Circolo Familiare Bovisa via Mercantini, 15 - Milano 20158Ogni secondo sabato del

mese a partire da maggio in tutte le Edicole dei nostri Quartieri; verrà inoltre distribuito in diversi punti della Zona (FabbricheScuole- Organismi Culturali e ricreativi - ecc.).

Verrà altresì inviato a domicilio a tutti coloro che sottoscriveranno regolare abbonamento annuo.

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L'impegno antifascista

Il 25 aprile è stato celebrato anche nella nostra Zona il 31° Anniversario della Liberazione; fin dalle prime ore del mattino sono confluite in P.za Bausan numerose persone. Alle 9 il corteo è partito dal CircolO Fam. di Via Mercantini e si è poi snodato per le vie della Zona, posando le corone alle lapidi dei Caduti. Si è poi diretto in P.za Bausan dove era stata allestita una mostra sull'antifascismo. Un rappresentante dell'ANPI ha poi preso la parola facendo presente come ancora oggi la resistenza non debba morire, ma continuare nelle fabbriche, nelle scuole in tutti quegli ambienti ove possa sopravviere il fantaima della restaurazione e della Reazione, base sulla quale i fascismo si poggia e prolifera. -dr

Siamo tutti consapevoli di come il fascismo sia un pericolo di come più volte sia ricorso alla "strategia della tensione", alla corruzione, alle "trame nere" nel tentativo di portare un'attaccofrontale alle istituzioni democratiche conquistate con le lotte partigiane durante la resistenza e consolidate e difese dal Movimento Operaio in questo ultimo trentennio. Abbiamo visto alternarsi pertolieri corruttori e terroristi in camicia nera, fascisti in doppiopetto e agenti segreti, nobili e ricchi possidenti terfieri e povera gente preda dell'esasperazione. Non va dimenticato, però, che grandi protagonisti di questi anni sono stati soprattutto i lavoratori e gli studenti antifascisti che dà sempre si sono opposti, talvolta pagando di persona, a quella che possiamo definire la peggiore pestilenza che abbia colpito il nostro paese dalla nascita della sua Unità. Lo sviluppo estremamente contradditorio del Capitalismo nel dopoguerra ha creato le condizioni ideali alla sopravvivenza del fenomeno fascista favorito 'anche da azioni politicamente antipopolarì dbl partito al potere: la rottura attuata dallabC e appoggiata (voluta?) dagli U.S.A. dell'Unità delle forze popolari dalle quali era nata la Resistenza; l'uso indiscriminato dei voti missini da parte della stesa sa DC (Governo Tambroni,-Elezioni Presidenziali del `72). Questi sono solo alcuni esempi di inquinamento fascista nella vita politica del Paese. Ma è dal 1969 che il neofascismo trova un quadro politico che gli permette di diventare lo strumento più adatto alle frange più reazionarie del capitalismo:

1) l'avanzata fortissima del Movimento dei Lavoratori il quale pone in termini nuovi e ben definiti la "Questione Operaia" facendo così fallire il tentativo di un suo isolamento politico o di una sua divisione che togliesse forza alle proposte di riforma di cui il Movimento stesso si è fatto portatore;

2) la reatione dei settori minacciati dalle riforme stesse. Ma se si vuole cercare di comprendere come questo tipo di reazione trovi vasti stra.: ti di popolaione consenziente, dobbiamo allora tornare ai gravi errori del governo di centro sinistra, 'condizionato sempre più dalla DC e dalla sua politica di ambiguità di indecisione; dobbiamo rifarci a quelle riforme di cui si è tanto parlato e di cui niente si è fatto, atteggiamento, questo, che incideva in modo negativo e non potendo mobilitare chi da tempo si era stancato di riforme fatte a parole e allarmando, invece, quei settori che dalle riforme sarebbero stati colpiti. La situazione del mezzogiorno, la sua disgregazione sociale, il concentramento nelle città di quelle attività parassitarie e terziarie controllate in massima parte dagli speculatori e preda del clientelismo; il dilagare della disoccupazione a tutti i livelli, non ultimo quello del lavoro intellettuale. Queste alcune delle cause per cui la reazione e la restaurazione, tipiche eredità del periodo fascista,

una volta scacciate dalla porta, rientrano dalla finestra, e le responsabilità del partito al potere sono gravi molteplici. Ma dobbiamoanche tener presente che alcuni errori'sono imputabili anche al Movimento Operaio: i ritardati collegamenti fra le lotte del Nord e la volontà di rinascita del Meridione, fra occupati e disoccupati, l'aver sottovalutato i problemi dei ceti intermedi del Sud e della politica delle alleanze. Ma il principale responsabile della soppravvivenza e del rafforzamento del fascismo è il settore della speculazione, a cui fanno capo quei settori legati alla rendita, il cui progetto è riportare

indietro la situazione politica ed economica del nostro Paese, rifiutando così le modifiche e politiche e sociale degli equilibri, fermando l'avanzata dei lavoratori. Sono questi i settori che non si fanno scrupolo di ricorrere ai metodi più duri e sanguinari, tipici di quel sistema che ha governato il nostro paese del '22 al '45. È giusto anche fare un'accenno alle Eminenze Grigie del Pentagono, re quali hanno sempre visto l'Italia come un punto debole, una vera spinta nel fianco degli U.S.A. ai quali faceva molto comodo il dominio del Mediterraneo (sul quale l'Italia si stende) favorito anche dai regimi fascisti che allora governavano le nazioni europee che delimitano tale mare (Spagna e Grecia). Ecco da cosa nasceva allora l'esigenza di una disponibilità del nostro Paese, disponibilità che si cercava di raggiungere attraverso una operazione simile a quella che aveva permesso l'insediamento in Grecia del regime dei Colonnelli. È nel 1969 che Almirante diviene segretario del MSI ed il suo compito è quello di mettere a punto quelli

che sono gli strumenti del neofascismo e di adattarli così alle nuove situazioni; e ci riesce "fondendo" le due "anime" tradizionali del fascismo: il manganello ed il doppiopetto, permettendosi così di giocare su varianti che vanno dall'attentato alla demagogia a livello popolare, dal perbenismo qualunquista allo "scontro fisico" e tutto questo con una coscienza ed una coerenza antidemocratica costante e precisa. Ma non dobbiamo fermarci qui nelle nostre considerazioni: vi è di più, vi è di peggio: dobbiamo notare quanto la trama neofascista sia stata agevolata a livello politico dalle ripercussioni che i: riflusso a destra suscitava nei centri dirigenti il Paese: sono venuti alla luce negli ultimi tempi casi di inquinamento fascista in alcuni settori dell'apparato statale e si sono tollerati i criminali che hanno alimentato la spirale della violenza o, peggio ancora, si è cercato di impedire che la Giustizia li perseguisse nella misura in cui era necessario. È nostro preciso dovere combattere e isolare moralmente e politica-

mente quelle situazioni che hanno portato alle tendenze del '69-'72 e unitariamente evolverci a sinistra, combattere il fascismo in modo sostanziale e colpire quei punti ove è possibile e viene favorita la sua sopravvivenza. E dovremo trovarci a combattere per un Mezzogiorno nuovo e più unito alle lotte del Nord, per una partecipazione più attiva alla vita di fabbrica e in tutti quei settori nei quali si avverte la necessità della nostra presenza, perchè non dobbiamo dimenticare che le "trame nere" per contro hanno dimostrato anche la forza e la solidità delle istituzioni nate dalla Resistenza e la maturità democratica di tutti gli antifascisti e del Movimento Operaio e Studentesco e come sia necessario precludere alla reazione e alla restaurazione ogni spazio ed ogni pos,Äibilità di nuocere.

A questi obiettivi si può arrivare solamente con una profonda volontà di miglioramento e con la ricerca dell'Unità di tutte le forze democratiche del nostro Paese.

F. R. del Comitato di Redazione

Originalità della Costituzione

Se confrontata a quella di altri paesi essa si presenta decisamente nuova e diversa. Dove e come? E' quello che cercheremo di spiegare in questo articolo.

Si celebra quest'anno il trentennale della fondazione della Repubblica Italiana. L'importanza storica e politica che questo avvenimento riveste è nota e comprensibile a tutti, ma penso valga la pena sottolineare, per l'occasione, il particolare significato che nella vita della Repubblica riveste la sua legge fondamentale, la Costituzione, cercando di analizzare, sia pure in modo coneiso e sommario, gli elementi che fanno della nostra Carta Costituzionale un documento di ispirazione notevolmente originale, tale, cioè, da differenziarsi per buona parte dagli ordinamenti degli altri Paesi. Non intendo qui riferirmi in modo particolare all'"ordinamento della Repubblica", già di per sé indicativo del funzionamento democratico degli organi dello Stato, avendo adottato il sistema bicamerale e un procedimento per la forknazione delle leggi che prevede lin controllo reciproco da parte da parte degli organismi legislativi, oltre che un controllo del potere legislativo sull'esecutivo che, se- correttamente applicato, sarebbe in grado di veramente garantite un rapporto dialettico democratico all'interno elle istituzioni fondamentali dello Stato italiano.

Né voglio a lungo soffermarmi su come la Costitutione preveda, sia pure all'interno di uno Stato profondamente unitario: il funzionamento di momenti decentrati e autonomi, quali le Regioni, le Provintie e i Comuni, che tanta importanza rivestono nella vita politica, sociale ed economica del Paese.

Quelli che mi paiono gli elementi sui quali si debba qui imbastire un discorso più organico e completo sono i "Printipi fondamentali" e la Parte I ("Diritti e doveri dei cittadini") della Costituzione: pròprio analizzando il contenuto

degli artt. 1-54 della nostra legge fondamentale, che trattano appunto tali argomenti, si ha chiara l'idea del modo originale con cui essa si pone rispetto agli ordinamenti degli stessi Stati "a democrazia classica" o di "democrazia occidentale".

In modo particolare l'articolo 3 ("tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, -di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto Ia libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno- sviluppo della persona umana e .l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese"). Si differenzia nettamente dalle enunciazioni costituzionali ispirate alle concezioni individualistiche del liberalismo, riconoscendo allo Stato un ruolo "intereventista" tipico del socialismo democratico, prevedendo un'uguaglianza concepita anche in senso sostanziale, nel momento in cui specifica chiaramente il tiper-di-intervento statale che intende porre in atto. Ma anche il susseguente articolo 4 ("La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto "), considerato insieme all'articolo 43 ("ai fini di utilità generale la

legge può riservare originariamente o trasferire, mediante esproprio e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti, determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a- fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale".) ci dà la misura del ruolo -intervenendo dello Stato italiano, assicurando ai cittadini il diritto al lavoro (gravi ritardi persistono però a questo proposito), intendo sia presso l'iniziativa privata che ricorrendo al trasferimento allo Stato di determinate-imprese o categorie di imprese.

Queste norme, aggiunte a quelle prescritte dall'articolo 2 ("La Repubblica ri'conosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede, l'adempimento dei doveri in.derogabili di solida-. rietà politica, economica e sociale") e che costituiscono l'ossatura dei 4rincipi fondamentali" della nostra Repubblica, ci danno una testimonianza tangibile del modo del tutto originale con il quale lo Stato italiano si trova ad operare, determinato certamente dalla situazione politica emersa dalla Resistenza Antifascista, e che pone la nostra Costituzione ad un livello certamente più avanzato rispetto agli ordinamenti di molti Paesi occidentali, pur continuando a

differenziarsi per contenuti ed obiettivi di fondo dagli ordinamenti dei Paesi socialisti.

L'affermazione e il riconoscimento di un grande numero di diritti umani, politici e sociali, e il modo stesso con cui tali diritti vengono posti, il fatto cioè che essi sono caratterizzati da comune contenuto negativo (le norme prescrivono cioè quello che è proibito, ma non quello che "bisogna" fare), sono portatori di una concezione di libertà che pochi riscontri ha in altri Paesi.

Non voglio, né il contenuto specifico dell'argomento che si sta trattando lo richiede, soffermarmi in modo particolare in constatazioni e denunce sulle mancanze, purtroppo numerose e gravi, che a tali principi sono state fatte, mi sembra però doveroso ribadire come, nel trentennale della Repubblica, sia necessario rafforzare un impegno comune a tutti i cittadini, alle forze politiche e sociali, perchè venga finalmente rispettata fino in fondo e pienamente attuata la legge fondamentale dello Stato italiano,-quella Carta Costituzionale che tante battaglie e tanti sacrifici è costata al popolo italiano e che contiene in sè stessa le premesse per uno sviluppo sociale, economico e politico avanzato, nel pieno rispetto delle libertà e dei diritti di tutti i cittadini.

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