DOMANI ZONA
AI LETTORIQuesto giornale stava per andare in macchina quando la nota decisione del Consiglio di Stato, ha costretto il Comune di Milano a rinviare le elezioni dirette per i Consigli di Zona, fissate per il 30 novembre.
Abbiamo perciò ritenuto necessario rielaborare in parte il nostro giornale, mantenendo tuttavia la struttura che avevamo preparato, perchè riteniamo necessario che i cittadini della nostra Zona sappiano con quali proposte i comunisti della zona si presentavano a chiedere la loro fiducia.
Del resto queste nostre proposte non decadono per il fatto che le elezioni sono rinviate; al contrario i Consiglieri del P.C.I. che saranno nominati entro il 30 Novembre dal Consiglio Comunale ed entreranno a far parte del nuovo consiglio di zona, si impegnano, nel costante confronto con tutte le forze democratiche, a portarlo avanti e a battersi per la loro attuazione.
Le 20 Liste che il P.C.I. aveva presentato per i Consigli di Zona, meritano un poco di spazio su questo nostro giornale, perchè si abbia una visione complessiva dei criteri che hanno guidato il nostro Partito nella formazione delle liste.
Nelle nostre liste erano presenti 27 candidati indipendenti, (artigiani, professionisti, casalinghe, operai, dirigenti d'azienda) che, non iscritti e non militanti nel nostro Partito, avevano fatto loro la parola d'ordine da noi lanciata che diceva — e dice — «Governiamo insieme Milano». Un esame più approfondito delle liste mostra come esse rappresentino appieno la complessa realtà sociale della città: Oltre 200 operai impiegati e tecnici, 4 docenti Universitari, 26 Insegnanti di scuole medie inferiori e superiori, 42 liberi professionisti e dirigenti di azienda, 30 studenti, 36 Artigiani ed esercenti, 7 Artisti.
La decisione di votare il 30 novembre per l'elezione diretta dei Consigli di Zona era per prima cosa un atto di coerenza. E la coerenza tra i programmi e i latti, tra le promesse e le realizzazioni, non può essere considerata una merce di scambio: essa è al contrario, un aspetto importante e irrinunciabile del «nuovo modo di governare».
La giunta si è imposta giustamente il rispetto di un impegno che il Consiglio Comunale approvò a strà grande maggioranza (hanno votato contro solo i liberali) già prima del 15 giugno. Tuttavia è necessario guardare più in profondità; i Consigli di Zona a Milano, come ogni esperienza di partecipazione e di decentramento, hanno una parte fondamentale nella strategia generale del nostro movimento. C'è una nuova spinta democratica che scuote la struttura decrepita dell'attuale legislazione accentratrice e burocratica.
quartieri delle città, ai servizi sociali (come le organizzazioni sanitarie) alle comunità locali nelle valli montane e nelle campagne, il vecchio sistema di governo e di potere si è incrinato, i cittadini vogliono essere protagonisti delle scelte che riguardano direttamente la loro vita.
E' una leva molto forte per far saltare le vecchie bardature dello Stato accentrato e burocratico e per contribuire a trasformare la società realizzando pienamente la Costituzione repubblicana.
Ecco, questa è la questione essenziale: una più ampia partecipazione dei cittadini alla vita della collettività e dei comuni attraverso gli organi di decentramento; non è soltanto una condizione necessaria dell'efficienza amministrativa della giunta ma è anche una modificazione profonda del modo di governare la nostra città.
CENTRO CIVICO
Più in generale nelle fabbriche, nelle scuole e nei quartieri è sorto e si è sviluppato un vasto e articolato tessuto, democratico unitario. La classe operaia è alla testa di questo processo di rinnovamento: il punto di partenza è stato infatti la conquista dei nuovi strumenti di unità e di democrazia sindacali nelle fabbriche, che ha modificato profondamente il rapporto di forza fra le classi. In seguito il processo si è allargato investendo complessivamente l'organizzazione della società. Dalla scuola ai
Ricordiamo tutto questo non tanto per riaprire le antiche polemiche, ormai superate, ma per affermare la necessità di andare avanti, speditamente, nelle esperienze di decentramento e di partecipazione popolare. Certo, ora dobbiamo lavorare in condizioni nuove.
La mobilitazione delle forze democratiche e autonomiste per la elezione diretta dei Consigli di zona di Milano ha contribuito a far sì che il governo presentasse un progetto di legge e aprisse finalmente nel Parlamento un confronto complessivo sulla questione
CASCINA MONLUE'del decentramento — e questo è in sè un risultato di grande valore politico e culturale — tuttavia essa ha suscitato anche accanite resistenze conservatrici.
Molti sono gli aspetti di tali resistenze: ha pesato il sospetto e il rancore del vecchio apparato dello Stato contro le autonomie locali (lo spirito conservatore che da sempre anima l'alta burocrazia verso le innovazioni); ha pesato anche la preoccupazione politica della DC e di altre forze che preferiscono mantenere il confronto politico sul terreno più tradizionale, timorose che la moltiplicazione dei centri di vita democratica sottolinei ancora una volta la necessità e l'urgenza di una svolta profonda nei rapporti tra le grandi forze popolari del Paese.
Queste resistenze hanno costretto la giunta a rinviare le elezioni, ma certo non potranno in nessun caso ricacciare indietro le esperienze che a Milano e in altre città sono state costruite con la partecipazione unitaria dei comunisti, dei socialisti, dei democristiani, di tutte le forze democratiche e progressiste.
Anzi, il compito principale di tutti i democratici — e dei comunisti in primo luogo — è quello di assicurare la continuità e rapidità nello sviluppo del decentramento.
Per ottenere questo obiettivo la giunta nominerà i nuovi Consigli di Zona entro brevissimo tempo. L'azione dei nuovi organismi potrà contare su una torte e impegnata partecipazione popolare.
I Consigli potranno camminare speditamente per costruire nella pratica una iniziativa efficace, che assicuri non solo un reale controllo dal basso della attività del Comune, ma anche un modo più ampio e organico di programmare e di gestire i servizi sociali nelle diverse Zone.
E' il modo migliore per contribuire alle scelte legislative che il Parlamento è chiamato a fare e per impedire rallentamenti pericolosi. Saranno di fronte in Parlamento vari progetti di legge. A quello del Governo, infatti, che nel merito compie scelte errate e pericolose, si aggiungerà un progetto nostro.
Ce ne saranno anche altri presentati dai democristiani e dalle destre. Il parlamento dovrà garantire la possibilità di votare a primavera: per questo il confronto dovrà essere rapido, anche se ampio e preciso. Il succo della questione sta nella prospettiva generale della legge: il governo tenta di irreggimentare dall'alto ogni aspetto del decentramento, con un ec-
cesso di zelo burocratico e lasciando intravedere l'obiettivo dí cambiare le cose solo in apparenza per lsaciare in realtà tutto come prima. Noi, al contrario abbiamo fiducia nel sistema delle autonomie e vogliamo che siano i comuni stessi a regolamentare i poteri, le funzioni, i meccanismi elettorali degli organi del decentramento. Per questo il nostro progetto fissa soltanto i principi generali.
I termini ^ del dibattito sono molto chiari e per parte nostra accettiamo il confronto più ampio e più rigoroso per arrivare a nuove e più ampie intese democratiche.
Anzi, chiediamo con forza questo confronto: lo chiediamo nei Consigli di Zona, nei Consigli Comunali, nelle associazioni, dagli Enti Locali, nel Parlamento. Lo chiediamo, e questa è la cosa più impor-
Commissione educazione sport
Commissione cultura
Commissione territoriale
tante, sulla base dei fatti, delle «cose» da tare subito, nel vivo delle lotte contro la crisi eco54 omica e per risolvere i problemi del collegamento tra fabbrica e città, della scuola, della medicina preventiva, dell'elevazione culturale di massa.
L'esperienza dei nuovi Consigli di Zona e il dibattito sui progetti di legge non saranno momenti separati. Tale separazione sarebbe una condizione di sterilità politica e culturale.
I due momenti saranno invece strettamente collegati: il dibattito sul progetto di legge si salderà alla vita concreta dei nuovi organismi; alle lotte dei lavoratori, alla partecipazione della cittadinanza. Altre soluzioni sono solo dei palliativi.
Se si vuole discutere della partecipazione e del decentramento non si può dalla discussione escludere gli stessi protagonisti, i cittadini.
CONSIGLIO COMUNALE
Commissioni Comunali
Eventuali altre commissioni decise dal Consiglio di Zona
Commissione bilancio
ll Consiglio di Zona esprime il suo parere su:
Piano urbanistico della zona
Piano per la costruzione di case popolari (legge 167)
Piano delle strutture commerciali La localizzazione, la progettazione, la costruzione degli asili-nido, delle scuole, dei campi gioco, del verde e delle strutture sociali della zona
L'istituzione, il trasferimento dei mercarti rionali
L'uso dei terreni e degli stabili di proprietà comunale ll rilascio delle licenze edilizie
Il c.d.z. esercita il controllo su:
Mercati rionali e ambulanti
Manutenzione e pulizia delle strade
Manutenzione del verde
Igiene e manutenzione degli edifici comunali e delle abitazioni di proprietà pubblica
Attività socio-assistenziali
Per svolgere questi compiti il c.d.z. dispone di personale tecnico e amministrativo di mezzi per l'informazione dei cittadini
CONSIGLIO DI ZONA
20 consiglieri Presidente
Commissione lav., assist., san.
Commissione distrib. annona
Il Consiglio di Zona gestisce direttamente:
Attività di promozione culturale sociale degli adulti
Iniziative culturali
I centri sociali
I campi gioco le strutture ricreative e sportive
Il c.d.z. è presente negli organi di gestione di:
Asili-nido e servizi per l'infanzia Biblioteche rionali Scuole materne comunali Attività parascolastiche Scuole serali comunali Distretto scolastico (diritto allo studio, edilizia, ecc.)
Il c.d.z. in collaborazione con il Comitato Sanitario di zona organizza i servizi di:
Medicina preventiva e di tutela della maternità e prima infanzia (pianificazione delle nascite, maternità, ecc.) Medicina scolastica
Medicina preventiva dell'ambiente di lavoro prevenzione dalle malattie sociali (tubercolosi e malattie respiratorie, tumori, ecc.) prevenzione dei disturbi del comportamento e delle malformazioni fisiche educazione sanitaria
Il c.d.z. in collaborazione con il Consiglio Unitario di Zona sindacale esamina i problemi del lavoro e del mondo produttivo in rapporto con tutte le forze sociali interessate
I c.d.z. con il consiglio comunale preparano:
II bilancio Il Piano Regolatore Generale e il piano di 167 Il piano dei trasporti I programmi generali di investimento e di intervento
PORTARE AVANTI IL TESSERAMENTO
La campagna per il tesseramento, che vede impegnate tutte le organizzazioni del Partito e della F.G.C.I., ha quest'anno un'importanza e addirittura un carattere nuovo, che deriva dalla grande vittoria del 15 giugno e dalle accresciute responsabilità che tale vittoria pone al P.C.I.
Basti pensare allo sforzo, all'impegno massiccio che vede migliaia di nostri dirigenti fra i più capaci, a tutti i livelli, impegnati nella direzione della cosa pubblica. Alcuni giornali hanno scritto che il P.C.I. è oggi partecipe dell'amministrazione del 60% della popolazione dei Comuni, delle Provincie e delle Regioni Italiane. Forse tale cifra non è esatta, ma certo essa non si discosta molto dal vero. Ä
Ciò significa che vi è la necessità da un lato di accelerare il normale ricambio dei quadri nel Partito; e dall'altro di allargare l'influenza del P.C.I., i suoi contatti, per toccare strati sempre più vasti, nuovi e diversi della popolazione.
Ecco perchè il proselitismo è oggi più che mai un problema politico hssenziale: dobbiamo essere presenti ovunque, con forza e capacità di convinzione, per spiegare, discutere, trascinare con noi le masse popolari; e ciò è possibile solo accogliendo nelle nostre file migliaia di nuovi compagni, per i quali è ormai maturo il passo da simpatizzanti-sostenitorielettori a membri del Partito.
Si è parlato in questi mesi — si è fatta anche dell'ironia da parte di chi non ha digerito il 15 giugno di «corsa al P.C.I.» da parte di opportunisti usi a «correre in soccorso del vincitore».
Ciò è falso, non è questo che noi vogliamo. Ciò che vogliamo è rafforzare il Partito nel nostro modo sperimentato e giusto: invitando cioè i migliori combattenti della classe operaia, i protagonisti delle lotte nelle fabbriche, nelle scuole, nei quartieri che ancora non siano iscritti al Partito, e farlo; arricchendoci così, e arriccnendo loro stessi.
A metà novembre di quest'anno gli iscritti al P.C.I. erano a Milano 24.812 di cui circa 6.800 donne. L'obiettivo che ci poniamo per il 1976 è di 26.000 iscritti. Ma certamente i comunisti milanesi, muovendosi con lo slancio e con la capacità politica e organizzativa di cui hanno sempre dato. prova, riusciranno a superare tale obiettivo rafforzando ancor più il Partito ed estendendone l'influenza.
Infine c'è un ultimo aspetto che va sottolineato: quello' finanziario. In tutti questi anni la media-tessera è aumentata passando da 2.824 lire nel 1971 a 6.200 lire quest'anno. Eppure i compagni e le compagne sono riuscite a superare nel 1975 quell'obbiettivo già tanto elevato, raggiungendo 6.300 lire. Per il 1976 il Partito chiede loro un ulteriore sforzo: l'obiettivo della media-tessera sale, a livello cittadino (ovviamente poi esso varia da Sezione a Sezione) a 7.300 lire.
E' un aumento notevole, gravoso, il cui motivo è peraltro fin troppo evidente: al crescente impegno delle organizzazioni del Partito si aggiunge l'aumento dei costi. Ecco perchè diventa necessario chiedere ai compagni, a tutti i compagni, questo sforzo ulteriore.
E' perfino banale, ormai, dire che il P.C.I. non ha altri finanziatori che non siano i lavoratori: ma è la verità. I lavoratori di Milano lo sanno: e perciò ancora una volta, compiranno uno sforzo generoso per dare al loro Partito i mezzi finanziari che consentiranno di portare sempre più avanti la battaglia per la democrazia e il socialismo.
LOTTA UNITARIA PER LE RIFORME
SEZIONE FINZI via Bonfadini 97
Tesserati 1975: Obiettivo 1976: Obiettivo valore tessera 1976:
SEZIONE SCOTTI/FORLANINI via Mecenate 25
Tesserati 1975: Obiettivo 1976: Obiettivo valore
SCHEDA DELLA ZONA 13
La Zona 13 « Forlanini - Taliedo » è costituita da 3 quartieri con una popolazione complessiva di circa 36 mila abitanti: ForlaniniMonluè, Ponte Lambro e Morsenchio. Topograficamente è ubicata in una sacca delimitata dal terrapieno delle Ferrovie dello Stato ad ovest, dallo scalo ferroviario a nord, dal campo d'aviazione ad est. La tangenziale est la taglia da nord a sud contribuendo ad un ancor maggior isolamento dei vari quartieri, ed in particolar modo del borgo di Monluè vecchio e di Ponte Lambro.
Il tipo-di insediamento è prevalentemente popolare: oltre il 65°/o delle abitazioni è infatti di proprietà ( o in manutenzione) dell'IACP. In zona esistono dei medi complessi industriali e tutta una miriade di piccole attività industriali e artigianali, per lo più ubicate nell'area dell'ex-Caproni in via Mecenate.
NOTIZIE UTILI DELLA ZONA
PARTITI E SINDACATI
PCI ( 3 sezioni )
PSI ( 3 sezioni )
DC ( 2 sezioni )
ACLI ( 3 circoli )
SUNIA ( Sindacato inquilini )
Viale Ungheria, 15
Via Dalmazia, 10
COOPERATIVE
Morsenchiq » - Via Bonfadini, 84
« Ponte Lambro » - Via Bonfadini, 260
5 Giornate » - Via Mecenate, 25
CIRCOLI CULTURALI
« 5 Giornate » - Via Mecenate, 25
Concetto Marchesi » - Via Bonfadini, 84 Centro Forlanini » - Via Dalmazia, 11
FARMACIE
Via Mecenate, 25 ( Comunale )
Viale Ungheria, 13 ( Comunale )
Bojardi » - Via Bonfadini, 211
Ovidio » - Via Toscolano, 1
Ungheria » - Viale Ungheria, 10 Forlanini » - Viale" Forlanini, 50 / 5 Popolazione attiva
Popolazione residente 32.734 ( censimento 1971 )
13.140 pari al 40.14% della popolazione residente
SCUOLE MATERNE
Via Zama, 23 Viale Ungheria, 44
Via Sordello, 7
Via Meleri, 12 Via Umiliati, 69
Via Decorati al Valor Civile, 14
Nido Onmi - Via Zama
SCUOLE ELEMENTARI
Via Decorati al Valor Civile, 10
Via Sordello, 7
Via Zama, 23 Via Umiliati, 69 Via Meleri, 12
SCUOLE SECONDARIE DI PRIMO
Via Mondolfo, 7 Via Dalmazia, 4 Via Umiliati, 71 Via Zante, 30
SCUOLE
DI
Istituto Professionale di Stato per il Commercio « B. Oriani » Viale Ungheria, 29
CINEMATOGRAFI « Adua » - Via Monte Oliveto, 6
LE
PROPOSTE
C'è tutta una letteratura che tende a considerare i grandi centri urbani come ingovernabili. La congestione, il saccheggio del territorio, la carenza e l'inefficienza dei servizi, l'accrescimento progressivo e inaudito degli oneri finanziari, starebbero per portare le città glia paralisi, al loro fallimento quali sedi di organismi civili e ordinata vita associata.
Noi comunisti siamo invece convinti che tale prospettiva catastrofica può essere contrastata e respinta. In primo luogo perchè si conoscono le radici profonde della crisi politica ed economica, morale e culturale che travaglia il Paese; inoltre perchè sono sotto gli occhi di tutti i guasti prodotti dalle colpe antiche e recenti di una classe dominante corrotto e corruttrice, arrogante e mascalzona.
del Consiglio di Stato ha bloccato le elezioni questo impegno non viene a mancare, anzi, attraverso il rinnovo immediato del Consiglio di Zona secondo il vecchio regolamento la nuova Giunta intende ridare slancio a questi organismi ormai così importanti per l'amministrazione di Milano.
IL CONSIGLIO DI ZONA: UN MODO NUOVO DI GOVERNARE
Del Consiglio di Zona si parla dall'ormai lontano 1968. Ma, anche se formalmente costituito, esso è stato da allora tenuto relegato nel limbo delle buone intenzioni, in pratica fuori dal potere reale. Con la nuova fase che si apre il 30 novembre, e in attesa del promesso progetto di legge del governo che ne consentirà l'elezione diretta, il Consiglio di Zona dovrà ancora di più essere uno strumento di ampia partecipazione di massa, di dibattito e di confronto, oltre che di controllo e di stimolo della politica amministrativa.
Composto di 20 consiglieri, strutturato in commissioni di lavorò aperte alla partecipazione di tutti i cittadini, in stretto e costante rapporto con gli organismi sociali e democratici del quartiere, il Consiglio di Zona è un'articolazione decentrata e partecipativa del Consiglio comunale, è un modo di rinnovarsi e. di adeguarsi della macchina comunale, è la traduzione nel concreto di quella esigenza di efficienza di democrazia di cùi si diceva all'inizio.
Il Consiglio di Zona significa contare di più; significa invertire la tendenza storica « in cui
na, sulla base di quanto già sono riusciti a fare, nonostante i bastoni tra le ruote, i Consigli precedenti.
Risanamento e ristrutturazione del rione di Ponte Lambro. L'argomento meriterebbe una più diffusa trattazione, ma è sufficiente dire che, ancora per la pressione della popolazione della zona, almeno a livello di promesse già la passata Amministrazione comunale si era impegnata a porre un freno alla dissoluzione del (rione e a bloccare la speculazione. Allo stesso modo è bene dire che la questione del « Lotto 25 » non è ancora risolta e che anzi esiste il pericolo di vedere aggravate le condizioni degli abitanti di Ponte Lambro e di coloro che verranno ad abitare le nuove case.
Definitiva soluzione del problema delle case minime di via Zama e utilizzazione sociale delle strutture e delle aree circostanti che sono o si renderanno disponibili.
Centro scolastico onnicomprensivo di via Salomone per dare uno sbocco positivo alla situazione scolastica della nostra zona e delle zone limitrofe.
Recupero alla collettività della Cascina Monlué come centro comunitario di incontro popolare e di iniziativa culturale democratica, così da vedere premiate le lotte dei cittadini contro chi voleva sottrarla alla collettività.
Dalla crisi è dunque possibile uscire. Ma ad una condizione: mobilitando il grande e inesauribile patrimonio di energie popolari, democratiche, antifasciste dell'Italia del 15 giugno e della Resistenza per una lotta rigorosa e vigorosa che parta dal vivo degli interessi popolari e dalle condizioni storiche e sociali dei diversi centri urbani, volta a realizzare concretamente « un modo nuovo di governare, per una città diversa ».
UN ATTO DI FIDUCIA
NELLA DEMOCRAZIA
Milano — una collettività così ricca di civiltà e di maturità politica e tanto a lungo ingiustamente umiliata — sente la morsa dei suoi problemi, da quello della occupazione a quello della salute, da quello del carovita a quello della difesa del salario, da quello della casa o del traffico o della scuola o dei servizi a quello più in generale della riassunzione di un ruolo civile e di sviluppo della comunità nazionale. Ma avverte anche che se quei problemi si vogliono risolvere davvero non servono più clientele e raccomandazioni, bustarelle e parassitismo e padrini cui baciare le mani, ma occorre civiltà, impegno, onestà, pulizia, senso della collettività, rigore democratico.
Chiamando alle urne i cittadini milanesi ad eleggere con voto diretto i Consigli di Zona, invitando gli operai, gli impiegati, gli artigiani, i cittadini democratici, i giovani appassionati a partecipare direttamente, insieme con il Consiglio di Zona, alle scelte e al controllo della vita amministrativa della città, la nuova amministrazione unitaria del Comune di Milano, che si è accollata la pesante eredità lasciata da 25 anni di malgoverno, aveva compiuto un atto di fiducia nella democrazia e nei confronti dei cittadini, e aveva dimostrato con i fatti che intendeva realizzare sul serio un metodo nuovo di governo basato sulla più larga partecipazione popolare e sul consenso. Ora che l'intervento
sono pochi quelli che decidono e molti quelli che subiscono le decisioni »; significa costruire fare avanzare una larga intesa unitaria di tutte le forze democratiche, indispensabile per realizzare quell'enorme impresa che è il risanamento e la ristrutturazione della maltrattata Milano di oggi.
PROBLEMI DELLA ZONA 13
Alle questioni più generali sinora evidenziate aggiungiamo per sommi capi alcuni problemi che più specificamente interessano la Zona 13 che a nostro parere, dovranno trovare immediato riscontro nell'azione del Consiglio di Zo-
Piano di completamento e attivizzazione del Parco Forlanini: si tratta di una lunga lotta che finora però non ha permesso neppure di vedere i progetti di realizzazione.
Promozione di una gestione che impedisca la degradazione dell'Idroscalo così da farlo diventare veramente il Parco dell'Est milanese.
Recupero del Centro Civico di Viale Ungheria ai compiti istituzionali e sociali ai quali era stato destinato (decentramento amministrativo e strutture socio-sanitarie).
Risoluzione dei problemi del traffico, dello sport e del tempo libero, dell'assistenza e della' salute.
Una nuova politica verso i giovani e gli anziani.
I COMUNISTI PER UNA DIREZIONE DEMOCRATICA E UNITARIA DEL COMUNE E DELLA ZONA 13
In questi termini noi comunisti manifestiamo che cosa intendiamo e ci impegnamo a fare per realizzare una .forina di democrazia più avanzata, più funzionale, più aderente alla realtà; per dare concretezza ad un modo nuovo di governare e amministrare per uscire dalla crisi; per garantire una vita più civile e dignitosa in un quartiere e in una città a misura dell'uomo; per avviare a soluzione i problemi della Zona. Rivolgiamo la nostra- proposta a tutti i cittadini, alle forze sociali costruttive, alle forze politiche democratiche, senza esclusioni aprioristiche.
PERCHE'
VADA AVANTI
L'ITALIA
DEL 15 GIUGNO
Con questo numero di « Milano domani Zona 13 » prosegue il colloquio dei comunisti con i lettori e con tutti i cittadini della zona. Ancora una volta vogliamo ribadire che questo « giornale », che vogliamo che d'ora in poi abbia maggior continuità rispetto al passato, è a disposizione di tutti, e non solo dei comunisti, così da diventare uno strumento per dibattere i problemi esistenti nella zona e proporre soluzioni il più possibile unitarie e tali da soddisfare le esigenze di tutti i cittadini.
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LE NOSTRE INTERVISTE
ABOLIAMO OLI ENTI . parassitari
Sta per avere avvio anche nella nostra zona la raccolta delle firme necessarie per la proposta di legge di iniziativa popolare mirante all'abolizione degli Enti inutili. Su questo argomento, onde sottolinearne l'importanza, pubblichiamo l'intervista a noi rilasciata dal Prof. Jacopo Meldolesi delle ACLI della zona ed uno dei principali promotori locali dell'iniziativa.
U. — La proposta di legge di iniziativa popolare per l'abolizione degli Enti inutili vede unito. un largo arco di forze politiche e sociali quali le ACLI, le Confederazioni sindacali, il PCI, il PSI ed altri. Quale significato attribuisce a questa azione unitaria?
R. — La proposta di legge di cui parliamo è molto semplice: essa prevede l'abolizione di tutti gli Enti Pubblici di Assistenza ed il trasferimento delle rispettive competenze alle Regioni, perchè le riorganizzino su base territoriale (Zone del Decentramento nelle grandi città; Comuni tra 50 e 100.000 abitanti; Consorzi di piccoli Comuni) e sotto il controllo democratico. Per capire il significato di questa iniziativa è necessario avere una idea della realtà che esiste nel nostro Paese in questo settore. Gli Enti Pubblici che erogano assistenza sono oggi in Italia circa 60.000, uno ogni 850 abitanti; la spesa annua supera i 1.500 miliardi. Si tratta di cifre che si commentano da sole, soprattutto se collegate con i risultati, cioè con gli interventi assistenziali effettivamente operanti, che sono insufficienti, settoriali, spesso corporativi o addirittura scandalosi; sono cifre che significano spreco, sofferenze, parassitismo. Ci si può domandare perchè si è arrivati a questa situazione. Storicamente gli Enti di Assistenza sono sorti disordinatamente, senza programmazione, per difendere interessi di singoli gruppi sociali: tanto maggiore era il « potere » di un gruppo, tanti più « privilegi » riusciava ad ottenere. Nessun Governo ha preso finora iniziative serie di riforma. Le conseguenze sono queste: una giungla di interventi, spesso caotici o addirittura in contrasto tra loro, cresciuta sulla pelle di chi ha più bisogno: anziani, orfani, handicappati; un sistema aberrante che assiste sempre meno e costa sempre più: ogni Ente ha i suoi dirigenti, la sua burocrazia; ce ne sono che spendono oltre...il 90 per cento del loro bilancio per pagare gli stipendi dei dipendenti.
Di fronte a questa situazione il movimento dei lavoratori nelle sue varie componentied articolazioni si t trovato concorde nel dire: basta!
Per noi cattolici militanti nel movimento operaio kembra assai significativo vedere le ACLI non solo partecipare ma essere all'avanguardia in una iniziativa di questa importanza. Tutto questo testimonia il superamento di molte diffidenze ed incomprensioni: per la prima volta l'assistenza è vista in modo complessivo, non come beneficio da elargire a questo e a quello ma come il diritto dei più svantaggiati all'aiuto di cui hanno bisogno. Finora il sistema assistenziale ha significato soprattutto 3 cose: 1) spreco di denaro pubblico; 2) emarginazione e segregazione dei deboli; 3) clientelismo spesso selvaggio, senza controllo. Noi pensiamo che sia urgente passare ad un sistema che spenda il denaro pubblico nell'interesse dei più deboli e sotto il controllo democratico.
D. — Quali sono i principali Enti di cui si chiede la soppressione? Pensa che questa proposta di legge, ce attuata, avrà dei costi per la comunità?
R. — Gli Enti più importanti sono noti a tutti: l'Opera Nazionale Maternità ed Infanzia (ONMI), l'Ente Nazionale Assistenza Orfani dei Lavoratori Italiani (ENAOLI), l'Opera Nazionale Pensionati d'Italia (ONPI). Accanto a questi ne esistono moltissimi altri, ognuno dei quali costa almeno qualche centinaio di milioni: si pensi che solo per assistere gli orfani esistono oltre 20 Enti Pubblici, e di questi addirittura otto si occupano di orfani di militari: finanzieri, carabinieri, marinai, aviatori, militari dell'Esercito, ognuno
LE SCELTE
DI UN INDIPENDENTE
Sono stato eletto nel consiglio di circolo di ZamaMeleri - Decorati dove svolgo il compito di consigliere. Compito non facile perchè alcuni consiglieri eletti nelle liste dei genitori ostacolano di fatti il funzionamento del consiglio.
Si è già iniziato un nuovo anno senza praticamente concludere molto.
Si prendeva la scusa, alle prima riunioni, della presenza di genitori non eletti per sospendere tutto, ma da ormai parecchie volte tale partecipazione non c'è più (assenza ottenuta solo in seguito alla promessa di un programma, che però a tutt'oggi non esiste).
Non si permettono le riunioni dei genitori nella scuola per paura di epidemie, in realtà sono scuse perchè non entrino idee nuove. Tutto ciò è contrario allo spirito dei decreti delegati che fanno un discorso di apertura e non di chiusura.
Mi auguro che il voto del 15 giugno abbia insegnato qualche cosa a questa gente.
E' mia intenzione interessarmi dei problemi della scuola e della zona e per questo ringrazio il partito comunista" italiano che mi ha proposto di lar parte, come indipendente, del gruppo comunista nel Consiglio di Zona che verrà rinnovato alla fine di novembre, dimostrando così di non voler egemonizzare il potere. Mi metto pertanto lin d'ora a disposizione di tutti i cittadini per ascoltare e cercare di risolvere i numerosi problemi che si presenteranno.
di Beniamino GRASSIcon il suo Ente di Assistenza separato dagli-altri. E' la logica della divisione, quella che da sempre è stata usata contro il progresso dei lavoratori. - Ci sono poi Enti addirittura folkloristici, come il Commissariato per la Gioventù Italiana che amministra, con criteri tutti suoi, i beni della ex Gioventù Italiana del Littorio di buona memoria. Mettere ordine in questo caos non comporta più spese, anzi. Non si tratta di spendere di più, ma di spendere meglio.
D. — Quali sono le forze politiche e i gruppi sociali che si oppongono alla iniziativa in questione?
R. — Le forze che si oppongono alla riforma dell'Assistenza sono naturalmente quelle che si avvantaggiano dalla situazione esistente. Il sistema odierno rappresenta infatti un formidabile serbatoio di posti di lavoro parassitari e di benefici grossi e piccoli da elargire con criteri anche clientelari; in periodo elettorale, poi, rappresenta un serbatoio di voti, di lista o di preferenza. Ad esempio, non è un mistero per nessuno che alcuni partiti, soprattutto la DC (ed in particolare alcuni suoi esponenti) raccolgono consensi plebiscitari in ricoveri ed istituti. Per chi, nella DC, parla di rifondazione del Partito su base popolare, questa è l'occasione buona per cominciare a fare sul serio. Non c'è ragione invece di attendersi opposizioni da parte dei dipendenti degli Enti perchè la proposta .di legge prevede il loro trasferimento alle Regioni ed il mantenimento delle retribuzioni raggiunte.
D. — Perchè è stata presa l'iniziativa di raccogliere le firme? Pensa che il raggiungimento del numero di firme sufficiente per presentare la proposta di legge garantirà il miglioramento dell'assistenza e la salvaguardia della salute dei cittadini?
R. — Di riforma dell'Assistenza si parla da molto tempo: progetti di legge presentati da parlamentari della DC, del PCI e del PSI sono bloccati in Commissione, oggetto di una trattativa lunga e snervante, che va avanti da oltre due anni e di cui l'opinione pubblica sa poco o niente. Di questoàpasso finiranno per decadere alla line della legislatura. Di qui l'urgenza. da un lato. di stringere i tempi. dall'altro, di portare il dibattito tra i cittadini, tra i lavoratoti.
Non si tratta soltanto di raccogliere 50.000 firme, come richiesto per presentare la legge: l'arco di forze impegnate è tale che basterebbe per raccoglierne in pochi giorni dieci volte tante. Si tratta soprattutto di sollecitare la partecipazione dei cittadini su questi temi, perchè un domani, anche dopo la riforma, la gestione dell'Assistenza sia realmente controllata dalla base. Insomma, non si tratta di una operazione tecnica di razionalizzazione ma di un intervento politico, radicale e complessivo.
D. — In corrispondenza di questa iniziativa popolare il Ministero della Sanità si è impegnato a sciogliere l'ONMI entro breve termine. Che significato assume questa iniziativa, presa ora, dopo le pressioni dell'opinione pubblica? Ritiene che questo impegno verrà mantenuto? Rende ciò a suo parere inutile la raccolta delle firme?
R. — Sono fermamente convinto che mutamenti significativi di ordine politico o sociale non si ottengono per evoluzione spontanea ma soltanto attraverso l'impegno e la partecipazione. A proposito dell'ONMI non sarà male ricordare che mentre un ministro ne prometteva lo scioglimento, un altro, il ministro Colombo, proponeva di elevarne il bilancio di quasi il 40 per cento. Mi sembra un episodio utile, che chiarisce ancor più il significato e l'urgenza della nostra iniziativa.<
da dibattere
INVITO ALLA PARTECIPAZIONE di Mario CASSAGO
Il risultato elettorale del 15 giugno ha consentito la costituzione di una Giunta democratica aperta a tutte le forze politiche che si sono identificate nella piattaforma programmatica presentata e tale dà garantire un modo nuovo di amministrare la città. Questo non ha certamente risolto i guasti creati dalle vecchie amministrazioni, nè tanto meno i vecchi e nuovi problemi della nostra zona.
Tuttavia la nuova amministrazione aveva già dato una prima testimonianza della sua volontà politica di coinvolgere i cittadini nelle decisioni che li riguardano fissando per il 30 novembre le elezioni dirette dei Consigli di Zona: era questo un modo per garantire, conferendo ai Consigli ampi poteri decisionali, un nuovo modo di amministrare nell'interesse di tutti i cittadini. Noi comunisti infatti non pensiamo che le elezioni dirette dei Consigli di Zona dovessero significare il trasferimento nelle varie zone degli schieramenti presenti nella Giunta municipale, ma piuttosto le possibilità di affrontare tutti insieme, per finalmente risolverli, i numerosi problemi ancora esistenti.
Non saremmo stati certamente noi a promettere -miracoli, ma senza incertezze e interessi di partito' ci saremmo impegnati — e anche ora, nella nuova situazione creatasi, confermiamo il nostro impegno — a fare in modo che il Consiglio di Zona funzioni senza clientelismi, senza chiusure precostituite, ma con efficienza, correttezza, onestà.
E' per questo che invitiamo tutti i cittadini alla partecipazione, sia per controllare che per suggerire iniziative: solo così sarà possibile vivere nella nostra zona in modo più umano e risolvere insieme i problemi che riguardano tutti.
PROBLEMI URBANISTICI DELLA ZONA 13 di Diego GIOVANETTI
Analizzare dettagliatamente i problemi della nostra zona richiederebbe uno spazio ben maggiore di quello concessomi. Cercherò pertanto di condensare schematicamente gli aspetti più significativi che ritengo debbono essere evidenziati.
Le-pesanti eredità del passato si identificano nel quartiere ghetto di via Zama e nel quartiere fatiscente di Ponte Lambro.
Per il primo è in corso la realizzazione di un complesso abitativo che dovrebbe consentire il trasferimento degli attuali abitanti dalle case di via Zama ed il successivo abbattimento di queste ultime per l'utilizzo delle aree a servizi.
Per il secondo sono stati impostati i piani per una sua ristrutturazione e risanamento prevedendo prioritariamente la copertura della roggia-fognatura Certosa.
I principali problemi attuali sono da indicare nello stabilimento Montedison, nei trasporti e nel « lotto n, 25 » di case popolari.
Per lo stabilimento Montedison, se da un verso si dovranno adottare più efficienti impianti di depurazione, dall'altro, nell'ambito della garanzia degli attuali livelli di occupazione, si dovranno ristrutturare le ormai obsolete strutture àper rendere funzionali gli impianti ed assicurare migliori e più sicure condizioni di lavoro alle maestranze.
Per i trasporti sarà necessario assicurare collegamenti più efficienti con il resto della città e soprattutto da e per Rogoredo.
Desideriamo, con questa serie di interventi, fare una prima panoramica dei più scottanti problemi della nostra zona. Ciò allo scopo di aprire un dibattito con tutti i cittadini e tutte le forze politiche e sociali che invitiamo ad intervenire e le cui opinioni pubblicheremo sui prossimi numeri di « Milano domani zona 13 ».
Per il nuovo lotto di case popolari, in corso di ultimazione presso la Clinica « Le 4 Marie », bisognerà realizzare al più presto tutti i servizi indispensabili per evitare che una nuova considerevole massa di cittadini venga a gravare sui già carenti servizi della zona mettendoli ulteriormente in crisi.
Il programma per il prossimo futuro si può sintetizzare nel Centro Omnicomprensivo Scolastico, nel Parco Monluè e nei servizi sociali.
Per il primo punto sussiste tuttora il pericolo che sull'area indicata per la sua realizzazione il Ministero degli Interni voglia, in contrasto con il Piano Regolatore, costruire una caserma di Polizia.
Per la rivitalizzazione del Borgo di Monluè vecchio e per la realizzazione di un parco nell'area circostante è già stato studiato un progetto per la razionale sistemazione a verde ed a campi gioco di tutto il complesso. E' necessario poi realizzare subito, prima che le strutture murali crollino, un piano di restauro e risanamento della vecchia cascina e delle costruzioni vicine.
Per quanto infine riguarda l'inserimento dei servizi sociali mancanti dobbiamo sforzarci di creare strutture — quali cinema, biblioteche, spazi per il tempo libero e le attività sportive — che possano soddisfare i bisogni dei cittadini e contribuiscano a trasformare i nostri quartieri da quartieri « dormitorio » in quartieri « residenziali ».
DISTRETTO SCOLASTICO E CONSIGLIO DI ZONA di Giuliana SALVINI
Il D.P.R. n.416 del 31 maggio 1974 stabilisce all'art. I che alla scuola viene dato « il carattere di una comunità che interagisce con la più vasta comunità sociale e civica ... », all'art. 9: « Il Distretto scolastico realizza la partecipazione democratica delle comunità locali e delle forze sociali alla vita e alla gestione della scuola ». « Esso opera per il potenziamento e Io sviluppo delle istituzioni scolastiche ed educative... » all'art. I 1: « Del Consiglio scolastico distrettuale fanno altresì parte 7 rappresentanti del Comune ».
Poichè il distretto corrisponde alla Zona ed essendo il Consiglio di Zona un organo di decentramento del Comune i 7 rappresentanti del Comune. nel Ditretto verranno designati dal Consiglio di Zona.
Nel distretto sono altresì presenti i sindacati, gli alunni, i genitori, i lavoratori della scuola, i lavoratori autonomi e ciò gli conferisce una caratteristica più vasta e unitaria che costituisce un valido contributo per l'azione che il Consiglio di Zona dovrà esercitare in campo scolastico.
E' evidente, ad esempio, che la localizzazione delle strutture scolastiche, degli impianti sportivi, biblioteche ed altri servizi indicati dal Distretto dovranno rientrare fra le scelte prioritarie nel campo della politica urbanistica del Consiglio di Zona.
Su questo quadro sarà opportuno creare uno stretto collegamento fari due organismi onde evitare accavallamenti di iniziative presso i comuni inter19cutori.
PER COSTRUIRE CON NOI
IL
FUTURO DELLA CITTA'
UN BILANCIO CHE CHIUDE IN ATTIVO
IL CONSIGLIO DI ZONA DAL 1969 AL 1975
Dall'ormai lontano 1969 — anno dell'insediamento — sino ad oggi, per il Consiglio di Zona è stato un periodo aspro, travagliato combattuto.
Del tutto privo di poteri reali di intervento nella elaborazione e nel controllo dei piani che riguardano il futuro e la vita amministrativa della città e nella gestione dei servizi sociali della zona, anche la cosiddetta funzione « consultiva » è risultata un palliativo, per non dire una presa in giro, se è vero — come è vero — che su 5.500 domande di intervento via via formulate dai Consigli di Zona le Giunte municipali di centro-sinistra hanno dato solo 129 risposte!
Sono innumerevoli inoltre le testimonianze accumulate, in questo periodo, delle inadempienze, delle scorrettezze, della sistematica inosservanza dei regolamenti, delle resistenze burocratiche e accentratrici messe in opera dall'amministrazione e dalla burocrazia comunale per ostacolare l'affermarsi e la crescita del Consiglio di Zona.
Tuttavia — e ciò malgrado — il bilancio del Consiglio di Zona 13 chiude in attivo.
In fatti, l'essere arrivato in piedi, nonostante tutte le emararioa, alla sualia «.storica ,, del 30 noi ( In bre, l'aver scardinato la mentalità e la pratica della gestione podestarile dell'amministrazione comunale che risale alla prima legislazione comunale unitaria del... 1865 ( ! ), sono grossi titoli di merito dei Consigli di Zona e dei movimenti politici e sociali che hanno creduto nella possibilità di forme di partecipazione e di autogestione democratiche e popolari in fondamentali momenti della vita cittadina. Ancora nella parte attiva del Consiglio di Zona va scritto il paziente e intelligente lavoro svolto che ha consentito l'individuazione dei problemi più scottanti e urgenti della zona, dei bisogni insoddisfatti e delle attese disattese dei cittadini. Tutti i problemi così evidenziati e' posti all'ordine del giorno rappresentano un notevole patrimonio di elaborazione e di esperienze che il Consiglio di Zona del tempo avventuroso e pionieristico lascia in eredità al Consiglio di Zona del 15 giugno. Infine — certamente non ultima — voce attiva nel bilancio del Consiglio di Zona è quella di aver : scoperto , — dopo non poche difficoltà e resistenze di volta in volta superate e vinte — dicevamo scoperto » un modo nuovo di fare politica, evitando le sabbie mobili delle delimitazioni della maggioranza, dei preconcetti, delle chiusure e dei particolarismi mediante il rapporto dialettico e il confronto sui problemi reali, sempre rispettando l'autonomia politica e ideale di ciascuna delle componenti democratiche presenti nel Consiglio di Zona.
Le poche righe a disposizione non consentono di approfondire maggiormente l'argomento. Tuttavia, i momenti qui sottolineati ci sembrano più che sufficienti per dare un giudizio sostanzialmente positivo circa la passata esperienza del Consiglio di Zona.
Sulla strada così tracciata, con la partecipazione e il consenso dei cittadini, ora si tratta di andare più, meglio, avanti.
I PROBLEMI DI PONTE LAMBRO SI AVVIANO A SOLUZIONE?
di Franco FELISINIE' 'con tutta tranquillità che noi comunisti possiamo affermare di aver dato con il massimo impegno, senza risparmio di energie, tutta la nostra capacità di lotta per il risanamento di Ponte Lambro.
Su questo problema abbiamo costantemente ricercato il legame unitario con tutte le organizzazioni democratiche presenti nel quartiere e nella zona per garantire il raggiungimento degli interessi della grande maggioranza dei cittadini del rione.
Le lotte condotte unitariamente hanno permesso di legare il problema del risanamento a quello del Lotto 25.
Non tutto però è già acquisito anche se le proposte formulate, il livello di lotta raggiunto, rendono impensabile procedere all'assegnazione delle nuove abitazioni senza investire il vecchio rione.
Il fatto che si è riusciti ad assegnare un appartamento del Lotto 25 a venti famiglie numerose del quartiere significa che il nostro .discorso è stato recepito.
Con l'intervento su tutto il vecchio abitato si creeranno i presupposti per la formazione di un tessuto sociale stabile che modificherà la tendenza verso un continuo calo della popolazione ed un suo progressivo invecchiamento, recuperato solo parzialmente con l'insediamento di immigrati in case sempre più degradate malsane con affitti sempre più pesanti.
L'aggancio risanamento - Lotto 25 risulta dunque socialmente utile ed economicamente adeguato e fa dell'intervento pubblico la garanzia della soluzione di risanamento in una zona periferica di Milano che le vecchie amministrazioni hanno costantemente abbandonato riducendola a quartiere di immigrati, di anziani e di sottoproletariato.
Ma soprattutto e garanzia di una soluzione non speculativa nel momento in cui questa zona viene valorizzata con l'insediamento del nuovo quartiere.
Se questo è l'indirizzo valido, nella situazione drammatica in cui versa il rione occorre urgentemente far approvare tutto l'iter necessario per l'applicazione della 167 su tutto il vecchio quartiere.
In questo senso occorrerà mobilitazione e sollecitazione al CIMEP, alla Regione, perchè non si creino inutili ritardi all'approvazione suddetta, che possano compromettere tutto il processo in atto.
Contemporanea men te occorrerà predisporre un piano tecnico di intervento nella ristrutturazione, individuando priorità riguardo agli stabili di facile ristrutturazionetoppure da abbatterete per definire le caratteristiche utili per agevolare il trasferimento dei cittadini: disponibilità, reddito, numero dei componenti i! nucleo familiare, ecc., per poter essere in condizione. nel momento stesso in cui le case saranno disponibili, di aver già definite le condizioni per la ristrutturazione e le assegnazioni.
Non vorremmo che al momento opportuno sorgessero difficoltà tali da bloccare il processo in corso ormai avanzato.
Se verifiche dei nuclei familiari devono essere fatte, eccezioni di carattere burocratico sbrigate, occorre che si proceda avanti in modo che si risolva ogni cosa nei tempi e nei modi stabiliti.
Il tempo utile a disposizione non è molto, le difficoltà da superare sono parecchie, consapevoli che il tutto può essere risolto nella misura in cui si uniticano necessità territoriale, volontà politica e unità di intenti nel raggiungere i fini prestabiliti.
Non si vuole favorire nè discriminare nessuno, nè meridionali nè settentrionali, cittadini di vecchia data ultimi arrivati: nel nostro caso non vi saranno esclusioni di famiglie. che abitano nelle case da ristrutturare.
Certo, occorrerà gradualità di intervento il che significa dover scegliere attraverso fattori oggettivi il che non vuole dire favorire, ma soltanto anticipare, alcuni anzichè altri.
Importante rimane che tutto il risanamento del quartiere si realizzi.
UNA POLITICA PER LA GIOVENTU' di Roberto ROSSETTI
Le questioni che più specificatamente interessano i giovani sono diverse a seconda delle tre sfere primarie di occupazione e vita associativa del giovane: lavoro, scuola e tempo libero.
Riguardo al primo punto, nel nostro quartiere l'occupazione giovanile si presenta molto dequalificata: le poche grandi industrie rifiutano gente al primo impiego, quindi, accanto ai numerosi disoccupati diplomati laureati, si trovano solo impieghi come apprendista nelle piccole industrie e nelle imprese a carattere artigianale. E' chiaro àche non si tratta di una situazione tipica della sola nostra zona, avendo assai più vasta diffusione, tuttavia il nuovo Consiglio dovrà essere promotore di iniziative volte allo sviluppo dell'occupazione, in quanto ente più decentrato dei poteri locali e non come interlocutore autonomo: grave sarebbe infatti da parte di chichessia prendere come controparte un'organismo elettivo avente al proprio interno orientamenti politici spesso assai diversi. Per risolvere poi il problema alla radice bisogna necessariamente considerare anche la scuola e la funzione « di parcheggio » che attualmente essa svolge nell'impossibilità da parte del giovane di trovare subito un lavoro, e soprattutto nel non essere in grado di formare dei giovani socialmente utili. E' questo il problema della cusidetta « dequalificazione » degli studi, in quanto i giovani devono studiare materie avulse dalla preparazione professionale (e il cui carattere di « preparazione culturale » è molto spesso un comodo paravento) o che sono in genere in grave ritardo rispettoalla evoluzione tecnologico-scientifica, sia come nozioni che come metodi di insegnamento. Si impone a questo livello una radicale riforma del sistema di
istruzione superiore che veda protagonisti gli studenti, i docenti, i genitori, i lavoratori con le loro organizzazioni sindacali, gli Enti locali. Il Consiglio di zona potrà fare molto anche riguardo alla creazione delle strutture scolastiche fortemente deficitarie: basti pensare che l'unica scuola superiore della nostra zona è l'Istituto Tecnico-Commerciale « B. Oriani che peraltro è situato in una sede « provvisoria », sia pure da cinque anni!
L'altra questione fondamentale è la vita associativa e culturale dei giovani. Nel campo più propriamente sportivo ci troviamo di fronte all'inesistenza di impianti gratuiti a gestione comunale e al paradosso della presenza di grossi impianti (come i centri Bonacossa e Saini) che assorbono una parte insignificante dell'utenza sportiva della zona: dovranno quindi reperirsi delle aree, che pur non mancano, per tali attività.
Ancora più desolante è il quadro culturale-associativo, in una zona che per conformazione urbanistica rende difficile la creazione di punti di ritrovo. Non esistono centri sociali, discoteche, cinema (se si esclude una piccola sala a Ponte Lambro) e cineforum, sedi per rappresentazioni teatrali ed esibizioni di complessi. Non ci si deve stupire quindi se ormai sono i bar ad essere gli unici punti di incontro e se, in mezzo a tanto deserto, diventa drammaticamente attuale il problema della droga, combattuta sempre reprimendo i consumatori senza risalire alle cause deÉl fenomeno che sono da rièercarsi nella disgregazione sociale in aumento.
FAR RIVIVERE I COMITATI SANITARI di Enrico BREGA
Dopo averne ritardato l'insediamento di ben due anni quando faceva parte della passata Giunta di centro-sinistra, la Democrazia Cristiana sembra oggi più che mai decisa a impedire il funzionamento dei Comitati Sanitari di Zona con l'assenza dei suoi consiglieri dalle riunioni di questi organismi.
Succede così che, venendo a mancare il numero legale, si vanifica totalmente lo sforzo di ricerca e di elaborazione dei gruppi di lavoro che non puo tradursi in concrete deliberazioni consiliari.
Legami clientelari, inerzia verso quei gruppi economici che prosperano sui privilegi offerti dall'attuale sistema sanitario oltre ad un'ottusa opposizione a tutto ciò che sa di innovativo nella vita democratica hanno spinto la Democrazia Cristiana sull'attuale posizione di boicottaggio dei Comitati Sanitari in tutte le venti zone della città.
Stà di fatto che anche nella Zona 13 la paralisi è pressocchè totale, E va detto, a questo proposito, che se la responsabilità più grave è della Democrazia Cristiana locale, che pur disponendo di sei seggi presenta nella migliore delle ipotesi non più di due consiglieri alle riunioni del Comitato, non certo interiore è quella del PLI e del PSDI i cui consiglieri disertano sistematicamente le riunioni.
Risultato: nessuno dei programmi elaborati dai gruppi di lavoro attraverso assemblee popolari e riunioni di studio ha potuto essere fin qui realizzato. Dunque, niente « Equipe medico-psico-pedagogica », bloccata anche la richiesta di insediamento dello SMAL e impossibilità di attuare interventi assistenziali nei confronti dei numerosi anziani della Zona
Nonostante ciò noi comunisti restiamo convinti che, attraverso un nuovo rapporto con il Consiglio di Zona, il Comitato sanitario sia uno strumento utile perchè, sebbene esistano dei limiti per quanto riguarda le disponibilità finanziarie, rappresenta un valido mezzo che i cittadini hanno a disposizione per partecipare alla formazione degli indirizzi di politica sanitaria. Per questo faremo tutto ciò che è necessario per tarli rivivere.
BUONE PROSPETTIVE PER VIA ZAMA? di Alfredo MOLINARI
Dopo tante lotte popolari pare che la situazione di via Zama si avvii a soluzione: i nuovi edifici infatti stanno sorgendo e non appena saranno terminati dovranno essere occupati dagli abitanti delle vecchie « case minime ». La cronistoria delle lotte che è stato necessario condurre per avviare a questo è lunga e numerosi sono gli ostacoli che si sono dovuti superare per difendere l'area destinata alle nuove costruzioni: prima dalle pretese dell'ATM che voleva l'area per edificarvi una autorimessa, poi dalla richiesta del Ministero dell'Interno che la richiedeva per costruirvi una caserma di polizia.
Questi ostacoli sono stati superati anche grazie all'azione del Consiglio di Zona e alle prese di posizione della commissione urbanistica, ma soprattutto grazie alla mobilitazione dei cittadini che, ad esempio, hanno saputo organizzare delegazioni di massa, come quella davanti a Palazzo Marino nel dicembre del 1973, o incontri-scontro con i rappresentanti dell'IACP.
Restano ora da definire le assegnazioni e, per scongiurare il pericolo di occupazioni abusive, chiediamo che l'IACP provveda fin da ora a preparare dei contratti preventivi così da consentire un rapido ingresso nei nuvi alloggi alle famiglie che ne hanno diritto.
DECENTRAMENTO CULTURALE di Emanuele VAGLIERI
La crescente domanda di cultura da parte di larghe masse popolari non ha avuto una risposta positiva da parte delle istituzioni in crisi, che non hanno saputo cogliere il « nuovo » di questa domanda, rimanendo ancorate a contenuti, valori e strutture ormai superati.
Noi comunisti possiamo tranquillamente affermare, sebbene con rammarico, che oggi i « Festival dell'Unità » costituiscono, non diciamo l'unico, ma certamente il più serio tentativo di rispondere a questa esigenza popolare: attraverso dibattiti, spettacoli musicali e di prosa, presentazioni di opere letterarie, mostre d'arte, cinema, animazione, ecc., si offrono al pubblico strumenti di conoscenza e interessi nuovi. Tutto ciò all'aperto, gratuitamente o a prezzi modesti e senza formalità. Potremmo dire « ne siamo orgogliosi », invece vorremmo che le occasioni culturali fossero di dimensioni più generali, più capillari, più continuative.
Nell'effettivo decentramento amministrativo, che sarà anche culturale, vediamo l'opportunità più promettente per ottenere uno spazio per tutte le forze culturali e politiche della zona. Incontri, interventi a più voci sui fenomeni e gli aspetti di maggiore incidenza culturale e politica, anche scontri, purchè contenuti nella dialettica civile, per una conoscenza e un arricchimento reciproco, convinti come siamo che ogni processo di chiarimento porta acqua al mulino della democrazia. A questo punto si inserisce il discorso sui limiti, la povertà delle strutture a disposizione.
Oltre al Centro Civico, sede ufficiale della vita politica della zona, come per il passato pensiamo alla Cascina di Monluè, risanata assieme alle case intorno all'aia e a tutta la zona circostante. Potrebbe diventare, come in parte già lo è, una sede di incontro culturale, dove si possa però andare vestiti alla buona, semplicemente, senza il cappello in mano per intenderci, ma dove si facciano e si organizzano cose altrettanto importanti che « in centro », e dove si discutano i nostri problemi.
Le fotografie sono di Maiocchi
IL RUOLO DEI PARTITI IN FABBRICA
In preparazione della « 5° Conferenza dei lavoratori comunisti » della provincia di Milano, che si è tenuta il 7 - 8 novembre, si sono svolte riunioni e assemblee in tutte le fabbriche nelle quali è presente in modo organizzato il nostro partito. In queste occasioni sono stati dibattuti i problemi fondamentali della società italiana: la gravità e la specificità della crisi economica che il nostro paese sta attraversando, il significato di svolta del voto del 15 giugno e la sua influenza sulla situazione esistente all'interno dei luoghi di lavoro, gli obiettivi delle lotte contrattuali, la strategia delle alleanze che la classe operaia deve sviluppare, l'impegno per l'unità sindacale. Solo risolvendo questi problemi e definendo un chiaro programma di intervento economico a medio termine sarà possibile « uscire dal tunnel ». A dimostrazione del dibattito avvenuto anche nelle fabbriche della nostra zona, riportiamo un documento elaborato dalla cellula della « Fabbri Editori », il quale si sofferma soprattutto sull'importanza della presenza dei partiti nelle fabbriche e sui loro compiti.
La rivalutazione della fabbrica quale centro sociale, politico, culturale è uno degli argomenti sui quali oggi si discute. C'è oggi infatti una esigenza di fondo: quella di dotare i grandi centri operai di strumenti diversi da quelli tradizionali capaci di esaltarne fino in fondo il patrimonio non solo sindacale ma politico, ideale, culturale.
Oggi i partiti nella fabbrica possono contribuire notevolmente a questa rivalutazione.
Dopo i primi anni dalla liberazione, negli anni 'SO, le forze politiche protagoniste durante la Resistenza erano state estromesse con violenza dall'azienda. I rappresentanti del padronato conservatore usarono i mezzi più coercitivi per evitare la presenza organizzata nelle fabbriche delle forze popolari, preoccupati di vedere consolidarsi dentro e fuori quel tessuto unitario che aveva rappresentato la condizione per la vittoria contro il fascismo.
I partiti quindi si proponevano negli anni '50 come forza di rottura del vecchio ordinamento. Ma oggi, con un sindacato forte che ha capacità di intervento indubbiamente superiori a quelle degli anni del dopoguerra, i partiti possono avere ancora questo ruolo?
Noi siamo convinti che la loro assenza nelle fabbriche finisce con il mortificare le stesse possibilità di iniziativa dei centri operai. Il rischio che si corre continuamente è di frantumare il discorso politico e di affogare l'iniziativa sindacale dentro un mare di problemi che dovrebbero essere lasciati alle forze politiche.
Il pansindacalismo è sempre presente, non solo come tentazione ideologica ma come propensione naturale per il sindacato ad occupare spazi vuoti, gli spazi lasciati appunto dai partiti, estromessi dalla fabbrica negli anni '50.
Certamente la rivalutazione della fabbrica come parte permanente dell'iniziativa politica e culturale e quindi dato di interesse più generale, comporterà problemi nuovi pure in rapporto al sindacato, ma si tratta di un rischio che bisogna correre proprio in relazione alla stessa area di difficoltà in cui il sindacato si trova impantanato. L'autonomia sindacati - partiti la si rafforza esercitandola.
Ci sarà naturalmente da approfondire e da discutere il ruolo dei partiti in fabbrica; ma non ci sono dubbi che la loro presenza — la presenza dei partiti antifascisti che hanno partecipato al moto di riscatto nazionale del Paese — permetterà di ricostruire, attraverso un fitto dialogo, quel tessuto unitario di cui oggi il Paese ha bisogno.
In questo senso, le fabbriche tornerebbero ad assolvere nel Paese una funzione propulsiva di prim'ordine, saldando le ragioni particolari, a cui c'è sempre il rischio che vengaconfinata la potenzialità di lotta degli operai nelle aziende, a quelle più generali.
Ma oltre al ruolo tradizionale dei partiti un altro, secondo noi, dovrebbe aggiungersi: quello più preciso di interlocutore, a pieno diritto, su una vasta area di problemi economici, sociali, culturali, il che implica, come è facilmente intuibile, l'apertura di un nuovo capitolo nella storia della contrattazione aziendale.
Il dibattito è appena iniziato, l'argomento dovrà ora essere portato nelle fabbriche, nelle sedi dei partiti, per tramutarsi da ipotesi in realtà.
C. A. M. M, — sullo sfondo case di via Mecenate