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Intervista con il sindaco Tognoli: le cifre della crisi e le proposte per superarla

LA QUESTIONE CASA

Bisogna ridurre i vincoli frapposti alle nuove costruzioni II recupero del patrimonio edilizio

«La questione casa»: il 25 per cento delle nuove coppie costrette alla coabitazione vanno a infoltire, giorno dopo giorno, la schiera dei senza tetto e dei «tetti precari»; le nuove costruzioni abitative dimezzate negli ultimi dieci anni; costi di costruzione altissimi con tendenza, costante, al rialzo; leggi e norme urbanistiche che sembrano fatte apposta per complicare e ingarbugliare il problema. A ciò si aggiunga la speculazione. che, dopo un periodo di vacche magre, è sempre lì pronta, in agguato, a sfruttare eventuali nuovi spazi. Sono questi, in sintesi, i tratti caratteristici della «questione casa», posta con forza in questi ultimi giorni all'attenzione delle forze politiche e del Paese dal Psi.

Attorno a questo problema, il nostro Paese, caratterizzato da secolari squilibri sociali, economici e territoriali, realizza una sorta di perversa unità: la «questione casa» vale a Napoli come nei grandi centri industriali del Nord, sia pure con forti diversità qualitative e quantitative. Dice il sindaco di Milano, Carlo Tognoli: «Il problema esiste da tempo, soprattutto nelle città. Si costruisce poco, a prezzi elevati, sulla base di procedure complesse che aumentano ulteriormente i costi in regime di inflazione».

«Ma — chiediamo — a Milano si sta meglio che altrove. In modo particolare il Comune non sta certo con le mani in mano. Cosa è stato fatto, in questo settore, dalle amministrazioni da te presiedute?».

«Dalla fine del 1975 alla fine dell'80 — precisa Tognoli — sono stati costruiti 3.790 nuovi alloggi di edilizia popolare, per circa 15.000 persone e sono stati ristrutturati 5.000 vani. Con le ristrutturazioni, ovviamente, non si creano nuovi alloggi, ma si risanano quelli degradati. Sono stati inoltre realizzati 13.000 vani di edilizia privata».

Da più parti si sostiene che le iniziative nel settore abitativo degli enti locali vengono frenate da vincoli burocratici e da meccanismi legislativi farraginosi. È così?.

«Non c'è dubbio che le norme regolamentari (Regolamento edilizio e norme tecniche di Piano regolatore) siano

restrittive e vincolanti. Ciò è derivato dalla necessità di frenare la speculazione edilizia, per non ripetere esperienze negative del passato. A queste norme si sono aggiunte però leggi vincoliste, che impongono standars piuttosto elevati per i servizi, in corrispondenza al numero degli abitanti che si prevede di insediare con le abitazioni costruite...».

Per »standars» che cosa si intende?...

«... si intendono gli spazi disponibili per le scuole, per il verde, per l'illuminazione, per le strade, per le fognature che devono accompagnare la residenza. Tutte cose necessarie, ma contenibili in limiti più o meno ampi».

In questa situazione complessiva cosa proporresti?

«In tempi di crisi e di stasi nella espansione demografica, tali limiti dovrebbero essere ridotti. Noi proponiamo, per Milano, di ridurre questi vincoli, di snellire le procedure

per gli interventi edilizi di manutenzione, ma riteniamo essenziale anche la modifica delle leggi, per rendere più semplice l'edificazione».

Si sente dire, da più parti, che all'origine di questa stasi costruttiva, vi sia anche la legge sull'equo canone. La tua esperienza di amministratore cosa ti suggerisce in proposito?

«Non c'è dubbio che la legge sull'equo canone abbia apportato un freno alla realizzazione di abitazioni da concedere in locazione. A Milano sono praticamente scomparsi gli alloggi in affitto: o si compra sul mercato dell'edilizia residenziale privata, osi ha di-

ritto all'alloggio di edilizia popolare, o si va fuori città. E annullato il mercato delle abitazioni non popolari in affitto».

A Milano cose importanti sono state fatte per quanto riguarda il recupero del patrimonio edilizio esistente. Vuoi parlarcene un po'?

«Il recupero del patrimonio edilizio è molto importante. La ristrutturazione consente di risanare una parte della città. Allo stato delle cose, come già detto, sono stati recuperati 5.000 vani. Prevediamo per i prossimi 3 anni interventi asegue in ultima

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Periodico della Zona 7 "Bovisa-Dergano" Maggio 1981 - L. 250

Sulle pagine di questo giornale parlammo già di un «Centro Culturale Polivalente,» in via di strutturazione; ne parlammo come qualcosa di già acquisito, ne definimmo il possibile ruolo nella vita del quartiere, delineammo inoltre programmi di iniziative.

Sono passati alcuni mesi e il «Centro» è ancora in via di ristrutturazione, la popolazione non è informata di questa iniziativa così importante, i programmi sono ancora vaghi, e, buon ultimo, i locali dell'ex ospedale Bassi (quelli destinati ad iniziative culturali) sono provvisoriamente occupati dal corpo di vigilanza urbana.

Queste le ragioni che hanno spinto il neocomitato provvisorio di gestione del Centro e il nostro giornale ad un'azione di propaganda e di agitazione per un reale coinvolgimento della popolazione della zona in una iniziativa che la vuole indispensabile protagonista. Per la fine di maggio è stata programmata un'assemblea aperta a tutti i contributi e da subito il Comitato di gestione si è impegnato a promuovere momenti di propaganda e di informazione nel quartiere.

Il Centro culturale che andiamo costruendo rappresenta indubbiamente una realtà nuova, una ventata di aria fresca in una zona completamente priva di strutture sociali di carattere culturale. Un quartiere dove però manca la domanda di iniziativa culturale nuova, popolare, nel senso più genuino del termine.

Il Centro polivalente vorrà essere un momento non secondario nell'organizzazione della vita del quartiere: sarà promotore di iniziative di spettacoli in. collaborazione con gruppi della zona, ed anche muoverà i suoi passi verso momenti di informazione e di studio collettivo per un allar-

gamento degli orizzonti culturali dei cittadini. Non dobbiamo nascondere che siamo molto indietro, la fase di gestione non è stata ancora conclusa e forse deve addirittura cominciare: i locali dell'ex ospedale Bassi devono essere per la maggior parte ristrutturati, in particolare la grande sala dove erano prima le cucine e che da oltre un anno l'ex presidente di zona, Enzo De Bernardis, aveva proposto che fosse destinata al centro di spettacolo polivalente.

Si tratta dunque di alzare un po' la voce e di tirarsi su le maniche per rimuovere le inerzie che fino ad oggi hanno impedito la concretizzazione di una effiéace iniziativa; si tratta di mobilitarsi perchè il «Centro» non rimanga una eterna promessa, i finanziamenti siano reperiti al più presto e i locali da ristrutturare: ristrutturati. Occorre quindi coinvolgere la popolazione e per primi i nostri lettori, per una accelerazione, dei tempi, per una definizione dei programmi, per una stesura del regolamento e per cominciare a produrre cultura in un modo nuovo che ci veda tutti protagonisti.

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La speranza

Coinvolge tutti il fenomeno droga

Alta partecipazione di cittadini e numerosi interventi nell'assemblea organizzata dal Consiglio di Zona

Nel salone di via Guerzoni si sono svolte tre assemblee pubbliche programmate dal Consiglio di zona per affrontare e dibattere argomenti di interesse comune come: la droga, l'educazione alimentare, i farmaci.

Riuscita soprattutto la riunione sulla "droga", che ha visto una notevole partecipazione di cittadini.

Dopo l'apertura dei lavori da parte del presidente del Cdz, e del coordinatore la Commissione sanità, ha preso la parola il relatore dott. Giulio Isola.

L'esposizione ha preso le mosse dal significato etimologico della parola «droga» dalla lingua inglese («drug» = farmaco) per definire il problema della «droga» come quello che si riferisce all'abuso della droga in genere.

Da questo punto di vista, infatti, si ha abuso non solo con gli oppiacei (eroina, morfina ecc.) ma anche con l'alcool o con altri farmaci.

Senza contare che anche una abitudine voluttuaria, come quella del fumo, può creare «dipendenza» ed «assuefazione», tipiche della droga propriamente detta.

Mentre l'alcoolismo è una piaga dell'età matura (35-40 anni), la dipendenza da oppiacei è un fenomeno tipico dell'età giovanile e rientra nel travaglio di questa età e nella difficoltà da parte dei giovani di inserirsi in una società, quale quella industriale avanzata, così alienante, così disumana, così chiusa ad ogni rinnovamento, così priva di sbocchi per il lavoro giovanile.

L'oratore ha poi affrontato i temi della prevenzione e del recupero delle tossicodipendenze. Per quanto riguarda la prevenzione il problema è assai vasto perchè deve prendere le mosse dal mercato della droga e dal suo spaccio, nonchè dal rinnovamento economico e sociale della società che possa offrire ai giovani la-

voro e speranza per l'avvenire.

Importante sarà l'informazione e il dibattito: alla popolazione tutta, nelle scuole, ai genitori.

Quali proposte operative, per la prevenzione, vanno presi in considerazione stretti contatti con le strutture sanitarie per le tossicodipendenze e con il mondo del lavoro. Per il recupero o la terapia di mantenimento (metadone), ancora le strutture sanitarie e quelle ad intervento psicologico - sociale.

È seguito un dibattito interessante, con l'intervento, fra gli altri, di De Bernardis che, non intendendo certo sottoscrivere l'equazione droga = delinquenza, ha fornito dati sul rapporto fra delinquenza minorile ed uso della droga (nel 1965, fra tutti i minori passati attraverso il tribunale, i tossicodipendenti rappresentavano il 2-3 per mille; nel 1970, tale percentuale variava sino a toccare il 2-3 per cento; nel 1980 raggiungeva l'elevata percentuale del 90%!) ed ha evidenziato come questo fenomeno sia collegato ai problemi dei giovani che vivono nell'attuale società.

Carimati, della Zona 2, ha reso nota la costituzione di un coordinamento di volontari per il problema delle tossicodipendenze, che si propone di affrontare l'informazione, il controllo degli operatori (Ospedale di Niguarda), la discussione della legge «Aniasi», una mostra con materiale fotografico e didascalico.

Il dott. Sachero ha sottolineato gli enormi interessi che

stanno dietro a questo problema (un mercato di oltre dieci miliardi al giorno!); ha dato alcune notizie sull'attività del Centro di via De Amicis che ha attuato un trattamento di mantenimento con morfina; ed ha sollecitato la creazione di un presidio di zona che, oltre alla possibilità di distribuzione di droga, (naturalmente nell'ambito della legge Aniasi) dedichi soprattutto le sue energie ad interventi di prevenzione.

Saranno importanti, a questi fini, i contatti con gli ospedali e il coinvolgimento, nella gestione, dei tossicodipendenti stessi.

Marco Stramba, della Commissione sanità, ha insistito sulla necessità che si passi celermente dagli interventi volontaristici a quelli delle strutture «pubbliche». A que- , sto proposito va segnalata la lentezza con cui i presidi ospedalieri sinora esistenti operano, causando così lunghissime liste di attesa, col pericolo di scoraggiare chi ha deciso un passo prezioso per la sua salute e il suo recupero, ributtandolo nell'inferno del mercaro dell'eroina, o creando, nella migliore delle ipotesi, il problema di come riempire questi lunghi giorni di attesa che il tossicomane non può certo lasciare trascorrere senza una qualche droga.

Ha poi sollecitato il Cdz ad esercitare una energica pressione sull'équipe psico-sociale della nostra zona perchè si faccia carico anche del problema delle tossicodipendenze. Ha auspicato un controllo da parte del Cdz sui tempi e modi di intervento; una sollecitazione alla Regione perchè acceleri gli adempimenti della legge sul metadone; una accelerazione nella creazione in zona del Centro Polivalente, che viene ad acquistare enorme importanza per quanto riguarda l'aggregazione, alla vita culturale e sociale, specie del giovani.

Dopo numerosi interventi

l'assemblea si è chiusa con alcuni impegni operativi da portare in Cdz:

sollecitare la Regione ad aumentare i presidi ospedalieri (attualmente 22) adibiti alle tossicodipendenze; accelerare l'attività degli esistenti; stimolare questi a prendere contatto con le strutture periferiche di zona (équipe psicosociale, Simee, Consultorio familiare ecc); sollecitare la Provincia alla creazione di «comunità di lavoro» così come fatto in provincia di Pavia; sollecitare il Comune per quanto gli compete circa il Centro Polivalente; sollecitare l'équipe psicosociale a prendere contatto con i presidi ospedalieri dichiarando la propria disponibilità a un intervento socio-sanitario; impegno per la creazione di un servizio di zona per le tossicodipendenze, di un Centro Polivalente, di spazi per l'aggregazione e il tempo libero; controllo dell'operato dei vari presidi ed assunzione di ogni possibile informazione in merito; contatto con l'Ordine dei medici per conoscere se ha costituito l'elenco dei medici disponibili al trattamento di singoli casi, ed azione di stimolo su tutti i medici della zona perchè aumenti l'aggiornamento, la disponibilità, la collaborazione sul problema della droga;

h) programmazione pertanto, oltre che di un incontro coi medici, di uno coi genitori e insenganti nelle scuole, e di uno col Cuz e con gli altri artigiani. Ci aspettiamo ora che il Consiglio di zona faccia proprie e porti avanti le istanze dei cittadini. Solo in questo modo può crescere la fiducia e quindi la partecipazione tanto auspicata.

MAGGIO 1981 MILANOSETTE 3

LA PAGINA DELLA SCUOLA LA PAGINA DELLA SCUOLA LA PAGINA DELL

Sperimentazione perpermanente

L'anno scorso è stato inviato al Ministero della Pubblica Istruzione il progetto, elaborato dai docenti della scuola di via Catone, per la richiesta del Decreto ministeriale di sperimentazione permanente. Il progetto aveva ottenuto parere favorevole per quanto riguardava i contenuti; ma non era stato accettato nella parte che riguardava l'utilizzo dei docenti e il quadro orario. I professori dopo aver operato le necessarie modifiche le hanno sottoposte al Distretto scolastico. Successivamente è stata indetta dal Consiglio d'istituto una assemblea aperta a docenti e genitori.

Dopo i chiarimenti e l'illustrazione del progetto e della modifica si è passati alla verifica del lavoro svolto nelle classi, visto che la programmazione di quest'anno si è rifatta completamente al progetto presentato a Roma. Con l'approvazione dei genitori si sono conclusi i lavori. Ü

— a cura di Aldo Bertoli —

Le lezioni termineranno1117 giugno

È iniziato nelle scuole il conto «alla rovescia» dei giorni che mancano per arrivare alla chiusura estiva.

Tolte le festività e le vacanze per i referendum, restano in calendario — da lunedì 27 aprile a mercoledì 17 giugno — non più di quaranta giorni di lezione.

Ma il numero dei giorni in cui si terrà effettivamente lezione è destinato ulteriormente a ridursi, tenendo conto che i Consigli di classe cominceranno a riunirsi una settimana prima del termine per gli scrutini finali.

In questo scorcio di anno scolastico, l'attività didattica si fa più intensa: svolgimento accelerato dei programmi, ripetizioni generali, interrogazioni, compiti in classe. Con l'inizio dell'ultimo mese di lezioni scattano anche due divieti: non si possono fare più gite scolastiche (tranne, per ragioni climatiche, quelle che hanno per meta i parchi nazionali) e non si possono più tenere assemblee studentesche, inoltre, vengono normalmente sospesi i colloqui

Giornata aperta alla Scuola media di via "Catone"

Sabato 12 maggio a favore dei 'terremotati'

Dopo la tragedia causata dal cretizzare "una giornata di scuola aperta al quartiere" con lo scopo di raccogliere fondi a favore delle popolazioni terremotate.

terremoto nel meridione, noi ragazzi della scuola media Catone abbiamo sentito la necessità di fare qualcosa a favore di queste popolazioni.

Ci siamo riuniti, abbiamo deciso di formare una commissione, della quale fa parte un ragazzo per ogni classe con il compito di esserne il portavoce. La commissione coordina inoltre il lavoro di tutte le classi.

Il compito che ci siamo prefissi e certo molto impegnativo ed è per questo che abbiamo chiesto ai docenti e ai genitori di entrare nella commissione per consigliarci e darci una mano.

Ogni classe ha dato la propria disponibilità: chi eseguirà un concertino, chi porterà a termine dei lavori manuali: il programma consiste nel con-

Questa giornata di scuola aperta si prevede possa essere fissata per il 9 maggio 1981.

Verrà data in seguito comunicazione dell'orario e del programma.

dei genitori degli alunni con gli insegnanti.

Le statistiche sulle bocciature dicono che negli ultimi anni gli insegnanti sono diventati più severi specialmente dopo l'abolizione degli esami di riparazione, nelle scuole dell'obbligo. Basti pensare che quest'anno ci sono ben 121 mila ripetenti nella sola prima media (11,5%) ed oltre 67 mila ripetenti (97%) nelle sole prime classi superiori. Perciò gli studenti che «zoppicano» in una o più materie debbono darsi da fare nel poco tempo che resta, per salvare il salvabile, godersi poi la promozione e le vacanze.

Questo il calendario scolastico per le località non interessate dalle elezioni fra le

quali anche Milano e quindi la nostra zona.

Scuole materne

- Normale attività fino al 30 giugno, salvo prolungamento a luglio.

Elementari, medie e superiori

17 giugno: termine delle lezioni e pubblicazione dei risultati;

dal 18 al 25 giugno: esami di licenza e di idoneità e di qualifica professionale nelle secondarie;

2 luglio: iniiio degli esami di maturità, di licenza linguistica e di abilitazione nelle scuole magistrali.

Le lezioni termineranno il 17 giugno.

Genitori in classe

La preside e i docenti rivolgono spesso questo invito che, purtroppo, viene raccolto da pochi genitori, vuoi per mancanza di tempo, vuoi per la preoccupazione di arrecare disturbo, vuoi per timore di essere considerati degli intrusi.

Si ricorda che gli alunni della scuola media di via Catone hanno già raccolto a favore dei terremotati circa 900.000 lire che sono state versate al Consiglio di zona, per riunire gli sforzi comuni del Quartiere in un'unica iniziativa.

Io ho vissuto' più volte questa esperienza e vi posso assicurare che questi ostacoli sono facilmente superabili. Innanzitutto un po' di tempo da dedicare ai nostri figli è senz'altro possibile, e mi sembra anche doveroso trovarlo: per chi lavora, c'è pur sempre il sabato mattina; inoltre la massima disponibilità degli insegnanti contribuisce a far sentire a proprio agio il genitore che se ne sta buono buono in un angolo ad ascoltare. E vi assicuro che è un'esperienza che vale la pena di provare, soprattutto perchè il diverso tipo di insegnamento che si attua in questa scuola a differenza di quello che noi ricordiamo, appassiona e coinvolge a tal punto da far desiderare di tornare alla lezione successiva per seguire gli sviluppi del lavoro intrapreso dai nostri ragazzi.

Questa opportunità che ci viene offerta non è da sottovalutare, perchè è l'unico mezzo per vivere con i nostri figli un momento così importante della loro vita, che altrimenti conosceremmo solo prendendo visione dei loro quaderni e ascoltandone i racconti: e capite che, dopo sette ore di scuola non avranno troppa voglia di venire a raccontarci quello che succede a scuola.

È veramente simpatico vedere come i ragazzi, sotto la paziente guida dell'insegnante, discutano e approfondiscano gli argomenti in modo costruttivo per arrivare con il ragionamento all'acquisizione di una regola, di un concetto o di un momento storico, invece di accettarlo passivamente come un dato di fatto. Questo può giustificare pera* a volte, in un'ora di lezione vengano scritte sul quaderno solo poche righe: ma quanto lavoro, quante discussioni, quanti esperimenti ci sono dietro queste poche righe? Solo assistendo alle lezioni si può capire e apprezzare il lavoro e l'impegno dei ragazzi e dei loro insegnanti.

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Gli studenti della scuola inedia di via Catone

Nei locali dell'ospedale "Bassi" la nuova sede zonale dell'A vis

Si aprirà un centro per la raccolta del sangue

«Una goccia di sangue può salvare una vita», questo è il messaggio che l'Avis da tempo trasmette a tutti i cittadini di buona volontà che si sentono pertecipi del servizio sanitario nazionale.

Il sangue è «materia preziosa» per moltissimi ammalati ed il suo reperimento oggi, anche se avviene ancora con qualche difficoltà, non ha più carattere di tragedia, grazie all'Avis e alle altre associazioni di Donatori Volontari.

Rimane ancora un problema difficile nell'Italia meridionale dove la carenza di strutture e principalmente il disinteresse degli enti locali e

statali non permettono l'espansionismo del volontariato e il suo inserimento nelle strutture sanitarie.

Ma torniamo alla nostra regione e principalmente alla nostra città dove 54 anni fa l'Avis veniva fondata dal dott. Vittorio Formentano.

Oggi la «Comunale di Milano» ha un proprio centro trasfusionale e di emoderivati (riconosciuti dal Ministero della sanità) nella zona Lambrate; in questo centro si raccoglie e si lavora il sangue di circa 20.000 donatori periodici e 100.000 donatori occasionali; sangue e derivati che vengono distribuiti poi a tutti gli ospe-

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Per migliorare il servizio di trasporti malati e feriti in situazioni di emergenza è stata stipulata una convenzione fra il Comune e l'Unione provinciale delle associazioni di pubblica assistenza. Con questo atto si sono poste le premesse per assicurare un servizio ambulanze più efficiente che sarà svolto in collaborazione con i vigili urbani. Quando tutte le condizioni elencate nella convenzione si saranno verificate, sarà possibile trasportare un malato o ferito grave direttamente all'ospedale in grado di curarlo, senza fare il giro della città alla ricerca di un posto letto disponibile. Attraverso un collegamento radio preferenziale fra il centralino ambulanze della vigilanza urbana (7733), collegato direttamente via etere con le autolet-

dali cittadini secondo le richieste; e, dove necessario anche in tutta Italia (vedasi Campania e Basilicata, ib occasione del terremoto).

Il Consiglio Direttivo dell'Avis di Milano per sollevare i propri donatori dai vari disagi di carattere viabilistico e quindi di tempo per recarsi alla sede di Lambrate e donare il proprio sangue o per sottoporsi alle visite periodiche, apre in via Livigno 3, nelle strutture dell'ex «Bassi», un secondo centro di raccolta del sangue, attrezzato anche per le visite ai donatori.

Questa iniziativa darà sen-

z'altro ai donatori della zona 7 e di quelle limitrofe maggiori comodità di accesso alle strutture associative per assolvere al loro civico dovere e arricchirà la nostra zona di una nuova struttura sanitaria da affiancare alle altre già esistenti e di quelle in progetto.

«La delegazione Avis zonale è nata nel 1978 per l'interessamento di alcuni volontari residenti nel nostro quartiere. Ora, dopo tre anni, oltre alla delegazione, ci sarà un nuovo centro di raccolta, dove opereranno due medici, tre tecnici trasfusionisti e tre impiegati».

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tighe, il malato potrà essere soccorso nel più breve tempo possibile e nel modo migliore. Unico neo della convenzione è la non gratuità del servizio, che diverrà possibile soltanto con l'entrata in funzione delle Unità sanitaria locale.

La tariffa per un trasporto è stata fissata in L. 15.000, a carico del malato mentre il Comune si sobbarcherà l'onere di L. 8.000 quando l'ambulanza interviene «a vuoto», a favore dell'associazione.

Otto Croci hanno aderito all'iniziativa.

Oltre alla Croce Viola di via Guerzoni ci sono: Verde A.P.M., Verde Sempione, Verde Baggio, Bianca, d'Oro, SOS, Bianca e Rosa Celeste.

Gli impegni del Comune riguardano l'attuazione del collegamento preferenziale radio

sulla banda UHF, con apparecchiature di proprietà comunale e concesse in uso alle «Croci», il reperimento dei locali per il ricovero delle ambulanze, la costituzione di un fondo annuale da destinare al miglioramento del servizo richiesto alle singole associazioni. Da parte loro le «Croci» dovranno mantenere efficienti le vetture, assicurare la regolarità dei turni, avere personale qualificato, e non destinare le ambulanze ad altri tipi di servizi durante i turni stabiliti. L'ambulanza dovrà essere attrezzata fra l'altro di una coperta di amianto, di un estintore a polvere di materiale da scasso e protettivo. Dovrà inoltre avere i requisiti di carattere tecnico assistenziale quale presidio sanitario di socccorso.

MAGGIO 1981 MILA NOSETTE 5
Viola
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Servizio ambulanze efficiente
Centrale Radio
Anche la Croce
ha firmato
convenzione con il Comune di Milano
con la nuova

la pagina della donna la pagi

Con questo servizio, nato da un dibattito organizzato dal nostro giornale, vogliamo dar vita a una rubrica fissa aperta alla voce della donna. La responsabile di queste pagine è Marina Panighetti, alla quale ci si può rivolgere telefonando al numero: 6456281 intorno alle ore 20.

UNA SOCIETA' RINNOVATA

Per garantire un diverso ruolo della donna

Nina (casalinga), Claudia, Itala e Maria Teresa (impiegate), Antonella, Susanna e Silvana (studentesse), Lucia e Teresa (operaie), Maria (pensionata), sono state intervistate dal nostro giornale in rappresentanza delle donne che vivono e lavorano nella Zona Dergano e Bovisa.

Le domande poste nel corso del colloquio abbracciano varie e complesse tematiche: il consultorio, l'imminente referendum sull'aborto, il tipo e la qualità di servizi necessari nel quartiere, la figura della donna nella scuola e il suo inserimento nel mondo del lavoro. Dalle risposte, diversificate a seconda che l'intervistata sia giovane o anziana, casalinga o lavoratrice, emerge una meta comune ed unificante: arrivare ad una società profondamente rinnovata entro cui sia riconosciuto e garantito un diverso ruolo della donna.

Questo dibattito, ricco di proposte e riflessioni, ci è sembrato anche una chiara testimonianza della presenza, seppur in forme nuove, del movimento delle donne che confuta, dunque, la tesi di un riflusso di tale esperienza.

Nelle grandi città come Milano, dove sono concentrate masse ingenti, la questione dei servizi diventa centrale nella vita politica e sociale.

Quale tipo di servizio sociale vorreste vedere più sviluppato nella nostra zona e quale sarebbe necessario soprattutto alle donne?

Nina: il servizio che oggi, nel quartiere, mi pare soprattutto necessario sviluppare è il consultorio, ma credo sia altrettanto importante la realizzazione di altre strutture, come quella geriatrica, così co-

me un pronto intervento delle Ussl.

Maria: nella nostra zona, data la presenza di molti anziani, è molto importante la struttura geriatrica, ma è altresì necessario migliorare il servizio di assistenza agli anziani ad esempio attraverso il day-hospital che permetterebbe loro di trovare tutte le cure necessarie senza dover ricorrere al ricovero nell'ospizio.

Antonella: io, come giovane, sento la necessità di una biblioteca e di un centro culturale in cui dibattere e incontrarsi.

Teresa: ciò che impedisce alle donne, soprattutto sposate e con i figli, di avere una propria attività culturale e politica nel quartiere è, a mio avviso, la mancanza di cooperative e di centri che forniscano assistenza.

Lucia: io aggiungerei la necessità di una mensa di zona che serva per gli anziani e i lavoratori che non ne abbiano una disponibile nella propria sede di lavoro. In questi servizi potrebbero essere inserite donne pensionate, perchè siano reintegrate nella vita sociale.

Claudia: nella nostra zona vi sono, infatti, molte donne che non sono inserite nel mondo del lavoro e che, a mio parere, potrebbero trovare un impiego in centri artigianali.

Nel 1980, dopo le lotte sostenute anche dalle donne del quartiere, si è aperto in via Brivio un consultorio familiare. Quali ostacoli si devono superare per un suo miglior funzionamento?

Nina: occorre anzitutto un maggior impegno da parte dei consiglieri di zona per un miglior funzionamento del Co-

mitato di gestione. Inoltre, è necessario riordinare l'intera struttura per renderla più pulita ed accogliente.

Maria Teresa: perchè il consultorio possa fornire un servizio adeguato, credo si debba prevedere una presenza a tempo pieno dei vari operatori. Purtroppo tutti gli operatori, tranne l'ostetrica, attualmente sono presenti in modo alternato e per poche ore settimanali.

Itala: ultimamente è stata sostituita la psicologa. A mio avviso, le sostituzioni nel consultorio, anche se richieste, devono avvenire con molta cautela soprattutto per quanto riguarda lo psicologo che ha un rapporto stretto con i suoi pazienti e il sostituirlo comporta grossi disagi. Voglio anche denunciare lo scandaloso comportamento del

Consiglio di zona: sembrava, infatti, che, per i consiglieri, essere eletti nel consultorio, significasse conquistarsi un grosso potere. Oggi, a causa dell'ostruzionismo, tutto è fermo e manca persino un Comitato di gestione. Inoltre la mancata convenzione con l'ospedale, prevista dal regolamento, comporta notevoli disagi, il più grave dei quali è la difficoltà nell'applicazione della legge sull'aborto.

Claudia: a mio parere per far funzionare il Comitato di gestione e dunque il consultorio è necessario eliminare il vigente regolamento, perchè impreciso e contradittorio. Che cosa prevedete a proposito dei referendum e in particolare su quello dell'aborto?

Itala: io prevedo la formazione di schieramenti politici

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la donna la pagina della donn

minoritaria rispetto alla legge 194, ha utilizzato il referendum.

Silvana: io credo che il referendum in sè sia uno strumento di democrazia: il problema è il contenuto.

Si chiede da più parti di rivedere gli orari di apertura e chiusura dei negozi. Cosa ne pensate?

Teresa: io credo che questa proposta porterebbe ad un recupero della zona da parte dei suoi abitanti: per esempio si riprenderebbe ad uscire di sera. Certo la decisione dovrebbe essere lasciata ad ogni singolo negoziante.

Maria Teresa: il prolungamento dell'orario dei negozi può servire anche a comunicare di più con gli abitanti del quartiere e a dare sviluppo all'economia e all'occupazione.

l'ha proposto il professore stesso sperando che ci potesse interessare. Non escluderei che questo disinteresse sia attribuibile alla mancanza di sensibilità ai problemi sociali e politici così diffusa nel nostro liceo.

Silvana: l'educazione sessuale, secondo me, dovrebbe essere insegnata con corsi specifici; è un problema complesso e non tutti possono affrontarlo.

Ma il problema della scarsa partecipazione non riguarda solo la vostra scuola, ma riguarda l'università come la fabbrica: stiamo infatti attraversando un periodo in cui si assiste ad un calo di tensione.

precisi, poichè quasi tutti i partiti laici si sono schierati per il «No» all'abolizione della legge zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA

Maria Teresa: ma ancora una volta, con questo clima di «crociata», i problemi delle donne vengono dimenticati.

Silvana: certo il referendum è pericoloso perchè impone di schierarsi in modo netto da una parte o dall'altra, trascurando così il fatto che questa legge debba essere modificata. Io penso che i partiti, anzichè schierarsi esclusivamente a favore o meno del mantenimento della vigente legge, debbano pensare anche a proposte di miglioramento.

Claudia: a mio parere questa legge va mantenuta. Qualora passasse uno dei due referendum la legge verrebbe interamente abrogata, mentre andrebbe solo migliorata.

Nina: infatti l'abrogazione' della legge comporterebbe anche l'annullamento di ciò che è stato ottenuto.

Lucia: io attaccherei politicamente i radicali che, per contestare la legge, hanno prpomosso il referendum, mentre sarebbe stato più opportuno rivedere e modificare l'attuale legge. In questo modo, si rischia di svuotare di significato lo strumento referendario.

Itala: non voglio difendere i radicali, però faccio presente che questi, per un periodo preciso, rappresentarono l'unica opposizione al governo e il referendum fu l'unica arma utilizzabile per controbattere le leggi che la maggioranza votava. La Dc stessa, del resto, trovandosi in una posizione

Lucia: secondo me, prolungare gli orari dei negozi porterebbe ad eliminare l'isolamento e a togliere spazio alla violenza.

Alle studentesse presenti chiediamo se, nella scuola che frequentano, viene tenuto un corso di educazione sessuale. Inoltre se vi è un rapporto di parità con i compagni di classe e quale tipo di inserimento nel mondo del lavoro prevedono?

Antonella: nella mia scuola non si sono mai tenuti corsi di educazione sessuale. Con il professore di religione era emersa la necessità di parlare di questi problemi, ma poichè questi si sentiva impreparato ad affrontare l'argomento, la proposta non ha avuto possibilità di realizzarsi.

Susanna: in realtà non siamo stati noi a chiedere che fosse tenuto tale corso, ma ce

Antonella: per quanto riguarda la seconda domanda, aggiungo che nella nostra scuola non esiste una grande differenza tra ragazzi e ragazze, ma forse ciò è attribuibile al fatto che le ragazze sono in numero maggiore. Riguardo la prospettiva del lavoro, certo per noi non costituisce ancora un problema in quanto siamo orientate verso la scelta della facoltà universitaria. Ma le motivazioni che ci inducono a scegliere un corso universitario piuttosto che un altro, si differenziano tra ragazzi e ragazze. Le ragazze sono portate maggiormente a scegliere facoltà come lettere e filosofia che portano poi all'insegnamento, una professione che impegna solo parte della giornata. Per i ragazzi, invece, la scelta di un corso universitario è legata al diverso ruolo che assumeranno in seno alla società: essi dovranno mantenere una famiglia e, conseguentemente, scegliere una professione redditizia.

MAGGIO 1981 MILANOSETTE 7
194.

8 MILANOSETTE MAGGIO 1981 AGGIO 1981

Il nostro gruppo, che comprende artisti di varie età e tendenze, con questa mostra intende far conoscere i prodotti della sua attività a un pubblico, quello popolare delle varie zone di Milano, che in genere frequenta di rado gallerie e musei.

Si potrebbe obiettare che noi vogliamo imporre dei prodotti a dei cittadini che magari non li sentono come loro, gli artisti del gruppo essendo i colonizzatori e gli spettatori del pubblico i colonizzati.

Resta il fatto importante che abbiamo voluto indirizzarci a una popolazione siffatta per tre ragioni.

La prima è che proprio da questo pubblico attendiamo domande di chiarimento sui prodotti esposti, sia il giorno dell'inaugurazione, sia il giorno dell'incontro dibattito.

La seconda coinvolge un problema di ordine generale comune a tutti coloro che si occupano di cose artistiche. Cioè, qual è la funzione sociale degli artisti oggi? Per chi e perchè continuiamo a produrre opere che si dicono "artistiche"? Per le gallerie? Per i po-

Claudio Annaratone (Clau)

Claudio Annaratone (Clau), nato a S. Severo di Puglia 1917. Insegnante e pubblicista. Autodidatta. Vive e lavora a Milano.

"La pittura è un modo di conoscere la realtà attraverso colori, linee, volumi. Non la realtà nelle sue apparenze esterne, ma la realtà nelle sue contraddizioni interne, interpretata e trasformata nel sentimento e nel pensiero".

Clau

Alcune mostre personali

1964: Galleria del Corso (Milano);

1965: Galleria del Corso (Pavia);

1969: galleria Montrasio (Monza);

1973: Biblioteca civica (Milano);

1974: Galleria 70 (Gallarate);

1976: Galleria del Gelso (Lodi);

1978: Galleria 70 (Gallarate);

Alcune mostre collettive

1980: Centro culturale Lario e Consiglio di zona 2;

1980: Centro comunitario

Lampugnano e Consiglio di zona 19;

1981: Comune di Rozzano.

chi che possono acquistare opere d'arte? Per i molti che non possono o, anche potendo, sono facile preda degli speculatori?

E poi c'è il terzo aspetto che vorremmo dire pedagogico, ma è anche sociale. Viviamo in una società di cui le immagini sono una componente essenziale e persino ossessionante. Ma come ci sono romanzi buoni, meno buoni, o decisamente cattivi, così è per le immagini.

La mostra può anche rappresentare un contributo, insufficiente e parziale quanto si voglia, ma serio di fornire a chi ci verrà a vedere qualche criterio o strumento di orientamento.

La mostra è stata sinora presentata nei seguenti spazi: Centro culturale Lario con la collaborazione del Consiglio di zona 2, di via Lario 43 Milano; Centro culturale di piazzale Abbiategrasso via Dini 7, Milano; Centro comunitario di via Lampugnano 145 con la collaborazione del Consiglio di zona 19.

La terza Mostra di pittura in Consiglio

di Zona 7

Organizzata dalla Commissione cultura in collaborazione con il nostro giornale dal 23 maggio al 5 giugno 1981

Giuliana Traverso

Nasce a Genova nel 1926. Frequenta l'Accademia di Brera in Milano e si diploma alla Scuola di Pittura, diretta da Carlo Carrà, nel 1949. inizia la sua carriera artistica nel 1947, partecipando, nel susseguirsi degli anni, a mostre collettive, di gruppo e personali in Italia e all'estero. E docente presso il 1° Liceo artistico statale di Milano. Vive dal 1951 a

Giansisto Gasparini

Nato a Casteggio, in provincia di Pavia, il 5 di novembre dell'anno 1924. Dopo il Liceo artistico, ha studiato all'Accademia di belle arti di Brera con Aldo Carpi e Benvenuto Disertori.

Luigi Gioia

Luigi Gioia (1925-1981), per molti anni aveva dedicato il tempo libero a coltivare la propria passione per l'arte. Suoi maestri erano stati Adriano Gaioni e Sante Bolognini.

A 41 anni, nel 1971, veniva invitato per la prima volta ad esporre le proprie opere; l'otto dicembre 1980 riceveva, come incisore, il Diploma di benemerenza civica del Comune di Milano.

Personali:

MILANOSETTE 9

Sopra: Claudio Annaratone, clau esplosione (1981)

Sotto: Giansisto Gasparini, piccolo rinoceronte

Ha iniziato ad esporre a Milano nel 1946 alla Galleria Borgonovo 15 diretta da Giovanni Fumagalli. Ha tenuto la prima mostra personale a Milano alla Galleria Bergamini nel 1953, e successivamente a Torino, Genova, Roma, Brescia, Amburgo, Piacenza, Norimberga, Bologna, Cremona, Desenzano del Garda, Voghera, Broni, Rovereto, Parma, Reggio Emilia, Firenze, Venezia, Ferrara.

Ha pertecipato a esposizioni di gruppo e a manifestazioni quali: la Biennala di Venezia, la Quadriennale di Roma, la triennale di Milano, la Mostra nazionale dell'incisione a Venezia, la Mostra FranciaItalia di Torino, l'Esposizione della giovane pittura italiana a Mosca, Praga e Budapest, la Mostra della grafica italiana a Varsavia, New York, Mosca e Lubiana, la Pittura in Lombardia, a Monza, ecc.

Milano dove attualmente ha lo studio in c.so Ticinese, 68. Mostre personali: 1972 Galleria Inquadrature 25. Firenze; Galleria Tremisse. Monza (Mi); Gallerie 7, Baden (Svizzera).

1975: Galleria Settanta, Gallarate (Va); Galleria Bottega d'Arte, Voghera (Pv); Biblioteca Civica Sormani, Milano.

1979: Galleria La Cripta, Milano.

1980: Galleria Inquadrature 33, Firenze.

Sopra: Luigi Gioia, vicolo dei lavandai Plescan, entrata-uscita Il (di-

1971: Biblioteca comunale (Milano);

1972: Atelier grafico (Milano);

1974:Museo di Milano (Milano), Segno grafico (Venezia);

1975: C. Carla Grassi Bernardi (Milano);

1976: Biblioteca civica (Cusano Milanino), G. Toson d' Ascoli (Milano);

1977: Centro culturale Le Grazie (Milano), M. Brucoli (Milano);

1980: M. Brucoli (Milano), Circolo culturale Ada Negri (Lodi).

Collettive:

1974: Biblioteca civica (Cusano Milanino);

1975: Biblioteca comunale (Paderno Dugnano), Museo della Scienza e della Tecnica (Milano);

1977:Museo di Milano (Milano).

Ha pubblicato diverse raccolte di incisioni: Milano in seppia (1973), Milano in miniatura (1977), Cantoni di Milano (1978), Il bestiario (1980).

A destra: Pietro Plescan, paesaggio urbano (1976)

Dimitri Plescan

Dimitri Plescan è nato il 23.11.1932 a Milano; qui ha seguito corsi di scultura e pittura all'Accademia di Brera; dal 1965 insegna "Figura disegnata'" al Liceo artistico di Brera (ora 1° Liceo a. Statale di Milano).

Dimitri Plescan partecipa dal 1955 a rassegne ed a "premi" di pittura e di grafica in Italia e all'estero; ha tenuto mostre personali a Milano (galleria "Spotorno"; galleria "Bergamini"), Bologna, Palermo, ecc.

Pietro

Plescan

Pietro Plescan è nato il 2.8.1929 a Milano; qui ha eseguito il corso di decorazione all'Accademia di Brera; dal 1957 insegna "Figura disegnata" al Liceo artistico di Brera (ora 1° Liceo a. statale di Milano).

Pietro Plescan partecipa dal 1953 a rassegne ed a "premi" di pittura e di grafica in Italia e all'estero; ha tenuto mostre personali a Milano (galleria "Spotorno"; galleria "Arte Centro"; galleria "Cocorocchia"), Bologna, Campione d'Italia, ecc.

Sopra: Lulsella Deiana Patetta, disegno a china

Luisella Deiana

Patetta

Luisella Deiana Patetta, nata ad Alghero, si è diplomata a Brera con Domenico Cantatore. Ha partecipato a numerose collettive e ha tenuto personali a Milano (Gallerie dell'Agrifoglio e Ciovasso, a Baggio e Cesano Boscone, Biblioteche comunali), a Brescia (Galleria Schreiber), a Padova (Galleria Selearte), Riva del Garda (La Firma) e ad Alghero (Azienda di Soggiorno). È stata presentata da Mario De Micheli e Giorgio Seveso, e segnalata sul Bolaffi-grafica 1978 da Alberico Sala. Abita e lavora a Milano.

Bruno Pellegrini

Bruno Pellegrini nato a Milano il 7.7.1948 vive e lavora a Milano, diplomato all'Accademia di Brera. Insegna "Figura disegnata" al 2° Liceo artistico statale di Milano.

1975: Centro artistico "C. Barbieri" - Broni.

1977: Comune di Ferrera Erbognone - Collettiva.

1979:Salone dei giovani artisti - Festival nazionale dell'Unità - Palazzo dell'Arte Milano 1979.

1979: Rassegna nazionale del disegno e dell'incisioneVilla Cornaggia Medici - Burba - Rho.

1980:Quarta Triennale dell'Incisione - Società per le Belle Arti ed esposizione Permanente.

A fianco: Bruno Pellegrini, interno con figura (1981) Gruppo proposte grafiche Sotto: Giuliano Traverso, il solido protetto Sotto: Dimitri segno 1980) (1978)

LA PAGINA DELLO SPORT

Si muovono tra difficoltà e carenze strutturali le società sportive della nostra zona

Nella nostra zona ci sono tre società sportive iscritte ai campionati di calcio federali e altre due impegnate in quelli aziendali.

La più anziana è la «Garibaldina», gestisce l'unico campo sportivo della zona, situato tra le vie Don Minzoni e Candiani, proprio a cavallo dei quartieri Bovisa e Dergano.

La A.C. Garibaldina si avvicina ormai al cinquantesimo anno di età (è nata, infatti, nel 1932) e vanta una lunga tradizione per quanto riguarda il settore giovanile.

Quasi tutti i bambini e i ragazzini che hanno avuto desiderio di dedicarsrad un calcio più impegnato di quello giocato nei cortili, nei giardinetti e nelle vie dei nostri quartieri si sono rivolti a questa società che ha svolto un'importante funzione sociale nei confronti dei ragazzi della zona dando loro la possibilità di sfogare l'esuberante vivacità giovanile e, ad alcuni, di sfondare in questo sport.

Presidente è da perecchio tempo il signor Giordano Massola, suoi collaboratori sono il vicepresidente Ravicini, il segretario Metalpa e il direttore sportivo Cettolin.

La Garibaldina vanta ben nove squadre che raggruppano giocatori nati tra il 1960 e il 1972, e precisamente: «Primi Calci» A e B, «Pulcini», «Debuttanti», «Esordienti», «Cadetti», «Giovanissimi», «Allievi Regionali» e «Under 21».

Dirigono queste formazioni persone volonterose: Visigalli, Vinci, Trezzi, Vivian, Mainardi, Colombo, Galdo, Tommasini e Clericetti.

L'ultimo successo in ordine cronologico è la vittoria nel campionato 1980 della categoria Cadetti.

Seguono altre due società: la «Derganese», nata nel '69 e la «Bovina» (ex Torreggiani), fondata nel '63.

Esse hanno sempre rivolto i loro sforzi non al settore giovanile, bensì, per evitare concorrenze inutili tra i vivai di squadre così vicine come col-

locazione logistica cittadina, alle formazioni superiori di età come l'.'Under 21» e la «2a Categoria» che permettono di giocare ai ragazzi attorno ai vent'anni, l'una, e senza limiti di età, l'altra.

La Bovisa ha vinto, nel 1974/75, il campionato di terza categoria, salendo così alla seconda categoria e rimanendovi quasi ininterrottamente fino a quest'anno. Attualmente sta attraversando un periodo di difficoltà e rischia di retrocedere di nuovo nella categoria inferiore.

La Derganese, invece, solo in questa stagione, ha subito l'onta della 3 aCategoria; purtroppo, a causa di episodi sfortunati, vi rimarrà pure l'anno prossimo. sempre che non accada qualche piacevole imprevisto!

Alla guida della Derganese (che ha sede in piazza Dergano, 1 presso il Ristorante San Carlo) abbiamo il Presidente Gaffurini, coadiuvato dall'allenatore dell'unica squadra Gasparini e dal direttore sportivo Airoldi.

Meritano di essere menzionate anche le squadre «Face Standard» e «Sport Bovisa 80» che disputano i loro incontri per il torneo aziendale il sabato sempre sul campo «Garibaldina».

Importanti tornei sono in programma nei prossimi mesi: la Garibaldina organizza il 1° Torneo «Guido Stucchi» (Under Il) e il 3° Torneo «Pietro Mainardi» (Under 10) che inizieranno il 5 e 6 maggio.

A sua volta la Bovisa organizza il 3° Torneo A.C. Bovisa (ex Torneo Torregiani) che avrà inizio ai primi di giugno sul campo Ripamonti di Affori.

Queste poche righe non hanno la presunzione di essere esaurienti, ma intendono sensibilizzareJa gente sulle attività sportive, in questo.caso calcistiche, che sopravvivono ancora tra mille difficoltà e sulle attrezzature sportive che sono veramente carenti per una zona di quarantamila abitanti.

Mauro Artaria

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L'attività calcistica
e Bovisa
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Difficoltà nella finanza locale per la stretta creditizia

Aumentano i tassi sulla raccolta dei rifiuti e sugli spazi pubblicitari; nuova tassa sulla fognatura.

La crisi tecnico economica che il paese sta attraversando colpisce, tra gli altri settori produttivi, anche i comuni che oberati da crescenti impegni, spesso trovano difficoltà ad adempiere con tempestività ed efficienza ai bisogni pubblici.

Ad aggravare questa variabile indipendente della finanza locale mancava l'entrata in vigorè del decreto legge n. 38 del 28/2/1981.

Tale decreto che fissa i confini di applicazione della cosiddetta «stretta creditizia», dà facoltà (che di fatto si traduce in obbligo) di procedere all'aumento dei seguenti servizi:

A.M.N.U. 20%; Occupazione di pubblici spazi e pubblicità 20%; Creazione di una tassa sulla fognatura di L. 20 al metro cubo di acqua consumata con ulteriore aumento di L. 20 al metro cubo quando entrerà in funzione il depuratore.

La tassa di cui al punto 3 è prevista dalla legge Merli che fissa le tolleranze degli elementi chimici presenti nelle acque di scarico.

Per avvicinarmi all'Amministrazione che ci tocca da vicino rispondo ad una domanda che i cittadini potrebbero porsi: «Perchè il Comune di Milano deve aumentare il corrispettivo dei seguenti servizi?».

Per rendere chiara la risposta esaminiamo quesi dati: stima delle risorse disponibili per scelte autonome di spesa di investimenti del Comune ai sensi del decreto legge 28/2/1981 n. 38:

- da cassa depositi e prestiti L. 80 (in miliardi di lire);

- da altri istituti di credito L. 80 (in miliardi di lire);

da introiti per urbanizzazioni L. 9 (in miliardi di lire);

totale L. 144 (in miliardi di lire).

Prendendo per dati la disponibilità di credito derivante dalla Cassa Depositi e Prestiti e gli introiti per urbanizzazioni, per avere la possibilità di accendere mutui presso istituti di credito ordinario il

Comune deve rispettare l'aumento delle tariffe previste dal Decreto Legge n. 38.

Gli aumenti sono resi necessari perchè se pensiamo che nel 1980 il Comune di Milano aveva risorse disponibili per scelte autonome di spesa per investimenti di 358 miliardi nel 1981 la disponibilità si riduce a 144 che potrebbero ridursi se non venissero applicati gli incrementi tariffari, Difatti la possibilità di indebitamento presso gli istituti di credito ordinario per 55 miliodi, è vincolata da un impegno del Comune a ridurre le spese e ad incrementare le entrate nei termini fissati dal decreto.

Un ulteriore aumento è previsto dall'art. 6 del Decreto Legge 38; riguarda l'applicazione a titolo di sovrimposta di L. 10 per KW/h da cui deriva per Milano un'entrata di circa 6 miliardi.

Per ciò che riguarda l'assistenza Milano vuole partecipare significativamente all'iniziativa mondiale a favore dell'handicappato, pertanto non intende tagliare la spesa della Ripartizione assistenza bensì suddividere i 6 miliardi, derivanti dall'applicazione a titolo di sovrimposta sull'energia elettrica, assegnandone 4 all'assistenza e 2 proprio per gli handicappati.

Il blocco dei mutui della «457» del 1978 assegna al nostro Comune solo 7,5 miliardi che come destinazione sono vincolati a interventi di recupero edilizio, tale ammontare negli anni passati era più cospicuo.

Per l'edilizia residenziale agevolata e sovvenzionata c'è il rischio di una paralisi totale, poichè gli istituti mutuanti hanno cominciato a bloccare la stipula e l'erogazione dei mutui a tasso agevolato previsti dalla legge n. 457. Di qui sorgono gravissime conseguenze sulle imprese di costruzione e sulle cooperative edilizie che devono ricorrere al credito ordinario.

Tali effetti sul piano operativo, coincidono con una diffusa e pesantissima restrizione che renderà più pesante il già grave problema della casa.

MAGGIO 1981
11
MILANOSETTE

Milanosette, con la rubrica: "La voce dei partiti" ha aperto alcune sue pagine alle forze politiche della zona, invitando a parteciparci Pci, D c, Psi, Pri, Pli, Psdi, Dp, Mls. Quando viene espresso in queste colonne non coinvolge quindi la linea politica del giornale che si distacca sia ogni singolo partito.

La voce dei partiti: Psi

Non "Battaglia di principio" ma per il "principio della libertà"

invece si battono per una polizia preparata ed efficiente, per un'azione di prevenzione cui debbono impegnarsi tutte le forze democratiche, per un sistema giudiziario non sclerotizzato, trasparente e dove non si ripetano sciagurate sentenze quali quella di piazza Fontana.

L'appuntamento referendario di metà maggio, cominciato in sordina, dovrà trovare nei prossimi giorni un crescendo di tono e di mobilitazione.

Oltre ai tre referendum abrogativi regionali.

1°) costituzione delle comunità montane e formulazione degli statuti;

2°) disciplina dei trasporti pubblici di competenza regionale;

3°) disposizioni sugli ambiti territoriali comprensoriali, per cui il Psi dà una indicazione per il NO, siamo chiamati a votare su sei referendum nazionali che presentano senza dubbio aspetti legislativi e giudiziari di portata rilevante.

I due SI che il Partito socialista ha espresso riguardano l'abrogazione dell'Ergastolo e dei Tribunali militari, posizioni politiche che si inseriscono in una lunga tradizione umanitaria e di tolleranza del Socialismo.

Sarebbe erroneo e deviante rintracciare in questi due «SI» atteggiamenti di debolezza o di permissivismo, e non invece la consapevolezza che la punizione e la pena non debbono essere strumenti vendicativi di una giustizia «cieca», ma di un equilibrio, difficile da perseguire, in una società che vuole estirpare le piaghe della delinquenza e della violenza, ma nel contempo tentare di recuperare alla convivenza civile. Non si accettano quindi «pene fino alla morte» nè «corpi separati di giustizia»: i socialisti

Dall'altro canto i socialisti sono perfettamente consapevoli, che i cittadini, l'opinione pubblica vogliono non vendetta, ma giustizia e di questo i socialisti ad ogni livello se ne fanno carico.

L'indicazione del nostro Partito sul referendum per l'abrogazione delle misure urgenti per la tutela dell'ordine democratico e della sicurezza pubblica è «NO», così come per quanto riguarda il Porto d'armi, essendo consapevole nel contempo del carattere di straordinarietà delle prime e della necessità di una regolamentazione oculata e severa per il secondo.

Ai due referendum che riguardano la legge 194, da un lato quello radicale e dall'altro quello del cosiddetto Movimento per la vita, il Partito socialista risponde con due «NO» chiari inequivocabili.

Credo non sia inutile ricordare le lotte che le donne, e non solo le donne, hanno portato avanti per l'approvazione della 194 e nel momento in cui le nostre forze si sarebbero orientate per una più completa e reale applicazione della legge nella sua globalità, ci troviamo a dover difendere una conquista che avrebbe già dovuto diventare patrimonio di ogni coscienza laica e pluralista. Se ci opponiamo al tentativo dei radicali di una modificazione della legge in senso troppo «privatistico» e perchè creerebbe potenzialmente un pericoloso vuoto legislativo e, se fosse possibile soppesare i due NO, molto più categorico e irreversibile sarebbe quello sul referendum minimale del cosiddetto Movimento per la

vita. Si scontrano, in questo secondo caso, due concezioni diverse dello Stato e della convivenza civile: i principi non possono diventare un imperativo per uno Stato che noi socialisti vogliamo laico non ideologico o confessionale. Uno Stato che imponesse o tentasse di imporre una concezione del mondo o della vita valida per tutti, ripercorrerebbe le oscure strade dell'integralismo e della prevaricazione. La legge 194 non regolamenta la coscienza nazionale; si impegna a garantire la gratuità e l'assistenza nelle strut-

ture pubbliche a chi decide autonomamente di interrompere la gravidanza. La battaglia dei socialisti non è un «battaglia di principio» ma per «il principio della libertà», per una laicità che è alla base della nostra Costituzione. È importante che tutte le forze democratiche si impegnino con rigore, senza inutili settarismi in questa campagna referendaria che dall'orizzonte regionale a quello nazionale vede in gioco scelte fondamentali per una società più giusta e più libera.

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Sosteniamo la 194

Ed eccoci di nuovo a parlare di aborto!

L'attacco alla legge sull'aborto, a mio parere, va interpretato come un tentativo atto a colpire o a modificare ciò che le donne, proprio attraverso questa legge, hanno ottenuto e cioè:

- che nessuna donna debba

più morire di aborto clandestino;

che ogni donna possa decidere della propria sessualità e maternità;

l'abolizione del codice Rocco che puniva l'aborto come un delitto contro la stirpe; combattere la speculazione sugli aborti clandestini; rivendicare il potenziamento ed il decentramento delle strutture sanitarie territoriali per attuare un piano preventivo delle cause d'aborto attraverso una corretta informazione e contraccezione, ma anche per garantire l'interruzione della gravidanza nel rispetto della dignità e della salute della donna.

Oggi infatti, da parte delle forze clericali, il tema dell'aborto viene utilizzato facendo leva sulle coscienze individuali, sull'ideologia della famiglia e soprattutto contrapponendovi il tema della vita.

Se il nostro paese ha sempre scontato, in termini di arretratezza, la presenza del Vaticano, oggi l'imminente scontro referendario esalta maggiormente questo ruolo di polo conservatore e reazionario della Chiesa. La causa di tutto

ciò non è però imputabile semplicemente alla presenza di una figura come quella di papa Woityla, che potremmo ricondurre entro quel tentativo di rivalutare, in chiave moderna, il vecchio ruolo di faro della reazione mondiale proprio dell'integralismo cattolico. Oggi, infatti, siamo di fronte ad un'ondata di clericalismo o di oscurantismo che non ha precedenti da vent'anni a questa parte e che si avvale del sostegno di partiti politici come il Msi che, pur dichiarandosi contro l'aborto e a difesa della vita, raccoglie le firme per la «pena di morte», dimenticando le stragi di p.zza Fontana e di Bologna.

Anche la Dc, collateralmente alla Chiesa, ritenendo

l'aborto non solo un fenomeno sociale ma soprattutto morale, è scesa in campo a «difesa della vita», di una vita in astratto e dimenticando, invece, le cause che inducono una donna ad abortire. In questo modo l'unica prospettiva offerta alle donne rimane il ritorno alla pratica usuale dell'aborto clandestino.

Ma dietro l'attacco alla legge sull'aborto si può ben intravvedere la riproposizione di concezioni della donna come moglie-madre, come perno della famiglia rinchiusa fra quattro mura ed esclusa non solo dal lavoro, ma anche dai complessi rapporti sociali. E proprio la situazione di crisi economica, e il modo di affrontarla da parte delle forze poli-

tiche, ripropone, oggi, una accentuazione della discriminazione nei confronti della donna sul posto di lavoro e, più in generale, nella società per farne un sostegno indispensabile dell'economia familiare.

L'aspirazione di tante donne ad uscire da una condizione di oppressione per affermare invece la propria soggettività ed autodeterminazione rispetto al loro ruolo «naturale», così come nei rapporti tra gli individui va colto ed esaltato unitamente alla legge 194 che, seppur insufficiente, si presta come uno strumento in grado di tutelare la libertà di abortire e di costruire una reale prevenzione all'aborto stesso.

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La voce dei partiti: Pci Il difficile cammino di una legge scomoda la '194'

Come

Nel 1971 la legge «865 sudata riforma della casa» estese le possibilità riservate agli enti pubblici in materia di esproprio.

Alle amministrazioni locali veniva data la facoltà di intervenire non più solo su aree libere, ma anche sul tessuto edificato; non esclusivamente per sanare un arretrato fabbisogno abitativo, ma anche per pianificare lo sviluppo e il risanamento del patrimonio produttivo agricolo, industriale, commerciale, turistico e terziario.

Nel caso specifico dell'edilizia pubblica parve si potessero aprire soluzioni sino allora insperate: accanto all'acquisizione di aree da destinare a «167» (edilizia economica popolare) si pose la possibilità di risanare parte del degradato patrimonio abitativo delle nostre città.

Le vecchie abitazioni malsane, umide, prive di servizi igienici, abbandonate volutamente al deterioramento della proprietà privata, potevano finalmente essere acquisite al patrimonio pubblico tramite esproprio. Con il risanamento pubblico i nuclei familiari, quasi sempre in deboli condizioni economiche, potevano restare ad abitare gli alloggi resi loro ristrutturati e a canone sociale. Analoghe operazioni, svolte da operatori privati per calcolato profitto, avevano sempre portato all'allontanamento dei ceti meno abbienti che occupavano i vecchi alloggi degradati e alla distribuzione del tessuto sociale che decenni di vita «porta a porta» avevano consolidato in una maglia di rapporti tra inquilini, bottegai, anziani, piccoli artigiani e così via.

Con le nuove possibilità offerte alla «167» dalla »865» per le amministrazioni più aperte alla risoluzione dei bisogni sociali si delinearono nuo-

ve vie d'intervento: stabili degradati, isolati fatiscenti, nuclei di abitazioni in pessime condizioni vennero proposti per l'inserimento in «167».

Nei centri urbani, dove la volontà politica degli amministratori era meno rispondente ai bisogni della collettività e in particolare all'estensione dell'edilizia pubblica, fu compito dei partiti all'opposizione, delle organizzazioni sindacali, dei collettivi spontanei promuovere manifestazioni di massa per far conoscere la legge alla cittadinanza e farla applicare agli organismi preposti.

Fu proprio questo tipo di clima che portò, ad esempio, all' approvazione del piano di »167» a Milano; un piano che poi, l'amministrazione di sinistra della città, rielaborò ed estese inserendovi ulteriori aree e stabili.

Si sono costruite nuove case popolari in questi anni, il risa-

Il cartello illustra il progetto sul lotto 26 concordato tra Amministrazione, Consiglio di zona e proprietà

namento non è rimasto una battaglia sterile con l'unico fiore rosso del quartiere Garibaldi all'occhiello; ciò nonostante la richiesta di edilizia pubblica è ancora pressante. Nei vecchi fabbricati, pur vincolati a «167», l'attesa si fa drammaticamente lunga, qualcosa non funziona, che cosa?

Perchè un lotto libero come quello di piazzale Maciachini, adottato a «167» ancora nel lontano 1969, vede solo in questi giorni le ruspe in funzione e il cantiere all'opera?

Perchè il lotto 128, unico intervento di ristrutturazione in Zona 7, già approvato dal Cimep, non ha ancora un programma definito di inizio lavori?

Non sono problemi solo zonali, interessano la città, le città, i comprensori, le regioni, Sono passati dieci anni dall'entrata in vigore della 465» ad integrazione della «167»,

possiamo fermarci ora a farne un'analisi; da più parti soffiano correnti di reazione alla legge: si chiede la sua applicazione a vasto raggio per poter lamentare poi inadempienze e tempi snervanti.di applicazione, oppure se ne decreta il fallimento, dichiarando che la soluzione sta ancora una volta nell'intervento dell'operatore privato.

Lo Stato ha nuovamente dato uno strumento senza proteggerlo, senza creare i presupposti per il suo funzionamento corretto e rapido; ha sfornato, costretto dalle pressioni che da più parti del paese gli venivano mosse, una legge che intacca finalmente lo strapotere della proprietà privata, Sembra una situazione paradossale, ma non è forse quella usata dalla proprietà dell'area Maciachini per allontanare da sè il pericolo di un esproprio immediato?

E quand'anche non si arri-

COMUNE DI MILANO ! Ripartizione
LOTTO 26 ex lege 167 AREA DESTINATA ALLA COSTRUZIONE 01428 ALLOGGI 01 EDILIZIA ECONOMICO POPOLARE
Edilizia Popolare
14 MILANOSETTE MAGGIO 1981
è stata risolta la tortuosa procedura di Piazzale Maciachini Quando si concluderà quella sul Lotto "128"?

La voce dei partiti: Pci

vasse ad utilizzare metodi così squallidi, ci sono sempre i ricorsi ai vari Tribunali amministrativi regionali.

Un ricorso al Tar blocca almeno temporaneamente la procedura di esproprio; è di questi giorni la notizia di comunicazioni giunte, ad esempio, alle proprietà degli stabili inseriti nel lotto 128; quanti di loro si sono già rivolti all'Organo regionale preposto ad accoglierne le istanze?

Di ricorso in ricorso i tempi si allungano; l'amministrazione si vede spesso costretta a stornare altrove fondi già stanziati su lotti approvati e resta in attesa di decisioni che il Tar troppe volte prende a favore del privato ricorrente.

Per uscire dallo stallo di situazioni che degenerano, mettendo in serio pericolo l'applicazione della « 167», a volte si finisce con l'accordarsi con la proprietà privata, stipulando convenzioni che cercano un equilibrio tra possibilità edificatorie pubbliche e non. Si ritorna al caso del lotto 26: ancora una volta all'assurdo di usare lo strumento «convenzione tra pubblico e privato operatore» come rimedio finale di un ricatto che la proprietà

ha gestito e diretto per un decennio.

Ben altro è il ruolo del «convenzionamento» che però, è bene sottolinearlo, non può e soprattutto non deve sostituirsi alla «167», deve al contrario vivere autonomamente oppure integrarsi in forma definita all'interno della legge. Non bastassero comunque i ricorsi ai Tribunali regionali, anche la Corte Costituzionale ha decretato illegali gli espropri di vecchie case, con una sentenza che ha fatto seguito al recupero del «Garibaldi» a patrimonio pubblico: un altro terreno minato sul percorso già accidentato della «167». Non si parli infine di finanziamenti: una legge come quella della casa va rifinanziata dalla Stato con iniziative agevoli e con interventi massicci, ma va guidata anche con indirizzi precisi, che mettano gli enti comunali e i comprensori in grado di allargare il patrimonio alloggi di loro proprietà.

Non ci si spiega perchè, ad esempio, le cooperative che operano in proprietà trovino maggior credito di quelle che, più rispettose della situazione, scelgono di intervenire in di-

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ma ha lasciato ogni possibilità di recupero a quest'ultima, delegando ai Comuni la gestione di uno strumento tanto importante quanto sfuggente: la «167» si applica, ma i tempi di realizzazione paiono sempre più un lento stillicidio, si ristruttura e si edifica edilizia pubblica, ma gli oneri economici diventano ogni giorno più pesanti.

Arrivare alla comunicazione di esproprio, già obbliga l'ente pubblico ad un iter burocratico non breve; anche l'esproprio con procedura d'urgenza che ha tempi più ridotti, urta contro l'opposizione della proprietà che scatta al momento della comunicazione o poco prima. La legge è chiarissima in proposito: l'Ufficiale Giudiziario deve comunicare l'esproprio direttamente alla proprietà; niente di più facile per quest'ultima che intestare a una società creata allo scopo «senza fissa dimora» lo stabile o l'area assogettata a «167», per far rimbalzar qua e là, per l'Italia, la pratica in corso, guadagnando così mesi e mesi! (non dimentichiamo che anche il vincolo ad edilizia pubblica ha una sua durata limitata nel tempo).

ritto di superficie e con proprietà indivisa.

Le difficoltà per queste ultime ad ottenere prestiti a tasso agevolato sono assai maggiori; eppure con simili interventi su aree di «167» anche per le amministrazioni pubbliche si potrebbero aprire possibilità di gestione di un parco alloggi sempre' più esteso.

È un modo, uno dei tanti per cominciare a scrollare di dosso questa veste «assistenzialistica» in cui sempre più si sta chiudendo la «167», che dovrebbe viceversa avere un carattere propulsore.

Se quindi si vuol rendere alla «167» quella snellezza di cui ha bisogno, non si può certo decretarne la morte o il fallimento, occorre al contrario denunciare i meccanismi tediosi che ne rendono lenta l'applicazione, occorre incidere con determinazione politica affinchè governo ed enti di appello si rendano conto che il problema della casa non si può risolvere proponendo una legge soltanto, ma anche affiancandole ogni strumento di cui necessita per una reale e rapida gestione da parte dei Comuni.

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segue dalla prima pagina

naloghi per la ristrutturazione di altri 25.000 vani (che non rappresentano una aggiunta di volumetria abitabile, perchè si tratta in genere di case già abitate). Fino ad ora questi programmi sono stati attuati con capitale pubblico (Comune o Istituto autonomo case popolari o finanziamento statale). È indispensabile procedere con convenzioni che favoriscono la partecipazione privata attraverso i piani di recupero, previsti dalla legge».

Il problema casa presenta aspetti diversi a seconda della trasformazione sociale. Ad esempio, nuclei familiari piccoli «chiedono» abitazioni piccole. Poi, connesso, c'è il problema degli anziani. Che ne pensi?

«Per rispondere alla domanda dei nuclei familiari minimali (nuove coppie o anziani) bisogna ricorrere all'edilizia di espansione (sia essa popolare o privata). Da qui all'82 prevediamo di realizzare 8.830 nuovi alloggi (25/ 26.000 vani persona); di questi almeno un quarto dovrà esse-

re riservato ai piccoli nuclei familiari, con vincolo degli alloggi ai piani bassi per gli anziani. A Milano si prevede inoltre la realizzazione tra il 1982 e il 1985 di altri 5.237 alloggi (16/17.000 vani persona) sempre di edilizia popolare, mentre dovranno essere rivisti i programmi dell'edilizia privata, che sono insufficienti...

Per concludere, quale ruolo del «problema casa» nel futuro di Milano?

«Per concludere, devo dire che lo sviluppo futuro della città è collegato al problema della casa. Milano ha la necessità di disporre di alloggi per la forza lavoro che quotidianamente gravita sul centro urbano e nei comuni dell'area metropolitana, e soprattutto per i giovani e le nuove famiglie. Il problema casa deve essere valutato sulla base delle esigenze globali della popolazione metropolitana, costituita non solo dal milione e 700 mila abitanti che vivono nell'ambito della cinta daziaria, ma anche dei tre milioni e 500

mila cittadini che vivono in tutto il territorio metropolitano. Per questo pensiamo alla realizzazione di quartieri residenziali attorno alla città, lungo le linee di forza del trasporto pubblico (metropolitana) onde garantire collegamenti rapidi con il centro urbano.

Questi interventi devono però essere finanziati dallo Stato (non possono essere a carico comunale) e prevedere abitazioni popolari e private, nonchè favorire, con procedure semplici, il coinvolgimento della imprenditoria privata...

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