Il Diciassette1

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n. 4 dicembre 1977

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CONSIGLI UNITARI DI ZONA: QUATTRO ANNI DOPO

LA PRESA DI POSIZIONE DELL'ANPI DI ZONA

NEI CONFRONTI DELLA NUOVA «STRATEGIA DELLA PAURA»

Il fascismo di oggi ha mille volti

Il persistere dell'attacco criminale alle istituzioni repubblicane e all'ordine democratico, pone l'esigenza di farvi fronte con iniziative largamente unitarie. combattendo con fermezza certe spinte estremistiche tendenti a restringere il fronte democratico. Dobbiamo combattere queste spinte per far si che divengano sempre più isolate e condannate, per impedire quindi il fatale circuito violenza-repressione-violenza che queste spinte pongono sistematicamente come esca per spingere il Paese verso lacerazioni profonde, tali da aprire la strada alle peggiori involuzioni e avventure reazionarie.

Ecco allora che a quanti si dicono contrari alla violenza, ma si limitano a considerarla « un errore » e quindi non la combattono, chiediamo quale differenza sostanziale ci sia tra l'assalto neofascista al regime democratico, con le bombe di P.zza Fontana a Milano, o un P.zza della Loggia a Brescia e il terrorismo portato avanti dalle brigate rosse, dagli « Autonomi » e da altri « gruppi » che si richiamano al cosidetto partito armato ».

Alla domanda, l'ANPI dà una risposta, una risposta da cittadini democratici e antifascisti: in ogni caso, i fautori della violenza, i terroristi, i teorizzatori e i guerriglieri del « partito armato » non sono affatto dei « compagni che sbagliano >›, come da alcune parti talvolta vien detto, ma sono nemici del movimento dei lavoratori, sono gruppi che si identificano oggettivamente e qualche volta anche soggettivamente con il peggior fascismo. Essi, con una mostruosa intercambiabilità di etichette, perseguono l'obiettivo di destabilizzazione democratica che in tutti questi anni è stata una costante di tutta la manovra reazionaria contro i lavoratori e contro i Partiti democratici. E poi, non vengano questi gruppi « pseudo-rivoluzionari » a chiedere che si confronti la loro violenza » con quella della lotta Partigiana. La resistenza è stata lotta per la liberazione dal nazi-fascismo, lotta realizzata con il consenso della stragrande maggioranza del popolo italiano. La violenza e il terrorismo di questi pseudo-rivoluzionari » trova invece la netta condanna della stragrande maggioranza del popolo italiano, la quale chiede al Governo, alla polizia, alla magistratura di compiere il loro dovere, che è quello di garantire l'ordine pubblico e la convivenza civile, in questo sollecitati , controllati, difesi dalla volontà democratica del Paese.

In queste righe, il lettore, troverà una analisi troppo affrettata e

generalizzata del fenomeno definito « una nuova tappa della strategia della tensione o della paura », occorrerebbe ricercarne anche le cause. Bene, è quanto ci ripromettiamo di fare sui prossimi numeri di questo giornale, se la redazione gradirà di ospitarci.

É pensabile e proponibile che il discorso, andando avanti, affronti anche nella nostra zona il problema della lotta alla violenza e alla disgregazione sociale, ponendo l'accento sul confronto e la disponibilità delle forze politiche, dei sindacati, dei lavoratori e delle associazioni democratiche ad impegnarsi, dalla parte della ragione, a combattere in difesa della libertà e della convivenza civile per lo sviluppo della democrazia.

L'ANPI della zona 17, raccogliendo l'invito del Comitato Unitario Antifascista di Milano per la difesa dell'ordine repubblicano, si impegna ad essere, come sempre è stata nel passato, forza coagulante tra il Consiglio di Zona e i Partiti presenti sul territorio per dar vita, assieme agli antifascisti e ai cittadini sinceramente democratici, a tanti comitati unitari di quartiere, nelle fabbriche e nelle scuole superiori della nostra zona per la difesa delle istituzioni democratiche, per la convivenza civile, per l'ordine pubblico che si basi sul consenso delle grandi masse popolari in collaborazione con gli istituti preposti.

Siamo a conoscenza che già il Consiglio di Zona, con lettera a firma del Presidente M. Valentini, denuncia l'annidarsi nella nostra zona di forze organizzate allo spaccio della droga e anche di gruppi neo-fascisti che di tanto in tanto si fanno vivi con scritte provocatorie sui muri dei nostri quartieri e che creano perplessità e timori nella cittadinanza.

Sappiamo che in merito lo stesso Consiglio di Zona ha promosso un incontro con rappresentanti della P.S. - C.C. - Vigilanza Urbana per ricercare assieme una linea unitaria, democratica, idonea alla sensibilizzazione della popolazione e per combattere e prevenire il fenomeno della criminalità politica e comune, ricostruendo un tessuto democratico e associativo, capace di isolare e sconfiggere il teppismo e i nemici della convivenza civile.

Su questa strada l'Associazione Partigiani d'Italia si impegnerà a creare contatti sempre più stretti tra le forze politiche e sociali della zona e in particolare con il Consiglio di Zona per sviluppare la collaborazione necessaria ad una più vasta partecipazione dei cittadini e dei lavoratori, anche sul tema dell'ordine democratico.

L. 300

Quando il sindacato esce dalla fabbrica

La nascita dei CUZ nel 73: gli obiettivi di allora. Aspetti positivi e negativi nella complessa esperienza di 3 anni. La proposta di ristrutturazione avanzata dalla CGIL Milanese. Intervista con gli esponenti sindacali della nostra zona.

Il 18 settembre 1973 i Consigli Generali CGIL - CISL - UIL di Milano e Provincia approvavano la costituzione dei Consigli Unitari di Zona (CUZ). Si trattava di rispondere ad un'esigenza largamente sentita da tutto il movimento sindacale: all'esigenza cioè, di operare in stretto collegamento con il territorio. Il Consiglio Unitario di Zona doveva infatti costituire « un nuovo elemento per la crescita della democrazia sindacale e della partecipazione diretta dei lavoratori alla conduzione delle lotte sociali, di riforma e delle politiche ri-

NEL' INTERNO

Droga: sottoprodotto della emarginazione e del disadattamento di vasti strati giovanili pag. 3

Consultorio in zona: la volontà c'è, ma mancano i locali pag. 4

Tra scuola e lavoro pag. 5

Inquilini e sindacati partecipano al controllo democratico

IACP pag. 6

Natale con voi pag. 7

vendicative ». Doveva inoltre stimolare il processo di unità sindacale, secondo gli impegni assunti dai Congressi CGIL, CISL, UIL.

Le funzioni dei CUZ

Il decentramento, realizzato nei CUZ, veniva posto sia in termini politici che organizzativi, e prevedeva: l'articolazione operativa delle politiche della Federazione unitaria; la proclamazione di scioperi in zona; l'ampliamento della partecipazione democratica.

Milano veniva divisa, tenendo

conto anche del decentramento amministrativo, in17 Cuz; la nostra zona, assieme alla zona 5, il CUZ « Ticinese-Lorenteggio », che ha sede tuttora in via Tolstoi 14. La scelta dei CUZ si rivelò ben presto in tutta la sua complessità. Non mancarono indubbiamente gli aspetti positivi: ì nuovi organismi accelerarono, nei confronti delle categorie, lo sviluppo verso strutture decentrate evitando il pericolo di corporativismo ed attenuando il distacco fabbrica-territorio. Diventarono importante punto di riferimento per il confronto con gli enti locali e le strutture pubbliche decentrate e non mancarono di sollecitare la partecipazione operaia nella lotta per le riforme. Inoltre, sebbene proprio nei CUZ si siano spesso scaricate tendenze antiunitarie, nello stesso tempo i CUZ hanno difeso l'unità d'azione del sindacato anche fuori della fabbrica.

Ma accanto a questo patrimonio storico importante e significativo, non tardarono ad emergere aspetti meno positivi. La divisione di fatto, venutasi a creare fra i Consegue a pag. 2 1

Un asilo a misura di bimbo

Dall'esigenza di trovare strutture adeguate che permettano ai genitori di svolgere le proprie attività lavorative, nasce il problema d'inserire il bambino in un ambiente capace di sviluppare la sua personalità in modo armonico e stimolante.

Partendo da queste considerazioni ci siamo sentiti così in dovere di affrontare su queste paginequest'importante tematica.

Siamo andati ad intervistare Maria Teresa, Ferrari-Lehnus, presidente di una cooperativa che gestisce un asilo nido, « centro psicopedagogico per l'infanzia », che ha sede proprio nella nostra zona, in Largo Gelsomini, 14. Le abbiamo chiesto:

Qual'è la situazione degli asili-nido nella nostra zona?

Non è per niente rosea.Pensiamo che su 130.000 abitanti esistano solo 3-4 asilo-nido: Si vede

immediatamente 'la sporporzione tra abitanti e servizi sociali. Per gli asili l'Ente Locale segue i parametri delle leggi svedesi. Ma l'Italia non è la Svezia sul piano economico.

Uno dei motivi quindi che influiscono sulla carenza di queste strutture è il loro alto costo. Vi è infatti una legge regionale, la n. 39, che stabilisce 9 mq. pro capite per bambino. Possiamo ben comprendere come, nel momento di grave crisi economica che le amministrazioni comunali stanno attraversando, sia impensabile la creazione di nuovi asili, almeno su queste basi. Vi è poi l'alto costo che l'Amministrazione Comunale deve sostenere giornalmente per ogni bambino, e qui siamo nello ordine delle 18-20 mila lire.

— Quali sono i motivi per cui è sorta questa cooperativa I segue a pag. 2

Filippo Pietra , CISL Saracino , CG IL ESPERIENZA DI UN ASILO AUTOGESTITO NELLA NOSTRA ZONA

dalla prima Quando il sindacato esce dalla fabbrica

sigli di Fabbrica e il CUZ, ha costretto quest'ultimo a impegnarsi sul « sociale », inteso come interessamento del sindacato a problemi marginali, seppur importanti, e alle questioni riguardanti "gli strati di emarginati.

La crisi economica ha poi accentuato questo processo, portando le categorie a rinchiudersi in sè e limitando la loro presenza al CUZ a una questione di « diritto », disgiunta dalla conquista politica sul ruolo che il CUZ doveva avere.

Il Consiglio Unitario di Zona, in questa prospettiva, è stato visto più come sede di rappresentatività formale, che come effettiva struttura del sindacato, democratica e rivendicativa.

Ma il vero ostacolo al superamento delle difficoltà insite nella piena attuazione del CUZ, è venuto dalla stagnazione del processo unitario.

La proposta di ristrutturazione

Da queste riflessioni e dalla consapevolezza che Milano ha una grande responsabilità nei confronti dell'intero movimento sindacale nazionale, nasce la proposta della CGIL Milanese per la ristrutturazione dei CUZ. Proposta che emerge anche dalle considerazioni su tre anni di esperienza concreta e che tiene conto delle nuove condizioni politiche ed econo-

dalla prima

che gestisce l'asilo-nido?

Molteplici. In primo luogc per sopperire appunto alla carenza di servizi sociali in questa zona. L'altro motivo è di portare avanti una nuova sperimentazione sui problemi educativi. Infatti, a livello nazionale, la nostra esperienza di cooperativa è unica.

Storicamente il nido in Italia è sorto come luogo assistenziale per i figli delle ragazze madri o per le donne che devono lavorare, e non come servizio sociale che abbia un compito veramente educativo. Noi invece pensiamo, e la nostra esperienza, lo dimostra, che l'asilo debba esistere sia per la donna che per il bambino. Per la donna, perchè l'esistenza di questa struttura la invogli ad uscire di casa e ad affrontare il mondo del lavoro: per il bambino che ha bisogno di vivere insieme a coetanei, ad altre persone adulte con cui instaurare un rapporto affettivo, di vita comune che probabilmente c'era nel tipo di socializzazione precedente a questa di tipo industriale, la società contadina, e che la società industriale ha frantumato. È sopravvenuta la famiglia nucleare e la famiglia si è trovata a doverli risolvere da sola tuti i problemi della società, urbanizzandosi. — Com'è questa struttura nella quale tu lavori adesso?

La struttura diversa in cui vivo e lavoro è stata proprio inventata di sana pianta, in base alla sperimentazione, agli obbiettivi che ci siamo posti, ai risultati che abbiamo ottenuto. Abbiamo detto che il bambino ha diritto all'asilo nido che è una struttura sua in cui si risolvono i suoi bisogni, però c'è dell'altro: una struttura deve educare adulti e bambini. I genitori che frequentano il nostro asilo devono imparare e portare il laro contributo all'interno dell'asilo sui problemi educativi, perchè non ci può essere dicotomia tra nido e casa, tra struttura e famiglia. Evidentemente ci deve essere un'ampia discussione, per criticare anche il tipo di educazione che è in voga. Le madri e i padri imparano a discernere e a non seguire più passivamente. Le madri, da noi, riescono per lo meno a ricriticare, ad esempio, il fatto di abbandonare il figlio, questo grosso scoglio che

miche del paese. I risultati elettorali del 15 e 20 giugno hanno infatti mutato radicalmente il quadro politico: è cambiato soprattutto il ruolo degli enti locali, in lotta per rivendicare quote di pptere allo stato centralizzato. Da qui il loro intento di governare con l'ampio consenso dei lavoratori. Ma la debolezza del CUz — dovuta al mancato rapporto organico con le fabbriche — ha fatto sollevare preoccupazioni circa l'autonomia sindacale nei confronti delle forze politiche che amministrano gli enti locali. Ciò ha favorito l'incanalarsi del malcontento, derivante dalla crisi economica, verso le amministrazioni locali senza attaccare invece le vere responsabilità nazionali. Il documento della CGIL, nel proporre la ristrutturazione del CUZ, riafferma come obiettivo primario la piena autonomia sindacale nelle scelte rivendicative. Ma afferma anche che i CUZ — oltre ad essere momento di orientamento delle politiche generali del sindacato — devono saper operare autonomamente come stimolo nei confronti dei poteri locali.

Infatti soltanto attraverso l'autonomia e la lotta della classe lavoratrice è possibile conquistare una società diversa, che affermi anche l'autonomia degli enti locali nei confronti dello Stato.

Il documento CGIL afferma infine la necessità di una politica di

programmazione democratica, basata sul controllo dal basso delle scelte economiche e produttive. Ed è proprio da questa proposta per la trasformazione della società che dovrà nascere la nuova struttura territoriale, quale strumento di costruzione e di gestione della politica complessiva del sindacato.

Il CUZ nella zona 17

Su questa estesa problematica e sulla concreta esperienza maturata dal Consiglio Unitario di Zona Lorenteggio-Ticinese, siamo andati a intervistare i rappresentanti sindacali che operano in zona. Saracino, della CGIL, ci ha detto: « Come azione specifica sul territorio il bilancio non è molto allettante. Potremo comunque ricordare l'impegno del sindacato a portare lo SMAL (Servizio Medicina Ambienti di Lavoro) nelle fabbriche. In alcuni casi, come alla Osram, ha avuto esito positivo, anche in relazione alla particolare nocività dei suoi processi produttivi. Altre iniziative importanti del CUZ riguardano l'istituzione in zona dei corsi delle « 150 ore » e la costituzione della lega disoccupati. Sotto l'aspetto politico, il CUZ si è tuttavia limitato al coordinamento delle politiche sindacali: è infatti mancato tutto il suo apporto ad un'elaborazione originale perchè in realtà i Consigli di Fabbrica non hanno ancora compiuto il sal-

to dalla fabbrica al territorio. Quella del CUZ è stata comunque un'esperienza positiva, in quanto ha portato avanti tutta una serie di problemi, di cui nessuno si sarebbe occupato. Ciò che la CGIL auspica è una ristrutturazione anche organizzativa del CUZ, affinché diventi realmente un organismo in grado di penetrare a fondo le esigenze del territorio, di elaborare proposte e di portarle avanti ».

Pietra, esponente della CISL, sostiene che « il CUZ è composto da un nucleo troppo ristretto, che si riduce in sostanza alla segreteria. Su temi specifici, l'impegno può essere grande: ad esempio, sulla questione della salute, si è costituito un gruppo di ricerca che ha lavorato per oltre un anno. Anche sul problema del distretto scolastico e sulla questione femminile, il CUZ si è impegnato a fondo.

Manca tuttavia una direzione sindacale complessiva, che riesca a coordinare i vari interventi e i rapporti del CUZ con gli altri organismi territoriali. Le ragioni di ciò, sono innanzitutto di carattere politico: la CISL è sostanzialmente d'accordo sulla ristrutturazionedel

Consiglio Unitario di Zona, ma si pone in una visione divergente rispetto a quella della CGIL. La CISL è infatti nata come sindacato di categoria d'ispirazione cattolica, attento più all'iniziativa autonoma

Un asilo a misura di bimbo

sentono anche se a livello razionale; dicono « voglio continuare a lavorare perchè mi piace », però a livello inconscio sentono l'abbandono del figlio come colpa.

Perchè la donna è stata abituata a pensare che l'unica sua attività sociale fosse quella di madre, perchè lo si riconosceva solo per il ruolo di madre che stava in casa, che aveva i figli. Nella misura in cui lei vuole rompere questo schema e stare quindi nella vita attiva, e continuare a lavorare, deve pagare il tributo di vivere l'abbandono in modo angosciante, ansioso.

Ora nel nostro asilo si cerca di attuare al massimo questo, tanto è vero che le madri qui possono stare tranquille.

Di fronte al quartiere, come si colloca l'asilo?

Come momento di aggregazione l'asilo nido non ha soltanto la funzione di rapporto fra madre, il bambino, il padre e l'educatrice. Abbiamo detto che la struttura nucleare nun ci sta più bene, nè per la madre nè per il bambino, che ha bisogno di più rapporti affettivi. Come superare questo bisogno delle madri di avere rapporti esterni, di vivere una vita più attiva nella realtà e i bisogni del bambino a essere, stimolato, a vivere in comunità, di avere rapporti affettivi con più persone? Per me la soluzione è proprio quella di creare strutture a fianco della famiglia in cui permettere alla madre di poter lavorare e al figlio di fare delle esperienze nuove.

La vostra è una microstruttura?

Noi viviamo in una struttura che può contenere, e non aumentiamo assolutamente il numero dei bambini, al massimo 30. Questo ha determinato lo sviluppo di una forte amicizia con gli educatori.

Cioè non è una « istituzione » l'asilo. É un gruppo di bambini e di animatori che vivono insieme la giornata, che fanno esperienze in comune. Certo per questioni economiche la nostra struttura non è l'optimum, ma sicuramente il dato positivo è che i bambini si trovane bene, si sentono veramente a loro agio. Gli enti locali invece costruiscono strutture enormi per 60-80 bambini. Ecco, io penso che questa veramente sia una « istituzio-

ne ». I bambini non possono socializzare all'interno di una struttura così grande, dove c'è molto personale ed è difficile far lavorare insieme venti persone, con serenità ed armonia. Una struttura di questo genere vuol dire anche avere una gerarchia, dei ruoli fissi.

Ma questa vostra'atruttura non è economicamente più gravosa?

No, anzi, con dati alla mano la nostra struttura è altamente economica. Noi siamo una cooperativa. Avevo detto prima che i costi che gli enti locali devono sopportare sono elevatissimi. Gli asili costano centinaia di milioni, mentre sarebbe forse più economico, ma direi anche più educativo probabilmente, fare gli asili nido negli appartamenti. Se in un quartiere si pensasse, ogni volta che viene costruito un palazzo, di preventivare uno o due appartamenti per l'asilo nido, i costi immediatamente verrebbero immensamente ridotti. Oltre a questo, teniamo presente che non sempre gli architetti che costruiscono gli asili nido tengono conto che il bambino ha bisogno di un ambiente che esprima strutturalmente affettività, socializzazione.

Ma in che rapporti si pone la vostra azione per uscire dalla gestione privatistica?

Sia chiaro che quello dei servizi sociali non deve essere un discorso privatistico ma gestito collettivamente. Milano è divisa in 20 zone. Ogni zona ha il proprio consiglio che deve gestire i servizi

dei vari settori, che a una prospettiva di direzione politica della classe operaia. Inoltre, ci sono problemi di ordine pratico. Occorre infatti tener presente che il 90% dei lavoratori abita fuori dalla zona in cui lavora. Ciò ostacola ovviamente la loro piena adesione ai problemi più strettamente connessi con il territorio ».

Sentiamo infine De Nittis, responsabile del CUZ LorenteggioTicinese per la UIL. « Premetto che il discorso sul CUZ va approfondito con un incontro fra i tre responsabili CGIL-CISL-UIL per dibattere assieme il problema. Secondo me, il CUZ dovrebbe avere uno stretto collegamento con i Consigli di Zona e le loro commissioni di lavoro. Ciò purtroppo non è avvenuto per il mancato impegno di chi fa parte del direttivo: su 45 iscritti, solo pochi hanno dato la loro attività al CUZ. Inoltre il mancato collegamento con i consigli di fabbrica — impegnati più nei problemi di categoria che in quelli del territorio — ha ulteriormente indebolito l'azione del CUZ. E' comunque in preparazione un incontro fra il consiglio unitario di zona e i vari responsabili di categoria, che hanno maggiori contatti con le fabbriche, per vedere di affrontare e risolvere il problema di un'adeguata ristrutturazione del CUZ ».

chè sa dove vanno a finire questi soldi, perchè lui stesso viene coinvolto nella gestione economica. Si rende conto che bisogna pagare contributi all'educatrice, bisogna pagare l'affitto, la luce, che ci sono i diritti dei lavoratori che vanno rispettati. Un genitore che arriva alla nostra cooperativa ha tutte un ruolo diverso perchè partecipa sia alla gestione economica sia a quella educativa e quindi ai dibattiti sui problemi connessi che avvengono all'interno della zona. I genitori vengono sensibilizzati ai problemi sociali e politici?

sociali e tutto quello che avviene nel quartiere, dalla programmazione urbanistica, scolastica; quindi deve gestire anche i servizi sociali. La nostra cooperativa è gestita collettivamente nel consiglio di zona, quindi quando c'è una copetura di gestione da parte delle strutture amministrative, politiche, non c'è più nessun problema L'importante è accettare la gestione sociale. La cooperativa è gestita da genitori, dagli educatori e da tutte quelle persone che partecipano alla cooperativa perchè si ritrovano nello statuto, nei consigli di zona.

Poi c'è una grossa novità, cioè non è un'iniziativa nostra che rimane così isolata, no. La nostra cooperativa è gestita anche dai consigli di zona. Abbiamo due consiglieri di zona nel consiglio di amministrazione, che gestiscono insieme a noi la cooperativa. La cooperativa partecipa a tutte le iniziative della zona che si fanno a favore dell'infanzia. C'è una stimolazione per i genitori a partecipare alla vita della zona. Il fatto di partecipare alla gestione economica è estremamente importante. Il discorso, di tipo assistenzialistico, che i servizi sociali devono essere completamente gratuiti, deve essere superato. Bisogna dire basta all'assistenzialismo. Come cittadini abbiamo il diritto di partecipare a quella che è la vita del quartiere e della città anche sul piano economico e quindi il genitore accetta di pagare la cifra stabilita per il bambino, proprio per-

Che le ideologie ci siano è bene, perchè il nostro è un asilo aperto a tutti. Può venire chiunque, non chiediamo da che parte arrivino i genitori. Se il discorso fondamentale, oltre a quello del bambino, è quello del cambiamento, di come aggregare il quartiere disgregato, è chiaro che ne consegue un'azione comunitaria, attraverso biblioteche, centri culturali. L'asilo nido è il primo passo per recuperare un'aggregazione delle persone. La struttura aggrega le persone, le socializza tra di loro. Ma l'aggregazione, la socializzazione, il recupero del quartiere come luogo di aggregazione può venire solo da queste piccole strutture. So che un movimento cooperativistico sarebbe un discorso nuovo, bellissimo: formare cooperative di mense di quartiere, di asili nido, di assistenza agli anziani, ai bambini...

Questo significa che il quartiere assume veramente una dimensione diversa. Bisogna lavorare in questo senso perchè il quartiere abbia queste piccole strutture in cui la gente si ritrovi, lavori, discuta, dialoghi e viva, partecipi alle attività del quartiere, si ritrovi, formi amicizie.

Non è forse, attraverso queste iniziative, che si verrebbe a creare una nuova cultura basata sulla più ampia partecipazione dei cittadini sui problemi di vita che direttamente li coinvolgono (educazione, salute, lavoro) l'innesco e lo stimolo a quel cambiamento di cui il nostro Paese ha bisogno? intervista di Gabriella Parise

pag. 2 - il Diciassette

If INCHIEST1 11 LE INCHIESTE DEI 11 LE INCHIESTE DEI 11 If INCHIESTE DEI 11 II I

Droga: sottoprodotto della emarginazione e del disadattamento di vasti strati giovanili

Mentre cala il prezzo dell'eroina allo scopo di inglobare altri giovani emarginati, la collettività deve prendere coscienza di un problema « sociale » che la tocca così da vicino. Il fenomeno « droga » non può essere seriamente affrontato e risolto senza un impegno di prevenzione sul territorio, di politica dei servizi, di lotta per maggiori possibilità di partecipazione alla gestione della vita collettiva.

Dimensioni sociali. Il problema « droga » va analizzato come un fatto sociale, individuandone i soggetti, le modalità di comportamento, il significato, gli effetti. Non ha senso quindi limitarci a parlare del « drogato », personalizzando una condizione che è legata a doppio filo con la nostra società: saremmo tentati di farne il capro espiatorio su cui riversare i nostri sensi di colpa e la nostra aggressività. Interrogandoci invece sui motivi che spingono verso la spirale della droga il campo della nostra riflessione necessariamente si allarga e pone l'accento su una situazione di grosso disagio: quella vissuta dai giovani oggi. Se facciamo i conti con la realtà della condizione giovanile nel nostro paese e, in particolare, nella nostra città, dobbiamo ammettere che troppo spesso le « assenze », i « vuoti », le esperienze deludenti prevalgono sui momenti formativi e creativi.

I motivi vanno ricondotti all'evoluzione storica di questi ultimi anni. Il movimento studentesco, portatore di entusiasmi collettivi, di spinte verso la ricerca di un modo di vita qualitativamente diverso, si è disperso in mille rigagnoli.

L'incalzare della crisi economica lo ha respinto sul fronte della scuola, che ha assunto la funzione di area di parcheggio per disoccupati, svuotandosi di contenuti e di credibilità; e sul fronte del lavoro, il mondo produttivo essendo diventato accessibile soltanto a pochi privilegiati.

i giovani insomma sono entrati nell'area della emarginazione, andando a costituire un esercito di riserva in attesa di venire in qualche modo impiegato. Tuttavia chi subisce in modo tragico questo processo di emarginazione, è il figlio del proletario e del sottoproletario che non possiede le risorse culturali, psicologiche oltre che economiche per fronteggiare tale situazione.

Non a caso i più esposti alle sollecitazioni del mercato dell'eroina sono interi gruppi giovanili cresciuti nelle periferie dei grandi centri urbani, nelle cinture, nell'hinterland, nei « ghetti » cioè dell'immigrazione e dell'emarginazione di massa. Sono le vittime della crescita caotica delle grandi città, della scarsità di servizi sociali, dell'angoscioso isolamento dei quartieri periferici. In questo contesto la droga diventa per molti giovani un modo per sopravvivere, paradossalmente attraverso l'autodistruzione, a una serie lunghissima di disagi che, se hanno una evidente matrice sociale, vengono sperimentati drammaticamente a livello individuale.

Dimensioni politiche. Non ci si può nascondere che il diffon-

ark, _....mentaaram.-Arai iersi della droga ha un preciso significato di natura politica: esso non è, cioè, solo l'espressione di situazioni di grave disgregazione sociale, ma svolge anche un ruolo ben determinato all'interno del sistema. La droga, infatti, come soluzione di fuga individualistica a situazioni personali di disagio, essclude quasi sempre la possibilità di maturare la convinzione che i problemi sono i problemi di tutti e che solo un impegno collettivo può permettere di risolverli alla radice. Si pensi a quanti giovani sono passati dalla ricerca di un impegno sociale e politico alla schiavitù e alla totale emarginazione provocate dall'eroina: per questo si è affermato che la droga costituisce in realtà un « perfezionamento » del sistema col quale si annientano gli individui diversi, inutili o pericolosi. La dimensione di massa che la diffusione delle droghe viene ad assumere nelle periferie dei grandi centri urbani rende più evidente e drammatica questa realtà. Le droghe pesanti tendono ormai a svolgere la funzione di « tenere sotto controllo » le realtà sociali più esplosive e drammatiche. È chiaro che il diffondersi, col mercato della droga, della delinquenza, della malavita, dell'arte di arrangiarsi, della prostituzione da una parte diviene motivo di controlli repressivi e polizieschi, dall'altra impedisce momenti di aggregazione e di organizzazione di lotta contro il sistema sociale che tali situazioni produce.

E non è un caso se le forze di polizia si accaniscono contro i consumatori e i piccoli spacciatori ma non « possono » far nulla per raggiungere i veri trafficanti, che non usano droga e che hanno sempre le spalle al coperto. Viene spontaneo a questo punto, il paragone tra quanto sta accadendo nelle periferie delle nostre città e quanto è avvenuto in altre situazioni storiche nei confronti di minoranze etniche o politiche scomode e pericolose per il sistema.

Si pensi all'uso dell'alcool per fiaccare la resistenza delle tribù dei pellirossa o alla diffusione massiccia di eroina nei quartieri ghetto dei negri statunitensi.

Questi esempi ci servono per avvalorare la tesi che la droga è un

potente mezzo per accelerare processi di disgregazione sociale che sono già in atto. Accostamento alla droga. È necessario a questo punto sfatare alcune convinzioni allarmistiche che non permettono di affrontare seriamente il problema. Molte ricerche, condotte con estremo rigore, hanno dimostrato l'infondatezza della convinzione che: la diffusione delle tossicomanie dipenda esclusivamente dalla presenza di spacciatori che adescano i ragazzi fuori dalle scuole: è chiaro invece che il mercato degli stupefacenti non avrebbe sbocchi se non incontrasse le situazioni di disagio e di disadattamento prima descritte sia sufficiente ingerire una qualsiasi sostanza stupefacente, anche senza esserne coscienti, per restare « agganciati » e divenire dipendenti: in realtà, chi usa una sostanza stupefacente senza averla coscientemente cercata è probabile che stia semplicemente male; il passaggio dalle droghe « leggere » a quelle « pesanti » sia inevitabile e dipenda dalle proprietà stesse delle droghe; al contrario, il passaggio alle « pesanti » dipende molte volte prOprio dal fatto che l'uso di droghe «leggere» (hascisc, marijuana) può accrescere l'emarginazione dell'individuo a causa del « rifiuto » e della « stigmatizzazione » sociale (in famiglia, a scuola, in seguito ad arresto) che egli subisce.

Il coinvolgimento nell'uso degli stupefacenti non è quindi casuale. Chi si accosta alla droga, ne rimane coinvolto solo se ha alle spalle situazioni difficili che implicano un certo grado di disadattar..ento sociale. La condizione del tossicomane - È la condizione di chi è dipendente da » morfina » o da » eroina », di chi cioè organizza tutto il suo comportamento intorno alla ricerca e alla assunzione di droga. Questo stato di totale coinvolgimento porta all'indebolimento dei suoi legami con la realtà esterna e di qualsiasi altro interesse e all'emergere di una struttura della personalità costruita attorno alla droga.

Con l'allontanamento ed il progressivo estraneamento dell'individuo dal contesto sociale, la dipendenza dal racket dell'eroina diviene completa e l'ambiente con cui la persona interagisce si riduce sempre di più al solo « mondo della droga ». Ogni sua azione è finalizzata alla ricerca della sostanza divenuta per lui più importante del cibo. I piccoli traffici, i furti, la prostituzione, le collette, i rapporti con lo spacciatore e con gli altri tossicomani sono le attività da cui il, tossicomane è costantemente assorbito.

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Linee di una politica di intervento in zona 17

Le precedenti riflessioni servono ad inquadrare il problema « droga » che nella nostra zona assume proporzioni sempre più preoccupanti. In Via Odazio— P.za Tirana— nel Quartiere dei fiori sono dislocati tre nuclei di spaccio di droga pesante saldamente in mano ai grossi « pushers » della malavita, tanto che non vi trova più spazio la vendita privata del piccolo spacciatore.

Il numero degli eroinomani è in continuo aumento mentre si abbassa la loro età media. Si suppone siano ragazzi dai 15 ai 22 anni, con un 40% di presenza femminile.

La situazione sembra inoltre aggravarsi in seguito al recente crollo del prezzo dell'eroina che è passato, nel giro di pochi giorni. da 180.000 Lire al grammo a 80.000 Lire e alla diffusione di grosse quantità di anfetamine. Da ciò infatti si deduce l'intenzione di allargare il mercato e agganciare nuovi clienti.

Le risposte pubbliche a questa realtà pressoché agghiacciante si riducono a due tipi di intervento: quello repressivo della polizia e quello istituzionale di una equipe psico-sociale.

Quest'ultima si occuperà, a partire da gennaio, del recupero dei devianti ed in particolar modo dei tossico-dipendenti a cui assicurerà il primo soccorso prestandosi successivamente a seguirli nelle diverse fasi di terapia medica e di riabilitazione. L'equipe psico-sociaie , che opererà nel centro di Via Nikolajevka 2, rientra in un piano di intervento dell'Amministrazione Provinciale che si estende a tutta la città.

Questa iniziativa, volta a tamponare le falle più grosse, possiede tuttavia tutti i limiti di un intervento specialistico, che affronta il problema separandolo dal contesto sociale in cui si è sviluppato. Essa avrà quindi poche possibilità di successo se non sarà sostenuta da una grossa presa di coscienza dei cittadini e da una generale mobilitazione sul problema della droga che dia priorità assoluta alla « prevenzione » nell'ottica della rimozione delle cause.

In termini pratici le proposte esistono già e sono portate avanti, in particolare, da quegli operatori che da lungo tempo si occupano dei tossicomani nella zona 17: Don Gino Rigoldi, capellano dell'Istituto « Beccaria » e Don Renato, della Parrocchia di via Tito Vignoli. Essi dicono: « Occorre creare luoghi dove i giovani possano aggregarsi superando il frazionamento imposto dalle etichette, siano esse religiose o di partito. dei luoghi dove essi possano incontrarsi, discutere, organizzare attività utilizzando in modo creativo anche il tempo libero. In questo senso si potrebbero utilizzare delle strutture già esistenti: la Biblioteca di via Odazio — i centri sociali aperti nei quartieri. Questi spazi, gestiti in modo diverso, potrebbero diventare un punto di riferimento anche per i giovani più emarginati. Il ragazzo tossicomane, che non riesce a trovare dentro di sè la motivazione a sganciarsi dai mondo della droga, potrebbe essere sollecitato a farlo da un intervento esterno di persone da cui si sente « accettato » anche se è un deviante. Il mito della irrecuperabilità è stato sbandierato da chi ha tutto l'interesse a lasciare il problema irrisolto. In realtà il recupero dell'eroinomane non è così difficile per chi ne è motivato. Crearne i presupposti significa tuttavia offrire delle alternative di vita valide: una cerchia di rapporti umani, una casa, un lavoro. L'inserimento nel mondo del lavoro, nonostante la crisi occupazionale, può essere un problema affrontabile attraverso la costituzione di « cooperative » ora resa più facile dalle recenti disposizioni regionali. La cooperativa come momento di aggregazione e pratica di responsabilizzazione (il gestire insieme) risponderebbe così a due bisogni fondamentali del giovane.

La proposta è già in via di attuazione ed ha l'appoggio delle forze sindacali e politiche della zona. L'esperimento partirà con due cooperative, nel settore dei servizi (giardinaggio) e nel settore della produzione (pelletteria), costituite rispettivamente da un nucleo di una decina di giovani, tra cui due o tre ex-tossicomani. Si auspica che sulla base di questa esperienza questo tipo di iniziativa si allarghi ad un numero più grande di giovani e si dimostri un'alternativa valida allo stato attuale di disoccupazione e di disgregazione.

Parallelamente è stato affrontato il discorso di una corretta informazione sul problema droga ai cittadini della zona. Si è assunto l'incarico di questo compito delicato una « Sottocommissione Droga » che è sfociata come momento operativo di un corso di formazione sul problema droga organizzato presso il C. di Z. per insegnanti e operatori di zona. Il canale di informazione prioritario è la scuola e l'azione di sensibilizzazione dovrà coinvolgere non solo gli insegnanti ma soprattutto genitori e studenti.

Da ricordare tra le « presenze » in zona sul problema droga quella del CEIS (Centro Italiano di Solidarietà), ubicato in una villetta in via Zurigo 65 e diretto da Gino Galli.

Come si afferma in un documento informativo: « Il Centro si propone di attuare un programma volto alla prevenzione, alla cura e alla socializzazione di quei giovani che già hanno avuto esperienza con il mondo della droga ». Rimandiamo ad un prossimo servizio un'informazione più approfondita sulle attività che esso svolge e sui suoi modi di intervento nei territorio. Va comunque rilevato che le iniziative spontanee portate avanti da operatori sociali religiosi e laici non coprono che una piccolissima area del bisogno emergente. Per ottenere un qualche risultato su larga scala è necessario un intervento globale e coordinato e che veda responsabilizzati in prima persona giovani, adulti, lavoratori, insomma tutte le componenti della collettività. Perché la lotta per modificare la nostra condizione di vita ci riguarda tutti. Elena Forni

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Consultorio in zona: la volontà c'è, ma mancano i locali

sono ormai due anni che la legge N° 405 è stata approvata e finanziata. Le regioni ed i comuni si sono finalmente decisi ad applicarla.

Per quanto riguarda Milano, la giunta comunale ha deciso di aprire un consultorio familiare per ognuna delle 20 zone.

Tra le zone prioritarie sembra ci sia anche la nostra, la zona 17.

Sul consultorio nella zona è ormai da più di un anno che il C.d.Z. sta lavorando ma purtroppo di risultati non sel ne vedono.

Abbiamo allora deciso di andare ad intervistare il presidente della commissione sanità e assistenza sociale del Consiglio di Zona, il signor Zanini, rappresentante della D.C., per saperne in merito un po' di più, considerando che l'esigenza di una educazione sessuale diversa aumenta di giorno in giorno, che il problema di una procreazione controllata e desiderata sta alla base di un buon rapporto familiare, e che la piaga dell'aborto diventa sempre più grave.

« Stiamo preparando una petizione che dovranno firmare i cittadini a.

Gli ho chiesto:

Cosa ha fatto il Consiglio di Zona 17 dal 1975 per l'applicazione della legge N`405?

Durante l'anno 1975 la commissione sanità e assistenza aveva deciso di studiare la possibilità di istituire in zona un consultorio familiare. A questo proposito si era deciso di redigere un questionario per verificare di quale tipo di struttura la cittadinanza sentisse il bisogno.

Si presero per campione tre caseggiati: uno di ceto popolare uno di ceto medio, uno di ceto benestante, una fabbrica, una scuola media superiore. Furono distribuite 2034 schede e ne vennero ritirate 760 (37%).

Il risultato ci sembrò soddisfacente e ci venne confermata l'utilità dell'istituzione di un consultorio che offrisse un servizio diverso per la famiglia e per la donna in particolare.

— Quali sono state in particolare le risposte dei cittadini? Dai risultati del questionario sono emerse diverse richieste.

Le prioritarie sono state quelle degli specialisti: al primo posto il ginecologo. Notevole fu anche la richiesta di dibattiti con preferenza al problema dell'aborto seguito dall'educazione sessuale; dall'educazione demografica, dalla contraccezione e dal problema dei rapporti familiari.

Sulla base di questi dati eravamo andati ad una assemblea pubblica, presente l'assessore Sirtori, che confermò i risultati dell'indagine.

— Quali furono e sono, allora, le difficoltà che impediscono l'apertura del consultorio nella nostra zona?

Fin da allora l'assessore Sirtori ci aveva detto che i problemi più grossi erano quelli di reperire i locali adatti e il personale specializzato. Come si è mossa la commissione del C.d.Z. per superare gli ostacoli? Dopo un periodo di pausa, abbiamo ricominciato la ricerca dei locali poco tempo fa. Le difficoltà sono grosse, perché sembra molto difficile reperire strutture comunali o comunque di pubblica proprietà adatte ad accogliere un consultorio. (4 o 5 locali). Le proposte sono state varie, la più reale tutt'oggi sembra sia la sede della

E.C.A. in P.zza Bande Nere Ma è ancora tutto da verificare. In giunta si sono formate due commissioni, una per il reperimento dei locali presieduta dall'assessore Polotti e l'altra per il reperimento del personale presieduta dall'assessore

Sirtori.

- Nel frattempo come pensate di informare e far partecipare la cittadinanza sul problema del Consultorio?

— Proprio nell'ultima riunione di commissione si è parlato di questo si è deciso di fare un opuscolo che illustri in modo semplice la legge N° 405, affiancato ad una petizione che daremo e faremo firmare alla maggior parte dei cittadini appunto per sensibilizzare la zona ed anche per sollecitare le commissioni in giunta affinché ci aiutino nella ricerca dei locali per una risoluzione positiva di questa questione.

Occorre coinvolgere tutte le donne sul

problema consultorio »

Dopo l'intervista fatta al consigliere di zona, sono andata alla ricerca nel quartiere di gruppi di donne organizzate sui problemi femminili.

Sapevo dell'esistenza di un gruppo di femministe, ma purtroppo sembra che l'organizzazione si sia sciolta.

Poi, parlando con alcune donne, ho saputo che da poco tempo si è creato un collettivo, che si riunisce tutti i giovedì nel centro sociale di via Inganni, n. 4.

Sono andata di là per sentire un po' quali sono le loro opinioni sul problema del consultorio.

Ho trovato un bel gruppo di ragazze che si sono dette interessatissime appunto su questo problema e che cercheranno in tutti i

modi di coinvolgere le altre donne, ma che per il momento mancano di informazione chiara sul problema specifico e quindi intendono prima approfondire la loro conoscenza.

Mi hanno pregato però di fare un richiamo a tutte le ragazze e le donne del quartiere, affinché comincino a prendere coscienza: dei problemi e a dare il loro contributo alla lotta per la risoluzione dei problemi della donna.

Anche la redazione de « il diciassette « intende fare un invito, vista la gravità del problema dell'aborto clandestino e della necessità di un consultorio familiare, a tutti i cittadini, alle donne, ai giovani ad aderire alla petizione popolare che il Consiglio di zona farà nel nostro quartiere.

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"Servizio per lìducazione annuale, per la procreazione libera e consapevole, per l'assistenza alla maternità, all'infanzia, alla famiglia". Si tratta quindi di un servizio diverso dai vecchi consultori ONMI, che seguivano la crescita del bambino, limitandosi a dare consigli alla madre e distribuendo qualche pappa e qualche medicina, se era il caso.

Chi troverete nel consultorio

11 gruppo di opera ori viene integrato con altre figure professionali (operatrice psico-sociale, fisioterapista, psicomotricista) e si avvale di volta in volta di altri specialisti (ortopedico, neuropsichiatra, ecc.).

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Figure
Al
alla legge 44 gli enti gestori assicurano di norma le prestazioni delle seguenti figure
FIE del 29 luglio 1975 N. 405 }LEGGE REGIONALE 69-76 Ä N. 44

CORSI « 150 ORE » E DEMOCRAZIA NELLA SCUOLA

Tra scuola e lavoro

Nella nostra zona i corsi 150 ore sono tre e fanno capo alla scuola media statale Rinascita - Livi di Via Rosalba Carriera 14/16; due di questi corsi sono decentrati presso la scuola Media Statale di Via Zuara. L'iscrizione, tranne casi particolari di casalinghe o lavoratori in proprio, vengono effettuate direttamente dal Consiglio di Fabbrica.

OrganizzazioneGestione dei Corsi

Si è tenuto nello scorso mese di Novembre presso il CUZ di Via Tolstoi„ una riunione a cui hanno

Una conquista sindacale

Il valore di questa conquista sindacale acquisita con dure lotte degli anni scorsi, sta anzitutto nel permettere a molti lavoratori di entrare, non solo fisicamente nella scuola per ottenere la licenza media, ma anche di essere protagonisti e « soggetti principali » di un cambiamento e sviluppo reale nel paese. Infatti, sia la programmazione didattica che alcuni problemi sociali sono gestiti collettivamente da insegnanti e corsisti, modificando nella pratica il tradizionale rapporto insegnante - allievo.

L'esperienza di corsi fatti in questi ultimi anni ha prodotto e dato vita a una serie di pubblicazioni, documentazioni, mo-

partecipato i delegati corsisti, gli insegnanti e la Commissione Sindacale per le 150 ore delle zone 5 e 17. Nel dibattito sono stati sottolineati alcuni punti essenziali: in primo luogo l'importanza di un coordinamento di zona dei corsisti e degli insegnanti delle 150 ore; coordinamento che esce da una visione tutta interna ai corsi per collegarsi strettamente ai proble' mi di una scuola diversa, di una educazione permanente ed un collegamento con tutte le forze che all'interno della scuola operano (distretti scolastici, consigli d'istituto ecc.) per far si che la scuola

nografie che hanno reso attuabile un reale inserimento dei lavoratori nella scuola contribuendo ulteriormente al rafforzamento e « all'apertura » della scuola alle forze sociali.

Questi corsi 150 ore sono stati acquisiti contrattualmente dalle grandi categorie di lavoratori (150 ore per ogni lavoratore iscritto ai corsi a carico del datore di lavoro) mentre altre categorie o singole aziende hanno ottenuto la partecipazione ai corsi con specifiche contrattazioni all'interno delle aziende stesse. Vi sono tuttavia dei casi in cui l'iscrizione ai corsi avviene da parte di singoli lavoratori, disoccupati, casalinghe, per una migliore qualificazione all'interno del mercato di lavoro.

sia realmente aperta a tutte le forze sociali del territorio. Ancora oggi esistono situazioni in cui l'ingresso dei lavoratori come forze sociali nella scuola è ostacolato. Questo fatto diventa più grave nel momento in cui nella scuola, negli ultimi anni si è avviato un processo di democratizzazione. A dimostrazione di ciò alcuni lavoratori corsisti di Via Zuara hanno affermato in questa riunione che in ottobre, all'inizio del corso, la Preside non ha concesso loro i locali della scuola. Una energica protesta al Provveditorato agli studi ha fatto rientrare la decisione della Preside ed i corsi sono regolarmente iniziati.

L'esperienza di chi partecipa alle 150 ore Riportiamo di seguito il testo della conversazione avvenuta durante una nostra intervista a dei corsisti di Via Zuara:

D. - Per quale motivo vi siete iscritti ai corsi di 150 ore?

R. - (alcuni infermieri del Pio Albergo Trivulzio) Alcuni di noi necessitano della licenza di scuola media per poter passare dall'attuale qualifica di infermiere generico, facente funzioni professionali, a quella di infermiere professionale.

D. - Avete acquisito il corso 150 ore tramite il contratto di lavoro categoriale o con Contrattazione aziendale?

R. - L'accordo categoriale prevedeva la partecipazione del 4% dei lavoratori; in seguito a contrat-

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Alla Ponteggi Dalmine una vertenza per l'occupazione

Lo stabilimento della Ponteggi Dalmine di via Gonin (da P.zza Tirana a via Bisceglie) è l'unità produttiva più grande, ma non l'unica dell'azienda.

La Ponteggi Dalmine (azienda a Partecipazione Statale del gruppo Finsider) ha la sua sede centrale a Milano, produce nei due stabilimenti di Milano e Potenza, sviluppa la propria attività commerciale mediante una rete di uffici-depositi sparsi su tutto il territorio nazionale, occupa circa 700 lavoratori, ed è impegnata nel settore dei prodotti in acciaio per l'edilizia industrializzata e in quello del magazzinaggio-movimentazione di prodotti industriali.

Pur risentendo della crisi economica generale, e, in particolare di quella edilizia, la P.D. in questi anni ha mantenuto un volume di produzione attorno alle 30.000 Tonn. annue, registrando bilanci in attivo per centinaia di milioni, il tutto però in un quadro di continuo e preoccupante calo della manodopera (nel '70 i dipendenti erano più di 1000).

Questa situazione ha fatto sì che i contenuti della vertenza sindacale aziendale, aperta nel maggio di quest'anno, si incentrassero sulla richiesta di un programma di investimenti, capace di sviluppare ulteriormente la produzione, migliorarla tecnologicamente, e garantire nel contempo mantenimento e allargamento del numero di occupati.

Di fronte a queste richieste l'Azienda ha assunto una posizione estremamente pericolosa. Non interpretando il ruolo di Azienda Pubblica, stimolatrice e partecipe del rilancio economico, si è rifu giata dietro la linea recessiva sostenuta dalle forze economiche più conservatrici, e oltre a negare nuovi investimenti, ha intrapreso la strada del ridimensionamento della rete commerciale, rincaran-

do la dose con la richiesta di Cassa Integrazione per numerosi operai. Quest'ultima iniziativa della Direzione aziendale è sicuramente la più provocatoria, visto che nel contempo si continuano ad affidare lavorazioni a ditte esterne, non utilizzando gli impianti esistenti nello stabilimento di via Gonin.

Il C.d.F. e i lavoratori intraprenderanno su questi temi azioni di lotta rivolte anche all'esterno della fabbrica, e chiedono ai cittadini della zona la solidarietà e l'aiuto per vincere una battaglia che, riguardando un'azienda finanziata coi soldi di tutti i cittadini, deve vedere la massima unità di tutti coloro che aspirano al rilancio del settore edilizio, dell'occupazione, e dello sviluppo economico del nostro paese.

Quattro arresti per le mansarde abusive di via D'Alviano

Una causale ispezione dei vigili urbani nel palazzo di Via D'Alviano 67, ha messo in luce fin dal maggio scorso, un grave abuso edilizio: il palazzo in questione ha addirittura un piano in più, costruito al posto del solaio con palese violazione della licenza edilizia, rilasciata nel '74.

Il pretore che indaga sul reato, Sergio d'Angelo, ha emesso mandato di cattura nei confronti di quattro dipendenti comunali, che sono stati arrestati venerdì 25 novembre.

Ci limitiamo per ora ad accennare soltanto a questo grave, ennesimo episodio di speculazione edilizia, ripromettendoci di riprendere e seguire da vicino la questione nei suoi prossimi sviluppi.

I Comunisti della

Zona 17 a convegno per discutere e

tazione con l'amministrazione del Pio Albergo Trivulzio abbiamo ottenuto che la percentuale arrivasse al 12%.

D. - Che difficoltà esistono tra voi e i vostri colleghi di lavoro? (turni, orari...)

R. - Abbiamo organizzato turni di lavoro in modo che potessero partecipare ai corsi 150 ore anche altri lavoratori ;oltre a quelli previsti nell'accordo di categoria.

D. - Quali altre fabbriche sono presenti in questo corso?

R. - (un operaio della Osram) Noi della Osram siamo una decina; rispetto all'anno scorso la richiesta di partecipazione ai corsi è notevolmente aumentata. Si tratta nel futuro di propagandare maggiormente questa conquista ottenuta.

D. - Che sensazione provate, che problemi emergono ritornando a scuola dopo molti anni?

R. - (un infermiere) Mi trovo un po' impacciato. Ho 45 anni ed inizialmente ho avuto attimi di imbarazzo, di vergogna a non sapere le cose; ritrovandomi poi in una situazione in cui le esperienze personali sono simili alle mie, sono riuscito a superare questa timidezza facilitato dal rapporto con gli altri corsisti ed insegnanti.

indicare soluzioni ai problemi della nostra zona

Nei giorni 16-17-18 dicembre presso la sala Riunioni del Consiglio di Zona, si terrà il convegno zonale del P.C.I. e della F.G.C.I. Non ci è possibile riferire sui lavori del convegno, in quanto il giornale esce proprio nei giorni in cui si svolge. Abbiamo comunque chiesto al Comitato di Zona del P.C.I. di illustrarci brevemente gli scopi dello stesso.

« Il convegno nasce dalla necessità di un momento di discussione approfondita sui problemi della zona, sulle cose fatte, su quelle da attuare e sul modo di operare del P.C.I. e F.G.C.I. sul territorio, nelle fabbriche, nelle scuole, nel C.d.Z., nei confronti delle altre forze politiche e sociali.

Si propone la definizione e proposta di precisi obiettivi e soluzioni a problemi anche gravi, che Milano e la nostra zona vivono, indicando sia le prospettive a breve scadenza, che quelle a lungo termine ».

Ci sembra, questa del PCI, una iniziativa positiva, da seguire at tentamente anche attraverso le pagine del nostro giornale.

Non si può infatti dimenticare che tanti problemi aspettano da tempo una soluzione, altri si sono fatti più gravi ed altri ancora drammatici. Mentre auguriamo al convegno del PCI e della FGCI buon lavoro, auspichiamo che anche da parte di altre forze politiche si compia una riflessione e uno sforzo di solidarietà e unità per fare di Milano -e in particolare della zona 17 - un luogo più vivibile, a dimensione umana.

Al Teatro Orione (Via Feztan angolo Caterina De Forlr) si Ä esibita nel giorni 24 Ä 25 novembre la Compagnie "La Guglia" In un brIllantjuimo lavoro dialettale: "La daccene che

di, Rine Sciree, Alberto Poeta, Augusto Sevoldi, Gualtiero Plaszon, Giuliano Rastrelli, Emilio Minole.

D. - Quali argomenti avete deciso di affrontare?

R. - Abbiamo scelto i seguenti argomenti: agricoltura in Italia, alimentazione, mezzi di comunicazione, storia del fascismo e istituzioni, salute ed ambiente di lavoro.

D. - In che modo intendete orgna'zzare\ i corsi?

R. - (una lavoratrice) Non in un modo in cui apprendiamo «dal-

» un linguaggio. E importante per noi dare un apporto con le nostre singole esperienze; facciamo anche delle ricerche, non usiamo « libri di testo ». Una didattica impostata e vissuta da noi corsisti lavorando tutti insieme.

Al corso, cui fanno parte gli intervistati di Via Zuara, e che è composto di 97 iscritti, partecipano inoltre dei corsisti provenienti dall'Upim di P.zza Frattini, dal Coin di G. Cantore ed alcuni bidelli.

Un insegnante del corso ci sottolinea la particolarità della composizione dei partecipanti al corso stesso che raccoglie lavoratori in maggioranza ospedalieri, chimici, casalinghe ed una minoranza del commercio.

I corsisti delle principali grosse fabbriche metalmeccaniche della zona sono invece iscritti presso i corsi 150 ore di Via Rosalba Carriera (Scuola Media Statale Rinascita - Livi).

Da queste interviste e dalle esperienze scaturite dai corsi di questi ultimi anni emerge una volontà da parte dei lavoratori di «entrare» nella scuola e di apportare un ntributo indispensabile alla r;.....;nposizione fra scuola e lavoro in considerazione anche dei problemi di qualificazione ed inserimento nel mercato del lavoro. La conquista della 150 ore va difesa e mantenuta affinché si possa estendere ad un maggior numero di lavoratori, che andranno così ad arricchire con il loro contributg questo già pur valido rapporto tra scuola e lavoro. a cura della Libreria di Alice

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glr" ai S. Zambaldl. Scopo primo dello spettacolo era raccogliere fondi per la Croce Bianca di Vie Arala. Pubblico e applausi calorosi hanno accolto gli attori di questa ottima compagnie: Giuliana Belzerini, Glia Poso., Carie GhÄrar-
04 in
il Diciassette - pag. 5
ìia

Da più parti e da tempo sentiamo parlare di democratizzazione dello IACP. I rapporti tra l'Amministrazione dell'Istituto e l'inquilinat°, tramite le Commissioni decentrate, è avviato sicuramente in modo diverso che nel passato. Esiste in chi oggi regge le sorti dell'Ente, la volontà ad attuare più speditamente la già avviata democratizzazione. Certo i conti si fanno anche con la burocrazia che permane nell'interno degli uffici dell'Istituto. Il nuovo sistema di governare non è ancora appieno penetrato in detti ‹‹ uffici ».

Restiamo però convinti che passi in avanti sono stati fatti e che tanti altri si faranno quando il Regolamento per le Commissioni di gestione democratica troverà piena realizzazione.

Il che significa vasta partecipazione dell'inquilinato e dei lavoratori alla gestione della Cosa pubblica.

Su questo tema, abbiamo intervistato Gianni Moriggia, rappresentante del Consiglio di Zona 17 nella 2.a Commissione di gestione democratica dell'Istituto Autonomo Case Popolari di Milano (IAC PM).

— Esistono gli organi di ge stione democratica dello IAC PM, vuoi spiegare ai lettori del nostro giornale da chi sono costituiti questi organi, dove hanno la loro sede e quando si riuniscono?

Va subito detto che le commissioni sono nate da circa due anni e che esse sono nate con l'espressa intenzione di realizzare la democratizzazione dello IACPM, frutto di accordo tra l'Amministrazione dell'Ente e le organizzazioni che fanno parte delle commissioni decentrate.

Le commissioni sono cinque ed operano per competenza sul territorio giurisdizionale dello IACPM della provincia di Milano. Nella 2.a commissione cui è rappresentata anche la zona 17 vi fanno parte: - 5 rappresentanti delle organizzazioni sindacali degli inquilini sulla base della reale rappresentatività (Sunia - Sicet - Apia - Uil inquiliniUnione inquilini); - 2 rappresentanti della Federazione Sindacale Unitaria dei iavoratori (CUZ presente nella zona 5-17); - 1 rappresentante dei lavoratori autonomi;1 rappresentante del Comune di Milano; - 1 rappresentante per ogni Comune presente sul territorio che compete alla Commissione (Corsico-Cesano Boscone-Trezzano sul Naviglio); - 1 rappresentante per ogni Consiglio di zona presente nella giurisdizione (C. d. Z. 6-17-18).

Comunicato

Il Consiglio di Zona 17

indice per giovedì 22/12 alle ore 21 presso il teatro P. Monti di Piazza Frattini, una

Assemblea pubblica sul tema

Ordine Pubblico e convivenza c7vile a Milano e nella zona 17 » oltre ai cittadini, sono stati invitati i rappresentanti della PS, Magistratura, Carabinieri, Vigilanza Urbana, unitamente alle forze politiche. sindacali, sociali e culturali della zona 17.

Il Consiglio di Zona 17 invita tutti gli abitanti della zona a partecipare.

Il Presidente del Consiglio di Zona 17

Mario Valentini

La 2.a Commissione, alla quale fa parte anche la nostra zona, ha sede presso il complesso dello IA CP in via S. Anatalone ove si riunisce, salvo caso straordinario, ogni 15 giorni (primo e ultimo venerdì del mese).

Cosa si propongono di realizzare queste commissioni?

Mi viene facile spiegare la loro finalità, riferendomi all'Art. 2 del Regolamento ove si dice: '

« La commissione Zonale di gestione democratica è lo strumento, che attraverso la partecipazione delle organizzazioni sindacali dei lavoratori dipendenti e autonomi, degli inquilini delle forze politiche presenti nei C.d.Z. del decentramento amministrativo del comune di Milano, contribuisce alla definizione e attuazione degli orientamenti politici che stanno alla base delle scelte ed attività del Consiglio di Amministrazione dello IACP.

È altresì lo strumento diretto ad operare, in stretto rapporto con il Consiglio di Amministrazione dello IACP, attraverso la Commissione di Coordinamento (Commissione Centrale), nella quale vi fanno parte 2 membri per ogni Commissione Zonale , la ristrutturazione funzionale dell'Ente a livello decentrato

« Ha lo scopo di promuovere la più ampia partecipazione democratica dei cittadini che vivono e lavorano nella zona alla vita politico-amministrativa dell'Istituto ».

« Ha il compito di stimolare la conoscenza, il dibattito, la collaborazione e partecipazione dei cittadini su tutti i problemi della vita dell'Ente; di interpretare le esigenze reali degli assegnatari presenti e potenziali, di favorire la più efficiente rispondenza delle scelte dell'Ente ai problemi generali e particolari che gli abitanti della Zona esprimono ».

Più difficile è la realizzazione delle finalità convenute nel Regolamento. Si pensi all'Art. 4 ove per competenze alla Commissione è scritto:

« Secondo i criteri che verranno successivamente definiti e concordati e che saranno aggiunti al Regolamento, la IACP chiama le Commissioni Zonali ad esprimere proposte e pareri preventivi in ordine a: - Cambi alloggi diretti, richieste di ospitalità; - Anagrafe dell'utenza finalizzata all'applicazione del canone; - Recupero della morosità; - Programmi di ristrutturazione e per nuovi insediamenti in ordine alle tipologie, alle progettazioni, alla dotazione di servizi;Bilancio preventivo e consuntivo (in previsione di una articolazione Zonale del bilancio dell'Ente);Qualità, costi e modalità d'erogazione dei servizi reversibiliin ordine alla formazione ed esecuzione dei capitolati d'appalto a partire dalle relative gare; - Programmi d'interventi manutentivi ordinari e straordinari in ordine alla priorità, tempi e scelte di intervento; - Revoche alloggi, per le quali le Commissioni potranno indicare alla Presidenza gli eventuali nominativi dei nuclei familiari nelle condizioni di cui all'Art. 17 del D.P.R. 1035; - Adeguata informazione in materia di assegnazione di nuovi alloggi e di quelli di risulta nel rispetto delle graduatorie; - Adeguata informazione in ordine alla assegnazione di appalti capitolati e contratti per le opere di manutenzione ordinaria e straordinaria nonché sui programmi di ristrutturazione, nuovi insediamenti e relativi progetti, appalti e collaudi ».

— Mi paiono queste responsabilità, nuove e significative per la volontà di democratizzazione dell'Istituto. Cosa è stato fatto?

— Sicuramente, tra quanto è scritto nel Regolamento per il fun-

zionamento delle Commissioni e quello che è stato realizzato, direi poco, perlomeno analizzando il lavoro della 2.a Commissione della quale faccio parte e mi induce a parlare con cognizione migliore.

La Commissione si è scontrata e ancora si sta scontrando, tra gli altri problemi, contro due rilevanti scogli: le molteplici richieste di manutenzione e l'applicazione del canone sociale.

Ti dispiacerebbe entrare nel merito o spiegare meglio la tematica di questi due problemi. Certo, non posso però spiegare questi due grossi problemi in modo più chiaro, ci servirebbe tutto lo spazio del giornale. È comunque sicuro che le manutenzioni trovano ostacolo nelle limitate capacità di intervento finanziario, le cui cause non sono solo da ricercare nel grave deficit di bilancio dello IACP nell'inadeguato sistema di coordinamento degli interventi manutentivi che, con i ritardi che si verificano anche in piccole cose, contribuiscono a creare malumori e dissenso da parte dell'inquilinato, anche nei confronti della Commissione decentrata.

Per il secondo problema, il canone sociale e sua corretta applicazione, il discorso dovrebbe essere ben più ampio. Riconosciuto il valore della conquista di questo accordo, ci sono fatti concatenati tra di loro che creano difficoltà all'applicazione dello stesso: la non completa informazione e spiegazione all'inquilinato dei capitolati di

appalto e costi in merito alle manutenzioni al riscaldamento e ad ogni altra spesa inerente la gestione di questo patrimonio pubblico, e l'insufficienza del personale decentrato a disposizione della Commissione per fare fronte alla verifica della denuncia dei redditi famigliari, ai ricorsi contro la « fascia » nella quale l'inquilino può erroneamente essere stato posto, oltre ai ricorsi per intervenute cause di modifica del reddito, sono una prima grossa carenza.

A questo si aggiunga la « confusione » artatamente creata da quanti, inquilini o piccoli comitati, hanno abbracciato la bandiera della « contestazione ad ogni costo », con slogans quali « la casa è nostra », « l'affitto non si paga » che sono addirittura fuori dalla realtà, in quanto l'alloggio popolare è patrimonio pubblico, patrimonio quindi di tutti i lavoratori che con il loro contributo hanno avviato la costruzione e sempre contribuiscono a mantener vivo questo patrimonio, per risanarlo e rinnovarlo.

Non ti pare di essere stato troppo generico nel rispondere alle domande che a nome del giornale ti ho posto?

Si è vero. Ho però premesso che non sarebbero sufficienti tutte le pagine del giornale per ospitare delle risposte più particolari a trattare e entrare nel merito delle domande che mi hai posto Il giornale tornerà comunque ad affrontare il problema nel prossimo numero, con un articolo sul canone sociale.

Angelo Turati

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Auguri di felicità da tutta

la redazione

Un menù per i giorni di festa

Il menù che abbiamo preparato per voi è gradevole, semplice e di facile esecuzione. Abbiamo evitato i piatti eccessivamente elaborati, perché riteniamo di dover offrire delle proposte alla portata di tutti. Anche i costi sono molto contenuti: circa 16.000 lire per un pranzo da sei persone.

I tempi di preparazione sono minimi, perché pensiamo che nei giorni di festa non-si debba faticare di più. Buon lavoro quindi, e buon appetito!

Zite gratinate alla Pastorella

Ingredienti: 400 gr. di mezze zite, 1 /2 I. di latte, 50 gr. di burro, 50 gr. farina "00", 70 gr. di piselli cotti, due fettine di prosciutto crudo, 50 gr. di cacio gratuggiato.

Mentre fate cuocere le mezze zite, preparate la bechamel nel modo che segue. Fate bollire il latte; in un tegame fate fondere il burro, aggiungete la farina e soffriggetela per un minuto. rimestando con una frusta. Aggiungete il latte prima che bolla, lasciate cuocere 3-4 minuti, salate e aggiungete un po' di noce moscata gratuggiata. Scolate la pasta, mettetela in un recipiente assieme alla Ü 13 chamel „ i piselli, il prosciutto a dadini e il formaggio gratuggiato. stendete , il tutto in una teglia già imburrata e aggiungetevi alcuni pezzetti di burro sopra. Mettetela quindi in forno a gratinare 15 minuti prima di servire.

Costo medio: L. 2000.

Faraona farcita alle noci

Ingredienti: una faraona da 1 Kg. o 1.200 gr. coni fegatini, 100 gr. di carne trita, 2 mele, 10 noci, 1 uovo, 1 cucchiaio di formaggio gratuggiato, un pizzico di noce moscata, 6 carciofi.

A tutti i nostri lettori, che ormai da quattro mesi ci seguono fedelmente, siamo lieti di porgere i più cordiali auguri per il S. Natale e l'Anno Nuovo.

Ci sembra questa un'ottima occasione per presentarci: nella foto la redazione de « Il Diciassette » è quasi al completo.

Quasi, perché oltre ai redattori « fissi », ci sono tante altre persone che ogni mese lavorano con noi per offrirvi un giornale sempre più bello e completo.

Ai nostri lettori, dedichiamo in particolare questa pagina.

Accanto troverete un menù pratico e gustoso per uno dei prossimi giorni di festa. Ce l'ha consigliato uno « chef » famoso anche lui collaboratore del nostro giornale - che ci ha assicurato la massima facilità di preparazione con la minima spesa. Il che, con i tempi che corrono, ci sembra un regalo utile per tutti i nostri lettori.

Sempre in questa pagina, la redazione vi invita ad aderire ad un'importante iniziativa culturale de « Il Diciassette »: uno spettacolo in esclusiva per voi.

Sarà bello trovarci tutti assieme, in un clima di festa, per conoscerci meglio.

La Redazione

Pulite la faraona come fate con il pollo. Lavate i fegatini, tritateli e mescolateli con la carne trita, due mele mondate dai semi e tagliate a spicchi, 10 gherigli di noci, un uovo, un cucchiaio di parmigiano, un pizzico di noce moscata, un po' di sale e pepe. Amalgamate bene il tutto e farcite quindi la faraona. Mettetela poi in una teglia con 1/2 bicchiere di olio, una noce di burro, uno spicchio di aglio, un rametto di rosmarino e salatela sopra, sul petto.

Mettete in forno, fate rosolare e aggiungete sei carciofi puliti e tagliati a metà. Spruzzate con del vino bianco secco e brandy e lasciate evaporare; aggiungete poi un mestolo d'acqua e un dado e copritela con un coperchio, lasciando cuocere lentamente per circa 40 minuti in forno a temperatura media.

Costo medio: L. 4.500

Trancio di ananas al maraschino

Occorre un ananas di circa 1 Kg. Tagliatelo a metà e ricavate quindi 6 spicchi da ogni metà. Tagliate la buccia a mò di melonee l'anima dura del frutto.

Stendete l'ananas tagliato a spicchi su un piatto da portata e annaffiate con due bicchierini di buon maraschino.

Guarnite a piacere.

Per completare il dessert, non mancherà naturalmente il tradizionale panettone e la bottiglia di spumante. Costo medio dessert: L. 9.500

Uno spettacolo per conoscerci meglio

La redazione de « II Diciassette » ha organizzato per sabato 17 dicembre, presso la sala del Consiglio di Zona in Viale Legioni Romane, 54, uno spettacolo per tutti i suoi lettori.

Si tratta de « La calzolaia ammirevole», una delle più popolari opere di Garcia Lorca. rappresentata dal Gruppo d'Arte Drammatica «Carlo de Veio», di cui abbiamo già diffusamente parlato in un precedente numero del giornale.

Il ricavato dello spettacolo (i biglietti costano L. 1000 e 500 i ridotti per pensionati e studenti), andrà a sostegno del nostro giornale.

Nell'intervallo dello spettacolo, la redazione presenterà brevemente il giornale e sarà disponibile a raccogliere critiche, suggerimenti e segnalazioni da parte di tutti i suoi lettori.

La calzolaia ammirevole di Federico Garcia Lorca

Lo spettacolo si articola in due atti, ed è preceduto da un prologo nel quale musiche e poesie introducono tempi e luoghi dell'azione. Il nascere sotto gli occhi del pubblico delle poche ed essenziali strutture di scena ha lo scopo di ricreare l'ambiente e l'atmosfera di spettacolo « popolare per il popolo » propri della compagnia ambulante che Lorca stesso organizzò e diresse nella Spagna dei primi anni trenta. La vicenda narra di una separazione coniugale e di una finale riconciliazione, attraver-

so episodi costantemente permeati d'arguzia popolare: le canzoni che commentano questi episodi contro-bilanciano i momenti in cui la tensione drammatica assume qualche tinta più forte. Il pubblico pur trovandosi di fronte ad una delle opere non fra le maggiori di questo autore ha comunque agio e possibilità di essere compreso e consapevole dei modi poetici e della vena sanguigna e generosa di Lorca. lo spettacolo è particolarmente indicato per un pubblico famigliare.

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