Realtà e prosepettive zona 20 (1)

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AI LETTORI

Questo giornale stava per andare in macchina quando la nota decisione del Consiglio di Stato, ha costretto il Comune di Milano a rinviare le elezioni dirette per i Consigli di Zona, fissate per il 30 Novembre.

Abbiamo perciò ritenuto necessario rielaborare in parte il nostro giornale, mantenendo tuttavia la struttura che avevamo preparato, perché riteniamo necessario che i cittadini della nostra Zona sappiano con quali proposte i comunisti della zona si presentavano a chiedere la loro fiducia.

Del resto queste nostre proposte non decadono per il fatto che le elezioni sono rinviate; al contrario i Consiglieri del P.C.I. che entreranno a far parte del nuovo consiglio di zona, si impegnano, nel costante confronto con tutte le forze democrati che, a portarlo avanti e a battersi per la loro attuazione.

Le 20 liste che il P.C.I. aveva presentato per i Consigli di Zona, meritano un poco di spazio su questo nostro giornale, perché si abbia una visione complessiva dei criteri che hanno guidato il nostro Partito nella formazione delle liste.

Nelle nostre liste erano presenti 27 candidati indipendenti, (artigiani, professionisti, casalinghe, operai, dirigenti d'azienda) che, non iscritti e non militanti nel nostro Partito, avevano fatto loro la parola d'ordine da noi lanciata che diceva — e dice — « Governiamo insieme Milano ”. Un esame più approfondito delle liste mostra come esse rappresentino appieno la complessa realtà sociale della città: oltre 200 operai, impiegati e tecnici, 4 docenti Universitari, 26 insegnanti di scuole medie inferiori e superiori, 42 liberi professionisti e dirigenti d'azienda, 30 studenti, 36 Artigiani ed esercenti, 7 artisti.

Infine oltre un quarto dei candidati comunisti, esattamente 108, erano le donne.

RINVIATE LE ELEZIONI dei consigli di zona

La decisione di votare il 30 novembre per l'elezione diretta dei Consigli di Zona era per prima cosa un atto di coerenza. E la coerenza tra i programmi e i fatti, tra le promesse e le realizzazioni, non può essere considerata una merce di scambio: essa è al contrario, un aspetto importante e irrinunciabile del «nuovo modo di governare».

La giunta si è imposta giustamente il rispetto di un impegno che il Consiglio Comunale approvò a strà grande maggioranza (hanno votato contro solo i liberali) già prima del 15 giugno. Tuttavia è necessario guardare più in profondità; i Consigli di Zona a Milano, come ogni esperienza di partecipazione e di decentramento, hanno una parte fondamentale nella strategia generale del nostro movimento. C'è una nuova spinta democratica che scuote la struttura decrepita dell'attuale legislazione accentratrice e burocratica.

PER COSTRUIRE CON NO! IL FUTURO DELLA CITTA'

Hanno collaborato alla stesura di questo giornale:

Pietro Barabino - Mario Bertone - Eros

Dani - Elio Del Pizzo - Mariuccia Masala

- Ennio Mazzei - Amalia Paietta - Raffaella Pezzi - Giovanna Ponti - Vittorio

Ruggeri - Aldo Tognetti - Ivano Tosolini.

Più in generale nelle fabbriche, nelle scuole e nei quartieri' è sorto e si è sviluppato un vasto e articolato tessuto, democratico unitario. La classe operaia è alla testa di questo processo di rinnovamento: il punto di partenza è stato infatti la conquista dei nuovi strumenti di unità e di democrazia sindacale nelle fabbriche, che ha modificato profondamente il rapporto di forza fra le classi. In seguito il processo si è allargato investendo complessivamente l'organizzazione della società. Dalla scuola ai quartieri delle città, ai servizi sociali (come le organizzazioni sanitarie) alle comunità locali nelle valli montane e nelle campagne, il vecchio sistema di governo e di potere si è incrinato, i cittadini vogliono essere protagonisti delle scelte che riguardano direttamente la loro vita.

E' una leva molto forte per far saltare le vecchie bardature dello Stato accentrato e burocratico e per contribuire a trasformare la società realizzando pienamente la Costituzione repubblicana.

Ecco, questa è la questione essenziale: una più ampia partecipazione dei cittadini alla vita della collettività e dei comuni attraverso gli organi di decentramento; non è soltanto una condizione necessaria dell'efficienza amministrativa della giunta ma è anche una modificazione profonda del modo di governare la nostra città.

Ricordiamo tutto questo non tanto per riaprire le antiche polemiche, ormai superate, ma per affermare la necessità di andare avanti, speditamente, nelle esperienze di decentramento e di partecipazione popolare. Certo, ora dobbiamo lavorare in condizioni nuove.

La mobilitazione delle forze democratiche e autonomiste per la elezione diretta dei Consigli di zona di Milano ha contribuito a far sì che il governo presentasse un progetto di legge e aprisse finalmente nel Parlamento un confronto complessivo sulla questione del decentramento — e questo è in sè un risultato di grande valore politico e culturale — tuttavia essa ha suscitato anche accanite resistenze conservatrici.

Molti sono gli aspetti di tali resistenze: ha pesato il sospetto e il rancore del vecchio apparato dello Stato contro le autonomie locali (lo spirito conservatore che dd sempre anima l'alta burocrazia verso le innovazioni); ha pesato anche la preoccupazione politica della DC e di altre forze che preferiscono mantenere il confronto politico sul terreno più tradizionale, timorose che la moltiplicazione dei centri di vita democratica sottolinei ancora una volta la necessità e l'urgenza di una svolta profonda nei rapporti tra le grandi forze popolari del Paese.

Queste resistenze hanno costretto la giunta a rinviare le elezioni, ma certo non potranno in nessun caso ricacciare indietro le esperienze che a Milano e in altre città sono state costruite con la partecipazione unitaria dei comunisti, dei socialisti, dei democristiani, di tutte le forze democratiche e progressiste.

Anzi, il compito principale di tutti i democratici — e dei comunisti in primo luogo — è quello di assicurare la continuità e rapidità nello sviluppo del decentramento.

Per ottenere questo obiettivo la giunta nominerà i nuovi Consigli di Zona entro brevissimo tempo. L'azione dei nuovi organismi potrà contare su una forte e impegnata partecipazione popolare.

I Consigli potranno camminare speditamente per costruire nella pratica una iniziativa efficace, che assicuri non solo un reale controllo dal basso della ( segue a pag.

)

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PERIODICO DI INFORMAZIONE E DIBATTITO APERTO AL CONTRIBUTO DELLE FORZE DEMOCRATICHE DELLA ZONA
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8

Commissione educazione sport

Commissione cultura

Commissione territoriale

CONSIGLIO COMUNALE

Commissioni Comunal i

Eventuali altre commissioni decise dal Consiglio di Zona

CONSIGLIO DI ZONA 20 consiglieri Presidente

Commissione bilancio

Commissione distrib. annona

Commissione lav., assist., san. Commissione ecologia

11 Consiglio di Zona esprime il suo parere su:

Piano urbanistico della zona

Piano per la costruzione di case popolari (legge 167)

Piano delle strutture commerciali

La localizzazione, la progettazione, la costruzione degli asili-nido, delle scuole, dei campi gioco, del verde e delle strutture sociali della zona

L'istituzione, il trasferimento dei mercarti rionali

L'uso dei terreni e degli stabili di proprietà comunale Il rilascio delle licenze edilizie

Il c.d.z. esercita. il controllo su:

Mercati rionali e ambulanti

Manutenzione e pulizia delle strade

Manutenzione del verde

Igiene e manutenzione degli edifici comunali e delle abitazioni di proprietà pubblica

Attività socio-assistenziali

Per svolgere questi compiti il c.d.z. dispone di personale tecnico e amministrativo di mezzi per l'informazione dei cittadini

Il Consiglio di Zona gestisce direttamente:

Attività di promozione culturale sociale degli adulti Iniziative culturali I centri sociali I campi gioco le strutture ricreative e sportive

Il c.d.z. è presente negli organi di gestione di:

Asili-nido e servizi per l'infanzia Biblioteche rionali Scuole materne comunali Attività parascolastiche Scuole serali comunali Distretto scolastico (diritto allo studio, edilizia, ecc.)

Il c.d.z. in collaborazione con il Comitato Sanitario di zona organizza i servizi di:

Medicina preventiva e di tutela della maternità e prima infanzia (pianificazione delle nascite, maternità, ecc.)

Medicina scolastica

Medicina preventiva dell'ambiente di lavoro prevenzione dalle malattie sociali (tubercolosi e malattie respiratorie, tumori, ecc.) prevenzione dei disturbi del comportamento e delle malformazioni fisiche educazione sanitaria

Il c.d.z. in collaborazione con il Consiglio Unitario di Zona sindacale esamina i problemi del lavoro e del mondo produttivo in rapporto con tutte le forze sociali interessate

I c.d.z. con il consiglio comunale preparano:

Il bilancio —. Il Piano Regolatore Generale e il 'piano di 167

II piano dei trasporti

I programmi generali di investimento e di intervento

22 dei

GOVERNALA

CON NOI.

un movimento per una scuola nuova

L'avere preso coscienza che lo stato di dissesto della scuola rappresenta uno dei punti cruciali della crisi della intera nostra struttura nazionale è stato un contributo decisivo nell'avanzata del popolo italiano sulla strada della democrazia.

Diverse sono state le forze che hanno concorso a questo risultato positivo: l'esplosione della contestazione giovanile e studentesca del 68-69, il responsabile intervento delle organizzazioni sindacali dei lavoratori che si sono fatti carico dei problemi della scuola, l'accresciuto interesse dei partiti, dei movimenti e delle organizzazioni di massa.

Un posto a sè deve essere attribuito alle associazioni spontanee di genitori, che dopo le prime esperienze di carattere ristretto al rapporto fra la scuola e la famiglia hanno via via allargato il modo di vedere il loro intervento nella scuola anche sotto la spinta venuta dalle elezioni per la formazione degli organi collegiali.

Il confronto elettorale dell'inverno scorso con l'ampio dibattito che l'ha accompagnato è servito a far comprendere a tanti genitori che per rendere migliore la propria scuola, per farla uscire dallo stato di inefficienza e di disorganizzazione in cui si trova è necessario allargare il proprio orizzonte, in modo cioè di vedere i problemi della scuola, le cause che l'hanno portata a questo stato e i mezzi che occorre ricercare per farla uscire dalla crisi.

L'entusiasmo con cui allora i genitori — alcuni forse per la prima volta — sono usciti dalle loro case per andare a discutere nelle assemblee è stato enorme.

Le elezioni si sono fatte con una grande partecipazione, smentendo i gufi che prevedevano disinteresse e assenteismo.

Poi è cominciato il secondo tempo: per tanti molto meno entusiasmante del primo. Per quelli che erano stati eletti e per molti che non lo erano stati, ma che dalla scuola giustamente volevano interessarsi.

Le delusioni avevano tante facce. Bidelli che non volevano fare lo straordinario per tenere la scuola aperta per le riunioni dei genitori, e hanno anche ragione se si pensa alle 150 lire all'ora o poco più.

Insegnanti, che se proprio non consideravano i genitori come « l'orda dei barbari » spiegavano che « il momento didattico » solo a loro competeva e che per favore i genitori stessero buoni tuttalpiù ad occuparsi, quando c'erano i fondi, di comperare scope e detersivi.

L'Assessore, che diceva che le scuole per consentire riunioni serali dovevano considerarsi alla stregua di cinematografi e sale di teatro; quindi o avevano un impianto di illuminazione supplementare per quando veniva a mancare la corrente e un impianto antincendio con tutti i crismi regolamentari, oppure niente da fare.

Se proprio non volevano farne a meno i genitori potevano sempre riunirsi per esempio ai giardini pubblici.

Il Ministro dell'Istruzione (Malfatti) poi spiegava con argomenti appropriati che i consigli dovevano comportarsi per il loro bene come dei carbonari, ossia riunirsi di nascosto da occhi e orecchi indiscreti perchè altrimenti di fronte a tanta gente che li voleva stare a vedere e sentire i genitori sarebbero stati presi da un irresistibile tentazione di fare dei comizi politici anzichè occuparsi dei problemi della scuola.

Questi poveri genitori, eletti e non eletti, scoprivano all'improvviso di essere tornati men che minorenni a cui tutti dicevano come dovevano comportarsi e per che cosa.

Le delusioni c'erano e anche amare. Forse qualche vittima c'è stata. Qualcuno s'è perso d'animo e ha abbandonato la partita ma nel complesso il movimento ha tenuto: i più sono rimasti e riannodando più o meno faticosamente la fila hanno cercato, una volta passate le inevitabili polemiche del momento elettorale, di capirsi gli uni con gli altri per intendersi su che cosa volevano fare per la scuola e come farlo.

Poi è venuto il 15 giugno e anche questo ci ha aiutato a capire di più e a riprendere fiato e fi-

ducia. Ci ha insegnato ancora una volta che gli scontri frontali non pagano. Dobbiamo convincerci che negli organi di governo della scuola, pur se non sono ancora quelli che noi vorremmo che fossero, ci siamo come genitori e come cittadini e che trent'anni di malgoverno democristiano non si cancellano anche per la scuola in uno o due anni. Abbiamo conquistato una posizione e da quella portiamo avanti il movimento con qualche mezzo in più rispetto ad uno, due o tre anni or sono.

Importante è fare bene, nel modo migliore possibile, ciò che abbiamo già il potere di fare e nello stesso tempo fare di tutto per conquistare più potere. Partecipiamo, promuoviamo e coinvolgiamo la partecipazione degli altri, di tutti senza divisioni di orientamenti o di categoria.

Cerchiamo di far capire che noi desideriamo una scuola di ersa in cui i nostri figli si formino e si sentano realizzati. Anche per dieci mesi all'anno perchè nella scuola si divertono e trovano tutto quello che gli serve: lo sport, il gioco, il piacere di stare insieme. Giorno per giorno sfruttiamo tutte le occasioni perchè gradino per gradino a questa scuola si arrivi.

Occorre che il movimento vada avanti, che la partecipazione aumenti. Fare più assemblee di classe, trovare il mezzo per sollecitare sui problemi concreti l'intervento di tutti i genitori, anche di quelli che dicono di non aver tempo. Se non vengono alle assemblee occorrerà arrivare nelle loro case con qualcosa che li faccia riflettere e li induca a non lasciare che altri sempre decidano per loro. I motivi e gli argomenti non mancano.

Se il doposcuola non funziona, occorrerà ricercarne le cause ed individuare sia i contributi per migliorarlo almeno in qualcosa e sia le responsabilità di chi si sottrae ai suoi compiti. Allora si scoprirà per esempio che il Comune non manda gli insegnanti perché lo Stato, che gli ha scaricato questo incombente, gli ha poi anche ridotto le entrate per farvi fronte.

Occorrerà insomma fare quelle piccole e meno piccole cose che servano a rendere migliore già ora la nostra scuola e insieme partire dalla nostra scuola per conoscere, passo dopo passo, il problema più generale di una scuola che faticosamente si evolve e trasforma in senso democratico.

Allora il movimento dei genitori avrà il suo pieno contributo per una scuola nuova che significa anche un grande contributo per avviare uno sviluppo diverso del paese che ponga l'istruzione, la cultura, la scuola fra i bisogni primari da soddisfare.

E' GRANDE,
CONOSCI DA VICINO I PROBLEMI:
MILANO
LA TUA ZONA MOLTO MENO, TU NE

ZONA 201ecifre

SERVIZI ED ATTREZZATURE PUBBLICHE

DOVE SONO

CENTRI CIVICI

Piazzale Accursrio, 5 - Sede del Consiglio di Zona Assistenza, Medico condotto, Centro Oncologico, Assistenti sanitarie)

CENTRI SOCIALI

Centro Sociale I.S.S.C.A.L. - Via Val Trompia 45/A

Centro Sociale I.S.S.F. - Via lacopino da Tradate, 9

Centro Italiano Femminile (C.I.F.) - Via E. Bianchi, 6

BIBLIOTECHE COMUNALI

Via Val Trompia 45/A (punto di prestito)

Via Cittadini, 36 Via Console Marcello

IMPIANTI SPORTIVI COMUNALI

Centro Sportivo « Pavesi » - Via De Lemene, 3

CENTRO INAM

ATTREZZATURE DI INTERESSE COMUNE

Piazzale Accursio, 7 (tutti i servizi INAM, amministrativi, medici e specialistici)

AMBULATORI E CENTRI DI PRONTO SOCCORSO

Via Lessona, 55 (dalle ore 9 alle 19 - tel. 35.54.956)

Croce Verde Musocco - P.le S. di Santarosa, 10 - Tel.

305.468 (servizio Autoambulanze)

INAIL - Viale Teodorico 19 - tel. 381.510 (solo per infortuni sul lavoro)

Croce Bianca - Via oZagli

OSPEDALI E CASE DI CURA

Ospedale Luigi Sacco - Via G.B. Grassi 74 (Ospedale Generale Provinciale)

Casa di Cura S. Ambrogio - Via Faravelli 16 (senza servizio di Pronto Soccorso)

CENTRI PER HANDICAPPATI

Scuola Addestramento - Via Di Breme

Centro Ambulatoriale « Achille Feraboli » - Via Montegazza 10 Scuola Speciale per anormali psichici - Via Colleoni, 8 Centro formazione professionale ragazzi handicappatiVia Veratti 4/6

FARMACIE COMUNALI

RISULTATI ELETTORALI

Via Lessona, 55 - Via Capuana 3 - Piazza Prealpi 3Via Grigna 9 - Via dei Cignoli 1.

FARMACIE PRIVATE

Via Gazzoletti 3 - Via Cogne 18 - Via Trislussa 23 - Via Lessona 3 - Via Albini 108 - Via 5 maggio 9 - Viale Certosa 282 - Via Varesina 121 - Piazza Pompeo Castelli 14 - Via Espinasse 46 - Via Mac Mahon 111 - Viale Certosa 101 - Via Bodoni 19 - Via Serra 52.

MERCATI COPERTI

Via Antona Traversi 19

Via Drago 3 Piazza Prealpi 1 Piazza P. Castelli 12 (privato)

Via Mambretti

MERCATI AMBULANTI

Via Traversi (giovedì)

Via Pascarella (materdì)

Via Drago (venerdì)

Via Pareto (mercoledì)

Via Fiamminghino (mercoledì)

Via De Predis - Bramantino (Lunedì e giovedì)

Via Grigna (sabato)

SEZIONI DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO Sergio

N.' su pol. SU attiva abitanti 48,19 19,35 21.336 1.356 1,22 ABITANTI 110.255 dati del censimento 1971 Classi sociali I GIOVANI maschi femmine totale - 2 anni 1.774 1.686 3.430 3 - 5 anni 2.636 2.522 5.158 6-10 anni 3.872 3.760 7.632 Borghesia Classi medie 11 -14 anni 2.539 2.380 4.919 15 - 18 anni 2.229 2.110 4.339 Classe operaia 19 - 21 anni 1.799 1.753 3.552 Popolazione attiva TOTALE 29.030 Casalinghe GLI ANZIANI maschi femmine totale Pensionati In cerca prima 61 - 65 anni 2.321 2.915 5.236 occupazione 66 - 70 anni 1.551 1.963 3.514 Altri (scolari, bambini) oltre 70 anni 1.678 3.083 4.761 TOTALE TOTALE 13.511 OCCUPATI 44. 266 (40, 14%) 1.671 3,77 151 21.259 48,02 19,28 44.266 100,- 40,14 29.306 21,68 12.279 11,13 28.448 25,80 110.255 100,- 100,-
LA POPOLAZIONE L'OCCUPAZIONE dati del censimento 1971
dalla Carta Urbanistica di Zona - settembre 1974 necessari mq mq/ab. esistenti mq mq/ab. da insediare mq mq/ab. Asilo nido 24.150 0,20 5.260 0,04 18.890 0,16 Scuola materna 72.450 0,60 60.235 0,50 12.215 0,10 Scuola elementare 301.875 2,50 102.550 0,85 199.325 1,65 Scuola media 144.900 1,20 63.560 0,52 81.340 0,68 TOTALE 543.375 4,5 231.605 1,91 311.770 2,59
mq mq/ab. mq mq/ab. mq mq/ab. Attrezzature sociali 156.975 1,30 9.730* 0,08 147.605 1,22 assistenziali, culturali sanitarie, ecc. mq mq/ab. mq mq/ab. mq mq/ab. Parco di quartiere 241.500 2,00 241.500 2,00 Campi gioco 241.500 2,00 20.530 0,17 220.970 1,83 Sport 608.750 5,00 30.310 0,25 573.440 4,75 TOTALE 1.086.750 9,00 50.840 0,42 1.035.910 8,58
Partiti 1975 1972 1970 Regionali voti % Comunali voti Politiche voti Comunali voti P.C.I. 27.381 36,42 26.645 35,45 21.298 29,38 19.718 27,80 P.S.I.U.P. 1.186 1,64 2.267 3,20 P.S.I. 11.417 15,19 12.017 15,99 9.593 13,23 10.974 15,47 Democ. Prolet. 2.559" 3,40 2.675 3,56 1.004 1,39 P.S.D.I. 4.514 6,01 4,742 6,31 4.303 5,94 6.903 9,73 P.R.I. 3.400 4,52 3.337 4,44 3.427 4,73 2.533 3,75 D.C. 18.509 24,62 18.706 24,89 20.805 28,70 18.843 26,56 P.L.I. 2.532 3,37 2.442 3,25 4.337 5,98 5.028 7,09 M.S.I. 4.797 6,38 4.593 6,11 6.196 8,55 4.163 5,85 Altri 24 0,03 357 0,48 444 0,65 TOTALE voti validi 75.175 75.157 72.480 70.932 Referendum Divorzio Tot. 64.640 NO 48.812 (75,52°0) SI 15.828 (24,38'70)
Bassi - Via Bodoni 3 - Tel. 395.325
- Viale Certosa - Tel. 304.691
- Via Vittani 5 - Tel. 35.75.094 Rinascita - Via Mambretti - Tel. 35.54.444 Aldo Sala - Piazza Santorre di Santarosa 10 Tel. 305.465 1ZT
Bortolotti
Padovani

PARLIAMO CON I COMUNISTI IMPEGNATI

NEL NOSTRO CONSIGLIO DI ZONA

Questo incontro era stato organizzato quando si prevedevano le elezioni dirette dei Consigli di Zona. Ci è sembrato importante pubblicarlo integralmente perchè contiene alcune analisi e indicazioni che riteniamo ancora valide.

Crediamo necessario presentare agli elettori un sommario bilancio di quella che è stata l'attività del C.d.Z. della Zona 20, con particolare riguardo ai processi unitari che il nostro Partito ha cercato di promuovere e che crediamo abbiano dato nella nostra zona risultati complessivamente positivi.

Per far ciò ci siamo rivolti ad alcuni dei comunisti che hanno lavorato nel Consiglio della Zona 20, chiedendo loro di rispondere ad alcune domande.

Hanno partecipato all'incontro:

GIORGIO IMPARI: Presidente del Consiglio di Zona;

ROBERTO MARZI: della Commissione urbanistica;

AMALIA PAIETTA: della Commissione assistenza;

NELLO PALADINI: Capogruppo del P.C.I. al CA.Z.;

ERSILIO PREARO: coordinatore della Commissione scuola;

GIOVANNI SANGIORGIO: della Commissione lavoro.

L'azione del Consiglio di Zona ha rappresentato un momento di studio e di formulazione di proposte di soluzione dei problemi della zona.

Domanda: Quale giudizio possiamo formulare oggi sull'attività passata del C.d.Z. e sull'azione che il gruppo comunista ha svolto al suo interno?

MARZI: è innegabile che l'azione del C.d.Z. abbia risentito delle carenze istituzionali che la passata amministrazione comunale aveva lasciato insolute. Mi riferisco, è chiaro, alla mancanza di poteri, ma anche ai rifiuto di quegli strumenti di informazione che erano indispensabili per un intervento neNa problematica della zona. Malgrado ciò sono stati ottenuti risultati anche tangibili: si pensi al freno che i C.d.Z. nella loro totalità (e non solo il nostro) hanno saputo mettere alla speculazione edilizia, attraverso uno studio e un controllo diretti della realtà urbanistica della zona. Se il concetto dell'uso sociale del territorio si va facendo strada fra i cittadini io credo sia anche per merito dell'azione svolta dai C.d.Z.. IMPARI: anche se è mancato un rapporto organico con la passata amministrazione comunale, è possibile dare un giudizio politicamegte positivo sull'azione dei C.d.Z.. Abbiamo saputo svolgere un serio lavoro di studio che ci ha portati ad elaborare interventi precisi per la soluzione di problemi concreti. Un esempio per la nostra zona è costituito dalla carta urbanistica, in cui non solo si da un quadro complessivo dell'aggressione che la speculazione edilizia ha portato al tessuto urbanistico della zona, ma si fanno anche proposte precise per l'utilizzo di aree edificabili, per la soluzione dei problemi derivanti dalla mancanza di servizi; per tutto ciò che riguarda insomma l'uso sociale del territorio.

PAIETTA: i C.d.Z. sono stati anche esempio pratico di cosa noi comunisti intendiamo per «nuovo modo di governare». La loro attività di studio e di elaborazione ha visto la partecipazione di molti cittadini che hanno portato, un prezioso contributo di intelligenza e di impegno. Per quanto riguarda l'attività futura dei C.d.Z. si può già prevedere un rapporto diverso e finalmente costruttivo con l'amministrazione comunale. A soli due mesi dal suo insediamento essa ha già stimolato l'intervento dei C.d.Z. per la soluzione di alcuni problemi come ad esempio quello dell'edilizia popolare.

PALADINI: Un giudizio di merito sull'operato del C.d.Z. non può prescindere da una considerazione generale di fondo: il decentramento amministrativo a Milano è stato una conquista, è il frutto di lunghe battaglie condotte in primo luogo dal nostro partito e che sono diventate di tutto il movimento democratico. Il giudizio è comunque estremamente positivo: sono stati messi a fuoco i problemi della scuola e dell'assistenza, dell'urbanistica e dei trasporti, del lavoro e della sanità. Le gravi carenze, i ritardi, le scelte politiche sbagliate della passata giunta hanno trovato nei C.d.Z. in generale (e nel nostro in particolare) una «controparte» attiva e pressante, molto spesso unitaria.

Grande e qualificante è stata la partecipazione dei cittadini al Consiglio di Zona.

DOMANDA: Nel lavoro di elaborazione e di formulazione di proposte per la soluzione dei problemi della zona qual è stato il contributo della citta-

dinanza? Quale il peso delle organizzazioni politiche e sociali e degli organismi di massa e unitari?

SANGIORGIO: Ho dei grossi dubbi a.questo riguardo. Mi sembra infatti che la gente non abbia partecipato alla vita dei C.d.Z., che li abbia visti come un'ennesima emanazione dell'Amministrazione comunale.

MARZI: Non sono d'accordo con il compagno Sangiorgio. La partecipazione dei cittadini ai problemi della zona va misurata e giudicata tenendo ben presente la situazione anteriore agli anni '70. Se allora andiamo a vedere qual era l'interesse che !I cittadino riservava ad un problema come quello del territorio e lo confrontiamo con la rispondenza che ottiene un documento come la «Carta urbanistica della nostra zona, ci accorgiamo di quali e quanti passi in avanti abbiamo saputo fare. Certo i problemi legati all'uso del territorio erano molto meno drammatici negli anni precedenti al 1970, ma ciò non toglie che i C.d.Z. abbiano saputo additare ai cittadini la gravità della situazione e con ic ittadini si siano mossi per fermare il processo degenerativo di speculazione edilizia. Momenti di partecipazione popolare sono stati le assemblee, ma soprattutto i lavori delle commissioni del C.d.Z. a cui hanno partecipato molti cittadini; proprio in momenti specifici come questi noi crediamo che consista la democrazia «partecipata» come la intendiamo noi comunisti.

PREARO: Perché il C.d.Z. potesse svolgere proficuamente il proprio lavoro era necessario i! contributo di quegli organismi di massa che sono sorti nei quartieri. Non sempre questo è avvenuto. Molto spesso (questo è il mio parere) i Comitati di quartiere non si sono fatti portavoce al C.d.Z. dei problemi che la popolazione vive. Si è certo superata la pericolosa tendenza ,di vedere nel C.d.Z. la controparte per le rivendicazioni del cittadino, ma molta strada resta da fare perché fra C.d.Z. e organismi di massa si instauri un rapporto corretto.

PALADINI: Questa prima fase del decentramento ha visto la partecipazione di centinaia di donne e uomini impegnati nei C.d.Z. (il nostro Consiglio con le proprie commissioni ne vede impegnati oltre duecento) in un dibattito sui .problemi più urgenti dei quartieri con il fermo proposito di affrontarli per avviarne la soluzione. Il voto del 30 novembre va visto in questa prospettiva: ,la responsabilità e l'impegno di ogni elettrice e di ogni elettore a partecipare sempre in prima persona alla vita e all'attività del C.d.Z., in modo che venga mantenuto ed intensificato quel controllo democratico necessario a tener vivo il collegamento del Consiglio con la realtà del quartiere.

L'azione unitaria ha contribuito a rendere più operoso il C.d.Z.

DOMANDA: Il gruppo comunista ha saputo coerentemente seguire anche all'interno del C.d.Z. la lineà di costante ricerca di soluzioni unitarie ai problemi? Quali le difficoltà e le resistenze?

PREARO: Il rapporto unitario con gli altri partiti lo si è potuto realizzare per la maggioranza dei problemi affrontati dal C.d.Z.. Su altre questioni invece si è arrivati a forti contrapposizioni. La questione della 90/91 ha costitiuto un esempio di tale rottura: la nostra proposta era quella di ristrutturare questo importante servizio sociale. Dopo l'approvazione in Consiglio comunale,la protesta per il fatto che i consigli di zona non fossero stati preventivamente consultati è stata strumentalizzata dalla D.C. che ha coinvolto un particolare strato sociale non per il metodo della consultazione, ma per bocciare il progetto stesso di ristrutturazione. Lo strato sociale a cui ci riferiamo era quello dal quale la D.C. sperava di poter ricavare un consenso elettorale.

PAIETTA: Anche in C.d.Z. si soffre del fatto che tutti i partiti, ad eccezione del nostro, abbiano al loro interno un gioco di correnti che impedisce spesso prese di posizioni univoche da parte di uno stesso gruppo politico. Troppo spesso, a mio parere. si è assistito a dichiarazioni esclusivamente personali.

IMPARI: Ciò che afferma la compagna Paietta sul «gioco delel correnti» è giusto. Bisogna pe,r6 dire che ci sono stati momenti in cui i vari componenti del C.d.Z. degli altri partiti hanno abbandonato la loro logica di corrente per rivolgersi alle loro superiori istanze di partito. L'esempio accennato dal compagno Prearo (linea 90/91) lo testimonia: in questo caso, a livello cittadino, era necessaria una mobilitazione (da parte della D.C.) per sostenere le forze della speculazione edilizia e della rendita parassitaria. Anche in questo caso però, la nostra chiarezza di programmi ha fatto in modo che si

creassero delle fratture all'interno della stessa D.C.. come atto finale, in assemblea, lo stesso vicepresidente democristiano del C.d.Z. si è dichiarato disponibile a discutere il documento preparato dal nostro gruppo. Vorrei citare altri esempi. Abbiamo riscontrato un'azione pressochè nulla della D.C. sul problema del Palazzolo: questo noi crediamo perchè alcuni consiglieri democristiani si erano resi -.conto che le proposte formulate dal P.C.I. erano sostanzialmente valide. Sulla carta urbanistica della zona invece i contrasti fra il nostro e gli altri gruppi sono stati minimi. In linea generale comunque possiamo affermare che la nostra azione tendente alla ricerca della più ampia unità, con l'appoggio e il sostegno della cittadinanza, ha dato positivi risultati. E' avvenuto che le altre forze politiche, impegnate su problemi reali, abbiano dovuto assumere posizioni che prescindevano da interessi particolari di partito, con alcuni consiglieri che si dichiaravano pronti a seguire (contro il proprio partito) le nostre proposte.

PALADINI: Proprio perchè vi è stato questo nostro sforzo unitario, molti ostacoli sono stati superati, molte conquiste ci sono state. Sforzo unitario che non appiattiva le rispettive funzioni e non annullava le differenze che pure esistevano ed esistono, ma, aldilà dello spirito «di parrocchia», si è guardato al problema, Mia realtà, all'urgenza dell'operare nell'interesse dei cittadini e della zona. La positività avuta in questi anni dal nostro C.d.Z. consiste nel non essersi mai isolato, ma, al contrario, di aver «vissuto» con la zona una realtà democratica nata nel 1968.

DOMANDA: E' possibile indicare alla cittadinanza alcuni momenti di particolare interesse nelle realizzazioni del C.d.Z.?

PAIETTA: Sulla questione dei servizi sociali il nostro C.d.Z. si è mosso con notevole anticipo, precorrendo addirittura, nelle proposte formulate, la legge che regolamenta il funzionamento degli asili nido. Sul problema del Consultorio della via Aldini credo che dal nostro C.d.Z. siano venuti criteri di gestione che possano servire «di esempio» per tutta la città. . Anche per quanto concerne i rapporti con i cittadini, la questione dell'assistenza (cito ad esempio l'assemblea per il Palazolo) è riuscita a interessare e far partecipare gran numero di cittadini. Non ultimo aspetto delle nostre proposte è quello che riguarda i problemi dell'occupazione. Nella nostra zona circa 1300 persone sono in cerca di primo lavoro: solo rendendo operanti le leggi esistenti sui servizi pubblici assistenziali (costruzione di 8 asili nido, assistenza domiciliare agli anziani, consultori ecc.) si potrebbero occupare 1000 persone.

PREARO: La commissione scuola ha sentito un po' della mancanza di collegamento con le scuole del quartiere. Nonostante questo è stato possibile realizzare alcune iniziative. Vorrei solo citarne qualcuna: il C.d.Z. ha elaborato, in occasione delle elezioni scolastiche per il Consiglio di Istituto e di Circolo, un programma unitario che è servito poi nelle varie scuole come base per la formulazione delle piattaforme specifiche; ha poi lottato (e vittoriosamente) per far si che i distretti scolastici coincidessero con le Zone; infine è intervenuto positivamente per far avere alla scuola Paolo Frisi una nuova sede. Molta strada resta ancora da fare; ci dobbiamo scontrare in questa nostra azione con le forze retrive che non vogliono lasciare libero accesso nella scuola al movimento democratico.

SANGIORGIO: La commissione lavoro del C.d.Z. ha risentito pesantemente dello scarso collegamento con il movimento dei lavoratori organizzato. Anche per questo settore è importante che giungano dalla base sollecitazioni positive, affinchè il C.d.Z. sia spronato a muoversi.

Per alcune situazioni particolari siamo riusciti ad agire in difesa dei lavoratori, così è stato per la Crouzet e per la Rosier. L'ultima, in ordine di tempo, e più importante iniziativa è stata quella della conferenza sull'occupazione. L'abbiamo proposta noi comunisti perchè ci rendevamo conto che il problema occupazionale nella nostra zona (su 20000 occupati 8000 in cassa integrazione) era molto grave e non poteva vederci inattivi.

Sulla decisione del Consiglio di Stato di impedire le elezioni dirette dei Consigli .di Zona e sulle prospettive che si aprono in base a tale decisione abbiamo creduto opportuno sentire l'opinione del compagno Impari.

DOMANDA: Cosa modifica la decisione del Consiglio di Stato rispetto alle prospettive per la vita futura dei Consigli di Zona?

IMPARI: Giudichiamo grave la decisione del Consiglio di Stato perchè, se da un lato è positivo che il governo si preoccupi di regolamentare la materia, dall'altro ci sembra sbagliato impedire la partecipazione diretta dei cittadini che con H loro voto avrebbero contribuito a dare un volto più democratico ai Consigli di Zona. Teniamo comunque a precisare ai cittadini che l'attività dei Consigli in nulla viene modificata e torniamo a chiedere una reale partecipazione alla vita di questi organismi. Avevamo già affermato che la partecipazione dei cittadini non si doveva limitare al momento del voto, ma doveva andare ancora più in là, attraverso ad esempio il lavoro nelle commissioni, aperte a tutti i contributi. Ciò è tanto più vero oggi in quanto viene a cadere il primo momento d'impegno richiesto alla popolazione. Solo se i Consigli di Zona sapranno mantenere ed estendere la tensione democratica che si è creata intorno ad essi, sarà possibile svolgere un lavoro serio nella zona e spingere il governo ad occuparsi al più presto della loro regolamentazione.

Organizzata dal Consiglio di Zona, con la collaborazione del Consiglio Unitario /Sindacale (C.U.Z.), si è svolta presso l'Ente Sport Cagnola nei giorni 12-13-22 settembre 1975 la

CONFERENZA SULL'OCCUPAZIONE DELLA ZONA 20

Hanno presenziato gli Assessori Polotti e Taramelli, che ha tenuto le conclusioni.

LA STRADA

GIUSTA

Un primo passo per l'affermazione di una più efficace presenza degli organi del decentramento, nel quadro di un nuovo ruolo dell'Ente locale.

Al termine della conferenza, qualcuno ha espresso su di essa, sul suo significato e sui suoi risultati, giudizi fra lo scettico e il deluso.

Per quanto ci riguarda — e non solo perchè ne siamo stati fra i più attivi propugnatori — noi comunisti non siamo d'accordo, nè sullo scetticismo, nè sulla delusione.

Con ciò, vogliamo nasconderci dietro un dito, ed esprimere un giudizio tutto entusiasta di questa iniziativa certo che no.

Vogliamo solo dire che è astata — questa conferenza di Zona sull'occupazione — una giusta ed importante iniziativa, la quale, proprio per essere la prima di tal genere, ha mostrato limiti (organizzativi, di metodo, di risultato) che tuttavia non ne scalfiscono il valore.

Altre volte, in precedenza, il Consiglio di Zona aveva cercato di affrontare i problemi assillanti della Zona o dei singoli quartieri in un rapporto diretto, non burocratico, con i cittadini: con assemblee popolari, con inconri di vario tipo, nello stesso lavoro delle Commissioni. Ma in questa occasione c'è stato — ci sembra — molto di più.

C'è stato, anzi tutto, il tentativo di analizzare gli aspetti locali di un prohlema così vasto e generale (oltre che drammatico) come quello dell'occupazione, senza mai separarlo dal contesto cittadino, nazionale e perfino internazionale: un tentativo largamente riuscito, essendo risultato gran parte degli interventi concordi nell'analisi di fondo del problema e nelle linee generali entro cui atfrontarlo (nuovo modello di sviluppo, riconversione del sistema produttivo, priorità degli investimenti sociali e dei consumi collettivi su quelli privati).

E tuttavia non è stato questo a nostro avviso il tratto più «qualificante» della conferenza. Il tratto «qualificante» noi lo abbiamo visto nella ricerca, per la prima volta esplicita e precisa, di un ruolo nuovo ed attivo dell'organismo del decentramento amministrativo.

Un ruolo non semplicemente inteso a suscitare interesse nella popolazione, nelle forze politiche e sociali della zona, per raccogliere le voci di un dibattito e farsene portavoce o mediatore o (come qualcuno pure ha detto) «cassa di risonanza». Un ruolo di intervento «politico», volto a cercare e determinare convergenze «politiche», cioè converger) ze di obiettivi e di linee concrete d'azione su cui impegnare unitariamente tutte le forze disponibili della zona, ciascuna pur contenendo la propria natura e collocazione.

Una ricerca esplicita e precisa, esposta chiaramente nella relazione introduttiva del presidente di Consiglio di Zona, compagno Impari:

«La nostra iniziativa non è fine a se stessa, ma tende a collegare la realtà sociale della nostra Zona, ciò che noi rappresentiamo nei quartieri, alle strutture sociali esistenti, per collegamenti non sporadici, ma periodici ed improntati ad una metodologia di lavoro che consenta non solo un esame di quanto la crisi sta causando in termini occupazionali nella nostra area, ma che crei UNA RISPOSTA POLITICA che abbia — pur nella difficoltà della ricerca — una sua validità in termini di PROPOSTA e di LOTTA».

Quali sono stati i risultati, su questo terreno, certo più nuovo e più arduo?

Intanto l'impegno di quasi tutti gli intervenuti: si può fare dell'ironia su proposte come quelle della cogestione e del lavoro a part-trine avanzata dalla D.C.; si possono considerare molto parziali le indicazioni dell'U.D.I. (la costruzione di 8 asili nido, l'attuazione dell'assistenza domiciliare agli anziani, l'istituzione di due consultori per creare 350 nuovi posti di lavoro in zona); si può tacciare di semplicismo la proposta di un sindacalista (facciamo le case popolari in zona, per dar lavoro alle Smalterie Lombarde che fabbricano vasche da bagno); si può persino ascoltare con qualche fastidio l'elencazione degli interventi sulla viabilità — ripresi dalla Carta Urbanistica elaborata dal Consiglio di Zona — riproposti dalle 5 Sezioni Comuniste: ma si deve in ogni caso riconoscere, in ognuna di queste proposte, uno sforzo concreto per indicare obiettivi di lotta per le forze politiche e sindacali organizzate e contemporaneamente linee di sviluppo per l'azione dell'Ente locale e del Consiglio di Zona.

Per inciso, a proposito della D.C., notiamo come un tale sforzo costruttivo contrasta nettamente con certe posizioni di rifiuto pregiudiziale emesse a livello cittadino e provinciale (si pensi al voto contrario della D.C. alla partecipazione della Provincia alla Conferenza cittadina sull'occupazione, ed allo intervento di De Carolis a tale Conferenza).

Ed è stato grosso risultato l'aver indotto gli stessi imprenditori (la sezione di zona dell'Assomec-

canica) a riconoscere sia l'importanza della conferenza in sè, sia la necessità per gli imprenditori di confrontarsi anche a livello di scelte locali con le forze sindacali e con l'Ente locale. In questo senso dunque non si può sottovalutare l'importanza dello incontro fra imprenditori e organizzazioni sindacali proposto nel corso delia Conferenza ed avvenuto in Consiglio di Zona il 20 ottobre, anche se tale incontro ha avuto esito interlocutorio.

In conclusione, ci sembra che la Conferenza di Zona sull'occupazione abbia segnato un primo, importante passo del decentramento sulla strada giusta: una strada che aprirono i sindacati operai con le conferenze di produzione, e che la nuova Amministrazione Democratica di Milano vuole seguire — come ha affermato l'Assessore Taramelli nelle sue conclusioni — fino in fondo; la strada della ricerca di risposte comuni e di comuni obiettivi di lotta per i lavoratori, i partiti democratici, le istituzon: la strada della moblitazione unitaria di tutte le risorse materiali e di tutte le energie in funzione di quegli obiettivi, per uscire dalla crisi.

Una strada che i comunisti continueranno a percorrere assieme a tutte le forze progressive, anche nel Consiglio di Zona 20, con la tenacia e la coerenza di sempre; con il pessimismo dell'intelligenza, con l'ottimismo della volontà.

menti governativi (non bastano ad esempio per l'edilizia, se pensiamo che nella nostra provincia si sono costruiti nel 1969 40.000 locali, nel '73 24.000, nel '74 16.000, nei primi sei mesi del '75 solo 5.000, e nell'area della nostra Zona le fabbriche metalmeccaniche interessate alla produzione di beni per la casa hanno segnato un calo di occupazione del 3,8°/o). Riferendosi in particolare alla situazione della Zona 20, il compagno Impari ha sottolineato come qui gli investimenti, fatta eccezione per qualche azienda del settore terziario e meccanico militare, sono parzialmente bloccati, con il grave rischio di perdere ogni possibilità diammodernamento tecnologico e di sviluppo della ricerca, frenando in tal modo la nuova occupazione dei tecnici e mettendo in pericolo l'esistenza stessa dell'industria. E la nostra è nella provincia di Milano una delle zone più industrializzate. Il 50D/0 dei lavoratori è interessato alla Cassa Integrazione, la diminuzione dei posti di lavoro è del 15D/o rispetto allo scorso anno; nel settore metalmeccanico, su 12.000 dipendenti, 7.000 sono colpiti dalla Cassa integrazione; negli altri settori si tenta di licenziare direttamente, o di ridurre drasticamente l'occupazione (per esempio alla IRTFIRT, alla Santangelo, alla tristemente famosa De Medici). Agli effetti della crisi si sommano le perdite occupazionali derivanti dall'allontanamento delle fabbriche dalla città (Crouzet, Rosier).

LA RELAZIONE DI IMPARI APERTO IL CONSULTORIO

li compito della conferenza: elaborare una traccia sulla quale le forze del progresso si colleghino per uscire, con una società più matura, dal tunnel della crisi.

Il compagno GIORGIO IMPARI, presidente del Consiglio di Zona, ha svolto la relazione introduttiva, partendo dalla drammaticità dei dati della situazione, che dimostrano ìl continuo acutizzarsi della crisi. «Inflazione e deflazione congiunte stanno distruggendo le aziende come un ciclone; i posti di lavoro saltano per aria ogni ora; l'unico dato positivo, quello della diminuzione del deficit della bilancia dei pagamenti, perde di valore e di significato se pensiamo che per ottenere questo risultato si è ricorsi ad una minore importazione di materie prime da lavorare, il che significa accelerazione del processo di crisi produttiva». Sono questi gli effetti della politica fiscale e creditizia del governo, in una congiuntura internazionale già di per sè caratterizzata dalla crisi del mercato capitalista: «Non c'è dubbio per nessuno che oggi siamo al centro di una crisi del sistema capitalista in cui i grandi monopoli internazionali stanno conducendo una dura lotta per la conquista e la ripartizione dei nuovi mercati, per una sostanziale ristrutturazione produttiva, per la formazione di una nuova divisione internazionale del lavoro tra paesi sviluppati ed in via di sviluppo».

In tale situazione la struttura produttiva italiana, più fragile delle altre a causa dell'espansione squilibrata degli anni '60, è stata più duramente colpita: ed il colpo è stato tanto più duro in quanto — ha detto Impari citando un docuemnto della F.L.M. del marzo 1975 alla crisi non si è risposto con una politica che ne aggredisca i nodi strutturali.

Al contrario si è seguita una linea volta, attraverso la manovra dell'inflazione, a ricostruire nell'immediato i margini di profitto delle grandi concentrazioni monopolistiche, continuando insieme a favorire tutte le manovre speculative e la rendita». Si è determinata «una prevalenza sempre più marcata delle banche, del settore finanziario, rispetto alle industrie, al settore produttivo»; vertici finanziari condizionano sempre più pesanemente le scelte industriali, strozzandole imprese di dimensioni minori e spingendo le maggiori sulla strada della ristrutturazione della riduzione della base produttiva».

A questo punto Impari si è posto una domanda: l'I.R.I. e le sue aziende sono pubbliche, le banche per la stragrande maggioranza sono controllate da Enti pubblici; che cosa fanno?

«E' urgente e indispensabile una politica del credito che favorisca gli investimenti nell'industria nell'agricoltura, una politica che scelga l'occupazione e la produzione contro la speculazione e lo spreco. Gli Enti pubblici, a cominciare dagli Enti Locali che in Lombardia controllano la Cassa di Risparmio delle Province Lombarde, devono impegnare i propri rappresentanti in questa direzione; le Regioni devono poter partecipare alle decisioni di intervento e di localizzazione degli investimenti delle Partecipazioni Statali; la forza delle istituzioni democratiche deve poter contare nelle decisioni e nelle scelte di fondo, che debbono cessare di essere riservate alla ristretta oligarchia dei grandi monopoli».

Bisogna rilanciare con adeguati investimenti quei settori trainanti che consentirebbero di contenere in termini più limitati il dissesto produttivo, e di evitare una ulteriore divaricazione delle condizioni di vita tra Nord e Sud. Ecco alcune linee di fondo secondo cui affrontare la crisi: non bastano certo i recenti provvedi-

Nella nostra zona dal 17 novembre si è aperto un consultorio pubblico per tutti i problemi inerenti alla maternità; alla sessualità, alla famiglia.

E' con legittima soddisfazione ed anche con un po' di orgoglio che vediamo realizzato in Zona, do= po mesi e mesi d'impegno, di discussioni e di pressioni nei confronti dell'Amministrazione Comunale, primo nella città di Milano, l'apertura di questo Consultorio per il quale le donne in prima fila, il Consiglio di Zona e il Comitato Sanitario si sono lungamente battuti.

La realtà di questo servizio pubblico e sociale è un punto di partenza importante sulla strada della riforma sanitaria e assistenziale, ma è anche la garanzia che tutti gli utenti senza discriminazione trovino uguale e idonea risposta di prestazioni qualificate per ogni loro problema.

Il consultorio di Via Aldini n. 72, che è aperto tutti i giorni, dispone di:

1 medico ginecologico

1 medico pediatra

1 psicologo

1 specialista eugenetico

1 assistente sociale

Le caratteristiche e le finalità d'i questo nuovo servizio sociale istituito con la legge 405 il 29 luglio 1975 sono: la pianificazione familiare, la difesa della gravidanza, la prevenzione.

La pianificazione della famiglia non vista solo come il controllo delle nascite e quindi con l'erogazione di anticoncezionali, ma con un concetto estremamente più ampio e importante, come un problema cioè di tutela della salute fisica, psichica, morale, sociale della donna, del cittadino, della coppia, nel rispetto del diritto che ha ogni cittadino di decidere quanti figli vuole, e quando li vuole.

La difesa della gravidanza; ci si occuperà di infertilità e di sterilità, con tutte le implicazioni negative, vorrà dire intervenire nel mondo del lavoro, intervenire nelle fabbriche, contro il rischio e la nocività, per far progredire le condizioni di lavoro e le misure di sicurezza, per diminuire il più possibile le gestazioni difficili, i disturbi della gravidanza; gli aborti bianchi.

La prevenzione bisogna ricordare che il 50°/o dei minorati fisici, psichici e degli handicappati, traggono la loro origine da una cattiva assistenza sia alla gestante, sia in fase preconcezionale che dopo il concepimento o per tutti i nove mesi di gestazione, sia per una cattiva assistenza durante il parto o subito dopo.

Sarà inoltre, compito del Consultorio stabilire e prevenire tutte le possibili tare ereditarie e inserirsi in tutta la tematica dell'igiene, dell'alimentazione e dell'abitazione.

Si procederà ad una ampia educazione sessuale della comunità, nel rispetto delle diverse concezioni etiche e sociali, e nel caso di minori sarà concordata con gli organismi collegiali della scuola.

Queste che abbiamo elencato per sommi capi non sono cose destinate ad essere malamente realizzate chissà quando. Sono viceversa i contenuti che per il nostro Consultorio abbiamo elaborato e che intendiamo con saggezza gestire

In tale situazione, tuttavia, è positivo il fatto che, a livello di Zona come sul piano nazionale, il movimento operaio ha conservato e accresciuto la sua forza e la sua unità, è riuscito a costruire nuovi più solidi organismi di fabbrica, mentre una modificazione progressiva dei rapporti politici ha portato ad un rafforzamento delle formazioni politiche del movimento operaio. Questo dato positivo, e la presenza nella nostra zona di fabbriche importanti come l'Alfa Romeo, la iRT-FIRT, dell'Istituto di Ricerca Farmacologica Negri, di una rete sanitaria che se sviluppata diventerebbe sotto ogni aspetto, ma soprattutto in quello preventivo, molto interessante, ci inducono a tentare con il Consiglio di Zona Sindacale una proposta di riconversione produttiva proprio per far crescere alla base una consistente domanda di quei beni che consentirebbero una diversificazione della produzione, garantendo la occupazione. Infatti siamo convinti che dagli Ospedali, dai Centri di Ricerche, dalle Scuole, dagli Enti Amministrativi, dai proletari che abitano nelle case fatiscenti della nostra zona, sale una domanda, finora insoddisfatta, che interessa i settori colpiti dalla crisi. Il nostro ruolo di Ente Locale è di fare emergere questa domanda, per consentire al Comune di Milano una individuazione ed una selezione degli intervenuti.

Un altro punto di intervento, più vicino alle pos• sibilità concrete di intervento nostro, concerne l'istruzione e la qualificazione professionale: è noto infatti come, nonostante la grave flessione dell'occupazione, permanga una area di occupazione scoperta in settori professionali specifici specialmente a livello ìntermedio: mentre laureati e diplomati non trovano lavoro, mancano i tecnici della produzione gli operai di buona specializzazione. E' necessario pervenire rapidamente ad un riordinamento e ad una estensione dell'intervento della Regione e del Comune nell'istruzione professionale, che preveda un ruolo attivo degli organismi del decentramento e delle organizzazioni sindacali.

Concludendo, il Presidente del Consiglio di Zona ha affermato che dalla crisi non si esce senza un rinnovamento che investa le strutture di fondo dell'economia e della società, che punti sulla produzione di ciò che è necessario per risolvere i problemi del paese, in primo luogo quello del Mezzogiorno, sulla costruzione di efficienti servizi pubblici e collettivi, sulla soddisfazione dei bisogni popolari. Le linee e i presupposti di un nuovo modello di sviluppo ci sono: ciò che manca sono gli strumenti della direzione economica, che sono in mano alle forze che ad un tale rinnovamento più tenacemente si oppongono. Solo la forza del movimento delle masse e delle sue organizzazioni democratiche può conquistare posizioni decisive negli strumenti di potere che oggi condizionano così negativamente le scelte economiche e la situazione sociale.

Per raggiungere questo obiettivo, è necessario in primo luogo un collegamento più stretto e diretto con la popolazione, attraverso il Decentramento democratico. Ma è necessaria anche una forte unità tra le forze del progresso e della democrazia, ognuna nell'ambito della propria autonomia, per costruire dal basso, oltre alla immediata difesa della condizione operaia, un progetto alternativo di economia di società.

LE CONCLUSIONI DI TARAMELLI ASSESSORE COMUNALE

L'occupazione al primo posto nel programma della nuova Amministrazione. Mobilitare tutte le risorse e le energie su obiettivi comuni.

A conclusione del dibattito, è intervenuto il compagno Taramelli, Assessore Comunale al Lavoro ed al Decentramento.

La crisi — ha affermato Taramelli — è troppo profonda e complessa perchè la si possa spiegare con una sola causa o caratterizzare in un solo aspetto; questa profondità e complessità, d'altra parte, rendono del tutto illusorio pensare di uscirne con provvedimenti che agiscano su un solo settore dell'economia.

Così, i decreti congiunturali del governo, che non vanno alla radice dei problemi, che non influiscono sulle strozzature strutturali del vecchio modello di sviluppo — un modello di cui nessuno riesce più a difendere la validità — sono del tutto insufficienti: non bastano interventi estemporanei e slegati, ma occorre una politica, una linea complessiva e coerente che sappia affrontare le grandi questioni che interessano le masse, prima fra tutte quella dell'occupazione, che anche nella provincia «forte» di Milano sta complessivamente avvicinandosi a quel 35)/o che rappresenta a parere di molti esperti il limite minimo sotto il quale c'è sottosviluppo. Non è questione di formule dunque, ma di politica, di scelte, di indirizzi.

Per quanto riguarda la nuova Amministrazione del Comune di Milano, questa ha posto il problema dell'occupazione in testa alla scala delle priorità nel proprio programma; ed intende affrontarlo impegnando tutte le risorse finanziarie disponibili (che non sono molte, purtroppo) in provvedimenti che tendano ad uno stimolo ravvicinato della occupazione; predisponendo il più rapidamente possibile gli strumenti — il quadro — entro cui sviluppare un'azione siffatta e gli stessi interventi della iniziativa privata (il nuovo Piano Regolatore Generale, che mirerà alla salvaguardia degli insediamenti in-

dustriali e quindi dei posti di lavoro, il Piano integrativo di Edilizia Economica e Popolare, la cui realizzazione potrà rimettere in moto una parte consistente dell'industria edilizia, con effetti positivi su tutte le attività indotte).

Contemporaneamente, l'Amministrazione Comunale cercherà di promuovere in ogni modo la più larga mobilitazione di energie in tutta la città; non

si tratta di fare confusione, di pensare ad impossibili abbracci fra potere pubblico, imprenditori privati e classi lavoratrici: si tratta invece di definire risposte comuni, un minimo comune denominatore in termini di scelte concrete, di concreti obiettivi, di «cose da fare» attorno a cui raccogliere ed impegnare — per uscire dalla crisi — lo schieramento di forze, le risorse, le energie, più larghi possibili.

PORTARE AVANTI IL TESSERAMENTO

La campagna per il tesseramento, che vede impegnate tutte le organizzazioni del Partito e della FGCI, ha quest'anno un'importanza e addirittura un carattere nuovo, che deriva dalla grande vittoria del 15 Giugno e dalle accresciute responsabilità che tale vittoria pone al P.C.I. Basti pensare allo sforzo, all'impegno massiccio che vede migliaia di nostri dirigenti fra i più capaci, a tutti i liveilli, impegnati nella direzione della cosa pubblica. Alcuni giornali hanno scritto che il P.C.I. è oggi partecipe dell'amministrazione del 60% della popolazione dei Comuni, delle Provincie e delle Regioni Italiane.;. Forse tale cifra non è assolutamenteesatta, ma certo essa non si discosta molto dal vero.

Ciò significa che vi è la necessità da un lato di accelerare il normale ricambio dei quadri del Partito; e dall'altro di allargare l'influenza del P.C.I., i suoi contatti, per toccare strati sempre più vasti, nuovi e diversi della popolazione.

Ecco perchè il proselitismo è oggi più che mai un problema politico essenziale: dobbiamo essere presenti ovunque, con forza e capacità di convinzione, per spiegare, discutere, trascinare con noi le masse popolari; e ciò è possibile solo accogliendo nelle nostre file migliaia di nuovi compagni, per i quali è ormai maturo il passo da simpatizzantisostenitori-elettori a membri del Partito.

Si è parlato in questi mesi si è fatta anche dell'ironia da parte di chi non ha digerito il 15 Giugno di « corsa al P.C.I. » da parte di opportunisti usi a « correre in soccorso del vincitore >>.

Ciò è falso, non è questo che noi vogliamo. Ciò che vogliamo è rafforzare il Partito nel nostro modo sperimentato e giusto: invitando cioè i migliori combattenti della classe operaia, i protagonisti delle lotte nelle fabbriche, nelle scuole, nei quartieri che ancora non siano iscritti al Partito, ia farlo; arricchendoci così, e arricchendo loro stessi.

A metà novembre di quest'anno gli iscritti al P.C.I. erano a Milano 24.812 di cui circa 6.800 donne. L'obiettivo che ci poniamo per il 1976 è di 26.000 iscritti. Ma certamente i comunisti milanesi, muovendosi con lo slancio e con la capacità politica e organizzativa di cui hanno sempre dato prova, riusciranno a superare tale obiettivo rafforzando ancor più il Partito ed estendendone l'influenza.

Infine c'è un ultimo aspetto che va sottolineato: quello finanziario.

In tutti questi anni la media-tessera è aumentata, passando da 2.824 lire nel 1971 a 6.200 lire quest'anno. Eppure i compagni e le compagne sono riuscite a superare nel 1975 quell'obbiettivo già tanto elevato, raggiungendo 6.300 lire. Per il 1976 il Partito chiede loro un ulteriore sforzo: l'obiettivo della media-tessera sale, a livello cittadino (ovviamente poi esso varia da Sezione a Sezione) a 7.300 lire.

gli ottant'anni della compagna

DOLORES IBARRURI

CON

E' un aumento notevole, gravoso, il cui motivo è peraltro fin troppo evidente: al crescente impegno delle organizzazione di Partito si aggiunge l'aumento dei costi. Ecco perchè diventa necessario chiedere ai compagni, a tutti i compagni, questo sforzo ulteriore.

E' perfino banale, ormai, dire che il P.C,I. non ha altri finanziatori che non siano i lavoratori: ma è la verità. I lavoratori di Milano lo sanno: e perciò, ancora una volta, compiranno uno sforzo generoso per dare al loro Partito i mezzi finanziari che consentiranno di portare sempre più avanti la battaglia per la democrazia e il socialismo.

IL VOTO NON BASTA: ISCRIVITI

GRAZIE!

Le elezioni del 30 Novembre sono state sospese. Questo significa forse che il lavoro dei nostri candidati, dei compagni, dei simpatizzanti, di tutti coloro che si sono impegnati nella discussione dei temi della nostra campagna elettorale, nella preparazione delle nostre liste (avvenuta nella nostra come in tutte le zone della città, alle 8.30 del 31 ottobre) che il contributo dei cittadini che hanno partecipato alla sottoscrizione; questo significa forse che tutto quell'impegno, quel lavoro, quel contributo, sono stati inutili?

Certo che no. Essi hanno contribuito a condurre una grande battaglia di democrazia, che non si arresta di fronte ad un veto governativo, che solo si sposta su un terreno diverso e per alcuni aspetti più avanzato. Per questo il Partito Comunista li ringrazia; II ringrazia e li elogia, ma soprattutto li impegna, iscritti e non iscritti, candidati ed elettori, a fornire il loro determinante contributo a tutta l'attività del Consiglio di Zona, che. seppure non direttamente eletto come noi comunisti avremmo voluto e come sarebbe stato giusto, ha una grande funzione da svolgere, per un nuovo modo di governare, insieme, questa nostra città.

li Comitato di coordinamento della zona 20

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PARLANO ALCUNI LAVORATORI DELLA ZONA

LA LOTTA DEI LAVORATORI DELLE FONDERIE E SMALTERIE LOMBARDE

I lavoratori delle fonderie e smalterie Lombarde si sono trovati, all'inizio di quest'anno, di fronte a una nuova direzione dell'azienda. Il 15 gennaio i rappresentanti della nuova gestione chiesero un incontro con il Consiglio di Fabbrica e le organizzazioni sindacali.

Durante questo incontro apprendemmo che la nostra fabbrica era stata acquistata dalla Richard Ginori Pozzi, in altri termini da una società multinazionale. In questa occasione la controparte mostrò il suo volto antioperaio chiedendoci una riduzione dell'orario di lavoro senza dare un minimo di garanzia per il mantenimento degli organici.

La Direzione giunse alla drammatica decisione presa unilateralmente di mettere tutti i lavoratori in cassa integrazione a zero ore per tutto il mese di febbraio e di marzo. Pronta è stata la risposta dei lavoratori che ha visto in quel periodo una grossa mobilitazione con presidio della fabbrica per tutto il periodo della vertenza.

La lotta è stata vittoriosa con l'intervento della magistratura che ha obbligato la direzione al pagamento delle giornate perse e con il raggiungimento di un accordo molto positivo per i lavoratori.

I lavoratori delle fonderie e smalterie lombarde si sono accorti, durante questa lotta, quanto sia positivo per il movimento uscire dalla fabbrica e coinvolgere attorno a sè il maggior numero di Organismi democratici, di forze politiche e sociali che operano nel quartiere.

Quaglia Michelantonio del CdF delle fonderie e smalterie lombarde

COSA SI ASPETTANO

I LAVORATORI DAL CONSIGLIO DI ZONA?

C'è da dire innanzi tutto che, fatta eccezione per gli attivisti del sindacato e dei partiti o comunque dei lavoratori politicizzati, gli altri praticamente non sanno cos'è il Cd.Z.

Come cittadini di un quartiere di Milano i lavoratori delle fabbriche ne avranno sentito parlare o saranno stati chiamati a mobilitarsi dalle forze politiche democratiche in varie occasioni attorno al Consiglio di Zona. Tuttavia questo appariva, nonostante i vari momenti di lotta che creava o in cui si inseriva, importante più per il ruolo che poteva svolgere che per quello che effettivamente svolgeva.

Oggi c'è un'altra realtà: una giunto unitaria di sinistra con la volontà di fare certe cose. Oggi ci sono reali possibilità che a questi CdZ siano dati poteri che permetteranno la gestione democratica del territorio, dei servizi sociali e soprattutto permetteranno ai cittadini, agli studenti, agli esercenti, ai lavoratori delle fabbriche di partecipare ai problemi della zona e contribuire in qualche modo alla loro soluzione.

E la novità politica sta proprio in questo: il decentramento amministrativo di Milano come momento di partecipazione democratica, di lotta dei lavoratori per una qualità superiore della vita sociale nei quartieri, per realizzare sempre di più quella politica di riforme sociali per le quali i lavoratori hanno lottato e lottano; per le quali hanno strappato ai padroni i cosiddetti contributi sociali per la sanità, i trasporti ecc., che hanno rischiato di restare inutilizzati.

Coloro che hanno condotto in prima persona la battaglia politica per il decentramento amministrativo e per dare ai CdZ poteri decisionali, oggi hanno fiducia che, dopo le elezioni indirette del 30 novembre, nella città di Milano ci saranno 20 strumenti di democrazia in più, in cui si deve innestare l'azione e il controllo dei sindacati, dei partiti e delle forze produttive della zona.

Questa fiducia deve diventare fiducia consapevole di tutti i cittadini, attraverso una fase nuova della battaglia per le riforme, una fase più articolata che dia finalmente soddisfazione ad alcuni bisogni posti da tempo all'ordine del giorno; una fase nuova che utilizzando i rapporti di forza e le condizioni politiche del dopo 15 giugno costruisca una lotta più avanzata che sappia puntare il dito sulla direzione politica del paese per rafforzare l'autonomia degli Enti Locali, per dare loro finanziamenti per la casa, gli asili ecc., per battere sempre più la speculazione urbana, da quella edilizia a quella sanitaria e così via.

LA 5° CONFERENZA PROVINCIALE DEI LAVORATORI COMUNISTI

Si è svolta nella nostra città nei giorni 7 e 8 novembre la 5" conferenza provinciale dei lavoratori comunisti. Noi pensiamo che i temi di questa conferenza non riguardano solo i comunisti. ma tutti i lavoratori, i cittadini che si battono per un diverso sviluppo produttivo nel nostro paese: da qui nasce. la necessità che anche i lavoratori, l'opinione pubblica del nostro quartiere discutano le questioni poste al centro del dibattito della nostra conferenza.

Noi comunisti condividiamo pienamente la scelta compiuta dal movimento sindacale unitario di dare priorità agli obiettivi di un consistente e qualificato sviluppo degli investimenti produttivi e dell'occupazione. Si tratta, a tale proposito, di dirottare gli investimenti in quei settori (agricoltura, trasporti, casa, scuola, Mezzogiorno) che sino ad ora sono stati sacrificati, ma che possono e debbono divenire i settori trainanti di un nuovo e diverso sviluppo economico e sociale del paese.

In questo quadro acquistano nuovo rilievo e valore politico le piattaforme contrattuali dei chimici, degli edili, dei metalmeccanici tese a strappare ai padronato pubblico e privato impegni e atti concreti in questa direzione.

La lotta per dare all'azione riformatrice il sostegno e la base di una nuova domanda speciale, cioè quel quadro di riferimento nuovo che comporta la programmazione democratica dello sviluppo, passa oggi da qui e la vittoria dei lavoratori impegnati nel rinnovo del loro contratto è condizione essenziale per compiere un primo significativo passo in questa direzione.

In questo ambito, la giusta difesa del salario,degli stipendi e dei redditi di lavoro non contraddice questa strategia perchè non si pone sul terreno della pura e semplice rincorsa salari-prezzi, ma piuttosto si propone di dare il giusto rilievo al problema del recupero salariale nella linea generare di lotta per le riforme e per un nuovo sviluppo economico.

Un'azione che si muove in queste direzioni e che, su questa linea, sia capace di suscitare e organizzare ampi movimenti di massa e di conquistare consensi in altre forze sociali e politiche, è la più valida per evitare l'aggravamento ulteriore della recessione economica e impedire che i costi della crisi vengano fatti pagare ai lavoratori.

Nello stesso tempo un'azione di questo genere costringe a entrare nel merito, nei contenuti, negli obiettivi, a rendere concreto l'avvio di uil nuovo «modello di sviluppo» promuovendo effetti',i significativi mutamenti negli indirizzi generali della politica economica e sociale del governd.

Questa azione deve oggi saldarsi ad una più incalzante iniziativa politica della ciasse operaia, del movimento sindacale e delle forze politiche democratiche per avviare un profondo rinnovamento risanamento della vita pubblica che ponga il regime democratico al riparo dell'opera dì corruzione e di denigrazione sia dei grandi gruppi economici che delle forze eversive ai destra.

La linea scelta dal movimento sindacale corrisponde quindi all'esigenza di realizzare il massimo di unità della classe operaia e della popolazione lavoratrice con la massa di disoccupati e dei giovani alla ricerca del primo impiego ed esprirrie la consapevolezza che il movimento dei lavoratori ha acquisito di dover assolvere una tunzone dirigente di fronte alla crisi delle vecchie classi dominanti e delle vecchie strutture econo.-niche e sociali. Ciò comporta che la classe operaia sappia affrontare non solo i gravi problemi dello sviluppo economico e sociale e indicare per essi valide soluzioni e battersi perchè quelle soluzioni vengano adottate, ma anche il problema di una nuova direzione politica del Paese.

E' necessario infatti che la classe lavoratrice italiana comprenda fino in fondo che se è vero come è vero che la crisi economica è gravissima e investe la struttura della nostra economia è anche vero che la lotta sindacale non basta. Occorre cioè che dai lavoratori venga la spinta decisiva all'unità e alla convergenza fra le grandi forze popolari del nostro paese.

Il problema di una nuova direzione politica del paese fondata sull'unità di queste forze può essere risolto solo se i lavoratori lo fanno proprio.

Ad essi spetta oggi far maturare le condizioni perchè a questa unità e convergenza si vada il più rapidamente possibile.

Il risultato del 15 giugno e prima ancora la vittoria sul referendum dimostrano che il Paese vuole una svolta profonda negli indirizzi di governo, avviando il superamento del sistema di potere costruito dalla D.C..

In secondo luogo ha respinto il tentativo di discriminazione anticomunista tesi ad isolare la indietro l'insieme del movimento dei lavoratori.

mantenere in piedi o di restaurare gli steccati della classe operaia dagli aitristrati sociali e respingere

In terzo luogo, ha creato nuovi rapporti e nuovi equilibri nel tessuto del potere locale: negli Enti locali si è sprigionata una nuova e possente spinta per il potenziamento della autonomia e per la mobilitazione unitaria delle forze di progresso attorno ai Comuni, alle Provincie e alle Regioni. Contemporaneamente, ha ricevuto nuovo impulso la crescita di quel vasto tessuto unitario di democrazia di base che dalla scuola ai quartieri, al sistema sanitario può rappresentare una leva essenziale per il risanamento e il rinnovamento del Paese.

Occorre proseguire e raggiungere nuovi risultati su questa strada unitaria che non è nè lineare nè sgombra di pericoli: è una linea di lotta e di mobilitazione.

A questa lotta i comunisti chiamano tutti i lavoratori, i disoccupati, i giovani, le forze sane del Paese per uscire dalla crisi, evitare la recessione e rinnovare l'Italia. fi

sa soltanto i principi generali.

I termini del dibattito sono molto chiari e per parte nostra accettiamo il confronto più ampio e più attività del Comune, ma anche un modo più ampio e rigproso per arrivare a nuove e più ampie intese organico di programmare e di gestire i servizi so- democratiche. ciali nelle diverse Zone.

Anzi, chiediamo con forza questo confronto: lo

E' il modo migliore per contribuire alle scelte chiediamo nei Consigli di Zona, nei Consigli Comulegislative che il Parlamento è chiamato a fare e per nali, nelle associazioni, dagli Enti Locali, nel Parlaimpedire rallentamenti pericolosi. Saranno di fronte mento. Lo chiediamo, e questa è la cosa più imporin Parlamento vari progetti di legge. A quello del tante, sulla base dei fatti, delle «cose» da fare subiGoverno, infatti, che nel merito compie scelte errate to, nel vivo delle lotte contro la crisi economica e e pericolose, si aggiungerà un progetto nostro. per risolvere i problemi del collegamento tra fabbrica

Ce ne saranno anche altri presentati dai democri- e città, della scuola, della medicina preventiva, delstiani e dalle destre. Il parlamento dovrà garantire la l'elevazione culturale di massa. possibilità di votare a primavera: per questo il con-

L'esperienza dei nuovi Consigli di Zona e il difronto dovrà essere rapido, anche se ampio e preci- battito sui progetti di legge non saranno momenti so. Il succo della questione sta nella prospettiva ge- separati. Tale separazione sarebbe una condizione di nerale della legge: il governo tenta di irreggimentare sterilità politica e culturale.

dall'alto ogni aspetto del decentramento, con un ec- I due momenti saranno invece strettamente colcesso di zelo burocratico e lasciando intravedere legati: il dibattito sul progetto di legge si salderà alla l'obiettivo di cambiare le cose solo in apparenza per vita concreta dei nuovi organismi; alle lotte dei lalasciare in realtà tutto come prima. Noi, al contrario voratori, alla partecipazione della cittadinanza. Altre abbiamo fiducia nel sistema delle autonomie e voglia- soluzioni sono solo dei palliativi. mo che siano i comuni stessi a regolamentare i po- Se si vuole discutere della partecipazione e- del teri, le funzioni, i meccanismi elettorali degli organi decentramento non si può dalla discussione escludere del decentramento. Per questo il nostro progetto fis- gli stessi protagonisti, i cittadini.

( segue da pag. 1 )

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