la nostra realta`
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In questo numero
SPECIALE SCUOLA
tavola rotonda sulle prossime elezioni del distretto scolastico
- Pagg. 7-8-9-10.
CONSIGLIO DI ZONA nella prima riunione del CdZ eletto il presidente
- Pag. 5.
FACCIAMO INSIEME IL GIORNALE due pagine fatte interamente dai bambini delle scuole elementari
- Pagg. 12-13.
FONDAZIQNE CRESPI MORBIO nostra inchiesta.
- Pag. 11.
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SI COMINCIA: ecco il primo documento, una base di lavoro per tutti, un invito chiaro al confronto.
Nella sua prima seduta il C. d. Z. ha approvato, con 11 voti favorevoli (P.C.I., P.S.I., M.U.I.S., P.S.D.I.) e 4 astensioni (D.C., P.R.I.) un documento « d'intenzioni » proposto dal neo-presidente. Nel pubblicare questo documento integralmente ci sembra importante far notare che,sul suo contenuto non vi sono state, da parte delle forze politiche, obiezioni di fondo.
TE SE RICORDET..
« I PERSUASORI OCCULTI » «M>
Ve l'immaginate oggi una nota industria di « Men tini » che per pubblicizzare i suoi prodotti andasse a scomodare i più noti criminologhi o i più qualificati studiosi degli effetti dell'alcolismo sull'ereditarietà? No di certo! Oggi l'arte di convincere la gente a comperare quello che il più delle volte non le è di nessuna utilità ha a disposizione infinite strade ed illimitati mezzi.Il recentescandalo della LOCIHEEDirion ne è che un piccolo esempio. Qualche decennio fa invece non era cosí e il povero venditore ambulante di quei tempi doveva far ricorso a tutta la sua inventiva e far galoppare a briglia sciolta tutta la fantasia di cui era capace per riunire attorno alla sua « sgangherata bancarella» un discreto numero di potenziali clienti. E' proprio di un personaggio di questi che vogliamo parlarVi, una figura che molti di Voi ricorderanno di certo perchè non mancava mai ai margini dei mercati che si tenevano nel quartiere e che molto spesso stazionava sull'angolo di P.le Loreto con V.le Brianza. Lo stesso angolo tanto per intenderci, attualmente occupato da un grande magazzino che ne deve aver capito l'utilità logistica. Sulla cinquantina, forse qualcuno in più ma non li dimostrava, piuttosto basso di statura, con un viso rotondo* e simpatico da buon milanese (e a detta di qualche maligno anche da buon bevitore) un tono di voce basso e una parlantina che incantava (diceva lui) anche i serpenti. La sua « BUTEGA » era costituita da due semplici cavalletti di legno che sostenevano un asse coperta da una tela cerata che fungeva da banco e sui tre lati di questa sostenuti da comune fil di ferro, dei veri e propri cartelli pubblicitari che richiamavano anche il passante più distratto. Su quello di centro, che era il più grande, sormontato da una scritta a caratteri cubitali « VINO, TABACCO E VENERE RIDUCONO L'UOMO IN CENERE » alcune vignette colorate illustravano un truce episodio di cronaca nera. Si partiva dalla prima vignetta che raffigurava il buon padre di famiglia che bacia la moglie e i figli prima di recarsi al lavoro. Nella seconda... potete vedere l'onesto lavoratore che viene premiato dal padrone (una mano sulla spalla mentre con l'altra fa l'atto di consegnargli la busta con lo aumento). Dalla terza vignetta in poi cominciava la caduta in basso. La cattiva compagnia delle osterie e il gioco delle carte, l'abbraecio pecca-
Il fatto che, sia nelle elezioni del Presidente e del vicepresidente sia nel , voto sul documento, non ci siano stati voti contrari ci permette ; di avere un certo ottimismo giustificato a proposito della possibilità che nel CdZ si possano ritrovare quello spirito unitario e quella volontà comune che sono indispensabili per un buon funzionamento delle istituzioni democratiche.
Il Consiglio di Zona 10, all'inizio di un nuovo periodo della storia del decentramento cittadino milanese, ritiene opportuno ribadire concordemente alcuni principi generali e alcuni punti programmatici a cui si impegna di tener fede, al di là di eventuali divergenze nella valutazione di fatti e azioni specifici.
La necessità del decentramento è ormai fuori discussione. Ciò che occorre è che siano rimossi al più presto tutti gli ostacoli che si frappongono ancora al suo pieno funzionamento, sia in senso politico sia in senso amministrativo. Di questi il più grande è tuttora la carenza della legge specifica che permetta al Consiglio Comunale un'effettiva delega di poteri ai C.d.Z.: legge che tutti si augurano non ponga limiti troppo stretti a tale delega, perchè i problemi politico-amministrativi delle grandi aree metropolitane non possono essere risolti con gli stessi criteri dei piccoli comuni. Pur nelle sue ristrette possibilità d'azione, il C.d.Z. 10 farà quanto è in suo potere per accelerare la promulgazione di una legge che soddisfi tali esigenze; ma cercherà anche, nel periodo d'attesa, di prendere tutte le iniziative atte a coprire fin d'ora quelle carenze e quelle scollature che l'attuale situazione legislativa provoca fra la norma costituzionale della partecipazione dei cittadini alle scelte democratiche e il centralismo dell'amministrazione comunale e statale. In questa luce, si auspica che il Consiglio Comunale realizzi immediatamente tutti i punti della delibera quadro sul decentramento che non siano in contrasto con le leggi attuali, predisponga per tempo tutte le delibere necessarie perché i rimanenti punti vengano prontamente realizzati non appena promulgata la legge, e ponga mano alla riorganizzazione della burocrazia comunale, in modo da offrire ai C.d.Z. un solido supporto tecnico, già ora assolutamente indispensabile per permettere loro di ,svolgere con efficacia quei compiti consultivi a cui sono sempre più frequentemente chiamati.
Il Consiglio di Zona 10 si pone come luogo comune,
minoso di qualche donnaccia (intendiamoci bene, vestiti di tutto punto in un angolo di una strada abbastanza illuminata), il primo furto in fabbrica, •la moglie in lacrime e i figli pure che tentano inutilmente di riportarlo sulla retta via, la furia omicida e infine il reo ammanettato in mezzo a due carabinieri che varcava la soglia del carcere per non più uscirne. Non va dimenticato infatti che a quell'epoca le evasioni facili non erano ancora di moda. Uno dei tabelloni laterali con la scritta « I DANNI DELL'ETILISMO» riportava fotografie giganti e un po' sbiadite di visi di alcolizzati, ebeti, 'dementi e simili. Roba da far invidia ai più aggiornati film d'orrore. L'altro pannello con la scritta: « GLI EFFETTI DELL'ALCOLISMO » riproduceva immagini di neonati colpiti da menengite e altre malformazioni repellenti.
" EL SCIOUR AMBROEUS" non è appurato se fosse il suo vero nome o se anche questo facesse parte della finzione scenica, armato di una sottile bacchetta illustrava a " questo spettabile pubblico" le varie illustrazioni dei tabelloni commentando doviziosamente il tutto persino con citazioni latine e quando sentiva che l'attenzione di chi lo attorniava era giunta al punto giusto, deponeva con gesto plateale la bacchetta, allargava le braccia in un gesto di universale abbraccio e invitava i presenti a cercare la salvezza e la liberazione di tutti i loro mali nel suo prodotto, frutto di fama mondiale di cui non poteva fare i nomi. 10 centesimi il sacchettino, 50 centesimi le scatolette di latta che contenevano delle pasticche nere che avevano per ingredienti, a suo dire, decine di radici esotiche e erbe rare, ma che in realtà avevano solo il gusto della nostrana liquirizia abruzzese.
Comunque faceva sempre attimi affari e solo qualche acquirente insoddisfatto andava dicendo in giro che alla fine della sua fatica "EL SCIOUR AMBROEUS" era solito festeggiare' la cosa con qualche salutare bottiglia di buon Barbera. Noi non gliene vogliamo per questo, in fondo in fondo lui prometteva mirabolanti guarigioni vendendo qualcosa che danno non faceva di certo.
Quanti sono i " DULCAMARA" di oggi che possono onestamente vantare questi meriti? Quelli del TALIDOMIDE forse? O peggio di altri tipi di ERBE che promettono paradisi artificiali? GIRONI
ma non unico, di partecipazione politica dei cittadini alla vita della zona, si propone quindi di mantenere o stabilire stretti legami con altri centri di iniziativa politica locale, di carattere generale o settoriale, quali gli organismi rappresentativi delle scuole, il Consiglio Unitario sindacale di zona, il Comitato Sanitario, i Comitati Unitari di Quartiere, nel pieno rispetto delle reciproche autonomie, con l'intento di evitare sprechi di energie, mancanza di informazioni, iniziative non coordinate.
Al di là dell'esistenza di organismi istituzionali o spontanei di partecipazione, ritiene che uno dei suoi scopi principali sia il coinvolgimento di larghe masse di cittadini nella discussione e decisione dei problemi più vivi nella comunità, e si impegna a ricercare in ogni modo di rendere tale coinvolgimento sempre più largo e attivo.
Per raggiungere questo scopo, i gruppi politici si impegnano a non isterilire il fecondo dibattito che si deve svolgere nel C.d.Z., e, attraverso il C.d.Z., in tutta la zona, con la meccanica sovrapposizione dei rapporti di maggioranza-minoranza esistenti in Consiglio Comunale e con l'acritica accettazione o rifiuto delle proposte della Giunta e degli Assessorati sulla base di posizioni di partito. Senza rincorrere un illusorio umanismo, tutte le rappresentanze di partiti costituzionali in seno al C.d.Z. si impegnano a lavorare col fine precipuo nella difesa dei diritti e degli interessi dei cittadini e dei lavoratori della zona e dell'intera città, e di rimanere aperti a qualsiasi tipo di collaborazione che favorisca questo obiettivo, continuando con la positiva esperienza del C.d.Z. precedente.
I problemi che il C.d.Z. deve affrontare sono del resto tanti e tanto gravi, che solo un'azione che non escluda pregiudizialmente alcuna delle forze antifasciste può sperare di raggiungere risultati rilevanti. La crisi economica e la conseguente caduta del livello occupazionale esigono dal C.d.Z., in collaborazione col C.U.Z. e i consigli di fabbrica, un attento e documentato studio della situazione locale, caratterizzata dalla pre senza di una miriade di piccole imprese industriali, commerciali e artigianali, da cui possono emergere proposte concrete prima che si verifichino casi di chiusure o di espulsione di attività produttive dalla zona. Collegata a ciò, permane l'esigenza di un controllo dei prezzi e delle garanzie stesse di rifornimento dei generi di prima necessità, per evitare che la speculazione dei privati tragga ulteriori vantaggi dai disagi dei lavoratori.
Un'altro aspetto fondamentale del complesso compito del C.d.Z. riguarda la urbanistica e l'edilizia popolare: il C.d.Z. deve farsi tramite della partecipazione dei cittadini all'elaborazione del P.R.G., e, forte di questo appoggio, sostenere un dialogo fondato e documentato con gli organismi centrali comunali; é d'altra parte in corso la revisione dei lotti ex lege 167, e tipico della struttura del decentramento ai cittadini tutti, e soprattutto ai lavoratori più emarginati, pensionati, agli immigrati, un servizio a cui tutti i cittadini sono chiamati a cooperare per una sollecita attuazione dei programmi di risanamento e di ristrutturazione edilizia.
La necessità di strutture edilizie scolastiche, e forse più ancora i nuovi fermenti che nella scuola agitano genitori e insegnanti, esigono una presenza attiva del C.d.z. a garanzia di una vita scolastica veramente educativa, democratica e non selettiva: e ciò si connette in modo indissolubile alla promozione delle attività culturali della zona, allo sviluppo delle aree a verde e degli impianti di gioco e sportivi.
Un ulteriore nodo alla cui soluzione sul piano locale il C.d.Z. è chiamato a dare il suo determinante contributo è quello dell'assistenza e della sanità: li citiamo insieme, perché appare fondamentale superare il vecchio concetto di assistenza alle madri, ai giovani e agli anziani — di cui tanto densa è la presenza nella zona — per assimilarlo a quello di servizio sociale di cui, come per la sanità, i cittadini e i lavoratori hanno diritto. L'aumento già in atto degli asili nido e la strutturazione di nuovi servizi ospitalieri di zona dovranno rivestire un'altra priorità nell'azione del C.d.Z.
Già avere accennato solo ai principali temi che attendono l'opera del nuovo C.d.Z. prospetta la necessità di un lungo e duro lavoro, che darà i suoi frutti solo se sarà svolto in un ampio spirito di collaborazione e con la massima partecipazione dei cittadini. E' questo l'impegno che il nuovo C.d.Z. si assume davanti a tutta la cittadinanza.
Approvato dai gruppi PCI, PSI, PSDI e MUIS -
OCCASIONI 2
IL TASSISTA
su e giù, come i vecchi brumisti, ma con molta differenza
A Milano ci sono circa 4000 taxi: 4000 automobili gialle (i pochi esemplari verdi e neri rimasti stanno rapidamente scomparendo) che corrono su e giù da un parcheggio all'altro, fra stop, semafori, incroci, sensi unici, con la loro bandierina ben in vista colorata diversamente a seconda dei turni di servizio. Al volante il tassista (o « brumista » come lo chiama ancora qualche vecchio milanese, e cioè il cocchiere, il tassista dei cavalli): una schiena, due spalle, due mani pronte alla guida e la carta stradale di Milano ben impressa in un angolino del cervello.
Come si fa a non ammirare i tassisti di questa città, soprattutto quando, come me, si soffre di cronica e ormai inguaribile ignoranza di tutto ciò che c'è al di là di P.le Loreto e dei ponti sulla ferrovia, di tutto quell'intrico di vie, corsi, traverse (che poi intrico non è ed ha una sua logica di cerchi e di triangoli,
ma è comunque una logica enorme e spesso incomprensibile)? Come si fa a non ammirare i tassisti milanesi che di questo intrico sanno tutto e quando gli dici il nome di una via, piccola triste fuori mano, non aprono bocca e tranquilli partono, riuscendo inesorabilmente a portarti proprio là.?
Come si impara, come si comincia?
« Si comincia, s'impara — mi risponde laconico il mio amico tassista, Vittorio Casagrande, 60 anni, un basco perennemente in bilico sulla testa nei mesi freddi, e la sua brava macchina gialla parcheggiata in Pie Loreto. — Si prende la.patente pubblica (il « bollettone »),' la licenza e si va. Alcuni autisti sono dipendenti, lavorano per le ditte, prendono il loro stipendio a fine mese; altri sono proprietari, « padroncini » come me.
Le vie? si imparano a forza di girare, di caricar su gente,
AFFITTANZA, REQUISIZIONE O
di vedere, di ascoltare. Ascoltare? Ma sì, sembra che la gente quando sale in taxi sia presa da una gran voglia di parlare, di confidarsi. Casagrande me lo conferma: « Soprattutto le donne: parlano di tutto, dei loro mariti, dei loro affari, di tante cose personali; a me non mi riguardano, non mi interesserebbero, ma come si fa? Non si può essere scortesi: allora ascolto, dico due parole, commento...». Io credevo che nel taxi oltre che del tempo, del traffico e della crisi (non si può più andare avanti, chissà dove andremo a finire) non si parlasse; e invece no, ma, tutto sommato non è poi così strano: stai lì per 10, 20 minuti, mezz'ora, chiuso in uno spazio ristretto, con uno sconosciuto che forse non hai neanche visto bene in faccia, che probabilmente non vedrai mai più, e allora perchè non raccontare, non confidarsi? Certo che girare sempre per Milano, in mezzo al traffico, e dar retta anche al cliente che chiacchiera, non dev'essere allegro. « Eh, è un mestiere mica facile, è snervante, devi star sempre attento, non puoi permetterti un'incertezza, uno sbaglio: al tassista non perdonano mai niente. « Forse è per questo che su circa 4000 tassisti ci sono solo 3 o 4 donne e per di più mogli a loro volta di tassisti, che lavorano assieme con il marito: è ancora un « mestiere da uomini ». In compenso se sono poche le donne che guidano i taxi (e sicuramente lo fanno bene e sicuramente saranno sempre più numerose), sono molte invece quelle che lo prendono: donne soprattutto e pensionati. Questo mi lascia perplessa; capisco le donne, con i bambini, i pacchi, i mille posti in cui bisogna andare e magari il mezzo pubblico non c'è, è scomodo, è lontano; ma che i pensionati, coi tempi che corrono, girassero in taxi, non me lo sarei mai immaginato. « E invece è vero — ribatte Casa-
non parcheggio!
MIRAGGIO: di un polmone di verde per gli abitanti della zona assetati di una boccata d'ossigeno almeno un giorno della settimana.
REALTA': di un enorme parcheggio di stupide scatolette di metallo che quando si muovono non emettono di certo ossigeno dai tubi di scappamento e anacronistico terreno di gara dei patiti del MOTOCROSS che misurano la loro abilità più dal frastuono che fanno che dalla tecnica sportiva.
Pensiamo quindi di interpretare i desideri della maggioranza degli abitanti non solo di zona ma di tutta la città rivolgendo da queste pagine un appello alle autorità preposte perchè provvedano entro breve tempo a prendere in considerazione la ragionevole proposta di vietare il transito attraverso i viali del Parco agli autoveicoli di ogni specie TUTTE LE DOMENICHE E GIORNI FESTIVI e non soltanto per quelle cadenti nel periodo dell'i mag-
gio al 30 settembre. In secondo luogo, attuare una maggiore sorveglianza per evitare che una decina di esibizionisti da strapazzo possano prendersi il lusso di rompere i timpani a migliaia di cittadini e rovinare quel poco di verde che tanto faticosamente riesce a farsi strada in tanto squallido grigiore. A chi non chiede molto non ci pare logico rispondere con poco o ancor peggio con niente e pertanto fiduciosi, aspettiamo.
Da circa un anno si fa un gran parlare dello « Studium ». In via Spoleto la scuola privata Studium sta costruendo una nuova sede su un terreno che il Consiglio di Zona aveva invece indicato come idoneo per una scuola statale. Data la mancanza cronica di aule nel quartiere a sud dei ponti della ferrovia, molti cittadini si chiedono se non sia il ;caso che il Comune intervenga in qualche modo per garantire l'uso pubblico dell'edificio dello Studium: affittanza, requisizione o acquisto? Sarebbe indubbiamente auspicabile che l'amministrazione comunale prendesse in merito una decisione.
Siamo sicuri che l'Assessore Bonzano risponderà a queste domande che non sono solo nostre, ma di molti cittadini del quartiere.
grande — e se ci pensi bene, è abbastanza comptensibile. Magari escono di casa una sola volta al mese, a ritirare la pensione, sono vecchi, non ce la fanno a prendere il tram allora per una volta vanno in taxi. Ne ho portati tanti io fino all'ufficio postale! ». Ha ragione e forse è giusto, anzi senz'altro è giusto che i pensionati vadano in automobile a ritirare la pensione e dovrebbero andarci così tutti, gratis, anche e soprattutto quelli che hanno la minima e che adesso sicuramente non possono farlo. Ma c'è una cosa ancora che non mi convince, l'unica: come si fa a sapere che il tassista non t'imbroglia? Come si .fa ad essere certi che non approfitti della tua ignoranza e
non ti faccia fare il giro che vuole, magari molto più lungo, per portarti poi dietro l'angolo? Non è mica una cosa da niente, le tariffe dei taxi non sono uno scherzo. Casagrande è molto benevolo con me; mi spiega: « Non può succedere per il semplice motivo che non ci conviene. Vedi, quello che conta, in unz corsa, è lo scatto iniziale del tassametro, lo « scatto di bandiera », che è di 530 lire, gli altri sono molto più bassi. E' molto più conveniente fare tante corse brevi che una lunga; per questo non vogliamo neanche noi perdere tempo e preferiamo tornare in fretta al parcheggio per caricare qualcun'altro. Capisci? ». Sì capisco; mi sento definitivamente rassicurata.
IL MARCIAPIEDE
C'era una volta l'uomo... padrone assoluto del quartiere dove abitava e che aveva tutto per sè, il verde che lo circondava, i cortili delle case che abitava, la strada per spostarsi e i marciapiedi per camminarci. La cit tà era abbastanza ordinata e il viverci non era poi tanto un problema. Ma un bel giorno (a detta di pochi) venne l'automobile e in breve tempo il problema delo spazio si fece assillante. Bisogna allargare le strade! E si riducevano i marciapiedi. Bisogna creare ampi parcheggi! E il verde spariva. Bisogna costruire garage! E si sacrificavano i pochi cortili ancora esistenti. E' il progresso ci dissero e se pur mugugnando tutti si assoggettarono al nuovo stile di vita, convinti, che di pari passo con il progresso avrebbe camminato anche il senso di civismo dell'uomo. Ma purtroppo successe proprio il contrario. Ne volete un esempio? Capiterà anche a Voi di vedere in determinati giorni della settimana il cartello che proibisce di parcheggiare
l'auto nella via dalle ore O alle 6 del mattino per pulizia e manutenzione della strada, ebbene ciascuno in cuor suo penserà che la cosa più saggia da farsi è andare a parcheggiare nella via adiacente. Nossignori!! I più, anzichè fare 100 metri a piedi, salgono sul marciapiede con il loro mezzo e lo piantano lì, rendendo impossibile agli uomini addetti alla pulizia di dedicare la loro attenzione anche a questa parte di STRADA e costringendo il pedone che deve passare a spericolati "slalom". Basterebbero un briciolo di buona volontà e di senso della collettività per eliminare questo malvezzo, facciamolo nostro quindi questo impegno, se poi vogliamo (come è detto in altra parte del giornale) che chi governa la città faccia per intero il proprio dovere. Non è certo delegando sempre agli altri che faremo della nostra zona un esempio per le altre, un esempio che vale certo più di tante inutili chiacchiere.
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Ecco una domanda naturale per un compito democratico
Una studentessa 19enne la più giovane consigliera di via Padova 118
Essere donna e ricoprire un incarico pubblico è già di per sè, anche coi tempi che corrono e la lapida evoluzione dei costumi, cosa degna d'interesse. Se poi si hanno solo 19 anni e si è appena uscite dai banchi del Liceo, si diventa allora inevitabilmente un fatto che pretende un interesse anche maggiore. E questo fatto si chiama appunto Stefania Licini ed è la nuova, giovane consigliera, fresca di nomina, della nostra Zona. E' già una cosa positiva che al 118 di via Padova, fra tanti adulti, più o meno saggi e più o meno preparati, ma tutti inequivocabilmente adulti, si sieda anche una « minorenne ». Se poi questa « minorenne » si chiama Stefania ed ha la sua stessa intenzione e la sua stessa voglia di
fare le cose, e cose nuove, allora si può veramente sperare che forse si faranno. Diciannove anni appunto, tanti capelli sugli occhi, inutilmente ricacciati indietro dalla mano, e un sorriso accattivante; diciannove anni, grandi camicie a quadri, blue jeans e la stessa sicurezza che molti giovani oggi riescono a trasportare dai banchi e dalle assemblee delle scuole superiori ai banchi e alle assemblee ben più impegnative del mondo della politica.
Sarebbe sciocco e sbagliato accusare i giovani di superficialità e leggerezza: in realtà essi dimostrano, di possedere, nella maggioranza dei casi, una notevole dose di serietà, impegno, preparazione. E ne hanno bisogno, per-
chè i problemi che si trovano ad affrontare sono tanti e difficili: la ricerca del lavoro, l'uso del tempo libero, la famiglia, l'isolamento. Saranno questi probabilmente i temi e i nodi che Stefania porterà al Consiglio di Zona e su cui gli altri, tutti, dovranno per forza confrontarsi e riflettere. Compito difficile? Può darsi e sicuramente una grande necessità per lei di capire e di imparare: non tanto i meccanismi delle sedute del Consiglio di Zona, quanto e soprattutto le volontà, le voci, le intenzioni, così poco ascoltate fino adesso, di quelle migliaia di giovani che nelle scuole, nei bar, nelle fabbriche, sono oggi soli e disgregati. Di quei giovani di cui lei, Stefania, è ormai, in un certo senso, portavoce.
Indubbiamente problemi di partecipazione diretta alla vita amministrativa di una città esistono, e non tutti sono di facile soluzione. Certamente, comunque, il C.d.Z. offre le maggiori possibilità di intervento diretto per tutti i cittadini. Le sedute del Consiglio di Zona sono sempre pubbliche, e al dibattito che in esse si svolge possono partecipare tutti. Non solo: chiunque può presentare o proporre mozioni, interpellanze, documenti ecc. Certo, ciò non è sufficiente a garantire una reale incidenza dei cittadini sulla « politica » di Zona. La sede nella quale il cittadino meglio e in modo più diretto può portare il suo contributo e la sua esperienza è quella delle commissioni consiliari. Il C.d.Z. si suddivide in commissioni di lavoro sulle grandi questioni di sua pertinenza: BILANCIO, SCUOLA, URBANISTICA, CASA, TRASPORTI, SANITA', ASSISTENZA, LAVORI, ANNONA. Ogni commissione è « presieduta » da un consigliere nominato dal C.d.Z. e di essa fanno parte rappresentanti di tutti i partiti, dei sindacati, delle associazioni ecc. I compiti delle commissioni consistono nell'affrontare in modo dettagliato i temi loro assegnati, riportarne le conclusioni al Consiglio e, su delega del Consiglio stesso, prendere tutte le iniziative ritenute necessarie. Ecco, nelle commissioni consiliari il cittadino può portare fino in fondo il suo contributo: i lavori delle commissioni sono aperti alla collaborazione di tutti e chiunque può chiedere di farne parte.
Soprattutto per quelle commissioni che si occupano di problemi particolarmente sentiti, quali per esempio l'urbanistica, la casa, la scuola ecc., è indispensabile la presenza numerosa e fattiva dei cittadini.
Bisogna che ognuno di noi si faccia carico di « partecipare » in prima persona su tutti i temi della pubblica amministrazione di modo che quella che diamo ai nostri eletti nelle istituzioni sia sempre meno una delega in bianco.
GI i uffici aperti al pubblico del decentramento di Zo na. Non tutti i cittadini sanno che qui possono trova re comodamente, in poco tempo, la possibilità di svolgere le pratiche burocratiche che occorre fare in varie occasioni.
LA PARTECIPAZIONE AL CONSIGLIO DI ZONA come si fa? IL MENSILE PER PARTECIPARE è supplemento a Ticinia Notiziario, aut. Trib. Milano n° 232 del 4.6.73 Dir. Resp. Luciano Capitini. Stampato presso Coop. Lavoro il Guado - Robecchetto con lnduno (Milano) tel. 0331/881475. la nostra realta' 410 ERRATA C ORRIGE
Veduta esterna dell'ingresso del Consiglio di Zona i
Ci scusiamo con i lettori per un erro re di stampa apparso nel numero scor so a pagina 4 dove nel tassello "Chi sono i 20 consiglieri" PPI va letto P.R. i.
PRIMA SEDUTA del Consiglio di Zona
Nadia Corradi (PCI), 33 anni, impiegata, eletta presidente Vice presidente Orio Peduzzi (PSI)
ASTENSIONE: note a margine di una dichiarazione
Martedì 9 marzo si è tenuta la prima riunione del nuovo Consiglio di Zona. L'aula di via Padova era talmente piena che i ritardatari vi hanno trovato posto a fatica. Il clima era, come prevedibile, molto ufficiale.
Dopo mesi di incertezze circa i come e i quando avremmo avuto il nuovo consiglio del decentramento, finalmen-' te i nostri rappresentanti possono cominciare a lavorare. E da come sono andate le cose in questa prima serata c'è veramente da sperare in un lavoro proficuo.
La giunta comunale era rappresentata dall'Assessore BaccaliM che ha presieduto la seduta fino all'elezione del nuovo Presidente.
Naturalmente il punto culminante dell'assemblea era costituito dall'elezione del Presidente e del vice-Presidente.
Aldo Mina capo-gruppo del PCI ha presentato la candidatura della consigliera Nadia Corradi alla presidenza. Nonostante che le presidenze dei CdZ siano frutto, nelle loro linee generali, di accordi a livello cittadino, la designa-
zione del presidente rimane comunque un fatto di grande importanza politica per la zona. Mina ha illustrato, insieme alle caratteristiche e ai meriti della consigliera Corradi anche il modo con cui si è arrivati a questa candidatura e la volontà dei gruppi di maggioranza (PCI, PSI, MUIS) di arrivare a una gestione democratica e il più ampiamente unitaria, che non riproponga e tantomeno riproduca a livello di zona le divisioni e le contrapposizioni esistenti a Palazzo Marino. La candidatura Corradi è stata appoggiata dai socialisti e dal rappresentante del MUIS (Movimento Unitario di Iniziativa Socialista sorto da una spaccatura del PSDI) che si sono dichiarati d'accordo non solo sulla persona proposta ma anche sul metodo usato. per arrivare alla designazione.
Gli altri gruppi hanno votato scheda bianca. Il consigliere Figini, capo-gruppo della DC, nella dichiarazione di voto a nome dei democristiani, ha polemizzato con i gruppi di maggioranza rivendicando per il suo partito il diritto di opposizione.Effettivamente non ci è sembrato che nella richiesta comunista di un voto unanime delle forze democratiche vi fosse qualche minaccia alla libertà di opposizione.
Presidente del nostro Consiglio di Zona è stata eletta quindi Nadia Corradi con 10 voti favorevoli e 5 astensioni. Il nuovo presidente, nell'assumere le funzioni, ha riproposto con fermezza la tesi del suo partito sulla collaborazione fra tutte le forze democratiche.
Vice presidente, sempre con 10 voti favorevoli e 5 astenuti, è stato eletto Orio Peduzzi del
PSI. In chiusura il Presidente ha proposto al Consiglio un documento di « buone intenzioni », come lo ha definito la stessa Corradi (in altra parte pubblichiamo il testo integrale).
Questo documento, hanno rilevato i rappresentanti del PCI, del PSI e del PSDI non è tanto importante per il suo contenuto, che per forza di cose non può che essere generico, ma per il metodo che la nuova maggioranza intende instaurare.
« Questo documento, generale e anche generico, è comunque importante perchè è il frutto di una discussione che ha investito tutte le forze democratiche, per questo dò il voto favorevole del gruppo che rappresento », ha dichiarato Ferdinando Paoli del PSDI. Per nulla chiara ci è invece sembrata la dichiarazione di Figini. Il rappresentante democristiano ha accusato gli estensori del documento di voler ricercare un confuso « unanimismo ». Sia dalle dichiarazioni sentite in aula sia dopo aver letto attentamente il documento, ci sembrano per lo meno un po' azzardate le affermazioni del consigliere Figini e, non per polemica, vogliamo citare dal documento questa frase: « Senza rincorrere un illusorio unanimismo, tutte le rappresentanze di partiti costituzionali in seno al CdZ si impegnano a lavorare col fine precipuo della difesa dei diritti e degli interessi dei cittadini e dei lavoratori della zona e dell'intera città; e di rimanere aperti a qualsiasi tipo di collaborazione che favorisca quest'obbiettivo, continuando la positiva esperienza del CdZ precedente ».
Quello che ci ha particolarmente stupiti in uno degli interventi del consigliere Figini t'n Consiglio di Zona è stato il virtuosismo con il quale il capogruppo DC ha esposto il concetto democristiano di democrazia, c'è democrazia soltanto se c'è opposizione.
Infatti il consigliere Figini ha motivato l'astensione del suo gruppo nel voto sul documento presentato dal Presidente, non con il dissenso, totale o parziale, su quanto in esso era scritto, ma con la necessità di difendere la democrazia. Sì, proprio la democrazia! Perché, ha detto Figini, la democrazia esiste solo se c'è opposizione.
Siamo perfettamente convinti che un regime democratico deve garantire il diritto all'opposizione, ma crediamo anche fermamente che, proprio in un regime democratico, la maggioranza deve fare ogni sforzo per conquistare un sempre più largo consenso.
Se la DC avesse fatto in questi trent'anni case popolari, ospedali degni di un paese civile, scuole, trasporti pubblici efficienti e ancora avesse potenziato l'agricoltura, risolto la questione meridionale senza la emigrazione, avesse mandato in galera i ladri, i corrotti, gli sperperatori di denaro pubblico, e ci avesse dato città più umane, acque meno inquinate, meno colera e meno salmonellosi, se oggi non dovessimo aver paura per il posto di lavoro, se le tasse le avessero pagate anche i ricchi, se iipensiunati non dovessero vivere con pensioni da fame, se, se, se... Se la DC avesse governato onestamente i comunisti avrebbero votato insieme a lei e in Parlamento forse si sarebbe raggiunto l'unanimismo„.
Ma proprio una larga unità nel Parlamento che avesse visto democristiani, socialisti, comunisti e altri votare insieme per leggi giuste, avrebbe rappresentato, a quanto sembra, per il consigliere Figini, un pericolo troppo grosso per la democrazia.
Altro che trame nere.
I CONGRESSI DELL'ANPI
I GIOVANI INSIEME Al PARTIGIANI
Nel mese di febbraio si sono tenuti i Congressi dell'A.N. P.I. (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia) della nostra Zona. Anche in questa occasione l'A.N.P.I ha dimostrato, di essere non soltanto l'associazione che riunisce la stragrande maggioranza dei Partigiani combattenti nella gloriosa guerra di Liberazione, ma anche, e ogni giorno di più, punto di riferimento e d'incontro per tutti gli antifascisti.
LUTTO PER LA ZONA
La partecipazione di giovani e giovanissimi, accanto ai vecchi Partigiani, ai dibattiti congressuali sui temi più attuali dell'antifascismo e della democrazia sono la testimonianza della volontà, sempre più présente nelle nuove generazioni, di porsi come continuatori del grande patrimonio morale e ideale della Resistenza.
Nella spaventosa e incredibile tragedia di Cavalese sono morti Francesca Alano e Giovanni DiamantiLelli studenti della IV G del ginnasio-liceo « G. Carducci ».
La Redazione de « La nostra realtà » esprime alle famiglie e ai compagni di scuola il suo profondo cordoglio. Vogliamo anche far giungere ad Alessandra Piovesana,• unica superstite della tragica funivia di Cavalese, la nostra solidarietà e i nostri migliori auguri.
La Redazione de 'La nostra realtà' nill~1~11.111111.1~11.11~
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CROCIANI nwo
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Un momento del assemblea del Consiglio di Zona il 9 marzo.
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PRATICARE LO SPORT Nè un diritto
« Ogni cittadino ha diritto a praticare lo sport e deve essere ;lesso nelle condizioni di potere concretamente esercitare tale diritto », si legge tra l'altro nella « Carta » programmatica approvata nel corso di una riu:iione dei ministri responsabili dello sport nei paesi europei, ;The si è tenuta a Bruxelles il 21 9 22 marzo 1975, e a cui ha partecipato anche l'Italia. Eppure a un anno di distanza non possiamo che constatare la tragica situazione dello sport daiano: da una parte, la consistente e continua crescita della domanda di pratica sportiva da parte dei cittadini, dall'altra, la vacua, constatata inadeguatezza ;1a parte delle istituzioni a cor:isponderea questa domanda.
D'altra parte non è da molti anni che l'opinione pubblica ha preso coscienza dell'importanza dell'educazione fisica e dello sport come elemento di salute, di formazione, di consuetudine alla socievolezza. Per lungo tem po hanno pesato prevenzioni legate senz'altro al ricordo delle storture allequali l'educazione fie lo sport erano stati piegati nel ventennio fascista.
La riforma della scuola di Giovanni Gentile (1921) privilegiando nettamente le attività intellettuali, cosa di per sé accettabile, di fatto escludeva completamente ogni esercizio fisico e !notorio: tutta la sua opera era volta a sostenere che lo spirito è determinante nello sviluppo del genere umano.
Durante il ventennio, 'poi, il fascismo ha posto lo sport e ;'educazione fisica al servizio dei suoi piani militaristici di disciplina, il culto spropositato del corpo, di dinamismo « per forza ». Si legge nel Foglio di disposizioni N. 355 del 4 febbraio 1935:
« ...Leggendo, si affaccia alla nostra mente... la sedia, o peggio la poltrona, che il fascismo nettamente respinge, quanto la tendenza alla vita comoda, dalla Quale, fatalmente si precipita nella stasi ». Esempio tipico della retorica fascista, a cui non corrispondeva nel concreto un reale interesse per la pratica sportiva inquanto tale. Del resto la situazione non è cambiata in modo sostanziale neanche dopo la liberazione. La D.C., nei suoi trent'anni di potere, ha accumulato gravi coloe anche nel campo dello sport.
poesia
considerandolo uno strumento di potere, esaltando il professioni smo, e mantenendo in sostanza i concetti militareschi o semplicemente pre-sportivi dell'educazione fisica nella scuola. A questo proposito vorrei citare un brano tratto da « L'educazione fisico-sportiva nelle scuole italiane », di S. Panero, del 1950:
« La preatletica è idonea alle classi maschili perchè ne favorisce l'abitudine alla esecuzione individualizzata, all'iniziativa ed alla ricerca personale, alla autoformazione. Nelle squadre femminili la scelta degli esercizi e la riforma di esecuzione debbono essere conformi alle esigenze proprie delle alunne e tendere oltre che a favorire un razionale sviluppo, a conferire una spigliatezza aggraziata ».
La divisione dei ruoli tra l'uomo (atteggiamento deciso e sicuro e la donna (spigliata ma aggraziata, composta nel gesto) è la matrice arcaica che ha ispirato, ed ispira tutt'ora, l'insegnamento dell'educazione fisica nelle nostre scuole.
Insomma, in Italia lo sport non è mai stato considerato finora nei suoi giusti valori, che sono valori soprattutto culturali, poichè l'attività sportiva concorre in modo determinante a formare l'uomo e ad aiutarlo nel suo sviluppo generale, fin dalla nascita.
Quale sia invece l'attuale situazione lo possiamo constatare tutti, sulla nostra pelle: siamo costretti ad abitare in megalopoli disumane, a vivere inscatolati nel nostro metro quadrato senza possibilità di muoverci
A Milano c'è mezzo metro quadrato di verde per abitante; nella nostra zona, che è una delle più aride di Milano, lo spazio di verde si riduce a qualche decimetro quadrato. L'unico parco esistente nella zona 10, il Trotter, è aperto solo il sabato pomeriggio e la domenica. Durante gli altri giorni, i ragazzi giocano per le strade, organizzano partite d; calcio nei polverosi cortili degli oratori, negli spiazzi asfa I tati, come quello vicino al supermercato SMA, in via Venini.
Anche per quanto riguarda lo sport nelle scuole dell'obbligo, la situazione non è certo allegra: una statistica del 1973 ci dice che esiste 1 palestra ogni 610 alunni e 1 impianto sportivo ogni 1166 alunni. E non mi sembra il caso di commentare que-
ste cifre.
Eppure, in Italia lo sport esiste: lo sport ufficiale, professionistico, che interessa la gran massa dei cittadini solo in veste di spettatori, mai di protagonisti. In questi ultimi anni lr sport ha subito un certo tipo d' evoluzione, che ha portato alle distorsioni dello sport spettacolo cui assistiamo. I fattori che hanno determinato queste trasformazioni mi sembrano essenzialmente gli interessi finanziari, a volte « ideologici », che ruotano intorno allo spettacolo sportivo; l'organizzazione del tifo creata per distorcere la volontà associativa e di partecipazione dei cittadini; il ruolo spesso negativo svolto negli anni scorsi dalla stampa sportiva e dalla RAI-TV.
E pensare che nella sua espressione più pura lo sport non esige il successo, tanto che l'avverbio « sportivamente » si usa per indicare la spontaneità nell'affrontare situazioni difficili la serenità con cui si accetta l'esito finale.
Il fatto è che i modelli dello sport professionistico e la ricerca continua del massimo rendimento anche nella pratica sportiva, hanno inciso negativamente ed hanno portato ad una disgregazione dello sport di base. A questo si aggiungono i recenti fenomeni negativi di violenza e di tifo esasperato, che di fatto possono agire da elemento frenante nello sviluppo culturale del nostro paese. E' urgente dunque far avanzare il processo di riforma dello sport, che non un semplice fatto di modifiche strutturali, ma di concezioni, di costume, di razionali risposte ai fenomeni che nascono sui bisogni reali come quello della pratica sportiva. Anche se, a dire il vero, per lo sport c'è poco da riformare, perchè bisogna che lo stato addirittura « formi » qualcosa, come, per esempio, una voce « sport » nel bilancio statale.
Il problema è quello di ridefinire i ruoli e le competenze, in una logica che preveda il passaggio alle regioni di funzioni di finanziamenti per tutto ciò che concerne il « servizio sociale dello sport », inteso non come una formula astratta, ma come il punto di partenza obbligato per riconquistare spazi reali anche alle attività di pratica sportiva, in modo da assicurare
Presentiamo in anteprima 2 liriche del concittadino A. Genovese. Le due poesie sono contenute nel volume SEXANTROPUS e altre poesie preistoriche di Andrea Genovese, che verrà pubblicato nel mese di aprile dalla casa editrice LABORATORIO DELLE ARTI, con prefazione dei critici Gilberto Finzi e Giorgio Bàrberi Squarotti.
AUTODAFE'
Espulso dal miracolo le tasche spompate dalla crisi atterrato con mezzi di fortuna al punto di partenza partisti cu li nuvuli e cu li nuvuli torni sempre solo e squattrinato peggio d'un animale nu bestiuni sta .minchia il capitalismo occidentale ma si ssi ttu allampanatu e fissa sradicato dal collettivo comunista disimpegnato anticattolico mistico (in) anarchico banco di nebbia in Valpadana tra un tic-tac e le previsioni sul tempo di domani.
IL CONFLITTO IDEOLOGICO
Veniamo da lontano predatori di zagara ombre lunghe sui ciottoli andiamo lontano con l'ira che schiuma dal vulcano con falce e martello al posto del coltello affilato ma se qualcuno ci fa la malta qualche mago prezzolato qualche spia levighiamo la punta di selce tra le gambe ci aizza la gelosia.
ad ogni persona nelle varie età la possibilità di trovare nella nostra società modi e mezzi per svolgere attività motoria. In questi ultimi anni gli enti di promozione hanno acquisito esperienze basate anche sulla ricerca di nuovi contenuti nello sport, non finalizzati alla selezione ma allo sviluppo psico-fisico per i più giovani, alla ricreazione attiva per tutti, e allo sviluppo dell'associazione territoriale, abolendo dallo spirito dello sport la scoperta o il tentativo di costruire il campione. Per scendere nel concreto, mi pare prima di tutto necessario l'intervento del potere pubblico
GERBI:
(stato, regioni, enti locali) che programmi la diffusione della pratica dilettantistica sportiva, eliminando la prevalenza del professionismo, le cui degenerazioni sono alla ,radice della crisi che lo sport attualmente attraversa. In secondo luogo mi sembra che gli enti di promozione debbano garantire la più ampia partecipazione democratica al processo di rinnovamento. Infine credo sia indispensabile una riforma del CONI e delle federazioni sportive che ne garantisca l'autonomia e nello stesso tempo la democrazia interna.
FULVIA FASOLA
Quest'anno le nozze
d'argento
25 anni di sport agonistico - Risultati importanti nelle corse ma anche nello sviluppo di una coscienza sportiva
La società ciclistica Giovanni Gerbi » ha sede in viale Monza n. 140, al primo piano, in una stanza tappezzata di scaffali e traboccante di vecchie gloriose foto. Abbiamo avuto subito dei successi — mi dice il sig. Sassi, il presidente della società —. La nostra società è nata nel 1951, per opera e volere dello stesso Giovanni Gerbi, e subito, nel '51, il nostro Sergio Honl ha vinto a Roma il campionato italiano esordienti ».
- Lei ha conosciuto Gerbi?
Che tipo era? ».
« Certo, l'ho conosciuto personalmente, abbiamo fondato insieme questa società, con alcuni amici. Eh, era un tipo estroso, un grande atleta. Lo chiamavano il « Diavolo rosso ». Lo sa il perché.Ora glielo racconto. Durante una corsa, Gerbi (era vestito tutto di rosso, dalle calze al berretto) ha incontrato una processione che gli sbarrava la strada. Allora le donne, vedendolo così tutto rosso hanno cominciato a urlare: « Il diavolo, il diavolo! ». E l'hanno fatto passare. Così ha vinto quella corsa ». « 1951-1976: dunque quest'anno fate le nozze d'argento... ». Eh sì, proprio le nozze d'argento: ma in questi venticinque anni abbiamo lavorato, e con successo, le ripeto: nel 1952 il nostro Rolando Tesi ha vinto il Trofeo principianti della pista, nel 1955 abbiamo vinto il Campionato specialità olimpiche con Antonio Pesenti, poi abbiamo Pietro Musone, campione lombar do esordienti. Ogni anno poi organizziamo la Milano-Asti, voluta dallo stesso Gerbi; questa corsa è sempre stata un trampolino di lancio per vari corrido-
ri professionisti. La facciamo il 1.o maggio, in grande stile quest'anno, per festeggiare le « nozze d'argento ».
<, So che organizzate ogni anno la Piccoli Martiri di Gorla... ».
« Sì, certo, la facciamo ogni anno, il 20 ottobre, in collaborazione col Circolo Familiare. Dopo la conclusione della corsa, i vincitori portano corone e omaggi al monumento dei Piccoli Martiri ».
« Ma organizzare queste manifestazioni costerà senz'altro pa recchio. Come fate a finanziarvi? ».
« Eh, certo, le spese sono ingenti: soltanto l'attrezzatura... pensi che una buona tuta costa sulle 25.000 lire. Noi siamo tutti impiegati, artigiani, pensionati, non possiamo certo sostenerle noi tutte queste spese. Ci aiutano alcuni amici-soci sostenitori, e poi i genitori dei nostri piccoli corridori, pagando la quota d'iscrizione ».
« Avete molti corridori, in questi anni? ».
« Ora ne abbiamo una trentina, tra dilettanti, esordienti e allievi. Sa, non è più come una volta, quando tutti andavano in bicicletta, per le strade! Comunque noi cerchiamo di diffondere di nuovo il ciclismo fra i giovani, organizzando tra l'altro del le manifestazioni ciclo-turistiche di massa. Perché a noi non interessa preparare il grande campione professionista, ma rendere nuovamente il ciclismo una pratica sportiva raggiungibile da tutti. E vorremmo che tutti, e in particolare i giovani, riscoprissero la bicicletta, che da un po' di anni a questa parte è stata troppo dimenticata ».
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Pallacanestro
Ginnastica Pallavoèo
Tra qualche mese si dovrebbe votare per eleggere il consiglho del distretto scolastico. Sarà questa un'occasione per rilanciare il movimento per la riforma e la gestione sociale della scuola. L'importanza del distretto sta nel fatto che questo organo collegiale, esterno alle singole scuole, è chiamato ad affrontare le questioni dello sviluppo e della trasformazione della scuola e i complessi problemi del rapporto tra la scuola stessa e l'organizzazione sociale complessiva del territorio. Viene quindi in primo piano il problema del rapporto tra la scuola e la società non più affrontato dai soli diretti interessati, genitori, studenti e personale, ma anche dalle forze sociali e dall'ente locale. Sull'importanza della scadenza elettorale e della funzione dei distretti abbiamo organizzato una tavola rotonda.
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(IAVOLA ROTONDA
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Qual'è l'importanza del Distretto nella nostra zona? »
Licini: « La caratteristica fondamentale della zona Monza-Radova è data,dalla presenza di quartieri carenti di servizi sociali. La popolazione è in buona parte operaia. Negli ultimi anni la costruzione di complessi residenziali ha favorito il trasferimento dei ceti medi da altre zone della città. All'aumento della popolazione è corrisposta solo in parte la costruzione di nuove scuole. Inoltre i nuovi edifici sono distribuiti in maniera poco omogenea sul territorio della zona. Il distretto tra le sue prime iniziative dovrà programmare la costruzione di nuove scuole tenendo conto delle esigenze della popolazione e in stretta collaborazione col Consiglio di Zona.
L'elemento caratteristico del distretto è costituito dalla presenza di forze estranee alla scuola come i rappresentanti degli Enti Locali e del Sindacato. Può questa presenza favorire un più corretto e stretto rapporto tra scuola e società?
Lini: « E' compito della scuola collegarsi con ,le forze sociali e l'EnteLocale sia perchè essa deve dare agli studenti una chiara visione del mondo che li circonda in maniera che lo studio si basi sulla conoscenza della realtà ma anche perchè studenti insegnanti e genitori nell'affrontare i problemi dell'istruzione dovranno confrontarsi con le forze sociali presenti nel distretto. I problemi relativi alla scuola saranno inseriti in quelli più generali del territorio.
D'Avanzo: « La presenza del sindacato dei lavoratori negli organi di gestione della scuola potrà servire a superare il
PARTECIPANTI:
distad-c-ci tra la scuola e il mondo del lavoro. Già i corsi delle 150 ore sono un primo passo verso la funzione di educazione permanente che la scuola deve avere in una sa cietà democratica. La classe operaia sa che una scuola riformata efficiente e democratica è oggi un elemento indispensabile per la realizzazione del nuovo modello di sviluppo.
Funzione del distretto è coordinare e promuovere iniziative che riguardano i vari aspetti della vita scolastica. Come si concilia l'autonomia delle singole scuole con l'esigenza di programmazione unitaria e che funzione ha il distretto al riguardo?
Rosina: « Il distretto è l'organo coordinatore e propulsore delle iniziative unitarie e autonome delle singole scuole. Se gli organi collegiali, specie il consiglio d'istituto o di circolo, hanno funzionato male ciò è dovuto, oltre alle remore di forze conservatrici presenti soprattutto nella burocrazia scolastica, alla mancata elezione del distretto. Ogni scuola ha fatto le sue scelte senza tener conto delle esigenze complessive dell'intero quartiere o della zona. Le stesse iniziative, per quanto riguarda l'attività parascolastica e la programmazione di sperimentazione, non hanno trovato un armonico sviluppo fra scuole dello stesso tipo.
Nella nostra zona è previsto un centro scolastico polivalente che comprenderà scuole di ogni ordine dalle materne alle medie superiori. I vantaggi di una scuola di questo tipo si avranno solo sul piano urbanistico o anche su quello didattico?
Partecipano alla tavola rotonda C. Lini e D. Rosina del Coordinamento Genitori Democratici, la professoressa M. Busacca, lo studente L. Tosi, il consigliere di zona S. Licini e il rappresentante del CUZ M. D'Avanzo.
Licini: « E'' chiaro a tutti che il centro scolastico polivalente offrirà dei vantaggi notevoli specie perchè le strutture del centro dovranno essere aperte alla cittadinanza ed è comprensibile a tutti come ciò sia importante in una zona, come la nostra priva di verde e di strutture sociali come biblioteche, sale per dibattiti, ecc. Nello stesso tempo esso potrà favorire il superamento del tradizionale distacco tra la scuola e il mondo esterno oltre che fra scuola e scuola.
Quale funzione potrà svolgere il distretto in relazione alla riforma della scuola media superiore?
Busacca: « La nostra zona è carente per quanto riguarda le scuole superiori: ce ne sono solo due e sono al confine della zona 10. Oggi il problema non sta nella costruzione di nuovi istituti che perpetuano la vecchia divisione tra licei, istituti tecnici e professionali, ma nel programmare l'istituzione di una struttura scolastica polivalente. In uno stesso plesso scolastico dovranno essere presenti alcuni dei corsi in cui si articolerà la scuola riformata. Il centro polivalente corrisponde a questa esigenza. Il distretto per i poteri di cui dispone, può non solo coordinare e armonizzare il lavoro degli organi collegiali dei singoli istituti scuole, ma può prevedere perciò programmare la costruzione di nuove scuole. E' chiaro che dovrà selezionare esigenze e richieste. Costruire tante scuole superiori quante sono le indicazioni è impossibile. Una scuola riformata che preveda un biennio unico un triennio differenziato corrisponderà a tutte le esigenze; inoltre creerà quella unità nel sapere e nella preparazione professionale e culturale che corrisponde al bisogno che la società nel suo progredire ha di una scuola unitaria e a un tempo pluralista.
Ma il distretto è anche l'organo collegiale dove non si
Cosa dicono t Decreti Delegati
In relazione alla legge 477 del 30 luglio 1973 il Governo ha emanato con D.P.R. 31 maggio 1974, n. 416, le norme relative all'istituzione e riordinamento degli organi collegiali della scuola.
Tali norme che sono entrate in vigore il 12 novembre 1974, prevedono una serie di organi collegiali finalizzati a realizzare la partecipazione nella gestione della scuola e a dare alla scuola stessa «i caratteri di una comunità che interagisce con la più vasta comunità sociale e civica».
A poco più di un anno dall'entrata in vigore dei decreti delegati ci sembra opportuno riproporre in modo pratico una sintesi della composizione e delle funzioni sia degli organi collegiali di governo a livello provinciale e distrettuale (Consiglio Scolastico Provinciale e Consiglio scolastico Distrettuale) sia degli organi di governo
a livello di istituto per le scuole elementari, medie inferiori e medie superiori.
La composizione, competenza e funzione risulta dal seguente schema: Consiglio Scolastico Provinciale elegge nel suo seno una Giunta esecutiva e tre consigli di disciplina nell'ambito dei quali svolge la propria azione relativamente agli insegnanti distintamente per la scuola elementare, materna, media inferiore e superiore. Il C.S.P. svolge un'azione consultiva e cura l'ammnistrazione attiva.
Consiglio Scolastico Distrettuale realizza la partecipazione democratica delle comunità locali e delle forze sociali alla vita e alla gestione della scuola. Nell'ambito del distretto dovrà di regola essere assicurata la presenza di tutti gli ordini e gradi di scuola, ad eccezione delle Università.
SCUOLE
ELEMENTARI
Consiglio d'Interclasse
Dura in carica un anno, è composto da 1 genitore eletto per ogni classe più il maestro di classe ed è presieduto dal Direttore didattico.
Formula proposte al collegio dei docenti in ordine all'azione educativa e didattica e ad iniziative di sperimentazione; favorisce i rapporti reciproci tra i docenti, genitori ed alunni.
Consiglio di Circolo
Dura in carica tre anni, ha potere deliberante nelle seguenti materie: bilancio preventivo, conto consuntivo di impiego di mezzi finanziari, adozione regolamento interno per l'organizzazione della vita scolastica, acquisto, rinnovo e conservazione del materiale didattico, iniziative assistenziali e scambi di informazione ed esperienze.
C.D.C. esprime al suo interno una Giunta esecutiva che cura l'ese-
cuzione delle delibere e- b spresse dal consiglio stesso.
SCUOLA MEDIA INFERIORE Consiglio di classe
Dura in carica un anno è composto da 4 genitori per ogni classe più tutti i professori della classe ed è presieduto dal Preside.
Ha le stesse funzioni del consiglio d'interclasse nelle scuole elementari. E' comunque prevista la sola partecipazione dei docenti per la valutazione periodica e finale degli alunni. Consiglio di Istituto e Giunta esecutiva del Consiglio stesso Dura in carica tre anni ed ha le stesse funzioni del consiglio di circolo nella scuola elementare.
SCUOLA MEDIA
SUPERIORE
Prevede gli stessi organi della scuola media inferiore.
E' opportuno inoltre ricordare che la legge
incontrano solo le componenti delle singole scuole, ma anche le forze sociali (sindacati dei lavoratori e degli imprenditori) e i rappresentanti la cali; è chiaro che le esigenze espresse da insegnanti, studenti, genitori perdono l'aspetto di problemi settoriali diventano esigenze di cittadini interessati alla riforma della scuola, alla sua gestione sociale e a un suo più corretto rapporto con la società in particolare il quartiere o la zona dove essa si trova.
Qual'è l'atteggiamento dei giovani nei confronti del distretto?
Tosi: « Gli studenti vogliono partecipare direttamente alla gestione del distretto; e lo vogliono perchè i problemi che il distretto può risolvere debbono essere affrontati e risolti con la loro presenza attiva. Il distretto può decidere sulla sperimentazione apprestando strutture che ne permettano la realizzazione. Ma quale sperimentazione? Certamente quella che prefiguri la scuola riformata e dia la possibilità agli studenti di partecipare al processo educativo come portatori di cultura e di conoscenze da verificare e ampliare. Inoltre per non rendere ancora più grave la condizione giovanile nelle zone e nei quartieri coll'artificiosa divisione tra studenti, giovani lavoratori e disoccupati, gli studenti chiedono che le strutture che la scuola riesce a fornire per attività sportive, culturali e di organizzazione del tempo libero siano aperte a tutti i cittadini, e in modo particolare ai giovani che non hanno che una scelta « il bar » per trascorrere le ore libere. E' compito infine del distretto, in particolare per la presenza in esso di rappresentanti delle forze sa ciali, attuare un collegamento col mondo del lavoro per dare agli studenti una visione chiara delle possibilità di lavoro offerte, in generale dal paese, ed in particolare dalla zona. a cura di UGO SICILIANO
regionale 9 sett. 1974 n. 59 prevede la partecipazione degli organi collegiali di governo della scuola alla programmazione dei servizi indicati dalla legge medesima.
Tale partecipazione è estremamente importante al fine di una capillare ed obiettiva conoscenza delle realtà socio economiche e culturali delle varie unità scolastiche, dei bisogni e delle condizioni degli allievi. I decreti delegati danno inoltre diritto agli studenti ed ai genitori di riunirsi in assemblea nei locali della scuola e dettano le noI-me che ne regolano Io svolgimento.
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Cosa dice la legge 59
Vengono, qui di seguito, riportati i punti più significativi della legge
Art. 1 Al fine di concorrere all'attuazione degli arti. 3 e 34 della Costituzione, e in ademplenza all'art. 3 dello Statuto, la Regione e gli enti da essa delegati promuovono e programmano, nell'ambito delle rispettive competenze, i servizi previsti dalla presente legge, In modo da perseguire le seguenti finalità:
a) rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che determinano l'evasione all'obbligo scolastico, la ripetenza, Il disadattamento, lo scarso rendimento; N garantire II proseguimento degli studi ai capaci e meritevoli, privi di mezzi; favorire il compimento dell'obbligo scolastico da parte degli adulti e lo accesso dei lavoratori ai vari gradi di istruzione; assicurare ai minori in difficoltà di sviluppo e di apprendimento, laddoye sia possibile, l'inserimento nelle normali strutture scolastiche e, comunque, lo assolvimento dell'obbligo scolastico, e facilitare loro la frequenza alle scuole di istruzione secondaria superiore; garantire, attraverso la predisposizione di servizi collettivi e di azioni di sostegno didattico, la piena ed omogenea funzionalità educativa di tutte le
IL MURALE DEL TROTTER
I GIORNI DELLA « CASA DEL SOLE »
L'idea di trasformare la scuola e il parco della « Casa del Sole » in un grande luogo d'incontro fra bambini e adulti sul tema delle fabbriche occupate, è stata sicuramente una « trovata » geniale.
Durante i giorni della « Casa del Sole» (2 - 22 febbraio) molte classi della scuola si sono trasformate in laboratori di ricerca e di produzione: ricerca delle cause della chiusura di molte fabbriche e del licenziamento di tanti operai, produzione di grafici, disegni, collages, pitture murali. Non a caso a simbolo delle
giornate è stata scelta l'Innocenti occupata.
I bambini, gli insegnanti e gli animatori della « Casa del Sole » hanno voluto, e ci sono riusciti, dar vita a una iniziativa che fosse in primo luogo educativa, ma anche, nello stesso momento, di concreta solidarietà. I bambini hanno « venduto » le loro opere e il ricavato, 700.000 lire, è stato versato alle fabbriche occupate.
A ricordo dei giorni della « Casa del Sole » sono rimasti i murales dipinti dai bambini su decine di metri di muro di cinta.
scuole ed in particolare di quelle situate in zone depresse o di quelle la cui ubicazione determini per gli alunni situazioni di particolare disagio.
La Regione, nel perseguile queste finalità, promuove il coordinamento dei servizi per il diritto allo studio con i servizi sanitari, sportivi, ricreativi, turistici, sociali ed assistenziali, e con le attività integrative, della scuola. I servizi, di cui alla presente legge, sono destinati agli alunni delle scuole statali o autorizzate a rilasciare titoli di studio riconosciuti dallo Stato, e agli alunni delle scuole materne statali e non statali.
Art. 2
Per il raggiungimento delle finalità di cui all'art.
1, possono essere attuati, nella fascia della scuola materna e dell'obbligo, i seguenti servizi: fornitura gratuita di libri e di altro materiale didattico ad uso individuale; fornitura gratuita di libri alle biblioteche di classe e di istituto, e di altro materiale didattico di uso collettivo, con particolare riguardo alle esigenze della sperimentazione; attività parascolastiche nella prospettiva della scuola dell'obbligo a tempo pieno e dotazione
del materiae necessario; interventi per assicurare a.frequenza alle scuole materne; assistenza sociale e provvidenze, anche economiche, per eilminare i casi di evasione e di inadempienza dell'obbligo scolastico, nonché di disadattamento alla vita scolastica; mense scolastiche o altri interventi sostitutivi; trasporti gratuiti o facilitazioni di viaggio; assistenze e provvidenze particolari per i miinroati e per gli invalidi; servizi sociali e psicopedagogici per l'orientamento delle famiglie e degli alunni e per l'aggiornamento degli insegnanti; I) iniziative per la qualificazione degli educatori e degli operatori addetti ai servizi previsti dalla presente legge; servizio di sostegno didattico e di recupero del rendimento scolastico; interventi a favore dei lavoratori studenti e degli adulti che frequentino scuole o corsi per il compimento dell'obbligo scolastico; assicurazione, a favore degli alunni e del personale dirigente, docente ed ausiliario, per gli eventi dannosi connessi alle attività scolastiche e parascolastiche e al trasporto; ogni altra iniziativa volta a favorire il diritto allo studio.
Art. 5 - Sono delegate ai Comuni le funzioni dl cui all'art. 2, fatta eccezione per quelle indicate alle lettere l, I, n, o.
I Comuni deliberano le modalità di realizzazione, dei servizi, nel quadro degli indirizzi e dei criteri stabiliti dalla presente. legge e dal piano annuale regionale. I Comuni possono avvalersi dei Consigli di circolo e di istituto.
Art. 8 - Il Consiglio regionale approva, su proposta della Giunta e tenuto conto delle esigenze espresse dagli Enti locali delegati, il piano per l'attuazione del diritto allo studio relativo all'anno scolastico successivo, eittro il mese di febbraio. Il piano indica le finalità da raggiungere con priorità da parte della Regione e degli enti delegati e determina i finanziamenti articolati per provincia, da assegnare alle Province e ai Comuni per lo esercizio delle funzioni :aro rispettivamente delegate, nonchè ai finanziamenti destinati all'esercizio delle funzioni di cui allo articolo 7.
Art. 10 - I Comuni deliberano, entro il mese di luglio, l'impiego dei mezzi • finanziari messi a lora disposizione per la realizzazione dei servizi di cui all'art. 2, coordinando le attività svolte nell'esercizio della delega con quelle a carico del proprio biancio. Copia delle delibere è trasmessa alla Provincia ed alla Regione. Ogni Comune depide le foime e i modi di partecipazione democratica alla programmazione dei servizi di propria competenza, assicurando in ogni caso il concorso degli organi collegiali di governo della scuola.
Art. 13
La fornitura gratuita di testi, di libri e di altro materiale didattico ad uso Individuale di cui agli arti.
2, lettera a), e 3, lettera a), può essere effettuata a titolo di proprietà o di comodato. Nell'assegnazione si dovrà tenere conto della situazione ambientale e socio-economica della scuola, nonchè della classe di frequenza deralunno e delle condizioni economiche della sua famiglia.
Per l'acquisto dei testi a favore delle biblioteche di classe o di istituto, ovvero di materiale diretto a favorire la sperimentazione, di cui agli artt. 2, lettera b),, e 3, lettera b), si terrà conto delle proposte degli organi collegiali di governo della scuola.
Art. 23 - (Soppressione dei patronati scolastici).
Le funzioni del Patronati scolastici di cui all'articolo 2 della legge 4 marzo 1958, n. 261, sono attribuite al Comuni che le esercitano secondo le norme previste dalla prescrde legge. Le funzioni di cui al primo comma del presente articolo sono trasferite ai Comuni, a partire dal 1' luglio 1975; dalla stessa data I Patronati scolastici sono sospesi. Con decreto del Presidente della Giunta regionale è nominato, entro novanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, un commissario straordinario per l'amministrazione di ogni Patronato, fino alla data della sua soppressione; dalla stessa data di soppressione il commissario assume le funzioni di liquidatore dell'ente.
Art. 25
I Comuni deliberano le modECtà di realizzazione del servizi e decidono le
forme e i modi di partecipazione democratica alla relativa gestione.
I Comuni possono gestire i servizi delegati direttamente oppure indirettamente, affidandoli in o in parte ad enti di nobstione, anche di natura consortile.
Qualora il Comune decida di ricorrere alla gestione indiretta dei servizi scolastici ad esso delegati, l'ente di gestione sarà istituito con deliberazione del Consiglio comunale, nella quale saranno indicati specificatamente la composizione, la durata e i compiti dell'ente medesimo.
Art. 28
Per far fronte alle spese da sostenere per l'esercizio delle funzioni delegate ai sensi della presente legge, ciascuna Provincia e ciascun. Comune potranno trattenere rispettivamente 11% e il 2°/o sul totale delle somme loro assegnate.
Art. 32 - Gli interventi in atto all'entrata in vigore della presente legge, e quelli relativi all'anno scolastico 1974-1975, continueranno ad essere regolati dalle norme della legge regionale 6 giugno 1972, n. 13, che cesserà di avere applicazione Cal 1° ottobre 1975.
Dall'entrata in vigore della presente lec:ge, le Province erogano 'direttamente ai Comuni contributi di cui alle lettere a, c e h, dell'articolo 2 della legge regionale 6 giugno 1972, n. 13.
La presente legge regionale è pubblicata sul Beilettino Ufficiale della Regione. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e farla osservare come legge della Regione Lombardia.
Milano, 9 settembre 1974 Cesare Golferi
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EDITORI RIUNITI
Ibarruri MEMORIE DI UNA
RIVOLUZIONARIA
Traduzione di I. Delogu - XX secolo - pp. 466 - L. 2.500 - Non è solo il racconto diretto della guerra civile spagnola, ma la storia della Spagna dall'inizio del secolo al secondo conflitto mondiale nell'appassionata testimonianza, umana e politica, di una delle più prestigiose figure del movimento operaio spagnolo.
Che cos'è IL DISTRETTO SCOLASTICO
Tutto il territorio nazionale è suddiviso in distretti scolastici. Ogni distretto comprende un territorio di non più di centomila abitanti (sino a duecentomila nelle grandi città) e può abbracciare parte di un Comune (cioè un quartiere o una circoscrizione o un intero comune oppure più comuni). Per la città di Milano i distretti corrispondono alle 20 zone del decentramento comunale. Per la nostra zona sono perciò comprese nel distretto tutte le scuole pubbliche e private del territorio della zona Monza-Padova.
COSA FA
Elabora ogni anno un programma per le attività para-
scolastiche, i servizi di orientamento scolastico e professionale, l'assistenza scolastica (mense, trasporti, buoni libro, ecc.) ed educativa, i servizi di medicina scolastica e di assistenza socio-psico-pedagogico; nonché per i corsi di scuola popolare, per l'educazione permanente, le attività culturali e sportive per gli alunni, la sperimentazione.
Avanza proposte per la istituzione di nuove scuole, e per il miglioramento delle strutture scolastiche (edifici, aule, laboratori ecc.); per l'inserimento nei programmi scolastici di studi e ricerche nella realtà locale, per la migliore utilizzazione del personale della scuola nell'ambito del distretto.
Prezzo del fascicolo L. 800 -
donne e politic
Abbonamento L. 4.000
Editori Riuniti - Sezione periodici.
Via IV Novembre, 114 - Roma
Versamenti sul ccp 1/43461
Fortebraccio SE QUESTO E' UN MONDO. Corsivi 1975
Prefazione di Oreste Del Buono - Disegni di Gai • Fuori collana - pp. 160 • 15 tavole in b. e n. e a coloriL.
1.800 - Puntuale anche stavolta torna a fine d'an• no l'appuntamento col po• polarissimo Fortebraccio, il piú letto corsivista italiano, il piu temuto castigatore di personaggi della classe dominante. che qui raccoglie i suoi corsivi apparsi sul,, Unità » nel 1975. con particolare riguardo alle noví• ta createsi in Italia dopo il 15 giugno.
10 LE NOSTRE SCUOLE
Né carne, né pesce
Le case ci sono, ma 1200 abitanti sono in attesa di un padrone di casa
ziamento di un primo importo di lire 120 milioni per le opere di manutenzione straordinaria.
Questa cifra è a tutt'oggi ancora inutilizzata in quanto non si sono completate le pratiche amministrative per il definitivo passaggio al Comune di Milano, il tutto provoca un vuoto decisionale che ricade unicamente sulle spalle degli abitanti della Fondazione, i quali non vedono un interlocutore qualificato col quale possono affrontare i loro problemi.
verso opportune iniziative, quali mostre, ricerche collettive, e collegandole con i ragazzi che frequentano il doposcuola si avrebbe uno sbocco positivo per l'utilizzo di questa struttura.
L'aspetto sportivo è del tutto inesistente nonostante ci-sia una grossa carenza anche a livello di zona di strutture per il tempo libero e lo sport in particolare.
portavoce delle esigenze della popqlazione nei confronti del consiglio di amministrazione.
Nell'anno 1939 veniva costituita la fondazione Crespi Morbio con lo scopo, come si legge nell'Art. 6 dell'atto costitutivo dello Statuto di integrare le provvidenze del « regime » a favore dei lavoratori Italiani e di concorrere alla elevazione morale dei lavoratori; la preferenza dell'assegnazione spetterà alle famiglie numerose domiciliate a Milano da almeno sei anni aventi maggior numero di figli a carico e con minori redditi. Alle
concessioni potranno concorrere solo le famiglie operaie aventi almeno cinque figli a carico. La concessione del godimento gratuito dell'abitazione non comprende le spese dei servizi (acqua, riscaldamento, spazzatura). Alle quali gli assegnatari concorrono in parte, in funzione del preventivo di spesa ed in proporzione al numero dei locali. Attualmente si pagano 11/ 15.000 lire mensili per tre o quattro locali rispettivamente. L'intenzione dei fondatori era che la cifra versata in concorso spese fosse depositata su un libretto di risparmio e restituita al capo famiglia al termine della concessione affinchè potesse proctífUrsi un nuovo alloggio, e concorrere con questa cifra al pagamento parziale del canone di cazione. Questa rimase però soltanto come intenzione e non ebbe applicazione effettiva.
Sempre nell'articolo 6 si può leggere che « a parità di
condizioni costituirà titolo di preferenza l'avere il capo famiglia partecipato come combattente alla Grande Guerra, alla conquista dell'Impero ed alla guerra di Spagna o la iscrizione al partito nazionale fascista ».
All'atto della prima insediazione quindi abbiamo le famiglie che rispondono appieno a tutti i requisiti richiesti certamente non ultimo il possesso della tessera del partito fascista anche se ci furono delle eccezioni ancora viventi e tuttora abitanti in fondazione.
Ha un'estensione di mq. 18.450 dei quali 5325 mq. sono coperti da 8 fabbricati un totale di 1054 vani, la rimanente parte è destinata a cortili e giardini attualmente in stato di abbandono.
Il numero degli abitanti è di circa 1.200 suddivisi in 184 famiglie.
Una prima grossa carenza viene individuata nell'aspetto economico in quanto la fondazione non possiede alcun immobile o reddito proprio esterno ad essa e per il sostentamento delle spese correnti e di ordinariaamministrazione che variano negli ultimi anni da 36 a 65 milioni circa deve far ricorso ad elargizioni private.
Il Consiglio Comunale di Milano, con la delibera del 29 Aprile '75 ha deciso l'estinzione della Fondazione e la attribuzione degli immobili al Comune di Milano e lo stan-
Annesso alla Fondazione esiste un Centro Sociale sorto nel 1950 circa come esigenza della popolazione di andare ad affrontare tutti gli annosi problemi connessi con il primo insediamento del 39/40 e con il grosso ricambio degli anni 1958 - 62 causato dalle prime ondate di forte immigrazione in Milano di popolazione meridionale principalmente pugliese e campana. Per i primi anni ha svolto una funzione essenzialmente di carattere assistenziale andando però via via arricchendosi, dall'esigenze e dalle richieste della popolazione, di quelle strutture che se funzionanti sarebbero un grosso polo di attrattiva e di coagulo tra gli abitanti della fondazione ed il resto del quartiere, poichè quello che deve andarsi a creare non deve essere un autoisolamento dei propri problemi che ci sono e sono anche gravi ma deve essere un momento di partecipazione sociale alla vita dell'intero quartiere ed alle istanze positive che da esso vengono fuori, andando a recuperare attraverso quegli elementi disgreganti ed emarginati che minando il terreno della democrazia creano poi il presupposto di avventure reazionarie o quanto meno qualunquiste.
Esiste un asilo aperto à1 quartiere con 120 bambini iscritti suddivisi in 4 aule e gestito dalle suore che si avvalgono dell'aiuto di insegnanti di scuola materna. Viene anche effettuato un doposcuola per bambini delle medie con l'apporto di due collaboratori universitari. Situazione veramente carente si ha nella gestione del tempo libero, sia che si consideri sotto l'aspetto educativo culturale che sotto il profilo più prettamente sportivo. Per il primo ordine di problemi infatti pur esistendo dei locali adibiti a biblioteca di fatto non sono quasi per nulla utilizzati nonostante vi sia una collezione di circa 1500 libri. Solo stimolando, attra-
Lo spazio adibito a palestra è chiuso da diverso tempo, le porte del campo di calcio non sono più state sostituite dall'ultimo incidente. Non vi è poi un collegamento con spettacoli o manifestazioni di particolare significato che pure si verificano nella nostra città e che coinvolgono diversi interessi.
Si è costituito nel maggio del 1975 per iniziative di diverse componenti all'interno della Fondazione dandosi una struttura organizzata con un rappresentante per ognuna delle 21 scale più un gruppo di coordinamento composto da 4 persone che siano da
E' un sintomo senza dubbio positivo che ci si stia muovendo con quegte iniziative all'interno della fondazione, il comitato però non dovrebbe farsi carico dei problemi amministrativi, come la riparazione dei balconi, la sistemazione delle antenne, il dissodamento della terra, la pulizia dei cortili, ma essere di stimolo per un più ampio coinvolgimento sulle molte complesse problematiche che esistono all'interno e che vanno dalla droga alla delinquenza minorile alla ricerca di una emancipazione sociale più in generale.
E' senz'altro lodevole il tipo di iniziativa sorta e le scelte che si stanno operando e vogliamo porre l'invito a queste forze affinchè esprimano i loro giudizi e rendano pubbliche le loro iniziative su queste colonne perchè possa esserci un serio e costruttivo dibattito su questa questione.
DARIO BARRO
INSERTO SPECIALE piano regolatore generale,
in
abbonatevi INCHIESTA SI ESTINGUE LA FONDAZIONE CRESPI-MORBIO
casa e servizi potete trovare la la nostra realtas
edicola
i bambini 1,\,\ alla scopertà'' dei "nonni" rinchiusi
TRATTO DA: RICERCA MONOGRAFICA D'AMBIENTE
DELLA IV C ELEMENTARE DELLA « CASA DEL SOLE »
INSEGNANTI: FIONI GIOVANNA - TREPPO CHIARA
VISITA ALLA RESIDENZA PER ANZIANI
Chiara ci aveva parlato di un ospizio a Vimodrone, dove è ricoverata una sua vecchia zia, così abbiamo deciso di chiedere il permesso di visitarlo. Avremo modo di intervistare altre persone.
Per preparare questa visita abbiamo consultato la cartina di Milano per trovare Vimodrone e la strada per arrivarci.
FACCIAMO INSIEME IL GIORNALE
Con questo numero iniziamo la pubblicazione di pagine interamente composte da alunni delle scuole della nostra zona. Con questa iniziativa intendiamo far in modo che il nostro giornale sia sempre più uno strumento di partecipazione reale.
I redattori de « LA NOSTRA REALTA' » ringraziano i bambini e le insegnanti che hanno collaborato alla stesura di queste pagine e invitano tutte le altre scuole della zona a partecipare concretamente alla stesura del giornale, facendo pervenire alla redazione, in viale Monza 140, notizie, informazioni, cronache, sottoforma di manoscritti, disegni, fotografie.
Ci siamo però accorti che Vimodrone non c'era, infatti si trat ta di un paese fuori Milano. Con l'aiuto della maestra però abbiamo segnato la direzione da prendere sulla metropolitana 2 (linea verde). La nostra scuola, punto di partenza si trova vicino alla linea 1 (rossa). Ecco il percorso che abbiamo studiato e che controlleremo strada facendo.
E' ARRIVATA LA RISPOSTA DEL DIRETTORE DELL'OSPIZIO
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Da Vimodrone ci hanno risposto che possiamo andare, così un giorno ci mettiamo in viaggio.
La signora Natalina ha 68 anni, però è molto arzilla. Quando siamo andati ad intervistarla, era appena ritornata dalla spesa, aveva un po' di fiatone.
Ha la faccia rugosa ed i capelli bianchi. E' sempre in giro, va a fare le compere, delle chiacchiere... ma deve anche cu-
ALTRI CONTI... STAVOLTA IN TASCA
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All'edicola della me ropolitana 1 compriamo i biglietti, che per Vimodrone costano L. 200 l'uno. Decidiamo di comprare 2 biglietti per l'andata e il ritorno per comodità nostra (e per crisi di monetal.
Quasi tutti hanno 500 lire, ne spendono (200x2) 400, ricevono di resto (500-400) 100.
C'è anche qualche bambino che compera i biglietti per sè e per la mamma ed allora i conti cambiano, ma ognuno se li fa velocemente: (200x2) (200x2) — 400+400 = 800.
Chi poi ha pagato con un biglietto da 1000 lire s'è preso di resto: 1000 — 800 = 200.
All'arrivo ci accoglie il direttore della Residenza per anziani del Comune di Milano. E' molto gentile, ma ci parla con termini difficili che noi capiamo poco.
Interviene allora una maestra dicendo che tutto è interessante ma che forse sarebbe meglio rispondere alle domande dei bambini.
II direttore abbrevia il suo discorso e ci concede l'intervista.
Le sue risposte ci sembrano un oo' scontate: la casa è nuo-
cinare, cucire, lavare e stirare; perché nessuno gliene fa. E' una donna abbastanza robusta, ancora autosufficiente, simpatica e risponde volentieri alle domande. Ha un sorriso... le mancano quasi tutti i denti!
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di quanto si paga e se si può essere ricoverati gratis, ci risponde che tutti possono se qualcuno paga.
Il direttore, prima di concludere, ci fa alcune raccomandazioni: non fare domande che possono ferire l'anziano, non fare l'intervista a piacere, non fare fotografie... Ci porta poi in giro per l'istituto con un percorso da lui stabilito.
Ci rendiamo conto che la nostra visita è « teleguidata «, anche se riconosciamo che qualche raccomandazione può essere giusta, e che il risultato della '\ visita potrà essere incompleto. / Infine ci troviamo di fronte a i quattro vecchi che dovrebbero
va, ci sono le attrezzature per curare gli anziani e anche i divertimenti (televisione, giradischi, teatrino...). Anche alla domanda
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rappresentare tutti gli altri.
Ci aspettavano e si mostrano subito ben disposti a rispondere alle nostre domande.
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Mi sono molto impressiona:, nel vedere un vecchietto piangere, stava su di urta carrozzella a rotelle e aveva gli occhi rossi. Nel piangere ha fatto una specie di smorfia, facendo vedere 2 denti che spuntavano fuori. lo avrei voluto chiedergli il motivo per cui piangeva, ma ci ha pensato la mamma di Ivan. Si era commosso vedendoci: aveva dei nipotini anche lui.
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Anche alcune mamme vengono con noi e decidiamo di suddividerci in gruppi. Gli adulti sono ora 7 comprese le nostre maestre e i bambini presenti 21. Quanti bambini per ogni adulto? Si tratta di deciderlo subito per poter andare più speditamente.
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21 : 7 = 3 - Per ogni adulto ci sono 3 bambini, quindi possiamo dire che il rapporto adultibambini è di 1 a 3.
INTERVISTA A FABIANO PAOLO DI ANNI 69 E MEZZO, OSPITE DELL'OSPIZIO
— Sono qui da 5 anni, prima facevo un lavoraccio, un po' faticoso: il sindacalista.
Mi viene a trovare qualche amico, qualche volta, quando al ricorda, e quando ha tempo, perché non ho nessuno, ho solo voi, i bambini qua attorno... Mi trovo bene, anzi in particolare, dato che la mia vita è stata molto movimentata, mi trovo molto bene perché è un po' più tranquilla. Ho chiesto io al Comune di assistermi, perché non potevo più lavorare in conseguenza della mia vista e del mio udito (n.r. il signor Fabiano porta infatti lenti molto spesse e l'apparecchio acustico), allora il Comune di Milano ha detto: — Va bene, ti mettiamo in un posto dove starai tranquillo —. La pensione è scarsa e allora come si fa a vivere?
Come trascorro il tempo... non ho mai lavorato tanto in vita mia!
ANZIANI DI VIMODRONE DI SILVIA
Non è che mi fanno lavorare, sono io che voglio lavorare... la gente ha bisogno di tutto e io allora devo andare a fare la spesa. Inoltre, purtroppo mi hanno nominato nella commissione interna e di conseguenza... poveri noi!
Abbiamo fatto altre interviste prima di lasciare l'ospizio. Abbiamo cercato di capire quali sono i problemi di chi, anziano, ma ancora autosufficiente, e capace di qualche lavoretto, vive in un istituto.
La presenza fissa alle interviste del direttore ci ha reso un po' difficile il compito perché qualche risposta potrebbe essere poco sincera. Ad esempio, ad un certo punto, alla domanda: vi trattano bene? ci è stato risposto: — Sì, insomma... beh, lasciamo perdere —. E' stato chiaro che avrebbe voluto dirci qualcosa in più.
I NOSTRI COMMENTI SULLE RISPOSTE
Gli anziani desiderano essere ancora utili, come quando erano più giovani.
Fa loro piacere ricevere visite, trovare compagnia, avere persone che si interessano di loro.
Anche quelli che si sono fatti ricoverare spontaneamente, lo hanno fatto per mancanza di assistenza, per scarsità di soldi, comunque perché non avevano alcuna soluzione migliorfe. •• ,-,.
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LE MIE IMPRESSIONI
La zona 10 comprende i quartieri denominati Monza-Padova. lo appartengo al Quartiere Padova. La società ha offerto un quartiere ricco di case dove non manca nulla, ha offerto un lavoro per tutti ma ha dato molto poco di quello che ogni bambino desidererebbe avere. Il desiderio di ogni bambino è quello di avere a nostra disposizione tanto verde e spazio a sufficienza per poter giocare. Adesso che arriva la Primavera abbiamo una sola possibilità: quella di andare a giocare al Parco-Lambro; ma questo accade solo quando ci sono le belle giornate mentre in inverno non si può andarci. Se fossi stata io a progettare il mio quartiere lo avrei concepito in questo modo:
1) Costruzione di case con meno piani e con giardini e cortili per poterci far giocare i bambini.
Allestimento di centri sportivi, ricreativi, palestre e piscine. Industrie, stabilimenti e fabbriche per far lavorare gli operai in estrema periferia. Costruzione di numerose scuole fornite di attrezzature sco lastiche con ampie e luminose aule, palestre e laboratori scien tifici e sale musicali. Il nostro quartiere è attraversato da un canale chiamato Naviglio Martesana. E' bello vederlo serpeggiare ancora fra le case cittadine, ma le sue acque sono torbide e se mi fosse possibile le farei ripulire per farle scorrere meglio. Inoltre farei allargare le strade che sono piuttosto strette e di conseguenza molto più battute dal traffico e assai rumorose. Pensate, nella mia classe vi sono solo circa 12 alunni che ,Jossiedono un cortile dove trascorrere due sole ore di gioco nella lunga giornata. Noi bambi-
I problemi della scuola oggi
I problemi della mia scuola sono tanti e vari: marginali e nolto importanti: Alla nostra vecchia scuola stata aggiunta. 5 anni fa, causa lo sviluppo demografico della zona, una nuova composta di tante belle e chiare aule, ma purtroppo per ragioni di disinteressamento, le strutture della vecchia scuola hanno ceduto formando delle crepe alquanto pericolose. Così per diversi mesi invernali abbiamo dovuto trasferirci, a mezzo pullman da una scuola all'altra, con i disagi che tali spostamenti comportano; perdite di ore preziose di lezioni, aule piccole e non adatte a contenere la classe e anche poco riscaldate, ecc.
Spazio per giocare e sport:
stra a pagamento.
3) Il materiale scolastico:
lo abito in Via Golfo degli Aranci - Quartiere Pontenuovo, sorto per la speculazione edilizia, in modo caotico, senza servizi e, quindi senza scuole. Noi bambini siamo gli eterni pendolari perché costretti a frequentare scuole fuori zona. Mi ritenevo una scolara fortunata perché da cinque anni frequento la scuola di Via Bottego, dove accanto alla scuola nuova (circa otto anni di vita)vi è il vecchio plesso (più di 60 anni). Iniziammo l'anno scolastico; in un'aula ampia e piena di luce, con qualche incrinatura, ma dopo qualche giorno di scuola fu dichiarata pericolante e quindi inagibile con altre aule. Cominciammo i turni fuori scuola: in Via Galeno e in Via Narni. Per andare a scuola in Via Narni impiegavo 40 minuti fra autobus e strada a piedi così al ritorno; mangiavo di corsa per ritornare al « tempo pieno » in orario.
Ora posso pur dire che è stato il periodo più difficile della mia vita di scolara. La giornata scolastica mi era particolarmente faticosa, ritornavo a casa stanca e avvilita. Non ritenevo la scuola una prigione, perché la scuola è sempre stata uno dei miei interessi maggiori, però, l'ora più bella della giornata era quella del ritorno pomeridiano. Facevo merenda e conversavo con la mamma; con i suoi commenti ed incoraggiamen ti mi rilassavo e dopo mezz'ora ero pronta e mi rimettevo con Iena e fiducia a studiare.
Certo la scuola non è un luogo, non è un'aula, è una istituzione costituita dagli alunni e dagli insegnanti; gli alunni desiderosi di imparare, gli insegnanti con la volontà di svolgere la,)era educativa. La nostra
-ion è una scuola barbosa; non ;olo da quando facciamo il tempo pieno, che ci ha dato la possibilità di andare una volta alla settimana in piscina e di avere un'altra insegnante per il pomeriggio, ma perché, la nostra mae stra in questi cinque anni ha por tato avanti la sua opera con at more e umanità, sapendo suscitare in noi interesse, impegno morale e una rigorosa forza di volontà che obbligano a compiere il nostro dovere. Noi bambini abbiamo dei doveri ma anche
dei diritti, soprattutto quello di farci uscire dalle scatole di cemento in cui viviamo per restituirci all'aria libera, onde imparare a vivere amando la natura
3 la vita. Nella nostra scuola ton mancano solo le aule e il ierde, insufficiente è il cortile, nsufficiente una sola palestra
3er più di 60 classi, è sprovvista di laboratori per applicazioni
ni, sia che si possieda o meno un cortile non sappiamo dove andare a giocare. Infatti quelle poche volte che restiamo in casa a giocare, magari esageriamo nel chiasso e la mamma ci rimprovera: Allora tentiamo di scen dere nel cortile ma qui si incontra la custode che immancabilmente ci allontana dicendoci phe calpestiamo quell'unico pezzetto di verde che è di bellezza per il caseggiato o perché disturbiamo il vicinato.
Purtroppo come immagino' debba esesére il mio quartiere resterà solo un sogno perché ormai è tutto costruito, però ciò non toglie che io gli sia molto affezionata perché è qui che sono nata e sono cresciuta.
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Abbiamo un cortile piccolo quanto un fazzoletto dove naturalmente non possiamo giocare tutti e pertanto la ricreazione si fa in classe. Non riusciamo ad andare in palestra a fare ginnastica perché manca il professore e abbiamo dovuto riversarci, quest'anno, sulla pale-
GIROGIROIONDO
Non tralasciamo poi il materiale occorrente per il buon funzionamento della cosidetta Scuola d'obbligo Tutte le spe se sono a carico della famiglia: (eccezione fatta per i libri di testo) quaderni di vari tipi, fogli di protocollo, penne, pennarelli, acquarelli, riga, ecc. In un paese civile dove per legge la scuola è d'obbligo, il materiale necessario dovrebbe essere fornito gratuitamente. Non meravigliamoci se tante bambine e tanti bambini nel nostro paese non frequentano regolarmente la scuola. Noi in classe siamo fortunati di avere un'insegnante ragionevole e parsimoniosa che fa in modo di sfruttare al massimo i nostri quaderni, limitando così al minimo le spese pur svolgendo il programma prefisso. Per concludere comunque devo ammettere che abbiamo fat to delle belle gite istruttive e rilassanti.
Disegnare colorare ritagliare incollare
Otto volumetti a cura di M.-Ferrara, A. Gujon e V. Manganotto
giro DISEGNARE COLORARE RITAGLIARE n INCOLLARE
glrOtOnd0 3IGNORWI MILANO
Lire 600 ciascuno
tecniche, insomma manca lo spia zio pèr fare della scuola un md: mento di vita.
Allora perché esista la scuola non basta un edificio qualsiasi, occorrono strutture e strumenti, e garantirne la loro funzionalità; tenendo conto del tempo pieno e del tempo libero, dell'importanza dell'educazione fisica, dell'educazione musicale, della refezione, dell'apprendimento delle lingue straniere e delle attività creative. La scuola ideale per noi bambini sarebbe una simile alla « Casa del Sole » che sorge in uno stupendo Parco situato tra Via Padova e Via Giacosa, ed è aperta di sabato e domenica ai cittadini.
A volte io vado a schettinare nei suo bel « Parco Giochi».
IL
VISTO DA NOI
QUARTIERE
BAMBINI
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Fel . 28. 50. 709 7 Via delle leghe, 23
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i bambini della zona sono i giornalisti, i redattori e i disegnatori di queste pagine
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- E I PROBLEMI DELLA NOSTRA SCUOLA VISTI DA NOI BAMBINI
Nei quartieri di Gorla e Precotto vi sono molti supermercati, mercati rionali, negozi moderni, botteghe. La massaia (che brutta parola per indicare lai donna casalinga o lavoratrice che si occupa della spesa!) non ha che il problema della scelta. Se ha fretta, corre al supermercato e sui banchi allineati l'uno dopo l'altro, trova tutte le scatolette, tutti i barattoli, tutti i detersivi chela pubblicità dei caroselli le ha consigliato di comprare, accompagnando lo invito con musichetta amena. Se vuole essere consigliata e scambiare quattro chiacchiere col droghiere o il fruttivendolo, va alla bottega o al mercato comunale di Gorla. Il problema posto così sembra quello dei rapporti umani: il supermercato impedisce qualsiasi contatto con gli altri, mentre al negozio, al mercato di tipo tradizionale ci si incontra, si chiacchiera, si può essere consigliate. In realtà il problema più grave che si pone oggi per la famiglia italiana è quello di un aumento incontrollato dei prezzi dei beni di prima necessità. L'inflazione ha provocato l'aumento di tutti i beni importati, ma la frutta, il pane, il pollame, le uova? Come mai aumentano anche i prodotti na-
Sempre più difficile
zionali? Spesso alla radio, nei mesi autunnali e primaverili, sentiamo parlare di distruzione della frutta e di alcuni tipi di ortaggi: questi prodotti, quando arrivano sulla nostra tavola, freschi o conservati, sono spaventosamente cari. Altre volte (questo accade al supermercato) per settimane scompaiono i vari prodotti dai banchi; quando ricompaiono, i prezzi sono notevolmente aumentati; qualche volta la massaia tira un sospiro di sollievo: il prezzo non è aumentato, ma, a guardar bene, è diminuita la quantità e a casa, mangiando, ci si accorge che anche la qualità non è più quella di una volta. Il fruttivendolo ricorre a qualche trucco innocente, mette la frutta bella sul banco, poi alla cliente dà quella meno buona: sorgono allora le contestazioni, le recriminazioni, ed entrambi, cilente e venditore, si accorgono che la vita costa troppo cara, che non si può tirare avanti, il venditore allarga le braccia e dice che spesso è costretto ad aumentare i prezzi perchè vende di meno e la merce è sempre più cara. Ma come fa a questo punto a difendersi il consumatore?
Le regole del negoziante non
sono prive di logica, anche se non può far ricadere sull'acquirente tutto il peso delle sue difficoltà (distribuzione, aumento dei prezzi all'origine) e il bisogno di guadagnare di più perchè il cesto della vita aumenta anche per lui.
Il problema è diverso quando ci riferiamo ai supermercati che attirano i clienti con campagne pubblicitarie tese a offrire prodotti a buon mercato; in realtà controllando alcuni settori chiave della distribuzione, essi possono determinare la formazione dei prezzi, ricavando lauti profitti a discapito della piccola distribuzione.
Un'azione calmieratrice può essere svolta da associazioni di produttori che evitino le strozzature della distribuzione.
In ogni caso è certo che la situazione si può risolvere solo con misure di carattere generale volte al risanamento dell'agricoltura e con una politica economica che freni la svalutazione della lira. E'. per questo che la massaia, il negoziante, l'operaio e il contadino devono convincersi che si trovano sullo stesso fronte e che è loro compito lottare contro gli stessi nemici: quelli del malgoverno e della speculazione.
IL MERCATO DI VIA SOFFREDINI SI TRASFERISCE IN VIALE MONZA 325
Il mercato ambulante che il mercoledì si trova lungo la via Soff redini sarà presto trasferito nel piazzale antistante il numero 325 di viale Monza. Gli ambulanti hanno chiesto al Comune di potersi trasferire in viale Monza perchè considerano la via Sof fredini poco adatta al loro commercio per motivi di ordine economico ma anche logistico. Il Comune, considerando valide le loro richieste, ha concesso l'autorizzazione. Alcuni inquilini degli stabili vicini temono però che i mercoledì le macchine che sono generalmente posteggiate nel piazzale, dovendo per forza essere spostate nelle strade vicine, possano provocare un intasamento del traffico.
UPIM-Loreto
Lunedì 8 marzo ore quindi-
ci: al primo piano del magazzino UPIM di P.le Loreto oggi non c'è il solito andirivieni di gente, di acquisti nè si sente il familiare brusio di voci, di merce spostata, inframmezzato dal ticchettio continuo della cassa. Oggi, in occasione della « festa della donna », c'è un'ora di sciopero, indetto per rilanciare e porre con forza di fronte all'opinione pubblica il grosso tema dell'occupazione femminile e tutti i gravi e tuttora irrisolti problemi che caratterizzano appunto la condizione della donna nel nostro Paese.
Quest'ora di sciopero le lavoratrici della UPIM l'hanno trasformata in ora di assemblea, di dibattito.
Accanto alla cassa principale fioriscono due enormi cesti di mimose: lì intorno, in piedi, appoggiate ai banchi di vendita traboccanti di merce, una quarantina di ragazze, di donne: commesse, promotrici, impiegate. Si ascolta la breve relazione della rappresentante dell'Unione Donne Italiane.
8 marzo oggi: non solo festa, celebrazione, ma lotta, nuova coscienza, impegno per il futuro. Quante giornate simili a questa dalla Liberazione ad oggi! E quante battaglie, quante conquiste, quanta dura e lunga fatica per il movimento di emancipazione. E poi, col passare degli anni, le donne sempre più consapevoli, il movimento sempre più ampio, non è più un'opinione, una moda, un costume, è un fatto, un fatto nuovo che cresce e si allarga e con cui bisognerà prima o poi fare i
conti.
Le ragazze della Upim ascoltano in silenzio, attente: non parlano, esprimersi in pubblico è ancora difficile, le cose ti urgono dentro ma ancora non riesci a tradurle in parole; eppure quando la relatrice affronta nel suo discorso qualche argomento che le tocca più da vicino, che sanno, che hanno vissuto di persona (il marito i figli l'aborto, il lavoro), allora sorridono, fanno cenno di sì con la testa: si, è così, è vero. E cresce una nuova consapevolezza, sotterranea per ora, ma che esploderà prima o poi, che non si è sole, che i problemi sono gli stessi per me, per te, per lei, che la ricerca è comune e la soluzione nostra.
La rappresentante del Consiglio d'Azienda distribuisce le tessere del sindacato e fa il punto della situazione cui si è giunte nella lotta per il rinnovo contrattuale. L'attenzione aumenta, vengono fuori domande, problemi: le nuove mansioni all'interno dei piani di vendita, le ferie, gli aumenti, e cosa intende fare la direzione e cosa bisogna rispondere. Serietà e coscienza, certo, ma anche allegria, scherzo e quella sicurezza di lavoratrici che non è spavalderia, ma consapevolezza di ciò che si è e di ciò che si vuole.
Quasi le quattro: fuori la gente aspettava davanti alle saracinesche abbassate. Si distribuisce la mimosa: le ragazze mettono i ramoscelli gialli dentro sacchetti di plastica forati apposta perchè passi l'aria. « Per conservarli meglio » dicono.
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DA
Trasferimento del mercato
DONNA A DONNA
ANCORA UN ATTACCO ALL'OCCUPAZIONE Ing. FIORAVANTI
La Fioravanti è una piccola fabbrica di materiale per radio TV e telefonia che come tante altre della zona è in crisi. Su 70 lavoratori ben 37 sono minacciati di licenzia• mento. All'origine delle difficoltà della Fioravanti sta il blocco delle commesse da parte della Sit-Siemens.
Dai lavoratori in lotta della Fioravanti ci è pervenuto un comunicato che pubblichiamo integralmente.
UN INTERVENTO SUL TEMA
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OIl fenomeno della droga nella nostra Zona sta assumendo una .particolare gravità, come ricordava l'articolo apparso sul numero de « La nostra realtà ». La• nostra Zona, insieme a Baggio, è quella dove si fa più uso di droga sia leggera che pesante: un quarto degli arresti per spaccio di droga e un quarto della mortalità, in conseguenza dell'uso di stupefacenti, avviene nei nostri quartieri. Questo ci fa capire il fenomeno,. per le caratteristiche che sta assumendo, non è più un fenomeno isolato a certe classi sociali particolarmente elevate, ma sta investendo strati popolari, dove, naturalmente, i più colpiti sono i giovani.
A* * * * * * * * * * *
Da un'analisi precisa appare che in un momento di grave crisi, non solo economica ma anche politica e ideale del nostro Paese, in cui la borghesia perde la sua capaoità egemonica soprattutto nei confronti delle nuove generazioni, le classi dominanti cercano di neutralizzare la spinta rinnovatrice della gioventù, servendosi di un mercato della droga sostenuto dalle multinazionali che si diffonde attraverso centri di delinquenza organizzata e reazionaria.
Ribadendo l'analisi politica, indichiamo come questo fenomeno si possa superare, da una parte con un'opera d'informazione e prevenzione e dall'altra con una battaglia ideale e culturale nei confronti delle nuove generazioni.
Da qui l'impegno delle forze giovanili a coinvolgere tutti i Partiti, il C.U.Z., il C.d.Z., gli organi collegiali della Scuola, in un'opera di sensibilizzazione di tutti i cittadini all'opportunità di creare dei centri sociali per tutti i giovani.
Il primo risultato positivo è stata la formazione, nel Comitato Sanitario, di una « Commissione droga ».
A fronte del blocco di commesse di lavoro da parte della SIT-SIEMENS per un carico di lavoro che rappresentava circa 1'80'% dell'attività produttiva svolta, la ditta Fioravanti ha aperto la procedura per il 'licenziamento di 37 lavoratori (35 operai, 2 impiegati). Di fronte a queste scelte, che riversa sui lavoratori il costo di scelte sbagliate e sulle quali il padronato — la Federmeccanica e Confapi — mantengono un atteggiamento intransigente e provocatorio al tavolo delle trattative per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, rifiutando una discussione di merito per una positiva soluzione, che è possibile vista l'intesa raggiunta con l'Intersind, il sindacato ed il Consiglio di Fabbrica hanno chiesto il ritiro dei licenziamenti e l'impegno da parte dell'azienda nella ricerca di attività sostitutive, che salvaguardino gli attuali livelli occupazionali.
Questa posizione assume maggior validità, dalle stesse dichiarazioni fatte dall'azienda e dalle stesse prospettive che questo prodotto ha, visto che entro un anno o due la tecnologia avrebbe superato
di fatto tale prodotto e quindi si produrrebbe la caduta dell'attività produttiva.
Da un anno si sanno queste cose, ma sino ad ora l'azienda non ha prospettato soluzioni alternative se non quelle, a suo tempo respinte, di diminuire i livelli occupazionali.
La strada intrapresa del ricorso alla Cassa Integrazione, mantenendo così aperto il rapporto di lavoro e da gestire a rotazione, è e rimane una soluzione temporanea e non diminuisce la drammaticità della situazione nè risolve la scelta prospettata dalla azienda del ricorso ai licenziamenti. E' un mezzo che può avere risvolti positivi solo se alle affermazioni si fanno seguire i fatti, vale a dire se alla dichiarata disponibilità dell'azienda di mantenere in vita l'azienda, faranno seguito iniziative ed interventi sul mercato atti a coprire il buco determinatosi con altre attività produttive.
Tale impegno verrà verificato in un prossimo incontro fissato per il 23 marzo, presso l'A.P.I. La lotta dei lavoratori della Fioravanti è la lotta che stan-
ricordo di Alfonso Gatto
Il poeta non muore
L'Italia è un paese dove dei poeti ci si accorge quando i giornali o la radio ne annunciano la morte. E' questo, se vogliamo, anch'esso indice di arretratezza e di provincialismo culturale; grave, tragico segno di una povertà complessiva del nostro costume, in cui prevalgono, spesso componenti di pragmatismo opportunistico, anche politico, grossolano e rozzo. Ma sulle ragioni, storiche e contingenti, di' una tale diseducazione — che purtroppo ha per conseguenza di tenere lontane le masse da una frequentazione affettiva e critica nella poesia — ci sarebbero da scrivere dei libri interi. In ogni caso ci si può sempre tornare sopra.
In morte quindi, distratti come siamo dalla vita attiva, ricordiamo Alfonso Gatto che scompare tragicamente, dopo quarantanni di milizia poetica. Dell'uomo, della sua misurata e composta ironia campana, bonariamente micidiale, si può sottolineare la coerenza delle scelte morali e politiche, che lo hanno visto insieme ad altri combatt—ienti nella lotta partigiana e, do-
po, sempre nel dissenso, a fianco di quanti si battevano e si battono per un'Italia diversa, nuova, senza ingiustizie sociali.
Del poeta, in una nota così, si possono dire solo le cose più ovvie, più immediate, che poco hanno a che vedere con un giudizio critico, si danno insomma i dati anagrafici essenziali per un riscontro che il lettore, ma soprattutto il lettore-operaio, il lettore-lavoratore, potrà fare da se, se mai vorrà dedicare il suo poco tempo libero alla lettura di questo poeta — Gatto appartiene a una generazione di poeti che fece le sue esperienze nel primo dopoguerra, negli anni del grigiore culturale fascista; e come i giovani di allora — che si chiamavano Montale, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Saba, ecc. — ha dato il suo apporto per rinnovare, insieme alla poesia, anche la società italiana.
Nei suoi primi libri l'influenza ermetica appare in tutte le sue estensioni, rivelandosi, anche in senso negativo, in quanto a resa e comprensibilità poetica, ma è già presente quella che sarà la
no conducendo, con enormi sacrifici, da mesi i lavoratori.
Gli obiettivi posti — allargamento della base produttiva, con immediati investimenti, che salvaguardino e sviluppino l'occupazione, in modo particolare in, quei settori che rispondano e risolvano positivamente i problemi sociali esistenti nel Paese (case, asili nido, scuole, trasporti, agricultura, ecc.)sono esattamente l'opposto e vogliono sconfiggere la scelta politica fatta dal governo e dal padronato, orientati a diminuire la base produttiva e con essa gli attuali livelli occupazionali, peggiorando così ulteriormente la situazione economica, occupazionale, sociale, presente nel Paese.
Questi obiettivi posti dai lavoratori non esprimono esclusivamente la difesa dei loro interessi, ma sono nell'interesse delle masse popolari, dei ceti produttivi, dello stesso Paese.
Per questo il nostro posto è a fianco dei lavoratori in lotta, dei lavoratori della Fioravanti, oggi più direttamente colpiti.
Consiglio di Fabbrica Fioravanti
In collaborazione con gli assistenti sociali andremo così a definire un'analisi precisa sullo stato del fenomeno droga e delle strutture sociali esistenti nella Zona.
Mauriizo Colombo
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costante e precipua caratteristica della poesia gattiana: una raffinata musicalità, in cui si scioglie la ricchezza dei sentimenti, semplici e umani, del poeta. Ma è nei libri di questi anni — Osteria flegrea, soprattutto — che il discorso e il canto di Gai. to trovano la loro sintesi felice, definendo chiaramente i contorni di questa sua anima attenta, caustica e disincantata.
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Voluta e creata dai cittadini della zona 10, la cooperativa CASA DEL POPOLO costituisce da trent'anni un punto d'incontro dove la discussione si accompagna al gioco distensivo, tra amici non occasionali.
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L'ingresso della Ditta Fioravanti
Per affrontare, unitariamente, con una battaglia politica e ideale la « droga », si stanno sviluppando, a livello di Zona, momenti di confronto fra le organizzazioni giovanili e i Comitati di Quartiere. Questo lavoro, che sta andando avanti da due mesi, ha portato, alla stesura di un documento che abbiamo presentato al Comitato di Zona. * * * * * * * * * * *
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ai fini dell'apprendimento, perché il bambino imparerà ad usare un linguaggio corretto, sarà invitato a riflettere, a ragionare, a stabilire confronti e relazioni, a cogliere uguaglianze, differenze e tutto ciò che gli è indispensabile per la formazione del pensiero logico e quindi per la conquista della lettura, della scrittura, del numero.
I testi non hanno neppure la pretesa di sostituirsi alla scuola, ma l'intenzione di preparare alla scuola, sollecitando una molteplicità di stimoli culturali che soprattutto alla massa dei bambini socialmente meno fortunati difetta. Quindi, tendono a offrire un complesso di spunti per le attività di prelettura, prescrittura e prenumero, raggruppati intorno ai più comuni elementi d'esperienza del bambino stesso. Si verranno così a formare solide basi
• •••3:'1' Annamaria Uberti Getti
Naturalmente, questi testi dovranno essere considerati mezzi tra altri mezzi. Ciascun bambino, sorretto dallo educatore, potrà usarli in assoluta libertà, secondo i suoi interessi e la sua maturazione.
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Annamaria Uberti Gotti Annotti delatucete diverto. * C LEGGO SCRIVO DISEGNO COLORO Se ti CONTO SCRIVO DISEGNO COLORO
PRESCRITTURA
CO• .4•41•14. Genia* 'L.... da ce. arronna. _.aver e loro pont n.. 011etatt da nionf e da canta arche.. era menptata da arpa. ltra. l. • nano fregato ma forno. to ignto barra 1.1.1. lo. a vela e a reem. costruiti .mearme di pop. A terra Egn, 4..penmeo 43.4•4443 ap.414 e doro d'amo
Attività prelinguistiche e
20132 MILANO - Via Siusi, 7 - Tel. 2896541/2/3
I tre testi non hanno la pretesa di voler insegnare al bambino a leggere o scrivere ma solo l'intenzione di proporgli quelle attività preparatorie indispensabili alla conquista della lettura, della scrittura, del numero.
E' importante, infatti, che il bambino si accosti serenamente, e con un respiro più ampio, ai segni, ai suoni, ai simboli, prima di affrontare la grande avventura scolastica.
PRENUMERI IPMENCCOLA SIGNOMELIA MILANO • Attività didattiche divertenti a cura di Annamaria Uberti Gotti ABC LEGGO SCRIVO DISEGNO COLORO Lire 1000 123 CONTO SCRIVO DISEGNO COLORO Lire 1000 PMENCEMLA SIGNORELLII MILANO • Attronf flfewnche avertene Con no. ner *non • O* Annamaria Uberti Gotti 123