Zonaundici1

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I. n q Cil

Per i giovani

Nella nostra Zona, per alcuni aspetti più che in altre, grande è il disagio di molti cittadini per una incapacità di aggregarsi, di incontrarsi, di capirsi. di mettere assieme le migliori energie per venire fuori da una situazione di pericolosa degradazione.

È il discorso della partecipazione e dei suoi contenuti.

Per certi aspetti a responsabilità personali, dei singoli, (come fatto caratterizzante della zona) si intrecciano responsabilità degli organismi rappresentativi ed in parte anche delle stesse forze politiche.

Da queste colonne cercheremo di stimolare. anzittutto attraverso la conoscenza di alcune realtà, un discorso cr iico per fare uscire la zona da una sorta di "ghetto individualistico" in cui tende a rinchiudersi in alcune sue componenti.

È necessario pertanto anche uno sforzo individuale per venire fuori dal proprio particolare e per far prevalere il momento della solidarietà su q 9,Pc-; dell'egoismo

E necessario anche un impegno morale che sappia, partendo dalle piccole realtà. dalla famiglia, dalla scuola, dai luoghi di lavoro etc. investire tutta la zona e creare un grande tessuto unitario di partecipazione, di incontro. di crescita generale.

Ed abbiamo voluto iniziare dai giovani perchè crediamo che proprio da essi, dalla loro capacità, dovrà venire questa spinta alla aggregazione, al salto qualitativo che ci permetterà di superare situazioni anche obiettivamente difficili.

Difficoltà e responsabilità che specialmente sotto questo aspetto della "condizione giovanile" riguardano il Consiglio di Zona che un grande lavoro avrebbe dovuto e deve sviluppare in tale direzione.

II Consiglio di Zona non può limitarsi ad intervenire quando scoppia il problema, ma deve avere una sua autonoma e "preventiva" capacità di interventi. di sollecitazioni, di proposte per una politica verso i giovani.

Occupazione giovanile, tempo libero, strutture ricreative e culturali. devono rappresentare momenti caratterizzanti di un discorso politico della zona verso di essi.

Proponiamo pertanto a! Consiglio di Zona di indire su questi temi una grande Assise della Zona che attra"FTS il contributo di più pia sviluppare un ico unitario per do così inuni, inn-

Il Consiglio di Zona

Una ulteriore fase di avanzamento della democrazia

11 grande movimento democratico che ha investito il nostro paese negli ultimi anni, portatore di esigenze sempre più diffuse di partecipazione alla gestione della cosa pubblica, ha trovato nel decentramento comunale un ulteriore momento di sviluppo e di concretizzazione.

L'esperienza del decentramento, nata a Bologna nel 1963 si è andata diffondendo nelle grandi città italiane, soprattutto dopo le elezioni amministrative 15 giugno, che hanno segnato una crescita dell'interesse politico nei confronti del governo locale, anche da parte di quelle forze che, in precedenza, tale processo avevano fortemente osteggiato.

Appare significativo, a questo proposito, vedere rapidamente quale siano le posizioni delle grandi forze democratiche sul decentrmaento urbano, anche per comprendere se nei fatti e rispetto all'esperienza finora vissuta, tali posizioni si siano rivelate praticabili e valide.

primo filone ideologie(' che possiamo considerare quello cattolico, patrimonio diffuso della Democrazia Cristiana.

Esso ebbe origine nel 1958, nelle tesi dossettiane ed è oggi assai diffuso, soprattutto nelle posizioni politiche di Comunione e Liberazione, che interpreta il decentramento sottolineando la necessità di costruire una "città a misura d'uomo" attraverso la partecipazione dei cittadini.

Tale tesi vela un atteggiamento che va alla ricerca di una mitica "comunità naturale" e che si intreccia con un filone, che male interpreta il concetto di Stato decentrato così come esso è espresso nella previsione costituzionale.

La riprova di quanto sopra sostenuto può cogliersi rispetto all'esperienza dei Consigli di

l

in questo numero

Zona di Milano, prima dei mutamenti politici del 1975: una democrazia decentrata dove il concetto di partecipazione è fine a se stesso e non diviene invece il primo anello di un controllo politico sia sull'organizzazione del territorio, sia sull'amministrazione della città.

Il Partito Socialista Italiano anzichè scindere gli organi di quartiere dalle altre fascie di democrazia sottolineò, fin dalle origini, che alla base dei quartieri c'è una risposta alla richiesta sempre più accentuata di grandi masse di cittadini, di lavoratori, di essere partecipi alla vita sociale e politica delle città e questa richiesta di partecipazione diventa concreto terreno di battaglia e di confronto tra posizioni politiche e culturali differenti.

Tale posizione coglie, a nostro avviso, un elemento importante, che bisogna sottolineare: quello per cui i Consigli di zona divengono un momento di aggregazione sociale e po!iii(3, dove sopir f utrn èpneressari ), pur in un aluso p *ali smo, affrontare e risolvere i problemi reali dei cittadini, evitando quelle contrapposizioni idealogiche che spesso hanno impedito, ai livelli generali della politica, di unificare, nell'interesse del paese, le grandi forze democratiche.

Infine i comunisti, che come forza politica per primi sperimentarono nella gestione locale i Consigli di zona, hanno colto e colgono in queste strutture la possibilità di instaurare un nuovo rapporto tra Stato e cittadini ed un nuovo tipo di collegamento fra le linee politiche, allargando le basi popolari dei partiti di massa e con ciò aumentandone il potere nei confronti dei gruppi di pressione economici.

A livello teorico inoltre il PCI

ha intravisto nel decentramento un ulteriore terreno fertile per eliminare i contenuti antidemocratici dello Stato, così come fino ad oggi si è realizzato, e per consentire alle masse lavoratrici di entrarvi per adeguarlo alle previsioni della Costituzione repubblicana.

Dentro questo grande orizzonte politico si collocano dunque le strutture decentrate dei Consigli di zona e di quartiere, come un primo reale elemento di democrazia sostanziale.

Ma la verifica delle tesi politiche va fatta nella pratica di tutti i giorni, in rapporto con la gente e con le sue esigenze ed anche con i suoi limiti: solo così è possibile capire fino a dove oggi si è giunti e come è possibile andare avanti.

Ed allora ecco la necessità della verifica, in relazione all'esperienza del decentramento, del lavoro svolto nello specifico, anche nella nostra zona, dalle varie forze che concorrono alla gestione del Consiglio.

Ritorneremo su questi problemi nei nrossimi numeri in modo spectico.

Vogliamo invece, per concludere questa prima fase di approccio al tema, porre a noi ed ai nostri lettori un quesito: come possono oggi i cittadini e le forze politiche democratiche dare al Consiglio di zona, come struttura decentrata di democrazia, ancora maggiore rispetto al passato, per contribuire alla rinascita civile e sociale del nostro Paese?

Nell'attuale fase di grave crisi, pensare a quanto si è fatto e come lo si è fatto, deve intrecciarsi con la capacità di sapere cosa fare e cosa proporre oggi, in una fase che può tranquillamente definirsi di emergenza e tale pertanto da richiedere a tutti non solo riflessioni attente, ma anche e soprattutto partecipazione e confronto.

Il Consiglio di zona

Come è nato e cosa significa. secondo diverse concezioni politiche, questo istituto del decentramento amministrativo. pag. i

I giovani e il quartiere

Dall'incontro con i giovani del Centro Sociale Leoncavallo, della parrocchia di San Luca, delle due case dello studente, emergono i primi tratti di un rapporto — giovani e tessuto sociale del quartiere — assai problematico.

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Equo Canone

11 30 giugno scade la proroga al blocco dei fitti. Cosa accadrà dopo, se passa il disegno di Legge governativo? Quali altre proposte e possibilità ci sono? Alcuni esempi di come varierebbero i fitti nella Zona Il e un giudizio politico comunista sulla legge.

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La scuola sperimentale di Via De Andreis

Il Presidente del Consiglio di Zona, Adriano Flore interviene nel dibattito sulla sperimentazione in corso alla scuola De Andreis. •

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Fare cultura

Un circolo culturale, una libreria, alcuni progetti per l'animazione culturale nella zona 11. Come costruire, dai basso, la vita associativa e culturale del quartiere.

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Il Liceo

Donatelli

Studenti, genitori, insegnanti, lavoratori del Donatelli rispondono ad alcune domande sulla vita e sui problemi della scuola.

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• 1.2 111.•••••••.,
1 ìr - ii; m l tie- •
Piazza Leonardo Da Vinci, Città Studi, nel cuore della zona 11. L'insediamento univer' al centro del quartiere costituisce uno dei nodi -fondamentali della vita di questa ittà.
MENSILE DI INFORMAZIONE E POLITICA -- ANNO I - N. 1 - GIUGNO 1977 - L. 250 IIII
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I GIOVANI E IL QUARTIERE

Iniziamo con questo primo numero di Zonaundici una serie di resoconti sulla presenza dei giovani nella nostra zona. Con questa raccolta di testimonianze e impressioni frammentarie non ci proponiamo di delineare un quadro completo della situazione nè di fornire un'interpretazione esauriente dei rapporti tra giovani e città — o, quanto meno, tra giovani e questa parte, popolosa e complessa, di Milano.

Ci proponiamo invece di sollecitare su tali questioni un aperto dibattito tra forze sociali e politiche operanti nel quartiere, convinti che interpretazioni e progetti di intervento debbano scaturire dall'incontroe dallo sforzo comune di tutte le organizzazioni che pongono il problema dei giovani al centro della propria riflessione e della propria iniziativa.

Sono circa diecimila i giovani dai 15 ai 21 anni che risiedono nella zona 11. cinquantamila sono i giovani iscritti alle facoltà universitarie di Citta Studi: di questi, svariate centinaia vivono nell'area circostante l'università, in pensioni, in appartamenti, in case dello studente.

Qualche migliaio (non più di cinquemila) convergono da tutta la città e dai dintorni sull'università per le lezioni e gli esami, popolando nelle ore diurne il cuore della zona 11: una vasta area che di notte, nei giorni festivi e nei mesi di chiusura dell'università è completamente vuota.

Bastano queste cifre a denunciare l'entità di un problema — il rapporto tra giovani e tessuto sociale del quartiere — che si presenta particolarmente difficile in tutte le grandi città, ma che assume nella zona 11 caratteri specifici per la presenza del maggior insediamento universitario milanese.

Cosa fanno, come si organizza la partecipazione dei giovani alla vita del quartiere?

Scuola per scuola, facoltà per facoltà cercheremo di capire co-, me si sviluppano momenti associativi tra i giovani all'interno dei luoghi di studio: la prima osservazione che si può fare è che, almeno visti dall'esterno, i rapporti tra scuola e scuola, tra scuole e università, tra queste e i citta-

Centro Sociale Leoncavallo

Alla fine del '75 un gruppo di giovani, aderenti a vari comitati di quartiere e circoli giovanili delle zone Loreto, Lambrate, Feltre, occuparono gli edifici di una fabbrica abbandonata tra via Leoncavallo e via M ancinelli.

Gli uffici e il capannone della fabbrica, sommariamente sistemati, sono oggi sede delle varie attività del centro che in questi anni di vita si è articolato in diversi gruppi di lavoro.

Le prime iniziative del circolo furono il doposcuola aperto ai ragazzini del quartiere e una scuola popolare per adulti. A queste attivitrà didattiche, che proseguono ancora con un limitato seguito (15-20 bambini, una decina di adulti), altre se ne sono aggiunte in periodi successivi.

Un nucleo librario che gestisce una piccola biblioteca, un nucleo fotografico dotato di un laboratorio di sviluppo e stampa, un nucleo grafica che con un semplice impianto serigrafico stampa manifesti, allestisce mostre, un nucleo artigianato con 4-5 persone che lavorano il legno, la pelle; un nucleo palestra che tiene corsi di ginnastica per adulti e, un paio di pomeriggi la settimana, per bambini.

Nei locali del circolo c'è anche una tipografia con qualche macchina per la stampa di opuscoli e volantini.

Ma l'attività più importante del circolo è diventata da tempo quella dei nuclei teatro e musica che organizzano ogni mese al-

dini del quartiere sembrano molto tenui e occasionali.

Piuttosto eccezionali, legati a circostanze particolari, anche i momenti di confronto tra questi punti di vista associativa dei giovani e le organizzazioni territoriali dei partiti, del sindacato, il consiglio di zona.

E del resto, partiti, sindacato, consiglio di zona sembrano suscitare nei giovani del quartiere un interesse modesto. Poche decine gli iscritti alle organizzazioni giovanili dei partiti, scarse le presenze di giovani nel consiglio di zona.

La partecipazione dei giovani alla vita del quartiere passa attraverso altri canali: molto antichi — come la parrocchia — o molto nuovi — il circolo culturale e politico gestito che, pur presentandosi come luogo aperto ai cittadini indistintamente è punto di riferimento soprattutto per giovani e giovanissimi che si riconoscono in raggruppamenti di estrema sinistra.

Due esperienze associative di questa natura — la comunità parrocchiale di San Luca in via Ampere e il Circolo Leoncavallo — sono i principali punti di aggregazione giovanile nell'area che va all'incirca da Piazza Durante a Piazza Leonardo da Vinci. Si tratta di esperienze che mobilitano attivamente non più

di trecento ragazzi, pochi se si pensa alle molte migliaia di adolescenti e giovani che abitano in questa parte di città e che esauriscono nella scuola, nella famiglia, nell'amicizia di gruppo il proprio rapporto con la società.

Parlare, contemporaneamente, di due esperienze di organizzazione autonoma di giovani quali quelle di San Luca e di Leoncavallo, tanto diverse da non essere confrontabili, può anche sembrare un tentativo un po' provocatorio di trovare ad ogni costo analogie e ridurre queste esperienze al loro aspetto più esteriore di risposta al problema del tempo libero.

Questa intenzione provocatoria non c'è: riconosciamo e rispettiamo le differenze profonde che stanno alla base di questi due raggruppamenti, fondati l'uno su una concenzione della comunità cristiana che coinvolge l'intera sfera esistenziale, l'altro su un'ipotesi di lavoro politico nel territorio che lascia ampi spazi alle differenziazioni ideologiche ed esistenziali.

Nel cercare di capire i motivi del maggior successo di queste forme di organizzazione dei giovani rispetto alle più tradizionali forme di partecipazione democratica, si possono tuttavia suggerire alcune spiegazioni comuni alle due esperienze: la necessità avvertita da molti giovani di comunità piuttosto omogenee, capaci di soddisfare al proprio interno bisogni di socializzazione, di cultura, di ricreazione.

L'attenzione alla dimensione individuale, che non si trova in altre for4rie di org-tnizzazione politica!lt bisogno di spazi ancne fisici nei quali trovarsi e fare cose insieme.

Esigenze che sono poi comuni alla gran parte dei giovani e che non trovano nel nostro quartiere adeguate risposte.

un progetto più ampio di animazione culturale e di intervento verso i giovani.

E un qualche rapporto, di incontro o di collaborazione, con le forze politiche e sociali del quartiere, con il consiglio di zona, con gli istituti pubblici che si occupano di cultura, sport, tempo libero, sembra anche l'unica

strada per far superare a questo tipo di organizzazione il suo limite principale: l'isolamento, l'illusione dell'autosufficienza, il disimpegno dalla battaglia politica, quotidiana spesso noiosa e non immediatamente pagante, per costruire nel territorio un tessuto di iniziative culturali e ricreative per tutti i cittadini.

Le case dello studente

Poco meno di duecento studenti delle facoltà scientifiche dell'Università degli Studi (medicina, farmacia, agraria, scienze alimentari, biologia) abitano nella casa di via Bassini, circa 450 iscritti al Politecnico in quella di viale Romagna. Solo un centinaio le ragazze, tutte ospiti del pensionato di via Bassini. Si tratta di giovani che risiedono ad almeno 80 chilometri di distanza da Milano e che fan domanda di ammissione al pensionato dimostrando condizioni analoghe a quelle richieste per il presalario. Le domande non sono in genere di molto superiori ai posti disponibili considerando che gli studenti della statale trovano posto anche nel più grande pensionato di Sesto San Giovanni e che i pochi eccedenti vengono collocati in parte nel pensionato della Bocconi, in

del primo momento e si inseriscono in gruppi omogenei per tendenze politiche, per facoltà, per provenienza.

Il gruppo di conoscenze che lo studente si crea all'interno della casa rimane spesso il principale punto di riferimento in città. Molti infatti frequentano poco o niente del tutto le lezioni all'università e si limitano a dare gli esami.

All'interno dei due pensionati universitari si svolge una certa attività culturale gestita dagli studenti: proiezioni di film, assemblee su argomenti diversi, si organizzano corsi e attività sportive.

Più intensa la partecipazione ad attività politiche all'interno della casa di viale Romagna che in quella di via Bassini.

II limite maggiore di queste attività è, secondo gli stessi stu-

cuni spettacoli teatrali, cinematografici e musicali. In una zona della città in cui mancano del tutto teatri e sale da concerto e i pochi cinema hanno programmazioni spesso ordinarie, iniziative come quelle del circolo

Leoncavallo, organizzate con pochi mezzi, in locali abbastanza inospitali, ma a prezzi modici (dalle 500 alle 1500 lire i bliglietti) hanno visto la presenza di 40.000 spettatori.

Un gruppo di mimi utilizza un locale del circolo per le prove e offre di tanto in tanto la sua collaborazione agli spettacoli teatrali.

Una decina di giovani ha costituito una commissione informativa sulla droga che sta realizzando un audiovisivo sulla diffusione di massa delle tossicomanie.

Un nucleo donne anima il 'Centro informazionè medica per la donna' il martedì sera e il venerdì pomeriggio. Rappresentanti di ciascuno di

questi gruppi di lavoro costituiscono il 'Comitato di occupazione', l'organismo dirigente del centro sociale, che recentemente si è anche dato uno statuto scritto.

I giovani che nel tempo libero si dedicano all'organizzazione delle attività del circolo, quelli che più o meno regolarmente assistono agli spettacoli dimostrano, concretamente, che esistono a Milano vuoti di iniziative culturale e associativa, che basta poco a riempire.

Indipendentemente dal giudizio che si può formulare sulla qualità e sulla quantità del lavoro culturale svolto, e prescindendo anche dal giudizio sul carattere politico assai discutibile di taluni interventi del circolo nel quartiere, occorre riconoscere che esperienze di questo genere testimoniano una capacità di invenzione e una vitalità che vanno certamente utilizzate in

parte in pensioni di via Porpora.

La casa di via Bassini è una ex casa albergo piuttosto recente con servizi in ogni stanza; quella di viale Romagna è molto meno confortevole. Molti gli studenti delle regioni meridionali che, terminati gli studi, trovano lavoro in Lombardia e si trasferiscono definitivamente qui.

Le sale studio comuni, i pasti consumati insieme in mensa favoriscono l'istaurarsi di rapporti tra gli ospiti della casa che superano facilmente l'isolamento denti, l'incapacità di collegarsi

con il quartiere, l'assenza di contatti organizzati con i cittadini che vivono nella zona.

Accade che i giovani della casa di via Bassini o di viale Romagna vivano da 4 a 7 anni (gli anni di facoltà più un anno di fuoricorso) in questa parte di città senza minimamente partecipare ai problemi e alla vita del quartiere, contribuendo ad accentuare quel distacco tra strutture universitarie e territorio che cosostituisce una delle più grosse piaghe della zona 11. (continua)

Ai lettori

Questo primo numero del mensile di infomazione "ZONAUNDICI" presenta indubbiamente i difetti di tutte le opere prime, quindi le critiche al contenuto, alla forma, all'impaginazione, potranno essere molte, ed anche molto facili.

Al di là di ogni possibile critica rimane però un fatto che noi riteniamo nettamente positivo: la realizzazione di un giornale di zona che si propone di prendere in esame tutti i problemi locali, di analizzarli, di discutere le proposte dalle diverse forze politiche, di prospettare soluzioni alternative ove sia necessario.

Ovviamente, poichè il giornale si propone di essere il portavoce delle esigenze della popolazione della zona, e non l'organo di un partito, è aperto all'intervento dei singoli abitanti e, a maggior ragione, delle forze democratiche che in essa operano, senza alcuna esclusione.

Chiunque può intervenire, e su qualunque argomento, purchè si riferisca ai fatti della Zona l l. Pochi i limiti: la correttezza, il rispetto delle regole democratiche, l'obiet — quanto meno — la serenità di giudizio.

Gli interventi dei lettori potranno essere v colati; sotto forma di lettera alla direzi proprio articolo, se necessario corre o fotografie. Potranno riferì argomenti spiccatame limiti sopra acc

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I giovani nella comunità parrocchiale di San Luca

Da una quindicina d'anni, un sacerdote particolarmente attento ai problemi delle giovani generazioni, Don Egidio, cura nella parrocchia di via Ampere la crescita di una comunità di giovani.

Il nucleo organizzativo di base della comunità parrocchiale che si è andata costituendo è formanto dai gruppi che, anno dopo anno, vengono preparati alla comunione.

Ragazzini che hanno frequentato il catechismo insieme, si continuano a trovare una volta alla settimana per discutere di argomenti che, per i più piccoli vengono proposti dall'adulto coordinatore del gruppo e che più in là lo stesso gruppo si sceglie.

Le iniziative della comunità parrocchiale abbracciano diverse età e diversi interessi, molte sono però rivolte in particolare ad adolescenti e a giovani e gestite direttamente da essi.

Le gite (un paio all'anno), un periodo di vacanza comuni in tenda, il cineforum con dibattiti sui film scelti, quattro feste popolari all'anno che durano l'intera giornata e raccolgono centinaia di persone intorno alla chiesa di San Luca.

Giovani sono poi gli animatori delle altre attività della parrocchia: un doposcuola, i giochi organizzati nel cortile e nel locale coperto per i bambini che frequentano l'oratorio e che non vengono mai abbandonati a se stessi, i tornei di calcio, gli incontri con i genitori dei bambini che si preparano alla cresima e alla comunione.

Sono oltre cento i giovani dai 18 ai 25 anni che partecipano con continuità alla vita della parrocchia discutendo i programmi e verificando i risultati, organizzando momenti di incontro e dibattito su temi diversi.

Una buona parte di questi sono anche attivi all'interno di un gruppo di Comune e Liberazione che si incontra regolarmente nei locali della parrocchia: alcuni di questi hanno a titolo personale una attività politica nel consiglio di zona o nel sindacato o nei partiti. Non c'è invece un rapporto istituzionalizzato tra il gruppo (insediamento) di Comunione e Liberazione e le forze politiche o gli istituti di democrazia decentrata presenti nel quartiere.

Un limite che gli stessi responsabili dell'insediamento, avvertono, anche se il rapporto con la società è vissuto dai partecipanti come secondario rispetto all'approfondimento di temi e riflessioni all'interno della comunità di CL.

I giovani di CL si sono comunque fatti promotori di una iniziativa che tende a portare nelle case, fuori dalla chiesa questa attività di riflessione e di confronto: trenta gruppi di evangelizzazione organizzano nelle case incontri di cristiani in particolari momenti liturgici o su particolari documenti delle autorità religiose.

Ed è, anche questo, uno sforzo per combattere l'isolamento e l'estraneità nella quale vivono le famiglie di uno stesso caseggiato, investendo alcuni membri più attivi della comunità parrocchiale di un ruolo pubblico nei confronti del quartiere.

E anche per questi giovani il problema di un rapporto più ampio con il quartiere, con i giovani che non hanno isole sulle quali rifugiarsi in gruppo è essenziale, per dare contenuti e corpo a un'attività di riflessione che pare un po' staccata dalla realtà storica e ambientale che questi giovani cristiani vivono.

Equo canone: cosa accade dopo il 30 giugno?

Manca poco alla scadenza dell'ultima proroga del blocco dei fitti. Che cosa accadrà se entro quella data (30 giugno), non sarà approvata la nuova disciplina delle locazioni?

Secondo il SUNIA (il sindacato unitario inquilini) sarà necessaria una ulteriore proroga, considerata la complessità della proposta governativa (82 articoli) e il fatto che alle Camere, in questo periodo, molteplici ed urgenti sono i problemi sul tappeto.

Il decreto del governo, in ogni caso, deve essere modificato per estendere la proroga a tutti i contratti di locazione, per sospendere l'esecuzione di ogni sfratto a prescindere dal reddito dell'inquilino, fatta eccezione unicamente per quelli fondati sull'urgente e improrogabile necessità del locatore.

Dal decreto, infatti, sono stati lasciati fuori tutti i contratti stipulati dopo la legge del 31 maggio '76 e quelli fiori blocco perchè l'inquilino supera il limite di 4 milioni di reddito; stando così le cose potrebbero essere eseguiti migliaia di sfratti che non hanno nulla a che vedere con le necessità del proprietario e con la morosità persistente dell'inquilino.

Ma lasciamo per un attimo le valutazioni politiche sulla proposta di legge governativa e cominciamo a dare alcune indicazioni pratiche.

In che tipo di casa abitate?

Per prima cosa dovete stabilire di che tipo è il vostro appartamento: cioè se è inserito in uno stabile signorile, oppure civile, o economico; o popolare. La categoria del palazzo in cui abitate è specifica-

ta nella registrazione del catasto, Voi però potete chiederla se non avete tempo di rintracciare questo dato, all'amministratore dello stabile, che dovrebbe saperlo. Il catasto, però, ha molto ritardo nella definizione delle categorie: questo è uno dei punti dolenti della nuova legge che dovrà essere maggiormente chiarito. Vi consigliamo comunque di riunirvi con tutti gli altri inquilini del palazzo dove abitate per desumere tutti insieme un dato così importante. Non fidatevi ciecamente dell'informazione che potrà darvi al riguardo il padrone di casa perchè il suo ionteresse è di far "salire" il valore dell'appartamento che vi affitta.

Quanto è grande la vostra casa?

La seconda operazione da fare è quella di misurare quanti metri quadri è grande il vostro appartamento. Attenzione però: per calcolare la superfice non dovete sommare la grandezza delle varie stanze, perchè - secondo la il box è di 12 mq., bisognerà contare 3 mq. e 60 centimetri. Quindi - sempre tenendo come esempio l'ipotetico appartamento dei signori Rossi - ai loro 68 mq vanno aggiunti altri 3 metri e 60 per un totale di 71 metri e 60 centrimetri, A questo conto va aggiunto

Alcuni esempi nella Zona 11

però anche un eventuale 5% del verde condominiale. E' chiaro che questi ultimi calcoli riguardano sopratutto le palazzine signorili, ma in ogni legge - nella grandezza vanno sommati anche i muri interni.

Facciamo un esempio: i signori Rossi hanno una casa di tre stanze, cucina, bagno e ingresso. La stanza da pranzo è di 20 metri quadri, quella da letto 15, quella del bambino, 10. Il bagno è di 6 mq., la cucina 4, l'ingresso 5. In tutto fa 60 metri quadri. I tramezzi (cioè le pareti che dividono una stanza dall'altra) incidono circa il 5% e cioè 3 metri quadri.

E se ci sono cantine, soffitte, terrazze? Oppure garage? Per quel che riguarda balconi, soffitte e cantine bisognà misurare la loro superfice e calcolarne il 25 per cento. Per esempio, sempre tenendo presente l'appartamento dei signori Rossi, se hanno un balcone di 15 mq. e una cantina di 5 mq., l'operazione che dovranno fare è questa: 15 mq. più 5 fa 20. Di questi 20 mq. va calcolato il 25% e cioè 5 mq. della superfice della loro casa, altri 5 mq. e in totale avranno 68 metri quadrati.

E se c'è il box? Altra operazione piuttosto semplice: bisogna misurare la grandezza del box e calcolarne il 30%. Se

caso ecco una traccia. Se il palazzo ha un giardineto ( privato, naturalmente, perchè qui non si parla di eventuale verde pubblico nelle vicinanze) di 28 mq. il 5% da mettere in conto ai signori Rossi è di 1 metro e 40.

Ecco quindi che alla somma totale che avevamo prima raggiunto, e cioè 71 metri e 60 centimetri, va aggiunto un altro metro e 40.

Ecco quindi che alla somma totale che prima avevamo raggiunto, e cioè 71 metri e 60 centimetri, va aggiunto un altro metro e quaranta con un totale, questa volta definitivo, di 73 metri quadri.

A che piano è il vostro appartamento?

Il prezzo dell'affitto varierà a seconda che la vostra casa sia al piano terra, al seminterrato, all'attico, oppure ai piani intermedi.

I piani intermedi sono tutti quelli compresi fra il piano terra e l'attico (cioè il primo, il secondo, il terzo e così via a seconda di quanto è alto il palazzo).

E' in un palazzo in buone condizioni, in cui tutti i servizi funzionano? E' ben tenuto, ha i pavimenti in ordine, gli infissi senza guasti o rotture, il bagno efficiente? A seconda che lo stato di conservazione della casa sia normale o scadente il fitto che dovrete pagare sarà di un tipo o di un altro.

In che zona è la vostra casa?

La divisione prevista dal meccanismo dell'equo canone è in tre categorie: il centro storico, la zona semicentrale, e la periferia.

(continua)

Pubblichiamo in questa tabella alcuni casi del campionamento svolto dal SUNIA per accertare l'entità delle variazioni negli affitti secondo il disegno di legge governativo sull'equo canone. Su 13 appartamenti esaminati in altrettanti caseggiati, l'affitto resterebbe invariato in due casi, diminuirebbe in tre casi ed aumenterebbe in otto casi.

Gli affitti che risultano dal calcolo appaiono tutti ragionevoli se posti a paragone con quanto normalmente chiedono per i nuovi contratti d'affitto i proprietari di case, ma si tratta di cifre sproporzionate ai redditi di molti pensionati.

VIA ANNO DI COSTR. CATEG. STATO MANUTENZ. UBICAZIONE MQ. ALL. AFFITTO RITUALE AFFIT. SEC. IL D.L. GOV. LOMELLINA 1930 Economica NORMALE CENTRO-PERIF. 45 220.000 467.775 PACINI 1934 Economica NORMALE CENTRO-PERIF. 80 180.000 778.400 ORBETELLO 1943 Economica SCADENTE PERIFERIA 92 540.000 768.000 GRAN SASSO 1960 Civile NORMALE CENTRO-PERIF. 36 325.000 345.000 ORBETELLO 1962 Civile NORMALE PERIFERIA 47 565.500 704.000 VALLAZZE 1947 Economica SCADENTE PERIFERIA 52 327.000 560.000 VALLAZZE 1953 Economica NORMALE PERIFERIA 63 482.500 582.350 PORPORA 1970 Economica NORMALE PERIFERIA 45 845.000 680.000 CAMPANIA 1973 Economica NORMALE CENTRO-PERIF. 40 1.000.000 590.000 LOMBARDIA 1961 Economica NORMALE CENTRO-PERIF. 38 1.250.000 468.000 A DELCHI 1964 Civile NORMALE CENTRO-PERIF. 71 985.000 958.500 IRANESI 1942 Economica SCADENTE CENTRO-PERIF. 87 462.000 690.000 22 MARZO 1921 Popolare SCADENTE CENTRO-PERIF. 33 95.000 350.000 • pag. 3 • Zonaundici

Di che anno è il palazzo in cui abitate?

Anche questo è un dato importante per stabilire il costo dell'affitto. Esiste infatti una specie di "sconto" (che viene chiamato il coefficiente di degrado) che varia a seconda dell età dello stabile. (vedi tabella)

Ed ora facciamo un po' di conti

Ora torniamo un attimo alla prima tappa del nostro viaggio nella giungla dell'equo canone, è cioè la grandezza dell'appartamento dei signori Rossi. La signora Rossi sà dunque di avere un appartamento di 73 mq. Sa anche, perchè si è informata, che il suo tipo di abitazione è abitazione civile. Poichè abita al terzo piano, il suo appartamento appartiene alla categoria degli "intermedi" la casa è in uno stato di conservazione normale, non ha cioè dei grossi guasti. La ìona della città in cui è situato il suo stabile è semicentrale. La casa è stata costruita 30 anni fa.

Nella tabella riportata alla pagina precedente abbiamo i dati con i quali si potrà calcolare, abbastanza esattamente, l'affitto che la signora Rossi deve pagare. La tabella è stata realizzata ipotizzando che la signora Rossi abiti in una città con più di 500.00 abitanti.

Ed ecco come ricavare il fitto: la casa in questione è un tipo di abitazione civile, quindi lei - nella tabella - dovrà guardare la seconda categoria di prezzi. Poichè la zona è semicentrale, nella seconda casella dovrà guardare il secondo blocco. Poichè la sua casa è un piano intermedio dovrà consultare quella con scritto "intermedio". A questo punto la signora Rossi trova due cifre: 1125 e 843,7. La prima cifra riguarda il fitto mensile a metro quadro della casa se è in condizioni normali. La seconda se è in condizioni scadenti. Poichè la casa degli ipotetici signori Rossi è in condizioni normali, si ignorerà la seconda cifra e si terrà come base del calcolo la somma di lire 1125 al mq. Di quanti metri quadri era la casa dei signori

Rossi? Abbiamo detto che comprendendo tutto (casa, terrazza, cantina e garage) eravamo arrivati a 73 metri quadrati. Avremo così un totale di 82.125 in quanto abbiamo moltiplicato 1125 per 73. A questo punto bisognerà fare l'ultima operazione. Poichè la casa in questione è stata costruita 31 anni fa il suo "coefficiente di degrado" sarà secondo la tabella dello 0,80. In parole povere, invece di pagare l'affitto intero, ne pagherà soltanto l'80 per cento. E cioè 65.700 lire.

E se si abita in una piccola città?

Il conto che abbiamo fatto riguarda una città con più di 500 mila abitanti.

Se invece si abita in un comune con più di 100 mila abitanti dall'affitto di 65.700 bisogna togliere il 20%. Se si abita in una città con meno di 100 mila abitanti si dovrà togliere il 30%.

In verità questo modo di calcolare i fitti non è dei più ortodossi, ma il sistema di coefficenti necessari a formare l'affitto, partendo dal fitto base, è così complicato che abbiamo preferito offrire questa soluzione.

Altri esempi...

Per maggiore chiarezza offriamo un altro esempio: facciamo conto che una signora abiti in un attico del centro storico e che il suo appartamento in buone condizioni sia grande 100 metri quadri. Per sapere quanto dovrà pagare questa signora, si dovrà consultare la prima casella che comprende le abitazioni di tipo signorile, e il primo blocco, quello del centro storico.

Poichè il suo è un attico, guarderàquindi la prima riga: troverà due cifre 1794 e 1345,5.

Poichè la casa di questa signora è in buone condizioni lei scarterà la seconda cifra e prenderà in esame solo la prima. Il suo fitto è di 1794 lire a metro quadro. Il suo appartamento è di 100 metri quadri, quindi bisogna fare il conto del "coefficiente di degrado". Poichè questa signora abita in una casa che ha più di 50 anni, il suo coefficiente di degrado è

dello 0,70. Dovrà quindi pagare il 70 per cento di 179.400 lire, cioè 125.580 lire.

Se l'appartamento è ammobiliato...

Allora il padrone di casa avrà diritto ad una maggiorazione del 30% dell'affitto. (Anche fino al 60% se i mobili sono di particolare valore). Sarà questa una scappatoia per molti proprietari esosi, che non si rassegnano a veder paurosamente scendere i loro redditi.

Inoltre ricordate che...

Secondo la nuova legge il contratto di affitto ha una durata di tre anni (troppo poco!).

Prorogato al 30 giugno il • blocco degli affitti

La Camera ha approvato il 10 febbraio — con 379 sì, 31 no, 9 astensioni — la proroga del blocco dei fitti. Le modifiche — che hanno portato il PCI alla decisione di votare a favore del provvedimento — sono state conquistate nel corso di una lunga e serrata battaglia. Svoltasi prima in commissione e poi nell'aula parlamentare. Eccome in sintesi le caratteristiche: la proroga del blocco è stata spostata al 30 giugno 1977; Il tetto del reddito complessivo netto oltre il quale il blocco è inefficace (e che il decreto governativo confermava nei 4 milioni) è stato elevato a 5 milioni e mezzo netti, certificati dall'iscrizione al ruolo

Cosa significa?

CATASTO: registro del beni Immobili del Comuni e delle Provnice con la valutazione del redditi imponibili, col nome dei proprietari e con la descrizione cartografica degli immobili. CONTRATTO Di LOCAZIONE: contratto dl affitto.

LEGGE 865: legge di riforma dell'edilizia pubblica. Quattro i punti fondamentali: unificazione degli enti e del fondi destinati all'edilizia popolare; possibilità dl espropriazione da parte degli Enti locali dei terreni dl pubblica utilità a prezzo agricolo; unificazione dei parametri d'affitto; canone d'affitto calcolato sul reddito medio regionale dell'inquilino.

REGIME VINCOLISTICO: attuazione di leggi che pongono limitazioni all'utilizzazione del suoli, indipendentemente dalla volontà dei proprietari.

RENDITA CATASTALE: affitto reale lordo pagato nel triennio '37-'39. Attraverso un campionamento del dati di allora si è costruita una classifica parametrale a cui si rifanno gli alloggi attuali.

RENDITA FONDIARIA: rendita di un terreno agricolo o urbano. La rendita di quest'ultimo è calcolata sommando il valore del terreno edificabile con la rendita di posizione.

RENDITA DI POSIZIONE: è calcolata sulla posizione di un immobile in una città (su una strada importante anzlchè secondaria, vicino a scuole, in mezzo al verde).

RENDITA PARASSITARIA: è una rendita non produttiva: è la parte del plus valore che non viene investita nuovamente ma incamerata produttivamente dal padrone.

SUNIA: è il sindacato unitario degli inquilini e assegnatari. È la più forte organizzazione di inquilini.

Esistono anche altre organizzazioni come la SICET (Acil), la UIL inquilini e l'UNIONE INQUILINI (legata ai partecipanti al movimento per l'occupazione delle case). o dell'imposta;

3) A differenza del decreto governativo, il provvedimento approvato il 10 febbraio scorso opera anche a tutela dei contratti di locazione stipulati tra maggio (data di scadenza della precedente proroga) e il 31 dicembre '76. Si tratta di una necessaria misura a tutela degli interessi di quei larghi settori di inquilini che non solo pagano gli affitti più alti, ma che erano fino ad ora sottoposti a virulente minacce di disdetta dei contratti.

Bisogna rilevare che se la proroga non accoglie tutte le

ragionevoli proposte del PCI, nè nel merito nè sul piano quantitativo, essa tuttavia rappresenta, almeno nella formulazione elaborata dal Parlamento, una alternativa positiva allo sblocco generalizzato che si sarebbe nei fatti determinato se le Camere si fossero limitate a ratificare le originarie decisioni del governo (il ministro di Grazia e Giustizia, Francesco Paolo Bonifacio, ha del resto dichiarato, dopo la conclusione della discussione generale, apprezzamento per la nuova versione della proroga).

II cortile dello stabile di via Paisiello, 4: in queste settimane una lunga battaglia degli inquilini per ottenere il risanamento dello stabile sotto controllo pubblico e l'inserimento dell'edificio nel piano di 167 (edilizia popolare) e per costringere la proprietà ad effettuare le manutenzioni indispensabili. Un successo della tenacia degli inquilini organizzati dal Sunia che hanno saputo resistere a pressioni e incertezze sostenendo per quasi tre anni una estesa mobilitazione.

L'equo canone: è davvero equo?

Nonostante il "blocco" dei fitti (la cui più recente proroga copre fino al prossimo 30 giugno), le case hanno continuato a rendere alla proprietà immobiliare più di qualsiasi altro tipo di investimento.

Addirittura, se la proposta di regolamentazione dei fitti proposta dal governo (l'ormai famoso "equo canone") venisse approvato nei termini in cui è stata presentata la proprietà immobiliare ricaverebbe un maggior incasso di 1200 miliardi.

Negli ultimi mesi a Milano sono stati inviati circa 6000 sfratti: quanti se ne preparano per il 30 giugno, se non si arrivasse o alla firma della legge a una nuova proroga del blocco?

Le riserve espresse da numerosi partiti e organi77a7ioni sindacali sulla proposta di legge che il Parlamento si appresta a discuitere riguarda proprio le conseguenze che

aumenti generalizzati di affitto avrebbero su larghe fasce di cittadini.

Si calcola infatti che, secondo la regolamentazione proposta, solo un 25% degli affitti quelli relativi ai contratti di locazione più recenti potranno diminuire, mentre per la maggior parte degli altri si avranno aumenti più o meno consistenti.

Le rivalutazioni maggiori riguarderebbero proprio i contratti di locazione più vecchi e andrebbero a colpire sopratutto persone anziane, dai redditi spesso assai modesti.

IL PCI, pur dando un giudizio positivo sullo sforzo di regolamentare questa spinosa questione, ritiene insufficienti e pericolosi diversi aspetti della legge e si prepara a condurre, in Parlamento e nel paese, una vasta battaglia per ottenere una legge realmente equa, chiara nei contenuti, che permetta il controllo e la gestione

democratica!

I tempi per questa battaglia sono brevi: mentre infatti la grande proprietà immobiliare manovra perchè non venga regolamentato in alcun modo il mercato degli affitti, si preoccupa fin d'ora di evadere qualsiasi regolamentazione chiedendo all'inquilino, in cambio dell'affitto la dichiarazione di un reddito superiore agli otto milioni annui, oppure facendogli firmare cambiali in corrispondenza delle scadenze d'affitto per due o tre anni successivi a quelli della locazione.

Esempi di questi veri e propri ricatti ce ne sono molti, anche nella nostra zona dove le case libere sono rarissime e vengono più facilmente vendute che affittate. Sono questi comportamenti, quel libero gioco della domanda e dell'offerta che, secondo i pro-

Zonaundici • pag. 4

prietari immobiliari, dovrebbero risolvere il mercato edilizio ?

I punti fondamentali sui quali il PCI chiede modifiche alla proposta governativa sono i seguenti: collegare innanzi tutto il fitto a un parametro oggettivo quale può essere solo il valore catastale, opportunamente aggiornato. In attesa del nuovo catasto, si possono migliorare i criteri proposti dalla legge governativa nel modo seguente.

Costo dell'abitazione:

il prezzo base per mq. deve essere misurato al netto (piano di calpestio) ed ulterioramente abbassato per le case più vecchie e degradate tenedo conto della capacità economica media dei lavoratori. Contratto di locazione:

è fondamentale la sicurezza del contratto, poichè l'inquilino non può vivere con l'incubo che prima o poi gli arrivi lo sfratto. Quindi il rinnovo del contratto deve essere automatico, tranne nei casi in cui esiste una" giusta causa", quale ad esempio la morosità colpevole dell'inquilino od il bisogno del proprietario di abitare l'appartamento.

Problema dei pensionati:

E'necessario un sistema per proteggere i pensionati e le famiglie a bassissimo reddito. Il SUNIA, al fine di reintegrare l'affitto dei redditi più bassi, ha avanzato la proposta di un "fondo sociale , da costruire con gli interessi dei depositi cauzionali degli inquilini e con le tasse sulla grossa proprietà immobiliare;

Immobili non residenziali: Devono essere regolamentati tutti gli affitti e cioè anche quelli di immobili adibiti ad uffici, negozi, laboratori artigianali ecc...Altrimenti questi locali avrebbero dei fortissimi rincari che condurrebbero, da un lato, ad un aumento ulteriore del costo della vita, del prezzo delle merci e di servizi, e dall'altro le iniziative edilizie correrebbero là dove si presentano guadagni maggiori, trascurando la edificazione di nuove abitazioni e la ristrutturazione delle vecchie case, come invece è previsto anche dalla Variante al Piano Regolatore Generale di recente adozione. Gli appartamenti, quindi, verrebbero trasormati, appena possibile, ad usi diversi da quello abitativo (uffici, negozi, con il risultato di una terziarizzazione del Centro strorico e con l'espulsione della residenza, relegata alla periferia di Milano.

Edilizia convenzionata e sovvenzionata:

non ci può essere una legge buona sul)"equo canone", senza un Piano edilizio pubblico pluriennale e programmato. Anche per questo occorre un periodo transitorio (che può essere quello previsto per l'aggiornamento del "catasto"), in modo da offrire la possibilità agli IACP di varare il piano dell'edilizia convenzionata.

In coincidenza con l'avvio dell'esame parlamentare della legge governativa, Sunia e sezioni territoriali del PCI promuovono una serie di incontri con i cittadini per discutere intorno a questi problemi.

Informazioni su queste iniziative e spiegazioni possono essere chieste alle Sezioni del Sunia che operano nella Zona.

La scuola sperimentale di via De Andreis

Dichiarazione del presidente del CdZ, Adriano Fiore.

Il CdZ anche quest'anno aveva assunto a carico della sua competenza, e quindi del suo impulso, la sperimentazione nella zona 11. In appoggio ad una decisione del Collegio dei docenti e d'Istituto, aveva allargato la partecipazione a questa sperimentazione di tutti i bambini della zona. Di fronte alla minaccia di chiusura da parte della scuola di questa sezione sperimentale, il CdZ si è fatto carico di un principio di libertà e di autodeterminazione che deve essere concesso a tutti i cittadini, quindi ha fatto proprio il mantenimento della sperimentazione nella zona 11 e la conservazione delle classi sperimentali della Ascoli.

In concreto, in questo senso, il CdZ ha indetto un'Assemblea Popolare durante la quale è

stato presentato un documento alla cui stesura aveva partecipato il Consiglio stesso attraverso il suo coordinatore della Commissione Scuola. Nel documento sono stati presentati i principi che devono essere alla base della sperimentazione, principi attraverso i quali si poteva ovviare agli inconvenienti lamentati durante questo anno scolastico, e s'è fatto carico anche di una riunificazione nell'edificio della scuola Ascoli, prima divisa in due plessi con le ovvie conseguenze di irregolarità di funzionamento, di lontananza della parte sperimentale.

Oltre a questo il CdZ ha promosso una raccolta di firme che sta procedendo con notevole entusiasmo tra la cittadinanza e cappeggierà una delegazione composta dai suoi consiglieri (tra cui il sottoscritto) e i rap-

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presentanti della scuola che andrà a Roma ad illustrare al Ministero i motivi di fondo didattici e politici per i quali la zona chiede che venga mantenuto un germe di sperimentazione nella zona, perchè poi questo possa trovare uno spazio, un accoglimento, un'espansione all'interno delle altre scuole.

Queste iniziative vengono assunte perchè sono parte del patrimonio del nostro CdZ fin dalla sua costituzione, con tutte le sue componenti politiche che credono in un nuovo rapporto tra i cittadini e la scuola, in un rapporto non autoritario e democratico.

E questi principi possono essere inculcati - nei nostri figli proprio attraverso un diverso modo di fare scuola. (Intervista rilasciata a Radio Regione)

Giuliana Dal Pozzo

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Una panoramica delle vicende che hanno reso le donne protagoniste delle lotte per l'emancipazione.

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Un importante contributo informativo sulla storia del movimento operaio in Calabria.

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Per due settimane una serie di iniziative di solidarietà con i popoli latino-americani si è intrecciata nel quartiere. Ad organizzarle sono stati i giovani che hanno saputo denunciare con forza i regimi fascisti ed hanno riservato una calda accoglienza agli esuli argentini ed uruguaiani che, organizzati nei loro comitati unitari, CAFRA e CDPPU, portano la loro testimonianza umana e di militanti fra noi.

Nel corso delle assemblee, te-, nute nel XIII Liceo presso la scuola Caterina da Siena, è risultato chiaro che la riscossa dei popoli latino-americani passa attraverso l'unità delle forze democratiche e che le consegne di lotta sono il ristabilimento delle libertà democratiche, la libera-

zione dei detenuti politici, la cessazione della tortura.

L'appello che il CDPPU ed il CAFRA rivolgono ai giovani ed alle loro organizzazioni è quello di sviluppare in modo unitario il massimo sforzo di sostegno alla lotta dei popoli latinoamericani.

Le ragazze della Caterina da Siena hanno deciso di dare seguito 'all'assemblea- e già si Stanno organizzandò per portare avanti un lavoro organico di studio sui problemi latinoamericani, così come proget-. tano murales da eseguire nella strada e ciel quartiere.

I giovani del quartiere Lulli hanno scelto questa manifestazione come una delle prime da condurre nel Circolo ormai ristrutturato e che pone una seria

Ai caduti della Resistenza

In consiglio di Zona opera una Commisione "Ordine pubblico e antifascismo" la cui attività è affidata direttamente al Presidente del Consiglmio stesso, questo con il preciso intento di .sottolinearne l'importanza. La Commissione venne costituita dopo i luttuosi fatti della primavera del 76, l'assasinio di Amoroso e Pedenovi. Fin dalle sue prime riunioni, presiedute fino a poco tempo fa dal Prof. Mario Catania, la Commissione decise di ricordare i caduti della resistenza con una lapide o un monumento da collocare nel luogo più adatto. Furono avanzate due proposte alternative: un monumento in piazza Leonardo da Vinci o una lapide murata sulla facciata del Politecnico. La scelta, più che altro, era condizionata dall'entità dei fondi disponibili.

Sembrava cosa fatta, ma sorsero delle dcoltà. Era quasi impossibile stabilire quanti e quli fossero i caduti della Zona l I . Molti degli abitanti della Zona hanno combattuto e sono caduti lontano; molti caduti in Zona provenivano da altre località; gli archivi dell'esercito e dell'ANPI sono sovente incompleti. Nella riunione dello scorso dicembre si decise quindi di fare un generico riferimento a tutti i caduti senza elencare i nomi per evitare errori o omissioni. Nel corso della stessa riunione fu anche deciso che la lapide sarebbe stata inaugurata in occasione delle celebrazioni del 25 Aprile.

Frattanto il democristiano Mario Catania si è dimesse ed è subentratoil socialmista Adriano Fiore; il 25 Aprile è trascorso; ma della lapide non si è più saputo nulla.

E' esigere troppo chiedere il perchil

candidatura per diventare un centro di produzione di attività culturali in una zona che ne è drammaticamente sprovveduta come la nostra. Un incontro con gli studenti del pensionato universitario Bassini ed un comizio che si è tenuto venerdì 27 maggio conia partecipazione dei "Tecun Utnan" ha chiuso il ciclo. Il bilancio è largamente. positivo perché, per la prima volta, si è rotto l'isolamento fra i vari gruppi giovanili, la scuola, il quartiere.

-Per la prima volta i giovani hanno posto al centro della loro attenzione un problema, come quello dell'internazionalismo, ed hanno agito unitariamente. Non è azzardato pensare come, attorno ad altri temi, quali ad esempio le strutture per i giovani nel quartiere, la scuola; la droga, possa svilupparsi un dibattito che, con analogo metodo, sappia rompere gli schemi convenzionali e veda i giovani porsi da protagonisti nell'analisi e nella ricerca delle possibili soluzioni ai loro problemi.

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Fare cultura: quali attrezzature, quali criteri per l'attività culturale di quartiere

Iniziare un discorso sulla cultura in un giornale destinato alla Zona 11 è cosa tutt'altro che semplice, se non altro perchè, variando il gruppo sociale le opinioni su cosa sia la "cultura" sono estremamente difformi, e la Zona non è certo culturalmente omogenea.

Ancora oggi, purtroppo, secondo molti, si fa cultura solo quando si parla con profonda conoscenza dei poeti minori del Trecento, si legge Omero nel testo originale, si disquisisce del modo di stendere il colore di un discepolo del Raffaello. Allo stesso modo viene reputato colto chi è in grado di citare a briglia sciolta Platone, S. Tommaso o Gramsci e, soprattutto, parla in maniera astrusa, usando termini del tutto ignoti alla grande maggiornanza degli ascoltatori.

Noi, ovviamente, rifiutiamo questo concetto, anzi, lo giudichiamo del tutto negativo. Se così fosse la cultura sarebbe dominio di pochi eletti, gli unici in grado di stabilire se un film,

un'opera letteraria, un quadro, un brano musicale, sono adatti al grosso pubblico o no. Cioè, da una parte gli addetti ai lavori, dall'altra la plebe, incapace di intendere e volere. E' vero che c'è sempre stato qualcuno che considera sè stesso maggiorenne e tutti gli altri minorenni bisognosi di guida, ma un criterio del genere, a voler essere buoni, non può essere definito che reazionario.

Riteniamo che la cultura, per essere veramente tale e non sterile sfoggio di erudizione, deve salire dal basso, affondare le sue radici nella società entro la quale si manifesta e si sviluppa; deve rispondere alla sempre più pressante richiesta che viene dalla base, soddisfare le profonde esigenze della gente comune. Perciò niente cultura calata dall'alto, donata come se fosse un regalo di Babbo Natale che sa quali sono i bambini buoni da premiare e quelli cattivi da punire, ma una risposta ragionata e democratica alle esigenze reali della cittadinanza.

Detto così sembra una cosa abbastanza semplice, ma, data la natura della Zona 11, tale non è. La Zona congloba una popolazione di circa 150.000 abitanti, quanti ne ha un grosso capoluogo di provincia; ma, mentre una città ha sempre una sua cultura particolare e specifica, con linguaggio, usanze, tradizioni uguali, dove gli elementi che uniscono la cittadinanza (indipendentemente dal grado di istruzione o dal reddito) sono più forti di ciò che li divide, qui ci troviamo in presenza di un tessuto sociale estremamente differenziato, ove i vari gruppi hanno perso ogni possibilità di comunicare fra loro.

Potremmo paragonare la Zona a un arcipelago, con numerose isole, alcune grandi e altre più piccole, tutte abitate, ma senza linee marittime che le congiungano, senza nemmeno una barca per tentare la traversata. Qui troviamo un nucleo di case popolari abitate prevalentemente da ex operai in pensione, che parlano ancora il dialet-

to ed hanno ben precise esigenze ed interessi; sull'altro lato della strada c'è invece un insediamento di borghesia medioalta, composta da professionisti e dirigenti, provenienti dalle più disparate parti d'Italia, che con i primi non hanno nulla in comune. Sovente basta spostarsi di 100 metri per trovare case degradate, abitate da immigrati disoccupati, che a volte - e non certo per colpa loro - non conoscono nemmeno la lingua italiana, e vivono in uno stato di emarginazione totale.

Trovare un lingu'aggio comune a tutti più che diffide sembra impossibile. Eppure qualcosa bisogna fare, e chi più ha, da un punto di vista culturale, s'intende, più deve dare. Ma non a titolo di elargizione, bensì con una partecipazione viva e sincera, senza prevaricare nessuno e senza ritenersi migliore di altri, superando le differenze di censo, di istruzione, di classe di fede religiosa. Principalmente quest'ultima,

perchè riteniamo pazzesco voler dividere la popolazione in due gruppi separati: quello dei credenti e quello dei non credenti, come qualche gruppo di recente formazione pretenderebe fare.

In altre parole bisogna inventare un nuovo modo di fare cultura, intendendo con il termine non un dibattito ad alto livello fra esperti, al quale la gente possa solo assistere tacendo, ma un coinvolgimento globale nella ricerca di una verità, sia pur parziale e contingente. Queste le nostre opinioni e, implicitamente,le nostre proposte per la nascita e lo sviluppo di un'attività culturale nella Zona. Cosa dovremmo fare di preciso non lo sappiamo; ovvero abbiamo delle idee, ma se volessimo realizzarle senza ascoltare gli altri cadremmo da capo nel vizio originario.

Perciò attendiamo proposte da chiunque voglia farne, suggerimenti da chiunque abbia un'idea. Dal libero confronto potrà forse scaturire qualcosa di valido.

L'ARCI, le sue strutture, le sue mete.

Le vicende politiche e le vittorie democratiche più recenti hanno messo in evidenza la maturazione civile e culturale della società esprimendo la necessità di un profondo mutamento delle strutture del Paese. Con esse si esprime la volontà di partecipazione alla gestione di tutte le attività sociali e culturali, sportive e di tempo libero, in particolare per sottrarle alle manipolazioni e strumentalizzazioni che, fino ad oggi, hanno largamente subito.

Una serata al circolo "Il quartiere"

Vita del circolo ricreativo culturale "Il Quartiere"

È ben strana la situazione culturale della Zona 11, specie se si considera che è comunemente conosciuta come "Zona Città Studi" e nel suo cuore ospita due formidabili centri culturali: le facoltà scientifiche dell'Università Statale ed il Politecnico, in cui operano svariante decine di migliaia di studenti e migliaia di docenti. Inoltre le scuole di ogni ordine e grado abbondano ed il livello culturale medio degli abitanti è piuttosto elevato.

Un insediamento del genere si presume che dovrebbe stimolare una marea di iniziative di carattere culturale: biblioteche, teatri, sale da concerto, cinema d'essais, luoghi per dibattiti e conferenze. Invece niente di tutto questo, o quasi. 1-11 punto di vista dell'associazionismo, della partecipazione, della cultura, la zona è un deserto. Non esiste nemmeno una sala a disposizione dei cittadini che, per un qualunque motivo, desiderano riunirsi e discutere dei propri problemi.

Per la verità esistono centri attrezzatissimi, con cinema, teatri, saloni e salette, ma appartengono quasi tutti alle parrocchie, e le parrocchie naturalmente li tengono a disposizione dei fedeli e non sono disposte a concederli a terzi o per-

mettere che vi si svolgano attività che non siano da loro stesse programmate. In questo contesto a chi desidera svolgere una qualsiasi attività di carattere culturale non restano molti spazi disponibili, solo qualche cantina, ed infatti è in una cantina che opera il Circolo IL QUARTIERE. Malgrado i molti ostacoli, e un diffuso quanto ingiustificato senso di diffidenza verso iniziative di carattere culturale, qualcosa il Circolo ha fatto. Il Consiglio Direttivo, composto da persone delle più diverse provenienze politiche, e da indipendenti, ha formulato e presentato alla popolazione della Zona un nutrito programma. Alcune proposte hanno ricevuto un'accoglienza entusiastica, altre sono cadute nel vuoto, altre ancora, quelle di carattere spiccatamente sportivo, non sono state realizzate perchè gli spazi promessi sono venuti a mancare. Ci riferiamo in particolare alla palestra, ai campi da gioco ed all'Auditorium del VII° Istituto Tecnico Commerciale di via Cardinal Mezzofanti. Si è cominciato nell'ottobre del '76 con il Cineforum. Un folto gruppo di soci si è riunito e dopo ampia discussione ha scelto i film da programmare; prima un ciclo di film americani, poi una cernita del-

le più significative opere europee. Ogni settimana si proietta un film e l'ingresso è gratuito.

Sono seguiti corsi di chitarra, flauto, pianoforte, con lezioni bisettimanali, una di teoria ed una di pratica; poi corsi di fotografia teorici e pratici. Con la collaborazione della Libreria del Convegno sono stati organizzati numerosi "incontri-dibattito" su varie tematiche: la poesia contemporanea, con l'intervento di Cucchi, Majorino, Spinella; sulla letteratura d'evasione con Peter Kolosimo; sulla musica, con il direttore d'orchestra Massimo Pradella, sulla pittura della fine 800 e primi 900, con Veronesi.

Forse non è moltissimo ma nemmeno poco, specie in relazione allo spazio disponibile. Infatti si era anche fondato un gruppo di sperimentazione teatrale che, per quanto assurdo possa sembrare, ha avuto troppo successo. Infatti la partecipazione è stata così numerosa che il gruppo ha dovuto emigrare altrove proprio per mancanza di spazio.

Nel prossimo autunno, alla ripresa dell'attività dopo le ferie, il Direttivo del Circolo spera di aver potuto risolvere qualcuno dei suoi problemi e di poter quindi presentare alla zona un programma più vasto e meglio articolato. Comunque il Circolo è e rimane a disposizione di tutti i cittadini ed è pronto a raccogliere ogni proposta.

Il presidente

L'ARCI-UISP, associazione di tempo libero, cultura e sport, autonoma unitaria, antifascista, è cresciuta insieme a questi fermenti e, in parte, ha già saputo fornire uno sbocco organizzando, in modo continuativo, iniziative nei suoi vari settori d'intervento.

L'Associazione opera essenzialmente attraverso l'azione culturale, quale supporto indispensabile per la conquista di un nuovo modello di sviluppo capace di far uscire il Paese dalla crisi strutturale in cui versa.

Compito dell'associazionismo è ottenere la riforma dell'intervento pubblico nei settori culturali, ricreativi, sportivi, per una nuova proposta di programmazione culturale sul territorio.

Tale programmazione prevede l'impegno delle Regioni e degli Enti locali come momento mobilitante di tutte le energie disponibili, per moltiplicare le strutture, recuperare e meglio utilizzare quelle esistenti e gestirle democraticamente. Andare avanti e su questa strada significa eliminare le attuali limitazioni imposte all'azione autonoma degli Enti locali, superare le vecchie impostazioni caratterizzate spesso da sprechi e spese inutili, qualificando invece la spesa pubblica per le attività culturali, lo svago, la pratica sportiva e la salute di tutti i cittadini.

In questo senso l'ARCIUISP, sviluppando un largo processo unitario e di alleanze con le altre associazioni democratiche di tempo libero

alla Libreria del Corso in Corso Buenos Aires, 49 PER TROVARE LIBRI DI Narrativa Politica Storia Sociologia Filosofia Libri per ragazzi ED ANCHE Dizionari - Atlanti Tutte le edizioni economiche Zonaundici • pag. 6

(ENARS, ACLI e ENDAS) continua la sua azione per la soppressione dell'ENAL, la democratizzazione e il ridimensionamento del CONI a compiti di preparazione olimpica, realizzando un piano per lo Sport inteso come servizio sociale.

Organizzando migliaia di Circoli, società sportive e centri di formazione sportiva l'ARCIUISP si propone di raccogliere, stimolare e qualificare le iniziative culturali, sportive e ricreative dei lavoratori, per fare delle attività di tempo libero momenti democratici di arricchimento della personalità e non semplici occasioni di evasione

consumistica.

Le attività che l'Associazione organizza tendono a sviluppare il massimo della partecipazione e sono aperte al più ampio contatto con tutte le forze sociali.

Per favorire la partecipazione dei cittadini che aderiscono all'associazione, anche per il soddisfacimento di interessi specifici, l'organizzazione opera attraverso distinte articolazioni il cui impegno politico, elaborativo e tecnico si esercita tramite autonomi organismi operanti nel contesto di un progetto politico-culturale complessivo.

Scuola popolare e quartiere

A tutti i cittadini della Zona sarà capitato di notare, almeno una volta, quei manifesti che ormai da qualche anno ai primi di ottobre sono affissi sui muri e parlano di Scuola Popolare Serale in Quartiere in via Birago 2. Per molte persone non sarà stata una sorpresa:

A chi ancora non conosce la Scuola Popolare, almeno superficialmente, può interessare qualcosa di più riguardo chi la gestisce e a chi si rivolge. La Scuola Popolare Argonne (e questo vale per tutte le più di 40 Scuole Popolari della Provincia di

Alla conquista del verde pubblico

qualcuno ha vissuto direttamente gli anni passati l'esperienza della Scuola Popolare, nel ruolo di animatore o di corsista, altri sono venuti a contatto con questa realtà nei momenti di iniziativa politica e culturale all'interno della zona, cui il collettivo della Scuola ha partecipato o aderito.

A questo proposito vogliamo subito dire che è nostra intenzione cercare di essere sempre più presenti, come Scuola Popolare, nella vita politica e culturale del quartiere. Proprio perchè diamo al nostro lavoro di ogni sera un significato sia culturale che politico, riteniamo molto importante avere dei rapporti il più possibile costanti con tutte le realtà della Zona che agiscono in questi campi: forze politiche democratiche, organizzazioni sindacali, commissioni delle 150 ore, Consiglio di Zona, Comitati di quartiere, Circoli culturali.

Che cosa oggi rende un po' difficoltoso, e a volte saltuario, questo confronto? Innanzi tutto il fatto che, per ora, l'impegno degli animatori e dei corsisti è prevalentemente rivolto all'interno della Scuola. Diciamo "per ora", e lo sottoliniamo, perchè è un nostro obiettivo quello di continuare a lavorare, dopo aver superato l'esame per la licenza media, con i corsisti che oggi partecipano alla Scuola. È chiaro infatti che finalità del nostro lavoro collettivo non è solo quella di mettere i corsisti in grado di ottenere il diploma, ma anche, e soprattutto, quella di prendere coscienza, sera per sera, della propria realtà, dei problemi che ognuno di noi vive, o ha vissuto, (immigrazione, lavoro, famiglia...) studiando insieme, proprio a partire da questi problemi, in che modo si è formata una determinata situazione, e cosa si può fare per cambiarla. È. chiaro dunque come un lavoro di questo tipo non può interrompersi nel momento in cui si è ottenuto il diploma; anzi, da quel momento, proprio perchè non esiste più il "ricatto" dell'esame, può svolgersi ancora meglio, ed essere quindi più attento alla realtà della nostra zona, per capirla e potervi intervenire.

Milano) è organizzata da un collettivo composto da insegnanti, studenti, lavoratori, excorsisti. Il dato unificante è il comune riconoscimento dell'importanza che gli strumenti culturali hanno per il movimento operaio. La discriminante su cui gli animatori si muovono è quindi una scelta di classe, cioè il riferisi all'esperienza del movimento operaio, alle sue lotte, alla sua volontà di trasformazione della società.

Altri elementi comuni a tutte le Scuole Popolari sono il volontariato e l'autofinanziamento.

Per quanto riguarda le persone cui la Scuola Popolare si rivolge, va premesso che la domanda di cultura espressa dalla classe operaia si è concretizzata nelle lotte per l'istituzione dei corsi delle 150 ore. Il naturale campo d'azione delle Scuole Popolari è pertanto costituito da coloro che non possono partecipare a questi corsi (lavoratori di piccole fabbriche, del terziario, apprendisti...) o da coloro che, pur avendone diritto, di fatto trovano difficoltà di inserirvisi (casalinghe, pensionati, disoccupati...). Le Scuole Popolari sono quindi un intervento culturale e politico non certo alternativo ma piuttosto convergente con quello più generale espresso dalla conquista dei corsi delle 150 ore.

Sarebbe interessante potersi soffermare sul problema della didattica e sulla ricerca dei metodi alternativi a quelli della scuola tradizionale, obiettivi per i quali le scuole si sono organizzate in centri di coordinamento a livello provinciale. Per ora diciamo solo che la continua ricerca ha dato risultanti interessanti, tanto the in molte realtà esiste un interscambio di materiali ed esperienze con i corsi delle 150 ore.

Proprio sulla base di questi risultati, e più in generale nell'ambito della ricerca di un metodo didattico alternativo, pensiamo possa nascere un primo confronto con le forze politiche e culturali del quartiere.

Ma

purtroppo mancano

le truppe per condurre vittoriosamente a termine la battaglia

In questi ultimi anni si è molto parlato di diversissimi argomenti, fra i molti, uno dei più ricorrenti è stato senza dubbio quello sulla necessità di spazi verdi da mettere a disposizione della cittadinanza. Un discorso sacrosanto, sul quale tutti sono d'accordo, ed a proposito del quale tutti innalzano fiere proteste contro le autorità ree di non occuparsene abbastanza.

La Zona 11, si sa, non abbonda di spazi, ma recentemente ne è stato individuato uno: quello attorno al VII° I.T.C., in via Don Carlo San Martino, ed è stato chiesto a gran voce che fosse messo a disposizione della cittadinanza.

Il grande campo di calcio è già da qualche mese aperto ad alcune società calcistiche nel pomeriggio del sabato e per alcune ore della domenica, ma questo, giustamente, non è stato ritenuto sufficiente.

Ora finalmente, dopo tanto discutere, sembra che si possano aprire alla cittadinanza gli spazi esterni della scuola, che non sono pochi, ma nel momento stesso in cui si apre questa prospettiva si corre il rischio di veder saltare tutto. Ci proponiamo di spiegare il perchè e,per essere meglio compresi, faremo una breve storia dell'Istituto.

L'area, ed il grande edificio che qui sorge, appartengono al Pio Istituto dei Figli della Provvidenza, un'istituzione che si proponeva di raccogliere ed assistere ragazzi poveri, orfani e simili. Era arrivato ad ospitarne fino a 350 ma, con l'andare del tempo si erano ridotti ad una decina, e ormai tutti adulti. A questo punto l'amministrazione decise di sistemare i pochi rimasti e di affittare i locali ad alcune scuole private. Intervenne però un'occupazione ed il progetto fu accantonato.

A questo punto si fece avanti l'Amministrazione Provinciale che prese in affitto i locali e l'area circostante per collocarvi, almeno provvisoriamente, una parte sel VII° ITC, fino allora con le diverse classi disseminate nei luoghi più impensati. Questa estate l'edificio verrà riattato ed alla prossima apertura dovrebbe ospitare l'Intero Istitu-

to, cioè 52 classi. Rimaneva aperto il problema dell'utilizzo pubblico degli spazi, tre campi di calcio, uno di pallacanestro, zone a prato, più la palestra e l'auditorium. Se ne è discusso per mesi, dall'ottobre scorso per la precisione, ma sembrava che non vi fossero vie d'uscita. Dei locali interni nemmeno parlarne, salvo l'utilizzo dell'Auditorium in casi particolari; il Provveditorato non autorizza l'accesso del pubblico nei locali adibiti ad attività scolastiche per motivi di sicurezza, di pulizia e, principalmente, di responsabilità; per di più la palestra reca ancora tracce dell'occupazione e deve essere riattata: utilizzarla così sarebbe pericoloso.

Per gli spazi esterni il discorso è analogo. In teoria si potevano aprire al pubblico però gli ostacoli d'ordine pratico sono innumerevoli. Derivano tutti dal fatto che l'Amministrazione provinciale non può, per legge, assumere personale cui affidare la custodia, ed anche se fosse permesso non ha i fondi necessari per pagare gli stipendi. Sempre per disposizione legislativa il custode attualmente incaricato non può fare più di 12 ore di traordinario mensili e queste ore sono già abbondantemente assorbite dalle riunioni del Consiglio d'Istituto.

Allora, non essendoci custodi, chi è responsabile di qualunque cosa possa accadere all'interno dell'Istituto nelle ore extra scolastiche, non il Preside o il Consiglio, ovviamente; non il segretario; non il custode. Chi dunque?

Supponiamo che un bambino, arrampicandosi su un albero, cada e si faccia male; chi pagherà i danni? Oppure che qualche giovane sconsiderato spaccchi i vetri delle finestre a sassate; chi ne risponde? Non ci vuole molta fantasia per immaginare quante cose spiacevoli potrebbero accadere e quali complicazioni ne deriverebber. Quindi è possibile aprire al pubblico questi magnifici spazi verdi, però a condizione che qualcuno si assuma la responsabilità. E poichè non c'è a disposizione nemmeno una lira è necessario che la cittadinanza, attraverso le diverse organizza-

zioni a carattere sociale, affronti la situazione diversamente. Ed eccoci al punto. Cedendo alle molte pressioni esercitate da alcuni Consiglieri di Zona e da diverse "Forze Sociali", l'Amministrazione ha dato il suo benestare. A partire dal 29 maggio e fino a tutto settembre gli spazi esterni dell'Istituto potranno essere aperti al pubblico. C'è una sola condizione: le "Forze Sociali" dovranno indicare nominativamente gli incaricati della custodia e sorveglianza, dell'apertura e della chiusura serale. La Provincia farà falciare l'erba e collocare alcune panchine, niente altro. Ricevuta la bella notizia tutti coloro che avevano reclamato a gran voce l'apertura sono stati convocati in Consiglio di Zona per proporre programmi e stabilire i turni, ma nessuno si è fatto vivo. Erano presenti solo: il Sindacato Pensionati, il Circolo Culturale ARCI "Il Quartiere", l'incaricato per l'assegnazione del campo di calcio alle Società Sportive della Zona. E' risultato immediatamente chiaro che, con queste scarne forze, è impossibile provvedere all'apertura per 4 mesi, ovvero 120 giorni, quindi i convenuti si sono chiesti se, dopo tutto, non sarebbe stato meglio rinunciare e non parlarne più. Poi ha prevalso I ottimismo della volontà e si è deciso di tentare ugualmente perchè se si dovesse fallire quegli spazi non si aprirebbero mai più.

Dunque si è deciso così, donenica 5 giugno, si terrà la (diciamo così) apertura inaugurale e la cittadinanza verrà invitata a partecipare e a portare il proprio contributo di attività e di idee. Si spera nella presenza di rappresentanti dei "Genitori Democratici", dei Sindacati, o di chiunque voglia intervenire con l'intenzione di fare e non solo di protestare. Si parla tanto di partecipazione e di gestione democratica; ecco un'occasione per passare dalle parole ai fatti.

Se l'appello cadrà nel vuoto i pochi volonterosi attuali ben difficilmente potranno provvedere a fornire tutta l'attività richiesta, quindi verrà fatto solo quanto è possibile, ma non sarà sufficiente.

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Un libro da scrivere

"Qui da noi la cultura si cerca di farla insieme, dal cielo forse non ci aspettiamo nemmeno l'ispirazione". Per Bruno Cerboni, 42 anni, proprietario della "Libreria del Convegno" di via Lomellina 35, le cose stanno proprio in questo modo. E il balzo, passare dalle parole ai fatti cioè, esigeva subito due cose: maniche rimboccate e idee chiare.

Il "libro da scrivere" è nato così. una primavera di due anni fa. Come impegno per chiunque voglia misurarsi e come risultato di poche, precise intenzioni. Un libro senza parole, con le pagine tutte bianche. La copertina è azzurra con due strisce chiare. In basso, sulla destra, c'è scritto "Proposte L del C". Una fascetta avverte di che cosa si tratta.

Acquistato al prezzo di tremila lire, ciascun libro esce dalla libreria per sempre oppure, ed è questa la prassi comune, per un tempo più o meno lungo. Ritorna interamente battuto a macchina o anche scritto a mano (le pagine sono unite da viti) per essere esposto, in vetrina, per un anno. In questo periodo passa anche fra molte mani. Gente comune, curiosa, che senza spesa lo legge e lo riporta. Qualcuno, impressionato, butta giù due righe di commento o di critica. Il gruppo di giovani e meno giovani che si ritrova in libreria ogni mercoledì alle 21, parla di letteratura, di fatti della giorna e del "libro da scrivere". II giudizio di ciascuno viene discusso, messo a confronto con i giudizi degli altri, condiviso o rifiutato.

Con tutti i pareri si riempe un grosso album, che rimane in libreria a disposizione di au-

Il Liceo Donatelli: alcune domande

Alcuni fatti di cronaca hanno recentemente portato all'attenzione cittadina il liceo scientifico Donatelli, posto quasi all'incrocio tra viale Campania e viale Corsica. Frequentano il Donatelli circa 1.400 studenti. Sui problemi di questa scuola, e della scuola in generale, abbiamo raccolto giudizi e considerazioni di sette cittadini della zona impegnati nella vita del Donatelli: due rappresentanti degli studenti nel Consiglio d'istituto (Bruno Bono di Comunione e Liberazione, Alberto Catone della Federazione Giovanile Comunista Italiana) tre genitori (Ricca, presidente del Comitato Genitori, Rossi del Consiglio d'Istituto e Maccagni, rappresentante di classe) il custode del liceo (Di Michele) e un'insegnante (Donatella Piccioli).

Questo liceo, negli ultimi anni ha raggiunto in diverse occasioni gli onori della cronaca per eventi abbastanza incresciosi. Come mai secondo lei la situazione di tensione presente in molte secondarie della città ha assunto qui toni tanto drammatici?

ll proprietario della Libreria del Convegno, Signor Bruno CerbonL tori, curiosi, critici di passaggio. "Il "libro da scrivere" — avverte Cerboni — dà la possibilità di dire quello che ciascuna ha da dire. Facciamo la cultura: questo è il nostro programma. Fino a ieri si è cercato di aggiornarsi, di leggere, e a volte la cultura ci ha un po' schiacciato. Oggi siamo noi che la facciamo, che scriviamo le nostre vicende. che diciamo il nostro parere. Con poesie, con racconti, con ricerche; più le difficoltà di tutti i giorni e quel che ci capita di allegro e di simpatico. E qualcosa già si muove. Le poesie di Massimo Scotti, un giovanissimo che abita a due passi, vanno e vengono e tutti ne parlano".

BONO - Fino a qualche anno fa, la mancanza di una sede, prima, e i rapporti difficili del preside Pisani con gli studenti, poi, crearono in diverse occasioni situazioni di tensione. Non riesco a vedere invece cause dirette ai due incidenti più recenti: il pestaggio di due fascisti lo scorso anno, occupazione e questione delle femministe quest'anno. Io penso che la complessiva crisi della scuola sia dovuta al fatto che nè studenti nè insegnanti sanno veramente a cosa serve la scuola.

CATONE - Il Donateli soffre di un clima di tensione politica determinato in buona parte dalla presenza nel quartiere della federazione del MSI. Il liceo è stato più volte preso di mira da gruppi di fascisti. Credo sia l'unico liceo nel quale si sia presentata una lista che facesse sostanzialmente riferimento al Fronte della Gioventù, l'organizzazione giovanile del MSI.

ROSSI - Anche secondo me la vicinanza della federazione del MSI ha contribuito a creare nella scuola un clima di tensione. A questo va aggiunta l'incapacità delle pur buone componenti della scuola a trovare momenti di intesa e di collaborazione: capita anche qui che una minoranza riesca a imporre scelte alla maggioranza. Genitori e insegnanti non sono riusciti a impedire che certi fatti circoscrivibili determinassero tensioni esterne.

RICCO - Tra gli errori compiuti nella gestione della vita interna del Donatelli c'è certamente una oscillazione, spesso inspiegabile per gli studenti, tra una eccessiva permissività e scatti di rigore non sempre giustificati.

"giovane" si sentono più che altrove. Ci sono poi tensioni nel quartiere che si ripercuotono inevitabilmente sulla scuola.

Il consiglio di zona si è interessato recentemente ai problemi del Liceo. Ritiene utile coinvolgere sui problemi interni della scuola le forze politiche e sociali della zona?

BONO - Mi pare positivo sottrarre la scuola al rapporto rigido col ministero della Pubblica Istruzione. Un limite di questo intervento del Consiglio di Zona è che tende a portare nella scuola dibattiti sviluppati all'esterno della scuola, senza aspettare che si sviluppino prima dentro la scuola.

CATONE - Si, mi pare an;i uno degli effetti più positivi dei decreti delegati, questo considerare la scuola non come fenomeno isolato dalla società circostante.

RICCO - È positivo, se non si traduce in interferenza con la vita della scuola. Mi pare giusto che le forze politiche si incontrino a discutere sui problemi della scuola che sono i problemi stessi del futuro della società; un confronto con l'esterno è poi sicuramente utile.

È opinione diffusa che la scuola secondaria vada riformata perchè ormai inadeguata alla preparazione culturale e professionale del giovane. Avete già iniziato nella scuola a preparare una "cultura della tiforma" cercando, nei limiti del possibile, di tentare innovazioni?

BONO - Non credo debbano essere calate nella scuola iniziative in preparazione della riforma, ma ritengo che la riforma debba nascere a partire daìla scuola, anche con lentezza e fatica. Da noi ci sono stati esperimenti, tentativi di uso autonomo del "monte ore", ma nessuna di queste esperienze ha messo radici. Deve cambiare prima lo spirito della scuola, altrimenti tutto si riduce a cambiamenti esteriori.

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Il "libro da scrivere" occupa un posto importante nelle vetrine della libreria".

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MACCAGNI - Si sta pagando quest'anno lo scotto degli anni passati, dominati dal lassismo disciplinare e didattico. Così dopo due presidi "in transito", è arrivata questa nuova preside che non riesce a controllare la situazione. Le colpe sono degli studenti, ma anche di chi non insegna agli studenti a curarsi della disciplina.

DI MICHELE - Non è soloal liceo Donatelli che le cose non vanno; non vanno in tutto il paese, addirittura in tutto il mondo.

PICCIOLI - Insegno in questa scuola dal 1969, quando ancora il liceo non si chiamava Donatelli e non era in questa sede. Soprattutto negli ultimi anni, la scuola ha sofferto per un ricambio vorticoso del corpo insegnanti. Metodi diversi, cambiamenti anche bruschi di impostazione, presidi diversi. Le solite disfunzioni del sistema scolastico che, in questo liceo

ROSSI - Questi rapporti, così utili e importanti, soffrono di vari limiti. Innanzi tutto il formalismo per cui ci si muove a furia di inviti scritti, documenti, e poi l'impressione che tutto questo discutere resti a livello informativo e non trovi mai sbocchi concreti.

MACCAGNI - È positivo che i cittadini, le forze politiche, si rendano conto in concreto di come funzionano le scuole e cerchino di risolvere le situazioni anomale. In questi rapporti deve però essere rigorosamente bandita la demagogia che porta a trovare sempre giustificazioni per tutto quel che fanno gli studenti, extraparlamentari e non. Le situazioni gravi van risolte con la calma e la discussione, non con la confusione.

DI MICHELE - Genitori, consiglio di zona; bene tutto.

Più gente interviene meglio è.

PICCIOLI - Fondamentale che tra scuola e quartiere ci siano scambi di reciproca informazione, riflessione e giudizio, tanto più che quello della scuola è uno dei problemi centrali del paese.

CATONE - Abbiamo cercato di portare quanto meno gli studenti a discutere delle proposte presentate dai partiti per la riforma della superiore distribuendo i testi dei progetti di legge. Nelle assemblee e nei collettivi non siamo riusciti ad andare in fondo a questa discussione; eppure la riforma dovrebbe nascere ed essere frutto del lavoro del movimento degli studenti.

RICCA - Qualcosa si è tentato, c'è volontà di cambiare, ma anche per interventi eserni le cose si sono fermate.

ROSSI - Quel che è stato fatto in questa direzione è sempre stato frutto dell'iniziativa di alcuni e mancando una convinzione a livello di massa e una consultazione seria alle spalle di queste sperimentazioni, tutto è finito.

MACCAGNI - Monte ore e sperimentazioni si sono fatte sulla pelle dei ragazzi. Prima di fare innovazioni occorre sapere con chiarezza dove si vuole andare perchè continui cambiamenti di rotta non servono che a disorientare gli studenti.

PICCIOLI - Alcune sperimentazioni avviate sono state interrotte con lo spostamento degli insegnanti, altre proposte non sono state accolte a livello ministeriale. Un tentativo che, con qualche limite, è stato fatto quest'anno, il "monte ore", sarà ripetuto con maggiore impegno l'anno prossimo, fin dall'inizio dell'anno.

Primo Maggio in Piazza Gobetti

La festa internazionale del lavoratori, il primo maggio è stata ricordata con incontri popolari in diversi centri del quartiere. Le immagini di questa pagina si riferiscono alla festa del primo maggio di Piazza Gobetti. Una festa popolare di solidarietà con la riconquistata libertà del Vietnam (due anni fa), e di solidarietà con la difficile battaglia indipendentista dell'Eritrea.

li pomeriggio del primo maggio, In piazza Gobetti, si son dati convegno centinaia di Eritrei che, con i rappresentanti del Fronte di Liberazione Eritreo hanno spiegato ai presenti il senso della loro battaglia di liberazione dell'Etiope, hanno cucinato il piatto tradizionale dell'Eritrea, hanno suonato, cantato e ballato con I cittadini intervenuti alla festa.

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Nelle foto alcuni momenti di questo momento di collaborazione politica e di incontro popolare tra i cittadini di Lambrate e la comunità eritrea di Milano.

Il movimento associativo per la gestione sociale della scuola

A. R. C . I.

(Associazione Ricreativa Culturale Italiana)

E.N.A.R.S.-A.C.L.I.

(Associazione Nazionale Acli Ricreazione Sociale - Associazione Cattolica Lavoratori Italiani)

E.N.D.A.S.

(Ente Nazionale Democratico di Azione Sociale)

I Distretti

Nel prossimo autunno in quasi tutte le regioni del nostro Paese si svolgeranno le elezioni dei consigli scolastici distrettuali. Si procederà al tempo stesso all'attuazione dei consigli provinciali e del consiglio nazionale della Pubblica Istruzione, nonchè degli istituti regionali di ricerca e sperimentazione.

Tutto il complesso degli organi di gestione collegiale della scuola avrà così finalmente vita. Ciò non toglie che i ritardi, gli ostacoli frapposti dall'apparato burocratico, la linea accentatrice, perseguita dal Ministero della Pubblica Istruzione, abbiano già avuto gravi conseguenze sull'impegno e sulla partecipazione di componenti e forze sociali alla gestione della scuola. Sicchè l'esigenza di un rilancio degli organi collegiali si propone oggi come una necessaria mobilitazione — che sia la più ampia possibile — volta, non soltanto ad ottenere la riforma delle istituzioni scolastiche e la ridefinizione del loro ruolo, ma anche a concorrere allo sforzo che il movimento democratico sta compiendo per fare uscire l'Italia dalla crisi, che è economica e produttiva, sociale e culturale.

Si tratta di riaccendere il dibattito sui vari momenti di un processo, capace di trasformare le condizioni che portano all'attuale dequalificazione del sistema scolastico italiano. Si tratta di condurre una lotta che, nel proporsi di raggiungere tale obiettivo, faccia degli stessi organi collegiali il canale di un'azione per modificare la normativa dei decreti delegati, liberandola di quei limiti, che in certo senso hanno inciso sui fenomeni di stanchezza, che si avvertono tra le forze interessate alla riforma della scuola.

La formazione dei distretti scolastici costituisce in questo quadro un elemento di notevoli potenzialità politiche e culturali. La loro nascita, infatti, consente la formulazione di ipotesi di programmazione, I entrata in campo dei sindacati confederali, degli enti locali, delle forze culturali di base.

L'elezione delle diverse componenti significa definizione di piattaforme, vuol dire avviare una battaglia elettorale sui problemi generali della scuola e della sua riforma. Del resto, avendo compiti politici, i distretti scolastici rappresentano un punto di riferimento essenziale per i consigli di circolo e

perienze formative, sviluppate attraverso strumenti quali il teatro, il cinema, la musica, le arti plastiche e figurative, gli audiovisivi. In conclusione l'associazionismo è impegnato da tempo nella battaglia per realizzare un sistema educativo che s'inserisca criticamente nelle problematiche emergenti dalla realtà del territorio, considerandole come opportunità di crescita sociale e culturale, creativa e partecipativa dei cittadini.

Scolastici

(l'istituto, per le forze sociali presenti sul territorio. La loro assenza ha per • l'appunto influito fino ad oggi negativamente sulla lotta del movimento di riforma e di rinnovamento. La loro attuazione, invece, può subito caratterizzarli come organismi capaci di dare un contributo all'opera per fare uscire il sistema scolastico italiano dalla crisi sempre più grave, in cui è andato cadendo.

I distretti scolastici, quale momento di collegamento fra strutture educative e territorio, costituiscono la sede di un confronto sull'elaborazione di un nuovo modello di sviluppo, predisponendo, da un lato, strumenti di orientamento professionale e formativo, raccordati con un riassetto del mercato del lavoro a scala regionale, e introducendo, dall'altro, una dimensione di programmazione nelle attività educative da rapportare alle diverse forme di programmazione, — sanitaria, urbanistica, ecc. —, che si stanno avviando.

L'associazionismo culturale trova, quindi,kiei distretti una occasione di grande rilievo per fornire quel contributo che può e deve dare al processo di trasformazione della scuola. Del resto la estensione territoriale del movimento associativo, fondata su migliaia di strutture di base, capillarmente diffuse, che vanno dai circoli aziendali a quelli territoriali, dalle associazioni sportive ai centri di formazione fisico-sportiva, offre possibilità consistenti per sviluppare un'opera di reale rinnovamento culturale. Si tratta, infatti, di un tessuto di centri associativi facenti capo ad orientamenti ideali e politici diversi, che negli ultimi anni hanno manifestato uno sforzo crescente verso il confronto democratico e la collaborazione.

Insomma l'associazionismo è in grado di fornire un apporto costruttivo e originale alla creazione di una scuola diversa grazie agli strumenti che si è dato ed alle attività, caratterizzate costantemente da una seria impostazione culturale, aperta ai contributi delle forze sociali e basata sulla partecipazione e sulla democrazia. Basti pensare agli interventi, condotti nel campo dello sport, che possono diventare funzionali ad una diversa metodologia educativa, capace di superare la concezione di una separatezza delle attività della mente da quelle del corpo. Basti pensare alle es-

Per tali ragioni l'associazionismo vede nei Distretti scolastici l'occasione per rendere più incisiva l'azione da condurre insieme ad altre forze sociali e democratiche, allo scopo di favorire la costruzione di una scuola capace di contribuire allo sviluppo economico e produttivo del Paese e alla promozione civile e culturale dei cittadini. D'altronde nei Consigli Distrettuali è prevista la presenza di Enti locali, sindacati, forze economiche, produttive, sociali e culturali. Il che prefigura la possibilità di un'opera comune e unitaria, che accompagni l'avvio del momento distrettuale sia in fase elettorale, sia in quella che caratterizzerà il funzionamento e la vita dei Consigli.

Peraltro, le differenze e specificità di collocazione e di ruolo, esistenti nell'associazionismo culturale di massa, non sembrano consigliare un generalizzato impegno per la formazione di liste comuni per l'elezione di Consigli Distrettuali. Sono tuttavia auspicabili le più larghe intese anche con altre forze di matrice democratica e popolare per favorire la massima partecipazione all'elezione dei membri dei Consigli Distrettuali, espressi direttamente dalle componenti interessate.

Del pari è auspicabile un'azione comune per assicurare la presenza dei rappresentanti dell'associazionismo, designati nei Consigli Distrettuali dai Consigli Provinciali, in quanto espressione di enti, istituzioni ed associazioni culturali, i quali per scopi perseguiti e risultati ottenuti siano ritenuti capaci di concorrere allo sviluppo ed al miglioramento della scuola (art. 11), privilegiando, nella scelta per i singoli distretti, quegli organismi che abbiano maggiore rappresentatività e capillarità di presenza sul territorio.

Nella definizione delle piattaforme unitarie, che possono costituire un programma d'intervento sul territorio del distretto, bisogna coinvolgere i lavoratori della sucola e in particolare gli insegnanti, rendendoli protagonisti attivi delle novità da portare avanti e al tempo stesso valorizzandone la funzione primaria nel processo educativo. Lo strumento della programmazione non apparirà in tal modo esterno alla scuola, anzi, sarà l'occasione per favorire rapporti sempre più stretti fra studenti, genitori, docenti e componenti sociali, fra attività culturali e formative scolastiche ed extrascolastiche, fra scuola e territorio.

I punti qualificanti l'azione dell'associazionismo culturale sono, dunque, riconducibili, da un lato, alla battaglia più generale, da sviluppare insieme alle altre forze per una politica di riforma e programmazione democratica e, dall'altro, alla ricerca di un ruolo specifico, che tenga conto dell'intervento culturale e formativo, attuato dal movimento associativo.

Per quanto riguarda il primo aspetto, il distretto, quale organizzazione della programmazione scolastica, può rappresentare il punto di riferimento per una raccolta dei dati, relativa alla domanda d'istruzione, alle strutture edilizie, agli strumenti per la qualificazione del personale docente e non docente, permettendo così una razionale distribuzione delle risorse e un contenimento dei costi.

Il distretto potrà essere, dunque, un momento importante per raggiungere obiettivi che prevedano:

l'estensione a tutto il territorio della scuola dell'infanzia, intesa non come area di parcheggio, ma come uno degli strumenti essenziali per lo sviluppo delle capacità fisiche, cognitive e espressive del bambino; l'effettivo adempimento dell'obbligo (di cui i progetti di riforma della scuola secondaria superiore prevedono l'innalzamento ai 1516 anni), visto come traguardo formativo che tutti debbono raggiungere; la predisposizione di strutture e l'avvio di una sperimentazione di massa su ipotesi ed obiettivi funzionali a una scuola secondaria superiore riformata, e cioè unitaria, pre-professionale e inserita dialetticamente nella realtà sociale ed economica della area distrettuale; il raccordo tra gli sbocchi professionali della scuola secondaria superiore, i corsi regionali brevi di istruzione

professionale e la programmazione economica; lo sviluppo programmato dell'istruzione degli adulti e dell'educazione permanente e ricorrente, operando una radicale trasformazione dei vecchi e inadeguati corsi CRACIS (Corsi di Richiamo e Aggiornamento Culturale di Istruzione Secondaria), rispondendo alle esigenze culturali emergenti dalle classi lavoratrici e dai ceti sinora emarginati dall'istruzione (esperienza delle "150 ore"); programmazione dell'edilizia scolastica, che presuppone un'analisi urbanistica del territorio e la ricognizione delle strutture edilizie e delle attrezzature culturali e sportive presenti nella scuola e nei quartieri: musei, teatri, biblioteche, cinema, palestre, campi da gioco ecc., in modo che si arrivi a una visione d'insieme e non settoriale delle esigenze della collettività, e che, quindi, la scuola possa utilizzare le strutture pubbliche e private di cui il territorio dispone e, viceversa, le attrezzature e le strutture di cui si andranno dotando le scuole siano utilizzabili dai cittadini; la pianificazione, razionale e democratica nello stesso tempo, e sempre in un'ottica non settoriale, dei servizi che le Regioni stanno predisponendo nell'ambito del diritto allo studio: trasporti, mense, biblioteche di classe, di istituto, di distretto, ecc.; il raccordo tra la scuola, strutture sportive e strutture sanitarie, nella prospettiva di una tutela della salute basata sulla prevenzione.

È chiaro che la funzione di predisposizione di piani da parte del consiglio distrettuale sarà tanto più esaltata, quanto più il consiglio agirà in stretto collegamento, oltre che con gli organi dell'amministrazione (continua)

Zonaundici • pag. 10

scolastica, con le Regioni e con gli Enti Locali, che sono competenti in molte delle materie sopraindicate, e che quindi saranno chiamati a gestirne l'attuazione.

Per quanto riguarda l'intervento specifico dell'associazionismo, si deve tener presente che il concetto di programmazione, entrato a pieno diritto nella scuola con i decreti delegati, non investe solo il rapporto scuola-sistema economico, investimenti per l'istruzione, investimenti direttamente produttivi, insediamenti scolastici-territorio, ma riguarda anche il rinnovamento delle attività integrative e collaterali interne ed esterne alla scuola.

Del resto la funzione educativa della scuola si sviluppa appieno solo se tiene conto delle problematiche vissute dal ragazzo, così come di quelle vissute da ogni altro cittadino. E l'associazionisrno culturale

Il Distretto scolastico, è regolamentato dal D.P.R. n. 416 "Organi Collegiali" del 30 maggio. Il decreto trae origine da una delega conferita al governo in base alla legge sullo stato giuridico del personale della scuola n. 477 del 30 luglio 1973.

i - Definizione e natura del Distretto Scolastico

La definizione del Distretto Scolastico risulta, senza dubbio, ambigua in quanto con tale termine si fa riferimento,siaad-un -ambito territoriale sia ad una funzione amministrativa decentrata.

Sotto il profilo territoriale il Distretto corrisponde ad un comprensorio di dimensione sub-provinciale, la cui delimitazione è di competenza dell'Ente Regione. Il che spiega come la distrettualizzazione sia stata realizzata fino ad oggi soltanto in 12 realtà regionali del Paese.

Sotto il profilo amministrativo il Distretto presenta un secondo livello di ambiguità, poichè detiene il carattere della struttura di vertice burocratica, mentre intende al tempo realizzare la partecipazione democratica delle comunità locali e delle forze sociali, presenti sul territorio, alla vita e alla gestione della scuola nelle sue varie iniziative e attività.

2 - I criteri per la delimitazione dei distretti

Nella determinazione dei distretti si tiene conto, come in effetti è avvenuto nelle Regioni dove è stato avviato il processo di distrettualizzazione, dei seguenti criteri:

a) il Distretto scolastico deve corrispondere ad un ambito territoriale sub-provinciale e ad una popolazione non superiore ai 100.000 abitanti. Nelle zone di intensa urbanizzazione la popolazione compresa nel distretto può estendersi fino a 200.000 abitanti. Benchè il dis-

considera, appunto, il territorio come una rete di opportunità educative, che sono date, ad esempio, dai modi con cui si organizzano la produzione ed il commercio, dal rapporto tra insediamenti abitativi e ambiente naturale, dalla relazione che si apre fra tradizioni culturali e nuovi modi di attegiarsi di fronte ai problemi di vita e di lavoro. Sicchè, mentre occorre incoraggiare un'uscita sistematica degli insegnanti e degli studenti dalla scuola, va messa in evidenza anche la necessità di un "tempo educativo" del ragazzo, così come di ogni altro cittadino, che sia comprensivo di tutte le ragioni e le esigenze d'incontro e di formazione culturale, che prendono forma nel complesso dei rapporti sociali.

Altro importante contributo può essere dato dalla sperimentazione che l'associazionismo culturale va compiendo e da cui emergono le condizioni per in-

tretto non debba avere dimensioni superiori a quelle di una provincia, è ammesso in casi eccezionali che di esso facciano parte i comuni limitrofi, appartenenti ad una diversa provincia. Nell'ambito di ciascun Distretto scolastico è di regola assicurata la presenza di tutti gli organi e gradi di scuola, ad eccezione delle Università, delle Accademie di Belle Arti e dei Conservatori di Musica;

1)) nella delimitazione dell'area del Distretto occorre fare riferimento alle caratteristiche sociali, economiche e culturali della zona interessata, nonchè alla distribuzione della popolazione, delle infrastrutture, di altri organismi e servizi con particolare riferimento a quelli sanitari e di _medicina preventiva, alle comunicazioni e ai trasporti, tenendo conto dell'espansione;

c) è necessario evitare lo smembramento del territorio comunale in Distretti diversi, a meno che non esistano i presupposti per l'istituzione nello stesso comune di più Distretti (art. 10).

3 - I soggetti della gestione dei distretti scolastici

L'organo di governo del Distretto Scolastico è ilConsiglio di Distretto. Il Consiglio è composto da:

- tre rappresentanti del personale direttivo in servizio nelle scuole ed istituti statali;

- cinque rappresentanti del personale docente di ruolo e non di ruolo in servizio nelle scuole ed istituti statali;

- un rappresentante del personale direttivo ed uno del personale docente in servizio nelle scuole pareggiate, parificate e legalmente riconosciute;

- sette rappresentanti eletti dai genitori degli alunni iscritti alle scuole statali, pareggiate, parificate e legalmente. riconosciute comprese nel distretto, riservando almeno un posto ai genitori degli alunni delle scuole non statali;

dividuare nuove figure professionali: l'operatore di centri culturali, l'operatore turistico, l'operatore dei centri di formazione fisico-sportiva, ecc.

In conclusione, l'istituzione dei distretti richiede all'associazionismo una capacità ancora più marcata di lettura della realtà territoriale e delle esigenze culturali e formative che vi si esprimono, in modo che la partecipazione dei suoi rappresentanti al consiglio distrettuale avvenga in un'ottica che, lungi dal limitarsi all'attuale orizzonte della scuola, sia carica delle potenzialità educative, che sono all'interno dello stesso movimento associativo.

Tutto ciò comporta.anche un rinnovamento nell'organizzazione dell'associazionismo culturale, che deve essere in grado di programmare le proprie iniziative a livello dei distretti, dotandosi anche di strutture a carattere non settoriale.

Conoscere Milano

Chiunque nel corso degli ultimi anni abbia avuto modo di interessarsi dei problemi connessi allo sviluppo di Milano, sia come studente, o docente collegato ad una attività di ricerca svolta in un ambito universitario, o presso qualche ente pubblico, sia soprattutto come cittadino impegnato in una qualche attività politica, si è invariabilmente imbattuto in una carenza di informazioni agevolmente utilizzabili al fine di una migliore comprensione dei fenomeni sociali analizzati.

Tale situazione può apparire senz'altro paradossale se si considera globalmente l'elevato numero di pubblicazioni che ogni anno gli istituti universitari, le amministrazioni locali e le diverse case editrici dedicano, senza che vi sia alcun coordinamento e soprattutto agendo gli uni all'insaputa degli altri, alla città di Milano.

luppo di un lavoro di ricerca socialmente produttivo: un solo esempio di questo ritardo, ma forse particolarmente signigicativo perchè direttamente vissuto da moltissime persone, sta nella persistente difficoltà, nonostle reiterate dichiarazioni di buona bolontà, nell'accedere alle fonti e ai dati statistici relativi a quasi tutti gli aspetti della vita sociale cittadina, sicchè la collaborazione con i depositari dell'informazione, difesa dalla barriera del segreto e della riservatezza, risulta spesso impossibile e l'accesso agli archivi e alle statistiche è non di rado avvertito come interferenza e disturbo.

- tre membri designati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative; - due rappresentanti dei lavoratori autonomi designati dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative; - tre rappresentanti delle forze sociali rappresentative di interessi generali: uno designato dalla camera di commercio e gli altri due designati dal Consiglio Provinciale, che siano espressione di enti, associazioni e istituzioni culturali.

Del consiglio scolastico distrettuale fanno altresì partesette rappresentanti del Comune, di cuidue riservati alla minoranza eletti, anche fuori del proprio seno, dal Consiglio comunale del Comune se esso coincide col distretto. Quando il territorio del Distretto si estende su più Comuni il numero dei rappresentanti è elevato a undici, di cuidue riservati alla minoranza (art. 11).

Il Consiglio viene costituito attraverso elezioni dirette, non limitate ai soli componenti degli Organi Collegiali degli Istituti Scolastici. Dura in carica tre anni.

4 - I compiti del Consiglio Scolastico Distrettuale

Il Consiglio Scolastico Distrettuale elabora un programma annuale attinente:

- allo svolgimento di attività parascolastiche, extrascolastiche e interscolastiche;

ai servizi di orientamento scolastico e professionale e a quelli di assistenza scolastica ed educativa;

- ai servizi di medicina scolastica e di assistenza socio-psicopedagogica; ai corsi di scuola popolare, di istruzione degli adulti e alle attività di educazione permanente e di istruzione ricorrente;

al potenziamento delle attività culturali e sportive destinate agli alunni;

- ad attività di sperimentazione (art. 12).

Ma appare purtroppo facilmente spiegabile ove si analizzino i limiti da cui non sono esenti neppure quelle pubblicazioni che in generale risultano essere più interessanti: così, e anticipando soltando alcuni elementi di una critica che nei prossimi numeri del giornale avremo modo di svolgere più puntualmente, si può notare come i contributi provenienti dalle istituzioni universitarie, al di là della dichiarata volontà di conseguire una conoscenza dei meccanismi di formazione dell'ambiente urbano e territoriale milanese, tendano, nella maggior parte almeno dei casi, all'indagine e alla denuncia di realtà economiche, sociali od urbanistiche decisamente abnormi, ma quasi sempre circoscritte a limitati ambiti territoriali — un quartiere, una zona del decentramento — senza cioè riuscire, nel tentativo di formulare diagnosi di carattere generale, a superare la dimensione dell'ipotesi di lavoro.

Parimenti, deve essere ancora quasi del tutto sviluppato quel rapporto di collaborazione che superando l'isolamento accademico delle università e quello burocratico delle pubbliche amministrazioni stabilisca nuovi rapporti fra intellettuali, forze sociali ed enti locali, creando condizioni favorevoli allo svi-

A questo proposito la redazione del giornale ha ritenuto particolarmente opportuno mettere a disposizione dei cittadini politicamente impegnati, o anche soltanto interessati a conoscere la dinamica di alcuni fenomeni urbani, un aggiornamento periodico intorno a quegli strumenti, più o meno recenti, che possono in qualche misura essere utilizzati per una maggiore comprensione dei problemi di Milano, nella convinzione che la documentazione e lo studio possono costituire un elemento di stimolo al passaggio dalla democrazia delegata a quella partecipata.

A questa sentita esigenza di approfondimento della conoscenza dei problemi stanno già facendo fronte alcune interessanti iniziative. Per rimanere soltanto a quelle a noi territorialmente più vicine, segnaliamo che nella zona 3 si è costituita una cooperativa in via Lecco 16 'PONTE 3' che, oltre ad una libreria particolarmente aggiornata sui problemi della città ed una articolata attività culturale, va costituendo un archivio di documentazione sul decentramento il cui scopo è quello di conservare e di mettere a disposizione degli ingeressati tutte le deliberazioni degli enti decentrati (Consigli di zona, organi collegiali della scuola, organismi di gestione della sanità e della sicurezza sociale, comprensori, nonché Consigli sindacali di zona e le altre associazioni democratiche) e i contributi di analisi, di ricerca e le proposte politiche delle forze in essi operanti.

naundiicii

Mensile di informazione e politica - Direttore responsabile: Sergio Ruggieri - Comitato di redazione: Renato Califano, Nerio Diodà, Lidia Lommi, Sergio Ruggieri, Paolo Viganò - Redazione: presso Circolo Culturale ARCI - IL QUARTIERE - Via Amadeo, 29 - Tel. 718291.

Suppl. alla rivista "ELETTRAUTO" Editore: s.n.c. Ruggieri Sergio & C., Via Castelf idardo 11, Milano - Registr. Trib. Milano n. 5431 del 8-11-1960.

pag. 11 • Zonaundici
Scheda sul Distretto Scolastico RADIOEMITTENTE DI MUSICA E INFORMAZIONE 24 orE su 24*Te1.73866107386993 REGIONE

Nel prossimo numero

Il Piano Regolatore Generale

Milano ha finalmente un nuovo Piano Regolatore: cosa cambierà per la Zona 11 negli anni prossimi.

Un nuovo asilo nido

Migliaia di cittadini hanno chiesto un asilo nido nella zona 11: ora il progetto c'è. Quali i problemi di localizzazione, quali le questioni ancora da risolvere per semplificare il ritorno al lavoro delle giovani madri.

I giovani e il quartiere

Le scuole medie superiori.

23-24-25-26 giugno

festa dell'Unità in P.za Gobetti

Dalla sera di giovedì 23 giugno alla domenica successiva la sezione Eugenio Curiel del Partito Comunista Italiano organizza in piazza Gobetti la tradizionale Festa dell'Unità. Il programma della festa comprende, oltre alle mostre, ai dibattiti, al ballo popolare conclusivo, uno spettacolo sui problemi della donna nella società e un concerto della Treves blues band.

Per tutta la durata della festa funzionerà un ristorante, uno stand per la vendita di libri, di prodotti del paesi socialisti, momenti di intrattenimento per i bambini, giochi.

Festa dell'Unità in V.le Argonne 10-11-12 giugno

La sezione 25 APRILE del P.C.I. organizza in Viale Argonne la Festa dell'Unità per il quartiere.

Sono previste:

Proiezioni di films

Ballo popolare con orchestra e con musica riprodotta Dibattiti culturali e politici, in particolare sul problema dei giovani Funzioneranno banchi di vendita di libri, prodotti vari, lotteria a premi, vendita di vini pregiati, servizio bar.

SPECIALITA GASTRONOMICI -4E

Per vivere dopo il primo numero

questo giornale ha bisogno:

- che i cittadini e le organizzazioni democratiche della zona lo utilizzino per far conoscere e discutere i problemi del quartiere;

- che un numero sufficiente di lettori si abboni garantendo così una base economica alla vita del giornale.

L'abbonamento annuo (dieci numeri l'anno) costa 3.000 lire (10.000 per i sostenitori).

L'abbonamento può essere sottoscritto con un vaglia indirizzato all'amministrazione del giornale (presso 'li quartiere' via Amadeo 26, Milano) o versando direttamente al circolo 'Il quartiere' l'importo dell'abbonamento.

A tutti gli abbonati per il primo anno (dal maggio 1977 al giugno 1978) verrà dato in omaggio a scelta uno dei seguenti tre libri (tutti e tre i libri agli abbonati sostenitori):

ENCICLOPEDIA di Diderot, d'AIembert, Rousseau, Voltaire, Queshay, d'Holbach. Ed. Feltrinelli - 2 volumi.

FRONTI E FRONTIERE di J. Lussu. Ed. Laterza. LA CHIESA ROMANA di E. Bonaiuti. Ed. Saggiatore.

Vita del Consiglio di Zona

La sede del Consiglio di Zona è in via Ponzio 35 (Piscina Giulio Romano), le sedute del Consiglio e delle commissioni sono aperte dai cittadini della zona.

Tutti i cittadini sono espressamente invitati a partecipare alle attività del Consiglio di Zona.

II Calendario delle sedute viene pubblicato in apposite rubriche dei maggiori quotidiani. Indichiamo qui di seguito le serate di riunione abituali del Consiglio e delle commissioni:

LUNEDI' - MARTEDI' MERCOLEDi' - GIOVEDI' - VENERDI'.

Zonaundici • pag. 12
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