SCIOPERO COMPATTO ALLA F.I.A.R,
un tempo sempre maggiore per la cultura, lo sport, lo svago.
E' logico quindi, che con questi obbiettivi il potere contrattuale dei lavoratori, la battaglia sia dura ed occorra intensificare la lotta con forme sempre più adeguate ed avanzate.
Tutto ciò comporta e comporterà nuovi sacrifici per tutti, siamo peró certi che questo sarà fatto da tutti i lavoratori con la convinzione, e le recenti esperienze lo dimostrano efficacemente che il padronato sia esso rappresentato dalla Confindustria o dall'Intersind, lo si batte con là lotta decisa ed unitaria.
I lavoratori tutti, e potremmo dire quelli della FIAR per particolari ragioni più degli altri, sono coscienti della giustezza delle rivendicazioni avanzate dalle organizzazioni sindacali con una piattaforma unitaria; sono convinti pure della realizzabilità di questi obbiettivi, del fatto cioè che non si chiede la luna, continua in 4.a vagina
38 minuti di libertà alla TV
Oggi le conferenze elettorali tenute dai vari leader dei partiti alla TV occupano l'attenzione dell'opinione pubblica.
Possiamo dire che con l'apertura dei microfoni della radio televisione si é aperta una nuova fase della campagna elettorale.
Per la prima volta dopo anni ed anni di assoluto dominio democristiano, sul video, hanno potuto apparire uomini che rappresentano milioni di lavoratori.
Ministri ed esponenti D.C., nonche giornalisti e propagandisti si sono affannati a cercare di dimostrare che i 38 minuti concessi a Togliatti ed a Nenni sono la riprova più sicura della grande, assoluta libertà vigente nel nostro paese.
38 minuti in 8 anni! Un'inezia. Eppure questi pochi minuti che traccia profonda lasciano nella gente, nell'opinione pubblica!
Milioni di persone hanno sentito la viva voce dei capi dei partiti operai per la prima volta.
Molti di questi avranno riflettuto a lungo sulle panzane che per 8 anni la RAI-TV ci ha sciorinato.
Ebbene questi 38 minuti sono invece la riprova del monopolio politico esercitato dalla D.C. in tutti questi anni, sono la riprova d'e l l a mancanza di libertà nel nostro paese, sono la più lampante dimostrazione che per ottenere più libertà nelle fabbriche, nel paese, alla TV, bisogna battere la D.C., rompere il monopolio del potere che esse detiene da troppi anni.
Le decisioni delle organizzazioni sindacali del settore elettromeccanici di intensificare la lotta per piegare la Confindustria e l'Intersind, ci induce ad alcune considerazioni circa gli obbiettivi ed il valore della lotta stessa. Chiedere oggi la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario e la istituzione di un premio di produzione collegata al rendimento del lavoro, non solo è giusto in quanto la situazione economica e produttiva del 'settore è assai florida e consente perciò larghi profitti ma investe il grande principio della contrattazione di tutti gli aspetti del rapporto di lavoro.
Infatti cosa significa per tutti i dipendenti ottenere un premio di produzione collegato al rendimento del lavoro?.
Significa che ad ogni aumento della produzione deve esservi con-
temporaneamente un aumento della paga, cioè, per i lavoratori significa essere non solo artefici del progresso ma anche partecipare direttamente ai benefici che ne conseguono; vuol dire evitare che continuamente per i lavoratori si ponga in termini di lotta spesso dura e difficile, quello che obbiettivamente costituisce una logica ed elementare esigenza di giustizia, cioè ricevere una parte del valore che essi producono in più.
Chiedere la riduzione dell'orario di lavoro a parità di paga significa andare incontro ad una esigenza sentita da tutti ed in particolare dalle lavoratrici, le quali prima e dopo il lavoro in fabbrica, devono compiere altro lavoro fra le mura domestiche; vuol dire contribuire a quel grande moto di progresso che nell'era moderna permette di avere a disposizione di ogni lavoratore
LA PROTEZIONE DELLO STATO
Durante le giornate di sciopero abbiamo avuto l'opportunità di fare alcune osservazioni interessanti.
Qualcuno crederà forse che ci riferiamo alle centinaia di lavoratori che armati di fischietti dal suono chiaro e squillante accompagnavano assordandoli e facendoli arrossire i pochi crumiri al lavoro, oppure che vogliamo parlare della presenza in forze della polizia, o dei carabinieri; no, niente di tutto ció. Vogliamo raccontare invece di due fatti
LAVISITA DEL PADRONE
« E' arrivato il nostro padrone! > Cosí dicevano gli operai e le operaie il giorno dell'arrivo dell'ambasciatore degli Stati Uniti Zellerbach, in visita alla nostra fabbrica. Questo signore probabilmente saprà delle condizioni economiche in cui versano i lavoratori del nostro paese, e saprà anche che ha messo piede in una fabbrica in piena agitazione, dove malgrado il ricatto dei contratti a termine, malgrado la enorme sopportazione di grandi sacrifici i lavoratori si battono con una decisione e con uno slancio senza precedenti.
Ma il nostro padrone ha altre cose piú importanti da pensare, con tutto quel coronario di poliziotti, di membri della direzione che lo attorniavano, non ha nemmeno avuto il tempo di guardare in faccia gli operai, che dai loro posti di lavoro lo hanno visto passare frettolosa. mente.
questo non interessa, pensano i nostri democraticissimi ed irreprensibili dirigenti.
A loro interessa e preme che si produca molto, e a poco costo perché continpino a salire i profiitti e sembra che sussurrino al nostro Amico del Dollaro:: Badate se avete lavoro, datelo a noi, vi costera meno cosi guadagnerete voi e noi! ».
Sembrerebbe una battuta ironica ed invece é una triste e squallida realtà, una realtà inconfutabile che scaturisce dalle misere condizioni di vita e sociali in cui versano i lavoratori, un prodotto delle concezioni incancrenite delle nostre classi dirigenti, della loro caparbietà ed ingiustificata prepotenza.
Orbene, noi affermiamo nel modo piú serio e responsabile che non daremo un attimo di tregua ai padroni.
di cui siamo stati testimoni assieme ad altre decine di lavoratori.
Il primo accadde un sabato mattino quando uno di noi si apprestava a fotografare l'entrata deserta della FIAR ed il capo-personale che in piedi sulla porta con a fiianco un agente in borghese assisteva imponente alla riuscita dello sciopero.
L'agente, forse timoroso di apparire sulla foto, a fianco del capo-percontinua in 4.a pagina
La direzione della FIAR ostenta. va con evidente zelo l'orgoglio di avere accolto fra le proprie mura il rappresentante di una grandissima potenza, ma possiamo esser certi che non avranno aperto bocca sulle questioni sociali, sul modo col quale si assume; su quanto i nostri migliori operai e operaie e tecnici guadagnano, che rapporti e relazioni intercorrono fra gli operai e i dirigenti, di come sia distribuita la ricchezza che le maestranze creano ecc.
Tutto ció non fa Arte dei loro piani, ed al signor Zellerbach tutto
Immani sacrifici ha sopportato la classe operaia e nei momenti piú duri si é sempre trovata la strada dell'unità per stringersi la mano e combattere assieme.
Tante lotte; tanti sacrifici, vittorie e sconfitte, ma la storia la fanno i semplici, gli uomini ed il lavoro dell'ingegno popolare ed é questa la nostra strada piú cara e preziosa per la quale anche oggi combattiamo.
Perció si disilludano, anche questa volta gli operai elettromeccanici non cederanno un passo e lo faranno per il bene comune del paese e contro l'egoismo la conservazione ed il fascismo.
SCIOPERO. LA FABBRICA E' DESERTA
LETTERA
La funzione di certi tecnici
Carissimo ing. Novelli, ci rivolgiamo a Lei perché siamo stati assaliti in questi giorni da un atroce dubbio. Si discuteva fra noi, come spesso accade di fare nell'intervallo di mezzogiorno e il discorso cadde sui tecnici. Mario diceva che il tecnico é colui che si interessa ai problemi connessi alla produzione, ai macchinari, alle materie prime, ecc. Luigi, invece, sosteneva che nelle aziende italiane, • il titolo di tecnico investe una vasta serie di compiti e di attributi.
Ad esempio vi sono tecnici che svolgono mansioni da poliziotti, da Segugi, da collocatoti, ecc.
Anzi, contro i nostri dinieghi sinceri, Mario ci desse: « Vedete un po', per esempio l'ing. Novelli del reparto R.A.V. che ha tenuto ai lavoratori del reparto un discorsetto per sottolineare che gli aumenti di paga, i passaggi di categoria ecc.,
sono condizionati dalla non partecipazione allo sciopero in corso. Secondo voi queste mansioni di ricatto degli operai rientrano o no negli attributi e nelle funzioni del tecnico?
Caro ingegnere le confessiamo che siamo rimasti in dubbio, ecco •perché ci rivolgiamo a Lei, per avere risposta a quella domanda del nostro amico Mario e per avere risposta ad un'altra domanda che forse si sarà già posta, che sarà sorta forse anche nel suo animo: « Ritiene dignitoso e moralmente onesto per un tecnico prestarsi ad opera di ricatto, di discriminazione, di intimidazione di questo genere? ».
Ci creda caro ingegnere, abbiamo stima per i tecnici e vorremmo conservarla immutata.
Con molti ossequi.
I lavoratori del rep. R.A.V.
I2ettera degli addetti alla pulizia
Abbiamo ricevuto questa lettera da parte dei lavoratori, uomini e donne, addetti alla pulizia, uno dei compiti piú ingrati e peggio retribuiti alla FIAR, e siamo ben lieti di pubblicarla. Cara Antenna, siamo un gruppo di lavoratori e lavoratrici addetti alla pulizia dei reparti, dei gabinetti, e dei bidoni Pier i .rifiuti. Detti bidoni si trovano collocati nei vari centri di lavoro, il biro trfisporto é certamente un làvoro che non é invidiato da nessun lavoratore nella fabbrica. — Ma poi- se vediamo come siamo retribuiti e con quale, cottimo, ci vergognamo nuasi di trasmettere i dati.
L'operaio uomo percepisce L. 142,50 còme paga oraria, l'operaio donna L. .193, con un cottimo del 5%, cottimo come vedi, cara Antenna, fa rabbrividire. Quando alla sera ab-
F,hbimo già occasione in uno dei primi numeri del nostro giornale di occuparci del F.A.S. con particolare riferimento alla rappresentanza dei dipendenti della FIAR in seno a questo importante organismo mutualistico aziendale che interessa contemporaneamente dipendenti della FIAR e della CGE.
biamo nelle gambe chilometri di strada e per tutto ' il giorno ci siamo piegati su e già ne risente non solo la schiena ma anche tutto il resto del corpo.
Come vedi non solo per noi si pone il problema della parità salariale, della paga oraria troppo bassa, ecc. ma andando a vedere il cottimo (solo il 5%) ne risentiamo di molto quando si tratta di stare a casa per malattia, premio di produzione, gratifica, invalidità, • pensione ecc.
Noi pensiamo che tutti siamo legati alla produzione e che perciò é giusto che anche noi si abbia -un cottimo piú alto che si avvicini maggiormente a quello degli altri lavoratori.
Grazie dell'ospitalità
Caramente ti salutiamo
Un gruppo di lavoratori.
GLI ELETTROMECCANICI ITALIANI SONO 1 PEGGIO PAGATI
Secondo i dati forniti dal Ministro del Lavorò un elettromeccanico italiano percepisce infatti una paga oraria di L. 227, rispetto alle 349 di un lavoratore tedesco; alle 379 di un lavoratore francese; alle 441 di un lavoratore- inglese; ed -alle 467 (più del doppio dunque) perce- -: • pite da un lavoratore elettromeccanico belga.
Queste poche cifre messe a confronto danno la spiegazione del tanto decantato « miracolo economico italiano » che c'è esclusivamente per i padroni, e delle ragioni elementari e socrosante della lotta, che gli elettromeccanici conducono unitariamente e con altri spirito combattivo in tutta Italia.
Ancora sulla linea MEC
—E' indubbio che il problema centrale che occupa quanti si interessano alla produttività é quello della completa automazione dei processi produttivi. Ma ancora siamo molto lontani dalla completa automazione e per ora anche nelle fabbriche italiane piú moderne e perfezionate tecnicamente si é giunti alla fase della organizzazione razionale del lavoro con l'istituzione di linee di montaggio che permettono il massimo redimento della manodopera. —Nella ricerca di un profitto sempre maggiore i padroni spingono i tecnici alla eliminazione dei tempi morti, all'aumento sino al limite estremo delle forze umane dei ritliti „gli lavorazione. Ciò- porta da una parte l'hccumularsi dei guadagni e dall'altra parte, dalla parte dei lavoratori, all'accumularsi della fatica e della stanchezza. Non solo, ma il padrone Che spinge al massimo la, velocità della catena, che impone ritmi di lavoro che tolgono il respiro e fanno dell'operaio un pezzo della macchina come nel celebre film di Charlot « Tempi moderni », impone anche delle norme di lavoro che in pratica limitano il guadagno dei lavoratori ad un livello bassissimo rispetto allo sforzo fisico imposto.
Modificare la nostra rappresentanza al FAS SPIGO
Vogliamo ora riprendere un problema che diviene con l'andar del tempo sempre piú necessario risolvere con senso di giustizia. Alludiamo a quello del numero dei rappresentanti dei lavoratori della FIAR nel consiglio del FAS.
Attualmente nel consiglio, a norma dell'art. 5 dello statuto, siedono in rappresentanza dei lavoratori della CGE 2 impiegati e 5 operai, ed in rappresentanza dei lavoratori della FIAR 1 impiegato ed 1 operaio.
Se questo rapporto era giusto dieci anni or sono quando nella FIAR lavoravano 500 lavoratori, attualmente con i suoi 2.500 dipendenti la rappresentanza della FIAR deve essere piú nutrita per garantire l'efficienza stessa di questo organismo. Molti lavoratori ci fanno continuamente rilevare la necessità di modificare lo statuto del FAS o quantomeno l'art. 5, tenuto conto che nel prossimo futuro é previsto un ulteriore sviluppo dell'azienda.
Noi ci associamo alla richiesta dei lavoratori di convocare nelle prossime settimane una assemblea degli
aderenti al FAS per la modifica dello statuto. Aggiungiamo che a nostro avviso si rende indispensabile in virtú dell'aumentato numero degli aderenti, un allargamento del consiglio con l'aggiunta di nuovi consiglieri che potrebbero venire eletti immediatamente dai dipendenti della FIAR. L'aumento del numero dei consiglieri lascerebbe immutata l'attuale rappresentanza dei lavoratori della CGE mentre adeguerebbe la rappresentanza dei lavoratori della FIAR alle aumentate esigenze ed all'aumentata maednza.
SI diate che
Il ragioniere Agradi, dell'ufficio manodopera, abbia sovente bisogno di incontrasi con agenti di polizia, anche nelle ore d'ufficio.
Che stia indagando sulle forme di collocamento? e che
Vedendo il programma rivendicativo degli elettromeccanici presentatogli da un attivista sindacale della FIOM uno dei massimi esponenti
Valga per tutti l'esempio della linea MEC.
Per guadagnare il 20% di cottimo i lavoratori addetti alla linea di montaggio dei televisori devono produrre in 9 ore 210 apparecchi mentre per ottenere il 26% devono produrre 275. Ebbene piú di una volta i lavoratori hanno esplicitamente dichiarato che non si sentono in grado di produrre con regolarità 275 apparecchi al gidrno e devono perciò accontentarsi del 20% di cottimo, percentuale modesta, larga-mente superata in molte fabbriche persino da coloro che hanno un cottimo fisso nei lavori eseguiti ad economia e che non corrisponde al ritmo di produzione della linea MEC ed allo sforzo fisico e psichico cui sono sottoposti i lavoratori. —Nei giorni scorsi abbiamo avuto un caso clamoroso che dimostra la, • gravità delle condizioni di lavoro cui, sono costretti gli addetti alla linea in questione: 2 giovani operai as-sunti a contratto a termine, si sono dimessi dall'azienda perché non riu: stivano a mantenere il ritmo imposto:
Sono casi limite é vero, ma quanto mai indicativi del grado di sfruttamento e di -logoramento cui 'sono sottoposti i lavoratori.
della Direzione abbia detto: « Queste si che son richieste intelligenti e giuste! ». E che aspetta ad accoglierle?
Una domanda alla Direzione
Perché al corso cottimisti in fabbrica non vengono invitati i membri della Commissione Interna cui interesserebbe moltissimo conoscere i nuovi criteri di applicazione dei cottimi?
UN PO' DI COMPRENSIONE NON GUASTA
In altre parte del giornale pubblichiamo una lettera sui tecnici ché svolgono attività non propriamente « tecniche », qui vogliamo invece porre il problema dei capireparto.
Lungi da noi l'intenzione di- generalizzare, di far di tutte le erbe un fascio, dobbiamo però dire con chiarezza che vi sono capireparto che non si comportano come dovrebbero nei confronti delle operaie in special modo, e dei lavoratori in generale, mostrando invece sovverchio servilismo nei confronti della Direzione.
E tanto per non fare nomi citiamo un caso recente che ha avuto come protagonista fl capo Rattazzi.
Giorni or sono una operaia alle dipendenze del sunnominato capo gli fece presente di non sentirsi bene e di avere anche febbre.
Il giorno successivo l'operaia non si presentò al lavoro ovviamente perché non era in condizioni di salute atte a sostenere le fatiche della giornata lavorativa.
Al suo rientro in servizio l'operaia chiese che gli venisse firmata la giustificazione dell'assenza e gli venne data una risposta negativa, quasi che essa avesse disertato il lavoro per divertimento.
Ci risulta che già altre volte la Commissione Interna dovette intervenire in Direzione per atti compiuti da questo capo, se ciò corrisponde
a verità i lavoratori si chiedono cosa si aspetta a provvedere in merito.
Non si rendono conto i dirigenti che con certi metodi, con l'incomprensione non si incoraggia a migliorare le relazioni e perciò il rendimento.?
Occorreva denunciare con forza che i lavoratori non sono disposti a lasciare instaurare in fabbrica un regime da caserma e lo abbiamo fatto nel passato, lo facciamo ancora e continueremo a farlo nel futuro senza peli sulla lingua; nel mese di luglio ci siamo battuti anche per questi motivi, per il rispetto della dignità dei lavoratori nella fabbrica come nel paese.
43 ANNI DALLA RIVOLUZIONE SOCIALISTA 1917 - 7 Novembre - 1960
Il 7 Novembre ricorre l'anniversario idi una data cara al cuore di tutti i lavoratori: quella della ilivoluzione Socialista. 43 anni or sonò i cannoni della corazzata « Aurora ». aprendo il fuoco sul Palazzo d'Inverno sede del governo provvisorio Kerenscki, annunciavano al mondo, ai lavoratori, agli sfruttati di tutta la terra, che una nuova epoca stava per iniziare: l'epoca del socialismo.
Il 7 Novembre 1917, inizia la lottà armata che doveva portare gli operai, i contadini, i soldati per la prima volta al potere. Per la prima volta nella storia dell'U,manità la rivoluzione non sostituiva a degli sfruttatori altri sfruttatori, ma poneva fine ad ogni forma di sfruttamento, dava libertà ed eguaglianza a tutti gli uomini di quell'immenso paese che era l'impero russo. Quanto tempo è passato da allora: poco più di quattro decenni, molti forse nella vita di un uomo, pochissimi della storia di
Assalto al Palazzo del Governo
Alle 21 tuonò il cannone. Nell'aria gelida fischiò un proiettile; uno, due, tre colpi... I cannoni della fortezza riempirono la notte di un rombo prolungato. Erano le tre salve di segnale: i nostri reparti avanzarono aprendo un fuoco d'inferno con i fucili e con le mitragliatrici. Le barricate li accolsero con una ferma resistenza. Il fuoco della fucileria e delle mitragliatrici da una parte e dall'altra, si confondeva in un crepitio generale. Le pallottole rimbalzavano sull'angolo della Pospettiva nella Neva di fronte allo stato maggiore. Scrosciavano i vetri infranti e l'intonaco schizzava via dai muri.
All'angolo del giardino del palazzo balenavano su una lunga linea le fiammelle delle mitragliatrici. Presi il comando di un plotone del reggimento Pavlovski. Cominciammo ad avanzare questa volta con cautela, seguendo i marciapiedi in direzione del palazzo. Non appena fummo vicini all'Hermitage, crepitò di nuovo brevemente una mitragliatrice ed eccheggiarono alcuni spari isolati.
.Ma poi il fuoco cesso, come se qualcuno l'avesse soffocato. Quando tacquero le mitragliatrici ed i fucili, noi continuammo ad avanzare verso il Palazzo d'Inverno. Tutti i lampioni erano spenti e protetti dall'oscurità, in formazione a catena, raggiungemmo il primo ingresso del Palazzo d'Inverno che guarda verso l'Hermitage. Di là si vedevano le barricate, poi si udirono alcuni Spari, ma era difficile identificarne la provenienza.
Ad un tratto sentimmo un rombo sordo sulle nostre teste, Io e leremeiev ci guardammo: era • l'Aurora che scaraventava sul palazzo un pesante obice da 6 pollici. Il colpo creò un grave scompiglio nelle file dei difensori. La sparatoria cesso, tacquero le mitragliatrici e i fucili, i cannoni sospesero il fuoco. Subentró un silenzio veramente irreale, e, a un tratto, il silenzio fu lacerato da un tonante vittorioso • urrah! che dilagò nella piazza da un'estremità all'altra.
I marinai, le guardie rosse, i soldati approffittando dello smarrimento del nemico si lanciarono avanti.
Fu quello il momento eroico della rivoluzione, momento terribile, sanguinoso, ma bellissimo ed indimenticabile.
Nell'oscurità della notte, illuminata dai rapidi lampi degli spari, da tutte le vie adiacenti e dagli angoli piú vicini, le formazioni delle guardie rosse, dei marinai, dei soldati avanzavano come ombre spaventose, incespicando, cadendo e di nuovo rialzandosi, ma senza arrestare nemmeno per un istante la loro marea impetuosa, simile ad un uragano.
Lo strepitio delle armi, il cigolio ed il fracasso delle « Maxim » trascinate sul selciato, il rumore dei pesanti stivali chiodati dei soldati, il rombo delle autoblinde si univa-
no in piazza Dvortsovaia, formanda una cacofonia indescrivibile.
Il tonante « nrrah! » sovrastava su tutto, piú forte del secco crepitio, ininterrotto, delle, mitragliatrici e dei fucili, che avevano ripreso a sparare fra gli altri rumori -che sarebbe impossibile riprodurre e che l'orecchio stentava a percepire... In un attimo il grido della vittoria si senti echeggiare al di la delle barricate!...
E poi il torrente umano continuava a invadere il portone, le entrate, le scale del Palazzo. Ai lati ai ergevano le barricate sconvolte e si vedevano folle di uomini senza berretto, senza cinghia, col volto pallido, con le mascelle tremanti, con le mani alte come per implorare pietà.
I marinai, le guardie rosse, i soldati, fra crepitare-delle mitragliatrici, a andate successive avevano sommerso le barricate, avevano spazzato via la prima linea difensiva del Palazzo d'Inverno e avevano fatto irruzione nel portone.
Il cortile venne occupato; I primi reparti irrompevano sulle scale. Sui gradini si scontravano con gli allievi ufficiali, e li sopprafecero.
Venne attaccato il primo piano, infrangendo la resistenza dei difensori del governo, si sparpagliarono, come un uragano invaderono il secondo piano, spazzando via dovunque gli allievi 'ufficiali. Su una stretta scala a chiocciola, laterale, l'attacco fu difficile. Qui gli 'allievi ufficiali respinsero il nostro primo assalto, ma anche questi difensori del Palazzo d'Inverno gettavano le armi... I soldati, le guardie rosse, i marinai dilagarono come una marea e occuparono tutte le sale del palazzo.
* * *
Mentre cercavamo i membri del governo, arrivammo ben presto alla porta della sala di Malachite, dove un giovane ufficiale pallido come un cencio lavato, continuava a montare la guardia.
Qui é il governo, — disse, cercando di sbarrarci il passo con un gesto poco risoluto.
E qui é la rivoluzione — rispose, uno dei marinai che mi accompagnavano.
Aprimmo la porta e vedemmo le figure smarrite dei membri del goyerno provvisorio. Erano undici, davanti a loro stava Antonov Ovseienko con la pistola in pugno. Aveva già tratto in arresto i membri del governo.
Li portarono sulla piazza, fra i soldati. La folla urlava, sembrava che stesse per gettarsi su di loro e massacrarli.
A morte! A morte! Fucilateli! — si senti gridare da tutte le parti, ma subito una voce supero le altre:
Compagni! il nemico é in mano nostra! La rivoluzione non vuole piú spargimenti di sangue.
N. I. Podwoiskiun popolo.
Ebbene in questo breve spazio di tempo quello che era uno fra i popoli più infelice della terra, fra i più arretrati, malgrado le guerre,'Ie distruzioni, •l'accerchiamento delle potenze imperialistiche è divenuto il popolo più forte e più felice del mondo. La rivoluzione Socialista d'Ottobre ha aperto una nuova epoca, quella del Socialismo.
Molto si è scritto su quelle gloriose giornate decisive per la storia dell'umanità, non sarà però inutile celebrare questa gloriosa data stralciando brani di ricordi dal libro « Memorie di un rivoluzionario ». di N. I. Podvoiski, una fra le più notevoli figure della generazione rivoluzionaria che preparò e diresse gli avvenimenti dell'ottobre 1917 nell'URSS,, brani ricchi di contenuto e colore rivoluzionario, e dai poemi di Maiakovski, il poeta della rivoluzione, che già i nostri lettori conoscono.
La Rivoluzione d' Ottobre
quando alle barricate si giunse, scegliendo un giorno nella serie dei giorni, Lenin stesso apparve a Pietrogrado: «Basta, compagni. Troppo a lungo soffrimmo. Il giogo del capitale, il mostro della fame, i banditi delle guerre, i ladri interventisti ci sembreranno più bianchi dei nei sul corpo 'di nonna storia antica. Basta ». guardando di laggiù queste giornate, vedrai dapprima la testa di Lenin: il suo pensiero apre una strada di luce dall'era degli schiavi ai secoli della Comune.
Passeranno gli anni dei nostri tormenti ancora, al fuoco della Comune, scalderemo la nostra vita e• fa letkità; con dolcezza di rossi lamponi, rnaturer,à sui fiori dell'ottobre. chi leggerà le parole di Lenin, sfogliando le carte gialle dei decreti, sentirà il sangue battere alle tempia salire le lacrime dal cuore. Quando rivedo ciò che ho vissuto scavo in quei giorni, chiaro il ricordo mi balena : fu il 25, il primo giorno. Con le baìonette s'infligge il lampo, i marinai giocano a palla con le bombe, nel fragore sussulta Palazzo Smolny invaso dalle squadre fra nastri di cartucce crepitano dall'atrio i mitraglieri
« Compagni, vi chiama il compagno Stalin. A destra, la terza stanza». Egli é là:
« Compagni, presto, sulle autoblinde! Occupate la Posta Centrale! »
« Si », risponde un marinaio scompare, e sotto la lampada sul suo berretto, é brillato un nome, Aurora. Chi si lancia con un ordine, che scatta col caricatore sul ginocchio...
E qui venendo senza rumore, dal corridoio passò inosservato Lenin.
I soldati che Ilio aveva guidati alla lotta, non conoscendolo ancora dai ritratti, accanto a lui si urtavano con grida, con bestemmie più taglienti dei rasoi.
E in questa bufera di ferro agognata, Lenin, calmo, camminava, si fermava, aggrottava le ciglia, interveniva, con le mani dietro la schiena. Su qualche ragazzo cencioso in capelli fissava l'occhio che batte senza sbagliare ed era come se il cuore gli dipanasse di sotto alle parole, come se l'anima svelasse di sotto l'intrico delle frasi.
Ed io sapevo che tutto era chiarito, era capito, sapevo che l'occhio di Lenin coglieva il grido del contadino gli urli del fronte, la volontà delle officine Nobel, la volontà delle officine Putilov.
Egli girava nella memoria centinaia di provincie, abbracciava un miliardo e mezzo di uomini. Egli soppesava il mondo nel corso della notte.
E la mattina:
« A tutti, a tutti, a tutti.
A tutti i fronti rossi di sangue, a tutti gli schiavi sotto il pugno dei ricchi. Il potere ai Soviet. La terra ai contadini. La pace ai popoli. Il pane agli affamati ».
Possenti manifestazioni degli elettromeccanici
Lo sciopero degli elettromeccanici ha raggiunto un grado di combattività elevatissimo. Il 2'7 Ottobre, cortei di lavoratori delle varie fabbriche, hanno percorso le vie del centro della città, con cartelli e fischietti, per congiungersi poi in piazza Vetra ove si è svolto un affollato comizio unitario.
Gruppi numerosi di lavoratori hanno protestato davanti a Palazzo Marino e all'Assolombarda ove si sono avuti anche dei tafferugli. Nella foto un momento della vivace protesta svoltasi davanti alla sede dell'Assolombarda.
Continuazione dalla prima pagina Sciopero compatto
ma una parte dei profitti lauti che da anni ormai gli industriali traggono dall'aumentata produttività nel settore elettromeccanico.
E' un fatto estremamente significativo che nessuno abbia smentito i dati, del resto dati ufficiali governativi, sull'aumento impressionante del valore prodotto pro-capite dai lavoratori della FIAR pubblicati sul nostro giornale nel suo ultimo numero.
La ridda di milioni di cui scrivemmo, corrisponde ad una realtà.
E' sacrosantamente vero che i padroni della FIAR traggono tutti quei profitti dai lavoratori e nessuno può smentirci
Ma i lavoratori, specie i giovani e le ragazze, hanno anche imparato nelle dure lotte di questi ultimi 2 anni un'altra grande verità: quella della indispensabilità dell'unità di tutte le forze operaie, lavoratrici.
L'unità sindacale, l'unità dei lavoratori in lotta è lo strumento principale, insostituibile per vincere il padronato, per piegare la prepotenza, lo strapotere di una classe dirigente miope ed ottusa.
Il picchettaggio anticrumiraggio di massa, fatto da centinaia di lavoratori con fischietti davanti alle fabbriche in questi giorni sta proprio a sottolineare che i lavoratori sono coscienti della grande forza che deriva dalla loro unità.
Abbiamo visto davanti ai cancelli della FIAR dirigenti dei vari sindacati assieme, uniti nella lotta. Avrà notato ciò anche il signor Gritti che ci ha onorato più volte della sua presenza nelle mattinate di sciopero.
Lo dica signor Gritti, se ancora non l'ha fatto, alla Direzione, ai dirigenti della Confindustria, dell'Assolombarda, dell'Intersind, che i lavoratori sono decisi a far cedere i padroni. Se non basteranno i fischietti la prossima volta porteremo i tamburi, disturberemo a colpi di grancassa i dolci sonni degli industriali, e questo fino a quando si decideranno ad aprire uno spiraglio nelle loro ben fornite casseforti. Le organizzazioni sindacali decideranno unitariamente le forme e i modi come continuare ed intensificare la lotta nelle prossime settimane, dal canto nostro, da parte dei lavoratori, non si risparmieranno sforzi per rafforzare l'unità e
alla FIAR
rendere più pesante il colpo da dare al padronato.
Due fatti significativi sonale, forse bramoso di dimostrare il proprio zelo al rappresentante della Direzione si slancio verso il nostro compagno impedendogli di scattare altre foto e pretendendo di sequestrare la macchina o quanto meno la pellicola.
Le rimostranze dei lavoratori ed il parere contrario dello stesso ufficiale dei carabinieri, cui lo zelante agente s'era rivolto per ricevere aiuto e consiglio, lo indussero a desistere dal commettere un arbitrio.
Frattanto peró il capo-personale si era eclissato.
Il secondo atto cui ebbimo occasione di assistere si svolse anch'esso in una giornata di sciopero.
Un gruppo di lavoratori e fra di essi membri della C.I. della C.G.I.L. e della C.I.S.L. erano fermi a pochi metri dalla fabbrica sul marciapiede a discutere con l'onnipresente capo-personale.
La discussione si protrasse per qualche decina di minuti calma e serena senza che le forze di polizia ed il solito agente in borghese trovassero niente di illegale.
Ma é bastato che il signor Gritti si allontanasse pochi metri che immediatamente ecco lo zelante agente invitare in tono perentorio, che non ammetteva replica, i lavoratori rimasti, a sgombrare il marciapiede.
Naturalmente i lavoratori e gli stessi membri della C.I. non hanno mancato di rimarcare ad alta voce lo strano comportamento, invitando lo stesso signor Gritti a prenderne atto.
Dicevamo agli inizi che avevamo fatto delle osservazioni interessanti e crediamo che queste lo siano.
Da esse ne viene chiara una considerazione: quella che le autorità pubbliche e le forze che le rappresentano, come in quei casi citati sopra l'agente in questione, troppo apertamente dimostrano una esagerata solerzia nei confronti dei padroni dimenticando il primo articolo della Costituzione Italiana che dichiara a piene lettere che la Repubblica Italiana é fondata sul lavoro non sui capi-personali e sui direttori.
Proposta di gemellaggio con una fabbrica sovietica
In una di quelle lunghe riunioni con gruppi di lavoratori che precedono l'uscita del giornale abbiamo discusso molto sul socialismo, sull'Unione Sovietica, su come vivono gli operai sovietici nelle fabbriche e fuori.
Nel corso della discussione appassionata è uscita una proposta che esaminata poi con relativa calma ci è parsa estremamente interessante. La proposta è questa : « Perchè il nostro giornale non prende contatto con una fabbrica sovietica di televisori? Sapere quanto guadagnano gli operai elettromeccanici sovietici, come lavorano, come studiano.
Avere scambio di corrispondenza diretta con loro, conoscerne usi e costumi. Arrivare anche ad una forma di gemellaggio come se ne organizzano fra varie città di diverse nazioni e magari, perchè no, scambiarci visite ». La proposta in redazione è piaciuta e credo sarà ben accetta da tutti i lavoratori, specie dai giovani e dalle ragazze che più degli altri amano apprendere cose nuove su paesi lontani.
Invitiamo dunque tutti i lettori che sentono interesse verso questa iniziativa a scriverci, a rivolgerci domande, pro poste ecc., che ci premureremo di raccogliere e far pervenire direttamente agli operai di una fabbrica sovietica e precisamente la fabbrica « Cosinski » di Leningrado che occupa circa 4500 lavoratori in gran parte giovani e produce appunto televisori.
Siamo certi per il prossimo numero di avere notizie più più precise ed interessanti.
Lo scambio di conoscenze aumenta lo spirito di pace e di amicizia fra i popoli e ciò non mancherà di incontrare l'approvazione di tutti i lavoratori della FIAR.
Lettera di un lavoratore
Riceviamo e pubblichiamo la sete lettera:
Cara " Antenna ", non é facile occuparsi di un reparto per criticare chi lo dirige, cosi come non é facile dirigere un reparto; pure vorrei dire che molti di noi lavoratori alla falegnameria non siamo soddisfatti del modo con cui viene distribuito il lavoro, specie quei lavori più redditizi.
Piú volte notiamo che vi sono imparzialità a favore di alcuni ed a sfavore di altri lavoratori, che pure hanno dimostrato buone capacità e volontà.
Sembrava che dopo l'episodio accaduto alcuni mesi or sono del licenziamento di alcuni operai perché avevano avuto una discussione sull'impostazione di un lavoro nel
reparto, si fosse giunti ad una distensione nei rapporti fra lavoratori e dirigenti ma purtroppo i favoritismi evidenti tutt'ora in atto non agevolano certo il ristabilimento di buoni rapporti.
Non sarebbe tempo, ingegnere Ferrari, di maggior obbiettività e giustizia?
Un lavoratore del reparto falegnameria
"...MAMME, 9•11.1~~1.1
L' Antenna
periodico dei lavoratori della FIAR
Direttore responsabile
Monti Vladimiro
Reg. trib. di Milano n. 5400 del 14 settembre 1960 tip. Porpora