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PERIODICO DI ATTUALITÀ POLITICA CULTURA

PER LA ZONA 11

Anno III numero 5-6

Maggio - Giugno 1982

Sped. Abb. Post. Gr. III -

Pubbl. inf. 70% - L. 500

Chi è più bravo: il Consiglio di Zona DIMISSIONI o il Consiglio Comunale ?

Questo sembrava il dilemma di alcuni degli interventi al "Consiglio di Zona Straordinario" del 17/5 alla presenza del Sindaco di Milano, Tognoli, e degli Assessori Cuomo e Schemmari, per presentare la de-

Il Sindaco ha spiegato che il Comune non intendeva forzare in alcun modo a risolvere in modo complessivo il problema dell'exBassini, e che queste valutazioni coincidevano con quelle dell'Amministrazione Comunale, d'altra parte si era verificata una disponibilità finanziaria già prevista per un centro di questo genere e l'AMministrazione aveva pensato di indirizzarla verso una sede già esistente. "La nostra iniziativa, ha detto il Sindaco, mira à stimolarne delle altre, di altri enti, di associazioni di privati", e ha invitato poi il Consiglio di zona a un esame a breVe termine del problema del Bassini con un progetto preciso e puntuale per l'utilizzo: "L'Amministrazione Comunale è disponibi-

cisione del Comune di finanziare la costituzione di un "Centro Ricreativo per Anziani" in via Ricordi 4, in alcuni locali a suo tempo occupati dall'ospedale Bassini.

le, ma occorre affrontare la questione con molta precisione".

Dopo il sindaco si sono espresse tutte le parti politiche presenti in Consiglio di Zona, oltre ad alcuni "interessati" anziani.

Il dibattito ha spaziato su tutti i "nodi" della zona: chi ha ricordato gli spazi "utilizzabili" (ENPI, VII°, Cascina Rosa...) chiedendo che venissero utilizzati, chi si è preoccupato del nome (ricreativo? culturale? sociale?), chi della preposizione ("per" gli anziani o "degli" anziani?), chi ha detto che dobbiamo ringraziare il Sindaco per questo regalo e chi ha sostenuto che è it frutto delle lotte e della volontà della città di cambiare e migliorarsi.

In realtà, come ha sostenuto la

Piccola manutenzione: una piccola rivoluzione

Come spesso accade, poche persone al di fuori del decentramento hanno avuto sentore della delibera che ha trasmesso alle zone il compito di provvedere alla piccola manutenzione degli edifici di proprietà comunale (per lo piú scuole).

La stampa forse ritiene che occuparsi di vetri rotti, di rubinetti o scarichi, di imbiancature, di maniglie non funzionanti, cioè dei piccoli dettagli quotidiani, non sia alla loro altezza. Perciò giú gran titoloni e pagine intere sulle Falklands o sulla dietrologia del congresso democristiano. Nulla o quasi su avvenimenti "miserabili" ma che pure contribuiscono a modificontinua a pag. 2

Campagna abbonamenti

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rappresentante del Sindacato Pensionati, gli anziani non sono stati molto coinvolti dal Consiglio di Zona, e si sono trovati di fronte a questa proposta cosi, all'improvviso. Altri sono intervenuti raccomandando che il Centro potesse avere autonomia di gestione, altri chiedendo piú umanità che gestione.

Nadal ha messo in evidenza l'importanza dell'assistenza medica agli anziani, pur non negando importanza al centro, "un piccolo passo", ma ha ricordato che ci sono cento persone in lista d'attesa per l'assistenza a domicilio. Vedremo, sperando che ciaIle proposte si passi presto alla pratica, e che la pratica sia adeguata alle promesse.

F.C.

Già dal Dicembre scorso, aderendo alla mozione presentata in tal senso dal Gruppo PCI, intesi ribadire l'esigenza urgente di una verifica tra le forze politiche della maggioranza del Consiglio di Zona 11, sui contenuti programmatici sui quali impegnarsi e sulle strutture e sui metodi di lavoro da adottare; in coerenza con la posizione assunta in quella occasione, misi a disposizione sin da allora l'incarico di Coordinatore della Commissione EDUCAZIONE affidatomi dal Consiglio di Zona stesso.

Nei cinque mesi trascorsi ritenni opportuno continuare a svolgere le mie funzioni di Coordinatore in attesa dell'esito della verifica avviata per assicurare la necessaria continuità della Commissione nello sviluppo del piano di lavoro già programmato.

Giunti ormai alla fine dell'anno scolastico in corso, alle cui esigenze e scadenze di programmazione la Commissione ha fatto fronte con grande impegno e tempestività, in vista dei nuovi impegni per il prossimo anno, non ritengo corretto protrarre ulteriormente una situazione, che, in assenza dell'auspicato chiarimento, rischia di divenire ogni giorno piú ambigua.

La scelta, che intendo qui confermare, per me molto sofferta, trattandosi di decisione in qualche modo in contrasto con una felice esperienza di democrazia partecipata da me vissuta nella Commissione EDUCAZIONE e alla quale ho offerto tutto il mio impegno e le mie capacità, deriva dalla convinzione che non è finora emersa da parte delle forze politiche della maggioranza una chiara volontà di affrontare in modo nuovo e aderente ai reali bisogni della cittadinanza le gravi responsabilità, che competono continua a pag. 2

Grazie Billy !

BLLY: CAMPIONE D'ITALIA.

Delusi dalla magra stagione calcistica, gli sportivi milanesi hanno potuto con la pallacanestro ritrovare il piacere della vittoria, grazie al BILLY, che si è laureato Campione d'Italia e ha portato nella nostra città anche la prestigiosa "seconda stella" che i torinesi hanno invece guadagnato col calcio.

Un campionato combattuto e una vittoria ben meritata, contro avversari degni e validi anch'essi, come ha dimostrato la finale, con la Scavolini di Pesaro che ha conteso la vittoria fin quasi all'ultimo minuto. Onore per la nostra città, onore e vanto per noi, perchè il Billy ha la Sede proprio nella nostra zona, e sempre in zona o nelle immediate vicinanze abitano molti giocatori e lo stesso "Manager" Antonio Cappellari. continua a pag. 8

(
- Al presidente - Ai Consiglieri del Consiglio di Zona 11
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dalla prima pagina

DIMISSIONI

al Consiglio di Zona, nel processo di decentramento dell'Amministrazione cittadina in atto, sempre piú incisivo e impegnativo.

Al contrario, alcuni fatti recenti hanno rivelato, su problemi decisivi come la casa e la salute e nel metodo di conduzione del Consiglio di Zona, sempre meno rispettoso dell'esigenza di una gestione realmente aperta e collegiale, l'emergere in parte della maggioranza di posizioni, che ritengo in grave contrasto con gli interessi più autentici della cittadinanza e della sua fascia piú debole in particolare. Tali posizioni mi mettono in crisi ancora piú profonda, in quanto condivise dal PSI, partito cui riconosco un ruolo decisivo in un movimento unitario delle forze di progresso e di rinnovamento, che è e resta il mio disegno politico complessivo.

Ma l'unità non può essere fatta comunque e a qualunque prezzo, ossia su qualunque linea politica e con qualunque metodo di pratica politica. Il mio impegno futuro sarà tutto rivolto al recupero di questo patrimonio unitario di valori di rinnovamento e giustizia sociale, che sono certo siano presenti anche in questo Consiglio di Zona, al di là di contrapposizioni e schematismi precostituiti.

Per le ragioni che ho esposto, passando all'opposizione, confermo le mie dimissioni da Coordinatore della Commissione EDUCAZIONE a partire dal I ° Giugno prossimo. Chiedo soltanto al Consiglio di Zona, di frointe alle inderogabili scadenze che attendono la Commissione, di provvedere entro il mese di Maggio alla nomina del nuovo Coordinatore, al quale confermo sin d'ora la mia piena collaborazione, al fine di assicurare la necessaria continuità del lavoro in corso su progetti di grande rilievo, oltre che nell'attuazione delle competenze ordinarie della Commissione.

Questa mia decisione, del tutto personale, non vuole in alcun modo condizionare le scelte dell'altro Consigliere del Gruppo INDIPENDENTI

DI SINISTRA AGAZZI, alla cui autonoma valutazione, in coerenza con le caratteristiche specifiche del Gruppo cui appartengono, lascio ogni decisione in merito alla posizione da assumere.

Desidero infine esprimere - ed è la parte piú convinta di questa mia dichiarazione - la mia profonda riconoscenza a tutti i cittadini con i quali ho lavorato nella Commissione, in un'esperienza, per me fondamentale, di impegno civiile unitario e di partecipazione reale ai valori della democrazia. Se mi si perdona il rischio di una presunzione, che non mi riconosco, la mia ambizione e speranza è che tale esperienza possa divenire al piú presto patrimonio comune di tutto il Consiglio di Zona 11.

Piccola manutenzione: una piccola rivoluzione

care la qualità della nostra vita.

In sostanza, l'Amministrazione Comunale ha deciso di delegare alle Zone il compito di intervenire in una serie di settori di piccola manutenzione (otto in tutto, perchè il nono, quello degli elettricisti, è stato bocciato dal TAR su ricorso dei coordinatori territoriali, i superburocrati di zona). Si tratta di interventi di piccolissima entità, presi singolarmente, ma numerosissimi nel loro insieme.

Due sono stati gli scopi perseguiti: da una parte la rapidità dell'intervento, dall'altra il coinvolgimento degli artigiani zonali.

In totale si tratta di due miliardi che venivano prima gestiti dalla burocrazia comunale, insieme al resto della manutenzione ordinaria di cui rappresentano circa il 25% e che spesso (o quasi sempre come sostengono molte scuole) non venivano utilizzati oppure venivano utilizzati male: infatti gli interventi aspettavano molto tempo, a volte mesi, prima di essere eseguiti.

Ad una prima verifica fatta dopo 45 giorni dall'affidamento del servizio (10/2/82), la Commissione manutenzione ha potuto riscontrare che gli interventi erano stati numerosissimi, circa 530. La spesa estremamente ridotta: meno di L. 7.500.000. Gli artigiani coinvolti quasi tutti residenti in zona.

Gli stessi dati, piú o meno, pervengono dalle altre zone di Milano e già si chiedono ulteriori allargamenti del campo di intervento e delle possibilità operative.

Tutti i Consigli di Zona hanno poi sottolineato la grande importanza dell'ottimo lavoro svolto dai geometri zonali cui era stata affidata la responsabilità dell'operazione, con un grosso recupero di professionalità da parte dei lavoratori troppo spesso sottoutilizzati.

Certo, problemi non ne mancano: i fabbri pare siano quasi spariti; i rapporti con gli uffici centrali del Comune, per il necessario raccordo con il resto della manutenzione, sono spesso difficili; l'informazione delle scuole (cui pure ho mandato ben due circolari) lascia a desiderare; qualcuno che tenta di fare il furbetto c'è sempre.

Rimangono tuttavia i dati fondamentali, che sono largamente positivi: gli interventi urgenti vengono eseguiti in uno o due giorni, salvo rare eccezioni dovute a motivi particolari; si sta recuperando un degrado delle nostre scuole causato da anni di parziale incuria; si spende molto meno di prima pur ottenendo molto di piú.

Ma, piú di tutto, si dimostra che i Consigli di Zona sono in grado, se dotati degli strumenti e degli uomini necessari, di autogestirsi, di passare concretamente dalla fase protestataria dei primi anni a quella propositiva degli anni 75 - 80 ed ora a quella di governo vero e proprio (la MUNICIPALITÀ) che vogliamo raggiungere come traguardo entro il 1985.

In questo senso, parlare di piccola rivoluzione è un paradosso (forse un po' in polemica con chi pensa solo alle idee astratte ma dimentica la realtà) che nasconde il solito fondo di verità: le rivoluzioni che vogliamo fare sono quelle quotidiane, quelle che, modificando pian piano le cose sostanziali, alla fine trasformeranno questa nostra società per consegnarne una diversa, piú giusta e piú vivibile ai nostri figli.

Ogni secondo mercoledí del mese la redazione de LA PIAZ= ZA è a disposizione dei lettori dalle ore 18 alle ore 20 nella sede delle ACLI - Via Tiepolo 1, per ricevere o' dare informazioni, e per scambiare pareri sulle attività del giornale e \,..della zona I l .

Sabato 5 giugno

Quante volte le parole "Da domani non fumo più" sono state pronunciate con impegno e buona fede e poi non rispettate. Sulla nocività del fumo oramai non esistono più dubbi. Bastano pochi dati per evidenziare il problema: in Lombardia nel 1979 circa 4000 persone sono morte per cancro polmonare ed il fumo ne uccide circa 200 al giorno in tutta Italia. Nonostante questo la percentuale dei fumatori è in continuo aumento; circa il 35% degli italiani si può definire fumatore abituale, cioè intorno al pacchetto al giorno.

Ma nonostante i continui avvisi sui pericoli, il fascino ed il potere della sigaretta rimangono indiscutibili. Rende più sicuri, diminuisce lo stress, aiuta la concentrazione, è piacevole nei momenti di relax insomma è un compagno fedele, lo si trova dovunque nel mondo, sempre uguale.

La lotta contro questo compagno - nemico è diventata negli ultimi anni uno dei principali obiettivi delle organizzazioni sanitarie mondiali. Educare la popolazione sui rischi che quotidianamente corre è un fondamentale dovere civico, e la Lega da anni se lo assume in prima persona. Tra le numerose iniziative, che i nostri soci ormai conoscono, è stata indetta per Sabato 5 Giugno "una giornata senza il tabacco". È un invito rivolto a tutta la popolazione a soffermarsi un attimo sul problema; un incentivo per coloro che stanno prendendo la decisione di smettere; l'occasione per cristallizzare tutti insieme tante buone intenzioni.

È anche nostro desiderio che almeno per un giorno il problema fumo venga affrontato anche in famiglia, nelle scuole, in ogni ambiente di ritrovo.

In ricordo di questa giornata il famoso stilista Gianni Versace ci ha gentilmente disegnato una maglietta, un modello unico, che verrà venduto in questa occasione in numerosi punti di vendita dislocati nelle vie del centro. Già numerosi attori, sportivi hanno aderito all'iniziativa e Sabato 5 Giugno saranno con noi per aiutarci a vendere le creazioni di Versace. Invitiamo tutti coloro che ci leggono a partecipare numerosi. È un'occasione in piú, sempre nell'ambito della Settimana della Lega, per dimostrare che il nostro operato non è vano; per ringraziare, venendoci a trovare, tutti coloro che hanno contribuito alla giornata; per poter indossare tutti insieme la maglietta della "Giornata senza tabacco 1982".

Elenco punti

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1) Piazza San Babila davanti al negozio Innocenti o sotto i portici altezza Molta

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LA PIAZZA

Periodico della zona 11

Direttore responsabile Anna Vilma Cazzulani

Comitato di redazione: Alda Gorgoni Antonio Loreti Felice Costa Marco Colombo Mimma Vigani Nicola Licci

Hanno collaborato a questo numero: Giuseppe Argentino, Bergonzi, Adriano Fiore, Claudio Saibene, Sergio Secchia, Giancarla Valentini, Paolo Valenti. Direzione, Redazione, Pubblicità: c/o ACLI via Tiepolo, 1 - 20129 Milano.

Abbonamenti annuo sostenitore (10 numeri) lire 10.000 annuo (10 numeri) lire 5.000.

Un numero lire 500; copia arretrati il doppio.

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Tiratura 5000 copie

Chiuso in tipografia il 18 Maggio.

AUTORIZZAZIONE TRIBUNALE DI MILANO N. 406

DEL 8.11.80

LA PIAZZA 2
LEGA ITALIANA PER LA LOTTA
I
Una giornata senza tabacco, non è poi così difficile
CONTRO
TUMORI

6 Giugno 1982

BLOCK NOTES

23 Maggio 1982

ore 9,30 - ATLETICA AL CENTRO SPORTIVO GIURIATI Via Ponzio n. 34/6 Partecipano le Scuole: Tito Speri, V.le Romagna, Quintino di Vona, Meucci.

29 Maggio 1982

ASILO DI VIA RENI 1 - Nel pomeriggio festa per i bambini e per tutti i genitori che vogliono partecipare.

30 Maggio 1982

Scuola Materna di C.so XXII Marzo 59 - Festa dei bambini e dei genitori dalle 10,30 alle 19 con intervallo dalle 13 alle 15. Il programma prevede le seguenti iniziative: ricca pesca, pesca delle piantine in vaso, mercatino dei lavori artigianali, giochi e spettacoli di animazione per bambini. Sono invitati i bambini, i genitori, gli operatori scolastici, gli abitanti del quartiere.

30 Maggio - Scuola Elementare Romagna - V.le Romagna 16/18 organizza la l a festa di Gittkgobiloba ore 9 ritrovo per STRAROMAGNA '82 marcia non competitiva di 5 Km. ore 12-14 l'area della scuola sarà disponibile ed attrezzata per consumare propria colazione al sacco. dalle 14 Festa nel cortile della scuola con giochi, spettacoli di animazione e buffet.

30 Maggio 1982

Circolo di Quartiere: GITA A MONTE GRONA 6M. 1736), di grande interesse panoramico sopra Menaggio, per un facile sentiero. Salita di 4 ore. È possibile fermarsi al rifugio Menaggio dopo due ore di cammino. Partenza alle ore 7 da via Amadeo 29 e alle ore 7,15 da via Lomellina (altezza n°

7). Colazione al sacco. Quota di partecipazione: L. 6.500 (L.

7.500 per i non soci). Iscrizione entro mercoledí 25 maggio alle ore 20.

30 Maggio 1982

ore 15 - TORNEO PALLACANESTRO e PALLAVOLO al CENTRO POLISPORTIVO "VALVASSORI PERONI" Via Valvassori Peroni n. 14.

Partecipano le Scuole: Meucci, Arioli, Quintino di Vona, Mugello.

Sèuola Elementare di Via Valvassori Peroni, Festa di fine anno: sono invitati i bambini, i genitori, gli operatori scolastici.

6 Giugno 1982

ore 16 - SAGGIO GINNASTICA AL CENTRO SPORTIVO GIURIATI - Via Ponzio 34/6.

Partecipano le Scuole: V.le Romagna, Tito Speri, Valvassori Peroni, C. Mezzofanti e la Società Sportiva Pro Patria.

13 Giugno 1982

Asilo di Via Reni 11, Festa per i bambini. Questa rubrica è aperta alle segnalazioni che ci pervengono da cittadini, Enti, Associazioni, Circoli, Società Sportive.

Sono un drogato, abbiate pietà

Gentilissima Direttrice, giorni fa un amico mi disse: «credi, in me esiste una grande voglia di vivere, ma come tu sai al di fuori di te nessun altro mi crede, non solo, chiedo dovunque aiuto ma invano.

Colei che mi diede i natali crede di aiutarmi dicendomi ... ti prego: gli altri non devono sapere.

Credimi sono disperato, molto spesso mi guardo allo specchio e stento a riconoscere quel volto dallo sguardo allucinato, tant'è che piú non oso farlo.

Solo la notte mi è dolce amica: sí, spesso quando è piú profonda e silenziosa avverto in me un sentimento migliore verso gli altri, verso coloro che di continuo mi spingono verso i margini sociali. Amico caro, credimi sono sempre piú solo».

Solitudine di un amico drogato

Egregio Direttore, la stampa e la televisione nazionali sono tornate spesso, negli ultimi mesi, sull'argomento della legge 180, riproponendo vecchie tematiche, quali la riapertura dei manicomi tradizionali e la conseguente reintroduzione di pratiche violente come l'elettroschock o la somministrazione massiccia di psicofarmaci.

Perchè invece di promuovere vecchie usanze barbariche e torture inutili quanto disastrose, non si fa nessun accenno alle nuove terapie alternative, piú semplici, più sane e non criminali, come per esempio il metodo basato sugli studi di L. Ron Hubbard, per la riabilitazione del malato mentale, elaborato e presentato dal doti. Vania durante il congresso svoltosi a Milano il 13 Marzo scorso? Distinti saluti.

Nuovi abbonali e rinnovi 1982

Hanno sottoscritto un abbonamento da L. 20.000:

Renato Panti

Hanno sottoscritto un abbonamento da L. 10.000:

Carlo e Carla De Michelis

Augusta Uccelli

Gisella Tosini

Hanno sottoscritto un abbonamento da L. 5.000:

Marcello Merlo

Giorgio De Fiumi

Franco Meroni

Paolo Galbiati

Nadia Gorrini

Michele Melocchi

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142.730 alloggi amministrativi in Milano e Provincia, dei quali:

75.000 di proprietà dello Stato

22.000 di proprietà del Comune

45.730 di proprietà dello I.A.C.P.

Il suo patrimonio ammonta a 3.000 miliardi (circa)

Amministra 600.000 inquilini

Ha 1490 dipendenti

A cura di Marco Colombo

Di recente il Consiglio di Amministrazione dello I.A.C.P. ha deliberato l'aumento dei canoni di affitto (5 - 2 - 1982) e ha varato un programma di vendite frazionate di alcuni caseggiati di sua proprietà. (14-12-81) (ne riportiamo qui di seguito ampi stralci).

Questi provvedimenti sono stati approvati a maggioranza con i voti del presidente dello IACPM Accetti (PSI) e dei rappresentanti di DC, PSI, PLI, sindacati autonomi e ministero LL.PP. Hanno votato contro PCI, SUNIA, sindacati confederali. In seguito alle pres-

sioni dell'inquilinato, delle forze politiche e istituzionali e all'opinione pubblica la delibera relativa agli aumenti è stata congelata in attesa che sia la Regione a deliberare, come è suo compito. Il che dovrebbe avvenire, dopo anni di ritardo, entro il mese. le vendite frazionate invece continuano.

Mininchiesta tra gli inquilini sulle vendite delle case I.A.C.P.

Quartieri di proprietà dello I.A.CP. in zona 11 "Z Sgl'ai

5 - Lulli (dal 1910)

6 - Lombardia (del 1911)

11 - Tiepolo (del 1920)

12 - Juvara

17 - Pascoli (del 1923)

19 - Botticelli (del 1926)

22 - Del Sarto (del 1925)

27 - Vanvitelli (del 1927)

28 - Piola (1926)

29 - Plinio (del 1926-27)

34 - Forlanini (del 1929-34)

36 - Aselli (1928-29)

37 - Romagna (del 1928-29)

39 - Argonne (1930-34)

40 - Canaletto

42 - Pacini (del 1939)

53 - Filzi (del 1937-39)

60 - Bisciola (del 1939)

70 - Verrocchio (del 1936-38)

17:1 11 .,1

" --7;51' df! lidPIREi

Accetti o no?

"Sí, io ho firmato ma non avevo intenzione di comprare e non ce l'avrei neanche adesso. Ma loro senza dirmelo mi hanno fatto capire chiaro e tondo che potevo finire chissà dove. Ci voleva una spiegazione, una sicurezza anche per chi resta inquilino: invece niente, sí o no e voci che corrono. E cosa vuol dire? Che sicurezza per l'inquilino non ce n'è. Se no, cosa gli costava mandare una lettera, all'Istituto?" (inquilino di via Juvara).

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Aumento canone

"Il Consiglio delibera:

- di approvare la revisione dei canoni di locazione del patrimonio di proprietà dell'Istituto soggetto al regime dei canoni di cui alle delibere consiliari 23.12.1975 e 10.3.1977;

- di applicare a detto patrimonio i canoni minimi di cui all'art. 22 della legge 513/77, con decorrenza dal I° ottobre 1977 al 31.3.1981 e dal 1.4.1981 con le modalità attuative previste agli effetti della determinazione del reddito, dalla delibera 19.2.1981 n. 3/164 del Consiglio Regionale .." (cioè l'aumento si applica a tutti; scatta dal 1977, per

cui si dovranno pagare gli arretrati; non esiste piú canone sociale, che è il piú basso, ma solo canone minimo o superiori).

"Il Consiglio altresí delibera la revisione generale dei canoni di locazione di tutto il patrimonio di proprietà dell'istituto, con applicazione a decorrere dal 1.4.1982, dei canoni minimi di L. 6500 vano / mese per gli alloggi ultimati anteriormente al 18.8.1977 e di L. 8000 vano / mese per gli alloggi ultimati successivamente ..." (cioè, dopo aver portato tutti i canoni sociali a canoni minimi, si aumenta arbitrariamente il canone minimo a decorrere dall'aprile '82).

Vendite frazionate

..."I quartieri proponibili sono i seguenti:

PACINI, fabbricati I, alloggi 39, anno costruz. 1931

VERROCCHIO, fabbricati 5, alloggi 202, anno costruz. 1936/38

BRISCIOLA, fabbricati I, alloggi 84, anno costruz. 1939 ...

JUVARA

(Si tratta a Milano di 1623 alloggi messi in vendita, dei quali 325 -oltre il 200'o - nella nostra zona).

"L'alloggio viene offerto in acquisto all'attuale titolare o comunque ad altro membro del nucleo convivente nell'alloggio, ovvero anche a parenti e affini entro il 2° grado anche non conviventi".

"Nessun vincolo sul diritto di proprietà, con conseguente possibilità di alienazione, parziale o totale, alla sola condizione che il prezzo sia stato interamente pagato". (Cioè chi ha sottomano contante o se lo procura può comprare e immediatamente rivendere a prezzo di mercato. Si sa che i pensionati al minimo - quelli veri - sono pieni di denaro che non sanno come investire ...).

"Il prezzo riservato agli attuali inquilini viene determinato con un primo abbattimento generalizzato

del 35%, oltre al riconoscimento dello sconto dello 0,50% per ogni anno di occupazione, sino ad un massimo di anni 20, sul prezzo di cessione" a partire dalle seguenti valutazioni medie a metro quadrato: Pacini 505.000, Verrocchio 455.000, Juvara 475.000, Bisciola 390.000.

Inoltre si prevedono: "per pagamento in contanti: sconto 15%, per pagamento dilazionato: acconto 20%, resto in massimo 15 anni al tasso ufficiale di sconto ridotto di 4 punti". (Sembrano condizioni estremamente favorevoli, ma solo per chi acquista in contanti. L'acquisto dilazionato costa parecchio piú del doppio).

"L'Istituto si ritiene obbligato alla cessione solo se sia raggiunta la maggioranza del 60% delle richieste, mentre si riserva la facoltà di decidere qualora le richieste siano superiori al 40%".

L'Istituto, nel caso venga raggiunta la percentuale di vendita del 60%, si riserva la facoltà di procedere alla cessione dei rimanenti alloggi ad altri richiedenti ...". E chi non può o non vuole comprare è avvertito.

"lo non compero e non vado via, devono venire a portarmi via. alla mia età cosa devo comprare? Dieci anni di rate grosse come la pensione che mi danno. Lo sa che ho visto della gente mettersi a piangere, che non dorme piú di notte? Vogliono farci morire prima del tempo". (pensionato di via Birago).

"Dicono: ci vogliono i soldi per costruire. Ma che sistema è, di vendere cinque appartamenti per costruirne uno? Sarebbe meglio che mettessero a posto quelli che ci sono. Da noi no, perchè l'inquilino ce li mette di tasca sua, ma in certi caseggiati non c'è un serramento che chiude, un tubo che non perde. Dopo c'è la morosità: bisogna vedere perchè. C'è anche tanta malafede, si capisce: ma certi signori chi li ha fatti entrare? Bisogna vedere seriamente caso per caso". (inquilino via Juvara).

"È vero che lo IACPM ha seri problemi di bilancio. Ma la responsabilità la porta chi lo ha gestito in quel modo per decenni, non gli inquilini piú bisognosi, che oltretutto sono quelli che hanno sempre pagato il canone. Io non sono assolutamente d'accordo con le vendite. Mi piacerebbe sapere, visto che vanno di moda i referendum, cosa ne pensano i lavoratori che pagano le trattenute e sono in coda per l'assegnazione del fatto che si vuol vendere piú di quello che si costruisce. Qui siamo di fronte a una vera

speculazione elettoralistica: un regalo a ristrettissimi gruppi di inquilini a danno di tutti gli altri, e della collettività. All'Istituto bisogna mettersi in testa che il risanamento va fatto. Se non fosse per gli inquilini a quest'ora interi quartieri sarebbero non degradati, ma inagibili: altrimenti ha poco senso parlare di lotta all'abusivismo e alla morosità". (delegato sindacale CGIL dello IACP).

"È uno specchietto per le allodole. I prezzi sono stracciati, ma solo per chi paga in contanti. E dove li trova un pensionato, un lavoratore? Qualche abusivo forse, che dopo aver tenuto l'alloggio senza diritto a spese altrui se ne potrà andare col regalo d'addio. Comunque è un'operazione che potrebbe andar bene per un'immobiliare d'assalto, non per una coppia di anziani. A meno che qualcuno non intervenga a metterci il denaro: nel migliore dei casi un parente, altrimenti chissà chi ... tra qualche anno potremmo trovarci interi caseggiati costruiti con denaro pubblico pieni di appartenenti sfitti o riadattati a ufficio". (inquilino del SUNIA).

"Io, dico la verità, qualche risparmio ce l'ho. Avrei preferito una casa nuova, senza le spese che dovrei fare qui. Ma come si fa ... Ci vorrebbero piú case nuove, magari a riscatto o cooperativa o con

qualche mutuo agevolato. Comunque per quelli che non possono comprare, bisognerebbe dargli la conferma che nessuno li manderà via finchè stanno al mondo. Sa, per una persona anziana andar via di casa dopo trent'anni è come morire". (inquilina via Verrocchio).

"Ho firmato ma non intendo comprare, e quel che fanno lo giudico immorale. Prima gli aumenti come spauracchio. Dicono: abbiamo scherzato, non c'è piú il canone sociale e vogliamo anche gli arretrati. Poi questa vendita. Risanamento del degrado niente, indagine dell'inquilinato niente. Indagine seria, dico, che consideri il tenore di vita e non le dichiarazioni dei redditi, che sappiamo tutti cosa valgono per certe categorie specialmente. La verità è che si vogliono rastrellare un po' di soldi da buttare nel secchio bucato dello IACP. Non chiudere i buchi, per carità: quelli si lasciano aperti, perchè da lí passano i favoritismi". (inquilini via Juvara).

"Hanno mandato la lettera e non si capisce piú niente. Ognuno fa e disfa quel che vuole. Chi vuol comprare fa già il condominio: mette citofoni, cambia porte, ecc. cerca gente in subaffitto. Ma l'Istituto dov'è? C'entra? O c'è solo al momento di chiedere l'affitto? Intanto le manutenzioni sono piantate lí". (inquilino via Birago).

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Vendiamoci un

La realtà abitativa milanese non richiede, per essere commentata, lunghi giri di parole. Parlano abbastanza chiaro i prezzi da capogiro delle case in vendita, e per quanto riguarda l'affittanza si può ben parlare di Totocalcio, di terno al lotto. Ciò a causa di scelte economiche e politiche, che si traducono in leggi contradditorie, disattese o male applicate, in sentenze sorprendenti, in amministrazioni e gestioni "disinvolte": in sfratti e coabitazioni forzate per i pensionati e i giovani, in seconde case per "ceti emergenti".

Il patrimonio pubblico, costruito con denaro pubblico, cioè in larghissima misura sborsato dai lavoratori dipendenti, dovrebbe costituire in questa situazione una garanzia e un fattore di equilibrio generale: una garanzia per i disagiati di poter avere un'abitazione dignitosa un fattore di equilibrio perchè, affiancandosi al mercato privato, dovrebbe in qualche modo funzionare da calmiere.

Che ciò si relizzi in misura soddisfacente proprio non si può dire: su questo concordano tutti. Innanzitutto perchè in Italia l'edilizia pubblica non va al di là di uno stiracchiato 8% del totale, contro il 40-50 di altri Paesi dell'Europa occidentale (Germania federale, Olanda, Austria, ecc.). Poi perchè la gestione degli IACP, in generale, non costituisce precisamente un esempio di amministrazione efficiente, limpido, sollecita ai bisogni degli inquilini e alla tutela dell'interesse collettivo. Infine perchè situazioni abitative drammatiche non possono non ripercuotersi in larga misura sulla domanda di edilizia popolare: secondo le cifre fornite dalla stessa presidenza dello

po' di IACP Intanto in consiglio di Zona ...

IACPM 19.000 famiglie di aventi diritto aspettano l'alloggio dal 1974, 7000 sfrattati vivono in piena precarietà e al solo bando integrativo del 1979 sono affluite 35.000 domande di famiglie milanesi (dati del dicembre 1981).

Che fare, in attesa di tempi migliori - e magari di orecchie politiche meno sensibili a certi interessi privati e piú attente ai bisogni della cittadinanza? Logica vorrebbe che si cercasse di gestire meglio quel che esiste, magari cominciando col rinnovare la macchina sclerotizzata e accentratrice dell'Istituto: condizione preliminare perchè qualunque iniziativa, dall'anagrafe al reperimento di fondi per nuove case, dal recupero della morosità agli interventi di risanamento, non sia un'etichetta per coprire il consueto tran-tran del carrozzone. Pare al contrario che l'Istituto sia orientato da un lato a spremere il limone -inquilino, chedendo vertiginosi aumenti indifferenziati (che abusivi e morosi non pagheranno), dall'altro a rastrellare fondi con spericolate operazioni di vendita frazionata, nel miglior stile delle immobiliari private.

E, proprio come un'immobiliare, alletta una parte degli inquilini promettendo l'affare, minaccia gli altri con la prospettiva di perdere la casa, scavalca senza neppure consultarli i Consigli di Zona scegliendo a suo talento i caseggiati da vendere, non rende noto alcun piano di investimento per il capitale eventualmente ricavato.

Poichè quest'ultima operazione riguarda in larga misura caseggiati della zona 11, è comprensibile la preoccupazione e viva la discussione, dentro e fuori le cose IACP.

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La decisione IACPM degli aumenti e quella delle vendite risalgono alla fine dell'81, ma solo nel marzo - aprile '82, con l'avvio materiale delle operazioni, il problema investe le forze sociali e i partiti della zona.

Primi a muoversi sono il sindacato inquilini SUNIA e il PCI, con riunioni e assemblee sul territorio. Un'assemblea di zona viene tenuta nei primi giorni di aprile presso lo IACPM con la partecipazione di Mezzadra, segretario di zona del PCI, Prini, segretario pensionati CGIL della zona Lambrate e Di Bello, della segreteria provinciale SUNIA.

Renato Panti, sempre del PCI, solleva il problema in Consiglio di Zona, con una mozione presentata nella seduta del 15 aprile. La mozione richiede il blocco degli aumenti fino -all'emanazione delle norme regionali, e a proposito del piano di vendita sottolinea i rischi di espulsione delle categorie piú esposte, che non possono acquistare e d'altro lato la mancanza di garanzie reali per gli eventuali acquirenti non animati da propositi speculativi di non doversi accollare forti spese di ristrutturazione. Affermando che le vendite possono avere un senso solo se vanno a sanare regimi misti (proprietà + affitto) creatisi nel passato, e non se ne vanno a crearne di nuovi, la mozione "disapprova" le misure adottate dallo IACPM e ne chiede "la revoca".

La mozione viene respinta coi voti DC, PSI, PRI (meno il consigliere Voltan, astenuto), PLI, PSDI, MSI. Per la DC il capogruppo Invernizzi afferma di condividere le preoccupazioni espresse nella mozione, ma di non poterla votare cosí com'è. Propone una mozione che, senza entrare nel merito, chieda un'incontro con lo IACP e nel frattempo la "sospensione" delle misure deliberate. Per Fiore, del PSI, non è lecito a un Consiglio di Zona intromettersi nelle decisioni di altre amministrazioni: dunque nè revoca, nè sospensione, ma un semplice incontro informativo con lo IACP. La DC abbozza.

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Nella seduta successiva la DC, riordinati i ranghi, torna a chiedere con una mozione la "sospensione" degli aumenti e delle vendite. Il PCI, pur dichiarandosi per la revoca e ricordando come altri Consigli di Zona si siano espressi in questo senso, dichiara che voterà per la sospensione come primo passo. Il PSI continua a ritenere insindacabili le decisioni dello IACPM. Il voto vede schierati a favore DC, PCI, la sinistra indipendente e PRI, contro PSI, PSDI, PLI e MSI. Affermando di non gradire certe compagnie, a questo punto il PSI ci ripensa. Cosí il Consiglio di Zona 11 andrà all'incontro con lo IACPM avendo richiesto, a nome dei cittadini della zona, la "sospensione" delle vendite frazionate. Non abbiamo elementi per dire se lo IACPM abbia accusato ricevuta. M.C.

Il mese scorso il Consiglio Comunale di Milano ha approvato il regolamento per l'affido familiare dei minori che per i piú vari motivi non possono essere assistiti dalle famiglie di origine. È utile precisare che tale regolamentazione non riguarda l'affido preadottivo che prelude appunto all'adozione e cioè all'assunzione del minore adottato dello status giuridico di figlio a tutti gli effetti, ma solo l'inserimento in famiglie disponibili di un minore che magari anche temperamente si trovi privo di assistenza. L'art. 25 del D.P.R. del 24/7/1977 n° 616 attribuisce ai Comuni tutte le funzioni amministrative relative all'organizzazione e alla erogazione dei servizi di assistenza e di beneficienza ed in particolare quelle relative agli interventi in favore di minorenni soggetti a provvedimenti delle autorità giudiziarie minorili nell'ambito della competenza amministrativa e civile.

Tra i numerosi casi di minori affidati al Comune di Milano in base a tale norma solo circa 400 hanno trovato assistenza presso famiglie mentre circa mille sono tutt'ora riceverati in Istituti. Anche gli affidi familiari però venivano realizzati senza metodo o coordinazione e senza che sia la famiglia d'origine che quella affidataria fruissero di adeguata assistenza. Da qui la duplice esigenza sia di favorire l'inserimento presso famiglie, sia di dare unicità ai criteri ai tempi e alle modalità di attuazione di tali affidi. Lo scopo precipuo individuato dell'approvato regolamento, è quello di garantire al minore le condizioni migliori per il suo sviluppo psicofisico, qualora la famiglia di origine si trovi nell'impossibilità di assicurarle, (sia come strumento preventivo, sia come intervento riparativo) e si realizza con l'inserimento del minore in un nucleo affidatario che non deve essere necessariamente una famiglia ma anche un gruppo o una comunità.

L'affido familiare si effettua

nell'ambito del Consultorio attraverso i servizi Sociosanitari di zona ed il servizio è espletato da un psicologo e da un'assistente Sociale, che possono avvalersi di apporti esterni di operatori qualificati.

Il servizio affido deve provvedere a reperire e valutare i possibili affidatari, verificare l'andamento degli affidi in atto prestando ogni possibile consulenza ed assistenza, assicurare il mantenimento dei rapporti del minore con la famiglia di origine (ove esista) cercando di favorirne il reinserimento.

Gli affidatari riceveranno dal Comune una somma di denaro mensile come contributo alle spese che dovranno sopportare nonchè una Assicurazione a garanzia di incidenti e danni; si impegneranno a provvedere alla cura al mantenimento, all'educazione all'istruzione del minore, à mantenere rapporti con la famiglia di origine, a collaborare con gli operatori preposti al servizio, e ad osservare attentamente l'evoluzione del minore con particolare riguardo alle condizioni psicofisiche ed intellettive nonchè alla socializzazione. Anche la famiglia di origine che dovrà sottoscrivere la formalizzazione dell'affido si impegnerà a favorire il ritorno del minore e a contribuire al suo mantenimento a secondo delle possibilità economiche. Non è necessario sottolineare il valore umano e la rilevanza sociale di dare ai minori in difficoltà ogni assistenza possibile facendoli partecipi di affetti, di cure di stimoli psicologici ed intellettuali, contributi che sicuramente - e nei migliori dei casi - gli Istituti di Assistenza non sono in grado di dare e segnaliamo al lettore che fosse in grado di proporsi come affidatario o comunque a collaborare col servizio affidi che per la nostra zona può rivolgersi al Consultorio Famigliare di via Pecchio 19, orario di Segreteria ore 9

-12 / 14 - 16 dal lunedí al venerdí

-Telef. 272965.

Inchiesta sull'area verde VII ITC

Alcune risposte pervenuteci in ritardo proprio prima di andare in stampa ci costringono a rivedere le statistiche già elaborate. I risultati saranno pubblicati sul prossimo numero.

5 LA PIAZZA

C.A.D . Centro Aiuto Drogati ViaApollodoro,5

Da circa 10 anni in via Apollodoro 5 opera il CAD (centro aiuto Drogati), sorto per iniziativa di una decina di operatori e cresciuto sull'impegno volontario di questi ha nel tempo conosciuto l'apporto di altre persone e il sostegno in termini logistici e finanziari da parte del Comune di Milano.

Come centro che per lungo tempo ha operato su base volontaristica al CAD vanno ascritti grandi meriti non ultimo quello di un'effettiva esperienza sul campo senza che per questo gli operatori si siano sentiti in dovere di considerarsi dei "drogologi"; l'avere tra le molte inadempienze assistenziali tentato di ovviare al "vuoto sanitario" in questo ambito, proponendo una risposta concreta. e "tecnicamente (anche farmacologicamente) corretta" al punto di giungere ad avere in carico il massimo numero di assistiti della Provincia di Milano pur non avendo mai distribuito sostanze morfiniche, metadoniche o derivati.

Per definizione il CAD è un centro di primo intervento ad esso si rivolge il tossicodipendente e qui viene ricevuto senza nessuna discriminazione.

I principali servizi che il CAD fornisce sono:

Servizio Medico

Sei medici con la collaborazione di studenti in medicina si alternano nell'arco dei 5 giorni di apertura settimanale, garantendo così il servizio medico e la copertura del servizio fleboclisi (previe analisi del sangue, gratuite).

I medici, dopo visita generale ed indagini obiettive approfordite, preparano schemi farmacologici personalizzati, a scalare con psico-

farmaci (non vengono usati farmaci oppiacei), consegnando di norma i medicinali necessari per i due giorni successivi. Ai tossicodipendenti presi in carico viene richiesta una frequenza regolare per poter graduare l'approccio farmacologico nel corso della cura eventuale, oltre che per poter constatare di persona l'uso o l'eventuale abuso da parte degli assistiti dei farmaci consegnati.

Ricerca sui medici SAUB della Zona 11 di Milano

DATI SINO AD ORA OTTENUTI E PARZIALE

INTERPRETAZIONE Sono stati intervi' .ati, sino ad ora, 120 medici e un'altra ventina di medici, seppur píù volte contattati telefonicamente, per vari motivi non si sono ancora resi disponibili all'intervista.

Pur non avendo ancora quantificato i dati ottenuti e già da ora è possibile trarre alcune indicazioni di notevole importanza dal punto di vista operativo:

- il tossicomane, per risolvere i suoi vari problemi, non si rivolge al suo medico mutualista se non in rare occasioni (i medici intervistati infatti, pur avendo in media un 15 anni di attività ambulatoriale alle spalle, si sono trovati ad affrontare una media di 2-3 tossicomani ciascuno; questi ultimi inoltre, dopo l'iniziale approccio, o non si sono più ripresentati o l'hanno fatto per pochissime volte.

Notevolmente maggiore è invece il numero di alcoolisti seguiti da ogni medico;

- la disinformazione riguardo tale problema è notevolissima. Circa 1'80% degli intervistati non sanno come affrontare una sindrome d'astinenza (neppure a livello puramente farmacologico) e, tanto meno, saprebbero riconoscerla e obiettivamente differenziarla dalle "pseudocrisi d'astinenza".

Alla domanda "quale ritiene sia l'intervento più adeguato per affrontare la sindrome d'astinenza" la risposta più frequente è stata:

"Non saprei, non ha esperienza, non me ne sono mai occupato"

-Non conoscono la legislazione in materia e non sanno quali centri eventualmente appoggiarsi.

Solo un medico ha posto la distinzione tra droghe pesanti - droghe leggere.

- Alla domanda "Ha proposte personali in questo ambito?" la maggior parte dei medici intervistati - oltre al classico "Non saprei... io non me ne occupo... ecc." - pone l'accento sulla prevenzione ma, specialmente, sulla creazione di Centri appositi con personale qualificato e motivato ad operare in tali specifiche strutture. Non mancano le proposte di "soluzioni" drastiche del problema ("Li metterei su di un'isola deserta con l'impossibilità di scappare", "Auguro loro di morire presto", "Li sbatterei giù dal 5° piano").

- Sino ad ora si sono limitati a "scaricare" il soggetto tossicomane all'Ospedale, alle cliniche psichiatriche, allo specialista neurologo - psichiatra - psicologo, ai Centri specializzati conosciuti (C.A.D., C.A.R.T., C.M.A.S.). Rari sono i casi in cui hanno affrontato direttamente il problema tentando di stabilire un rapporto terapeuticamente valido con il tossicomane (ottenendone inoltre risultati deludenti nella quasi totalità dei casi).

- La grande parte degli intervistati ritiene inutile, se non dannosa, la distribuzione controllata di Metadone (anche se non sanno chiarire la motivazione di tale posizione). Alcuni si dichiarano favorevoli a ciò purchè avvenga secondo metodiche ben precise e inserite in un programma terapeutico molto più articolato che non l'attuale.

La maggior parte si dichiara estremamente scettica nei confronti di ogni tipo di intervento farmacologico (seppure attuato a livello ospedaliero); maggiore importanza viene attribuita agli interventi di tipo psicologico - assistenziale.

- Indagando la disponibilità a seguire personalmente, a livello ambulatoriale, soggetti tossicodipendenti, si può notare che più del 90% degli intervistati si dichiara non disponibile. Le motivazioni solitamente addotte sono: mancanza di tempo, preparazione, vecchiaia, il non sentirsi motivati a ciò: pochissimi sono coloro che si dicono "non disponibili" in quanto ritengono inutile e/o dannoso tale approccio terapeutico. • Alcuni si dicono disposti ad offrire, in futuro, la propria disponibilità a condizione che prima vengano attuati corsi di aggiornamento e si crei una rete di centri specializzati in appoggio al medico.

Si può notare una maggior disponibilità da parte dei medici più giovani e da parte delle donne.

- Oltre all'impreparazione e la mancanza di disponibilità, è da registrare il notevole disinteresse dimostrato dagli intervistati: nella quasi totalità infatti, pur riconoscendo la propria impreparazione, non hanno chiesto chiarimenti all'interlocutore e raramente hanno fatto domande riguardanti il C.A.D. (anche se ne richiedono l'indirizzo per eventualmente scaricarsi di un paziente assilante e poco gratificante quale il tossicodipendente.

In qualche caso con stimolazione adeguata (tempo di incontro permettendolo) la sensibilizzazione del medico riscuoteva una certa disponibilità con richiesta del numero telefonico del Centro per ulteriori informazioni e soprattutto per eventuale consulenza e collaborazione.

Ogni singolo intervento viene segnato sul diario e sulla cartella clinica individuale.

In ogni momento sono presenti almeno due operatori medici...

Servizio Psicologico

Due psicologi si alternano coprendo i 5 pomeriggi. Oltre a condurre in molti casi il primo colloquio con il tossicodipendente (particolarmente delicato, poichè imposta il rapporto individuo - istituzione), essi forniscono informazioni, chiarimenti e supporto ai genitori che li richiedono, concordando, in quei casi dove appare proponibile, una strategia di comportamento rispetto al problema. Conducono inoltre una serie di colloqui con quei tossicodipendenti motivati a capire meglio se stessi e la loro situazione.

Data la scarsità di psicologi e data l'affluenza massiccia, vere e proprie psicoterapie protratte nel tempo non vengono prese in considerazione...

Il tossicomane

È un ragazzo celibe, sui 22-23 anni, licenza di terza media, studi interrotti dopo uno o due anni di Istituto Superiore. Il ceto sociale di provenienza è medio-basso (operai, artigiani, pensionati), la famiglia "normale" dal punto di vista statistico. Colpisce spesso l'età avanzata dei genitori e la perdita del padre. È disoccupato, od occupato saltuarimente in attività operaie o artigiane. Molti "aiutano il padre", eufemismo dietro il quale si nasconde troppo spesso la sostanziale dipendenza del tossicomane. Le sue ambizioni sono, contrariamente al passato, di tipo "borghese" o meglio "piccolo -borghese": l'auto, la ragazza, un lavoro indipendente e redditizio, vacanze fuori da Milano, il proprio appartamentino. L 'ideazione e l'impegno politico, sociale e culturale (prima così appariscenti) sono pressochè scomparsi.

Non difende tenacemente la propria "scelta", ma d'altro canto non esprime ragioni convincenti per uscire dal buco.

Spende dalle 20 alle 50.000 lire al giorno per la "roba" rubando in casa o, se non è più possibile, fuori casa. Ha iniziato col 'fumo" 2 o 3 anni prima di bucare. Afferma di avere iniziato per "curiosità" e di aver continuato "perchè è bello", di non riuscire a smettere "perché si sta male". Se è riuscito a disintossicarsi, lamenta un'ansia diffusa, unita al pensiero quasi costante dell'eroina ("chiodo fisso", "scimmia psicologica"). Tipicamente ha già tentato di smettere qualche volta, riuscendoci in un paio di occasioni. Lontano da Milano, specialmente nei periodi estivi, è perfino riuscito "a stare senza" per un paio di mesi.

Ma appena ritornato a Milano ricomincia, frequentando gli stessi "giri" di prima. Spesso vuole smettere conf l'aspettativa di ricominciare a dosi più basse, a volte vuole smettere e basta, ma appena smette sta male, non si orizzonta, e non ha nulla (nè interessi, nè passioni, nè ambizioni) a cui appoggiarsi.

La lotta contro il buco diventa allora soffocante, priva di prospettive positive, avulsa dal futuro esistenziale del soggetto: mancano le prospettive, manca un "perché" che giustifichi le sofferenze (spesso più mentali che fisiche) dell'astinenza e del periodo ancora peggiore che a questa seguirà.

Si rivolge a noi portando il proprio corpo malato, chiede analisi e rassicurazioni, maledice i farmaci "troppo deboli, che non servono", ma al tempo stesso contratta per averne di più.

Contrariamente a ciò che molti amano credere, non è affatto alie-

Vengono adottate prevalentemente le modalità della cosiddetta "psicoterapia breve" con chiarificazione, counseling e sostegno, contenuti in quattro - cinque sedute. Ciò tanto per gli assistiti che per le loro famiglie...

Servizio di Assistenza Sociale

Tre Assistenti Sociali si alternano per fornire a coloro che lo richiedono informazioni e suggerimenti relativi a ricoveri ospedalieri, ricerca di lavoro, inserimento in comunità terapeutiche od altri Gruppi. Effettuano primi colloqui

e lavorano per quanto possibile, in collaborazione col medico e lo psicologo che segue il caso. Danno il loro parere sui singoli casi durante le riunioni d'equipes...

Servizio Assistenza esterna

Servizio legale gratuito

Servizio segreteria

Servizio contabile Servizio biblioteca

Attualmente il CAD svolge anche degli interventi esterni operando sul territorio. Ed in particolare ha svolto alcune ricerche in tutte le scuole Medie e superiori della zona 11, con lo scopo di conoscere l'atmosfera di ogni singola scuola, i tentativi già effettuati in tema di informazione e prevenzione, gli ostacoli e i problemi che si oppongono ad una eventuale opera di prevenzione (di questa ricerca contiamo di dare notizia nei prossimi numeri del giornale); di un'altra ricerca condotta per la prima fase sui Medici della SAUB operanti in zona siamo in grado di anticipare i dati sino ad ora ottenuti e una loro parziale interpretazione.

no dal parlare di sè e della propria storia, è acuto nel distinguere chi lo prende sul serio, chi lo prende "troppo" sul serio, che lo deride o Io svaluta, chi lo "serve" frettolosamente.

Negli ultimi anni richiede con sempre maggior frequenza un sostegno psicologico, mentre prima lo rifiutava ideologicamente. Spesso è interessato a sapere quali problemi possono averlo condotto all'eroina e come si fa a togliersi il "chiodo fisso".

In famiglia ha negato fin quando ha potuto, spesso oltre i limiti del verosimile, aiutato in questo dalla famiglia che non poteva o voleva crederci. Messo alle strette, ha promesso varie volte di non `:farsi" più. Vuole comprensione e fiducia e rifiuta violentemente le limitazioni o le condizioni impostegli, salvo poi inseguire un precario equilibrio fra vita "normale" e ricerca del buco. Sa di non meritare fiducia (infatti non si fida di sè stesso), ma arriva ad odirare visceralmente chi gliela da solo a determinate condizioni. Il suo passaggio al C.A.D. non è unico: quasi sempre ritorna per seguire la cura, a volte dopo qualche mese di pausa con l'eroina.

I genitori

Telefona o compare di solito la madre. È lei che spesso segue, assiste, incita il figlio tossicomane. È malridotta, angosciata, con "l'esaurimento nervoso". Le ha provate tutte: la fiducia, le minacce, la clinica, le promesse. Ha subito furti, menzogne, promesse a vuoto. Tuttavia non si è rassegnata all'idea di perdere il figlio. Quasi sempre chiede se "ha sbagliato qualcosa", le riesce difficile concepire la tossicomania come disgiunta da cause familiari o da traumi psicologici. Attribuisce la colpa anche alle "cattive compagnie". Spesso sospetta una "patologia" del figlio, ma si sente lo stesso in colpa. Ascolta con piacere chi tenta di mitigare le sue presunte colpe, ma all'atto pratico non trae molto giovamento dalle rassicurazioni.

Oscilla fra l'impotenza e l'impegno totalizzante. Chiede consigli, ma tende comunque a seguire i propri impulsi assistenziali, rifiutando in modo particolare tutte le posizioni rigide od esigenti rispetto al tossicomane (per paura che le cose vadano "ancora peggio" e per timore di non adempiere fino in fondo al proprio ruolo materno). diversa la posizione del padre. Raramente accompagna il figlio da noi. Tende a scaricare in modo molto più netto della madre le colpe sul figlio (visto come "debole",

"debosciato" o addirittura perverso).

Il ruolo assistenziale lo assume eventualmente verso la figlia. Tende ad attribuire poca o nessuna importanza a fattori psicologici o sicali. Le sue reazioni istintive verso il figlio sono di tipo svalutante, denigratorio o punitivo. Accetta apparentemente le soluzioni di tipo rigido, che esigono chiare prese di posizione da parte del figlio. Ma tutto ciò è più apparenza che realtà: infatti, in quei pochi casi dove la madre diventa rigida o punitiva, il padre tende a sopostarsi verso il polo assistenziale.

Questa complementarietà di ruoli, riscontrabile d'altronde non solo in famiglie di tossicomani, è funzionale in definitiva al mantenimento di un equilibrio instabile, volto ad evitare, pur fra contraddizioni e sofferenze, il rischio di "perdere" il figlio.

Che poi questo gioco delle parti non possa che contribuire ad aggra vere i problemi educativi, questo è fuori discussione.

Da queste considerazioni risultano chiari gli ostacoli che si oppongono ad ogni tentativo volto ad omogeneizzare il comportamento di chi circonda il tossicomane.

I partner del to.s:siconzane

Tralasciando il fatto abbastanza ovvio che il tossicomane frequenta prevalentemente od esclusivamente "amici" tossicomani, spesso anche il partner affettivo è a sua volta tossicodipendente, fatto che complica notevolmente ogni tentativo di terapia. Basta che uno dei due ricada per trascinare anche l'altro, poichè le coppie di solito bucano assieme.

Il consiglio di non frequentare il partner perlomeno durante il periodo di disintossicazione ben raramente viene accettato ("così ci sorreggiamo a vicenda").

La disintossicazione in coppia viene poi minata dalla segreta aspettativa, presente in entrambi, che sia l'altro a "sgarrare" per primo, fornendo così l'alibi per ricadere nel buco.

Ancora più interessanti i casi dove solo uno dei due è tossicomane (di solito il ragazzo). Spesso la ragazza nasconde attrazioni e motivazioni ben più profonde dietro il pretesto di "aiutare" o "salvare" il suo ragazzo. Che esistano invece fattori ben più complessi nella scelta di un tossicomane come partner risulta chiaro al più tardi quando la ragazza giunge essa stessa all'eroina.

Non è questo beninteso il luogo per dettagliare il discorso, estremamente stimolante sotto il profilo tecnico.

PIAZZA 6
LA
A cura di Antonio Loretl
Gli assistiti del C.A.D.

Riflessioni

La XX'Assemblea della Conferenza Episcopale

Italiana

di Giuseppe Argentino, Segretario del Circolo ACLI "Città Studi"

"L'Eucaristia centro e forma di vita della Chiesa" è stato il tema dell'assemblea annuale della Conferenza episcopale italiana (Cei) recentemente tenutasi a Milano.

La cronaca ha già informato con precisione sul carattere eccezionale dell'evento che ha visto i Vescovi italiani riunirsi per la prima volta, in via ordinaria, fuori Roma. La scelta di Milano ha voluto costituire una sorta di anticipazione del XX congresso eucaristico nazionale che si terrà l'anno venturo nella diocesi ambrosiana.

I lavori dell'assemblea, che si sono articolati intorno ad un dibattito stimolato da numerose relazioni e comunicazioni, non si sono conclusi con un documento, ma con una "traccia di riflessione", come ha precisato il car. Cè, vicepresidente della conferenza, per la preparazione di un documento pastorale per il biennio 1983/84. Accanto alla "traccia", presentata sotto forma di messaggio dal titolo "Impegno delle Chiese che sono in Italia perchè si ravvivi la speranza", la Cei ha diffuso un comunicato in dieci punti nel quale si espongono i tre momenti di articolazione dei lavori:

I) L'Eucaristia, centro e forma di vita della Chiesa. La Chiesa in Italia

Attività della Conferenza episcopale italiana.

Questi momenti sembrano tra loro collegati da un filo conduttore che partendo dalla osservazione dei vari aspetti della crisi che investe il Paese, conduce ad una riflessione sul ruolo della Chiesa in Italia, sulla sua capacità e possibilità di proseguire nel cammino dell'evangelizzazione, nella distinzione di responsabilità e di atteggiamenti tra presbiteri e laici.

Dalla tendenza "ad emarginare l'influsso del pensiero cristiano"

nella vita del Paese, rilevata con particolare preoccupazione in alcuni interventi, deriva la "chiamata" per la Chiesa, espressa nella relazione di mons. Giordano (1), a diventare "forza sociale, senza per questo diventare forza politica, attraverso la diffusione della coscienza della crisi dei valori e la "proposizione di una nuova società 'umana' fondata su valori morali che tutti possono accettare, e su una precisa scelta preferenziale dei poveri vecchi e `nuovi"'.

In questa proposta si evidenziano le diversità dei ruoli tra laicato e istituzione ecclesiale. Ai laici è affidato il compito di costruire la nuova società attraverso l'azione politica, mentre alla Chiesa è attribuito un ruolo di "animazione cristiana del temporale".

Estremamente positiva la considerazione della politica come "maniera esigente per attuare il precetto della carità e del servizio per i fratelli" a fronte di opinioni troppo spesso diffuse, anche in ambienti ecclesiali, che definiscono tout court la politica "una cosa sporca". La Chiesa italiana sembra volersi qualificare nella realtà sociale italiana come luogo di riflessione, di formazione e di proposta di valori: alla società essa vuole dare il suo contributo, senza surrogare ruoli per ricoprire i quali esistono già formazioni di diversa natura, come pure senza 'sposare' nessuna di queste formazioni, incoraggiando contestualmente i credenti a impegnarsi per testimoniare concretamente la propria fede attraverso azioni conseguenti in campo politico, sociale, culturale ed economico.

Le espressioni di incoraggiamento usate nei confronti dei cristiani impegnati nell'azione politica, costituiscono motivo per approfondi-

Dal mese di settembre inizieremo una serie di "speciali" sulle vie della nostra zona: storia, particolarità, caratteristiche urbanistiche, artigiani, negozi, tradizioni, scuole, luoghi di ritrovo, ditte, servizi.

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re problematiche connesse al rapporto tra fede e politica, con particolare riferimento al tema del pluralismo tra fratelli di fede. Su questi temi permangono oggi numerosi interrogativi, molti dei quali affondano le loro radici in ragioni storiche. Se da un lato è stato superato il problema dell'impegno politico dei cittadini di fede cristiana, dall'altro per i Vescovi italiani è ancora da superare "il delicato problema - per dirla con l'espressione di Mons. Giordano - della militanza di molti cristiani nei piú diversi partiti, chiusi ad ogni influsso cristiano".

Senza la pretesa di individuare nella loro complessità gli interrogativi che gli argomenti sin qui esposti possono originare, e nel tentativo di stimolare riflessioni aperte al contributo di ambienti non soltanto di ispirazione cristiana, si delineano alcuni motivi di riflessione.

Un primo motivo, che trae origine dal problema della militanza di cristiani in diversi partiti, riguarda la necessità di proseguire la riflessione sul rapporto tra fede e storia, tra fede e impegno politico, che alla luce delle esperienze condotte, e in un clima di pacato dibattito, non solo non freni, ma stimoli maggiormente, sull'invito dei Vescovi stessi, i cristiani a impegnarsi nelle trasformazioni della società, assumendosi in proprio i rischi che questo comporta, nella consapevolezza che l'operare in realtà temporali implica l'uso di strumenti temporali, e quindi laici, sui quali necessariamente si verificano pluralità di opzioni.

Se il problema non è piú da tempo quello della liceità della diversità delle opzioni temporali, allora non rimane che avviare concretamente, laddove non sia ancora avviato, il superamento di residue diffidenze, emarginazioni e scetticismi, senza contare che tale superamento, che non comporta ipotesi di legittimazioni, evita dispersioni di esperienze e di idee che possono costituire patrimoni preziosi sia per la comunità ecclesiale, sia per la società civile e politica.

Un secondo interrogativo riguarda la preoccupazione, espressa in alcuni interventi, sulla progressiva emarginazione della presenza cristiana dal contesto sociale. Analisi elaborate in anni scorsi, hanno posto in relazione la progressiva "scristianizzazione" della società italiana con la rapida trasformazione dell'Italia da Paese agricolo a Paese industrializzato, verificatasi nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale. La rapidità delle trasformazioni ha comportato pro-

blemi di adattamento anche alla

Chiesa che è stata, come del resto altri organismi, colta alla sprovvista dall'irruzione sulla realtà sociale italiana di nuovi strumenti di comunicazione, in grado di diffondere modelli di vita estranei alla tradizione cristiana che ha profondamente permeato la storia del nostro Paese. A questi problemi di adattamento si aggiungono problemi preesistenti circa la estraneità storicamente determinatasi tra la Chiesa istituzionale e le espressioni politiche e culturali del movimento operaio, esso stesso portatore, peraltro, di valori, tra i quali la solidarietà, affatto estranei al Cristianesimo.

Alla luce di queste premesse forzatamente schematiche, e soprattutto davanti alle preoccupazioni espresse da alcuni Vescovi, sarebbe interessante ascoltare sia da parte di cittadini che non si ritengono cristiani, sia da parte di coloro che cristiani dicono, o si sforzano, di essere, se individuano nella Chiesa

italiana, anche attraverso il dibattito emerso nella recente sessione della conferenza episcopale, una forza attenta alle domande che la società civile pone nell'attuale fase della storia del Paese.

In conclusione ancora un interrogativo: la XX assemblea dei Vescovi italiani si è incentrata sul tema dell'Eucaristia; ci si chiede in che misura i cristiani, ma anche i credenti di altre fedi ed i non credenti, si sentono provocati dalla tensione unitaria dell'Eucaristia, intesa come mistero di comunione che, per il suo spessore, sembrerebbe poter facilmente condurre a superare quanto meno la pigrizia intellettuale che sta all'origine di pregiudizi tuttora esistenti in ambiti diversi.

Giuseppe Argentino

( I) La sintesi della relazione, è pubblicata a pag. 3 di "Avvenire" del 27 aprile u.s. sotto il titolo: "La Chiesa italiana e le prospettive del Paese".

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7 LA PIAZZA

segue dalla prima pagina

Dopo l'euforia del trionfo, ad acque piú calme, andiamo a trovarli nella villetta di via Caltanisetta, "ornata di trofei", per una chiacchierata con Cappellari.

- Cappellari, lei è milanese?

- Sono trevigiano, ma sono a Milano da 18 anni: quando sono arrivato abitavo in Piazza Adigrat e da allora ho sempre abitato in questa zona. Come è arrivato a questo ruolo nella pallacanestro?

- Prima giocavo al "Lamber", la squadra del Centro Schuster, poi ho giocato all'Onestà; con questa squadra sono da sette anni, prima come assistant, poi da cinque anni come manager. Il BILLY è una squadra "antica", nel panorama della Pallacanestro italiana ...

- Il primo nucleo da cui è nata la società si è costituito circa nel 1921, col nome "ASSI MILANO", poi si è riversato nel '36 nella BORLETTI, che giocava nel campo di Via Washington. Col presidente Bagoncelli è nata nel '46 la società attuale, la "OLIMPIA MILANO", che ha giocato sotto le ragioni sociali della BORLETTI sino al '54, come SIMMENTHAL sino al '73, poi INNOCENTI, CINZANO, e infine BILLY dal '78. 11 Presidente Bagoncelli ha lasciato la mano nell'81, e adesso proprietaria della squadra è la famiglia Gabetti. In questa zona siamo di casa: dal '40 al '65 in Corso

XXII Marzo, poi siamo venuti qua: questa villa era dei titolari della SIMMENTHAL, la famiglia

SADA. La madre, morendo, la lasciò in uso alla società finchè avesse continuato a praticare la pallacanestro.

- Come si spiegano i continui cambiamenti di nome?

- Nel nostro sport non ci sono gli incassi del calcio, anche perchè giochiamo al chiuso: per questo dobbiamo avere un aiuto in piú. Del resto nella pallacanestro la "sponsorizzazione" è arrivata 40 anni fa, prima che nel calcio, ed è ormai tradizione che le squadre giochino col nome di una ditta.

Per noi non ci sono i limiti che ci sono nel calcio, per esempio per lo spazio del nome sulle magliette. Noi comunque abbiamo sempre

Grazie Billy !

avuto ottimi rapporti con gli "sponsor", che hanno sempre fatto il loro mestiere con molta correttezza e non hanno mai interferito con la conduzione tecnica della squadra: altri sono stati meno fortunati.

- Come spiega la maggiore presa sul pubblico della pallacanestro, rispetto ad altri giochi di squadra di origine "americana" come il baseball o il rugby?

- La pallacanestro non può certo competere col calcio, che è un gioco ormai radicato nella nostra mentalità, un gioco tipicamente italiano: tutti i bambini hanno dato dei calci a un pallone, e giocare a pallone è estremamente semplice, mentre la pallacanestro richiede piú attrezzature, per esempio il cesto, ed è piú complicato, però, come ha dimostrato anche una indagine della Demoskopea, è il 2° sport di squadra come diffusione in Italia. È uno sport giovane, fatto al chiuso, d'inverno si sta bene, è molto comprensibile, molto vivo, molto veloce.

- La stampa non sembra dare molta importanza a questo sport....

- La stampa comune, non quella sportiva o specializzata, si interessa del grandissimo evento, non ci segue nella routine, ma abbiamo fatto dei grandissimi progressi in questi ultimi anni: l'attenzione nei nostri confronti è in aumento anche da parte della grande stampa nazionale.

- Nonostante il calcio sia lo sport piú diffuso in Italia, nelle scuole è facilissimo trovare l'attrezzatura per la pallacanestro, anche se magari il campo non è regolamentare, mentre non c'è mai quella per il calcio: come spiega questa contraddizione?

- Fa parte della mentalità degli insegnanti, che sono spesso convinti che il calcio abbia scarso valore atletico e allora cercano di insegnare uno sport diverso. A me sembra comunque positivo che nelle scuole si insegni questo sport. A Milano, su iniziativa del Comune, è stato introdotto il Minibasket nelle scuole: è un gioco propedeutico, molto utile alla crescita. Se insegnato per far divertire i bambini è uno sport eccezionale, ma ahimè c'è uno sbocco agonistico, guarda-

ATTENZIONE

no a far vincere e questo è negativo. Tutte le attività sportive tra i sei e i dodici anni devono essere un gioco: l'obbiettivo deve essere far divertire i bambini, disinteressandosi al gesto tecnico; bisogna dargli degli strumenti, altrimenti è anarchia, ma senza esagerare a voler per forza la perfezione.

- Come sono i rapporti con la nostra zona?

- È un rapporto molto "asettico", perchè in zona, fino a quest'anno, non abbiamo mai fatto attività, anche se, oltre ad avere la Sede, molti giocatori abitano qui vicino, come Peterson, Gallinari, D'Antoni, Terracini. Purtroppo impianti non ce ne sono e dobbiamo fare i conti con questa realtà. Da quest'anno abbiamo preso accordi con la Virtus Ricca di via Kolbe per fare le leve gratuite con la gente che vive in zona. Sono andato io personalmente e ho concluso un accordo coi Padri, per cui noi paghiamo tutte le spese.

Le leve cominceranno con la prossima stagione: il bambino potrà venire gratis e fare attività tutto l'anno, naturalmente solo maschi perchè la nostra è una società maschile. Quelli degli anni 71-72 li prendiamo tutti, non mandiamo via nessuno, anche piccoli, grassi, magri. Per i piú anziani faremo dei provini e li prenderemo secondo le capacità. Comunque per presentarsi occorre solo il certificato di idoneità allo sport rilasciato dal medico. Con questa iniziativa non vogliamo fare della beneficenza, ma solo dare un aiuto tecnico e organizzativo, nell'interesse dello sport ma anche nel nostro interesse, perchè le società sportive hanno interesse a fare dei centri di leva.

Per questo noi siamo a disposizione di chiunque ci chieda quello che possiamo dare, non soldi o simili, ma appunto un contributo tecnico. Noi abbiamo comunque sempre curato il settore giovanile, e abbiamo un vivaio di circa 100 ragazzi, da cui abbiamo preso molti dei nostri titolari.

Nell'ultimo campionato 7/10 della squadra venivano dal settore giovanile, mentre in quello precedente erano addirittura 8 su 10. (a cura di Felice Costa)

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Società Cooperativa a Responsabilità Limitata Sede Sociale in Milano - Via Monfalcone, 42 Capitale Sociale Lit. 1.300.000

Cancelleria Soc. Comm. Tribunale Milano n. 199831

Cod. Fisc. Part. IVA n. 04873410155

C.C.I.A.A. di Milano n. 1052860

BILANCIO AL 31 DICEMBRE 1981

SITUAZIONE PATRIMONIALE AL 31 DICEMBRE

Il presente bilancio rispecchia con precisione e chiarezza la reale situazione patrimoniale ed economica, come risulta dalle scritture contabili regolarmente tenute.

N.B.: Per quanto riguarda le spese di stampa al 31/12/81 non risulta ancora spesato l'importo della fattura riguardante la stampa del giornale del mese di Dicembre.

IL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE Il Presidente IL COLLEGIO SINDACALE

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