Al LETTORI DI BAGGIO 2°
Presentiamo a voi questo numero unico che abbiamo voluto comporre in occasione del grande dibattito in corso per la preparazione del nostro Congresso Nazionale.
Ci siamo sforzati di non cadere nella retorica ma di andare alla disamina delle cose concrete. Di quelle cose che interessano soprattutto i lavoratori, i giovani, le donne, le forze del ceto medio intellettuale e produttivo.
Abbiamo così inteso di intervenire nel processo generale italiano che obbligatoriamente coinvolge milioni e milioni di connazionali.
Sappiamo tutti, perché tutti ne parlano, che il nostro Paese è coinvolto nella gravissima crisi che ha investito tutto il mondo occidentale capitalista. Incontri e scontri, analisi, esami, approfondimenti vengono esperiti per cercare di capirci qualcosa. Perché la crisi si è determinata, quali le cause, quali le responsabilità e così via. Si è parlato della necessità di un nuovo modello di sviluppo, di invertire la rotta, di sacrificarci « tutti », di cambiare cioè politica. Nulla invece si è verificato. La Democrazia Cristiana, che go-
PERCHÉ COMUNISTA
verna da quasi trenta anni, per bocca del suo « estemporaneo » segretario, il senatore Fanfani, ha detto che tutto dipende dal « non essere » dell'ordine pubblico. Pertanto la crisi dipende dalla criminalità.
Profondo errore. Enorme confusione. Crisi c'è perché c'è il malgoverno della D.C. Crisi c'è perché la D.C. ha difeso e difende gli interessi del capitale che vive sul « profitto », sulla « rendita » parassitaria, sulla speculazione più sfrenata. Crisi c'è perché la classe capitalistica e la D.C. non sono più capaci di governare.
Occorre, per uscire dal baratro, per non far precipitare il Paese in una immane catastrofe, invertire la tendenza. Cioè occorre cambiare politica. Per questo ci battiamo, per questo si battono milioni di italiani.
Per intendere questo modo di combattere nuovo, aggiornato, presentiamo questo documento. Servirà senz'altro a comprendere meglio i temi del nostro Congresso Nazionale, temi e proposte che dovrete sostenere per poter dare all'Italia, un nuovo governo, una nuova politica e, naturalmente, un nuovo avvenire.
La realtà della società capitalista impone una scelta precisa
Lo impone la realtà della società capitalistica in disfacimento, l'acutezza della crisi generale.
L'attuale nostra società è basata sulla speculazione e sull'alto profitto. La morale 'della classe dominante è arricchirsi, costi quello che costi, a danno delle grandi masse lavoratrici delle città e della campagna.
Il partito comunista vuole ribaltare questa tendenza deleteria. Il nostro partito è impegnato per un nuovo modello di sviluppo da imprimere all'attuale società. Modello di sviluppo basato sulla migliore utilizzazione delle risorse, per precise scelte prioritarie su cui concentrare tutti gli sforzi.
Obiettivi della nostra attuale azione politica riformatrice: sviluppo del mezzogiorno, capace di superare il divario fra Nord e Sud; agricoltura, per superare il grave deficit della bilancia dei pagamenti dovuto alla forte importazione di prodotti alimentari; casa, come problema sociale; scuola, come diritto allo studio; trasporti, come priorità al trasporto pubblico su quello privato.
Comunista poi, perché lo impone la realtà di Milano e del nostro quartiere in particolare.
Partito Comunista Italiano
1975230'della Liberazione
La tessera del Pci per il 1975
Il partito comunista è impegnato da sempre per rendere la nostra città a misura d'uomo, per invertire la tendenza di quella politica sostenuta dal centro sinistra che di fatto ha saccheggiato la città rendendola sempre più nemica dell'uomo.
Per questa precisa politica ti invitiamo a diventare comunista e a ritirare la tessera 1975.

ADERISCI AL PARTITO DI GRAMSCI E DI TOGLIATTI.
La questione comunista
La questione comunista, cioè la presenza nel nostro Paese, di una grande forza organizzata come il PCI e quindi, di larghe masse popolari che aderiscono alla sua politica; è il principale problema politico che è sempre rimasto presente sino dalla Liberazione e che tutt'ora è irrisolto.
Il PCI, un Partito che è stato, il principale artefice della lotta antifascista prima, della costituzione della Repubblica e della elaborazione della nuova Costituzione poi, e attualmente il principale animatore della lotta per la trasformazione democratica e socialista del Paese.
L'azione di tutti i governi democristiani: dal 1947 — con il primo governo De Gasperi — in poi furo-
no tesi, alla ricostituzione del potere economico—capitalistico nel nostro Paese, con l'appoggio delle forze reazionarie all'interno e all'esterno dell'imperialismo americano; • si erano posti come obiettivo preminente: l'isolamento e l'emarginazione del PCI dalla scena politica nazionale. Anche dopo il fallimento di questo obiettivo ambizioso, da parte dei governi centristi — a questo riguardo. a nulla è valsa la repressione scel• biana, la Legge-truffa e Tambroni — si è tentato con i governi di centro. sinistra di tendere allo stesso obiet tivo, attirando nell'area governativa socialisti, sempre al fine, di ottener il consenso delle larghe masse pop (segue in ultim
IL DIRITTO DI VOTO A 18 ANNI
Una conquista di democrazia e di partecipazione attiva di milioni di giovani
Noi giovani ci troviamo a vivere contraddizioni enormi in questa società. Per questo da tempo ci siamo organizzati, studenti, operai, giovani ed abbiamo dimostrato di possedere una coscienza civile e politica, una maturità di giudizio e di scelta, cui solo la nostra classe dirigente e le forze più reazionarie del Paese tentano di negarne l'entità. Costoro sono gli stessi a rammentarci poi i doveri e le Leggi a cui, come diciottenni, siamo soggetti.
Fungano alcuni fatti, tra i numerosi, ad esempio: a 18 anni si acquista la pienezza della capacità penale (cioè si può perseguire e si è perseguibili per legge) e si ha l'obbligo di prestare servizio militare, o
meglio subirlo per mesi e mesi come un lungo periodo di depressione fisica e psichica. Abbiamo inoltre il dovere di difendere la patria, il che significa, bene o male, che lo stato riconosce la maturità del diciottenne e la sua piena coscienza sociale; ma, colmo delle contraddizioni, gli nega lo strumento per esprimersi nel diritto che è alla base di ogni democrazia: IL DIRITTO AL VOTO!
Siamo altresì consci, a parte il discorso di principio, che il problema non è puramente giuridico; noi siamo coscienti che, in una situazione critica come quella attuale, la conquista del voto ai diciottenni costituisce un importante contributo al
Grande convegno internazionale sui problimi della donna
I partiti comunisti dell'Europa capitalista hanno organizzato a Roma, nei giorni, 16-18 novembre 1974, un grande convegno per dibattere specificamente i problemi delle masse femminili di tutti i paesi europei ed indicare soluzioni valide sia a livello generale sia per le singole realtà nazionali.

Il PCI ha voluto organizzare una grande manifestazione popolare ed internazionalista sul problema della condizione femminile, confermando l'appassionato interesse che, fin dalla loro fondazione, i partiti marxisti hanno sempre dedicato alla donna.
Limiti di tempo e di spazio non ci consentono un resoconto dettagliato della manifestazione né, tantomeno, una analisi dei suoi risultati.
Prendiamo tuttavia, sin d'ora, l'impegno di aprire un dibbattito sull'argomento. Vogliamo ora segnalare brevemente alcune delle conclusioni proposte dal compagno Berlinguer nel suo intervento.
Lo sviluppo del capitalismo, ha osservato Berlinguer, non risolve la
questione femminile. Il capitalismo porta a superare alcune tradizioni e costumi propri dei regimi sociali precedenti ed immette nel circolo della vita sociale grandi masse di donne che prima ne erano escluse.
Ma il capitalismo conserva e per certi aspetti accentua la condizione di inferiorità della donna. Intanto esso non è capace di sancire neppure sul piano giuridico formale -il principio che all'uomo ed alla donna deve essere riconosciuta pienamente la parità dei diritti.
Il compagno Berlinguer ha sottolineato con vigore, l'impegno dei comunisti italiani a battersi per un insieme di rivendicazioni concrete dirette ad ottenere conquiste, sia pure parziali, ma sentite e significative sulla via dell'emancipazione della donna, quali, ad esempio, la realizzazione piena, in tutti i campi della vita civile e della famiglia, della parità giuridica; il diritto ad un lavoro stabile; la qualificazione professionale e la conquista di retribuzioni e trattamenti uguali per lavori uguali; lo sviluppo dei servizi sociali e di
rinvigorimento delle istituzioni dello Stato democratico.
La partecipazione attiva di ampie masse giovanili alla vita sociale e politica, indipendentemente dall'indirizzo del voto, non rappresenterebbe un freno, bensì una potente forma di aiuto per attenuare l'innegabile frattura che oggi esiste fra le istituzioni e le masse popolari.
La conquista del voto ai diciottenni, per le conseguenze politiche che comporta, infierirebbe un duro colpo alle forze reazionarie che tentano di fermare da sempre il graduale rinnovamento della nostra democrazia.
Ed è in nome della democrazia che noi oggi affrontiamo questa batta-
glia per la conquista di un diritto civile che ci è stato finora negato, stabilendo un nuovo rapporto tra istituzioni e giovani, e contribuendo a risolvere i problemi gravi del nostro Paese e di cui anche noi, forse soprattutto noi, subiamo le conseguenze. Non dimentichiamoci infatti le dimensioni macroscopiche che ha assunto la crisi della disoccupazione giovanile, della qualificazione professionale. La risposta a questi e ad altri problemi pensiamo che sarà tanto più valida quanto più le nuove generazioni sapranno comprendere il nesso esistente tra la nostra battaglia e il piano di lotta che le organizzazioni del movimento dei lavoratori perseguono.
consumi collettivi che allevino le fatiche dei lavori domestici; provvedimenti legislativi e misurpratiche che affermino il valore sociale della maternità.
Riaffermando l'impegno a tornare ampliamente sull'argomento vogliamo chiudere queste brevi note con alcune illuminanti parole di Lenin: « Far partecipare la donna al lavoro sociale produttivo, strapparla alla schia-
vitù domestica, liberarla dal peso degradante ed umiliante eterno ed esclusivo dell'ambiente della cucina e della camera dei bambini; ecco qual è il compito principale. Sarà una lotta lunga perché esige la trasformazione radicale della tecnica sociale e dei costumi.
Ma si concluderà con la vittoria completa del comunismo ».
(Pravda, 7 marzo 1920)
Una attenta analisi, uno studio responsabile dei più gravi e pressanti problemi del nostro Quartiere, sono stati prodotti dal COMITATO GIOVANILE DI QUARTIERE BAGGIO II.
Questo studio viene offerto ai cittadini, alle donne, ai giovani affinché ne acquisiscano coscienza e si impegnino ad appoggiare la lotta che ver-
rà intrapresa per fare di Milano una città a misura dell'uomo e del nostro quartiere Baggio II un angolo moderno della città ove si possa vivere in modo civile, democratico e partecipato.
Per gentile concessione ne approntiamo la pubblicazione sicuri di fare cosa grata alla nostra popolazione.
PUBBLICHIAMO LA PIATTAFORMA DEL COMITATO GIOVANILE DEL QUARTIERE BAGGIO 2°
Il Comitato Giovanile di Quartiere Baggio 2°, dopo aver analizzato le condizioni di vita della gioventù e di tutti gli abitanti del Quartiere, considerata la pressoché totale carenza di strutture materiali di servizi sociali, di attrezzature culturali, fattori che determinano nel nostro contesto una realtà di quartiere-dormitorio privo di qualsiasi forma associativa, ha elaborato, unitamente ad altri cittadini di ogni estrazione sociale una
PIATTAFORMA RIVENDICATIVA di tutta la popolazione del Quartiere Baggio 2°, che verrà inviata alla Amministrazione Comunale, al Consiglio di Zona 18, alle forze politiche, sindacali, associative, ecc...
Noi giovani vogliamo che si prenda coscienza delle realtà negative che noi denunciamo e la cui esistenza è causata per precise responsabilità politiche ed amministrative che noi individuiamo nell'errata azione politica ed amministrativa del COMUNE DI MILANO, affinché sia data immediata soluzione ai vari problemi che colpiscono in modo particolare le giovani generazioni ad iniziare dal 1° anno di vita.
La piattaforma dei problemi prioritari e sentiti da ttitta la popolazione e che il Comitato Giovanile di Quartiere ha definito, si articola nei seguenti punti:
1) L'edilizia popolare
A questo proposito denunciamo con forza e decisione, la sopravvivenza delle CASE MINIME di Via Forze Armate (dal 177 al 185) , edifici ormai putridi, in cui si abita contro ogni forma igienica e sanitaria più elementare e chiediamo che siano realmente spesi i 18 miliardi previsti e stanziati con deliberazione del Consiglio Comunale, per la costruzione di nuovi edifici alle spalle delle case minime stesse e che vi si stabilizzino gli attuali, abitanti ad affitto politico; inoltre che queste case siano abbattute e che lo spazio che risulterà libero sia adibito a verde attrezzato per lo svago ed il tempo libero ed a campi gioco per bambini, di cui il nostro quartiere è totalmente sprovvisto.
Chiediamo che la cascina di via Sella Nuova, in via di disfacimento, sia ristrutturata e che diventi la « Sede di un Centro Civico di animazione e vita collettiva », da tanti anni richiesto.
Siamo contrari alle vendite frazionate delle case dell'« Immobiliare Nova » di via Forze Armate, via Sel-
la Nuova e appoggiamo la lotta degli inquilini che si oppongono a questa politica reazionaria.
Per quel che riguarda la scandalosa speculazione sull'area di via Mar Nero, 2, esigiamo che venga applicato e rispettato il deliberato del Piano Regolatore generale della Città di Milano del 1953, che prevede la costruzione di scuola materna ed asilo nido.
In generale poi chiediamo « L'applicazione effettiva » della Legge sulle case, la n. 865 e la ex Legge 167 sull'edilizia popolare nel nostro Quartiere e la definitiva redazione del nuovo Piano Regolatore Generale della Città che salvaguardi tutti gli interessi primari dell'uomo e blocchi una volta per sempre la speculazione privata parassitaria.
Piazza Baracca, sottraendo, per questo motivo buona parte dell'utenza e risultando, nelle ore di punta, sovraffollato e quasi inservibile.
Quindi chiediamo il mantenimento del « Tram 18 » ed anzi il suo prolungamento fino a raggiungere la circonvallazione ed oltre in modo da ottenere una linea di tipo tangenziale ausiliaria alla Metropolitana, consentendo così la soppressione dell'autolinea 67 e la ristrutturazione delle altre linee « 54 », « 49 », « 63 » e la contemporanea effettiva economia di gasolio, con due vantaggi: si aiuta la bilancia dei pagamenti e non -si inquina la città.
3) Piazza d'armi
a) Per quel che riguarda la vasta area verde e libera, finora adibita ad esercitazioni militari, compresa tra l'Ospedale « ANEA », la Cascina S. Barbara, e l'ospedale S. Carlo, ed essendo questa in vendita, chiediamo che sia acquistata dal Comune di Milano e che venga utilizzata per costruirvi: verde attrezzato, in un parco cittadino di collegamento fra centro e periferia con allogati ed immersi, servizi sociali, ricreativi, culturali, sportivi, di cui il nostro Quartiere è pressoché totalmente mancante.
2) Trasporti
a) In vista di una ristrutturazione ormai indilazionabile e tanto necessaria dei trasporti della zona Forze Armate-Baggio, consideriamo un errore madornale eliminare la linea tramviaria « 18 » perché « modestamente » utilizzata.
Infatti la linea è INTERAMENTE doppiata dall'autobus 67 che penetra in città fino alla circonvallazione, in
b) t necessaria l'immediata apertura del tratto stradale che collega via Zurigo con via Bagarotti, per alleggerire il traffico caotico lungo la via Forze Armate. Chiediamo inoltre, la realizzazione immediata della delibera del Consiglio Comunale riguardante la linea circonvallazione « 90-91 », arteria fondamentale del traffico milanese, da trasformarsi in linea tranviaria su sede propria.
Come linea generale di riforma deve essere privilegiato il mezzo pubblico su quello privato; quello su rotaia contro quello su gomma; quello di superficie su quello interrato.
Quest'area se adeguatamente attrezzata di servizi di tale genere potrebbe contribuire a trasformare il presente quartiere dormitorio e ren-
derlo più umanamente abitabile conseguentemente con standards ur banistici soddisfacenti.
b) Intendiamo sottolineare l'im portanza di una indispensabile b' blioteca pubblica di cui il quartier è sprovvisto e di un Centro cultr rale-ricreativo comunitario attrezzat di ritrovo per noi giovani e per i mi no giovani.
LA PIATTAFORMA segue a pag. 4

Un quartiere dimenticato dal centro sinistra: i suoi problemi e le proposte di soluzione
Un aspetto del cantiere di via Mar Nero: ecco come può sorgere un complesso residenziale senza licenza edilizia legalizzata
4) Attrezzature sportive e ricreative
Chiediamo che si concluda a brevissimo termine il misterioso « iter » burocratico che ha bloccato la realizzazione — deliberata dal Consiglio Comunale in data 11 dicembre 1973 — dello stanziamento di L. 62.200.000 per l'attrezzamento a verde e campi gioco del lotto 9 (legge 167) situato sulla via F. Armate all'altezza di via Nikolajevka, che comprende un'area di 18.600 mq. Chiediamo che venga avviata dal Comune di Milano una politica programmata riguardante l'attività sportiva atta a realizzare impianti efficienti e tale da assicurare agli abitanti:
la medicina sportiva nel quartiere; una azione promozionale da parte del Comune per l'estensione delle attività sportive attraverso corsi, discipline sportive, ecc...; la completa gratuità degli impianti.
e) A questo proposito chiediamo che divengano accessibili gratuitamente a tutti i giovani le attrezzature del centro sportivo Kennedy di via Olivieri.
5) Scuole
Considerata la cronica mancanza di edifici scolastici nel nostro Quartiere, che dispone soltanto di 3 scuole materne, 3 scuole elementari, 1 scuola media inferiore, nessuna scuola media superiore, chiediamo:
L'immediata realizzazione del Centro Scolastico Polivalente previsto in via Fratelli Zoia.
La rapida costruzione di almeno una scuola media inferiore, per soddisfare per lo meno le esigenze primarie dei ragazzi da 11+13 anni del nostro Quartiere, parte dei quali è dirottata in altre zone — particolarmente presso la scuola media « Galileo Ferraris » di via Ugo Pisa — vedendo aumentare il peso del costo scolastico a causa del prezzo del trasporto pubblico e privato ed il pericolo alla incolumità dei ragazzi stessi che invece vanno a piedi.
A questo proposito chiediamo nel frattempo l'istituzione immediata del servizio pulmann gratuito per tutti coloro che sono costretti a frequentare scuole al di fuori del quartiere, che distano alcuni chilometri, con strade molto pericolose.
Questo tenuto conto dell'esistenza di una Legge regionale del 9 settembre 1974, n. 59 « Norme per l'attuazione del diritto allo studio », art. 2, comma g) che prevede appunto, il trasporto gratuito per gli alunni della scuola dell'obbligo.

t necessaria la graduale e nello stesso tempo rapida realizzazione del « tempo pieno » nelle scuole elementari e medie, inteso, oltre che come intervento di assistenza per le madri che lavorano, come sperimentazione di scuola di educazione completa, di sviluppo di attività culturali, ricreative, artistiche, sportive e di
ulteriore contatto con il mondo sociale.
Ugualmente necessario lo sviluppo della scuola materna la quale deve fornire ai bambini le prime abilità linguistiche, espressive, motorie e superare le disparità esistenti tra i bambini, per permettere a tutti di entrare alle elementari in condizioni di parità. Nel nostro Quartiere mancano circa 300 posti.
In generale quindi chiediamo lo sviluppo quantitativo e qualitativo dell'edilizia scolastica (rifinanziando urgentemente la legge 641 sulla costruzione di edifici scolastici) e l'estensione della scolarità, sulla via indicata della conquista delle « 150 ore » dei metalmeccanici e di altre categorie di lavoratori.
6) Occupazione giovanile
Il Comitato Giovanile di Quartiere sente la necessità di affrontare questo attuale e pressante problema che, se grave per il Paese, sta diventando drammatico per il settore giovanile, il più colpito dall'attacco ai livelli di occupazione.
Tenuto conto anche della assoluta mancanza di fabbriche e aziende nel nostro Quartiere (classico quartiere dormitorio) , chiediamo che l'Amministrazione comunale intraprenda attività promozionali per la costruzione di strutture industriali, in modo da contribuire all'occupazione giovanile in senso positivo e a modificare il negativo indirizzo e processo di terziarizzazione dell'economia milanese.
A tal proposito è propizio il momento, sussistendo la volontà politica, di inserire questo discorso, in parte nuovo, nell'attuale intenso dibattito di elaborazione e di definizione del nuovo Piano Regolatore Generale della Città.
Un altro problema da affrontare è quello del credito, la cui drastica riduzione pone in difficoltà quelle piccole e medie aziende che sono la struttura industriale più importante della provincia di Milano. Inoltre poniamo l'accento sul fatto che la stretta creditizia ingabbia le iniziative sociali e la realizzazione delle opere relative, contribuendo così ad aggravare la situazione che è già di per sé pesante.
Il Comitato Giovanile di Quartiere di Baggio 2° è concorde nell'individuare nell'errato sviluppo economico gerierale, imposto dalla classe dominante a tutto il Paese, e locale, milanese, la causa di questo preoccupante stato di cose, così come concorde è la richiesta di una azione unitaria per imporre al Comune l'inderogabile necessità di mutare gli indirizzi amministrativi, politici ed economici adottati finora e che hanno ridotto i quartieri cittadini, soprattutto quelli periferici, a entità urbanistiche prive o carenti dei più elementari servizi pubblici e sociali.
Le prigioni di stato Italiane hanno conquistato un primato, per la prima volta nella loro storia stanno custodendo un generale d'armata; lo stanno custodendo con tutti i riguardi certo, affinché non abbia a sentirsi troppo solo, e per questo lo portano spesso all'ospedale dove egli scrive i suoi memoriali prima di essere interrogato. Lo hanno fatto viaggiare da Roma a Padova, e poi, dopo qualche tempo, lo hanno fatto ritornare indietro per vedere se si poteva trovare una scappatoia, la destra fascista si è affrettata ad offrire la propria copertura politica all'ex capo del SID.
È la seconda volta nell'ultimo decennio che settori e uomini del SID
piacenti che lasciarono più ombre che luci in una pratica di omertà. di debolezze di ricatti che non si ebbe il coraggio, la forza o la volontà di liquidare fino in fondo.
L'arresto e l'incriminazione del generale Vito Miceli è un episodio senza precedenti nella storia politica e militare italiana, è in primo luogo la conferma della pericolosità delle minacce gravanti sull'ordine repubblicano da quando oltre cinque anni fa, ebbe inizio la strategia della tensione.
E ciò per l'enormità delle accuse « organizzazione di un'associazione segreta di militari e civili miranti a provocare un'insurrezione armata ».
La gravità di queste accuse fa immediatamente intuire che ci devono essere state delle coperture di carattere politico o delle silenziose connivenze senza le quali non avremo assistito dall'aprile del 1969 ad una serie di sanguinosi attentati ed a uno stillicidio di inchieste senza fine.
L'impunità assicurata a gran parte degli esecutori e ai mandanti delle carneficine di questi cinque anni, ha origine dolosa e va fatta risalire all'inerzia, alla tolleranza e alle macchinazioni di ambienti autorevoli dei servizi di spionaggio.
Basti soltanto portare gli esempi dei contatti diretti avuti da Miceli, capo del SID, con Valerio Borghese, giudicati a posteriori con risibili « esigenze di servizio » e comunque tenuti nascosti ai superiori; o Guido Giannettini, il giornalista fascista, incriminato come corresponsabile della strage di piazza Fontana, uomo di fiducia del SID, e come tale stipendiato anche dopo l'emissione del mandato di cattura; indizi e prove che avrebbero consentito di scoprire con anni di anticipo la matrice nera degli attentati, sottratti o manipolati per disorientare i magistrati.
Ecco le sconcertanti rivelazioni che hanno consentito di stringere il cerchio del sospetto attorno al generale di corpo d'armata finito in galera sotto l'accusa di aver ordito un colpo di stato.
A questo punto a noi interessa vedere di quali coperture politiche si è avvalso questo generale fellone, responsabilità politiche che hanno coperto le mene dell'imputato e del gruppo di potere che egli aveva costituito all'interno del SID.
si rivelano essere stati coinvolti negli attentati alle istituzioni democratiche. Già nel 1964 l'affare De Lorenzo scoprì il marcio prodotto dagli illeciti rapporti tra i vertici politici e certi settori dell'amministrazione statale. E non soltanto perché le mene di De Lorenzo non sarebbero state possibili senza autorevolissime complicità, ma perché l'utilizzazione dei servizi di spionaggio a fini di parte restò sostanzialmente impunita grazie ad inchieste parziali e com-
Esse paiono per il momento concentrarsi sulla gestione Tanassi, giacché è nel periodo in cui il presidente del P.S.D.I. era ministro della difesa, sono chiamati in causa il ministro democristiano Restivo, titolare del ministero degli interni, e l'onorevole Colombo presidente del consiglio all'epoca in cui Borghese tentò il colpo al Viminale.
Vediamo in particolare che la lunghissima gestione di Tanassi del Ministero della Difesa è stata caratterizzata dalla copertura delle attività illegali di persone e organi di sicurezza; basterà citare al riguardo (segue in 5')
Vogliamosaperequalisono i legami tra il generale Miceli e il potere politico
Il COMITATO GIOVANILE DI QUARTIERE
il comitato giovanile di quartiere ringrazia la sezione
Visconti del P C I per lo spazio concessoil generale Miceli prima dell'arresto
Due amministrazioni a confronto:
CENTRO SINISTRA A MILANO SINISTRA A BOLOGNA
Questo semplice confronto mette in evidenza la macroscopica differenza tra le amministrazioni di Bologna e quelle di Milano
Parlare di una città significa parlare soprattutto delle sue strutture comunitarie, dei suoi servizi sociali, cioè, primariamente, della tutela degli interessi della stragrande maggioranza dei cittadini.
Con questo numero unico, noi comunisti di Baggio 2°, abbiamo affrontato abbondantemente le nostre questioni, i nostri temi: cioè le carenze, i bisogni insoddisfatti, le concrete proposte di soluzione che nascono dall'essere periferia milanese. Abbiamo spiegato come il nostro quartiere dormitorio sia un derivato di una precisa scelta di classe che ha privilegiato la speculazione, un modo chiaro di fare cultura da parte della classe borghese e delle « sue » forze politiche che hanno governato e sgovernato la città di Milano nel corso degli ultimi 25 anni.
Per avere chiarezza, per assumere coscienza, della necessità di un nostro impegno preciso vogliamo qui porre in evidenza lo stato di essere di due città: Milano e Bologna. Assieme a voi vogliamo mettere due città italiane a confronto. Non però confronto retorico, ma reale, che vuole esaminare temi e problemi concreti della popolazione per poter toccare con mano due diverse realtà.
Molteplici e vari sono i settori d'intervento di una amministrazione comunale. Non li affrontiamo tutti.
Vogliamo attrarre la vostra attenzione su alcuni, i più interessanti, verso i quali il dibattito si è sviluppato maggiormente nel corso degli ultimi tempi.
Il Bilancio di previsione
L'Amministrazione comunale bolognese attraverso questo strumento si pone precisi obiettivi da realizzare tenendo attentamente conto della situazione economica generale e cittadina, della necessità di difendere il tenore di vita dei lavoratori e di assicurare ad essi i servizi sociali indispensabili. Mentre il grave aumento dei prezzi colpisce le famiglie, falcidiando il loro potere di acquisto, i servizi forniti dal Comune debbono anzitutto tendere ad integrare i più bassi redditi familiari. Così a Bologna verrà mantenuta la gratuità del trasporto pubblico, secondo le modalità già in vigore, sarà estesa l'assistenza agli anziani, verrà ampliata la rete delle scuole per l'infanzia, saranno istituiti nuovi poliambulatori e soprattutto cura particolare verrà attuata per sostenere lo sviluppo produttivo che si realizzerà utilizzando una parte cospicua delle risorse previste per l'anno 1975. Circa 10 miliardi verranno impiegati per il sostegno dello sviluppo produttivo in direzioni che si ritengono essenziali: aree industriali, centri commerciali, palazzo dei congressi, interporto, centro alimentare. Cioè un bilan-
cio contro la crisi economica che qualifica la spesa, che è principalmente rivolta all'istruzione, ai servizi sociali, allo sviluppo economico, all'igiene pubblica. La spesa totale dal 1974, passerà nel 1975 da 95 a 111 miliardi con un aumento del 16,9%.
Che dire invece del Bilancio di previsione del Comune di Milano? Giriamoci intorno, il bilancio di Milano lo viviamo tutti i giorni con la somma di tutte le carenze e di tutti i bisogni insoddisfatti del nostro quartiere dormitorio. Un primo giudizio è questo: mentre, come abbiamo visto, il Bilancio di Bologna è contro la crisi e contro l'inflazione, il Bilancio di Milano è per la crisi e per l'inflazione in quanto in esso si prevede un consistente aumento delle tariffe di tutti i servizi pubblici (acqua, nettezza urbana, servizi sportivi, refezione scolastica, prezzo del latte, energia elettrica, prezzo del tram) , con una scelta grave antipopolare perché tutti gli aumenti graveranno soprattutto sui bilanci familiari dei lavoratori.
In secondo luogo, il Bilancio di Milano è negativo, perché in esso registriamo una inaccettabile riduzione della spesa, mentre i bisogni aumentano, in settori importanti: si prevedono, per esempio, 1,3 miliardi in meno per l'istruzione e la cultura, 4,7 miliardi in meno per le attività sportive, la ricreazione, il tempo libero, scompaiono addirittura 910 milioni destinati agli asili nido (Milano ha un solo asilo nido comunale, Bologna alla fine del 1974 ha 30 asili
investimenti verso i settori casa, scuola, servizi sociali ed igienici. Permettete, sui Bilanci, un'ultima considerazione. Mentre il Bilancio di Bologna è frutto di un ampio dibattito fra la popolazione che lo ha trattato in assemblee popolari e di categoria, che ha interessato per tempo tutti i Consigli di Quartiere; quello di Milano è frutto soltanto di un gruppo ristretto della « maggioranza del centro-sinistra » e l'unico dibattito è quello che si è svolto, con molta celerità, nella sala del Consiglio Comunale. La popolazione milanese e, fatto più grave, tutti i Consigli di Zona, sono stati messi di fronte al fatto compiuto.
AFFARE SID
(segue da pag. 4) l'indebita custodia dell'enorme archivio spionistico del SIFAR, e il rozzo e offensivo diniego di informare dettagliatamente il parlamento.

Ecco cosa riesce a combinare questo esimio socialdemocratico sempre pronto ad accusare i comunisti di essere al di fuori dell'arco democratico costituzionale.
E le responsabilità della D.C.?
Non è certamente passata innosservata l'irritazione mostrata da alcuni dirigenti D.C. per il coinvolgimento di Miceli, il quale è stato uomo di fiducia non solo del « democraticissimo » Tanassi, ma anche di dirigenti democristiani, e in particolare di Piccoli, non dimentichiamo che Piccoli era segretario della D.C. nell'anno d'oro della strategia della tensione.
Strategia della tensione che si basava soprattutto sulla teorizzazione degli opposti estremismi.
Ormai questa teoria ha perso qualsiasi supporto valido, il movimento democratico ha smascherato i golpisti che firmavano rosso gli attentati. Ha smascherato pure le persone che essendo « al di sopra di ogni sospetto » erano in realtà complici delle trame eversive.
I limiti della rozza ideologia dei golpisti, hanno impedito un'analisi realistica dello stato di maturità e di responsabilità non solo del nostro partito, ma della stragrande maggioranza dei cittadini.
nido per 1.800 bambini) . Sconfortante la situazione finanziaria delle Aziende milanesi municipalizzate che registrano perdite per cattiva amministrazione, come nella SEA, l'Abetina, la SO.VE.CO., la M.M., l'Ortomercato.
Nessuna previsione consistente e seria per lo sviluppo economico si può leggere nel Bilancio di Milano per cui preoccupazioni abbiamo per quanto riguarda una seria politica di
Prima conclusione: due diversi interessi da tutelare, due diversi modi di fare politica. A Bologna con i lavoratori, a Milano contro i lavoratori.
A noi piacciono le cose concrete e per fare concretezza, vogliamo concludere questa breve nota, sul modo diverso di amministrare, esaminando qualche settore d'intervento del comune.
(segue in 6°)
Quello che ora ci proponiamo, è fare in modo che tutte le forze democratiche si impegnino affinché escano allo scoperto tutti i responsabili delle trame eversive, affinché non si perdano nei meandri dei soterranei della burocrazia le pratiche processuali, affinché non si ripetano i casi Valpreda, affinché vengano colpite tutte le deviazioni degli organi della Repubblica, deviazioni originate dalla più grave di tutte e che è la generale deviazione del sistema di potere D.C.
Due amministrazioni
Problema della casa
A Bologna il vasto programma di interventi della Giunta di sinistra, assicura una edilizia economica e popolare, pari al 40% di tutta la produzione edilizia, sono operanti il P.R.G. ed il Regolamento Edilizio, il Piano di applicazione della legge 167 ha permesso, negli ultimi quattro anni, l'esproprio di una superficie pari al 10% dell'intero territorio comunale, ed un'efficace intervento nel « centro storico » per la conservazione, non solo della struttura urbana, ma anche degli attuali abitanti, come concreto esempio indicativo a livello nazionale ed europeo.
A Milano invece regna incontrastato il «.caos dell'edilizia ». Siamo senza Piano Regolatore e senza Regolamento Edilizio aggiornati per cui metà e più città è costruita in « precario », cioè fuori legge. La speculazione è sovrana (vedi la « Viridiana » costruita su terreno agricolo, i nuovi palazzi di via Mar Nero, 2, costruiti su un'area dove dovevano sorgere la scuola materna e l'asilo nido) per cui si impone una nostra maggiore presenza di cittadini per invertire la tendenza negativa ed ottenere in vià prioritaria il Piano di applicazione della legge 167 per l'edilizia economica e popolare, il nuovo Piano Regolatore, il nuovo Regolamento edilizio e nuovi e massicci investimenti del Comune per permettere un notevole incremento del programma di costruzione di case per lavoratori ad equo affitto.
Problema della scuola
Che Bologna sia all'avanguardia è ormai riconosciuto da tutti. Un solo dato vogliamo portare: nella scuola materna tutti i bambini bolognesi hanno un posto assicurato. A Milano invece... a Baggio 2° poi, non ne parliamo.
Doposcuola comunali e tempo pieno
A Bologna sono state costruite 517 classi con oltre 13.000 alunni che le frequentano, una altissima percentuale della popolazione scolastica. A Milano invece... basta guardarsi attorno: doppi turni, sovraffollamenti, aule fuori zona, ecc...
Poliambulatori
A Bologna nel 1975 ne funzioneranno 16, nel 1973 e 1974 ne sono stati realizzati undici, per cui il problema della medicina preventiva è stato affrontato seriamente. A Milano invece... ne esisteva uno a Baggio
REDAZIONE:
Pin Sergio
Colombo Domenico
Barboni Gennaro
Impedovo Michele
Cognetti Leonardo
Sezione F. Visconti del P.C.I.
Via delle Forze Armate, 179
e non si sa se funziona ancora. Per il centro-sinistra di Milano la salute dei cittadini non è « sacra ».
Verde pubblico
Ogni cittadino -bolognese dispone già oggi di 8 metri quadrati di verde pubblico, il -Piano Regolatore Generale' vincola à verde pubblico altri 40 metri quadrati per abitanté. A Milano invece il verde pubblico è inferiore al metro quadrato per abitante e le poche aree rimaste non vengono salvaguardate e la speculazione seguita la sua azione incontrastata di contaminazione. Invece di alberi sorgono fungaie di cemento armato (vedere la Socogene di Via Nikolajevka e Mar Nero) .
Terminiamo. Lasciamo il resto alla vostra immaginazione.
Viviamo in una società capitalistica ove il « profitto » è alla base di tutto. Questo modo di agire contrasta con gli interessi della stragrande maggioranza dei cittadini. Soltanto la speculazione, la rendita parassitaria, vengono privilegiate. I consumi collettivi subiscono duri contraccolpi. Solo l'avanzata unitaria delle forze popolari e democratiche, la loro lotta, possono invertire la tendenza.
Abbiamo visto due modi diversi di fare politica. Due modi diversi di affrontare i problemi della città, della sua popolazione.
Due modi diversi di intervenire nella difficile congiuntura italiana.
Bologna: un modo positivo che privilegia ed incrementa uno sviluppo economico equilibrato della città e della sua area metropolitana e che combatte l'inflazione. Cioè la « programmazione » diventa realtà.
Milano: un modo negativo, che perpetua il caos urbanistico, che accelera gli aspetti negativi che hanno determinato la attuale crisi economica e che agisce negativamente sul processo inflazionistico, che, in ultima analisi, attacca il già precario potere d'acquisto delle masse lavoratrici facendo mancare ad esse i primari e fondamentali servizi sociali. Cioè la presunta « programmazione milanese » era improntata soltanto di risibili velleità, sfumate con le prime nebbie padane.
Non ritenete necessario trarne fin d'ora le necessarie conseguenze?
Concludiamo con una informazione. A primavera si voterà per rinnovare il Consiglio Regionale, il Consiglio Provinciale ed il Consiglio Comunale della Città. Forse si voterà anche per eleggere i nuovi Consigli di Zona. Votate con intelligenza.
L'ITALIA E IL PETROLIO
E' necessario si stabilisca un nuovo rapporto tra l'italia e i paesi produttori di materie prime
Il rapporto nuovo stabilitosi in questi ultimi anni in materia di costi delle materie prime, ha avuto senza dubbio un effetto detonatore dei problemi interni ai paesi capitalistici. Come ciò è potuto accadere e le responsabilità delle gravi ripercussioni che si hanno oggi (es. problema petrolifero) hanno una diversa interpretazione, ciò secondo l'interesse che sta dietro a chi assume una posizione.
Io vorrei in questo breve scritto porre essenzialmente due questioni l'una è la giustezza degli aumenti delle materie prime, in particolare del petrolio; l'altra, la via per i popoli dei paesi capitalisti di uscita da questa crisi.
La giustezza di questo nuovo rapporto tra paesi produttori di petrolio e costo del prodotto, sta nella legittimità per ogni Stato, di fissare il prezzo di un suo prodotto in modo da consentire un miglioramento delle condizioni di vita del proprio popolo. Nel passato le compagnie petrolifere (chiamate 7 sorelle o signore del petrolio) , quasi tutte americane, non pagavano praticamente nulla ai paesi arabi per l'estrazione del petrolio, infatti, il greggio costava alle compagnie solo 10 centesimi di dollaro per ogni barile (cioè 62 lire italiane ogni 185 litri) , oggi il costo del greggio, si è attestato sui 7-8 dollari al barile (4.500-5.000 lire italiane ogni 185 litri) .
Il vecchio prezzo del petrolio, condannava alla miseria i paesi esportatori di petrolio, che in cambio del prodotto non ricevevano che pochi dollari, inoltre l'inflazione faceva diminuire ulteriormente il valore dei dollari ricevuti. Mentre accadeva tutto ciò ai popoli arabi, le compagnie petrolifere accumulavano ingenti profitti, pagando praticamente a costo zero il greggio, ed immettendo i derivati sul mercato ad un alto costo (si potrebbe come esempio fare questo paragone: Il petrolio costava 0,33 lire al litro, la benzina veniva venduta in Italia a 152 lire al litro) . Questa situazione ha permesso anche il grave spreco che si è fatto in tutti questi anni di petrolio.
Se nel passato il massimo consumo di petrolio, non ha comportato ai paesi consumatori (USA, Europa
Nell'ottobre del 1964 sono state pubblicate queste righe nel giornale di Baggio 2° a noi sono sembrate indicative.

El ciciarun
Cari Baggesi dobbiamo stare attenti nel mettere troppa carne sotto i denti, ora capirete, con questa crisi in atto, dobbiamo mangiare solo per contratto. Il centro-sinistra ha fatto ben capire che con troppa carne si può anche morire. Moro ha poi detto, che con i nostri denti, gli roviniamo la « Bilancia dei Pagamenti », e per la carne,i soli denti buoni sono soltanto quelli dei ricconi. Ma noi Baggesi proponiamo un patto; che siano loro a mangiare per contratto se poi molta carne ci fa male saremo ben contenti di finire all'ospedale
e Giappone) ripercussioni economiche negative, oggi si pone per tutti i paesi il problema di un razionale utilizzo. Si calcola infatti che per la sola voce petrolio passeranno dai paesi consumatori ai paesi produttori 50 mila miliardi (di lire) ogni anno, per l'Italia si tratta di 3-4.000 miliardi l'anno, e ciò costituisce un grave peso per la bilancia dei pagamenti con l'estero.
I Governi dei paesi capitalistici, propongono due possibili vie d'uscita da questa situazione: l'una è il ricatto e la minaccia, proposta dagli USA per bocca di Kissinger, l'altra è la drastica riduzione dei consumi proposta in Italia dal governatore della Banca d'Italia Carli e portata avanti in tutti questi mesi dal Governo (aumento indiscriminato dei prezzi e riduzione degli investimenti) . Possiamo affermare che entrambe queste posizioni, sono sbagliate; la prima mette in pericolo la pace nel mondo (soprattutto nel mediterraneo) la seconda colpisce,fortemente le condizioni di vita e di lavoro dei popoli.
Noi Comunisti, siamo convinti che vi sia una via d'uscita da questa situazione, ed abbiamo presentato precise proposte sia al parlamento italiano, che a quello europeo.
Queste proposte richiedono: 1) la fine della dipendenza economica dell'Europa e dell'Italia in particolare verso gli USA, con un diretto rapporto di scambi con i paesi arabi, come essi richiedono, 2) una politica economica non più legata ai profitti dei grandi gruppi monopolistici, ma che sia legata alle reali esigenze di sviluppo del paese.
Di fronte ad un così grave attacco alla condizione di vita, che mette in discussione l'occupazione e la stessa esistenza di centinaia di migliaia di piccole e medie imprese, noi chiediamo una programmazione economica democratica che faccia perno sulle concrete esigenze della popolazione (espansione nell'AGRICOLTURA; nel settore dei TRASPORTI; nell'EDILIZIA) ; chiediamo nuovi rapporti commerciali da instaurare con i paesi del « terzo mondo » e con i paesi Socialisti. Ciò non solo garantirebbe i livelli di occupazione, ma porterebbe ad un rafforzamento delle strutture economiche del nostro paese.
Per concludere, posso affermare che, contro chi prospetta un'uscita dalla crisi con una riduzione della capacità produttiva, la linea economica giusta è quella che invece rafforza le strutture economiche del paese. Chiamiamo i lavoratori a battersi, come hanno fatto in questi anni, e come stanno facendo con la loro vertenza, affinché si affermi una giusta politica economica, e chiamiamo il popolo a sostegno di questa lotta. Il convegno sulla piccola e media impresa, la recente grande manifestazione degli artigiani, dimostrano che il consenso alla linea da noi prospettata ha sempre più vasti consensi, ecco dunque che contrariamente a come qualche « rivoluzionario da strapazzo », prospetta (l'isolamento dei lavoratori) , il nostro partito riesce sempre meglio ad indicare soluzioni positive, per i lavoratori e per il Paese.
A PROPOSITO DI NOBEL PER LA PACE
Kissinger con l'arroganza e il sorriso cerca di trovare una via di uscita dal labirinto medio orientale
Si parla e si scrive molto in questo ultimo periodo del segretario di stato americano Kissinger.
Ricordiamo il periodo drammatico dei bombardamenti a tappeto sul Vietnam, chiese, scuole, ospedali, fabbriche furono rase al suolo, tutta la potenza militare americana riversata sopra una piccola nazione che lottava disperatamente per difendere la propria indipendenza; si levò in quell'occasione tutta l'indignazione dell'opinione pubblica mondiale, ci furono migliaia di manifestazioni che condannarono gli Stati Uniti all'isolamento quasi totale dal resto del mondo civile.
Non ci interessa ora analizzare quel periodo di storia. Sappiamo che si giunse alla firma degli accordi di Parigi, che se hanno tolto gli Stati Uniti dal pantano della guerra vietnamita, non hanno certamente portato la pace in quella zona tormentata da tante barbarie. Ci interessa invece ricordare che quegli accordi furono il trampolino di lancio dell'allora consigliere speciale Kissinger. Ricordiamo tutti le prime pagine che la stampa gli dedicò, i rotocalchi che si sbizzarrirono nel raccontare la sua vita, i suoi amori, i suoi tic. Si parlò di lui come del salvatore della pace mondiale, si disse che questo personaggio « volando » da una parte all'altra del globo avrebbe finalmente risolto tutte le questioni esplosive. Gli fu regalato infine, regalato diciamo, il premio Nobel per la pace.
A dire il vero gli fu affiancato in quell'occasione l'altro negoziatore di Parigi per il Vietnam del Nord Le Duc Tho, ma Le Duc Tho ebbe il coraggio di rifiutare il Nobel perché la pace non era ancora giunta in quel paese, e di dichiarare che lo avrebbe ritirato soltanto quando gli accordi fossero stati rispettati. Il paciere alato non ebbe alcun pudore e se lo prese tranquillamente.
Ci fu sì qualche polemica sui giornali, e anche qualche presa di posizione di personalità influenti, ma poi tutto finì lì.
I fatti ora danno ragione a Le Duc Tho, la stampa ha ricominciato a a parlare in modo preoccupato del Vietnam, del fantoccio Van Thieu, di diecimila morti nella battaglia per la provincia di Phuoc Binh, di movimenti di una flotta statunitense guidata dalla portaerei a propulsione nucleare « Enterprise » vicino le coste del Vietnam.

Ma Kissinger da allora ha fatto carriera, è diventato segretario di stato, la sua notorietà è diventata grande, sull'onda del successo ha scritto anche un libro nel quale dà un saggio delle sue idee sulla società e sulla democrazia. Ma a noi il libro non interessa, guardiamo invece ai fatti; al Cile in primo luogo. Dopo quattro anni il governo popolare e costituzionale viene rovesciato da un complotto farcita, Allende viene assassinato, i dirigenti dei sindacati e dei 'partiti o vengono uccisi oppure imprigionati o torturati, i morti si contano a migliaia, i salari vengono bloccati, le grandi compagnie tornano in
possesso di tutte le loro vecchie proprietà, e siccome le prigioni non bastano, lo stadio di Santiago viene addibito a tale scopo. L'orrore è tanto grande che anche la chiesa, che in principio aveva accettato benevolmente la cricca Pinochet, comincia a prenderne le distanze, tanto che Pinochet nega il permesso di partecipare al Sinodo a vescovi che non condividono le scelte della giunta militare e ne fa mandare invece due ben noti per le loro posizioni reazionarie. Né la situazione economica il cui caos era adotto come scusa per il golpe migliora, anzi i prezzi aumentano sino al 350%.
Ebbene la colomba della pace il nostro ineffabile Kissinger è dentro in questa faccenda fino al collo, ormai tutta la stampa statunitense sbandiera il suo apporto al finanziamento ottenuto dalla CIA (tre miliardi e mezzo di dollari) e la connivenza con la ITT nella preparazione e nella realizzazione del golpe fascista in Cile.
Ma vediamo un po' anche Cipro.
Nel momento in cui è venuta a mancare all'America la completa fiducia nell'azione di Israele come gendarme del Medio Oriente il paciere alato ha una grande pensata: perché non usiamo i colonnelli greci, i quali ci devono molto, per organizzare un
rimangono come prima, accanto alla sua credibilità se n'è andata anche quella degli Stati Uniti.
Ma essi hanno un'altra arma a loro disposizione, l'arma delle cannoniere. Alla rivista « Business Week », Kissinger parlando anche a nome del suo presidente, dice che gli Stati Uniti sono pronti ad intervenire militarmente per difendere i loro interessi petroliferi nel Medio Oriente.
Naturalmente le conseguenze di una tale eventualità sono state certamente valutate, ed è'proprio questa considerazione che rende estremamente gravi tali dichiarazioni.
Kissinger si rende conto che sta nascendo una realtà nuova nel M.O., accetta egli questa realtà nuova che emerge, solo per cercare di piegarla ai fini degli interessi americani e a questo scopo ricorre anche alla politica del ricatto e della forza.
L'arroganza del potere che Kissinger ostenta, quando non bastano il sorriso e l'intrigo, nasconde la debolezza e la paura intrinseca della politica e dell'imperialismo americano.
Debolezza e paura di fronte ad un atteggiamento dei paesi arabi che mette in discussione il ruolo avuto sinora dal M.O., e il ruolo avuto finora dagli U.S.A.; Medio Oriente che cerca di uscire da una
perdere il controllo di queste due zone del mondo; del resto Ford lo ha fatto capire chiaramente qualche giorno dopo l'intervista del suo segretario. Gli Stati Uniti egli ha detto, devono porsi alla guida di tutto il mondo occidentale.
Temono che la loro leadership sia in pericolo; altro che salvare l'economia occidentale dallo strangolamento.
Ma ritorniamo alla nostra colombella occhialuta, noi ci chiediamo se i donatori del Nobel per la pace si sentano, dopo questi fatti, la coscienza a posto.
Se è così, ci dobbiamo aspettare prima o poi un premio anche in Italia, indovinare chi sarà non è certamente molto difficile, per quei pochi che eventualmente non lo sapessero rendiamo loro noto che c'è un guardione degli americani in Italia e che naturalmente sarà egli il prescelto, egli è un certo Tanassinger.
IL GRAVE PROBLEMA DELLA LIBERTA' DELL'INFORMAZIONE
Fanfani e Cefis Rai TV e testate
Nella situazione attuale, nel quadro della lotta che noi conduciamo per l'affermazione di un nuovo indirizzo politico ed economico e per un'effettiva svolta democratica nel Paese, i problemi dell'informazione, e più precisamente della libertà d'informazione, sono diventati di estrema importanza, soprattutto in seguito all'attacco massiccio sferrato contro la pluralità delle voci e delle testate da parte di alcune grandi concentrazioni monopolistiche e finanziarie, in primo luogo, da parte della Montedison.
colpo di stato a Cipro, così potremo piazzare in quell'isola, finora per noi inutile perché autonoma, delle « utilissime » basi nucleari e attrezzare i suoi porti per la nostra flotta!
I fatti li conosciamo. Il Nembo Kid ha sbagliato tutto; oltre a non potere usare Cipro per i suoi « pacifici » disegni, la Grecia è ritornata ad essere un paese democratico ed è diventata per Kissinger e per gli Stati Uniti un terreno che scotta.
Fallita quindi anche quest'ultima impresa si arriva alle cronache degli ultimi giorni; nel Medio Oriente la situazione si mantiene sempre sull'orlo di una ennesima guerra, si profila la possibilità per gli Stati Uniti di riacquistare una funzione egemonica in quella zona; Kissinger comincia a viaggiare da un paese all'altro del M.O., Arabia, Kwait, Egitto, Israele, ecc. ma non ottiene niente, le cose
secolare arretratezza, che cerca di imporsi su basi paritetiche con il resto del mondo industrializzato. Risultato quest'ultimo che potrà attuarsi in tempi non eccessivamente lunghi, data l'enorme ricchezza del sottosuolo, ma che necessita della collaborazione e dell'apporto dei paesi industrializzati; quale occasione migliore quindi per l'Europa, di stabilire rapporti nuovi con questi paesi, rapporti economici e politici basati su di una reale parità, rapporti che aprirebbero all'economia europea già in fase di recessione, un'area ricchissima.
Ma soprattutto in questa fase, l'Europa potrebbe assumere un ruolo autonomo economicamente e quindi avviarsi ad un ruolo meno condizionato politicamente dall'imperialismo americano.
Ecco ciò che fa paura a Kissinger,
Si è in presenza dello sconvolgimento del mondo della stampa che, oltre a mettere in pericolo i livelli occupazionali, porta ad una revisione degli indirizzi politici di molte testate, che tra non facili tormenti erano arrivate a posizioni politiche democratiche e che hanno dato in generale un notevole contributo al successo dei « NO » nella campagna per il « Referendum ».
La concentrazione delle testate si trasforma in un pesante attacco alla democrazia, alla libertà che ha come suo primo e fondamentale punto il libero esprimersi delle opinioni e dell'articolazione pluralistica della società nelle sue varie componenti sociali, culturali, politiche e religiose. Anche il monopolio democristiano della RAI-TV e, più precisamente, l'asservimento di questo importante strumento d'informazione a Fanfani, rappresenta un grave attentato ed (segue in ultima)
LA QUESTIONE COMUNISTA
lari alla politica neocapitalistica e quindi ridimensionare il Partito Comunista.
Questa politica è fallita ed è oggi entrata definitivamente in crisi, perché; non solo ha trovato un Partito Comunista capace di far corrispondere la propria elaborazione politica alle profonde esigenze delle masse, ma anche perché essa, faceva solo gli interessi delle classi più ricche. Se qualche cosa si è ottenuto, se alcuni passi avanti sono stati realizzati; ciò è stato dovuto innanzitutto, per le dure lotte condotte dai lavoratori e dalle organizzazioni democratiche, in primo luogo dal PCI.
Il potere democristiano — espressione politica del capitalismo italiano — è riuscito a rimanere in sella per oltre 25 anni — malgrado il malgoverno, le ruberie e soppraffazioni — grazie non solo, ad un non ben definito interclassismo e per l'appoggio delle gerarchie eclesiastiche ma anche, per una politica di elargizioni corporative e clientelari per effetto, del cosidetto miracolo economico.
Ora, in conseguenza della crisi del mondo capitalistico er in liaiticolare, per un tipo di sviluppo economico distorto che, ha privilegiato i ceti più ricchi a danno delle masse popolari delle città e delle campagne è entrato anche in crisi il regime democristiano. Oggi, il Paese presenta notevoli squilibri: città devastate dalla speculazione edilizia e senza i necessari servizi sociali, l'agricoltura in uno stato di completo abbandono, la scuola nel completo caos, il Mezzogiorno si è ulteriormente impoverito: « da un lato, grande concentrazione di ricchezza, dall'altro, aumenta l'indigenza delle masse.
Ancora una volta, l'attuale gruppo dirigente della DC arroccatosi al potere con l'appoggio delle forze più reazionarie; tentano di far pagare le conseguenze della crisi ai lavoratori allo scopo, di ricostituire il potere economico capitalistico anche a costo, di metere in pericolo l'ordinamento democratico del Paese attraverso, la strategia della tensione e utilizzando il terrorismo fascista. Ma tutto questo è pura illusione: Le grandi lotte delle masse di lavoratori attualmente in corso e i risultati elettorali dimostrano, che le masse popolari non vogliono accettare tale logica e sono decise a battersi per un nuovo e più democratico modello di sviluppo e per modificare l'indirizzo politico del Paese.
Non si esce oggi dalla crisi senza una programmazione democratica che privilegi i consumi sociali, elimini gli sprechi e il parassitismo, selezioni la spesa a favore dello sviluppo dell'agricoltura e del mezzogiorno inoltre, si moralizzi la vita pubblica, si rafforzi le istituzioni democratiche e si conduca una lotta conseguente contro l'eversione fascista.
Certo, per un risanamento della vita politica, economica e sociale del Paese, per realizzare una svolta democratica capace di far uscire l'Italia dalla crisi; non danno nessuna garanzia quelle forze politiche che sostengono il governo Moro-La Malfa che poi, sono le stesse che hanno determinato questo stato di cose. Diciamo inoltre, che non si esce neppure da questa grave situazione, con
le proposte avanzate da De Martino nell'ultimo Comitato Centrale socialista e cioè: sostituendo il centro-sinistra, realizzando un rapporto privilegiato di potere fra PSI e DC, — questo non è altro che veleitarismo massimalista e puro tatticismo — significa solo chiudere gli occhi di fronte ai processi reali in cui si svolge oggi la lotta politica in Italia.
Una svolta radicale e democratica è oggi possibile nel nostro Paese, solo affrontando correttamente e positivamente la questione comunista e ciò significa: la diretta partecipazione del PCI e delle larghe masse che lo seguono, alla direzione dello stato. QueSta è l'unica e reale risposta che si deve dare ai gravi problemi che stanno di fronte al nostro Paese le altre, hanno fatto o sono destinate al fallimento.
Occorre trovare un accordo fra le tre grandi correnti storiche del Paese: comunista, cattolica e socialista, al fine di affrontare seriamente la grave situazione italiana e le aspettative delle masse popolari. Ogni ritardo in questo senso non può che essere deleterio agli interessi del Paese.
Questi sono i principali problemi che stanno al centro del nostro dibattito in preparazione del XIV Congresso del PCI. Noi comunisti, lavoreremo con ostinato impegno per realizzare in una prospettiva ravvicinata una effettiva svolta democratica alla quale, aspirano le grandi masse dei lavoratori italiani.
INFORMAZIONE
un limite alla libera circolazione delle idee, all'espressione più elevata della vita culturale e artistica del Paese. L'assoggettamento della RAITV al potere democristiano, ha significato e significa una rappresentazione deformata e faziosa delle lotte dei lavoratori, del reale svolgimento degli avvenimenti politici in Italia e nel mondo.
Contro questa inamissibile e cinica interferenza nella vita democratica del Paese, forte si è levata la protesta e la lotta dei giornalisti democratici, dei lavoratori, delle forze sociali e politiche più avanzate.
A tutti noi sono presenti le dure lotte condotte dai giornalisti e dalle maestranze del « Corriere della Sera », del « Giorno », del « Messaggero », de « La Gazzetta del Popolo », per difendere la loro indipen-

.clenza e la libertà d'informazione, dall'attacco da parte dei Cefis, dei petrolieri e di altri gruppi monopolistici. In pieno svolgimento è la lotta dei lavoratori dei Centri di produzione della RAI-TV, con l'attivo sostegno delle Regioni, degli Enti Locali, dei partiti democratici e delle Organizzazioni sindacali per imporre finalmente, la riforma dell'Ente radiotelevisivo.
Il successo di questa grande battaglia democratica, sta soprattutto nel fatto che, essa deve diventare patrimonio di tutti i lavoratori, di tutti i cittadini che, ne siamo sicuri, amano la libertà e vogliono cambiare le cose nel nostro Paese.
A questa battaglia in difesa della libertà e della democrazia, non mancherà in ogni momento l'apporto decisivo dei comunisti.
IL MOVIMENTO SINDACALE
Da oltre un anno tutti i paesi capitalistici sono colpiti da una grave crisi economica che, forse, si può solo paragonare a quella tragica del 1929-33. A questo proposito, il Presidente francese Giscard d'Estaing in una conferenza stampa all'Eliseo affermava fra l'altro, che: .« Il mondo è infelice perché non sa dove va perché indovina che, se lo sapesse, scoprirebbe che va alla catastrofe ».
Da parte nostra, non neghiamo la serietà della situazione anzi, ne siamo estremamente preoccupati per la ragione che a soffrirne, sarebbero soprattutto i lavoratori e le loro famiglie. Però, non siamo così pessimisti come lo possono essere il Presidente francese o il sig. Schmidt — tanto per citare due fra i massimi dirigenti dei più rappresentativi paesi capitalisti — perché sappiamo e ne siamo coscienti; questo non rappresenta altro che il fallimento: economico, sociale, morale e ideale del capitalismo siamo altrettanto ragionevolmente ottimisti che noi comunisti, assieme alle altre forze democratiche possiamo indicare a tutta l'umanità progressiva, una via d'uscita da questa situazione che, non può essere che quella, di una trasformazione socialista della società.
All'origine della crisi vi sono fattori internazionali. Due sono particolarmente rilevanti: l'aumento dei prezzi di molte materie prime, e in particolare del petrolio e dei princi-
pali prodotti agricoli, e la crisi del sistema monetario internazionale così come è stato organizzato nell'immediato dopoguerra.
In questo quadro internazionale appare certo gravissima la situazione italiana. Tutte le distorsioni del nostro sistema economico — la crisi dell'agricoltura, l'arretratezza meridionale, l'assenza di un sistema fiscale efficiente, l'inefficenza della pubblica amministrazione, l'enorme peso delle spese improduttive nel bilancio dello stato e degli enti pubblici — divengono mali insopportabili in una fase di difficoltà economiche internazionali.
Paghiamo in tal modo oggi un prezzo carissimo per gli errori, durati un quarto di secolo, della politica economica della DC ed è questa la conseguenza soprattutto della crisi politica del centro-sinistra.
P chiaro che per il movimento sindacale è stato particolarmente arduo, di fronte a questi dati oggettivi della situazione, definire una linea di condotta. Né vi è da meravigliarsi se, nella ricerca di una piattaforma d'azione, siano emersi punti di vista ed opinioni diverse e anche, si siano commessi degli errori. Comunque, malgrado tutto ciò, il Direttivo della Federazione sindacale unitaria ha approvato, col solo dissenso del gruppo Scalia, un dettagliato programma d'azione. Tale programma tende in sostanza a due obiettivi: difendere il tenore di vita dei lavoratori, in
particolare dei più poveri, e introdurre quelle riforme nel nostro sistema economico che consentano di uscire dalla crisi o quanto meno di attenuarne le conseguenze. Questo indirizzo generale indica l'alto senso di responsabilità col quale il movimento sindacale italiano si pone di fronte alla crisi, rifiutandosi di rinchiudersi nella sola difesa dei livelli salariali cercando, pur in presenza di gravissime difficoltà e nonostante il deludente bilancio delle ultime trattative col governo, di mantenere una funzione di stimolo per un rinnovamento delle strutture economiche.
Aver definito un indirizzo generale che appare sostanzialmente giusto, e aver realizzato su di esso la più ampia unità, è senza dubbio la premessa indispensabile per lo sviluppo di un efficace movimento di lotta.
Questa strategia di lotta sindacale può trovare una giusta applicazione ottenere dei successi decisivi come nel caso della vertenza sulla contingenza e le pensioni nella misura che a tutto questo, corrisponda un mutamento dell'indirizzo politico del Paese, si ponga fine alla discriminazione anticomunista e che si realizzi una effettiva svolta democratica, fondata sulla partecipazione delle tre componenti storiche: comunista, socialista e cattolica che rappresentano le aspirazioni e gli ideali della maggioranza del popolo italiano.
La lotta unitaria e decisa dei lavoratori sta piegando la resistenza del padronato e del governo per imporre l'avvio ad un nuovo modello di sviluppo