MIZETAMECI
Un mese di vita, cultura e politica da Loreto, Turro, Gorla, Precotto, Villa e Crescenzago
CRESCENZAGO: MAGNETI MARELLI
CRESCENZAGO: MAGNETI MARELLI
Verso fine ottobre sui giornali di tutta Italia è esplosa una polemica. Una delle tante, d'accordo, ma in questo caso giornali e giornalisti sono stati punti sul vivo, e quindi le trombe hanno squillato con particolare vigore. Oggetto del contendere la sentenza della Morte di Cassazione che ha fissato alcune regole, subito denominate "decalogo", alle quali i giornalisti dovrebbero attenersi per non rischiare di essere accusati di diffamazione. In sostanza la sentenza dice: non c'è bisogno di scrivere "tizio è un ladro" per diffamarlo, bastano anche "sottintesi sapienti", "accostamenti suggestionanti", "un uso allusivo delle virgolette" e così via. Un decalogo del comportamento scritto, volto a tutelare l'individuo ( come recita la Costituzione) da possibili campagne stampa denigratorie.
Personalmente mi sta molto a cuore la libertà individuale e reputo giusto che ogni persona sia considerata innocente finché non è stata emessa una condanna nei suoi confronti in ultimo grado di giudizio (cioè proprio in Cassazione). Il garantismo non può funzionare solo in un senso e solo a determinate condizioni. O c'è o non c'è, per tutti. È anche vero però che in tema di scandali, tangenti e ingiustizie varie, tutta una serie di dubbi e sospetti che la stampa mette in luce si sono dimostrati i mezzi più efficaci per dare il via a inchieste giudiziarie estremamente importanti per la democrazia calpestata del nostro paese. E non solo del nostro. Basti pensare allo scandalo Watergate ( citato un po' da tutti a questo proposito) che negli Stati Uniti ha incastrato Nixon, o ai legami perversi fra il dittatore Bokassa e l'ex-presidente Giscard. La discussa sentenza della Cassazione è arrivata in seguito a tutt'un altro tipo di processo. La Cassazione infatti non emette leggi, ma si espri-
me nel merito di processi che le giungono per la sentenza definitiva dopo il solito pecorso: tribunale, Corte d'Appello, Corte di Cassazione. In questo caso il processo riguardava una causa fra il fondo d'investimento Europrogramme di Orazio Bagnasco e una rivista finanziaria sconosciuta al grande pubblico, la "Tribuna degli investimenti", stampata dalla Invest-Diffusion di Lugano, una società dietro cui pare ci fossero concorrenti di Bagnasco (attenzione: in questa frase ho usato una di quelle "mezze verità" che la Cassazione censura, in linea teorica potrei aver già commesso reato di diffamazione). E infatti il processo si conclude con una condanna della Invest-Diffusion per concorrenza sleale. Solo che a quel punto la sezione della Suprema Corte decide di spiegare in quali modi i giornalisti possono evitare di diffamare. Ed ecco il decalogo.
Che dire? Ingenuità dei magistrati? Sentenza consapevolmente liberticida? Credo che tutto continuerà esattamente come prima e che i tribunali ignoreranno la raccomandazione della Cassazione. Resta il fatto che sentenze del genere sono pericolose perché dimostrano a che livello sia arrivata la cultura dell'emergenza: tutto si può regolare per legge, per decreto o per sentenze. Ma non diamo come al solito tutta la colpa al potere crudele che vuole tartassare ogni forma di libertà in nome del dominio orwelliano. Nelle società occidentali di oggi (post-industriali o pre-elettroniche, a vostro piacimento) i poteri sono tanti e devono mediare tra loro. I giochi non sono fatti ' e l'idea di progresso e giustizia sociale non è spacciata. Dipende, come sempre, da ciò che vuole l'opinione pubblica: se un paese si aspetta sentenze repressive (e magari le invoca) queste sentenze arriveranno, statene sicuri. Se il riflusso c'è, è perché è dentro di noi. P.C.
Per Mizetadieci si conclude il primo anno di lavoro. Sette numeri pieni di notizie, di fatti, di critiche e di proposte hanno iniziato a "fotografare" la vita di questi quartieri.
Centinaia di aiuti economici hanno sottolineato la validità di queste otto pagine. Ma occorre fare di più!
Mizetadieci c/o l'Ultimo Metrò viale Monza 83, Milano. Questo è l'indirizzo a cui versare un contributo "libero" per ricevere Mizetadieci a casa.
Anche i giornali possono festeggiare il nuovo anno! Dipende solo dai suoi lettori. Buon anno a tutti! E.... arrivederci a febbraio!
La Magneti Marelli rappresenta la più grande unità produttiva della nostra zona. Proprio in questa fabbrica la crisi ha prodotto il segno più drammatico: 547 licenziamenti. Per fare chiarezza su quello che sta realmente succedendo, abbiamo intervistato Filippo Sarchi, uno dei delegati più rappresentativi della Magneti.
Ci puoi raccontare come si è arrivati alle ormai famose 547 lettere di licenziamento?
Questa faccenda è iniziata nel settembre/ottobre dell'82, l'azienda collocò unilateralmente in cassa integrazione guadagni 692 lavordatori dell'area sestese (quindi Sesto e Crescenzago). Partì subito la lotta. Sei mesi che produssero 180 ore di sciopero, denunce, ecc.. Alla fine si arrivò ad un accordo sindacale che prevedeva delle tappe di reintegro certo per tutti i lavoratori sospesi e quindi un percorso che azzerava il ricorso alla cassa integrazione a zero ore entro il 31/12/83.
Gli impegni presi furono poi rispettati?
Questo accordo è stato in parte rispettato dalla Magneti, nel frattempo, però, c'è stata da parte della Fiat una colonizzazione del gruppo dirigente: hanno sostituito il vecchio gruppo con altri provenienti dalla Fiat e dalla Teksid di Torino. A questo punto è iniziata una fase di inasprimento molto pesante dei rapporti sindacali in fabbrica, non rispettando quanto in precedenza pattuito.
Quale è stata la reazione del Consiglio di Fabbrica, vista la situazione venutasi a creare?
Sulla base di questa situazione come "coordinamento" e sindacato abbiamo deciso di intervenire su
due livelli (n.d.r.: il coordinamento Magneti Macelli comprende tutti i Consigli di Fabbrica delle aziende sparse un po' su tutta la penisola, e nella maggior parte delle quali si registra la presenza di cassa integrazione guadagni e che rischiano, qualora i licenziamenti passassero a Milano, di subire anche loro lo stes-
so trattamento). Il primo è stato un'iniziativa a livello legale presso la Pretura del Lavoro di Milano tendente a costringere l'azienda all'osservanza dei patti già stipulati; il secondo a livello sindacale attraverso la costruzione di una vertenza (segue a pag. 6)
Sempre più adesioni al referendum sul traffico per vivere meglio Milano
Nel numero di ottobre Mizetadieci aveva ripreso la proposta di indire un referendum consultivo per limitare drasticamente il traffico entro la Cerchia dei Navigli. Ora ne parlano tutti, i partiti, l'Unione Commercianti, le associazioni ecologiche, l'Atm, ed è nato persino un "Comitato per la città", messosi alla testa di chi vuole il referendum e formato da diverse associazioni (Wwf, Lega ambiente, Italia nostra, Utenti Atm e Club del Politecnico). L'idea è di chiudere al traffico privato le strade del centro, mantenendo solo alcuni attraversamenti. Ormai il tasso di inquinamento è a livelli drammatici per cui meno auto equivalgono a più ossigeno da respirare, il centro diventerebbe un "polmone" anche se non verd I 'Atm, stando ai primi calco' . dichiara che con meno auto in circolazione aumenterebbe la velocità commerciale dei suoi veicoli con un risparmio giornaliero di un miliardo e un ovvio vantaggio di tempo per gli utenti.
Anche il "traffico ciclistico", al di là delle campagne propagandistiche tipo "Milano a due ruote", verrebbe agevolato e stimolato realmente. I tassisti sono anche loro favorevoli, infatti si consentirebbero corse più veloci, prezzi abbordabili e un servizio migliore. Gli unici contrari sono i commercianti: questi sostengono che la chiusura al traffico del centro porterà ad un calo del volume di affari e la chiusura di molti esercizi.
Ma i problemi non si fermano qui: il dibattito tra chi vuole e non vuole l'"isola pedonale" rischia di essere strumentale; si tratta invece, di fare un discorso complessivo sulla città. Non basta eliminare le auto, tanto più se l'Atm non aumenta il numero delle corse, specie serali, non modifica i percorsi degli autobus e la mappa dei collegamenti con la periferia. Bisogna consentire il pa , aggio dei residenti, dei mezzi e di soccorso, e quindi istituire' le deroghe, ma è anche necessario il controllo di queste. Il referendum non può
essere limitato alla questione delle auto in centro, ma deve rappresentare l'inizio di un discorso per una città più vivibile, non essere una manovra elettoralistica per le amministrative, ma deve realmente venire incontro ai bisogni dei cittadini. Le strade devono essere luoghi di aggregazione in cui si conversa, si vive, non piste automobilistiche. Quindi il problema si pone anche per le periferie: occorre rivedere la politica del traffico per ridisegnare organicamente una città "a misura d'uomo".
D'altra parte proprio in questi giorni, Dp ha organizzato una marcia e una pedalata ecologica per "sperimentare una città diversa". In un documento
Dp propone: di chiudere da subito Corso Vittorio Emanuele, il trasporto pubblico gratuito nel periodo da Sant'Ambrogio a Natale, e in via sperimentale, la riduzione del traffico privato in centro, istituendo le targhe alternate.
L'esperienza di una comunità di affido in zona
Che cosa è il "servizio affido" del Comune di Milano? Accade spesso a causa delle più svariate situazioni che un bambino debba essere tolto dalla sua famiglia e venga lasciato ad Istituti di assistenza infantile dove subisce grossi traumi dato che non ha più riferimenti in identificazione e si sente abbandonato. Capiamo bene che la soluzione-ricovero è assolutamente negativa ed inadeguata. Invece con questo nuovo servizio le famiglie affidatarie divengono una seconda famiglia per il bambino che deve essere allontanato dalla propria e che è pienamente cosciente del fatto che il nucleo affidatario non è la sua vera famiglia e la sua permanenza è solo temporanea. Egli inoltre mantiene un rapporto continuativo con i propri genitori che lo possono andare a trovare. Beneficia così costantemente di quell'affetto che in un istituto non avrebbe mai potuto ricevere. Mantiene le abitudini quotidiane. Il periodo dell'affido è determinato
Sempre più spesso si sentono voci secondo le quali fra qualche anno le iscrizioni degli studenti alle scuole medie superiori subiranno un notevole calo. Il IX° Itc per ragionieri e periti aziendali di via Grado a Turro sarebbe arrivato nei prossimi mesi ad una soluzione se gli studenti non avessero abbandonato la parte delle cavie per assumere quella dei protagonisti. Quale mai potrebbe essere questa decantata risoluzione di un problema che toccherà gli istituti superiori e riguarda tutt'ora gli asili e le elementari? L'ibernazione. Sì, l'ibernazione; difatti alla sezione distaccata del IX° Itc non funziona l'impianto di riscaldamento e così è stato per i primi mesi di ogni anno scolastico precedente ed i ragazzi vengono surgelati come merluzzi per essere scongelati al settembre successivo. Come si era detto, gli studenti per un po' sopportano, ma quando si esagera, dissotterrano l'ascia di guerra. Gli studenti interessati ed i loro professori, avevano cercato di risolvere la questione in modo amichevole e pacifico, proponendo un programma didattico alternativo con lo spostamento delle lezioni al pomeriggio e nelle aule della sede, dove il riscaldamento è funzionante.
Sarebbe andato tutto liscio se questa richiesta non avesse intralciato i segreti esperimenti che il Consiglio d'Istituto stava attuando sull'ibernazione degli studenti e per poterli continuare ha dovuto bocciare la proposta delle lezioni pomeridiane, mascherando stoicamente il disgusto per quest'ignobile repressione del diritto allo studio. Dopo questo rifiuto, gli studenti si sono "scaldati", tanto da minacciare di tenere le lezioni nei
MIZETADIECI
n. 6 Anno I novembre 1984
dal tempo che necessita alla famiglia originale per risanare i propri problemi. La famiglia affidataria viene selezionata, in base alle esigenze ed al carattere del bambino, dall'assistente sociale e uno psicologo. Durante il periodo di "affido" vengono seguite dall'assistenza sociosanitaria, oltre al bambino, anche le due famiglie, quella originale e quella affidataria. Una volta al mese, all'interno del Consultorio di zona si trovano, per confrontarsi, le famiglie affidatarie. A chi volesse prestare la propria opera ricordiamo che sono possibili anche affidi temporanei, per esempio per le vacanze scolastiche o per casi di emergenza. Esistono inoltre delle cooperative private come la Comin I (comunità infahzia) di via Golfo degli Aranci 16, composta da persone con una grossa esperienza in questi problemi, che hanno deciso di dedicarsi a tempo pieno a questo genere di attività.
corridoi della sede e di convocare alcuni giornalisti durante la loro pacifica forma di protesta. Povero Consiglio d'Istituto, trovatosi con una patata bollente tra le mani che minacciava di sgelare l'ambiente e con centocinquanta studenti che "ardevano" dalla voglia di riprendere le loro lezioni; possibilmente al caldo! Si è così ripetuta la richiesta alla Provincia per installare un nuovo impianto di riscaldamento, questa ha acconsentito ed è stato stabilito il termine dei lavori per il 16 novembre. È stato approvato anche il programma didattico alternativo ed ora questi studenti attendono con ansia venerdì 16 per poter tornare alle lezioni mattutine alla sezione distaccata e finalmente al caldo. Dopo la vittoria si sotterra l'ascia di guerra ma d'ora in poi sarà meglio lasciar sporgere il manico.... per precauzione.
Luca Airoldi
Sapevate che secondo la nuova legge sulla violenza sessuale anche gli "atti sessuali consenzienti" sono punibili con la galera? La nuova legge passata alla Camera il diciannove di ottobre se da un lato riconosce la violenza sessuale come un reato contro la persona e non più contro la morale (finalmente) rimane comunque una legge incompleta. Infatti uno dei suoi più grossi limiti è costituito dall'abrogazione dell'articolo quattro che tutelava l'amore tra adolescenti: oggi due giovani, uno dei quali minore di quattordici anni, che si scambino tenerezze, ritenute dal legislatore atti sessuali, sono perseguibili penalmente. L'articolo 3 della nuova legge parla in questo caso di
Dicembre 1984. Supplemento al numero di novembre 1984 Città, Società e Territorio autorizzazione del Trib. di Monza n. 415 del 21/4/1 982.
Direttore responsabile: Vittorio Bellavite
A questo numero hanno collaborato: Luca Airoldi, Franco Beccari, Stefano Bosio, Ezio Busetti, Paolo Calvani, Laura Cibraro, Aldo Fiorentini, Francesca Gianquinto, Francesco Giglio, Linda Lucini, Roberto Masciadri, Laura Modini, Marina Porto, Angelo Renzetti, Maurizio Sacchi, Alessandro Samele, Paolo Todisco, Pierluigi Todisco, Pinuccia Vitaloni.
Fotografie: Enzo Ascone.
Pubblicità: Alfredo Croce.
Distribuzione: Claudio Borroni.
Mizetadieci c/o: "L'ultimo metrò" - viale Monza 83,20128 Milano.
Stampa: Coop. Edit. Nuova Brianza, via Cavour 4 - 20055 Renate (Mi) tel. 0362/924353.
La loro è una comunità alloggio convenzionata dal Comune in cui i bambini sono ospitati a lungo termine. Claudio, uno dei membri di questa comunità, ci ha spiegato che spesso nascono problemi di gelosia con i genitori dei bambini da affidare in quanto questi temono che il loro figlio possa affezionarsi maggiormente ai "nuovi tutori". A volte il genitore pensa sia meglio "parcheggiare" il proprio figlio in un istituto per paura di perdere l'affetto che il bambino riverserebbe su altri. I membri della cooperativa Comin hanno costituito presso il Consiglio di Zona 10 un "Gruppo sui minori" per una maggiore sensibilizzazione di questi problemi tra la gente. Inoltre sono collegati ai gruppi formati dalle famiglie affidatarie e all'assistenza socio-sanitaria. Terminato il periodo dell'affido seguono ancora il bambino e la sua famiglia. Rendiamo noto che la situazione della nostra zona, rispetto alle altre, è molto più problematica e quindi ci sono molti più bambini da aiutare. Per eventuali informazioni ci si può rivolgere al Consultorio di Zona o direttamente al Comune di Milano. Marina Porto
"violenza presunta". Le pene sono le stesse previste per la violenza vera e propria, dai tre agli otto anni di reclusione. Altro punto inaccettabile è la procedura d'ufficio consentita in tutti i casi di violenza sessuale tranne quando questa si verifichi tra coniugi o conviventi. Insomma la legge è uguale per tutti, ma i panni sporchi si lavano in famiglia! Ricordiamo che per procedura d'ufficio si intende la possibilità che il violentatore venga perseguito dalla legge senza che la vittima faccia denuncia, evitandole così il rischio di eventuali ritorsioni. Un altro articolo abrogato è il numero 10 che stabiliva la costituzione di parte civile ai processi dei movimenti e delle associazioni femminili: la donna continua ad essere la sola di fronte alle istituzioni e chissà per quanto ancora! Tutti gli articoli abrogati sono passati con uno scarto di voti minimo ma sufficiente a stravolgere i contenuti della legge: determinanti sono state le astensioni di radicali e socialisti. Ora che la nuova legge è stata" violentata" alla Camera si può supporre che supererà facilmente lo scoglio del Senato con grosso rammarico delle donne e di tutti i sinceri progressisti.
Laura e Francesco
La situazione delle scuole di via Cesalpino, soprattutto la materna, si sta facendo insostenibile.
Ripetuti raid notturni di ignoti vandali hanno spesso messo in forse la possibilità della refezione scolastica, di preparare i circa 300 pasti quotidiani; i teppisti a notte fonda hanno, oltre a rompere la porta per penetrare nell'interno, ripetutamente preso di mira i locali della cucina, della dispensa e del refettorio, rendendoli ogni volta inagibili per alcuni giorni.
Gli appelli fatti dal personale scolastico, dalla Direzione e dal Consiglio dei genitori alle autorità competenti (Consiglio di zona e Comune) volti a rendere porte e finestre dei locali immuni da tali attacchi, sono finora caduti nel vuoto, anche se pare che uno stanziamento di fondi sia già stato effettuato.
La richiesta di una vigilanza notturna fissa è stata presentata ma anch'essa è stata finora disattesa, l'ultima assemblea dei genitori ha formato una commissione incaricata di percorrere tutte le strade possibili per affrettare e sollecitare dai responsabili della zona e cittadini un intervento urgente sulla struttura scolastica S.M.
GORLA: IN VIA S. ERLEMBARDO
Sulla scuola elementare F. Crispi di via S. Erlembardo (in realtà è situata all'interno del Parco Finzi) circolano in zona le voci più strane, da chi parla entusiasticamente di una sperimentazione didattica radicalmente innovativa a chi invece dice addirittura che in quella scuola non si impara niente, nemmeno a leggere e a scrivere. Colto dal forte sospetto che dietro a queste voci si celasse una qualche realtà positiva, sono andato a verificare di persona. Ho visitato la scuola, le classi, i laboratori; ho parlato con alcune maestre, Maria Chiara, Alfia, Tiziana, Manuela, e con il direttore didattico Niccoli; ho potuto vedere come si svolge la vita lì dentro, durante una qualsiasi mattinata, ed ecco quello che ne è saltato fuori. La scuola è divisa in due comparti: al pianterreno si porta avanti un insegnamento di tipo tradizionale, con orario normale (solo mattina, con eventuale doposcuola); la parte sperimentale è al primo piano, dove vige l'orario prolungato (fino alle 16.30).
Vi funzionano al momento sette classi, ciascuna con due maestre che, con turni opportuni, coprono l'intero orario. Vediamo innanzitutto come funziona una normale giornata di scuola. Nelle prime due ore del mattino l'attività si svolge essenzialmente in classe ed è di tipo "cognitivo": riguarda linguistica, matematica e "ricerca antropologica", che sostituisce, in un'ottica interdisci-
rio, una minor confusione e l'instaurarsi di un'atmosfera di maggiore familiarità.
Altro momento di socializzazione molto importante è l'ora di ricreazione successiva; anche qui gli "spazi" utilizzati sono molteplici; i bambini possono giocare in corridoio, oppure in una attrezzata sala giochi, o anche in un'altra sala con i "giochi di società", o addirittura usufruire di una mini-discoteca. Chi vuole può invece ritirarsi in biblioteca, che fornisce un'ampia scelta di libri di lettura per bambini.
Nelle due ore pomeridiane si ritorna per lo più ad attività di tipo cognitivo (che quindi non sono trascurate, anzi). Comunque i locali "alternativi" vengono sempre utilizzati: per esempio dagli insegnanti di "sostegno", che hanno il compito di seguire i bambini handicappati inseriti nella scuola.
E potrei ancora parlare dell'educazione fisica, del nuoto, dell'utilizzo del Parco, delle iniziative col Comune alla scoperta della città, ma lo spazio sui giornali è quello che è.
Alle 16.30 i bambini escono, gli insegnanti... non è detto.
C'è l'attività di aggiornamento e di programmazione didattica alla quale ciascun insegnante dedica cinque ore alla settimana oltre l'orario di lavoro. Ed è un'attività assai onerosa, che consiste in riunioni (suddivise per classe, per materia e generali), ma anche nella produzione concreta di materiale! sussidi, schede didattiche, visto che non è
plinare, le tradizionali storia e geografia. Linguistica e matematica non sono insegnate nozionisticamente, ma secondo un metodo logico-globale.
Quindi certamente il bambino impara a leggere o a fare l'addizione dopo i bambini che seguono il metodo tradizionale — mi precisa Maria Chiara — ma perché prima si sofferma sui concetti logici di base, che altri trascurano. I risultati vanno valutati alla fine del ciclo di insegnamento e sono senz'altro superiori. Dopo l'intervallo delle 10.30 le classi si dividono in gruppi e vengono utilizzati tutta una serie di locali "alternativi" alle tradizionali aule:
c'è un laboratorio di scienze, una sala-prova di musica, un "atelier" di pittura, un laboratorio di falegnameria, uno di ceramica, uno per lavori con la stoffa e con la cartapesta, persino una stanzetta con dei mini-computers. Insomma, ci si dedica ad attività pratico-applicative. Il bambino non ha solo una testa, ma anche un corpo e l'educazione deve essere completa — mi spiega Alfia. Un'altra possibilità è la suddivisione per "gruppi di livello", cioè a seconda delle capacità o delle difficoltà dimostrate nell'apprendimento; alle maestre "ordinarie" si affiancano quelle di "supporto", che seguono chi è rimasto più indietro per permettergli di recuperare.
Dalle 12.30 alle 13.30 i bambini mangiano, in classe. Questa soluzione consente, rispetto al refetto-
usato il tradizionale sussidiario. Vengono utilizzati ancora altri "spazi" disponibili, quali la sala riunioni e la sala stampa. E c'è un'insegnante detta "coordinatrice", che non ha la classe e che porta poi avanti in concreto tutto il lavoro organizzativo.
Tutto questo sforzo innovativo ha prodotto grossi riconoscimenti a livello ufficiale (Comune, Provveditorato), un po' meno fra i genitori della zona. Siamo un po' amareggiate per queste dicerie negative sul nostro conto — si lamenta Teresa — che inducono il genitore a optare per il metodo tradizionale solo perché il bambino impara a leggere prima. Il nostro metodo si basa ormai su dodici anni di esperienze — aggiunge Alfia — una delegazione giapponese in visita alle scuole elementari di Milano è stata mandata qui. È arrivato il momento di salutarci. Mi dispiace dovermene andare, perché la visita in questo posto dà come un senso di speranza. È bello scoprire che una scuola realmente "diversa" è possibile; che esiste ancora chi non vive l'insegnamento come un qualsiasi "mestiere", ma investe una notevole quantità di tempo, oltre che di entusiasmo, nel lavoro che svolge, semplicemente perché crede in quello che fa. Mi sembra quindi importante diffondere il più possibile in zona l'informazione su queste realtà per poter moltiplicare attorno a loro approvazione e sostegno.
Paolo TodiscoEliminati i binari delle "linee celeri". Idee e progetti per via Palmanova
È già scoppiata la polemica sul futuro di via Palmanova. Da una parte c'è il Comune, con il progetto di ristrutturazione presentato dall'Assessorato ai Lavori Pubblici, dall'altra si delinea un'opposizione al progetto da parte di Dp e dei C.d.Z. 10 e 12 (le zone interessate), sostenuta dalle petizioni degli abitanti della Via.
Il tratto interessato è quello compreso tra piazza Sire Raul e l'incrocio con via Carnia. Il progetto del Comune prevede l'allargamento del viale centrale con passaggio a tre corsie per ciascun senso di marcia. Si farà anche la ristrutturazione dei due controviali. Quello adiacen-
te alla zona 12 sarà separato dal viale centrale da uno spartitraffico piantumato a verde ed ampie aree di parcheggio a pettine, ricavati dall'area in disuso delle linee Atm dell'Adda; saranno aperti gli accessi da via Plezzo e dal ponte Fs di Sire Raul. Il controviale adiacente alla zona IO, separato pure esso dal viale centrale con spartitraffico e parcheggi, sarà ricavato sopprimendo parte dell'attuale aiuola verde. Verrà istituito un semaforo all'incrocio con via Tolmezzo-Cambini per permettere l'attraversamento, con chiusura dell'attuale sottopasso.
D'accordo sull'istituzione di questo attraversamento e anche sui parcheggi, l'"opposizione" critica
Proposte della nastro videoteca di viale Abruzzi 91
Gli occhi sono lo specchio dell'anima. Un detto antico come approccio al mondo complesso delle immagini. Antico, perché antica è la comunicazione attraverso le immagini: le pitture rupestri, gli ideogrammi, il teatro delle ombre, il racconto evocativo che suscita una grande suggestione visiva (Iliade, Odissea). Per arrivare ad oggi, dove la capillarità della diffusione delle immagini ha fatto assumere a queste ultime una dimensione di universalità, con cui si possono analizzare e sintetizzare ipotesi ed emozioni, razionale ed irrazionale, in congiunzione con il sonoro verso il linguaggio totale.
Un fatto di cultura dunque, sul quale noi della cooperativa Nastrovideoteca, con approcci differenti, dovuti ad esperienze e modi di vita diversi, stiamo approssimando una ricerca, partendo dalla constatazione di come questa oggi crea comportamenti, mentre necessario sarebbe che il comportamento creasse la cultura. Non è un semplice gioco di parole. È l'evidente distacco che esiste tra il possibile e il reale. Infatti sentiamo sulla nostra pelle la necessità di appropriarci della cultura, non come semplice fruizione passiva di un prodotto, ma come comunicazione attiva di qualità di vita nuova, diversa.
Utile, quindi, cercare per scoprire, per sottrarsi allo stanziale,
essenzialmente l'allargamento del viale centrale; questo non avrebbe effetti di snellimento del traffico, in quanto resta la strozzatura del ponte Fs di Sire Raul, a due corsie, e si risolverebbe praticamente in un allargamento dell'asfalto (inquinamento, rumori) a scapito del verde già esistente (aiuola verso zona 10) e possibile (ex area Atm). Lasciando il viale centrale così com'è (il che sarebbe anche risparmio di denaro pubblico), le due aree ai lati potrebbero invece essere ristrutturate e ulteriormente ... piantumate a verde. Dalla parte ex-Atm si potrebbe inoltre istituire una pista ciclabile che, proseguendo sino alla Gobba, si collegherebbe ad altre piste lungo la Martesana e verso il Parco Lambro, creando così una vasta "rete ciclabile".
Si tratta senza dubbio di problemi concreti e importanti, Mizetadieci appoggia una soluzione "più verde meno asfalto" e si ripromette di seguire gli sviluppi futuri della questione, fornendo la più completa informazione possibile.
Paolo TodiscoDopo un'interruzione di tre anni, il centro sociale Fausto e laio di via Leoncavallo ospiterà nuovamente la scuola popolare, iniziativa già sperimentata in passato con risultati significativi. Tale realizzazione è maturata dal connubio di due esigenze ben precise. Da una parte quella della scuola popolare di via Tiepolo della zona 11, di poter disporre di uno spazio adeguato da poter gestire con ampia autonomia, data l'indisponibilità del Consiglio di Zona ad assegnare una sede funzionale.
Dall'altra, quella del centro Leoncavallo di vedere così un ulteriore completamento del quadro di interventi e iniziative a carattere culturale-sociale. L'ossatura di questo corso, della durata di due anni ed articolato in 4 incontri settimanali il cui avvio è previsto per gennaio '85, sarà costituito dall'accostamento al programma di cultura generale, di un corso monografico sulla salute. Ciò significa che per chi avesse l'esigenza di conseguire la licenza media, l'impegno sarà di 4 serate alla settimana, mentre per chi è interessato alle problematiche riguardanti la salute, tale impegno si ridurrà ad uno o due incontri. A differenza del passato la scuola popolare, che vedeva una presenza di soggetti anche molto diversi fra loro al Leoncavallo, per quest'anno sarà caratterizzata da un aspetto nuovo e ben preciso per modo di operare e finalità. Infatti tale corso sarà destinato esclusivamente a sole donne e. in
particolare, a quelle strettamente legate tra loro da problematiche ed esigenze emergenti dalla realtà sociale in cui vivono.
Quindi tale scelta avrà come obiettivo quello di produrre un nucleo ben omogeneo che garantisca continuità ed incisività, oltre che a livello informativo, anche per una reale crescita d'intervento sulla realtà. L'argomento specifico che costituirà il corso monografico sulla salute, sarà definito da un sondaggio preliminare a cura delle stesse animatrici, operato attraverso contatti diretti con una limitata fascia dei residenti, previa affissione di locandine apposte nelle relative portinerie, e con la distribuzione di volantini informativi. Nonostante queste caratteristiche, la scuola popolare non perderà la sua peculiarità fondamentale della completa gratuità, non solo a proposito di iscrizione, ma anche relativa al materiale didattico, raccolto e messo a disposizione dalle animatrici. Niente spese per libri di testo quindi, ed è opportuno sottolinearlo se consideriamo che nessun sovvenzionamento pubblico è stato destinato a tale iniziativa. Quindi, è soltanto grazie all'impegno continuo di poche persone che la scuola popolare riprenderà ad essere una realtà ben definita. Chiunque fosse interessato anche ad altri corsi che spaziano nell'area della cultura e della creatività, si può rivolgere al centro sociale Fausto e laio di via Leoncavallo, che ne risulta ben nutrito.
Aldo Fiorentinial definito. Laddove "definito" assume sempre più come concetto proprio quello dell'informazione computerizzata passiva, dell'informazione senza conoscenza. La contradditorietà che esiste tra maggiore e più veloce informazione e, di fatto, minore conoscenza, è alla base dell'equivoco che relega la creatività all'immaginario, quindi all'isolamento, alla mancanza di comunicazione. Caliamo queste ipotesi più nello specifico del nostro quotidiano. Commercializziamo prodotti audio e video, e con questi realizziamo servizi. Vendiamo alla gente apparecchiature che possano essere usate in maniera dinamica e non statica, che possano diventare strumenti di indagine della realtà e di crescita personale. Spesso coinvolgiamo i nostri clienti nei servizi che facciamo, per proporre nei comportamenti, non nelle parole, un uso creativo e migliore delle apparecchiature che essi acquistano, non tralasciando di spiegarne il completo funzionamento. Ora la cooperativa Nastrovideoteca dovrebbe servire a questo farci mettere in comunicazione, noi, voi, gli altri. I sogni e i bisogni sono il pane quotidiano, la loro realizzazione: soddisfazione diventa sempre più la nostra-vostra occasione di rientrare in una dinamica viva di scambio che potrebbe ben avere a che vedere con la produzione di elementi di nuova cultura.
Sono una lettrice di Mizetadieci e, preso il coraggio a due mani, ho deciso di scrivere al giornale per esprimere la mia rabbia per la serrata dei negozi. Rabbia contro quella categoria di persone che oltre ad alleggerirci il portafoglio giorno dopo giorno, quando si va a fare la spesa, riescono anche a derubare lo Stato (che in teoria saremmo noi tutti) al momento di dover pagare le imposte, al momento cioè della Dichiarazione dei Redditi con la presentazione di denunce sfacciatamente ridicole. Come può un impiego dell'Ufficio imposte credere al reddito medio di 5 milioni l'anno denunciato da un commerciante qualsiasi? Un qualsiasi negozietto, anche a conduzione familiare (che tende a risparmiare sui costi di gestione) può vivere con 400.000 lire al mese, due persone, minimo?
Vogliamo scherzare? Ci prendiamo per il naso? Ma la categoria dei commercianti si prende molto sul serio tant'è vero che indicono una serrata seguita dall'80% degli interessati. E nessuno si è scandalizzato come invece avviene quando una qualsiasi categoria di lavoratori scende in sciopero. Se poi si tiene conto che le tasse le pagano solo e interamente proprio i lavoratori dipendenti! E come se non bastasse le pagano anche in anticipo! È molto divertente constatare che, al momento di pagare le tasse, i ricchi
diventano poveracci e la stragrande maggioranza degli italiani (i lavoratori dipendenti) diventa in quell'occasione "grassamente ricca". C'è da dire che in quest'occasione si realizza finalmente la tanto cercata uguaglianza, specie quando c'è da pagare: ecco allora che i ricchi non esistono più, siamo tutti finalmente uguali. Mah!
Lettera firmata
Sono una vostra lettrice e vi scrivo per tentare di sfatare un mito: quello per cui andare in bicicletta a Milano fa bene. Sono ormai 4 anni che viaggio a 2 ruote estate e inverno: pioggia e neve compresi. Ho scoperto subito che questa nostra città non è assolutamente adatta all'uso della bicicletta e che quindi invece di una salutare pedalata avevo scelto un sofisticato tipo di suicidio. Si, perché proprio di questo si tratta e ve lo dimostro. Fratture molteplici, multiple e aggravate sono quanto di più semplice vi possa capitare. Provate voi a percorrere la circonvallazione: se qualche automobilista si accorge di voi siete fortunati. Un consiglio: attenzione alla 90 e agli autobus, vale la legge del più grosso! Battiti di cuore accellerati ad ogni suonata di clakson, per non dire delle maledizioni ricevute da quegli automobilisti che certo non hanno lo stesso problema delle bici di evitare le numerose buche, pozzanghere e rotaie. Grande nemico dei ciclisti è infatti la rotaia, stranamente proprio a misura di una ruota di bicicletta. Rimanerci presi in mezzo vuol dire caduta assicurata, sperando nella prontezza di riflessi dei guidatori in arrivo dietro di voi. Se poi vi capitano gli scambi multipli dei tram il passaggio incolume del vostro mezzo è davvero
una prova di abilità. Scombussolamento generale e nervi scossi sono gli effetti provocati dal fondo stradale in porfido o dal famosissimo "pavé" tanto caro alla tradizione di Milano, ma tanto sconnesso per i suoi cittadini a due ruote.
Volete vedere uno spettacolo divertente? Appostatevi in via Venini nel tratto prima di P.za Morbegno oppure in vie Padova all'altezza del ponte della ferrovia, potrete osservare una gara di velocità tra una bicicletta e il rumoroso 4 o con la mastodontica 56. Gara ad ostacoli, ma questo solo per il ciclista che deve evitare il pavé e le rotaie e deve liberare la strada al più presto per permettere il passaggio del mezzo pubblico che oltre a stare a 2 centimetri dalla ruota posteriore della bici continua a strombazzare.
Al primo spazio laterale il ciclista si butta e lascia la strada ai motorizzati convinto di aver fatto chissà quale impresa, invece no, è riuscito solamente a scamparla un'altra volta portando a casa maledizioni di ogni sorta ed una particolare dose di stress. Ma oltre ai pericoli in cui i viaggiatori a due ruote possono incorrere (magari evitati se muniti di cornetti, portafortuna e altri talismani o con l'aiuto di qualche buona stella), rimane una cosa alla quale nessuno può sottrarsi: l'inquinamento dell'aria e soprattutto quello prodotto dai gas di scarico delle auto. Se questo è dannoso per i pedoni provate a respirare il piombo sotto sforzo! Provate Voi a fare i ponti della stazione centrale ed a riempirvi i polmoni con quell'aria grigia e puzzolente che Vi investe appena entrate nel tunnel: è sicuramente meno dannoso fumare sfrenatamente per due annii che passare lì sotto! Ed un'ultima cosa che sconvolge il sistema nervoso dei ciclisti: passare in P.za della Repubblica tra buche, rotaie, pavé e lavori in corso e vedere lo striscione "Milano a 2 ruote" senza avere la possibilità di prendere il sindaco Tognoli e l'as-
sessore Korach alla viabilità, che hanno deciso tale slogan, e condannarli ad una nuova pena dantesca: girare in bicicletta per Milano... proverebbero presto e da vicino la nostra "efficiente" assistenza pubblica! Lettera firmata
Scriviamo questa lettera per denunciare le modalità di assegnazione di spazi comunali che il Consiglio di Zona concede ad associazioni culturali, privati e forze politiche e sociali. A nostro parere queste assegnazioni sono avvenute (e Dp presenterà presto tutti gli elementi per dimostrarlo), in modo certamente poco "limpido" e con criteri lottizzanti. Infatti le forze politiche più forti, con criteri "scorretti", hanno privilegiato alcune associazioni culturali che in realtà non sono altro che affiliazioni degli stessi partiti presenti nel Consiglio di Zona 10. Un esempio emblematico è quello della Lac (Lombardia Associazione Culturale), con sede in viale Monza 255 dove, e questo sì che è un bell'esempio di associazione culturale, si tenevano, sotto le scorse elezioni, feste elettorali del Psi, con la partecipazione dei candidati. Con questa logica la lista delle richieste esistente da tempo (1981) non solo non è stata ordinata, ma è stata usata come meglio si credeva, scegliendo le richieste degli "amici". In questa situazione, Democrazia Proletaria della zona 10, nel 1981, non potendo disporre di una sede nella zona e non riuscendo a trovare presso i privati, ha fatto richiesta al C.d.Z. 10 di poter usufruire di uno di questi spazi comunali, pagando regolare canone di affitto; a tutt'oggi questa domanda è rimasta disattesa, essendo Dp estranea a logiche di spartizione e lottizzazione, eppure dal 1981 ad oggi sono state deci-
ne le assegnazioni effettuate. Democrazia Proletaria ritiene che sia necessaria al più presto una chiarificazione precisa del modo in cui vengono fatte queste assegnazioni, ricordando, tra l'altro, che già esiste in merito un'inchiesta della Magistratura, a cui Dp non avrà esitazione a ricorrere, presentando fatti dettagliati, qualora il Consiglio di Zona non chiarisca al più presto questa vicenda.
Democrazia Proletaria Zona 10
Sono un vostro lettore e voglio congratularmi con voi per la realizzazione di questo giornale di zona, riuscite a parlare della nostra realtà in modo semplice ed obiettivo. Vi scrivo perché ho notato che in P.zza Morbegno stanno installando dei semafori e ciò mi dà lo spunto per parlare di un "incrocio" (tra virgolette perché non si capisce cosa sia veramente), mi riferisco all'angolo tra le vie Soperga e Marocco. Spesso ho assistito a scene ed insulti tra automobilisti che in quel punto si sono scontrati; tutti e due dichiaravano la propria ragione, e realmente non si capisce chi abbia ragione, perché se fosse un vero incrocio la precedenza spetterebbe a chi viene da via Marocco, ma poiché quest'ultima confluisce in via Soperga la precedenza potrebbero averla quelli che la percorrono. Tutto si complica a causa delle auto parcheggiate nell'incrocio, che limitano la visuale; mi chiedo: è mai possibile usare tanta rigorosità per i semafori in P.zza Morbegno e non mettere neppure un segnale di precedenza all'incrocio Marocco-Soperga, pur tanto pericoloso, perché l'Assessore al Traffico e Trasporti non fa qualcosa, mettere un segnale non dovrebbe costare molto. Ciao. Lettera firmata
piscina olimpionica - corsi di nuoto - acquaticità - nuoto agonistico e amatori - sub - palestre - ginnastica aerobica - body building - danza moderna e classica - ginnastica attiva e passiva - dimagrante - cultura fisica - preparatoria a tutti gli sport - supervisione personale - ginnastica formativapresciistica - karaté - hatha yoga - reparto fisioterapico - sauna - bagno turco - cure estetiche - letto solare UV-A - massaggiterapie shiatsu - snack bar all'interno del centro è presente un'équipe medica, composta da medico sportivo ortopedico, fisiatra, dermatologo, dietologo, omeopata e agopuntura.
Per meglio comprendere come funziona e cosa fa il C.d.Z. abbiamo fatto alcune domande all'architetto Pierluigi Bulgheroni, presidente del C.d.Z. 10, sulla sua esperienza e sull'attività del Consiglio stesso.
Quando e perché hai deciso di candidarti e di fare il Presidente del C.d.Z.?
Ho deciso di presentarmi dopo una proposta fatta nel '75 dal Pci, entrando nella sua lista come indipendente, questo in un'ottica di prospettiva storica ed anche personale, si trattava di istituzionalizzare i movimenti nati nel '67-'70.
In modo stabile e preciso in una istituzione quale il C.d.Z., che avevano visto la partecipazione di molte persone, e la mia, alle lotte sociali e di quartiere. Si trasformava la fase movimentista in una lotta diversa, il '75 è stato l'anno delle giunte di sinistra nelle grandi città; io ho accettato come indipendente perché la mia origine socio-culturale cattolica mi vedeva impegnato come non tesserato nelle lotte di base, mi sono candidato per quel partito con cui avevo la maggior sintonia pur non facendone parte. Dopo ho accettato in modo più preciso un incarico nel '78, quando c'era stato l'aumento dei Consiglieri da 20 a 32, mi era stata fatta la proposta di diventare presidente e con le medesime motivazioni sono passato al nuovo incarico. Il legame col Pci è diventato sempre più organico, per cui la mia iscrizione nel '79 è stata una naturale conseguenza.
Nel momento in cui sono nati i C.d.Z., i cittadini partecipavano molto, mentre, da qualche anno, si assiste a un calo di partecipazione, da cosa dipende?
Nella nostra zona ci sono dati precisi coerenti con le altre zone, possiamo vedere nel '76-'77 dopo l'avvento delle giunte di sinistra, la massima partecipazione ai lavori del C.d.Z. e commissioni, sia alle assemblee pubbliche fatte dal C.d.Z., proprio sulla spinta della partecipazione ai movimenti degli anni precedenti in cui questi erano abbastanza autonomi e il C.d.Z. era uno dei referenti ma non l'unico per il conseguimento di obiettivi di lotta. Dal '77 i valori della partecipazione sono scesi, dapprima quelli relativi alle assemblee popolari, anche perché i C.d.Z. ne indicevano sempre meno, si facevano solo quelle per il bilancio e la programmazione, che erano un momento importante perché le zone potevano decidere sulla spesa di 6-7 miliardi degli stanziamenti comunali (6-700 miliardi) per investimenti in opere, indicazioni successivamente rimaste sulla carta. Questo è stato il momento della massima aspettativa di potere del C.d.Z., mentre cominciava il calo della partecipazione assembleare perché con la sanzione dei poteri diminuiva l'esigenza di indire assemblee e raccogliere le istanze nel modo tipico movimentista, inoltre questo calo va letto anche nel riflusso dalla politica, tipico del '77-'78. Successivamente c'è stato il calo anche per i Consigli e le Commissioni, che pure sono i luoghi di maggior dibattito sui problemi dei cittadini. La partecipazione ha avuto una crescita dopo le elezioni dirette dell'80, perché è stata una tappa importante, mantenutasi per più di due anni; ora siamo in una situazione stabile ma bassa, ma con presenze qualificate da "addetti ai lavori" di un centinaio di persone che ruotano attorno alle Commissioni, queste sono impegnate politicamente, ed è positivo che il Consiglio abbia questi cittadini che sono i testimoni privilegiati delle attività del C.d.Z. e dei bisogni della zona. Oggi riprende in una forma criticabile la partecipazione ai C.d.Z. di
gruppi di cittadini, su problemi specifici, con il taglio corporativo del fare pressione per ottenere qualcosa, un giusto obiettivo, ma è la forma sbagliata, vengono solo poche volte e poi più, è una partecipazione a singhiozzo su qualche problema specifico.
La questione delle tossicodipendenze come è stata affrontata dal C.d.Z.?
Ci sono stati rapporti con il Comitato di zona circa due-tre anni fa, con momenti assembleari pubblici con cittadini e con operatori qualificati; dopo quei momenti il C.d.Z. non è stato più stimolato e dichiaro una sua lentezza sul problema, gli stimoli sono mancati anche perché credo che il Comitato si sia sciolto, intanto partivano le Condotte mediche, di cui una nella nostra zona, quindi abbiamo un lavoro a livello di commissione e delibere del C.d.Z. per potenziare la Condotta e togliere l'aspetto esclusivamente sanitario. A parte questo, tenuto conto che la competenza è dell'Assessore, noi siamo andati oltre anche se la commissione sanità ne ha discusso.
142, sul quale esprimeremo parere, sperando che il Comune voglia ristrutturarle subito tutte e due. Per il Piano-casa in via Adriano a Crescenzago è prevista una volumetria di 800.000 mc. su aree ex-agricole dove prima era previsto un ospedale eliminato dal Piano Regionale degli ospedali; noi abbiamo dato parere favorevole, purché siano rispettate alcune condizioni. La prima è che il quartiere sia autonomo per i servizi e che introduca dei recuperi di fabbisogni, in una zona carente per il verde, servizi sociali e di aggregazione; che ci sia una dotazione di servizi tecnologici e della viabilità adeguati, perché il traffico in zona è congestionato, avere 7000 abitanti in più a Crescenzago significa realizzare la "gronda", strada di collegamento trasversale urbano dalle autostrade Torino-Laghi a Cascina Gobba, già prevista dal Prg, il collegamento razionale alla viabilità di Sesto S. Giovanni e dei mezzi pubblici alle fermate MM I di Sesto Stazione e MM2 di Gobba. Un'ultima condizione è che la nuova edificazione parta in concomitanza con il recupero del degrado
Il "dossier" di questo numero è dedicato al Consiglio di Zona.
Rispetto al problema degli sfratti il C.d.Z. ha espresso una posizione, e per il Piano-casa quali sono stati i rapporti con il Comune, siete stati consultati?
Per gli sfratti il C.d.Z. non ha assunto delibere precise, ma un atteggiamento di rimessa, operando sul fronte delle vendite frazionate, tramite il contatto con gli inquilini ed intervenendo a livello di propaganda contro le vendite. La commissione casa non ha lavorato sul censimento dello sfitto o cose del genere, ma pur non avendo competenze dirette, abbiamo fatto molto e ottenuto poco, molto quando doveva nascere il quartiere di via Stamira d'Ancona, le Cooperative al parco Martesana, la casa di via Perticari, in quel momento (fine anni '70) si sperava di avere delle quote di case per avviare il recupero di edifici degradati. Andata male questa operazione si è riproposto il problema in modo specifico, per la casa di via Bengasi I, con molte spinte e lotte per farla acquisire dal Comune, casa che però non è stata ancora ristrutturata, di recente il Comune ha acquisito l'edificio di viale Monza
per mezzo di convenzioni da fare con i privati tali da avviare i meccanismi per il recupero di stabili degradati. L'ultima nota è che questi interventi non coprono i settori del reddito basso, che non possono comprare la casa e vivono in condizioni di disagio.
A che punto siamo con la realizzazione del Parco Martesana?
Nel mese di novembre è andato in appalto il secondo lotto di 500 milioni e il C.d.Z. è soddisfatto ma non troppo, l'Assessore ha già fondi per un miliardo e deduciamo che mancano i progetti e la possibilità tecnica di spenderli, il progetto del parco è ottimo ma è rimasto alle ipotesi di massima. Ora la nostra pressione è perché questo si traduca in progetto esecutivo, per essere certi dell'attuazione, sia pure per fasi, ma coerente al progetto iniziale. Con la seconda fase si realizzeranno i vialetti lastricati e asfaltati, con panchine e luci, parte della collinetta, nuove alberature, per rendere l'area sempre più utilizzabile da parte dei cittadini. Abbiamo chiesto pure di fare qualcosa per le aree verdi minori e per i parchi di Villa
Sui rapporti fra zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Mizetadieci e il C.d.Z. abbiamo sentito in giro le versioni più disparate, da chi dice che Mizetadieci trascura di parlare del C.d.Z. a chi, all'opposto, pensa che questo giornale ne sia l'organo ufficiale di stampa. Chiariamo, dunque, che Mizetadieci è una testata indipendente, prodotta autonomamente da un collettivo redazionale che è interessato semplicemente ad informare la gente su tutto quanto accade in zona 10 e magari a ragionarci anche un po' su. Quanto all'attenzione da dedicare alle istituzioni e, più semplicemente, al C.d.Z., la questione è stata discussa, provocando anche diverse posizioni, all'interno della redazione. Da questa discussione sono uscite alcune considerazioni. Per prima cosa abbiamo verificato che c'è in giro , fra la gente, un diffuso disinteresse, se non addirittura un fastidio, per le "questioni istituzionali". Le istituzioni sono spesso viste come un qualcosa di scollato dalla società, do-
ve i "politici" portano avanti i loro giochi di potere e le loro beghe più o meno clientelari, lasciando tuttavia irrisolti i problemi che dovrebbero affrontare; in pratica: istituzioni malate di partitocrazia. Senza voler scadere nel qualunquismo, pensiamo che questo "senso comune" sia abbastanza motivato. D'altra parte, come collettivo redazionale, siamo molto più interessati ai fatti concreti di tutti i giorni, ai problemi che la gente vive, che non a far diventare il giornale ( come purtroppo spesso accade) un'arena di scontro fra partiti. D'altra parte ci rendiamo conto che un discorso completo sulla realtà di zona deve necessariamente includere anche un discorso sulle sue istituzioni, su ciò che esse concretamente fanno ( o non fanno), sul tipo di potere che gestiscono ( o non gestiscono). Quindi con questo numero, e con quelli che verranno, terrremo aperto questo discorso, che però sarà anche, per quanto detto, un discorso critico.
I Consigli di Zona sono stati costituiti nel 1970 su delibera del Consiglio comunale, nel 1980 i consiglieri sono stati eletti direttamente dai cittadini in seguito alla legge statale 278 del 1976. Nel nostro C. di Z. i consiglieri sono 32 divisi tra la maggioranza formata da Pci, Pri, Psdi e Psi e l'opposizione, formata da Dc, Dp, Msi e Pli; il lavoro politico viene svolto tramite l'assemblea del Consiglio e le varie commissioni. Nel nostro C.d.Z. le commissioni sono: Demanio e Patrimonio, Urbanistica, Cultura, Casa, Sanità e Assistenza, Licenze Edilizie, Lavoro, Commercio, Istruzione e Sport, coordinate dai consiglieri della maggioranza. Per il lavoro burocratico e d'ufficio si utilizza del personale comunale addetto alle varie mansioni e costituente la segreteria amministrativa e tecnica. Il C. di Z. ha competenze e poteri deliberativi su: opere pubbliche di rilevanza zonale, gestione di immobili
Finzi e del Trotter senza ottenere nulla.
Cosa pensa il C.d.Z. della chiusura al traffico del centro?
Non abbiamo esaminato la questione, personalmente sono d'accordo se si consentono attraversamenti; per la zona tendiamo alta realizzazione della pista cicla hi le lungo la Martesana, come proposta di pedonalizzazione che rivaluta molte parti della zona.
Parlando di cultura, cosa ha fatto il C.d.Z. per la Biblioteca e il Teatrino del Trotter?
Della biblioteca è dal '69 che se ne parla, praticamente è finita, è scandaloso che un edificio da costruire in IO mesi dopo tre anni non é ancora pronto all'uso. Ogni settimana chiamiamo le Ripartizioni competenti, la R. Cultura garantisce di avere già pronto il personale per farla funzionare, per cui non ci saranno disfunzioni una volta aperta, la nostra commissione cultura sta già lavorando sulla gestione e le iniziative da fare. Per il Teatrino del Trotter c'è un progetto per cui sono già stanziati i fondi, per la realizza-
comunali per usi sociali e culturali, manutenzioni di scuole e spazi pubblici, traffico, viabilità, strade, vigilanza sul territorio, gestione dei servizi sociali alle persone, vigilanza annonaria ed igienica sulle vendite, gestione dei mercati rionali, vendite controllate, affissioni e mense comunali. Inoltre, esprime pareri in modo obbligatorio su: divisioni territoriali, delibere quadro del comune, piano regolatore, regolamenti e programmi comunali, programmazione dei servizi sociali, autorizzazioni commerciali e licenze edilizie.
Le delibere quadro fatte dal Comune nel 1979 per dare ulteriori poteri ai C.d.Z. sono state in gran parte disattese, mancando il personale e le strutture per renderle operative.
Le commissioni sono aperte alla partecipazione attiva dei cittadini, gruppi sociali e culturali, mentre le riunioni del Consiglio sono pubbliche. La sede del C. di Z. è presso il Centro Civico di via Padova 118.
zione e l'apertura non abbiamo date sicure.
L'ultima domanda è sul giornale, ritieni che un giornale come il nostro possa assolvere alla funzione di comunicazione anche tra C.d.Z. e cittadini, e portare al C.d.Z. le istanze dei cittadini?
La risposta è ovvia, è assolutamente necessario, anche il C.d.Z. anni fa voleva fare un giornale, ma la Giunta non riteneva opportuno finanziare giornali di zona, perché puntava su Qui Milano. L'idea è straordinaria perché parlando delle cose dette ora capisco che i cittadini non hanno nostre informazioni, ma anche i cittadini, soprattutto quelli attivi nei partiti e gruppi sociali, possono darci tante notizie. L'informazione è il problema dei problemi, quindi se Mizetadieci, come mi sembra, è uno strumento di collegamento per le notizie nei due sensi, questo rapporto deve consolidarsi con frequenti scambi e informazioni.
Dossier a cura di:
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con al centro la riduzione dell'orario di lavoro, l'utilizzo del contratto di solidarietà, quindi la ridistribuzione del lavoro esistente su tutti i lavoratori e la definizione di assetti produttivi certi per tutti gli stabilimenti.
Queste iniziative che risultati hanno ottenuto?
Sul piano del tribunale abbiamo avuto nel settembre '84 un primo importante risultato tramite la sentenza che prevedeva il reingresso in fabbrica di tutti i lavoratori sospesi, quindi l'applicazione corretta dell'accordo dell'82. Sul piano della vertenza aziendale la risposta dell'Assolombarda e della Fiat è stata durissima ed hanno praticamente rispedito al mittente il contenuto della vertenza. Nel contempo si è avviata la fase dell'apertura della procedura dei licenziamenti per 547 lavoratori dell'area milanese. La drammatizzazione della situazione ha dei riflessi di natura generale, quindi può essere un primo segnale di quello che avverrà a Torino a dicembre.
Come avete reagito a questa dura presa di posizione dell'azienda?
In risposta a questa situazione abbiamo già assunto iniziative di lotta all'interno della fabbrica, caratterizzate attraverso una serie di meccanismi di solidarietà tra i lavoratori: colpire per periodi lunghi delle produzioni importanti della Magneti, il cui effetto sulla Fiat è quello di determinare la mancanza di forniture nel giro di una settimana.
Quali altre iniziative avete intrapreso e quale partecipazione hanno ottenuto le prime forme di lotta?
Abbiamo sviluppato altre iniziative verso l'esterno a livello di consiglio regionale, consigli comunali, partiti politici, di prese di posizione pubblica di queste istituzioni di condanna dell'atteggiamento della Magneti e della Fiat, quindi si è costruita anche questa rete di solidarietà nelle istituzioni e nell'opinione pubblica. A livello di partecipazione, il 15/11/84 è partita la forma di lotta ad oltranza in una divisione che è "l'aria compressa", quindi sono in sciopero tutti i lavoratori per 8 giorni consecutivi. L'adesione è totale al 100%. Ci sono alcune difficoltà di intervento con gli impiegati, determinate anche dal fatto che li stanno massacrando.
Come massacrando?
Viene messa in atto una costante repressione da parte della struttura burocratica e organizzativa della Magneti, per fare un esempio: vi sono impiegati che vanno presso i lavoratori, minacciandoli che se faranno sciopero, verranno sicuramente inseriti nella lista dei licenziamenti.
Però, Filippo, ci sembra che a livello di delegati la situazione sia addirittura peggiore.
A livello di intimidazione verso i delegati ci sono un sacco di lettere di denuncia, sospensioni, ce n'è di tutti i colori, c'è un lunghissimo elenco, non a caso io sono certamente uno dei primi nella lista dei licenziamenti, come quasi tutti i delegati di Cinisello, siamo quasi tutti fuori. Su una ventina ne sono rimasti due in fabbrica, la direzione ha quindi azzerato il gruppo dirigente del Consiglio di Fabbrica fra gli impiegati. A Crescenzago una parte sono fuori, una parte no e anche qui il C.d.F. è abbastanza malconcio e comunque tutti hanno il massimo delle ammonizioni possibili, quindi basta un'inezia che l'azienda può fare dei licenziamenti individuali e delle rappresaglie.
Potresti precisarci meglio la proposta che il Consiglio di Fabbrica fa per evitare i 547 licenziamenti e la cassa integrazione a zero ore?
La proposta è quella della verten-
za che prevede una riduzione dell'orario di lavoro da 40 a 35 ore per tutti, utilizzando per coprire la differenza di 5 ore: 2 ore e mezza come contratto di solidarietà, quindi la cassa integrazione guadagni ridistribuita su tutti e non sulle singole teste, 2 ore attraverso la riduzione prevista dal contratto dei metalmeccanici ed altre normative già esistenti, che sono festività, ecc. e mezz'ora pagata dall'azienda. Tutto questo ragionamento consente di azzerare sull'area in cui si vorrebbero fare i licenziamenti, e quindi sull'area milanese e di Sesto, di annullare la cassa integrazione guadagni, in quanto si creerebbero 405 posti di lavoro. A livello di Federazione lavoratori
metalmeccanici, qual è la situazione e la posizione sulle vostre proposte?
Fino ad oggi, a livello di sindacato, la situazione è abbastanza positiva, perché non ci sono grossi tentennamenti, cioè la Federazione metalmeccanica di Milano, nel suo complesso tiene bene. È chiaro che in una situazione così drammatica che si è determinata a partire dal 25/11, data dei licenziamenti, c'è il rischio che intervenga qualche livello del sindacato per far assumere delle posizioni al ribasso rispetto alla soluzione del problema prospettata dalla piattaforma rivendicativa aziendale.
Angelo RenzettiQUALE FUTURO PER I LAVORATORI POSTALI?
Che le Poste italiane siano rimaste indietro di 30 anni non è un mistero per nessuno. Basta andare in un qualsiasi ufficio postale per rendersi conto che, nell'era dell'elettronica, dove i computer sono in ogni angolo, si lavora ancora compilando a mano ricevute per ciascun utente e grossi libri per la contabilità. La faccia perennemente imbronciata dell'impiegato postale conferma l'idea che l'opinione pubblica ha di lui; sfaticato, assenteista, inefficiente, corporativo. Il disagio per il cattivo funzionamento si risolve così in un cronico odio-scontro tra l'utente e chi sta dall'altra parte dello sportello.
Ma le imprecazioni durante le lunghe ore di coda non servono a capire qual'è la realtà in cui opera questo tipo di lavoratore. Inserito in una enorme e contorta struttura, alimentata dai mille rivoli del potere clientelare democristiano, sin dal primo suo giorno di lavoro, si rende conto che non è importante dimostrare intelligenza e capacità organizzative in un apparato che appare tanto obsoleto quanto immodificabile, e che le sistemazioni più comode (lavori amministrativi, mansioni superiori , ecc.) le ottengono i raccomandati e i furbi. Venendo a mancare ogni stimolo a fare di meglio molto probabilmente anche lui cercherà di barcamenarsi come meglio può, lasciando le cose come stanno. Cose che già si sapevano da tempo, qualcuno dirà. Ma noi ci chiediamo: che fine hanno fatto le belle parole e i buoni propositi di una classe dirigente che, oggi più che mai, chiede ai lavoratori sacrifici in cambio di un apparato pubblico più efficiente, moderno e "moralizzato"? La risposta è ancora una volta nei fatti. Lasciando per ora da parte la vergognosa situazione ambientale di quegli immensi stanzoni sporchi e polverosi che sono gli uffici di
smistamento, prendiamo in considerazione i modernissimi Ccsb e Ced, i centri in cui miracolosamente ha fatto ingresso l'informatica. Fiore all'occhiello di ministri che vogliono essere "al passo con i tempi".
Ebbene tutti i giorni si vive in un clima di guerra: dalla lotta mattutina per la macchina funzionante (quasi tutte sono difettose), allo stress per un carico di lavoro che, dovendosi smaltire in giornata, spesso raddoppia l'indice di resa. Il compenso per questo super-lavoro è di L. 3.900 l'ora!
Calcolatrici rotte non vengono riparate e perfino il materiale di cancelleria viene dato col contagocce (lo Stato è povero, sic!).
La disorganizzazione del lavoro, lo spreco dei finanziamenti e l'ottusità di una dirigenza incapace, hanno reso fallimentare questo progetto innovativo. Circa 300.000 correntisti hanno chiuso recentemente il loro conto per rivolgersi ai ben più attrezzati ed efficienti istituti bancari. Se si considera che con l'automazione, il ritardo degli allibramenti nei conti correnti è peggiorato rispetto alla lavorazione manuale, la tendenza alla fuga verso il settore privato è destinata in futuro a rafforzarsi.
Di fatto questi sporadici e disomogenei tentativi di riordino e ammodernamento hanno ottenuto l'effetto contrario riducendosi a una misera cosa e ad un ennesimo cattivo utilizzo del denaro pubblico.
Ma l'opinione pubblica può dormire sonni tranquilli.
Il governo Craxi, con una tempestività degna di miglior causa, sprangando cancelli e negando il cappuccino, ha introdotto la politica del rigore per i dipendenti statali.
Ancora una volta, nell'Italietta dei manipolatori del potere, si è cambiato tutto per non cambiare niente, naturalmente a danno dei lavoratori.
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Al Confidi '82 — si può aderire versando 7 azioni del valore di Lire 50.000 cad.
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Artigini associatevi per rendere sempre più forte questo importante momento di autogestione in materia di credito.
Per un cineforum in zona 10
T'interesserebbe un abbonamento a basso costo per un ciclo di film, da tenersi in zona? Vogliamo organizzare una rassegna per rispondere alle esigenze culturali e ricreative dei giovani. La nostra proposta nasce dalla consapevolezza che, in tutta la zona, non è possibile vedere un film di qualità ad un prezzo accessibile. Questa è la proposta della Fgci della zona. Puoi segnalare quale genere di film preferisci,se inoltre vuoi anche collaborare alla scelta del programma telefona a Giovanna Baderna, N. 2897007 (ore pasti).
Strafalari
punto d'incontro
Molte sono le iniziative che propone per questo mese di dicembre, Strafo di via Arquà 10. Giuseppe
Severini terrà un corso gratuito di mandolino che, partendo dalla storia dello strumento, si addentrerà nella tecnica di base e nella conoscenza, nello studio e nell'ascolto di musica per mandolino. Verrà inoltre organizzato un corso per diffondere la musica per banjo a 5 corde attraverso la sua evoluzione dagli stili più arcaici fino alla nuova musica acustica di David Grisman e Bela Fleck. Il corso è a cura di Andrea Laudicina. I bambini di via Arquà e dintorni sono invitati alla festa della Vigilia di Natale alle ore 16.00, naturalmente il giorno 24 dicembre: scorpacciata di torte e aranciata a volontà. Si sta organizzando una festa per Capodanno, per ulteriori informazioni rivolgetevi in loco.
Fotografia al Circolo Brecht
principianti della fotografia gli strumenti base di questa disciplina (tecnica di ripresa, sviluppo e stampa del bianco e nero con lavoro in camera oscura). Alessandra Cattaneo fornirà loro un metodo di approccio al linguaggio fotografico. Tema che verrà inoltre più ampliamente illustrato dalla stessa nel corso di storia della fotografia per il ciclo "Milano per Voi" che si terrà il sabato dalle 17.30 alle 19.30 sempre al Brecht in via Padova 61.
Concerto per chitarra classica
Quale futuro
In meno di 10 anni 5 cinema di zona hanno gettato la spugna
Ripercorrendo gli ultimi anni della storia dei cinema della nostra zona, si potrebbe pensare che qualche sinistra maledizione li abbia improvvisamente colpiti. Uno dopo l'altro, cinque cinema hanno capitolato. Una storia tragicomica che vale la pena di ricostruire.
Apre la serie il cinema Ambra (per chi non lo ricorda, quello in via Clitumno, vicino all'angolo con via Padova). Lì, da anni, i cartelloni, ormai giallognoli, in cui Tognazzi sembra un ragazzino, dicono che "oggi" si proietta "Romanzo popolare". Roba da record di programmazione. Meglio di Rocky horror. All'interno del locale, cartacce d'epoca sulla moquette e sul banco della cassa, visibili curiosando attraverso gli spazi delle saracinesche arrugginite.
La maledizione si sposta in viale Monza, cominciando a colpire il cinema Argo. Il locale rimane chiuso per qualche anno (siamo alla fine degli anni settanta), poi riapre ribattezzandosi "Naskira Club". In programmazione, ora, sono film pomo in lingua originale, oppure titoli come "La lingua di Erika". Costante, come si vede, l'interesse linguistico.
Il vicino cinema ABC viene presto contagiato: dopo il proverbiale periodo di chiusura riapre come cinema "Eros", proponendo pellicole quali "Le calde notti" o "Il fuoco dei sensi".
Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino
Torniamo in via Padova, dove, dopo un'interessante programmazione d'essai, il prode Aramis deve arrendersi al terribile sortilegio. Che c'entri Richelieu? In ogni caso, il locale è ora divenuto una discoteca, della quale ci occuperemo in seguito.
Chiude il triste elenco il cinema Alexander, che nell'aprile di quest'anno ha cessato la sua attività, avviando i lavori di trasformazione della sala in studio cinematografico di posa.
Fuori dai bastioni campano solo i cinema a luce rossa, commenta l'ex maschera, che ora
partecipa ai lavori. Per reggere la concorrenza dei cinema di prima visione, noi cercavamo di mantenere bassi i prezzi. Ma a quel punto continuare a programmare non era più conveniente per la proprietà. D'altra parte, l'accentramento dei cinema è un problema di tutte le città italiane, fatta eccezione, forse, per Roma. In due parole, insomma, il nostro maschera può convincere anche i più superstiziosi che non si tratta di un sortilegio: quello che succede qui non è altro che il riflesso di una situazione generale di crisi che il cinema, soprattutto quello decentrato, sta vivendo.
Resta l'interrogativo su quale destinazione avrà il locale del cinema Ambra. Luce rossa? Bordello? Supermercatone del mobile rustico? Non ci è dato di
saperlo. A noi restano quelle emozionanti serate alla Fantozzi in cui, travolti dalla cascata umana di Corso Vittorio Emanuele, annaspiamo per raggiungere il cinema prescelto; in cui, dopo chilometri di coda, a suon di gomitate arriviamo alla cassa per pagare 6.000 lire di biglietto, da aggiungere alle 1.000 per il metrò o alle 30.000 per la macchina in divieto di sosta; in cui "godiamo" lo spettacolo in piedi o in prima fila, con la prospettiva, nel secondo caso, di essere costretti all'immobilità dal torcicollo per tutta la giornata seguente. Tutto ciò, almeno, fin tanto che gli enti locali non si decideranno ad avviare una politica in favore del decentramento degli spazi culturali.
P.L.T.
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Per
MM
In molti casi affidarsi all'erborista invece che al medico è possibile, ma è una scelta da affrontare con cautela
Le cure a base di erbe erano l'unico rimedio nell'antichità, non sempre di sicuro effetto, ma unico metodo conosciuto.
La particolarità ed efficacia delle loro proprietà crearono intorno ad esse varie leggende e riti. L'avvento della medicina di sintesi ne ha fatto decadere però l'uso popolare. Il comune uso di preparati chimici è cresciuto con il tempo grazie alla maggiore efficacia e rapidità degli effetti, ovviamente unita alla praticità di utilizzo. Però se da una parte per questo tipo di medicina conosciamo tutti i benefici, dall'altra non siamo a conoscenza o ne sottovalutiamo gli effetti collaterali e la possibile pericolosità. Nonostante le numerose campagne che mettevano in guardia i consumatori rispetto a questa situazione la gente continua ad ingozzarsi di medicinali, spesso inutili, e le aziende farmaceutiche continuano ad immettere nuovi prodotti sul mercato. Gli antibiotici ad esempio, preziose sostanze contro alcune malattie vengono però utilizzati con leggerezza in molti altri casi. Un semplice mal di gola che potrebbe essere curato solo con un po' di miele viene invece stroncato con l'ingestione di pastiglie e sciroppi che danneggiano il naturale equilibrio dell'organismo esponendolo a malattie anche più gravi.
L'attuale ritorno alle erbe non è da considerarsi in contrapposizione ai medicinali chimici; esse possono essere usate per la prevenzione o semplicemente come coadiuvanti della medicina sintetica. In ogni caso le erbe, che non sono un antidoto per tutti i mali e tantomeno sono da preferire in casi gravi od urgenti alla medicina ufficiale, diventano molto utili per malattie croniche, là dove la medicina si arena, e di fronte a piccoli disturbi. Per poter avere un risultato positivo nella cura con le erbe è chiaro che occorrono costanza, pazienza e fiducia in quanto queste hanno effetto per la maggior parte dei casi solo dopo un uso prolungato. È da notare che le piante sono capricciose: la
stessa pianta può dare un risultato diverso a seconda del soggetto che ne fa uso oppure semplicemente se colta in un periodo sbagliato o ancor peggio se non correttamente preparata.
Va da sé che è indispensabile una perfetta conoscenza delle stesse in tutti i campi: dalla botanica alle proprietà curative, dalla preparazione medicamentosa alla somministrazione. È del tutto inutile voler utilizzare
le erbe prima di aver imparato a conoscerle e non soltanto inutile, ma talvolta pericoloso. Ed è più pericoloso ancora volersi improvvisare medico.
E quindi indispensabile che ognuno trovi il proprio equilibrio nell'uso dei medicinali ed in particolar modo in quello delle erbe, affinché l'organismo possa trarre reali benefici da queste sostanze.
È arrivato sulle nostre tavole questo frutto che segna l'arrivo delle stagioni fredde e ci accompagnerà per tutto l'inverno sino ad aprile.
Ed è appunto nel periodo invernale che diventa per noi un preziosissimo aiuto a difesa dell'organismo nelle malattie da raffreddamento (bronchite, influenza, raffreddore), grazie al suo grande apporto di vitamina C. Di questa pianta sempreverde si usano foglie, fiori e frutti. I fiori sono bianchi e profumati (si raccolgono a marzo-aprile) e contengono olii essenziali ed elementi resinosi. Con questi si prepara l'acqua di zagara, molto indicata per le pelli secche. La tisana preparata con i fiori d'arancio ha un'azione calmante, distensiva, antispasmodica e leggermente ipnotica. Le foglie hanno virtù toniche, stomachiche e febbrifughe. Per questi scopi si prepari un infuso (4 gr. di foglie in 200 gr. di acqua) da bere ai pasti. Il frutto contiene 1'85% di acqua, ferro, iodio, fosforo, molto potassio, vitamine C-D-PP-K e anche B-E-A. Tutti sanno che il succo dell'arancio è vitaminico, ma pochi lo conoscono come digestivo, aperitivo, antirachitico e antigottoso. È quindi indicato nell'età dello sviluppo, negli stati di anemia, di decalcificazione e di mancanza di fosforo. Il frutto mangiato 10-15 minuti prima dei pasti, scartando i filamenti che sono indigesti e di nessun valore nutritivo, facilita la digestione.
Il frutto dell'arancio si può considerare un efficacissimo prodotto per la bellezza. Stimola l'attività cutanea, accresce l'attività delle cellule ed è considerato utile per il rin-
L. Lucini - P. Vitaloni giovanimento. Infatti una cura a base di arancio è disintossicante e serve a rinnovare il fisico e l'epidermide. È quindi adatto particolarmente per pelli avvizzite e sciupate dalle rughe. Un tonico economico per il viso si ottiene mescolando il succo dell'arancio con un terzo di acqua di rose. Si conserverà anche per una settimana se lo riporrete in frigorifero. Per mantenere le mani morbide e levigate immergerle in una lozione preparata mescolando il succo d'arancio filtrato con un po' di miele. Questo trattamento va ripetuto almeno una volta alla settimana. Un'ottima maschera vitaminica e astringente si ottiene applicando, con l'aiuto di garze o compresse, il succo sul viso e sul collo e lasciando asciugare.
Dovete però fare attenzione ad una cosa: tutte le proprietà dell'arancio si disperdono dopo circa mezz'ora dalla spremitura, per cui utilizzate sempre in tutte le vostre ricette l'arancio appena spremuto. Diffidate anche delle spremute già pronte esposte in bella vista sui banchi dei bar e richiedete espressamente che ve le preparino al momento. Controindicazioni: per chi soffre di acidità di stomaco e ulcere gastriche.
Facciamo notare che gli zuccheri in esso contenuti sono assimilabili anche dai diabetici. Inoltre, per le sue proprietà toniche è considerato eccitante per alcune persone; pertanto, per tali organismi, ne sconsigliamo il consumo alla sera.
Per finire un piccolo uso casalingo: utilizzate il succo o il frutto tagliato a metà per pulire le borse di cuoio.
Linda e PinucciaPer prodotti dietetici si intendono quei prodotti ai quali per processo di lavorazione o per addizione di particolari sostanze, sono state conferite particolari e definite proprietà dietetiche. A seconda dell'uso che bisogna farne possiamo suddividere la categoria in: prodotti ipocalorici, dolcificanti, prodotti per nefritici, per diabetici, alimenti poveri di sodio, prodotti contro la stitichezza, integratori alimentari, alimenti usati negli ospedali in dietoterapia. Questo mese tratteremo quelli ipocalorici, ossia i "Bicchieroni" di cui la gente fa largo uso pur di perdere quei chili in più. Parliamo perciò dei pasti sostitutivi SlimFast, Enervit Protein, Eubios, Bionorm, Forsana, Protactif, Shape, Lineor, Modifast. Questi i più noti di una lunga lista in commercio. Sono miscele liofilizzate da sciogliere in acqua o latte, ad alto contenuto proteico e in fibre indigeribili come la crusca e la farina di guar, carenti però di vitamine e sali minerali. Contengono pochissime calorie rispetto ad un pranzo normale e danno senso di sazietà grazie alla crusca che si rigonfia nello stomaco. Lo zucchero contenuto è sostituito a volte con la saccarina. Esistono ai gusti di cacao e cappuccino (SlimFast), alla fragola e al caffè (Bionorm) alle verdure miste (Lineor), alla vaniglia (Protactif) e in biscotto
(Staral). I migliori sono quelli che si sciolgono in acqua perché più digeribili e contengono proteine di origine vegetale (anche dalla soia) che abbassano il tasso di colesterolo nel sangue (Eubios). Non sono tutti uguali nella composizione nutritiva e calorica: vanno dalle ottanta calorie per busta di Modifast alle duecentosessantotto di Enervit Protein. Possono sostituire un solo pasto al giorno e si devono utilizzare per breve tempo: l'uso prolungato può portare a carenze di oligoelementi e a squilibri della pressione arteriosa. Solo nelle obesità refrattarie ne è consentito l'uso per tutti i pasti della giornata, purché sotto stretto controllo medico. Sono sconsigliati per persone sofferenti di diabete, obesità grave, gottosi, nefropatici, epatopazienti e persone troppo anziane. Non vanno dati nemmeno ai bambini perché influenzerebbero la loro normale crescita. Per i casi di allergia e per chi soffre di alterazioni alla mucosa intestinale sono controindicati quelli da sciogliere nel latte. Ricordiamo infine che la dieta dimagrante con i pasti in busta è, come ogni altra dieta, ipocalorica, quindi una volta sospesa, deve essere sostituita da una nuova dieta di mantenimento con aumento graduale della quantità del cibo per non recuperare il peso perduto. Laura Ci braro
È iniziata il 1° dicembre la raccolta di firme per indire il referendum regionale contro il progetto della Regione Lombardia di una mega-centrale a carbone a Tavazzano. Questa iniziativa di Dp vuole sottolineare i pericoli per la salute dei cittadini e per l'ambiente prevalentemente agricolo del lodigiano derivanti dalla liberazione nell'aria delle enormi quantità di gas di scarico susseguenti alla combustione del carbone. Questa mega-centrale dovrebbe servire ad alimentare la rete di teleriscaldamento per Milano; ma proprio in questi giorni anche l'Amministrazione comunale di Milano ha riconosciuto che una serie di piccole centrali di zona funzionanti a metano (gas puli-
to) potrebbe ugualmente fornire il calore necessario per i bisogni della città.
Per richiedere questo referendum al Consiglio Regionale occorre raccogliere almeno ventimila firme di cittadini residenti in Lombardia. La raccolta deve essere effettuata entro un periodo massimo di sei mesi. Nel caso di successo di questa iniziativa il referendum si terrà nell'ottobre del 1985, poiché non può svolgersi contemporaneamente alle elezioni amministrative previste per il maggio 1985.
Anche in zona 10 appariranno i banchetti di Dp per la raccolta delle firme: cosa diranno i cittadini?
R.M.
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