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MILANO DODICI

IL QUARTIERE E IL SU GIOR

Veramente i quartieri sono tre (lo dice chiaramente la testata stessa del nostro giornale). Sono tre con le loro tradizioni, la loro storia di conquiste e di lotta. La zona è una sola: "Zona 12" del grande comune di Milano.

Siamo così in 37.248 abitanti, con i nostri problemi, i nostri contrasti, soprattutto con delle scelte da fare. Innanzitutto c'è la necessità di dibattere, di dire la nostra, di criticare e di criticarci per far anche sentire la nostra voce a Palazzo Marino: sono i nostri stessi amministratori a chiedercelo. Ecco una delle ragioni, se non la principale, che ci ha spinto a fare questo giornale. Una voce libera e aperta a tutti i cittadini che vogliono migliorare e migliorarsi, un giornale di tutti e per tutti, che esclude e censura solo i fascisti e i provocatori.

Dopo due mesi di sforzi, eccoci al primo numero. Molti nella zona che sono stati informati di questa iniziativa si sono mostrati diffidenti, non ci credevano e ci hanno lasciati un po' soli. Senonchè, da oggi, il giornale Milano Dodici è una realtà. Ogni titubanza sarà messa al bando e fin dal prossimo numero il giornale sarà senz'altro migliore perchè raccoglierà la vostra voce direttamente. Siamo sicuri che il nostro entusiasmo sarà premiato e che diventerà anche il vostro: la tradizione, la storia, la conoscenza che abbiamo della zona (basterebbe guardare i risultati elettorali) ci danno questa sicurezza. Una precisazione è doverosa. Milano Dodici si definisce giornale di politica cultura e attualità, però deve esprimere la nostra realtà. Non dobbiamo pensare quindi al giornale come se dovessimo fare concorrenza al Corriere della Sera o al quotidiano che comperiamo la domenica o tutti i giorni. I fatti sono diversi e diverso è il modo di esporli. Soprattutto il linguaggio è diverso, perchè tutti possono dire la loro senza il minimo imbarazzo. Su Milano Dodici più della forma e delle parole conta la sostanza delle idee, dei punti di vista. Non il punto di vista degli ‹‹ esperti », perchè allora non ci sarebbe bisogno di un giornale nostro, ma di ogni cittadino che vede e che riflette, sia esso d'operaio, la casalinga, il disoccupato, lo studente, l'anziano in pensione eccetera. Si paria tanto di pluralismo: questo è il pluralismo. E se c'è dibattito e confronto, il pluralismo può diventare democrazia, cioè una linea d'azione positiva che nasce dal basso, con il consenso, con la partecipazione, con la forza di tutti o della maggioranza. Questo significa fare politica davvero, combinando i fatti e le idee. In modo vivo e pulito. Si invoca da più parti, ma mai abbastanza, un «nuovo modello di sviluppo » (da organizzare in lutti i sensi: sul piano economico, civile, del tempo libero, dell'ordine pubblico, dell'intesa tra giovani e adulti e così via). Deve dunque finire l'epoca dei programmi dall'alto, dalla politica miope e sbagliata, che genera clientelismo, proteste, ingiustizie, disgregazione e violenza. Rendiamoci conto che questo nuovo modello di sviluppo non ci viene regalato da nessuno e che ce lo dobbiamo costruire noi, a poco a poco, cominciando o ricominciando da adesso. Non si parte da zero, perché ognuno di noi ha le proprie idee, le proprie convinzioni, i propri ideali, il proprio partito, le esperienze e le battaglie che ha già attraversato. Milano Dodici vuole essere un giornale unitario, democratico, specchio del quartiere e dei suoi abitanti. Sosteniamolo.

MILANO

HA IL NUOVO PIANO REGOLATORE

COMINCIAMO AD

USCIRE DALLA NEBBIA

Dopo un lungo dibattito il giorno I I dicembre 1976 il Consiglio Comunale di Milano ha approvato la proposta della Giunta di variante al Vecchio Piano Regolatore Generale del 1953. Hanno votato a favore il PCI e PSI. si sono astenuti il PSDI e Democrazia proletaria ed hanno votato contro PRI, PLI, DC e MSI.

L'approvazione della variante costituisce un fatto politico di notevole importanza. Infatti dopo tanti anni di disordine urbanistico, di espansione edilizia incontrollata. di speculazioni e di rapina delle risorse della città, finalmente si ha uno strumento urbanistico che consente di programmare uno sviluppo della città, per quanto ancora è possibile fare, che risponda alle esigenze di un vivere più umano. finalmente si ha un quadro di riferimento chiaro e preciso.

Questo obiettivo ed, allo stesso tempo, impegno, disatteso dalle passate giunte di centro-sinistra (è dal'ormai lontano 1963 che si sarebbe dovuto apportare la variante al PRG) è stato raggiunto dalla nuova giunta democratica al comune di Milano dopo il voto del 15 giugno.

È un dato da tenere ben presente se si pensa che sono state proprio le inadempienze delle vecchie gestioni comunali e la rinuncia, specie da parte della DC, a programmare lo sviluppo della città che hanno causato il disordine urbanistico verificatosi in questi anni.

Il dibattito che ha accompagnato la proposta della giunta è stato ampio e lungo ed ha coinvolto le forze sociali e politiche della città, le organizzazioni dei lavoratori ed anche numerose associazioni imprenditoriali e di categorie produttive, ognuna delle quali ha portato un suo contributo È stato proprio per analizzare e recepire le numerose osservazioni presentate alla proposta di variante che l'approvazione da parte del Consiglio Comunale è slittata a dicembre e non si è avuta prima dell'estate come era nelle primitive intenzioni. Ruolo di primo piano lo hanno avu-

to i Consigli di Zona che hanno dimostrato. ancora una volta, di essere uno strumento essenziale di partecipazione popolare. Attraverso i CdZ il dibattito si è potuto allargare ad un grande numero di cittadini. Nella nostra zona 12. infatti, oltre alle numerose riunioni della commissione urbanistica e del Consiglio di Zona, si sono poi effettuate cinque assemblee popolari nei quartieri ed una coi lavoratori delle fabbriche della zona.

Non si può certo dire che sono mancate le occasioni di confronto. A dimostrazione, ancora, del ruolo fondamentale del CdZ, c'è da dire che quasi tutte le osservazioni avanzate dalla zona 12 alle proposte della giunta (ed erano oltre trenta) sono state poi accettate nella stesura definitiva del piano regolatore.

Di come si sono schierate le forze politiche durante la votazione del Consiglio Comunale si è già detto. Pensiamo, però, che sia doveroso riferire sulla posizione che la Democrazia Cristiana ha assunto durante il dibattito. Ebbene, tale gruppo politico ha rifiutato pregiudizialmente ogni tipo di confronto (ed un atto importante come il PRG avrebbe dovuto impegnare uno schieramento di forze che andasse al di là della maggioranza) e si è rinchiusa in una polemica strumentale che andava a toccare questioni molto marginali.

E non è che la DC fosse impreparata a tale dibattito, visto che il punto di partenza della proposta della giunta era un progetto di variante fatto negli anni scorsi dal democristiano Cannarella e sul quale già c'era stato un sufficiente dibattito. Lo stesso atteggiamento di chiusura e, come tale, per nulla costruttivo, ha caratterizzato la DC della zona 12 che è arrivata a ritirare i suoi rappresentanti dalla commissione urbanistica del Consiglio di Zona per tutto il tempo durante il quale è durata la discussione sul PRG alla commissione stessa.

Comunque il dibattito sul PRG non é certo chiuso con la sin approvazione da

parte del Consiglio Comunale. Una fase ancora difficile ed impegnativa ci aspetta: quella della gestione cioè la fase di applicazione delle scelte del piano.

Anche qui, se veramente si vuole che il Piano Regolatore svolga la sua funzione di strumento essenziale per affrontare e risolvere i problemi della città sarà necessario l'impegno generale di tutte le forze politiche democratiche e sarà necessario che si realizzi un'ampia e leale collaborazione. Sottrarsi a questo impegno significherà assumersi delle gravi responsabilità nei confronti dei cittadini, significherà disinteressarsi della loro esigenza di uno sviluppo ordinato della città fatto a misura di chi lavora ed

opera onestamente e non di chi specula.

Proprio perchè consideriamo tutt'altro che chiuso il dibattito, non riteniamo che un solo articolo possa esaurire tutti i complessi aspetti e tutte le implicazioni connesse alla variante di piano approvata. Prevediamo. pertanto, altri articoli che tratteranno aspetti particolari come, ad esempio, il piano dei servizi o il piano della casa o il piano dell'industria nonchè qualche accenno sulla parte che riguarda le norme di attuazione. Infine c'è da dire che restiamo aperti ad ogni contributo che vorrà venire dalla cittadinanza ed accoglieremo favorevolmente tutte le puntualizzazioni e le osservazioni che ci perverranno.

INQUESTONUMERO

Milano ha il nuovo P.G.R.

Lo sapevate che nella nostra zona?

La lunga storia della FAEMA

Vita culturale e politica

8 marzo: festa della donna

Speciale "Il Consiglio di zona"

FELTRE-CIMIANO LAMBRATE ORTICA L.200 ANNO I N. 1 FEBBRAIO 1977 ESCE A FINE MES[ MENSILE DI CULTURA POLITICA E ATTUALITA'

dobbiamo dire la nostra

I

QUESTI GLI OBIETTIVI

È necessario, per poter poi valutare le diverse situazioni a livello di settore e di Zona, avere chiari quali sono gli obiettivi e le scelte complessive fatte dal nuovo Piano Regolatore per la città di Milano.

L'obiettivo informatore che è stato alla base della stesura del nuovo Piano, è quello, in generale, di un contenimento dell'espansione della città, vista in un quadro territoriale più ampio, vale a dire comprensoriale e regionale: scelta questa determinata dall'aggravarsi dei fenomeni congestivi e di squilibrio dovuti alla crescita disordinata della città, soprattutto a partire dagli anni Cinquanta.

Si tratta inoltre di superare una logica monocentrica che ha sempre teso ad imporre sul territorio scelte funzionali e subalterne agli interessi del solo centro cittadino e di creare, invece, le condizioni di un diverso rapporto, di maggiore equilibrio, tra centro e periferia così come tra capoluogo e comuni dell'Hinterland.

Un'altra scelta fatta dal Piano, che ci sembra importante sottolineare, è stata quella di confermare per Milano il ruolo di città produttrice: viene perciò previ,,to il contenimento delle attività terziarie, soprattutto quelle a carattere speculativo e parassitario, e confermate le industrie presenti in particolare quelle ad alto contenuto tecnologico e capacità occupazionale a cui vengono assegnate aree di espansione per le loro necessità di ristrutturazione e riconversione

Data questa impostazione di fendo, la politica di intervento del Piano tende

L'articolo

Mio, membri della commissione urbanistica del C.d.Z.

quindi a privilegiare, rispetto a nuove espansioni, un processo di riqualificazione e di recupero del patrimonio edilizio esistente e a rinvenire nella città tutte le aree libere disponibili sia per la creazione di nuovi servizi e di verde, sia per nuovi insediamenti residenziali, privilegiando in questo ultimo caso l'edilizia economica e popolare. È inoltre prevista la ristrutturazione dei vecchi stabili in cattive condizioni igienico-strutturali, in particolare nel centro storico e nelle zone di interesse storico-monumentale: questa avverrà garantendo in queste zone la permanenza dei vecchi inquilini e il mantenimento delle caratteristiche sociali ed economiche. È evidente in questa proposta la volontà di frenare quel processo di espulsione dei ceti più popolari della città, che ha investito prima le aree centrali e successivamente anche quelle periferiche, dovuto all'espansione delle attività terziarie e della speculazione immobiliare.

Per il settore della mobilità il Piano fa delle scelte a breve e medio termine, capaci di risolvere i problemi di traffico sia a livello cittadino che comprensoriale e regionale: la scelta di fondo fatta consiste nel potenziamento del mezzo pubblico e nell'integrazione tra questo e il mezzo privato, nel pieno utilizzo delle attuali strutture e nella razionalizzazione delle connessioni tra i diversi mezzi di trasporto. In particolare sono da ricordare il progetto di passante ferroviario per agevolare al massimo i collegamenti tra i poli esterni e, a livello cittadino, il potenziamento del trasporto pubblico in superficie capace di trasformare parte della domanda di mobilità su auto privata e di riqualificare con opportuni interventi di connessione le zone periferiche della città.

Infine, vorremmo richiamare l'attenzione sulla gestione del Piano e quindi sul conseguimento degli obiettivi che si propone: il problema è evidentemente di volontà politica, volontà di cui l'attuale Amministrazione ha già dato prova, ma è soprattutto un problema di partecipazione democratica alla concreta attuazione di queste scelte, che deve realizzarsi e svilupparsi attraverso il decentramento e la mobilitazione di tutte le forze politiche e sociali democratiche e di tutti i cittadini.

DAL 1953 AL 1976

IPOTESI E CONTRADDIZIONI DEL PRECEDENTE P.R.

UN PO' DI STORIA

Il piano Beruto del 1889 manteneva l'idea dello sviluppo della città ad anelli concentrici successivi con un solo centro direzionale permettendo la levitazione dei prezzi dei terreni centrali e creando una delle più vistose premesse del disordine urbanistico attuale. Dietro queste scelte c'è la chiara volontà del capitalismo italiano di sfruttare la rendita urbana come forma di accumulazione dato che l'agricoltura forniva una quota troppo modesta di capitali, mentre mancavano risorse importanti di materie prime o colonie da sfruttare come per altri paesi europei, visto il fallimento dell'avventura coloniale:Il capitalismo italiano si configura così fin dal suo nascere come uno dei più arretrati d'Europa.

Il secondo piano, il piano Pavia-Masera, è del 1912. È nata la classe operaia organizzata: il Partito Socialista è stato fondato a Genova nel 1892, le fucilate di Bava-Beccaris avvengono a Milano nel 1898. Nel 1911 la città ha 600.000 abitanti. Si sono operati massicci sventramenti per sostituire palazzi ed uffici ai quartieri popolari del centro: inizia la emarginazione dei ceti meno abbienti dal cuore della città. Del resto lo stesso piano Benito era fortemente debitore delle esperienze di Parigi e di Berlino con i loro viali imperiali.

Il nuovo piano conferma tutto ciò raddoppiando le aree edificabili della fascia periferica rispetto al precedente. Si riordinano le ferrovie. Ci saranno poi la prima guerra mondiale e il fascismo con la sanzione definitiva della più insana politica urbanistica da parte del piano Albertini nel 1934, imposto a Roma. Ancora sventramenti: si vuole la città imperiale. Nasce la circonvallazione esterna. Si vuole coprire totalmente il territorio per controllarne illusoriamente la crescita. Il verde resta solo per i viali. Tutto viene sacrificato alla rendita del capitale: finanche il terrapieno della vecchia linea ferroviaria fra Rogoredo e l'odierna P.zza Repubblica che avrebbe potuto benissimo essere utilizzato fin da allora per una metropolitana ed un'autostrada urbana, nonostante poco rilevante come metri quadri viene smantellato ed edificato. Si rifiutano precisi vincoli all'edificazione. si favorisce un'altissima densità di edifici, si rifiuta di pensare ad un rapporto organico col terreno circostante. E il piano peggiore che Milano abbia avuto. Lambrate da pochi anni è parte integrante del Comune di Milano.

Il piano del 53 tuttora vigente parte nel '45 colle più rosee speranze. C'è stata un'altra guerra, la resistenza. 3 grandi partiti popolari. DC. PSI e PCI, governano il paese e la città. Il piano

A. R. (architetti riuniti) che riunisce il fior fiore degli architetti milanesi emerge dal concorso di idee indetto per il nuovo piano.

Nella fotografia Via Palmanova nel 1953, se non ve la ricordate andate a vedere come è stata ridotta oggi!!

Il Piano Regolatore del 1934. redatto dal Comune di Milano, in collaborazione con le commissioni podestarili fasciste. largamente superato nelle concezioni urbanistiche, rimane, fino all'approvazione del nuovo Piano Regolatore del 1953. l'unico strumento urbanistico legalmente valido. Sicchè la ricostruzione del dopoguerra, o meglio lo sviluppo caotico della città di Milano, viene lasciato alla libera speculazione dei palazzinari per dieci lunghi anni.

Le aree centrali devastate dai bombardamenti dell'agosto 1943, 14.000 edifici distrutti, vengono sistematicamente ricoperti da nuovi fabbricati nella logica della rendita di posizione che spinge a costruzioni sempre più pigiate a mano a mano che ci si avvicina al centro della città.

Questa logica di operare, questa mancata occasione di recupero del territorio centrale attraverso la destinazione al verde delle aree liberate, condannerà Milano alla dequalificazione ed al caos urbanistico.

Nel decennio del cosiddetto miracolo si costruiscono più edifici a Milano, per abitante, che non in tutte le capitali europee e americane.

L'esodo dei lavoratori della terra dal sud al nord (576.575 immigrati a Milano in 9 anni), fenomeno indotto da una indiscriminata crescita industriale, trova nella periferia della città l'occasione della formazione di ghetti allo scopo di garantire all'industria la manodopera a basso costo.

Bandito nel 1945 un concorso di aree per il Piano Regolatore di Milano

gli urbanisti propongono, teorizzando la pratica della classe dominante, le idee fondamentali di sviluppo che vennero in seguito assunte dalla amministrazione comunale.

Sicchè adottando il Piano Regolatore generale del '53 Milano opta per più redditizie funzioni terziarie, tenta di assicurarsi il potere direzionale scari cando sul comune nemico gli effetti della non controllata crescita della città porterà alla rovina i bilanci dei minori comuni. In questa logica viene indicata la creazione del centro direzionale sul sito di un antico quartiere operaio.

Cacciati gli inquilini-operai, demoliti gli immobili, ricoperto il canale Martesana, spostate le ferrovie Varesine. sono sorti i primi grattacieli per uffici senza però raggiungere le premesse di disimpegnare il centro storico ma creando un nuovo polo caotico di traffico tanto da scoraggiare il completamento degli insediamenti previsti. La decentralizzazione industriale, fuori dal territorio municipale verso nord e nord-ovest, indicata nell'ottica di una illusoria riorganizzazione della produzione, lungo vie d'acqua mai realizzate, dimostrerà nel tempo la vera strategia del potere politico delle mire all'incremento di valore delle aree circostanti agli stessi insediamenti industriali.

Sicchè sradicando gli operai dalla città e bloccando gli immigrati nell'Hinterland milanese le immobiliari costruirono quartieri dormitori satelliti come Pioltello, quali serbatoi

di manodopera. Le strade tangenziali costruite con denaro pubblico, volutamente a corto raggio, sempre nella logica di incrementare il valore delle aree più prossime alla città non riusciranno ad alleggerire il traffico cittadino ma al contrario creeranno gli assi di penetrazione verso il centro della città capaci di formare vere e proprie barriere di separazione di quartieri popolari di periferia, come viale Palmanova.

Nel 1923 il bisogno di un aumento di superficie municipale porta all'annessione di 2 comuni attigui a Milano, come Crescenzago e Lambrate, per una superficie complessiva di 10.600 ettari che si aggiunsero ai 7.500 esistenti nel vecchio territorio.

L'attuale Zona 12 è delimitata a nord da via Palmanova, a est dal Parco Lambro, a sud dal Parco Forlanini e a ovest dalla ferrovia. Questo territorio, al tempo dell'annessione, contava cinque borgate come Rottole, Cimiano, Pozzo, Lambrate, Ortica ed alcune cascine sparse ad est sull'attuale Parco Lambro.

Queste comunità cresciute negli anni con stratificazioni e sviluppi armonici nell'edilizia in un contesto sociale omogeneamente consolidato subisce un primo grosso insediamento industriale in prossimità dello scalo ferroviario. Rimane questo un episodio a se stante fino alla metà degli anni '50, quando saturato ogni lotto a ovest dei bastioni ferroviari si incomincia ad invadere il territorio ad est.

L'ondata di costruzioni, contravvenendo in alcuni casi macroscopica-

mente alle stesse indicazioni del piano. distrugge l'ambiente tradizionale esistente senza per altro creare dei processi di insediamento per i nuovi venuti.

Ancora oggi i quartieri residenziali vivono indipendenti dai vecchi nuclei esistenti.

L'industria nelle logica aziendale recluta lontano la manodopera promuovendo il pendolarismo che non favorisce certamente amichevoli rapporti con la vita quotidiana della zona. Il quartiere INA-Casa, di 1.655 alloggi, finanziato da un contributo trattenuto sui salari di tutti i lavoratori, che avrebbe potuto risolvere almeno per le istanze del momento il pendolarismo; è occupato dalla piccola borghesia a cui si è aperto l'accesso alla proprietà. Non si risparmiano le rare costruzioni storiche, come la « palazzetta su via Rombon, una costruzione del '700 di bella fattura che è stata aggredita dall'avanzamento delle costruzioni e deturpata nel prospetto piincipale da un distributore dibenzina Ö che ne ha fatto scempio del giardino.

Questi esempi emblematici, di una scorretta gestione del Piano Regolatore, dimostrano nei fatti una cattiva volontà politica che trova la propria logica nella copertura del tornaconto delle immobiliari.

Ma finalmente qualche cosa pare che cambi con la nuova Amministrazione democratica, mirando più al recupero del patrimonio edilizio esistente proprio perchè ricco di valori umani e sociali consolidati nel tempo.

Le scelte socialmente qualificanti verranno facilmente distorte nella fase di gestione proprio per la mancanza di una linea di fondo alternativa, che è la causa probabile anche della malaugurata scelta di decentralizzare le industrie privilegiando al centro della città il terziario e la residenza di lusso. Il nuovo piano viene adottato nel marzo del '48 ed approvato nel maggio del '53 senza che nessuna legge di salvaguardia sia venuta a proteggere le aree libere dalla speculazione. Si continua perciò in quegli anni a intervenire proprio dove i vincoli del nuovo piano saranno maggiori (verde pubblico, agricolo. scuole, ecc.) contraddicendo lo quasi totalmente. Del resto, come già per il piano Benito, questi anni non fanno che peggiorare il progetto originale. Infatti appena approvato il nuovo piano è necessario procedere ad una revisione a causa dello stato di fatto completamente alterato dagli interventi speculativi eseguiti fra la data di adozione e il '53. La città è divisa in 14 zone ciascuna delle quali viene affidata ad un professionista (per la zona 12 attuale opera l'arch. C. Santi) con un coordinamento centrale affidato al gruppo Dodi-Natoli-Silva. Non c'è chi non veda in questa operazione l'ampia possibilità di moltiplicazione delle clientele possibili. L'aggiornamento viene deliberato nel dicembre del '53. Vedremo nel prossimo paragrafo quali sono le principali caratteristiche del piano del '53 e come verrà gestito dal '53 e il '76.

"Un po' di storia" a fianco pubblicato è stato redatto a cura di Adolfo Bafunno, Renato Ballardinelli, Francesco Maffioli e Paolo
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MILANO

Chi siamo quanti siamo - cosa facciamo

ABITANTI (censimento 1971)

Posizione professionale

Impiegati (M+F) 7195

Operaio (M+F) 7305

Lavorato-

ri in pro-

prio (M+F) 1438

Altri (M+F) 1183

Totale 15121

Condizione non professionale

Casalinghe (F) 8417

Ritirati dal

lavoro (M+F) 3086

Altri 10624

Totale 22127

La popolazione totale risulta di 37248 abitanti.

Il 56% di essa è rappresentata da impiegati ed operai, cioè lavoratori dipendenti a reddito fisso. Inoltre:

Notevolissimo incremento della popolazione scolastica.

Incremento dei disoccupati provenienti dal settore studentesco, sia per quello che riguarda i giovani in cerca di una prima occupazione, sia per quelli che sono "nell'area di parcheggio" universitaria che li trasforma da reali disoccupati con di-

In giro per Lambrate monumenti da salvaguardare

Quando le cose non si conoscono c'è sempre il timore di affrontarle per non sbagliare. Chi invece ha ben precisi interessi privati, studia il modo per superare tutti gli inghippi legali pur di raggiungere il proprio scopo. Ci pare che il preambolo ben può riferirsi alle vecchie costruzioni esistenti a Lambrate e che sono sotto i vincoli del Consiglio delle Belle Arti. Ma i proprietari - o chi per essi - o le stesse Belle Arti, per ragioni diverse, se ne sono fregati ed ora si sta assistendo alla deturpazione di questi monumenti per un uso e consumo privato. La coscienza civica in questi casi va a farsi benedire e quindi anche nelle piccole cose lo scempio del patrimonio culturale dei milanesi continua. Mi riferisco precisamente a queste costruzioni:

l'antica e diroccata costruzione di via Saccardo, di fronte alla chiesa di S. Martino. Man mano che le famiglie prima residenti se ne sono andate, l'incuria dei proprietari e del Comune hanno ridotto questo luogo ad una massa di muri fatiscenti, invece di preoccuparsi della loro sistemazione e valorizzazione per adattare la costruzione ad uso pubblico (museo, biblioteca, ritrovo. ecc.).

Improvvisamente si vedono installate delle impalcature e l'inizio dei lavori. Tutti pensano ad un restauro dell'edificio nel rispetto del suo valore storico. Invece è un privato che vuol fare della costruzione un luogo di abitazione, sconvolgendo all'interno ed all'esterno le sue caratteristiche.

L'antica "pesa" con la sua bellissima porta, sita in via Dardanoni, è un altro esempio del come viene conservato il patrimonio artistico di Milano. Dopo anni che il tempo ha corroso la costruzione nell'indifferenza di tutti, oggi c'è il solito furbo che ci ha messo le mani apportando all'interno delle Piccole stanze quelle modifiche deturpanti per crearsi un comodo e fruttifero alloggio.

La « garibaldina » sita in via Rombon, dopo essere stata sfuttata come laboratorio, ora sta lì a deperire. La sua bellezza è stata soffocata prima

dalle alte costruzioni che la circondano, poi dall'installazione di una stazione di benzina! Nonostante tutto è ancora un immobile da recuperare subito.

d) Infine il caso più complesso della « Villa Folli » di via Dardanoni. Fin quando viveva la vecchia proprietaria, la villa era conservata come un gioiello. Un giardino con piante tutte catalogate per la loro preziosità. con le statue sparse sui vialetti che danno il senso di trovarsi in un altro angolo del mondo. Gli interni con i preziosi soffitti delle stanze, i pavimenti, gli stucchi, degni di nobili residenze feudali. Lo stesso portone, dall'arco in ferro battuto, vera opera artigianale del tempo. Orbene, l'ereditario della villa sta sistemandola come gli pare. E noi non sappiamo se nel pieno rispetto dei vincoli delle Belle Arti! Ma il discorso su questa costruzione che interessa la popolazione, non solo di Lambrate ma anche di Milano, vorremo centrarlo su due questioni:

I) Recupero immediato del parco della Villa Folli, per aprirlo ad uso pubblico, creando un nuovo spazio verde per tutti i cittadini.

2) Intraprendere quelle pratiche per affittare o rilevare la villa stessa ad uso pubblico, dove potrebbe trovare sede il Consiglio di Zona, biblioteca, vigilanza urbana, sala riunioni, ecc. Sarebbe interessante conoscere in proposito le opinioni del Consiglio di Zona, perchè tutta la gente sappia come stanno le cose: chi vuole conservare un patrimonio artistico, chi intende distruggerlo e come possibile - comunque - renderlo all'uso pubblico. Sbagliare per buoni intenti è giustificabile. Tacere o lasciar fare per interessi privati è colpevolezza. Occorre coinvolgere su queste questioni, oltre agli assessorati competenti, il Consiglio delle Belle Arti, i proprietari di queste costruzioni e, se necessario. anche la Magistratura. I cittadini di Lambrate devono sapere ed essere attenti che il loro modesto patrimonio storico non venga a scomparire.

Arnaldo Cambiaghi

11. a. 4. ji" iff Ä f de. 41o. olp COI CZ:11...twe Ä `4 41. offfr dÄÄÄÄ _0I REGGITORI DEL COMUNE DI LAMBRATE

Dal Risorgimento Nazionale in poi

FAINI GIOVANNI —Sindaco 1860 - 1874

FOLLI Cav. Rag. EGIDIO —Sindaco 1875 - 1911

LOCATELLI Cav. EUGENIO —Sindaco 1911 - 1914

INGEGNOLI Comm. FRANCESCO —Sindaco 1914 - 1919

MODONESI ANGELO —Pro Sindaco 1919 - 1920

BORTOLOTTI Cav. VINCENZO —Comm. Pref. 1920 - 1920

FRETTA GUIDO — Sindaco 1920 - 1921

LISI Avv. Cav. VINCENZO Comm. Regio 1921 - 1922

SAVINI MEDORO —Sindaco 1922 - 1922

GIACCHI Avv. Cav. GIUSEPPE —Comm. Pref. 1922 - 1923

VIGORELLI GIUSEPPE —Sindaco 1923

ploma a virtuali studenti universitari.

Fenomeno questo inteso in senso nazionale, fortemente in ascesa negli ultimi anni.

Vediamo, secondo i dati del censimento 1971 le principali fabbriche della zona.

Settore Chimico No. dipend.

Bracco 1000

Settore Metalmeccanico

Innocenti S. Eustachio 2000

De Nova 500

Leyland Innocenti 4700

IBM 700 Faema 700

Da quanti anni uscite col vostro giornalino e quali sono i motivi che vi hanno spinto a farlo nascere?

Il primo numero è uscito nel maggio -giugno del 1969. quando i problemi principali erano la guerra del Vietnam la contestazione degli studenti, la tragedia di Battipaglia. E c'erano i problemi del quartiere. gli eterni problemi che ancora in gran parte non hanno trovato soluzione. Noi abbiamo voluto parlare di questi problemi, analizzando e chiarendo anche tutti gli altri fatti nazionali ed internazionali che potessero avere un riferimento ed interessassero al rione.

Voi avete rappresentato col vostro giornalino anche un servizio. Un servizio di informazioni minute, spicciole, arrivando quasi al pettegolezzo. Eravate coscienti con questa scelta di fare cultura. o è stato il caso che vi ha portato a questo?

Rifiutiamo l'affermazione « quasi pettegolezzo », non è stato un caso, anzi la scelta rivelatasi giusta dal successo che ci ha permesso di vivere. conquistando il consenso e la simpatia dei cittadini, per tutti questi anni, è stata fatta proprio per occupare quello spazio politico e culturale che non poteva e non può essere coperto dalla grande stampa. Abbiamo anche istituito la diffusione e la recenzione di libri raggiungendo risultati molto soddisfacenti.

La vostra diffusione è stata sempre e solo militante. Che cosa ha portato di positivo l'andare di casa in casa?

Con questo metodo di diffusione e con le numerose lettere che « L'Ortica» riceve, abbiamo raccolto dalla viva voce dei cittadini sia i suggerimenti, le critiche e gli elogi che ci hanno permesso di migliorare la forma e i contenuti del giornale, sia di conoscere direttamente i problemi più sentiti dalla popolazione. Non indifferente è stato il contributo che « L'Ortica » ha dato alla lotta degli abitanti di via Corelli per l'istituzione del servizio automobilistico municipale (linea 38 n.d.r.).

Quale è stato il numero che ha avuto più successo e per quali ragioni,

Settore Grafico Rizzoli 2400 Totale 12000

A questi si somma poi una grossa fetta di lavoratori di piccole aziende addirittura artigianali, che dipendono in diversa misura delle più grandi aziende citate, oppure da grosse aziende altrove.

Vediamo infine che il processo di industrializzazione della città ha chiamato alle grandi fabbriche che stavano sorgendo masse di lavoratori, provenienti dai comuni limitrofi dell'hinterland milanese.

Da una statistica effettuata risulta che il 40% circa dei lavo-

ratori della zona 12 proviene da questi comuni. Di essi' il 15%mpiega più di 30 minuti per raggiungere il luogo di lavoro. Questo significa che per tali persone il tempo trascorso fuori casa oscilla fra le 10 e le 12 ore. Molto spesso la fatica della giornata di lavoro si somma al disagio dei mezzi pubblici affollati, delle attese e dei ritardi.

A monte di questo pendolarismo esiste quindi una vasta problematica. Un fenomeno questo tutto da analizzare e che per i problemi che investe ci proponiamo di trattare in modo più approfondito fin dal prossimo numero di questo giornale.

E-zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA- O JRZ 1[ CA -;f- 4

cioè che temi trattavate in quel numero?

In tutti questi anni numerosi sono stati gli argomenti che hanno suscitato vivo interesse tra i lettori, ma in particolare vogliamo ricordare il numero 28 che uscì con un inserto speciale sulla problematica del quartiere in generale ed in particolare sulle questioni della scuola e dell'urbanistica.

Voi che avete vissuto da vicini, non solo fisicamente. la battaglia della Innocenti, avete detto la vostra? Credete di aver inciso in quel grave frangente o avete delle autocritiche da .farvi?

Anche per quanto riguarda il problema dell'Innocenti, che per mesi interi ha scosso, turbato, preoccupato. entusiasmato le coscienze di tutta l'opinione pubblica italiana e straniera. « l'Ortica » nel suo piccolo, ha dato un proprio contributo: puntualmente abbiamo informato i lettori sui motivi della lotta delle maestranze della fabbrica; la nostra carenza, invece, è stata sul piano della partecipazione attiva a fianco dei lavoratori ovvero mentre abbiamo soddisfatto la nostra funzione di informazione verso il quartiere. non abbiamo saputo tenere altrettanto vivo il legame con i lavoratori di questa grande fabbrica.

Quali sono i rapporti con il Consi-

e

glio di Zona?

Riferiamo regolarmente dell'attività del Consiglio di Zona con ampi resoconti sui lavori delle varie commissioni. Vogliamo così coinvolgere ed interessare tutti i cittadini ad un organo che li riguarda molto da vicino e diverrà ancora più importante con le elezioni dirette.

Avete ottenuto ciò che vi eravate prefissato? Che suggerimenti può dare la vostra esperienza a !".; dici che vuole essere anche il vostro giornale?

Non abbiamo ancora visto il giornale. ma crediamo che l'impostazione che state dando a Milano Dodici sia sostanzialmente diversa da « L'Ortica ». Pensiamo che un giornale che vuole essere la voce del quartiere deve dedicare molto spazio alla cronaca degli avvenimenti rionali; senza di questi il giornale è destinato a non interessare chi abita nel rione portando quindi al fallimento dell'iniziativa stessa. Per quanto riguarda la nostra esperienza. noi volevamo essere una « voce » in cui il rione si rispecchiasse. uno strumento di informazione e di comunicazione per ricostruire la coscienza unitaria che è base di ogni lotta. Abbiamo fatto molto ed auguriamo a voi di fare meglio. auspicando anche una reciproca collaborazione.

ginioneo Ponco

Rivenditore Autorizzato: SIEMENS - HOOVER

ELETTRODOMESTICI - RADIO - TV

ELETTRICITÀ - IDRAULICA

20134 MILANO - Via Rombon, 23 - Telef. 21.57056

La sezione- del PCI Dante di Nanni ci comunica e informa:

La sezione D. Di Nanni, del PCI, ha dato corpo ad un progetto abbastanza ambizioso e che rappresenta, nella nostra zona, un grosso fatto politico e di cultura. Inizierà infatti nella prima settimana di marzo un ciclo di conferenze sul tema: LA VIA ITALIANA AL SOCIALISMO che, seguendo il filo conduttore del recente discorso di Berlinguer agli intellettuali tenuto a Roma, approfondirà i temi e le problematiche che esso ha volutamente lasciato aperte. A condurlo sarà L. Longo, che, per 10 settimane alternerà risoettivamente una conferenza e un dibattito per dare modo ai partecipanti di riflettere e preparare gli interventi: il ciclo, che è aperto a tutti, si articola in 5 conferenze, ciascuna sui seguenti temi:

- Come funziona l'economia capitalistica: valore e plusvalore

- Come funziona l'economia capitalistica: prodotto sociale e redditi individuali

- la struttura di classe della società italiana

- il progetto comunista di rinnovamento: conquista di una democrazia reale e non formale

- il progetto comunista di rinnovamento: l'adozione di misure a carattere socialista.

È da notare come questa iniziativa, condotta da un grosso uomo di cultura come L. Longo, non si presenta come un normale corso di partito; essa tende, conformemente alle indicazioni e alla politica del PCI ad aprire ed allargare ai lavoratori, ai cittadini, alle masse popolari un vasto dibattito sui grandi temi della nostra società e dei nostri tempi. I seminari inizieranno venerdì 4 marzo, alle ore 21, e si terranno nei locali della sezione D. DiNanni in via Ruggero Ruggeri n. 19.

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La lunga storia della Faema

la riconversione industriale: una necessità improrogabile

La Faema è una società sorta nel 1945 producendo macchine da caffè per bar che via via si è allargata arrivando verso gli anni '60 a 400 dipendenti. Nel 1964 la FAEMA avvia una nuova produzione indirizzata verso i distributori automatici di caffè espres,o. allargando successivamente la gamma delle bevande calde e fredde. Con questo sviluppo i dipendenti diventano800 e con la costruzione di un nuovo stabilimento a Zingonia per arredamenti bar. In concomitanza a tale sviluppo, la FAEMA entra anche nel campo alimentare, costruendo sempre a Zingonia, un altro stabilimento, la SALDA, per la torrefazione e liofilizzazione del caffè (« faemino »). da vendere sul mercato e da utilizzare nei propri distributori automatici. Nel 1972 utilizzando un prestito I.M.I. pari a un miliardo, acquista il settore distributori automatici della Bianchi di Treviglio: fabbricato 16.000 mq. e 100.000 mq. di terreno edificabile. Ancora oggi la FAEMA dà in affitto alla FIV (la ex Bianchi biciclette) parte dello stabilimento di sua proprietà. Recentemente costruisce a Zingonia un magazzino generale per pezzi e prodotti finiti. L'occupazione complessivamente sale nel 1974 Ñ a circa 1500 dipendenti.

Inoltre si affida la gestione dei distributori automatici a circa un centinaio di società di gestione (caricatori caffè. riparazioni, ecc.) in tutta Italia. realizzando con tale attività un indotto occupazionale di altre mille unità lavorative circa. A seguito della battaglia contrattuale, che parte nel 1962 -4orremforf,a formare la prima delegazione dei lavoratori di fabbrica e con l'obiettivo del riconoscimento della commissione interna e l'applicazione corretta del contratto nazionale. solo nel 1970 si arriva ad un primo accordo sindacale aziendale di cui i risultati salienti sono la istituzione del servizio mensa, il premio di produzione, il controllo dei ritmi di lavoro, il controllo dell'ambiente di lavoro. Nel 1971 a seguito della ristrutturazione delle filiali e di un calo produttivo, si arrivò, dopo una dura lotta, ad un accordo sulla garanzia dei livelli occupazionali e del salario, rinnovato anno per anno sino al 1974.

Nello stesso anno deVe fare i conti con il mutato quadro economico e con lo sviluppo disorganico aziendale venuto avanti nel periodo del boom. Ed è qui che si denunciano da parte del Sindacato le seguenti carenze:

II Il non adattamento tecnologico delle sue produzioni tradizionali all'evoluzione del mercato, con la conseguenza di presentare sul mercato prodotti carenti non ancora perfezionati. per comunque evadere gli ordini.

La saturazione del mercato nazionale per quanto riguarda i distributori automatici. senza aver ricercato mercati e produzioni alternative in tempo ed ipotizzando la saturazione della capacità produttiva aziendale solo sui ricambi delle società di gestione.

La riduzione della capacità della rete di vendita, dopo la ristrutturazione fatta.

Con un apparato di ricerca estremamente insufficiente, sia di mercato che tecnico, per la ricerca di nuovi campi merceologici e di tecnologie sempre più avanzate, e solo indirizzata di volta in volta a piccole modifiche tecniche sui prodotti tradizionali.

La conseguenza delle carenze denunciate è la prima richiesta di cassa integrazione che l'azienda presenta nel settembre 1974 per i mesi succesivi e cioè: ottobre. novembre. dicembre.

L'azienda motivava tale richiesta con il calo della domanda e di errori di programmazione aiiendale.

Il Sindacato con i lavoratori imposero già in quel momento precisi indirizzi, che partendo dalla salvaguardia dei livelli occupazionali erano già volti a superare le deficienze del passato come si può ben vedere dall'accordo

PARLANDO CON GLI OPERAI DELLA FAEMA

SFRUTTATA - SVENDUTA - OCCUPATA - FALLITA

gli operai lottano per 575 giorni e riconquistano il diritto al posto di lavoro

La chiusura della fabbrica come è avvenuta? La Direzione che spiegazioni ha dato ai lavoratori?

La Direzione non ha offerto una spiegazione: l'unica spiegazione che poteVa offrire è che la crisi della Faema avveniva solo nel settore dei distributori per via delle aziende che andavano in cassa integrazione.

Come hai appreso la notizia dei lisottoscritto nell'ottobre del 1974 che vi alleghiamo e che l'azienda ha completamente disatteso e nemmeno iniziato ad attuare.

La reazione delle organizzazioni sindacali fu precisa e puntuale con iniziative di lotta chiedendo espressamente un incontro alla regione e all'ufficio provinciale del lavoro per imporre nuovamente all'azienda una linea programmatica alternativa.

Verso la fine del mese dopo varie iniziative di mobilitazione si arrivò all'accordo, che alleghiamo, dove i punti salienti erano: Mantenimento complessivo dei livelli occupazionali del gruppo.

Lacreazione di un piccolo centro di ricerca per produzione alternative e nuovi campi di intervento nell'ambito della completa ristorazione.

Precisi dati e scadenze per l'immissione di nuove produzioni tradizionali complementari alle vecchie.

Un preciso controllo sulla ristrutturazione ed i tempi di attuazione e di verifica.

L'accettazione per un tempo delimitato della messa in cassa integrazione speciale dei lavoratori (operai ed impiegati) al fine di consentire l'attuazione integrale dell'accordo.

La completa ripresa produttiva da conseguirsi in termini graduali entro il primo ottobre 1975.

Quest'accordo è quello che oggi come organizzazione sindacale riteniamo sia tutt'ora valido e sul quale poggia la nostra impostazione e linea di intervento nell'attuale situazione. La mossa improvvisa dell'azienda di richiedere il concordato preventivo, senza nessun preavviso ai lavoratori ed al sindacato fatta il 4 luglio 1975 ricalca nuovamente la mancanza di volontà da parte dell'azienda di uscire dalla crisi attraverso un serio impegno programmatico che non sia basato sul taglio dei livelli di occupazione ma attraverso investimenti atti al rispetto di quanto l'azienda stessa aveva sottoscritto.

1129febbraio 1976 a tutti i 1300 lavoratori sono arrivate le lettere di licenziamento. Da quel momento siamo passati all'occupazione.

cenziamenti?

Dopo parecchi anni di lavoro alla Faema non ce l'aspettavamo: fino a quando non abbiamo ricevuto la lettera di licenziamento non pensavamo che la situazione fosse così grave.

Le lettere di licenziamento sono arrivate man mano a tutti nel giro di dieci giorni: l'abbiamo presa molto male perchè non ci si aspettava proprio il licenziamento, al massimo si temeva la Cassa Integrazione. Infatti la produzione non andava male: le richieste di macchine da caffè e di distributori erano tante che non si riusciva a soddisfarle.

Come si è arrivati all'occupazione? Il Consiglio di Fabbrica come l'ha decisa? I lavoratori l'hanno accettata?

Prima di passare all'occupazione della fabbrica volevamo coinvolgere le forze politiche, gli enti locali e la popolazione del quartiere. Siamo arrivati all'occupazione quando l'azienda ha chiesto unilateralmente i licenziamenti: noi abbiamo sempre detto che ci saremmo opposti anche ad un solo licenziamento e quando il 29 febbraio ci siamo trovati tutti 1.300 lavoratori con la lettera di licenziamento, da quel momento siamo passati ai fatti.

Eri d'accordo con l'occupazione?

Si. eravamo tutti d'accordo: l'occupazione è stata decisa con un'assemblea generale indetta dal Consiglio di Fabbrica.

Come avete portato avanti l'occupazione? Fateci un po' di cronaca.

Organizzandoci in questo modo: siccome all'inizio il Tribunale non dava determinate garanzie. per evitare la serrata ci siamo premuniti di fare delle squadre che restavano 24 ore su 24 ore in fabbrica. Per circa 2-3 mesi siamo stati qui giorno e notte. poi ci siamo organizzati in modo diverso giorno per giorno. Via via le difficoltà crescevano ed allora abbiamo formato delle commissioni per l'approvvigionamento, per i turni, eccetera. All'inizio per i primi 6 mesi c'era ancora la mensa. anche grazie al contributo del gestore, poi siamo andati avanti a panini.

Ci sono stati dei momenti particolarmente difficili, provocazioni esterne nei confronti dei lavoratori?

Una volta abbiamo trovato uno striscione che ci aveva dato la sezione del PCI Campegi completamente strappato. Ci sono state poi alcune lettere anonime che minacciavano attentati all'interno della fabbrica: le prime due volte siamo usciti dalla fabbrica. poi non vi abbiamo più creduto e siamo rimasti all'interno. I momenti difficili non dipendevano dal movimento. C'è stato un momento in cui l'IPO-GEPI non pagava: siamo

stati da luglio fino a novembre senza prendere un soldo ed è stato un momento di scoramento generale perchè si andava versole feste natalizie. Questo problema del ritardo nei pagamenti è la causa poi del doppio lavoro.

Le difficoltà sono soprattutto economiche: sono 4 mesi che non prendiamo soldi, non vogliamo che i nostri compagni vadano a lavorare da un'altra parte, però vediamo come ci pagano e capiamo chi abbandona la lotta.

Le difficoltà sono principalmente economiche. lo partecipo al presidio. non cerco lavorò perchè per il momento non ne sento bisogno impellente.

In famiglia come si fa ad andare avanti?

Mio marito lavora e così si tira avanti con il suo stipendio.

Come ti senti dopo un anno e mezzo di occupazione? C'è la voglia di andare avanti? Quali sono le difficoltà?

Proseguire d'accordo, però quando gli stessi organi ministeriali vengono presi in giro in questa maniera, le speranze sono alquanto limitate. Succede che il Ministro Donnat Cattin dice che tutto è sistemato e poi tra tribunale e GEPI fanno quel cavolo che vogliono loro. Dico questo con un po' di cattiveria. perchè sono stato assunto pochi . mesi prima della chiusura della FA EM A. lo faccio l'infermiere: venivo da un'altra azienda e loro mi avevano garantito il lavoro; dopo sei mesi mi hanno licenziato. La lotta è giusta e necessaria però noi sappiamo che questi organismi come il tribunale, la GEPI ecc. si permettono di andare per le lunghe noi ci troviamo davanti ad una lotta che :è molto difficile da portare a termine. Dopo un anno e mezzo di occupazione i lavoratori sono ancora legati fra di loro, sperano di tornare a lavorare alla Faema, od hanno accettato !a lettera di licenziamento e si sono cercati un altro lavoro?

La resistenza è stata abbastanza diversa: su 1.300 lavoratori oggi siamo rimasti circa in 1.000. Diversa perchè esistono due fabbriche, una a Zingone e questa di Lambrate: a Zingone esiste il grosso problema del lavoro nero. Ma nonostante ciò e il logoramento dovuto al prolungarsi delle lotte, la nostra combattività non è diminuita e lo testimoniano le nostre assemblee che sono ancora numerose.

Pensi di ritornare a lavorare alla

Faema?

Ce lo auguriamo! Stiamo lottando per il nostro reinserimento nella Faema, cioè nelle nuove società costituite dalla Gepi, anche se sappiamo che una di queste società, laJERRY 17, è piut-

tosto ambigua: si tratta di una società fantasma aggregatasi con il solo scopo di intascare i soldi dello Stato. Siete tutti concordi o alcuni preferiscono andarsi a cercare un altro lava ro?

Alcuni hanno già trovato un nuovo lavoro, altri, che credono meno nella lotta, lo stanno cercando: eravamo in 1.300 e ora siamo in 940. Però la maggioranza dei lavoratori resta unita nel portare avanti la lotta in modo responsabile.

C'è stato sempre il legame tra le forze politiche e le altre fabbriche della Zona con la vostra lotta o in alcuni momenti vi siete sentiti isolati?

All'inizio sembravano tutti solidali, poi pian piano c'e stato un certo rilassamento, anche perchè la situazione andava avanti per le lunghe. In particolare c'è stato un certo allontanamento dopo la conclusione della vertenza Innocenti: l'Innocenti è sempre stato un problema più grosso e in quel momento copriva anche la Faema. lo faccio parte del C.d.F.. mi chiamo Plinia: ho creduto fin dall'inizio in questa lotta e non penso che sia questo il momento di mollare, proprio adesso che siamo agli sgoccioli, domani abbiamo un incontro piuttosto importante e se non ne usciranno proposte di soluzione per la nostra vertenza. abbiamo deciso di andare tutti insieme a Roma ad occupare gli uffici della GEPI. Voglio ricordare che le donne hanno dato un importante contributo alla lotta della FAEMA: hanno partecipato attivamente alle manifestazioni e alle assemblee e parecchie volte sono presenti anche in fabbrica per il presidio, nonostante tutti i problemi che la donna ha. I problemi sociali della donna sono molto dibattuti, ma rimangono irrisolti: l'occupazione femminile, per esempio, diminuisce costantemente giorno per giorno. Avete fiducia nello sviluppo futuro della situazione?

Si. prima o poi si sbloccherà. lo vengo tutti i giorni da Pavia: potrei cercarmi un posto da un'altra parte, ma non lo trovo giusto nei confronti dei compagni di lavoro, della gente che è a casa. Lascio la possibilità a chi ha più bisogno di me: chi ha famiglia non può vivere solo con i soldi della cassa integrazione.

Trovate utile che il giornale di zona porti la situazione attuale della FAEMA nelle case?

Non dovrebbe solo essere il giornale di zona ma tutti i giornali e la televisione.

Il giornale di zona può esservi utile in qualche modo?

È senz'altro utile: questo è un modo per far conoscere meglio alla gente il nostro problema.

N!Reo' 141103141112 ' 411Nniz. in Sci e.' fIe FA E rzi-\BBRIcA OCCUPA CONTRO LA CHIUSURA PER LA R1PRESP\ DP LA PRODUZIONE
MILANO DODICI PAG. 4

Ricordi di un vecchio antifascista

Nel maggio 1930 ero legato al Partito Comunista tramite il compagno Cipriani, morto quattro anni fa, un tipografo abitante nella zona di porta Romana, il quale era legato direttamente con i compagni del Centro del Partito. Cipriani una sera mi disse che dovevo prendere contatto con qualche compagno di Ortica, mi fece alcuni nomi fra i quali i fratelli Panigada, ancor oggi vivi e sani (tanti auguri a loro). Cipriani pensava, che io, essendo di Lambrate conoscessi i compagni di Ortica; ma non era così perchè io non ero un lambratese (sono cittadino dal 1924); provenivo dal Comune di Segrate, quindi della gente di Ortica non conoscevo quasi nessuno. Comunque, anche se il metodo da me usato non era nelle regole del lavoro cospirativo, mi recai ad Ortica nel vecchio Circolo Familiare e chiesi di Panigada. Questo compagno si presentò e, usciti dal locale gli dissi che ero venuto a nome del Partito per chiedergli se voleva anche lui fare qualcosa. Rimase un po' sospettoso della mia proposta; era naturale non mi conosceva! Poi, discutendo mi fece osservare che era guardato a vista dai fascisti e perciò era imprudente che venisse avvicinato da persone non del luogo; ciò avrebbe dato un forte sospetto. Gli chiesi se c'era qualche compagno ancora sconosciuto dalla pula e in questo caso di presentarmelo (erano queste le direttive). Però

Musica popolare .... e canzoni

Argomento di questo intervento sarà la musica popolare.

Molto è stato scritto sulla musica popolare e noi non vogliamo aggiungere altre dotte disquisizioni etnomusicologiche sull'argomento; lasciamo questo compito ai ricercatoci, a quelle persone più qualificate di noi semplici appassionati.

Essendo convinti di poter fare cultura anche con la semplice informazione ed eventualmente dal dibattito che questa informazione fa scaturire, ci limiteremo a proporre un testo, le eventuali diverse versioni, notizie storiografiche del testo ed informazioni discografiche e bibliografiche.

Iniziamo questa esposizione con una delle più famose canzoni del repertorio popolare italiano: « Bella ciao ».

La grande diffusione di questo canto inizia al principio degli anni sessanta. quando fu assunta come titolo a uno dei primi spettacoli di cultura alternativa. presentato dal Canzoniere Italiano, durante il festival di Spoleto del 1964; non poco merito a questa diffusione deve essere riconosciuto anche all'incisione fatta in quegli anni da Yves Montand. Di questa canzone esistono due versioni: la versione partigiana, indubbiamente la più famosa e la versione come canto di risaia.

Assai controversa è l'origine delle due versioni; in un primo tempo si stabili la versione partigiana posteriore a quella di risaia, mentre l'ipotesi più recente. fitta da Roberto Leydi, afferma che la versione di risaia è stata scritta nel dopo guerra dal mondariso Scansani di Gualtieri (Reggio Emilia): le prime testimonianze della versione partigiana, invece, risalgono agli anni della resistenza e come luogo di origine l'appennino emiliano.

Anche per quanto riguarda la caratteristica musicale del battito delle mani intercalato nelle strofe, in un primo tempo si pensava a influssi di origine slava mentre, sempre secondo l .eydi, l'ascendenza deriva da una filastrocca infantile dell'alta Italia.

Facciamo seguire il testo nelle due versioni:

BELLA CIAO

Stamattina mi sono alzato bella ciao bella ciao bella ciao ciao Ciao stamattina mi sono alzato e ci ho trovato l'invasor.

O partigiano, portami via bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao partigiano, portami via che mi sento di morir.

E se muoio da partigiano bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao e se muoio da partigiano tu mi devi seppellir.

(Augusto De Tommasil

I versione

Seppellire lassù in montagna bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao seppellire lassù in montagna sotto l'ombra di un bel fior.

E le genti che passeranno bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao e le genti che passeranno e diranno: o che bel fior!

E' questo il fiore del partigiano bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao è questo il fiore del partigiano morto per la libertà.

2 " versione

Alla mattina appena alzata, bella ciau bella ciau bella ciau ciau ciau, e noi curve a lavorar. Il capo in piedi col suo bastone alla mattina appena alzata O mamma mia, o che tormento! in risaia mi tocca andar. io t'invoco ogni doman. E fra gli insetti e le zanzare Ma verrà un giorno che tutte quante un dur lavoro mi tocca far. lavoreremo il libertà.

Fra le tante incisioni (molto spesso discutibili) consigliamo per l'ascolto i seguenti dischi:

- Nuovo Canzoniere Italiano: Le canzoni di Bella Ciao á

- Giovanna Daffini: - I canti del lavoroentrambi delle Edizioni Dischi del Sole.

dopo qualche mese, fui arrestato e condannato dal tribunale speciale a 6 anni di galera e in seguito subii altri arresti. Mi ritrovai con il compagno Panigada nel 1945 dopo 15 anni! Discutemmo di alcune cose e anche di quell'incontro clandestino, ci ridemmo sopra ed entrammo nel vecchio Circolo a bere un bicchiere di vino buono. A proposito del Circolo di Ortica vorrei ricordare ai nostri giovani compagni che fu devastato e saccheggiato dai fascisti 8-9 volto e dopo ogni devastazione i vecchi compagni, socialisti e comunisti e i soci cooperatori, con coraggio, fatica e sacrifici lo rimisero in funzione per farlo rimanere aperto "alla faccia dei fascisti".Ad alcuni di questi gli si è spaccato il fegato per la rabbia di non essere riusciti mai a tenerlo chiuso per sempre. In questo modo potè resistere fino alla caduta del fascismo, e oggi ad Ortica ce n'è uno più bello, nuovo e tutto nostro. Dopo quasi 50 anni, quando incontro il compagno Panigada parliamo di quei tempi facendo il confronto tra il gruppetto di 7-8 compagni che eravamo con le centinaia di oggi in Ortica. Molta strada la abbiamo fatta, speriamo ne faccia altrettanta il nostro giornale MILANO DODICI. Auguri.

A. Lesmo

La partecipazione dei genitori e dei docenti alla vita degli organismi di rappresentanza creati con i Decreti Delegati nelle scuole della nostra zona è in crisi. Non c'è più quell'entusiasmo degli inizi che aveva trovato espressione positiva nella volontà di fare, di fare bene e presto, le tante cose semplici e complesse che nella scuola si sapevano difettose. C'è crisi, anche nella scuola. ed è abbastanza logico che così sia, essendo la scuola uno dei fondamentali modi di esprimersi di una società. Manca l'entusiasmo, ma in molti è subentrata la opportuna riflessione sui problemi graviche affliggono la vita delle nostre scuole a partire dallo stato giuridico ed economico degli insegnanti e dalla contraddizione stridente tra il livello internazionale delle scienze e le vecchie e superate strutture ed attrezzature delle nostre scuole. Su alcune questioni però sembra possibile trarre alcune importanti conclusioni per guardare al domani con sufficiente certezza. E' chiaro innanzitutto che senza una positiva soluzione dei problemi economici che travagliano il rapporto insegnanti/governo, non si progredisce nella scuola.

E tenendo conto che l'alunno deve poter trovare nella scuola anche ciò che a volte non ha nella stessa famiglia, l'insegnante deve poter disporre di mezzi e di conoscenze che nella scuola attuale non ci sono. Lo sforzo primo quindi, che deve essere qualificato, va rivolto agli insegnanti perché possano sempre più e sempre meglio svolgere la loro funzione educatrice. Dal punto di vista invece degli utenti del servizio. ci sembra che il problema sanitario sia quello da privilegiare in una .:cala di priorità frutto di attenta analisi.

Data la grande carenza di luoghi di incontro e di spazi collettivi, nel nostro quartiere assume un ruolo che, a rigor di logica, non dovrebbe avere, anche il bar « Fracass » di via Rombon 23. Innanzitutto la sua struttura, che infatti è dei primi anni del '900, offre un gran numero di possibilità alle persone che lo frequentano: c'è il biliardo, il gioco delle bocce, i tavoli per giocare a carte o sedersi a discutere. La gente vi si può ritrovare e sa che bene o male a qualsiasi ora vi troverà sempre qualcuno con cui parlare o con cui annoiarsi. Ecco quindi che si può capire come mai tante persone, e così differenti vi si rechino, nonostante il posto in se sia brutto esteticamente e a prima vista poco accogliente. La clientela infatti è vastissima: dall'impiegato dell'IBM che guarda allibito certe discussioni sul calcio e i balli solitari del Rico, al pensionato che passa il pomeriggio giocando a carte, ai tramvieri "fuori servizio", ai piccoli negozianti della zona che aspettano l'orario di apertura, agli operai (pochi rispetto agli anni passati, quando c'erano molti cantieri), alle mamme che accompagnano i figli a scuola o venga no a comperare il sale.

Ci sono anche i giovani che, mal tollerati in altri locali, hanno firmato un patto di «non belligeranza» col Padrone e ci restano se non si scambiano troppe effusioni e se non fanno troppa confusione. La convivenza di questi

ragazzi con gli anziani è meno negativa di quello che ci si potrebbe aspettare. anche se in genere formano una cerchia a parte. Rispetto al numero dei clienti non occasionali, cioè quelli che giocano o si fermano regolarmente, le donne sono un'esigua minoranza, ma da qualche tempo sono meglio accettate e non vengono classificate negativamente se si siedono e giocano. Naturalmente sono quasi tutte giovani, ma una piccola rivoluzione l'ha fatta una donna che, dopo essere andata in pensione, ha deciso di passare i pomeriggi, giocando a bocce. C'è stata una contestazione generale con risolini e commenti di ogni genere e con una forte « resistenza passiva » dei pensionati, ma alla fine è stata accettata « perchè è meglio di un uomo» e « perchè gioca bene ». E il batterla per quei vecchietti è una grande soddisfazione. Certamente questo non è un centro alternativo o un circolo culturale: vi si organizzano tornei di scopa in inverno e gare di bocce in estate. I discorsi sono in gran parte imperniati sul calcio e sviscerano tutte le formazioni e le possibilità tattiche delle squadre con discussioni interminabili; tua molto spesso nascono discussioni sulla crisi economica, sulle difficoltà chepiù o meno tutti vivono e allora si possono sentire cose a volte assurde. ma anche molto serie e reali.

(L'anonimo di tutti)

La salute dei bambini può diventare il crogiuolo nel quale far fondere le responsabilità dei genitori verso una scuola diversa e migliore.

Abbiamo accennato a due aspetti soltanto perché ci interessava far nascere il dialogo nella zona e tra le diverse componenti sociali. su problemi concreti e tali da fare riflettere e stimolare iniziative e proposte. E certo che insegnanti più preparati, ed alunni ben seguiti nella loro crescita fisica e psichica, sarebbero già due situazioni assai positive che attualmente non ci sono e che senza l'impegno dei genitori non si potranno verificare.

Cesare Nocentini

COMMISSIONE SCUOLA

Esamina tutti i problemi inerenti le scuole, di ogni ordine (da quelle materne a quelle superiori, sino all'università in rapporto:

- alle strutture (fisiche, sanitarie, ecc.)

- alle gestioni sociali (organi collegiali e distretto)

- ai contenuti pedagogici e didattici (tempo pieno, attività parascolastiche, ecc.)

- al funzionamento interno (funzionalità in un quadro democratico di sviluppo)

-TIMM MILANO DODICI PAG. 5
SPECIALITÀ PESCE E CARNI ALLA GRIGLIA á . á 9j/o4late eonv,P0 VASTO GIARDINO CON GIOCHI Via Conte Rosso n. 36 111134 MILANO - Tel. 215.87.66 CHGURZ 51, KLUVEDO

Libere nella maternità

Autonome con il lavoro

Protagoniste nella società!

OPERAIA, tu che vivi in prima persona il dramma delle fabbriche che si chiudono, che vedi compromessa la conquista del lavoro così duramente ottenuto;

IMPIEGATA

tu che sei sempre apprezzata solo per la tua diligenza puramente esecutiva o per la bella prez-enza, tuche non vedi mai una carriera davanti a te e che vivi la crisi di tutti i lavoratori e la fatica delle città senza servizi adeguati;

LAVORANTE A DOMICILIO, tu che nonostante la fatica quotidiana non hai mai visto riconosciuta la tua qualifica di lavoratrici , tu che spesso perdi insieme il lavoro e il capitale che hai dovuto investire nella macchina;

STUDENTESSA

tu che attraverso la scuola e le sue lotte hai acquisito la capacità di comprendere la storia umana, di giudicare la società, di valutare la tua condizione di donna e la volontà di cambiarla e di farti valere come persona;

TU CASALINGA, che fai parte di quell'esercito di 12 milioni di italiane a cui con diversi condizionamenti la società ha impedito di affermarsi al di fuori delle pareti domestiche;

TUTTE NOI

che siamo strette fra la mancanza di lavoro e la fatica del doppio lavoro

TUTTE NOI

che abbiamo conquistato in Parlamento buone leggi e che ci battiamo perchè siano applicate

TUTTE NOI

che vogliamo vincente il principio del valore sociale della maternità, conquistando una buona legge sull'aborto, imponendo l'attuazione delle leggi sui nidi e sui consultori

TUTTE NOI

con le quali il governo si era impegnato a concludere l'Anno Internazionale della Donna con una conferenza sull'occupazione femminile

TUTTE NOI uniamoci per imporre il mantenimento di questo impegno perchè la nostra volontà di affermarci e di lavorare si traduca in scelte economiche, in provvedimenti di legge e di spesa capaci di costruire un vero duraturo sviluppo, una nuova qualità di vita.

Maternità valore sociale sviluppo dell'occupazione femminile: DUE VOLTI DI UNO STESSO OBIETTIVO, EMANCIPAZIONE.

L'U.D.I. desidera

L' U. D.I., Unione Donne Italiane, desidera partecipare ai colloqui che si vogliono stabilire con i cittadini della zona 12, con la pubblicazione di questo primo numero di « MILANO 12 », per far conoscere anche alla nostra zona quelle che sono le azioni da noi portate avanti in favore del discorso generale dell'emancipazione femminile. Noi dell'U.D.I. siamo convinte che modificando i termini di sviluppo della nostra società in modo da rettificare le storture di un sistema sociale non adeguato ai bisogni della cittadinanza, riusciremo ad ottenere una migliore «qualità della vita» non solo per le famiglie, ma in particolare e soprattutto per le donne. Modificando per esempio la rete dei servizi sociali, allargando cioè la possibilità a una massa sempre maggiore di donne di usufruire di asili nido, scuole materne, consultori, ecc. porremmo le basi per una vera emancipazione della don-. na che, volendolo, potrà realizzare se stessa, non solo attraverso la famiglia. ma anche attraverso un lavoro che le dia la possibilità di affermare anche le sue attitudini professionali. Attualmente invece è in atto una grave manovra di espulsione sistematica dal mondo del lavoro di migliaia di donne. Noi invece riteniamo che il paese, oggi più che mai ha bisogno di non sprecare nessuna forza lavorativa e che sia necessario il raggiungimento della piena occupazione per uscire dalla attuale crisi economica. Continueremo perciò la nostra battaglia settoriale (quindi non separatista e non corporativa) maautonomae unitariaaffinchè, partendo dallo specifico femminile, si saldi con quella della classe operaia per cancellare l'impronta maschile della società e ristrutturarla a misura universale. Affermare la « Dimensione Donna» è la nostra proposta che non vuole dire capovolgere le cose opprimendo l'uomo. ma significa modificare strutture e valori della società perchè essa si configuri a dimensione dell'essere umano, donne e uomo. Per coloro che volessero discutere e partecipare ai nostri dibattiti e per conoscere i nostri programmi nella zona indichiamo l'indirizzo: Libreria « Q-12 », via Saccardo angolo Conte Rosso.

U.D.I. vuol dire

Unione delle Donne Italiane

Questa unione non sta necessariamente a significare che le donne devono essere « organizzate », « preparate » e « incanalate » a fare propria una linea politica tradizionale.

Oggi a seguito delle varie esperienze femminili e femministe, fanaticizzate e strumentalizzate nel senso di avere permesso con battaglie sbagliate, che venisse distorta l'importanza dell'auto-coscienza come momento di riflessione separata dalla politica tradizionale, l'hanno anche portata alla ribalta.

Quale deve essere il ruolo dell' U.D.I. oggi: secondo me, quello di avere la capacità di riunire la donna in quanto tale, indipendentemente dalla propria ideologia - impegno o non impegno - e di portare avanti il discorso di emancipazione della donna come individuo autonomo, di libertà dai condizionamenti di una cultura oppressiva, partendo dal rapporto con la famiglia, dal tipo di educazione condizionata già alla nascita ad un predeterminato inserimento nella società con dei ruoli imposti, il rapporto uomo-donna, il lavoro, la sessualità, cosa significa essere donna in una società di uomini.

Il ruolo dell'U.D. I. deve essere quello di adoperarsi per una presa di coscienza separata e autonoma. L'atteggiamento della sinistra di oggi rimane ancorato nel ritenere e ricondurre la lotta delle donne nell'ambito della lotta al capitalismo ed a subordinarvela. Alla lotta per l'aborto si dà una connotazione di lotta di classe negando in parte il valore dell'autonomia di decisione della donna.

Soltanto quando la donna avrà preso coscienza della funzione di sé come individuo e nel momento in cui tutte le donne vi si riconoscono diventeranno forza politica per inserirsi nella lotta per il cambiamento dell'intero assetto sociale in modo cosciente e non subordinato.

Un servizio per tutti: il consultorio

1129 luglio 1975 il Parlamento ha approvato la Legge n. 405 sulla « Istituzione dei consultori familiari»; questa legge demandava alle regioni il compito di fornire specifiche leggi regionali per i criteri di programmazione, di funzionamento, gestione e controllo dei consultori stessi.

La Regione Lombardia, il 6.9.1976, ha emanato quindi la legge regionale n. 44 sulla «Istituzione del servizio per l'educazione sessuale, per la procreazione libera e consapevole, per l'assistenza alla maternità, all'infanzia e alla famiglia » in applicazione alla suddetta legge nazionale.

Questo è un risultato politico positivo perchè il confronto tra i partiti democratici su questo argomento è stato ampio e unitario. Si è attenuta, su un tema tanto importante, una legge che permette di mettere in moto un processo di crescita culturale e sociale, oltre che politica, in particolar modo delle donne.

Inoltre partendo dal concetto del pluralismo, che consiste nel rispetto delle convinzioni di tutti, l'istituzione di questo servizio può garantire un lavoro comune e una gestione sociale cui partecipino le diverse componenti delle nostra società cioè appartenenti a matrici ideologiche differenti.

Infatti ci si batte affinchè il pluralismo si attui all'interno dei servizi sociali per offrire dei programmi di attuazione che rispecchino un'intesa unitaria (come per esempio nella scuola). Per fare ciò è importante che nell'articolo 4 della legge regionale sia stato stabilito che alla programmazione, all'organizzazione ed alla gestione partecipino appunto le forze democratiche esistenti sul territorio. Essi sono gli organi collegiali della scuola, i sigli di Zona), le organizzazioni sindacali e sociali, i movimenti femminili, gli organismi collegiali della scuola, i consigli di fabbrica, gli utenti e gli operatori dei servizi stessi.

Nella zona 12 faremo un'azione di sensibilizzazione della cittadinanza affinchè si crei un movimento unitario che spinga la richiesta al Comune di Milano di un consultorio anche nella nostra zona; attualmente a Milano ne sono stati aperti due, e tre sono in via di apertura ma la meta è quella di avere un consultorio per ogni zona del decentramento. Dobbiamo quindi lottare per la conquista di questo importante servizio che ha due fondamentali funzioni: quellasociale perchè si ottiene che la società si faccia carico di problemi finora vissuti dalla donna privatamente (come la maternità, la sessualità e la salute) o delegati alla famiglia (come l'educazione sessuale dei figli o la medicina per l'infanzia) e quella sanitaria perchè si mette a disposizione dei cittadini (donne, giovani e tutti insieme) un gruppo di medici e di tecnici specialisti che possono aiutare a risolvere i problemi a salvaguardia della salute fisica e psichica e contribuire allo sviluppo armonico delle relazioni familiari e della coppia. N .T.

(MILANODODICI )

(FELTREÑ C PAIANO) LAPABRATE ORT ICA menvaz rovntá Ñ17.1114'

A CURA DI:

Adolfo Bafunno

Renato Bellardinelli

Francesco Maffioli

Paolo Mio

MEMBRI DELLA COMMISSIONE URBANISTICA DEL C.d.Z.

Direttore

Sauro Sagradini

Rosaria De Luca

Giancarlo Casarini

Riccardo Ghidoni

Mimmo Vaccarello

Pietro d'Ercole

Luigi Cansella

Augusto di Tommasi

segretarie di redazione

Marinella Giusti—

Renata Setti

Coop.Guado - Robecchetto con Induno (Milano)

Direttore resp.Luciano Capitini

Suppl. Ticinia Notiziario

Aut.Trib. Ml n.232 del 4.6.73

MILANO DODICI PAG. 6
al principio del secolo le sue condizioni erano: sfruttamento nelle fabbriche come mano d'opera a basso costo e minima qualificazione
oggi il vostro apporto alle scelte politiche
è determinante

IL POTERE È VOSTRO SARIA

PER RISO 11.37

URBANISTICA

piano urbanistico della zona piano per la ricostruzione di case popolari (legge 167)

piano delle strutture locali la localizzazione, la progettazione, la costruzione degli asisili nido, delle scuole.

CULTURA - SPORT

attività di promozione culturale e sociale degli adulti iniziative culturali centri sociali campi gioco e strutture ricreative e spor-

47

4(1111Y ASSISTENZA E SANITA'

medicina preventiva e di tutela della maternità e prima infanzia (pianificazione delle nascite, maternità, ecc.

medicina scolastica

medicina preventiva dell'ambiente di lavoro prevenzione delle malattie sociali (tubercolosi e malattie re spiratorie, tumori, ecc)

prevenzione dei disturbi del comportamento e delle malformazioni fisiche.

educazione sanitaria

l'uso dei terreni e degli stabili di proprietà comunale il rilascio delle licenze edilizie

CONSIGLIO iDl ZONA12

COMMERCIO E CAROVITA

esamina i problemi del lavoro e del mondo produttivo in rapporto con tutte le forze sociali interessate intervento con operatori della distribuzione per calmierare i prezzi.

TRASPORTI E VIABILITA' manutenzione e pulizia strade trasporti pubblici controllo segnaletica stradale manutenzionne edifici competenza comunale

ECOLOGIA - PARCHIGIARDINI

manutenzione del verde

igiene e manutenzione degli edifici comunali e delle abitazioni di proprietà pubblica controllo fonti di inquinamento

BILANCIO E PROGRAMMAZIONE il bilancio

i programmi generali di investimento e di in tervento bilancio ripartito per zone

SCUOLA

C) esamina tutti i problemi inerenti le scuole. di ogni ordine (da quelle materne a quelle superiori, sino all'università)

In rapporto: alle strutture (fisiche, sanitarie, ecc.) alle gestioni sociali (organi collegiali e distretto) ai contenuti pedagogici e didattici (tempo pieno, attività parascolastiche, ecc.) al funzionamento interno (funzionalità in un quadro democratico di sviluppo)

un consiglio: stacca questo foglio e appendilo in casa!!

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CONSIGLIO COMUNALE
COMMISSIONI COMUNALI
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(andiamo a dire la nostra!)
in via Rimembranze i locali sono piccoli. Li allargheremo!

Una pendolare

Ho vent'anni e sono ormai cinque anni che mi alzo alle 6,30 del mattino, parto da un paesino del bergamasco per venire a lavorare in una piccola ditta di Lambrate. Entro in ufficio alle nove e sono già stanca. In treno passo dai 45 minuti in su (il ritardo dei nostri treni è un imprevisto prevedibilissimo). In questo benedetto treno le cose che sono costretta a fare sono traumatizzanti: quasi una scuola di imbecillità. Per forza! Non si riesce a leggere, non si riesce a parlare, ma al massimo a litigare coi controllori e coi qualunquisti. Non si riesce neanche a dormire. Molti di noi il viaggio è costretto a farlo in piedi; io perchè sono giovane e belloccia sfrutto la situazione e un posto seduta lo trovo sempre.

Abbiamo occupato spesso i binari, ci siamo spesso incazzati, qualche cosa l'abbiamo anche ottenuta, ad esempio l'abolizione della prima classe. Però quanti problemi ancora, e quanta incoscienza soprattutto. Il vostro giornale parlerà anche di questi fatti, siamo fuori gioco e la prossima volta che saremo costretti ad occupare i binari, faremo incazzare solo i nostri padroni perché tardiamo ad entrare in ufficio? Voglio sperare veramente di no! Un ultimo particolare, alla sera la storia si ripete, arrivo a casa alle 20121 e poi basta. Forse questa è una storiella un po' vecchia, persino Pippo Baudo alla TV ne parla, però chi ci aiuterà a risolvere il problema veramente?

Franca Ghidelli

Un piccolo problema

Al mattino, o nelle ore di punta, si verifica invece - sempre nello stesso incrocio - un ingorgo che certamente non lascia fluidificare il traffico.

sembra impossibile, ma ci sono!

Vorrei sottoporre a « Milano dodici » un piccolo problema che il Consiglio di Zona potrebbe esaminare. Si tratta del traffico che si svolge sulla via Rombon. È noto a tutti che i veicoli provenienti da Segrate o dalla città, quando imboccano la via Rombon aumentano di velocità per la possibilità di uno scorrimento veloce.

Ma guardando le statistiche, spesso nel corso dell'anno all'incrocio di via Rombon con via Crescenzago si registrano incidenti anche mortali.

lettere al giornale notizie utili

Ecco la proposta: perchè non fare un senso unico per il traffico di via Folli? Perchè non porre con evidenza il limite di velocità per il traffico sulla via Rombon?

Perchè non mettere gli appositi segnali (strisce e cartelli) per il traversamento pedonale della via Rombon all'altezza di via Crescenzago? Mi pare che sia meglio prevenire che registrare gli incidenti.

F.C.

I martinitt

Buona la presenza di cittadini, particolarmente quelli dell'Ortica che però potevano essere ancora di più tè una critica fatta tra amici), sarà per la prossima volta; ci riferiamo al concerto di musica classica del gruppo « Gli Scaligeri » dell'orchestra del teatro alla Scala, tenuto domenica 16 dicembre al bellissimo teatro dell'Istituto dei Martinitt. Si è trattato del primo spettacolo di decentramento culturale tenuto in zona 12, per iniziativa concordata tra la Scala, l'Assessore alla Cultura del Comune di Milano e il Consiglio di zona 12. È stato un concerto di alto livello artistico senz'altro

compreso e apprezzato da tutti i presenti ed eseguito in tutte le venti zone del decentramento cittadino. L'iniziativa è più che valida (anche per il prezzo: 500 L.) soprattutto se avrà un seguito e farà parte di una programmazione di decentramento culturale che oltre alla Scala veda il contributo del Piccolo Teatro; l'impegno c'è, si tratta di vederlo concretizzato nel futuro. A questo proposito il compito è della Commissione Culturale del Consiglio di Zona 12 che deve rafforzarsi ed essere presente in modo efficace per contribuire al soddisfacimento della domanda di buoni spettacoli che la periferia milanese chiede con pieno diritto. Siamo sulla strada giusta, bisogna proseguire.

VENDITE SO.VE.CO

Via Civitavecchia, lunedì ore 15

V.le Rimembranze di Lambrate, sabato ore 15

Via Crescenzago, ang. via Pisani Dossi, sabato ore 15

P.za Udine, venerdì ore 15

Via Bistolfi, ang. Via Cima, giovedì ore 15

MERCATI RIONALI

Via Pisani Dossi, lunedì mattina

Via Rombon, giovedì mattina

Via Orbetello, giovedì mattina

CAMERA DEL LAVORO

In Via Conte Rosso, 30 aperta tutti i giorni in orario d'ufficio

- consulenza legale giovedì pomeriggio

- fa servizio anche di consulenza

I.N.C.A. e pensioni

UNA BIBLIOTECA COMUNALE

Presso la Scuola elementare del Quartiere Feltre. E aperta tutte le sere dalle

18.00 alle 20.00 e offre servizio di prestito libri. Vi si trovano soprattutto li-

bri di narrativa per studenti delle scuole medie.

DUE LIBRERIE - I,ibreria LE PAGINE di via Ronchi, di tipo tradizionale senza cioè un indirizzo particolare. Qui si può trovare dal Cuore all'ultimo libro di Montanelli.

- Libreria Q 12 di Via Saccardo più politicizzata, con testi di saggistica, storia, filosofia, narrativa e dischi.

UNA GALLERIA D'ARTE La E.I.D.A.C. di Via Ronchi. Ha sempre offerto mostre di buon livello. Per il mese di marzo è prevista una mostra dello scultore A. Basso.

UN CINEMA Il Garden, dove ultimamente sono stati programmati - Novecento.. e l'Agnese va a morire .., Un pomeriggio da cani ... Ci auguriamo che si continui su questa strada.

FINALMENTE IL VOSTRO GIORNALE

CHE VI

PERMETTE DI PARTECIPARE DISCUTERE E.... LITIGARE.

APERTO A TUTTE LE FORZE DEMOCRATICHE PER ALLARGARE LA DEMOCRAZIA

FACENDO LA PUBBLICITA' SUL

NOSTRO GIORNALE CON UNA INSERZIONE VI FATE CONOSCERE DALLA VOSTRA CLIENTELA

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3) "Lettere 1926-1950" di Cesare Pavese - edito in due volumi di 818 pagine da Einaudi. La raccolta completa della corrispondenza del più grande scrittore contemporaneo italiano, curata da Italo Calvino.

Gli abbonamenti si r'cevono presso Circolo Cesare Pavese Via S. Faustino, 5 - Milano - Ortica

MILANO DODICI PAG. 8
á MILANO
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