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A.A. In questo numero

In questo numero:

LA MEMORIA GUARDA AVANTI

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Due memorie per una storia

Cominciamo, ancora una volta, dalla fine. Giovedì 24 febbraio 2022 l’esercito russo ha invaso l’Ucraina con un’operazione militare che, dopo aver messo sotto assedio diverse città e regioni, punta su Kiev. Il 4 novembre del 1956 i carri armati dell’Unione Sovietica varcarono la frontiera ungherese e si diressero su Budapest per sbriciolare sotto i cingoli gli aneliti di una rivolta democratica. La memoria, ancora una volta, ha superato la dimensione della Storia e si è fatta, tragicamente, cronaca di guerra. Dodici anni dopo i fatti di Ungheria, ancora cingoli sovietici soffocavano la primavera di Praga. In quella intensa stagione intercorsa tra il 1956 ed il 1968 si consumava l’avventura culturale, politica e civile della prima serie di «Tempo Presente», rivista fondata e diretta da Nicola Chiaromonte e da Ignazio Silone.

«Informazione e discussione» è il motto che campeggia sotto la testata e che richiama la missione della rivista enunciata da Chiaramonte e Silone nell’editoriale del primo numero, uscito nell’aprile del 1956. Fedeli a quella missione, i direttori, in quello che fu un passaggio cruciale nella storia dell’Europa e del comunismo e che ebbe ripercussioni significative anche in Italia, invitano gli intellettuali a rispondere a tre quesiti in merito al loro ruolo di uomini di cultura e alle responsabilità di portatori di idee di fronte a una tragica svolta della storia. L’appello campeggia nella copertina del numero di dicembre del 1956 che riporta anche quanti, sollecitamente e con passione, vi aderirono. Figurano in quell’elenco alcuni dei nomi più prestigiosi della

cultura nazionale e internazionale da Albert Camus a Carlo Levi, da Czes aw Mi osz ad Alberto Moravia, da Stephen Spender a Elio Vittorini. Le adesioni continuano a confluire, numerose prestigiose, sul fascicolo successivo del gennaio del 1957. Tra gli intellettuali che rispondono all’appello compare anche l’anziano Gaetano Salvemini; al suo contributo, come sempre lucido ed appassionato, è dedicato il saggio di Mirko Grasso che troverete nelle pagine conclusive di questo numero. Questa dimenticata testimonianza si inscrive peraltro in un percorso salveminiano che abbiamo inaugurato già dalla fine del 2020 e che ci accompagnerà sino alle celebrazioni del centocinquantesimo anniversario della nascita di Salvemini, che cade nel 2023.

Quanto a una prima valutazione – etica prima ancora che politica – dell’invasione russa dell’Ucraina, possiamo solo aderire alla riflessione che Salvemini affidò allora alle colonne di «Tempo Presente» e che torna oggi alla nostra memoria come un monito: di fronte all’urgenza della situazione, l’intellettuale «deve possedere quel tanto di rispetto per sé stesso che gli vieti di abdicare nelle mani di autorità non sog- Mark Rothko, gette a discussioni». Untitled (Yellow and Blue), 1954]

Intanto la bandiera ucraina, splendidamente richiamata dal potente cromatismo di Mark Rothko, campeggia sulla nostra copertina.

La memoria, dunque. Non solo commemorazione commossa, non solo dolente tributo alle vittime innocenti, non solo testimonianza di un tragico passato: la Memoria che qui evochiamo è impegno civile che interroga il presente e si proietta nel futuro. È buona pratica morale e civile, che sollecita le coscienze non nella Storia, ma qui e ora, ovunque e domani. È, appunto, la Memoria che guarda avanti.

Il fascicolo si apre con il potente richiamo di Liliana Segre alle parole di Primo Levi: non dimentico e non perdono. Nella pagina che introduce la raccolta dei saggi che trattano di Due memorie per una storia la senatrice a vita ci ricorda come l’impianto della Costituzione repubblicana si fondi sulla memoria nel nome di un interesse generale che continua ad essere «questione urgente e mai privata»

e ci invita ancora, con la forza della sua lucida testimonianza, all’esercizio della vigilanza attiva perché nulla, nemmeno la democrazia, è per sempre.

Vittorio Pavoncello è il regista – e mai espressione fu più appropriata – di tutta l’ampia prima sezione del fascicolo che, intorno al già evocato tema Due memorie per una storia, raccoglie contributi originali e pregevoli di autorevoli studiosi. Il sentimento civile e la coscienza storica che animano questo percorso tra storie e memorie sono efficacemente dipanati nell’intervento di Pavoncello che funge anche da introduzione a un percorso di riflessione che si è voluto articolare in quattro tappe. La prima che porta il titolo Il contesto e si apre con l’ampio saggio Resistenza, Shoah, Europa: memorie e migrazioni di Maria Immacolata Macioti, grande studiosa della memoria e dei fenomeni migratori che ci ha recentemente lasciati e alla quale rendiamo omaggio in queste pagine, grati che abbia voluto consegnare a «Tempo Presente» uno dei suoi ultimi, brillanti lavori. Seguono i saggi Resistenze di Marcello Flores e Legami di memorie di Anna Foa. La seconda frazione del cammino nella memoria porta il titolo Rimozioni e si apre con il documentato studio di Guri Schwarz Oltre il «mito del silenzio»: considerazioni su stagioni del ricordo e ibridazione delle memorie.

Due memorie senza una storia è il titolo nel successivo saggio di Fulvio Cammarano cui segue La quarta guerra. Partigiani tedeschi in una lotta internazionale, di Carlo Greppi. Un ponte sul presente è denominata la terza tappa della nostra esplorazione della memoria che si apre con lo studio di Filippo Focardi Memoria della Shoah e memoria antifascista. Verso un’alleanza ritrovata? e si chiude con il contributo di Furio Colombo Ieri, fascismo, oggi… Sotto il titolo E se domani, infine, il nostro itinerario si chiude con i contributi di Ester Capuzzo, Storia e memoria: un rapporto complesso, e di Alberto Cavaglion, Memorie al plurale.

Questa ampia e ricca sezione termina con un contributo poetico affatto particolare: la lirica All’ebreo che è partito di Leendert Cornelis Deij, proposta anche nella versione originale in esperanto.

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Il tema della memoria torna anche nelle pagine successive di questo numero – nella sezione STORIE E MEMORIE – diversamente declinato ma con un fattore comune: la narrazione della memoria ai giovani e la loro educazione civile. Guarda all’impegno formativo il saggio firmato da Saul Meghnagi Memoria e Costituzione: per una didattica dell’educazione civica. Tratta invece della narrazione di quei tragici eventi alle giovani generazioni l’ampia intervista a Riccardo Calimani dal titolo Come foglie al vento. La Shoah raccontata ai ragazzi che trae spunto da una duplice narrazione, rispettivamente affidata alle pagine di una bella e ponderosa pubblicazione e a un agile filmato che trattano, muovendo dal medesimo spunto e con accenti di vibrante commozione e di rara umanità, la storia della persecuzione nazifascista degli ebrei veneziani.

Nella brillante trattazione che segue, La memoria, le muse, la storia, l’oblio,

Angelo S. Angeloni ci ricorda che Mnemosýne (Memoria) era la madre delle Muse, anch’esse chiamate Mnèiai, con significato equivalente a “memoria”. È dedicato alla memoria documentale che si fa storia e cultura civile la successiva riflessione di Giampiero Buonomo dal titolo «Conoscere per deliberare» o della memoria, degli archivi e della democrazia.

Con Umanesimo, libertà, solidarietà. Considerazioni inattuali sul “tempo presente” Emmanuele Francesco Maria Emanuele ci propone, a fronte del mutamento epocale in atto nell’economia e nel costume, una meditazione sulla coscienza civile e l’umanesimo della libertà, coniugati con un profondo sentimento di solidarietà sociale.

Si chiude con questo numero la pubblicazione del brillante studio di Francesco Forte su Il pensiero economico e sociale di Cavour: la terza ed ultima parte porta il titolo Il periodo riformatore. Come ricordato nell’editoriale dello scorso numero, la morte ha sorpreso Francesco Forte il primo gennaio scorso: l’Italia ha perso un illustre studioso e un politico generoso; «Tempo Presente» ha perso – oltre a un Amico – un prestigioso e brillante collaboratore, autorevole membro del Comitato dei garanti della rivista.

Segue la prima parte di un affascinate e ben documentato viaggio nella meno recente cultura del nostro Mezzogiorno, al quale ci introduce Lorella Ingrosso con il suo pregevole ed originale studio su Le biblioteche in terra d’Otranto: patrimonio di memoria e scambi culturali tra Tardoantico e Medioevo. Ad esso segue, come già ricordato in apertura, l’efficace contributo di Mirko Grasso su Salvemini e la libertà degli intellettuali in un dibattito tra il 1956 e il 1957 su «Tempo Presente».

Chiudono il fascicolo le consuete Letture, in questo numero particolarmente nutrite. Cesira Fenu, Antonio Casu e Angelo S. Angeloni ci guidano in un percorso che va dalla letteratura sulla Shoah e sulla Memoria sino alle avventurose vicissitudini di un celebre condannato a morte, fortunatamente contumace.

BUONA LETTURA!

A.A.

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