FOGLIE n.05/2103

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ubrica

una malerba... ogni tanto a cura del Prof. Pasquale Montemurro

La sporchia dei legumi

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el genere Orobanche rientrano numerose specie, tutte considerate pericolose perché parassitizzano colture di interesse agrario ed alimentare. In particolare, si tratta di specie fanerogame “oloparassite”, che vivono cioè completamente a spese delle piante ospiti; infatti, dipendono totalmente da queste ultime sia per la nutrizione sia per l’assorbimento idrico, in quanto prive rispettivamente della clorofilla, cioè del pigmento verde (clorofilla) utilizzato dalla maggiore parte delle piante nel processo fotosintetico che avviene grazie alla luce del sole, e dell’apparato radicale. In altre parole, queste specie “sfruttano” per crescere le sostanze elaborate dalle piante ospiti, riversando anche nella linfa di queste ultime i propri metaboliti. Pertanto, nella maggior parte dei casi le piante parassitizzate muoino o producono poco e niente. L’Orobanche crenata Forsskal, chiamata volgarmente “sporchia”, ed anche “lupo di fave”, “succiamele delle fave”, “erba toro” (dopo averla mangiata, il toro si sentirebbe più predisposto all’accoppiamento), “sparagione”, “brucialegumi”, “neca” e “coda di leone”, parassitizza importanti leguminose come la fava, il pisello, il cece ed altre. Orobanche, cioè il nome del genere botanico, significa “legume strozzato”, sia perchè il termine deriva dal greco antico “oροβος” (legume)ed “ανχειν” (strozzare) sia per il fatto che il baccello si presenta appunto con delle strozzature, in quanto i semi crescono poco o per niente. La sporchia era conosciuta già al tempo degli antichi egiziani, e fu “battezzata” da Plinio il vecchio, che nella Naturalis Historia così la cita: “Orobanchen appellavimus necantem ervum et legumina” (chiamiamo orobanche una pianta che uccide la cicerchia ed i legumi). E’ molto diffusa in un’ampia zona compresa tra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e quelli dell’Asia centrale. In Italia è presente su quasi tutto il territorio nazionale, con l’eccezione della Val d’Aosta, del Piemonte, del Trentino Alto Adige e della Liguria. Caratteristiche botaniche e biologiche L’Orobanche crenata è una specie dicotiledone annuale che rientra botanicamente nella famiglia delle Orobanchaceae. Dai minuscoli semi, la cui germinazione viene stimolata dalle sostanze secrete dall’apparato radicale della leguminosa, si forma un austorio che consente alle piante parassita di penetrare profondamente nelle radici di quelle

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ospiti e quindi di impiantarsi in queste ultime; da questo momento, raggiunti dai rifornimenti di materiale nutritivo sottratto all’ospite, ogni austorio si ingrossa all’esterno, fino a formare un rigonfiamento a forma di fiasco che costituiscono i turioni in un numero notevole spesso molto alto (anche più di 70-80 per pianta parassitizzata). Raggiunta la maturità, i turioni emergono fuori terra; ciascuno di questi risulta costituito da un fusto angoloso allungato, spesso privo di foglie, alto anche fino ad un metro e densamente pubescente. Successivamente, avviene la fioritura, con la formazione di fiori avvolti alla base da una brattea lanceolata in posizione centrale, costituiti da una corolla con petali colorati di bianco e più o meno venati di lilla, che emanano un intenso profumo di garofano. Dopo la fioritura, che accade tra aprile e maggio, si formano i frutti che sono capsule ovoidi, all’interno delle quali si formano numerosissimi e piccolissimi semi di colore bruno(da 600 ad 800 per capsula); tali semi cadono sul terreno quando, raggiunta la maturità, le capsule si aprono. Una singola pianta di sporchia può generare più di 100.000 semi ed un singolo grammo ne può contenerne oltre 11.000. I semi vengono dispersi nell’ambiente, superando anche grandi distanze, grazie al vento ed alle acque di scorrimento, e sono diffusi anche attraverso le deiezioni degli animali o dall’uomo stesso. La loro vitalità nel terreno può perdurare anche per diversi decenni. Dannosità La sporchia della fava è in grado di determinare danni sia quantitativi sia qualitativi. Le piante parassitate mostrano inizialmente sintomi aspecifici, come quello di una crescita stentata, che successivamente si possono tramutare in un danno tale che può portare anche alla morte dell’ospite e quindi all’azzeramento della produzione.

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