FOGLIE n.02 / 2021

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Agricoltura - Agroalimentare - Turismo rurale

Numero 2 - 1 febbraio 2021 www.foglie.tv

FRUTTI PULITI Educare alla legalitĂ in agricoltura per fare impresa sana e vera

AGRICOLTURA Grano, riportare trasparenza prezzi produzione e vendita con la Cun

ZOOTECNIA Crisi lattiero caseario: necessario maggior sostegno alla filiera

AMBIENTE Puglia, con fondi UE creare foreste urbane


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AGRICOLTURA AGROALIMENTARE TURISMO RURALE

IL MONDO DELL’AGRICOLTURA A PORTATA DI MANO MAGAZINE - WEB TV - WEBINAR

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Sommario

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Copertina

Numero Ottobre2021 2020 Numero18 2 -- 115 Febbraio

QUINDICINALE DI AGRICOLTURA AGROALIMENTARE TURISMO RURALE Iscritto all’Albo Cooperative a Manualità Prevalente N.A182952

Editrice

G.Ed.A. Giovani Editori Associati Soc. Coop. Via Alcide De Gasperi 11/13 - 70015 - Noci (BA) Direttore Responsabile Vito Castellaneta Grafica e impaginazione G.Ed.A. Giovani Editori Associati Hanno collaborato Donato Fanelli, Antonio Resta, Rocco Resta, Nicola Trisolini, Paola Dileo, Donatello Fanelli, Rino Pavone, Mara Coppola, Gianvito Gentile, Giuseppe Sciannamblo, Pubblicità G.Ed.A. Rino PAVONE r.pavone@foglie.tv 380 6328672 Stampa Grafica 080 - Modugno (BA) Registrato al Registro Nazionale della Stampa Tribunale di Bari N. 61 / 06 del 15 / 11 /2006 www.foglie.tv redazione@foglie.tv 347 904 0264 Iscritta al Registro Operatori Comunicazioni ROC n.26041 TESTATA GIORNALISTICA ACCREDITATA

La legalità in agricoltura sinonimo di buoni frutti

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Mercato trattori 2020. Le immatricolazioni per il marchio

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Sale il consumo degli oli d’oliva di qualità

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Consumi: +29% acquisti di pasta 100% made in Italy

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Macchine agricole Agricoltura

Agroalimentare Agricoltura

Grano: con la CUN riportare in trasparenza costi di produzione

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Con fondi UE creare foreste urbane

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I caseifici disattendono agli impegni con gli allevatori

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Crisi latteiro - caseario

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Olio, come si legge le sue analisi sensoriali

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In Puglia nasce “Apicoltura per la svolta”

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Intesa sui €500mln per i mutui dei consorzi

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Parco dell’Alta Murgia: nel 2020 illeciti in aumento

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Il grano buono di Rutigliano

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Xylella: pubblicato il bando per gli innesti

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Xylella inarrestabile a Cisternino e Ostuni

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Nano vettori hi-tech riducono la carica batterica della xylella

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Rigenezarione olivicola

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Accolte le richieste del comparto olivicolo in conferenza Stato - Regioni

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De Casto: con farm to fork esportiamo standard produttivi UE

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Trovato il tesoro degli avvocati

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Agrumi, incontro in assessorato

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Ambiente

Zootecnia Zootecnia

Agricoltura Agricoltura Agricoltura Agricoltura Agricoltura Agricoltura Agricoltura

Agricoltura Agricoltura Agricoltura Agricoltura

CENTRO MEDIA REGIONALE

Media partner

Agricoltura Agricoltura




Macchine agricole

1 Febbraio 2021

MERCATO TRATTORI 2020. LE IMMATRICOLAZIONI PER MARCHIO Doveva essere l’annus horribilis della meccanizzazione agrcola, funestato dalle ripercussioni del Covid. E invece tutto sommato il mercato trattori 2020 in Italia non è andato così male. Dati alla mano da gennaio a dicembre sono stati immatricolate 17.944 unità contro le 18.579 del 2019 con un calo del 3,4 per cento. Solo 635 macchine lasciate ‘sul campo’ rispetto all’esercizio precedente possono essere considerate una perdita quasi trascurabile se pensiamo che altri settori industriali, auto in primis (meno 27,9 per cento), hanno subito ben atri crolli. Il merito della tenuta va attribuito al forte recupero degli ultimi due mesi, con un’impennata del 38,5 per cento a novembre e un’ulteriore crescita del 38 per cento a dicembre. Mercato trattori 2020. Determinante il credito d’imposta. Tra l’altro, osservano giustamente in FederUnacoma, l’incremento di immatricolazioni a fine 2020 potrebbe anticipare una fase di ripresa, grazie soprattutto al rinnovo del credito d’imposta per il 2021, che potrebbe essere determinante nei primi mesi di quest’anno. Proprio il credito d’imposta sembra aver spostato le vendite verso l’alto di gamma, ovvero sulle macchine caratterizzate da contenuti tecnologici in linea con le dotazioni richieste per usufruire delle agevolazioni fiscali. Ciò significherebbe anche un aumento dei fatturati se non addirittura dei margini. Il contraltare potrebbe essere stata una certa penalizzazione dei trattori specializzati da vigneto e frutteto, ma a livello di numeri l’unica cosa certa è che il Covid fortunatamente non ha inciso sul dato complessivo che ormai da anni, fenomeno Mother Regulation a parte, oscilla intorno alle 18 mila unità. Il brand più venduto in Italia resta New Holland anche se arretra rispetto al 2019 di 234 immatricolazioni e mezzo punto di share. Restando sulla classifica dei singoli marchi sorprende, in positivo, l’exploit di Antonio Carraro che, con 1.698 immatricolazioni, si issa in seconda posizione, scavalcando John Deere. Un salto importante specialmente in un’annata difficile come quella passata, agevolato sicuramente dal noto crollo di Goldoni, storico competitor anche nel comparto degli isodiamtrici. Chiude il podio il Cervo, che lascia sul campo 97 macchine ma mantiene una quota vicina al 9 per cento e soprattutto cresce sopra i 150 cavalli, core business del brand.

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CHN resta in vetta. Balzo di Antonio Carraro A livello di gruppi CNH si riconferma saldamente in vetta con una quota in lieve calo ma comunque sopra il 23 per cento grazie anche alla stabilità di Case IH e Steyr. A seguire il Gruppo Same Deutz-Fahr che in barba alla pandemia cresce invece in quota avvicinandosi sempre più al 20 per cento grazie all’ottima performance di Deutz-Fahr e alla tenuta di Same che compensano ampiamente il saldo negativo di Lamborghini. In netta crescita anche il Gruppo Agco, trainato ancora una volta dall’ennesimo exploit di Fendt che si assesta a 1.253 unità. Sebbene stabili a livello di immatricolazioni crescono leggermente in quota anche Massey Ferguson e Valtra. Altro gruppo che cresce e non poco è Argo Tractors che sfiora le 2 mila macchine complessive grazie a un incremento di tutti e tre i brand Landini, McCormick e Valpadana. Lo share del gruppo passa dal 10,2 all’11,14 per cento e Landini è in assoluto il quarto marchio più venduto in Italia. Perde invece in quota di mercato Kubota che scende dopo parecchi anni di continua crescita sotto le mille macchine immatricolate, 932 per la precisione. Saldo negativo anche se più contenuto pure per il Gruppo BCS e Claas che mantengono comunque pressoché invariate le proprie quote di mercato. Sprofonda invece il Gruppo Arbos tirato a fondo dal quasi fallimento di Goldoni, il cui salvataggio resta appeso all’offerta della belga Keestrack. Tra gli ‘altri’ in evidenza Farmtrac Cresce infine la quota degli ‘altri’, ovvero quei brand che non rientrano nelle statistiche ‘ufficiali’ in quanto abbondantemente sotto le 100 unità/anno, ma capaci comunque di dare un contributo in alcuni casi rilevante al mercato. Proprio in quest’ottica è interessante il balzo dell’indiana/polacca Farmtrac che dai 29 ‘pezzi’ del 2019 è passata alle 51 immatricolazioni del 2020. Sempre dall’India bene anche la Sonalika International Tractors Ltd che ha raggiunto le 41 unità contro le 32 dell’anno precedente. Attorno poi alle 30 immatricolazioni ci sono aziende specializzate come la svizzera Aebi (34), la Reform (28), la Lindner (28) e la Iseki (28). Leggermente più indietro, le cinesi Daedong (26) e Dong Feng (19), a conferma di come i brand asiatici, Kubota a parte, facciano davvero molto fatica a imporsi in un mercato difficile come quello del Bel Paese.


Agricoltura

SALE IL CONSUMO DEGLI OLI D’OLIVA DI QUALITÀ Otto italiani su dieci acquistano olio extravergine d’oliva con una particolare predilezione per gli oli di qualità dop e igp, che registrano negli ultimi cinque anni un significativo aumento delle esportazioni e dei consumi. È quanto emerge da una recente analisi del centro studi di Italia Olivicola che ha elaborato i dati dell’ultimo quinquennio fotografati costantemente da Icqrf, Sian, Ismea, Crea e Fondazione Qualivita. Il valore al consumo annuo degli oli extravergine d’oliva di qualità in Italia è salito in media a quasi 150 milioni di euro, in crescita del 28% negli ultimi cinque anni. Le esportazioni, che riguardano la metà della produzione nazionale, invece, nello stesso periodo sono passate da 40 a 62 milioni di euro con un balzo del 55%. L’analisi del centro studi di Italia Olivicola ha evidenziato come tra le oltre 500 varietà italiane, sono una decina quelle che rappresentano oltre il 70% della produzione nazionale di olio: tra queste le più rappresentative sono Coratina, Ogliarola e Peranzana in Puglia, Carolea in Calabria, Nocellara e Biancolilla in Sicilia, Frantoio e Leccino nelle regioni centrali come Toscana, Umbria, Marche e Abruzzo, e infine la Taggiasca in Liguria. A fronte delle incoraggianti notizie di mercato, che testimoniano le grandi potenzialità della filiera olivo-olio, va purtroppo registrata una produzione nazionale di olio in drammatico calo negli ultimi anni. Fino ai primi anni 2000 essa era stabilmente oltre le 500.000 tonnellate, con annate vicine o superiori alle 700.000, mentre nelle ultime stagioni si raggiungono a stento le 400.000 tonnellate. Con oltre 1,1 milioni di ettari distribuiti in tutte le regioni, ma soprattutto al Sud, quella dell’olivo è la prima coltura italiana insieme al grano duro però, sostiene Angelo Frascarelli, docente dell’Università di Perugia, “la maggior parte dell’olivicoltura nazionale non remunera il costo del lavoro, essendo quella professionale limitata. Tuttavia da 4-5 anni è partita una nuova stagione, con investimenti importanti e redditività dei nuovi impianti molto interessante, che aprono prospettive incoraggianti per il settore”.

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1 Febbraio 2021


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Agroalimentare

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CONSUMI: +29% ACQUISTI PASTA 100% MADE IN ITALY EXPORT +15,3% DA CAMPO A SCAFFALE

Fanno segnare l’aumento record del 29% degli acquisti di pasta Made in Italy che utilizza so-lo grano tricolore con 8 consumatori su 10 (82%) che con l’emergenza Covid ritengono sia importante sostenere l’economia e l’occupazione del territorio anche nel momento di fare la spesa, mentre anche all'estero segnano un balzo del 15,3% le esportazioni di pasta pugliese nei primi 9 mesi del 2020. Le migliori varietà di grano duro selezionate, da Emilio Lepido a Furio Camillo, da Marco Au-relio a Massimo Meridio fino al Panoramix e al grano Maiorca, sono coltivate dagli agricoltori sul territorio pugliese che produce più di 1/4 di tutto il frumento duro italiano. L’allarme globale provocato dal Covid ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza. Pasta fatta con grano 100% made in Puglia, con il grano ‘Cappelli’, fino ad arrivare alle modaiole alternative con grano verde, tradizione e innovazione contraddistinguono la Puglia, il Granaio d’Italia, principale produttore italiano di grano duro con 343.300 ettari coltivati e 9.430.000 quintali prodotto. Si registra uno storico ritorno al passato rispetto alle prime fasi dell’industrializzazione e urbanizzazione del Paese quando la conquista della modernità passava anche dall’acquisto della pasta piuttosto che dalla sua realizzazione in casa.

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Una tendenza confermata dal boom del-le pubblicazioni dedicate, dalle chat su internet, dal successo delle trasmissioni televisive e dai corsi di cucina. La Puglia è il principale produttore italiano di grano duro, con 346.500 ettari coltivati e 9.990.000 quintali prodotto e valore della filiera della pasta in Puglia pari a 542.000.000 euro. Nell’ultimo decennio è scomparso 1 campo di grano su 5 dopo con effetti dirompenti sull’economia, sull’occupazione e sull’ambiente, una situazione aggravata dalla concorrenza sleale delle importazioni dall’estero soprattutto da aree del pianeta che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale in vigore nel nostro Paese. Sono risultate in aumento del 57% nei primi nove mesi del 2020 le importazioni di grano duro per fare la pasta dal Canada dove non sono rispettate le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale vigenti nel nostro Paese e sia trattato con la possibilità di utilizzare ’erbicida glifosato in preraccolta, secondo modalità vietate sul territorio nazionale dove la maturazione avviene grazie al sole. In Italia è in vigore l’obbligo di indicare la reale origine del grano impiegato nella pasta dal 13 febbraio 2018 per garantire trasparenza sulle scelte di acquisto dei consumatori e sostenere i produttori italiani impegnati per garantire qualità e sicurezza alimentare.

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Agricoltura

1 Febbraio 2021

GRANO: CON LA CUN RIPORTARE IN TRASPARENZA COSTI DI PRODUZIONE E PREZZI DI VENDITA DEL PRODOTTO SIMBOLO DEL GRANAIO D'ITALIA Dopo 5 anni vede finalmente la luce la CUN sperimentale sul grano duro, uno strumento fortemente voluto da Coldiretti che ha fatto pressing affinché si arginassero le continue fluttuazioni di mercato al ribasso di uno dei prodotti simbolo della Puglia, il granaio d’Italia. E’ quanto dichiara Coldiretti Puglia, alla notizia della conclusione dell’iter portato avanti dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e dalla Borsa Merci Telematica sulla Commissione Unica Nazionale del grano duro. La pandemia non ha fermato l’invasione di grano canadese con il raddoppio nel 2020 degli arrivi cresciuti in quantità del 96%, spinte dall’accordo di libero scambio Ceta, con continui tentativi di quotare al ribasso il prezzo del grano Made in Puglia. Con la CUN dovremo riportare in trasparenza costi di produzione e prezzi del grano, sottoposto a speculazioni inaccettabili, oltre a controlli serrati con una cabina di regia coordinata tra ICQRF, NAS, ASL e gli altri organi deputati alle verifiche.

La domanda di grano 100% Made in Italy si scontra infatti con anni di disattenzione e abbandono che nell’ultimo decennio hanno portato alla scomparsa di 1 campo su 5 dopo con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati con effetti dirompenti sull’economia, sull’occupazione e sull’ambiente, dalla concorrenza sleale delle importazioni dall’estero soprattutto da aree del pianeta che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale in vigore nel nostro Paese. L’import selvaggio di grano straniero fa concorrenza sleale al Made in Italy e pesa sulle quotazioni del grano nazionale nonostante un raccolto stimato in flessione intorno al 20% rispetto allo scorso anno e un balzo nei consumi di pasta dei consumatori, con un vero boom di quella fatta con grano 100 per 100 Made in Italy che è aumentata in valore del 29% e rappresenta ormai un quinto della pasta totale venduta nei supermercati.

UVA SEEDLESS, VARIETÀ CALIFORNIANE ARRIVANO IN ITALIA La California Table Grape Commission (CTGC) estende all’Italia il suo programma internazionale di commercializzazione e protezione di alcune varietà di uva da tavola seedless che gestisce in qualità di licenziataria esclusiva. La California Table Grape Commission è un’organizzazione governativa fondata nel 1967, con sede a Fresno, California (USA), licenziataria esclusiva di alcune tra le più note, a livello mondiale, varietà di uva da tavola seedless quali Autumn King, Scarlet Royal e Sweet Scarlet costituite dal Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti d’America (USDA) e protette in tutto il mondo, anche a livello europeo presso il CPVO. L’intento è quello di assicurare che produttori e distributori di queste varietà protette operino in

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un contesto legale e trasparente aderendo al programma di licenza della California Table Grape Commission, rispettando i diritti di proprietà intellettuale nel settore varietale dell’uva da tavola e potendo contare sulla protezione contro ogni pratica contraffattiva e illegale. CTGC assicura un monitoraggio continuo del mercato volto ad individuare ogni utilizzo non autorizzato delle sue varietà protette di uva da tavola seedless e conseguentemente ogni violazione dei propri diritti di proprietà intellettuale. In questa attività la CTGC verrà supportata da Agrimeca Grape and Fruit Consulting Srl per gli aspetti di carattere agronomico, oltre che per quelli amministrativi legati al programma di licenza, nonché dallo Studio Legale Trevisan & Cuonzo per l’enforcement dei diritti di privativa varietale.


Ambiente

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PUGLIA IN CLASSIFICA MORTALITÀ PARTICOLATO FINE RECOVERY: CON FONDI UE CREARE FORESTE URBANE Nella classifica delle città con il tasso di mortalità da particolato fine (PM2.5) anche Lecce al 133esimo posto, Taranto al 148esimo, Foggia al 177esimo, Brindisi al 184esimo e al 233esimo posto Andria, con la Puglia che ha la dotazione di verde pro capite che non supera i 10 metri quadrati per abitante. Questo sulla base dei dati di uno studio condotto da ricercatori dell'Università di Utrecht, del Global Health Institute di Barcellona e del Tropical and Public Health Institute svizzero, pubblicato su The Lancet Planetary Health e finanziato dal ministero per l'innovazione spagnolo e dal Global Health Institute. Con l’inquinamento dell’aria che è considerato dal 47% dei cittadini la prima emergenza ambientale bisogna in-tervenire in modo strutturale ripensando lo sviluppo delle città e favorendo la diffusione del verde pubblico e privato con le essenze più adatte alle condizioni climatiche e ambientali dei singoli territori. L’obiettivo è quello di creare vere e proprie oasi mangia smog nelle città dove respirare area pulita grazie alla scelta degli alberi più efficaci nel catturare i gas ad effetto serra e bloccare le pericolose polveri sottili. Per questo Coldiretti e Federforeste hanno presentato il progetto “Bosco vivo e foreste urbane”, per piantare in Italia 50 milioni di alberi nell’arco dei prossimi

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cinque anni nelle aree rurali e in quelle metropolitane anche per far nascere foreste urbane con una connessione ecologica tra le città, i sistemi agricoli di pianura a elevata produttività e il vasto e straordinario patrimonio forestale presente nelle aree naturali anche con i fondi europei del Recovery Fund per rispondere alle vertenze ambientali. Una pianta adulta è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili e un ettaro di piante elimina circa 20 chili di polveri e smog in un anno. A provocare lo smog nelle città è l’effetto combinato dei cambiamenti climatici, del traffico e della ridotta disponibilità di spazi verdi. La situazione è diversa nelle aree rurali dove le foreste hanno continuato a espandersi, a causa dell’incuria e dell’abbandono, diventando vere giungle ingovernabili. Per difendere il bosco italiano occorre creare le condizioni affinché si contrasti l’allontanamento dalle campagne e si valorizzino quelle funzioni di sorveglianza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli. Il progetto si pone quindi anche l’obiettivo di gestire il patrimonio forestale in maniera sostenibile per contribuire al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 favorendo lo stoccaggio del carbonio da parte delle superfici forestali e delle foreste urbane. Un impegno importante anche per assicurare un presidio attivo contro il dissesto idrogeologico, incendi ed altre forme di impoverimento dei territori, contrastare l’abbandono di tale aree e valorizzare la filiera del legno 100% Made in Italy anche al fine di scongiurare le importazioni illegali di legno. Un obiettivo che richiede una programmazione pluriennale della messa a dimora, coltivazione e manutenzione delle foreste da parte degli agricoltori e degli imprenditori del verde rilanciando i servizi di consulenza e le attività turistiche ricreative in tali aree. Il progetto proposto da Coldiretti e Federforeste è coerente con gli obiettivi di politica ambientale dell’Unione Europea e potrebbe trovare dunque opportunità di finanziamento attraverso il Programma Next Generation UE.

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LE SOLUZIONE UPL PER L’OLIVO Intervenire nella fase di post raccolta su olivo è fondamentale per una corretta gestione fitosanitaria della chioma, in particolar modo se ci si accinge ad affrontare un’annata di carica, in cui eventuali defogliazioni comprometterebbero lo sviluppo delle drupe ed accentuerebbero i fenomeni di alternanza di produzione. Le prolungate bagnature fogliari e le temperature miti del periodo autunno vernino costituiscono un mix perfetto per lo sviluppo di una serie di patogeni, in primis l’occhio di pavone, in grado di svilupparsi in un intervallo di temperature molto ampio. Le operazioni di raccolta inoltre, possono causare lesioni a carico dei rami che facilitano l'ingresso nei tessuti dell'agente della rogna dell'olivo, Pseudomonas savastanoi pv. savastonoi. Il portfolio di UPL per l’olivo comprende soluzioni in grado di rispondere alle diverse esigenze dell’olivicoltura moderna sia in integrato che in biologico. Poltiglia Bordolese Disperss Blu, a base di rame esclusivamente nella sua forma di cristallizzazione più stabile, la Brochantite, caratterizzata inoltre dall'ASSENZA DI CALCE LIBERA, pertanto con pH neutro si presta per l'impiego in questa fase fenologica per il graduale rilascio degli ioni rame, coniugando elevata selettività e protezione, oltre che per l’elevata solubilità garantita dalla formulazione Disperss. Oltre a Poltiglia Bordolese Disperss Blu, il portfolio UPL vede l’inserimento anche di Kuprik Flo, formulazione liquida a base di rame da Brochantite alla concentrazione di 200 g/L (13%), preparato con un particolare procedimento industriale brevettato che garantisce un’azione fungicida e batteriostatica anche con ridotti apporti di rame per ettaro. Kuprik Flo, come le altre formulazioni rameiche di UPL, è dotato di un’etichetta ampia e versatile. Poltiglia Bordolese Disperss Blu e Kuprik Flo sono formulati in colorazione blu, ottenuta con un complesso ferrico che comporta anche un miglioramento dell'attività fotosintetica. Thiopron, esclusiva formulazione a base di zolfo liquido ad elevata micronizzazione, in miscela con Poltiglia Disperss, grazie alla presenza di agenti adesivanti permette una più elevata persistenza del rame, oltre che per la presenza di zolfo ad elevata micronizzazione che garantisce la sublimazione anche a basse temperature e pertanto un’azione spiccata anche nei confronti dell’occhio di pavone. Syllit, a base di Dodina sia in formulazione liquida che WG, è caratterizzato da un'attività sia preventiva che curativa per mantenere sano l'oliveto senza provocare la caduta delle foglie: agisce sia curando le vecchie infezioni sia prevenendo quelle nuove. Fondamentale quindi in annate di carica per evitare defogliazioni della chioma che possono interferire con lo sviluppo vegetativo e quindi accentuare i fenomeni di alternanza di produzione.

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Zootecnia

1 Febbraio 2021

TAVOLO LATTE: “I CASEIFICI DISATTENDONO AGLI IMPEGNI CON GLI ALLEVATORI” L’ISTANZA RAPPRESENTATA DAI PRESIDENTI LAZZÀRO E BATTISTA ALL’ASSESSORE PENTASSUGLIA

Conferenza video convocata dall’assessore all'Agricoltura Donato Pentassuglia con tutti gli attori della filiera del latte. Nel corso degli interventi Tommaso Battista (presidente di Copagri Puglia) e Luca Lazzàro (presidente di Confagricoltura Puglia) hanno evidenziato che gli allevatori della murgia barese e tarantina stanno ricevendo dai caseifici richiesta di fatturazione di saldo relativamente al periodo di marzo e aprile 2020. Il saldo che viene applicato è pari a 2 cent al litro rispetto alla riduzione, che per quel periodo, è stata in media di 4 cent al litro. I presidenti di Copagri e Confagricoltura hanno “denunciato” la gravità del modus operandi da parte di alcuni caseifici, atteso che la regione Puglia, lo scorso ottobre, aveva attivato un bando dedicato alle imprese di trasformazione lattiero-casearie gravemente colpite dal blocco delle vendite causato dalle misure restrittive contro il Covid dei mesi di marzo e aprile. L’avviso pubblico, con una dotazione complessiva di 800 mila euro prevedeva ristori in favore dei trasformatori che avrebbero assicurato il pagamento del saldo agli allevatori in base ai prezzi del mese di febbraio 2020. Infatti la legge in questione, la n. 13 del 15/05/2020 all’art. 3 comma 6 così recita: “La Regione eroga un aiuto a fondo perduto in favore dei trasformatori con sede in Puglia che ritirano il latte pugliese, sulla base dei prezzi

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praticati sino a febbraio 2020, esclusivamente dagli allevatori con attività ubicate sul territorio regionale”. Battista e Lazzàro, ancora una volta, hanno richiesto all’assessore di intervenire attraverso la misura 21 (emergenza COVID) in favore della zootecnia, in quanto, oltre ai settori florico-lo, vitivinicolo e agriturismi, è un comparto che ha avuto gravi ripercussioni in termini di produzione a seguito della chiusura del canale Ho.Re.CA. a causa dell’emergenza Covid-19. Il PSR Puglia 2014/2020 continua a non considerare la zootecnia come un settore degno di attenzione. Infatti, nel PSR non era stata indicata alcuna misura in favore del benessere animale, nonostante gli impegni assunti ad inserirla. Tra l’altro, la Puglia, risulta esse-re unica regione in tutta Italia a non aver adottato provvedimenti in tal senso. “Chiediamo di inserire nella misura 21 “Covid” la zootecnia atteso che dei 32 mln di euro messi a disposizione della Commissione europea, mancano all’appello 13 mln di euro, al netto dei settori per i quali sono stati emessi i bandi della stessa misura 21” hanno dichiarato i due presidenti. Alle richieste di Battista e Lazzàro l’assessore si è impegnato a confrontarsi con la Commissione europea per fare un bando in favore della zootecnia nell’ambito della misura 21 con risorse a definirsi.


Zootecnia

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CRISI LATTIERO-CASEARIO: “DALLA REGIONE PUGLIA SERVE MAGGIORE SOSTEGNO ALLA FILIERA” L’ISTANZA RAPPRESENTATA DAI PRESIDENTI LAZZÀRO E BATTISTA ALL’ASSESSORE PENTASSUGLIA

Una forte flessione del mercato del latte fresco ha messo in grave crisi il settore lattiero-caseario in tutta la Puglia. “Occorre che la Regione Puglia metta in campo misure e risorse maggiori per sostenere con forza la filiera”. E’ questo l’appello-denuncia lanciato con una nota congiunta da organizzazioni dei produttori, Alleanza delle Cooperative, CIA Agricoltori Italiani della Puglia, Uci Puglia, Fedagripesca Puglia, Legacoop Puglia e Agci Puglia. “L’emergenza Covid-19 ha inferto un colpo mortale a un settore che ha risentito in modo drammatico della chiusura dei locali della ristorazione e, più in generale, di tutta la rete delle attività che lavorano nel campo della somministrazione di pasti e alimenti, oltre che dell’inaridirsi delle commesse nei mercati esteri. Tale situazione si è riverberata sul mercato del latte fresco, sull’economia delle aziende zootecniche della regione Puglia e sui trasformatori, colpendo in egual misura allevatori e trasformatori”. SEI MILA AZIENDE IN DIFFICOLTA’. Secondo i dati dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Puglia e Basilicata, il comparto lattiero-caseario pugliese ha quale base produttiva regionale 2.515 aziende con vacche e bufale e 3.185 aziende con ovini e caprini da latte. Il dettaglio provinciale evidenzia come la maggioranza di aziende con bovini e bufalini si concentrino nelle province di Bari e Taranto, con il 71,3% del totale; per quanto riguarda invece gli allevamenti ovicaprini i territori di Foggia e Bari sono quelli con la maggior concentrazione (57,5% del totale regionale). La Puglia vanta circa 200 tra caseifici e centrali del latte. Sono circa 70mila i bovini e bufalini allevati in tutta la regione, oltre 300mila gli ovi-caprini. Il latte raccolto a livello regionale è destinato alla trasformazione industriale di prodotti lattiero-caseari e, in Puglia, può arrivare annualmente a oltre 100mila tonnellate di latte alimentare, poco

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più di 1000 tonnellate di burro e a quasi 40mila tonnellate di formaggi, per la gran parte attinenti alla categoria “freschi”. LA REGIONE DEVE FARE DI PIU’. “Pur apprezzando gli impegni dei trasformatori, che per mantenere in vita la filiera hanno garantito il ritiro del latte fresco dalle stalle durante il periodo del lockdown ed optando per la trasformazione della materia prima in prodotti da stagionare e/o cagliata da destinare al congelamento ed alla lavorazione relativa alla futura ripresa economica e il pagamento di ulteriori 2 centesimi/litro di latte da parte delle maggiori aziende di trasformazione, stante il permanere della crisi di settore coinvolgente sia i trasformatori che gli allevatori, chiediamo alla regione Puglia che siano attivate nuove misure di sostegno della filiera lattiero casearia, in quanto le somme messe a disposizione sono state di lunga inferiori alle attese. Le scriventi organizzazioni, nelle settimane scorse, si sono rese promotrici di un’iniziativa affinché fosse adottata una sottomisura, con il PSR 2014-2020 (MIS. 21), con l’intenzione di dare una risposta alla situazione di crisi del comparto e preservare il tessuto sociale, economico e produttivo delle imprese agricole del comparto zootecnico colpite dagli effetti dell’emergenza sanitaria. Il settore zootecnico ha un ruolo importante per le zone interne della Puglia. Esso rappresenta una fonte di reddito in molti casi insostituibile e per quello che, dal punto di vista ambientale, rappresenta in termini di presidio del territorio. Al fine di evitare il tracollo del settore, con le inevitabili conseguenze occupazionali, economiche ed ambientali, occorre con urgenza adottare provvedimenti a tutela degli allevatori pugliesi. Al fine di verificare le misure da intraprendere, si chiede con urgenza la convocazione del Tavolo Latte anche alla luce degli ultimi decreti ministeriali che hanno trascurato la filiera lattiero casearia”.

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Agricoltura

OLIO, COME SI LEGGE LA SUA ANALISI SENSORIALE? L’immagine di questo articolo è la scheda di un’analisi sensoriale dell’olio fatta dal Panel del Leone d’Oro. Il grafico riporta dei numeri e degli attributi che sintetizzano e descrivono l’alfabeto del nostro campione. llo dell’olio d’oliva non è un mondo, ma un universo. E come ogni universo che si rispetti, l’olio ha le sue leggi che scorrono sul filo di precisi equilibri matematici. La poesia dell’olio nasce anche da questo. Non solo, quindi, dalle storie e dalle sensazioni che l’olio veicola ma anche dai numeri e dalle proporzioni che possono (o meno) renderlo un prodotto unico. Sono i numeri, infatti, che mettono in luce la sua armonia o i suoi squilibri. L’analisi sensoriale è una mappa sintetica che dà voce a queste proporzioni. Ecco perché è importante capirla e saperla leggere. L’analisi sensoriale dell’olio non è, infatti, una descrizione poetica campata per aria. Ogni analisi sensoriale che si rispetti è regolamentata da un metodo, che è quello del Consiglio

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1 Febbraio 2021 Oleicolo Internazionale (COI). Si tratta, di fatto, del sistema che determina le tre categorie commerciali a cui può appartenere un olio da olive. Il metodo COI stabilisce cioè se l’olio è vergine, extravergine o lampante. Parliamo dell’extravergine. Nella scheda riportata nell’immagine, i primi tre attributi in evidenza sono fruttato, amaro e piccante. Tra queste tre caratteristiche, quella che determina il fatto che un olio sia extravergine o meno, è il fruttato. Secondo il metodo COI, infatti, per essere extravergine un olio, oltre a non avere difetti, deve avere un fruttato misurato, secondo una scala che va da 0 a 10, superiore a 0. Il fruttato si definisce leggero se va da 0 a 3, medio quando va da 3 a 6, intenso se superiore a 6. Stessa cosa per quanto riguarda gli altri due attributi. Amaro e piccante sono le sensazioni determinate prevalentemente dai polifenoli, gli antiossidanti naturali dell’olio che ne garantiscono le proprietà salutistiche e ne rallentano l’inevitabile invecchiamento. Quindi la conditio sine qua non che determina il fatto che un olio sia extravergine o meno in assenza di difetti, è il fruttato. Il fruttato è il profumo del frutto, quindi in questo caso dell’oliva che deve essere verde o matura ma sempre sana. Nel grafico i primi tre valori si riferiscono quindi agli attributi principali


Agricoltura determinati dal sistema COI. Ma chi stabilisce le proporzioni numeriche che misurano l’intensità di fruttato, amaro e piccante oltre alle caratteristiche successive? Anche in questo senso, un naso (per quanto allenato e sensibile) non basta: ci vuole un “cosmo” di nasi, cioè un panel di assaggio professionale. Un gruppo di professionisti regolarmente iscritti a un elenco nazionale che fa capo al Ministero dell’Agricoltura. Nella nostra analisi sensoriale di riferimento, fruttato, amaro e piccante rappresentano la mediana delle sensazioni percepite dal panel di assaggiatori che ha valutato l’olio. La mediana è il voto centrale di una lista, che viene rilevato da un gruppo ed è valida solo se gli assaggiatori percepiscono delle intensità che non si discostino troppo le une dalle altre. Questo aspetto è misurato da un coefficiente preciso, definito Coefficiente di Variazione Robusta, che misura, in pratica, quanto si discosta il voto più basso dal voto più alto rilevato dagli assaggiatori. Se questo valore supera una determinata soglia, l’assaggio non è valido. Il Coefficiente di Variazione Robusta, è un valore che la dice lunga. Indirettamente, infatti, è un metro che consente anche di valutare la qualità della preparazione di un panel di assaggio. Cosa che ovviamente dipende principalmente dal capo-panel: da come, cioè, ha saputo allineare e allenare gli assaggiatori. Riassumendo: i primi tre valori sono quindi delle mediane. Tutti gli altri numeri rappresentano le medie delle sensazioni percepite dal gruppo di assaggiatori sulla base, però, di una scala diversa rispetto a quella del COI. Questa scala (che ogni concorso si costruisce in modo autonomo), nella scheda del Leone d’Oro parte da zero e arriva fino al valore massimo stabilito da ogni assaggiatore per misurare il fruttato. Giusto per fare un esempio: se l’assaggiatore indica un fruttato con valore 5, non potrà posizionare a 6 il profumo di carciofo. Come dicevo, questa seconda scala è diversa e varia da un concorso all’altro. È per questo che una scheda creata sulla base del sistema che ho messo a punto per il Leone d’Oro International, va – giocoforza – spiegata. Proprio perché non esiste un sistema standard valido per tutti. Mandorla verde, mandorla dolce, carciofo, erbe aromatiche: tutti gli attributi positivi che si trovano in questa

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www.foglie.tv scheda dopo i primi tre fondamentali, sono la media rilevata calibrata e indicizzata sulla base del fruttato che fa a tutti gli effetti da unità di misura di riferimento. Ma quanti possono essere, questi attributi secondari? Dipende. In corso di analisi, spesso, gli attributi sono molti di più rispetto a quelli che poi vengono indicati nella scheda. Un attributo, infatti, viene riportato sulla nostra scheda sensoriale solo se è stato percepito almeno dal 40% degli assaggiatori.La Complessità di un olio per noi è legata alla quantità di attributi positivi percepiti e a come questi attributi si presentano. Se tendono a emergere “in blocco” o – viceversa – gradualmente, come le sezioni di un’orchestra in cui, per esempio, si risvegliano prima i violini, poi i fiati, poi gli ottoni ecc… Alcuni oli hanno un’entrata olfattiva che poi, sul piano del gusto, si sviluppa in modo diverso. Gli oli più complessi, quindi, non sono semplicemente oli che hanno tanti profumi. Si tratta spesso di oli caratterizzati da profumi che si muovono con tempi e persistenze diverse. L’Armonia, invece, misura l’equilibrio che sottende tutte le componenti esistenti. Quelle che vanno a disegnare l’identità di un olio. Kalos kai agathos, come dicevano gli antichiGreci: “bello e buono”. La bontà dell’olio è una bellezza intessuta di proporzioni che possono essere tradotte e spiegate solo attraverso un viaggio guidato. La sensibilità percettiva è una facoltà che va risvegliata gradualmente e con cognizione di causa. È a questo che serve l’educazione sensoriale.

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MIELE DI PUGLIA, 19MILA ALVEARI E 400 APICOLTORI: NASCE “APICOLTURA” PER LA SVOLTA Il miele pugliese cala di quantità, ma cresce in qualità. Gli alveari censiti in Puglia sono quasi 19mila e gli apicoltori censiti circa 400. Per dare voce a questi ultimi è nata la sezione «Apicoltura» nell’ambito della Cia Agricoltori italiani dell’area Levante. Il referente è Vincenzo Mininni, 37 anni, titolare di 130 alveari e produttore di miele con vendita diretta a livello nazionale e con un programma di export verso Danimarca ed Arabia Saudita. All’incontro di costituzione hanno preso parte Giannicola D’Amico, vicepresidente Cia Puglia, Giuseppe De Noia, responsabile sviluppo associativo Cia Levante e Giuseppe Creanza, direttore Cia Area Levante. Durante l’incontro sono state discusse le proposte presentate all’Osservatorio Apistico regionale relativamente al bando apistico regionale per i finanziamenti previsti dal

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1 Febbraio 2021 regolamento comunitario Ce 1303/2013 per l’annata apistica 2020-2021. Le proposte sono state il frutto di un tavolo di collaborazione instaurato con l’Associazione Regionale Apicoltori Pugliesi (Arap). Il documento presentato da Giuseppe Nisi per conto di Cia e da Daniele Greco per Arap contiene molte proposte volte al miglioramento delle attività per i corsi, introducendo modalità di formazione a distanza, attraverso sistemi di videoconferenza, per le lezioni dei corsi e gli incontri di aggiornamento per apicoltori; miglioramento e maggiore utilizzo di risorse per le “Azioni di comunicazione, sussidi didattici, abbonamenti, opuscoli”; assistenza tecnica alle aziende per l’accesso a contributi per l’acquisizione di “Attrezzature per la lavorazione, il confezionamento e la conservazione dei prodotti dell’apicoltura” anche i piccoli apicoltori; l’acquisto di arnie con fondo a rete e di api regine, ma non solo. «I futuri impegni della neo costituita sezione apistica – dichiara De Noia – saranno quelli di sostenere richieste volte a sostenere e potenziare il settore apistico con interventi regionali e nazionali a favore del settore e di un agricoltura che anche a livello europeo vede sempre più green». «L’apicoltura – aggiunge Creanza - rappresenta un settore fondamentale per la nostra agricoltura, con importanti ricadute produttive, economiche e sociali, e per l'equilibrio ecosiste-mico. L’impegno è quello di sostenere progettualità di particolare rilievo ambientale, economico, sociale e occupazionale che dovranno garantire ricadute a livello territoriale. I cambiamenti climatici e le frodi alimentari giocano a sfavore del comparto che deve invece esse-re sostenuto, tutelato e valorizzato». «Ritengo importante – prosegue D’Amico – la collaborazione tra l’organizzazione e l’associazionismo degli apicoltori, utile per l’attuazione di iniziative ad ampio raggio progettuale, tra cui la possibilità di avviare progetti promozionali finalizzati a valorizzare il miele come alimento naturale, mettendo in evidenza il legame con i territori di produzione». L’apicoltura in Puglia conta molti appassionati che gestiscono quasi 13mila sciami. La maggior parte delle apicolture sono destinate all’autoconsumo, mentre solo 366 sono incentrate sulla commercializzazione. Di questi, circa il 16 per cento degli apiari è gestito secondo il disciplinare del biologico.


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1 Febbraio 2021

INTESA SUI 500 MLN DI € PER I MUTUI DEI CONSORZI DI BONIFICA IN CONFERENZA STATO-REGIONI

Con la sospensione dei pagamenti dei contributi di bonifica prevista dal Cura Italia e la difficoltà di riscossione del contributo dovuto dalle aziende agricole per il servizio irrigazione, i Consorzi di Bonifica si sono ritrovati con carenza di liquidità. È stato necessario, pertanto, intervenire con il Decreto Rilancio che ha previsto la possibilità di erogare mutui per un ammontare complessivo di 500 milioni di euro per lo svolgimento dei compiti istituzionali dei Consorzi. In Conferenza Stato-Regioni è stata sancita l'intesa sul decreto del Ministero dell'Economia che, di concerto con il Ministero delle Politiche Agricole, ne stabilisce i termini e le modalità di presentazione delle domande. "I Consorzi di Bonifica svolgono un ruolo determinante per la tutela del suolo, la mitigazione mbientale e il contrasto al dissesto idrogeologico e, per questo, questo intervento a sostegno delle operazioni dichiara il Sottosegretario alle Politiche Agricole,

Giuseppe L'Abbate - Il Ministero crede fortemente negli investimenti infrastrutturali delle reti irrigue, come testimonia anche lo stanziamento nell'ultima Legge di Bilancio pari a 630 milioni di euro per i prossimi sette anni. A ciò si aggiungono le risorse del Piano nazionale di rilancio e resilienza che portano a 4,38 miliardi di euro i fondi per il Piano Invasi e la gestione sostenibile delle risorse idriche". Il decreto prevede che il Mipaaf provveda al rimborso delle quote interessi maturate nel limite massimo di 10 milioni di euro annui. A carico dei Consorzi resta, invece, il pagamento della quota capitale del mutuo che avrà uno spread sul tasso fisso dell'1,6% su un importo non superiore ai 20 milioni di euro. Le operazioni, massimo una per Consorzio, non dovranno essere connesse al consolidamento di passività finanziarie a breve termine e non dovranno riguardare l'assunzione di personale, anche in caso di carenza di organico.

BANDO ISMEA - I REQUISITI PER ACCEDERE Requisiti al momento della presentazione della domanda Persona fisica -età compresa tra i 18 anni compiuti e i 41 non ancora compiuti; -non essere già insediato in agricoltura. Società Agricola -titolare di partita iva ma non iscritta all’INPS; -avere una maggioranza assoluta, numerica e di quote di partecipazione di soci di età compresa tra i 18 anni compiuti e i 40 anni non compiuti; -essere amministrata da un soggetto non insediato in agricoltura di età compresa tra i 18 anni compiuti e i 40 anni non compiuti. N.B. Non è già insediato in agricoltura un giovane che non è mai stato iscritto al regime previdenziale agricolo come coltivatore diretto o come IAP. Interventi ammissibili Acquisto di terreni agricoli. N.B – Ѐ escluso l’ acquisto da coniuge, anche separato, parenti ed affini entro il secondo grado. – Ѐ escluso l’acquisto di terreni risultino trascritti pignoramenti immobiliari, ovvero iscritte ipoteche giudiziarie o atti di sequestro. – Ѐ escluso l’acquisto di terreni non in grado di garantire la sostenibilità finanziaria dell’iniziativa. Investimento minimo e massimo Minimo: euro 250.000,00. Massimo: non definito.

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N.B. L’investimento minimo si riduce a € 100.000,00 solo per i soggetti che si impegnano a condurre in affitto un’azienda agricola e vogliono operare un “ampliamento” della stessa attraverso l’acquisto con ISMEA. Agevolazione prevista Mutuo a tasso agevolato. Durata: da 15 a 30 anni. Tasso fisso: 1-1,5 % circa. Garanzie richieste Per investimenti compresi fra euro 250.000,00 e euro 2.000.000,00 ― nessuna garanzia. Per investimenti superiori a euro 2.000.000,00 ― ISMEA acquisisce ipoteca sui terreni oggetto di acquisto. Per investimenti di “ampliamento” ― ISMEA acquisisce ipoteca sui terreni oggetto di acquisto. Modalità di presentazione della domanda Sarà possibile presentare Domanda unicamente attraverso il portale dedicato a seguito della pubblicazione del Bando Pubblico “a sportello” prevista la prima metà del mese di marzo 2021. Considerato il decisivo rilievo attribuito all’ordine cronologico di presentazione delle domande ai fini della formazione della graduatoria e della ammissione alle agevolazioni, è fondamentale predisporre tutta la documentazione tecnica IN ANTICIPO rispetto all’apertura del portale.

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1 Febbraio 2021

PARCO ALTA MURGIA: NEL 2020 ILLECITI AMMINISTRATIVI IN AUMENTO, CALANO I REATI ACCERTATI TUTELA DEL TERRITORIO E REPRESSIONE DEGLI ILLECITI

Nel 2020 in aumento del 40% gli illeciti amministrativi nel Parco Nazionale dell’Alta Mur-gia rispetto al 2019, per un totale di 167 reati e un ammontare in sanzioni di 370mila euro. Diminuiscono gli incendi boschivi e da pascolo passati rispettivamente da 14 a 8 e da 30 a 22, a cui corrisponde tuttavia un incremento della superficie di bosco bruciata, passata da 87 a 324 ettari. Un aumento collegato al grave incendio che ha interessato il bosco di Acquatetta a Minervino Murge, con oltre 250 ettari andati in fumo e il deferimento alla Procura di Trani di un agricoltore. Risulta invece inferiore l’area bruciata destinata al pascolo, che rispetto all’anno precedente si riduce da 1.250 a 530 ettari. In aumento nel 2020 le sanzioni per abbandono e gestione illecita dei rifiuti, per un totale di 14mila euro. Sul fronte abusivismo, due le cave illegali rinvenute: la più ampia nel territorio di Altamura di circa 54 ettari e una in agro di Minervino Murge di circa un ettaro. L’indagine ha portato al sequestro dei fondi e alla denuncia dei rappresentanti legali delle aziende. Sono i principali dati dell’attività svolta nel 2020 dai militari del Reparto Parco Nazionale dell’Alta Murgia di Altamura e dalle quattro Stazioni dipendenti di Andria, Ruvo di Puglia,

Altamura e Gravina in Puglia. Di rilievo il lavoro di prevenzione svolto che ha permesso di contenere le aggressioni all’ambiente, confermando un trend positivo già riscontrato da qualche anno. A un aumento del 30% dei controlli corrispondono una riduzione del 30% dei reati accertati e 46 persone denunciate. Numeri che rilevano, nonostante l’incremento degli illeciti amministrativi, una riduzione delle illegalità penali, segno di una maggiore sensibilità ambientale da parte dei fruitori dell’area protetta. «Buoni i risultati raggiunti nel 2020 dal Reparto Carabinieri Parco – commenta Francesco Tarantini, presidente PNAM – Con il piano operativo del 2021 il Parco punta a contrastare maggiormente l’abbandono dei rifiuti, un malcostume purtroppo radicato che danneggia la biodiversità e deturpa l’ambiente su un piano estetico. Per rendere l’azione più incisiva è prevista l’individuazione preliminare delle aree particolarmente critiche, in linea con il progetto ‘Alta Murgia Free Waste’ avviato di recente. Gli obiettivi in agenda contemplano un incremento delle attività per prevenire gli incendi che ogni estate mettono a dura prova i boschi. Nella tutela del territorio – conclude Tarantini – è imprescindibile il contributo dei cittadini chiamati a fare la loro parte. Biasimiamo chi a parole vorrebbe il Parco pulito ma che, alla prima occasione, lancia il sacchetto dei rifiuti dal finestrino dell’auto. Serve aumentare i controlli ma siamo consapevoli che non si può militarizzare il territorio: ognuno di noi è responsabile dell’ambiente in cui vive». L’attività di tutela dei pascoli, habitat prioritario del Parco, ha rilevato un dissodamento di circa 2 ettari nel territorio di Corato, con la denuncia di 2 persone e il terreno sottoposto a sequestro. Nove sono invece le persone deferite per aver svolto attività di caccia vietata nell’area protetta, con sequestro di armi e munizioni. Al riguardo sono significative le attività di indagine che hanno portato al deferimento di soggetti responsabili della falsificazione delle licenze.

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IL GRANO BUONO DI RUTIGLIANO: CONTINUA IL PERCORSO DEL GAL SUD EST BARESE

PER IL RECUPERO, LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DELL’ANTICO CEREALE Dopo l’inserimento nel Registro Regionale delle Risorse Genetiche della Regione Puglia e nell'Anagrafe Nazionale della Biodiversità del MIPAAF ora anche l’approvazione del Marchio Grano Buono di Rutigliano da parte del Ministero dello Sviluppo Economico. Diverse sono state le iniziative intraprese in questi anni per la promozione del Grano Buono di Rutigliano, un antico e storico cereale coltivato nel territorio rutiglianese e che si differenzia da altre varietà per l’altezza delle spighe e le qualità alimentari che lo fanno risultare adatto alla cucina, tanto da poter essere consumato a chicchi. Nel mese di febbraio è stato approvato da parte del Dipartimento Agricoltura, Sviluppo Rurale e Ambientale della Regione Pu-glia l’inserimento del Grano Buono di Rutigliano nel Registro Regionale delle Risorse Genetiche Autoctone di Interesse Agrario e Forestale e Zootecnico.

A seguito del quale è avvenuto anche l'inserimento nell'Anagrafe Nazionale della Biodiversità di Interesse Agricolo e Alimentare da parte del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MIPAAF). Nel frattempo è stato approvato da parte del Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) anche il riconoscimento del Marchio di Tutela Grano Buono di Rutigliano attraverso la pubblicazione sul Bollettino Italiano Brevetti e Marchi. Un doppio riconoscimento che rafforza il lavoro intrapreso dal GAL con l'avvio delle ricerche sul territorio e del successivo ritrovamento di un piccolo quantitativo di semi conservati da un anziano produttore locale. A seguito del quale è stata promossa nel 2015 la sottoscrizione di un Protocollo d’intesa con il Comune di Rutigliano, l'Università degli Studi di Bari, il Politecnico di Bari, il CNR IBBR, CREA e l'Associazione Portanuova per la caratterizzazione, tutela e valorizzazione dell’antico cereale.

La voce della politica FDI: “E I RISULTATI DELLA SUA ATTIVITA’ DA AMBASCIATRICE DELLA PUGLIA NEL MONDO? “Quando nel giugno del 2019 Pugliapromozione indisse e poi aggiudicò all’avvocata Nancy Dell’Olio la selezione per ‘un esperto senior per le attività di pubbliche relazioni internazionali per i pugliesi nel mondo’, noi – al contrario del Movimento 5 Stelle – non dicemmo nulla, perché siamo abituati a giudicare non su pregiudizi, ma su risultati. Non le persone, ma gli atti. “Certo il compenso di circa 6 mila euro al mese, per sei mesi (e poi per altri sei mesi fino al giugno 2020) qualche perplessità lo sollevava, ma francamente ci aspettavamo che con la nuova legislatura in piena seconda ondata Covid e con un nuovo assessore al Turismo, Massimo Bray, le nomine fossero l’ultimo dei pensieri per rilanciare il settore che in Puglia è primario. Insomma, ci aspettavamo che vista la crisi economica, dovuta al Covid, che costringe molti operatori turistici a portare i libri in Tribunale, avere un Ambasciatrice del Turismo pugliese nel mondo fosse, in qualche modo, una sorta di beffa.

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“Invece, veniamo a sapere dalla stampa che il 22 gennaio scorso PugliaPromozione ha rinnovato il contratto di consulenza, le cui clausole e condizioni l’agenzia promette di svelare nei prossimi giorni. Prima di conoscere il futuro, con un’interrogazione, noi di Fratelli d’Italia vorremmo, invece, conoscere il passato. Vale a dire dal giugno 2019 quali sono i risultati ascrivibili all’attività della Dell’Olio? E i relativi risultati (semmai ci sono) potevano essere raggiunti anche da altre figure professionali presenti nell’agenzia o nell’assessorato? Infine, fatta la dovuta premessa che la Puglia è un brand ormai conosciuto nel mondo, nell’estate 2020 ha prodotto più risultati in termini di promozione la superconsulenza o lo spot proprio di Pugliapromozione o, ancor più, lo slogan di Michele Emiliano: Puglia free? “L’assessore Bray cosa ne pensa?” FDI GRUPPO CONSIGLIERI REGIONALI

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XYLELLA: PUBBLICATO IL BANDO PER GLI INNESTI RESISTENTI SU ULIVI SECOLARI E MONUMENTALI TANTI I DUBBI SU EFFICACIA E UTILITÀ ECONOMICA DEL PROVVEDIMENTO

“Salvaguardia olivi secolari e monumentali” in attuazione delle disposizioni contenute nella legge n.44 del 21 maggio 2019 e relative all’attuazione del ”Piano straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia”. Provvedimento che affida al nostro ente regionale il compito di gestire e finanziare gli innesti resistenti su piante monumentali con un programma di aiuti per gli olivicoltori pugliesi pari a 5 milioni di euro. Il Decreto Interministeriale n. 2484 di marzo 2020 di fatto ha riconosciuto un contributo a favore di proprietari, possessori, detentori di terreni in cui ricadono ulivi monumentali inseriti nell’elenco di cui all’art.5 della Legge Regionale 14/ 2007, che si impegnano ad attuare gli interventi necessari a bloccare l’avanzata della fitopatia xylella fastidiosa. L’ avviso, pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia n. 2 del 7-01-2021, inizia a sollevare non pochi dubbi sulla convenienza economica degli interventi previsti, ma anche sulla efficacia della pratica dell’innesto con cultivar resistenti (leccino e Fs-17). Vediamo insieme il perché con il consulente agrario Paolo Leoci (anche coordinatore del Comitato Intercomunale No Xylella, Si produttività)

A una prima analisi quali criticità presenta l’avviso pubblico? Ci sono diverse criticità. Ad esempio per la formazione delle graduatorie saranno utilizzati dei criteri di selezione che danno privilegio alle domande presentate in forma associata, quindi il singolo olivicoltore sarà svantaggiato; poi c'è un forte vantaggio per chi ha già le piante censite e registrate nelle elenco regionale, considerando che tale attività è stata di competenza regionale, che oggi ci sono ulivi con requisito di monumentalità che hanno la targhetta e non sono riportati nell'elenco e che per censire gli ulivi in autonomia l'olivicoltore deve sostenere ulteriori spese per redigere e presentare la domanda di riconoscimento della monumentalità, e quindi invece che favorito per questi ulteriori costi, venie addirittura penalizzato in graduatoria. Per i richiedenti che hanno le piante da innestare ricadenti su aree protette regionali e dei Siti della Rete Natura 2000, è necessaria la compatibilità con le norme tecniche di salvaguardia e la valutazione d'incidenza che comporta lungaggini burocratiche, non comprendendo quale impatto paesaggistico, possa avere l'innesto dell'olivo, finalizzato a non far morire la pianta infetta dalla fitopatia della Xylella. In molti sollevano dubbi sulla facilità a reperire il materiale da innesto, è così? Il proprietario/conduttore, ha l'obbligo di utilizzare materiale di propagazione appartenente alle cultivar dichiarate resistenti o tolleranti all'organismo specificato dal Comitato fitosanitario nazionale, sanitariamente sano e tecnicamente idoneo (raccolto, conservato e trasportato in condizioni opportune). Materiale difficile da reperire e non sappiamo a quale prezzo.

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Agricoltura Quanto può essere conveniente questo aiuto per l’olivicoltore? Il costo semplificato massimo previsto a pianta è di 140,00 €, l'intensità massima di aiuto è pari all'80 % per le domande singole ed aumentata fino al 100% se l'investimento è effettuato collettivamente da più beneficiari in forma associata; l'iva non è ammessa e nemmeno i costi per la redazione e presentazione della domanda da parte dei tecnici professionisti, che pertanto saranno a carico dei richiedenti, ulteriore aggravio per i piccoli produttori.

1 Febbraio 2021 In conclusione, va ricordato che le piante innestate nei territori della zona contenimento, cuscinetto e indenne non demarcata che successivamente all'innesto, sottoposte a monitoraggio per la Xylella, dovessero risultare infette, seppur resistenti, dovranno essere obbligatoriamente abbattute, come previsto dal Regolamento Esecutivo UE 1201 del 17 agosto u.s.

Paola Dileo

PESCA: MITILICOLTURA SOSTENIBILE, SPERIMENTAZIONE A TARANTO Allevare i mitili in modo più sostenibile e rispettoso dell'ecosistema marino: è il progetto che coinvolge l'Università del Salento, il mondo cooperativo della ricerca scientifica e, soprattutto, i mitilicoltori di Taranto. L'obiettivo è sostituire, nelle fasi di allevamento dei mitili, i materiali tradizionali come il nylon, a favore di altri, ecocompatibili e innovativi, in grado di degradarsi qualora finiscano in mare. L'attività di sperimentazione vede insieme la Cooperativa Hydra - Istituto di Ricerca per la Pesca e l'Acquacoltura di Lecce, il gruppo di Tecnica delle Costruzioni del Dipartimento di Ingegneria dell'Innovazione dell'Università del Salento e la Cooperativa

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Mytilus Tarenti di Taranto. Area di sperimentazione sarà il Mar Piccolo di Taranto, che vanta peculiari caratteristiche geomorfologiche e una storica tradizione nella mitilicoltura. Il progetto è finanziato dalla misura 2.47 del PO Feamp Puglia 2014/20, finalizzata a sperimentare soluzioni innovative per migliorare la sostenibilità dei processi produttivi nella mitilicoltura, attraverso la cooperazione fra esperti scientifici e imprese acquicole pugliesi. "Per Taranto - sottolineano Cooperative e Università - è un settore prezioso che necessita di azioni mirate per valorizzare sempre più la Cozza Tarantina, prodotto d'eccellenza, simbolo indiscusso del territorio".

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1 Febbraio 2021

XYLELLA: INARRESTABILE INFEZIONE A CISTERNINO E OSTUNI ALTRE 93 PIANTE MALATE A BRINDISI E TARANTO

Inarrestabile l’infezione causata dalla Xylella Fastidiosa in Puglia, con altre 93 piante infette nelle province di Brindisi e Taranto, una epidemia non stop che necessità di un inasprimento delle misure per fermare l’avanzata della malattia e preservi l’area ancora indenne. Questo sulla sulla base dei dati di Infoxylella che descrivono l’ennesimo grave scenario in Puglia con 11 ulivi infetti a Cisternino, 2 a Crispiano, 25 a Monteiasi e 54 ulivi e 1 mandorlo a Ostuni, dove salgono a 423 le piante conclamate infette dal secondo semestre 2020. Molto grave la situazione nel territorio di Ostuni, la splendida città bianca, immersa nella Piana degli Ulivi Monumentali, dove dal monitoraggio è stata esclusa oltre la metà dell’area già ricadente in zona infetta. Non possiamo permetterci di perdere senza fare nulla paesaggi e patrimoni straordinari. Lo scempio perpetrato 5 anni fa ad Oria, quando non si vollero estirpare le piante infette, sta avendo i suoi effetti catastrofici, perché proprio da Oria sono partite le due direttrici dell’infezione che puntano verso Polignano, in direzione nord-ovest e verso Massafra, in direzione ovest. L’epidemia di Xylella dal 2013 ad oggi ha colpito 8mila chilometri quadrati, con un danno stimabile di oltre 1,6 miliardi euro. Monitoraggi delle piante non solo visivi e dell’insetto

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vettore ‘la sputacchina’, campionamenti ed espianti tempestivi in caso di ulivi infetti, considerato che non esiste ancora una cura per la batteriosi, restano l’unica soluzione per ridurre la velocità di avanzamento della infezione. L’efficacia e sistematicità sono garanzia per le aree indenni della Puglia e delle regioni limitrofe e non vanno messe in alcun modo in discussione. “Uno scenario ‘senza difesa’, soprattutto nell’attuale contesto pugliese dove è determinante l’attività di contenimento della malattia, è inimmaginabile. Lotta al vettore anche finanziata, monitoraggi e campionamenti sono attività cruciali considerato che non esiste ancora una cura per la batteriosi, per l'individuazione dei focolai nei primissimi stadi della infezione su piante sensibili e la successiva rimozione secondo legge, così come il controllo della presenza di potenziali vettori contaminati, restano l'unica soluzione per ridurre la velocità di avanzamento della infezione. L'efficacia e sistematicità è garanzia per le aree indenni della Puglia e delle regioni limitrofe e non va messo in alcun modo in discussione, anzi il sistema dei monitoraggi e campionamenti va potenziato, perché la lotta all’insetto vettore è stata trascurata e monitoraggi e campionamenti degli ulivi ancora oggi si basano principalmente su analisi visiva di piante troppo spesso asintomatiche.”


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NANO-VETTORI HI-TECH RIDUCONO LA CARICA BATTERICA DI XYLELLA FASTIDIOSA PRIMI RISULTATI POSITIVI DAL PROGETTO “DEMETRA”

Nano vettori hi-tech per traghettare fertilizzanti e formulati capaci di contenere il batterio che ha fatto strage di milioni di ulivi in Puglia. Sono i promettenti risultati (illustrati in un webinar) del progetto “Demetra”, dedicato al design e alla sperimentazione di tecnologie innovative per contrastare l’avanzata di Xylella, durato due anni (si concluderà a febbraio) e che ha coinvolto 4 enti di ricerca e 4 aziende. Ricercatori ed agronomi hanno fatto il punto dello stato dell’arte del progetto. Un dato incoraggiante su tutti: i nano-vettori hi-tech sembrano avere un ruolo importante nel contenimento o addirittura nella riduzione di xylella fastidiosa. In particolare, Enza Dongiovanni del Centro di Ricerca, Sperimentazione e Sperimentazione in Agricoltura (CRSFA) “Basile Caramia”, ha illustrato i risultati riguardanti la sperimentazione in campo (a Surbo e a Gallipoli) delle nanoparticelle di carbonato di calcio sulle quali è stato adsorbito un prodotto naturale, selezionato per la sua nota attività antimicrobica. Le prove sono state condotte confrontando alberi infetti non trattati, con alberi infetti trattati con nanoparticelle di carbonato di calcio “nude” ed alberi infetti trattati con nanoparticelle col prodotto. I primi risultati hanno dunque rilevato una riduzione della carica batterica nelle piante trattate, per questo si proseguirà con la sperimentazione per avere maggiori dati empirici.

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Ed ancora, la riduzione della carica batterica grazie all’uso di fertilizzanti organici su un oliveto di Surbo colpito da Xylella è stata rilevata dalla sperimentazione di cui hanno parlato gli agronomi Filippo Piacente e Carlo Alberto Antoniazzi di “Ebf”. Parallelamente alle prove in pieno campo, prove sperimentali sono state eseguita presso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali dell’Università della Tuscia, in provincia di Viterbo, area indenne da xylella, dove il professor Giorgio Mariano Balestra di “Dafne” ha coordinato prove in vaso anche esse dai risultati incoraggianti. Della produzione industriale dei vettori-hi tech per traghettare nelle piante bio molecole anti xylella ha infine parlato la dottoressa Alessandra Truppi dell’azienda Tct Nanotech. L’incontro on-line è stato moderato dal professor Giuseppe Ciccarella, del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali e UdR INSTN di Unisalento, coordinatore tecnico-scientifico di “Demetra”. “Il grande valore del progetto, al di là dei risultati delle sperimentazioni, è stato quello di mettere insieme vari enti di ricerca - commenta Ciccarella - un grande sforzo sinergico per una battaglia comune che è la lotta a xylella. I risultati sono incoraggianti: le prove con nano-formulati hanno rilevato una batteriostasi, se non proprio una diminuzione della carica batterica ma dobbiamo essere cauti perché occorrono ulteriori sperimentazioni che porteremo avanti nei prossimi anni”.

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Agricoltura

1 Febbraio 2021

RIGENERAZIONE OLIVICOLA, CIA SALENTO: “TROPPE AZIENDE SONO STATE ESCLUSE”

ACCOGLI: “IL PRESIDENTE DEL DISTRETTO CI SPIEGHI, FORSE NON MERITA LA NOSTRA FIDUCIA” "Rigenerazione olivicola, CIA Agricoltori Italiani del Salento esprime preoccupazione per tutte le aziende agricole che non hanno ottenuto immediato finanziamento”. È stato pubblicato, infatti, l'elenco delle aziende inserite nell'unico programma di distretto finanziato dal Piano di rigenerazione olivicola per rinverdire il territorio salentino, ma l'associazione degli agricoltori non comprende le motivazioni che abbiano portato alla selezione operata dal Distretto agroalimentare di qualità jonico-salentino di quelle aziende soltanto. Tale elenco, infatti, non contempla tutte le imprese che hanno presentato domanda, ma soltanto alcune. "Questa disparità di trattamento - dice Benedet-

to Accogli, presidente Cia Salento - non può favorire l'agognata rigenerazione del territorio salentino, in quanto molte aziende ne sono rimaste escluse. Un trattamento di cui non si conoscono i criteri e le motivazioni og-gettive, in quanto l'avviso pubblicato dal Dajs non indicava precisi criteri di inserimento in un programma. In base a quale metodologia sono stati redatti i tre programmi nei quali sono confluite alcune aziende che otterranno il finanziamento ed altre, invece, resteranno escluse? Malgrado gli sforzi nel darci delle risposte si chiedono chiarimenti al Presi-dente del Distretto e alla struttura tecnica che ha redatto i programmi. Cia crede fortemente nel Distretto, come strumento di tutela e sviluppo del territorio, tuttavia potrebbe ricredersi nell'esprimere fiducia al Presidente alla luce di quanto accaduto".

COVID: RICHIESTA CARBURANTE AGRICOLO AGEVOLATO E SEMPLIFICATO MALTEMPO AGGRAVA COSTI STALLE, SERRE E LAVORAZIONI IN CAMPAGNA

Richiesta l’assegnazione del carburante agricolo agevolato con procedure semplificate per aiutare gli agricoltori nelle campagne pugliesi alle prese con le difficoltà causate dall’emergenza Covid e le frequenti ondate di maltempo e la morsa di gelo che aggravano i costi di stalle, serre e lavorazioni aggiuntive. E’ quanto ha chiesto Coldiretti Puglia all’Assessorato all’agricoltura regionale, dopo che la Giunta regionale aveva già disposto un analogo provvedimento l’anno scorso in occasione del primo lockdown dovuto alla pandemia. Coldiretti Puglia per questo ha richiesto l’approvazione dell’assegnazione del gasolio agricolo, per quelle imprese che ne facciano richiesta, attraverso la concessione di un anticipo nella misura del 50 per cento rispetto alla dotazione ricevuta nell’anno precedente, secondo le procedure semplificate. “La burocrazia fa perdere fino a 100 giorni di lavoro all'anno che vengono ‘rubati’ all'attività degli agricoltori. Le imprese agricole hanno espresso chiare aspettative per il futuro, con il 62% percento che ha chiesto con forza proprio la semplificazione amministrativa”, dichiara Pietro Piccioni, direttore di Coldiretti Puglia.

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Disastrosi gli effetti sui campi della tropicalizzazione del clima che azzera in pochi attimi gli sforzi degli agricoltori che perdono produzione e al contempo subiscono l’aumento dei costi a causa delle necessarie risemine, ulteriori lavorazioni, acquisto di piantine e sementi e utilizzo aggiuntivo di macchinari e carburante. Gli imprenditori si trovano ad affrontare fenomeni controversi, dove in poche ore si alternano eccezionali ondate di maltempo a caldo fuori stagione. In questo contesto è fondamentale riconoscere agli imprenditori agricoli un ruolo incisivo nella gestione del territorio, dell’ambiente e delle aree rurali. Sono 230 i comuni pugliesi a rischio frane e alluvioni e a pagarne i costi, oltre ai cittadini residenti soprattutto nelle aree rurali, sono proprio le 11.692 imprese che operano su quei territori. Il rischio idrogeologico, con differente pericolosità idraulica e geomorfologica, riguarda il 100% dei comuni della BAT, il 95% dei territori di Brindisi e Foggia, il 90% dei comuni della provincia di Bari e l’81% dei comuni leccesi e sono 8.098 i cittadini pugliesi esposti a frane e 119.034 quelli esposti ad alluvioni, secondo le elaborazioni di Coldiretti Puglia sulla scorta dei dati ISPRA.


Agricoltura

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AGRICOLTURA, ACCOLTE LE RICHIESTE DEL COMPARTO OLIVICOLO IN CONFERENZA STATO-REGIONI Le richieste del comparto olivicolo nazionale sono state accolte dalla Conferenza Stato-Regioni dove, nella riunione odierna, è stata raggiunta l'intesa sul decreto del Ministero delle Politiche Agricole sul riconoscimento e controllo delle organizzazioni dei produttori. Il provvedimento si è reso necessario per consentire, esclusivamente per il 2020, di derogare ai requisiti di riconoscimento relativi al valore minimo della produzione commercializzata e alla percentuale del volume conferito dai soci a fronte dell'emergenza sanitaria. "A causa della pandemia moltissimi operatori hanno desistito dalle operazioni di raccolta per la paura del contagio o per le misure restrittive attuate per contenere la diffusione del Covid-19 - dichiara il Sottosegretario alle Politiche Agricole, Giuseppe L'Abbate - A ciò si è aggiunta la drastica riduzione degli acquisti da parte del settore Ho.re.ca con conseguente aumento delle giacenze. Con questo provvedimento, pertanto, andiamo incontro alle esigenze del settore dell'olio di oliva, augurandoci - conclude - di poter presto riprendere la pianificazione per il rilancio dell'intero comparto". 8

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Agricoltura

1 Febbraio 2021

DE CASTRO: CON FARM TO FORK ESPORTIAMO STANDARD PRODUTTIVI UE La richiesta dell'europarlamentare S&D in Cominta alla Commissione Ue Bruxelles, 28 gennaio 2021. "Gli obiettivi della 'Strategia dal campo alla tavola' non possono prescindere dalla politica commerciale dell'Ue". Così Paolo De Castro, membro della commissione Commercio internazionale del Parlamento Ue, ha presentato il testo di cui è relatore e che rappresenta il parere della commissione Inta – responsabile delle questioni internazionali della Farm to Fork – alle Commissioni Agri ed Envi. "L’Unione europea è il maggiore importare ed esportare di beni agroalimentari al mondo: una posizione che dobbiamo sfruttare per definire standard internazionali di sostenibilità non solo ambientale, ma anche sociale e di rispetto dei diritti umani e dei lavoratori. Per questo - sottolinea De Castro - servono capitoli vincolanti sullo sviluppo sostenibile in tutti gli accordi commerciali dell’Unione". "Non possiamo permetterci di essere naif – prosegue De Castro -: gli obiettivi ambiziosi che l’Unione si pone con questa strategia, e che noi condividiamo convintamente, rischiano di mettere i nostri produttori in una situazione di svantaggio competitivo rispetto ai competitor internazionali, in mancanza di convergenza e reciprocità degli standard produttivi, e dell’obbligo di rispettare le stesse norme per tutti i prodotti agricoli, alimentari e forestali importati

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nell’Ue. Non solo, all’estremo opposto della filiera, i nostri consumatori potrebbero assistere a repentini aumenti dei prezzi del cibo che, fino a oggi, è arrivato sulle loro tavole a prezzi accessibili, nonostante gli altissimi livelli di qualità e salubrità che i produttori dell’Unione già garantiscono. Per questo – ha chiesto l'europarlamentare S&D - la Commissione deve presentare al più presto una valutazione dell’impatto cumulativo dei target individuati, nonché proposte proporzionali al raggiungimento degli obiettivi". Il relatore per la Commissione Inta ha poi osservato che "molti punti, altrettanto importanti, verranno aggiunti come emendamenti al testo iniziale: a partire dal ruolo cruciale che le Indicazioni geografiche e la politica di promozione possono giocare nell'esportare i nostri standard produttivi; alla necessità di trasparenza e tracciabilità lungo la filiera, anche tramite l’etichettatura d’origine obbligatoria di tutti i prodotti, sia europei che extra-europei; alla necessità di istituire collaborazioni con i nostri partner commerciali in materia di ricerca e sviluppo scientifico e tecnologico, affinché i nostri produttori abbiano a disposizione alternative valide per produrre di più, in modo più sostenibile e con meno input". "Su questo versante – ha concluso l’europarlamentare PD - esiste un ventaglio di opportunità che andranno sfruttate, dallo smart farming alle biotecnologie sostenibili".


Agricoltura

REGIONE PUGLIA, TRUFFE ALL' AGRICOLTURA: TROVATO IL «TESORO» DEGLI AVVOCATI

Il miglior modo di nascondere qualcosa è lasciarlo sotto gli occhi di chi lo cerca. E il «tesoro» degli avvocati Michele Primavera e Oronzo Panebianco, accusati di aver messo a segno una truffa milionaria nei confronti della Regione, era a pochi passi: sul conto di tesoreria dell’ente. Proprio dove ieri la Finanza, su ordine del pm Francesco Bretone, ha cominciato a eseguire il sequestro dei crediti: potrebbe trattarsi di diversi milioni di euro. L’inchiesta è quella che il 16 dicembre ha portato i militari a eseguire sei ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari per il «giochino» (definizione del gip Giovanni Abbattista) collegato all’indennità compensativa agricola, che dal 2006 al 2018 avrebbe fruttato al gruppo di avvocati 23 milioni di euro. Soldi di cui il gip ha ordinato il sequestro, anche mettendo i sigilli al patrimonio immobiliare di Primavera e della sua famiglia. Ma fino a 48 ore fa la ricerca aveva dato un esito infruttuoso. Poi è arrivata l’«illuminazione», sottoforma di un tabulato che la Regione ha consegnato alla Procura. Contiene l’elenco dei pignoramenti effettuati sul conto di tesoreria ma che non sono stati ancora oggetto di una ordinanza di assegnazione. E quelli a nome degli avvocati indagati sono diverse centinaia.

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www.foglie.tv Il meccanismo ricostruito dalla Procura, che secondo il gip Abbattista costituirebbe una truffa ai danni delle casse pubbliche, è infatti piuttosto complesso. Partendo dalle vecchie sentenze per l’indennità sostitutiva che (negli anni ‘90) la Regione non ha pagato agli agricoltori, nel corso del tempo gli avvocati avrebbero eseguito migliaia di pignoramenti concessi dai giudici di pace di mezza Italia per qualche centinaia di euro. In sede di esecuzione sarebbero poi intervenuti come creditori, in proprio (facendosi rappresentare da un altro avvocato dello studio), vantando competenze legali non pagate per qualcun altro dei decreti ingiuntivi: quasi sempre il pignoramento risultava incapiente, e dunque il giochino ricominciava per il recupero della somma non pagata e delle nuove spese legali. Sul conto di tesoreria della Regione sono stati individuati pignoramenti che risalgono anche a 15 anni fa (i pignoramenti presso terzi non decadono mai). I conti si faranno nei prossimi giorni, ma si parla di cifre piuttosto rilevanti. Tanto più che da un aggiornamento effettuato dalla Ragioneria - anche questo depositato agli atti emerge che dal 2018 al 31 dicembre scorso il «bottino» della presunta truffa è salito a 28,2 milioni di euro. E questo senza contare le centinaia di richieste ancora pendenti. Per la Regione (che a maggio 2018 presentò la denuncia da cui è nata l’indagine) il sequestro è una ottima notizia. Significa che quei soldi, sottoposti a vincolo, non finiranno più nelle tasche di chi non ne ha diritto. E dunque presto o tardi torneranno a disposizione. L’accusa (che ipotizza, a vario titolo e secondo le rispettive responsabilità l’associazione per delinquere oltre che la corruzione in atti giudiziari, l’interruzione di pubblico servizio, la truffa aggravata ai danni della Regione, la falsificazione di firme e di domicilio oltre che riciclaggio e autoriciclaggio) ha finora retto anche davanti al Tribunale del Riesame, che ha confermato i domiciliari per Primavera e Panebianco. Secondo le difese la presenza di un provvedimento giudiziale (il pignoramento) escluderebbe la possibilità di configurare una truffa e questo farebbe venire meno l’intero impianto accusatorio. Ma le indagini vanno avanti e abbracciano anche altri episodi.

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Agricoltura

1 Febbraio 2021

AGRUMI, INCONTRO IN ASSESSORATO

CONFAGRICOLTURA PUGLIA: TANTE LE NECESSITÀ, RISPOSTE IMMEDIATE ALLE IMPRESE IN CRISI

Si va verso un tavolo agrumicolo regionale per far fronte alle esigenze del settore. È emerso durante la riunione sugli agrumi convocata dall’assessore all’Agricoltura Donato Pentassuglia, che si è svolta in tarda mattinata in videoconferenza. Durante la seduta, Confagricoltura Puglia ha ribadito i temi pressanti legati alla produzione di agrumi, settore che ha importanti ricadute economiche e lavorative in gran parte della regione, con prevalenza nelle province di Taranto e di Foggia. “La problematica che affligge il settore agrumicolo – ha detto al termine dell’incontro il presidente di Confagricoltura Puglia Luca Lazzàro - è dovuta a eventi calamitosi, e tra questi la grandinata di luglio 2020, e a una conseguente piccola pezzatura che ha portato a spuntare prezzi bassissimi, con scarti elevati. Ciò ha portato a una mancata raccolta e vendita di gran parte delle clementine e delle arance. L'effetto è stato un crollo significativo dei fatturati delle imprese, su cui ha inciso notevolmente anche l'emergenza Covid, con la conseguenza che tanto prodotto non raccolto è marcito nei campi”. Confagricoltura Puglia ha avanzato, durante la riunione, le richieste di ristori previsti per l'emergenza Covid anche per il settore agrumicolo, così come già previsto per gli altri settori produttivi; di accelerare le pratiche legate alla grandinata 2020; di introdurre misure di sostegno alle imprese per l’innovazione varietale legata alla istituzione di un catasto; di stimolare la creazione di un accordo di filiera; di effettuare un monitoraggio dei costi di produzione degli agrumi. Durante l’incontro, inoltre, sono emerse le difficoltà avanzate dal Ministero delle Politiche agricole sui ristori legati alle calamità di luglio 2020. Difficoltà che l’organizzazione degli agricoltori pugliesi propone di superare, insistendo sul riconoscimento della calamita anche - ma non solo - per ottenere almeno sgravi contributivi. “Le problematiche legate alla gestione dei lavoratori, provocate dal Covid – ha sottolineato inoltre Alfredo Ricucci, responsabile del settore agrumi di Confagricoltura Puglia - hanno portato a un aumento notevole dei costi, dovendo organizzare il trasporto delle squadre di lavoro rispettando tutti i necessari protocolli previsti per evitare la diffusione del contagio”. Al termine dell’incontro è emersa, quindi, la necessità, condivisa dall’Assessorato, di aprire un tavolo agrumicolo regionale.

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