FitMed n°7

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La rivista online per i professionisti del settore

FOCUS SCOLIOSI:

linee guida, casi clinici e approcci innovativi

NUTRIZIONE: gli aminoacidi nello sport ALLENAMENTO: riscaldamento e recupero REHAB: Restrizione di mobilitĂ iliaca sacrale


ANNO 1 N°7 OTTOBRE 2009 Fitmed online è una rivista mensile di aggiornamento che si rivolge a imprenditori, manager, opinion leader, professionisti che operano nel mondo del fitness, benessere, prevenzione e salute. Propone articoli riguardanti metodiche di allenamento, rieducazione funzionale, alimentazione, prevenzione e benessere, marketing e management. Editore Alea Edizioni di Alessandro Lanzani via G. Sapeto, 5 - 20123 Milano Redazione e uffici via P. Orseolo, 3 - 20144 Milano tel. 0258112828 - fax 0258111116 fitmed@professionefitness.com redazione@professionefitness.com Direttore responsabile Alessandro Lanzani alanzani@professionefitness.com

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Alea edizioni è una casa editrice specializzata in libri di finess, benessere e rieducazione funzionale, con più di 50 titoli a catalogo. Professione Fitness è una rivista bimestrale di aggiornamento per imprenditori e professionisti del settore, che da 16 anni propone articoli originali riguardanti metodiche di allenamento, rieducazione funzionale, alimentazione, prevenzione e benessere, impiantistica, marketing e management e tutto ciò che può servire a un'efficiente e moderna realtà che opera nel settore del fitness e del benessere. E distribuita tramite abbonamento postale a fitness club, centri fisioterapici e polisportivi, operatori di settore, luxury hotel, golf club, centri benessere, studi di architettura. Da oltre 25 anni la Scuola di Professione Fitness con i suoi corsi, master e stage ha contribuito alla formazione e all’aggiornamento di migliaia di operatori del settore, mettendo a loro disposizione un corpo docente selezionato e altamente qualificato. Rilascia diplomi e attestati di partecipazione accredidati dall’USACLI, ente di promozione spportiva riconosciuto dal CONI.

Redazione Mia Dell’Agnello mia@professionefitness.com - int. 212 Progetto grafico Stefano Frattallone Impaginazione Anita Lavoce Pubblicità Alessandro Lanzani alanzani@professionefitness.com Hanno collaborato a questo numero Francesco Saverio Dioguardi, Rosario D’Onofrio, Roberto Albanesi

Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 578 del 20.12.93. L’Editore e l’autore non potranno in alcun modo essere responsabili per incidenti o danni provocati dall’uso improprio delle informazioni o delle immagini contenute nel materiale ricevuto; inoltre non necessariamente le opinioni pubblicate rispecchiano il pensiero dell’editore. Il materiale (testi, immagini e disegni) pervenuto in redazione non verrà restituito, anche se non pubblicato e viene considerato libero da diritti. La riproduzione del materiale apparso su Fitmed online in qualsiasi forma e per qualsiasi scopo non è consentita se non dietro richiesta scritta e firmata dal direttore responsabile e dall’editore. Per eventuali controversie il Foro di competenza è quello di Milano.

Gestione dati digitali Lidia Di Giovanni ldigiovanni@professionefitness.com - int. 218 Amministrazione Luciana Iritano liritano@professionefitness.com - int. 219 La Scuola di Professione Fitness Francesco Capobianco fcapobianco@professionefitness.com - int. 217

LE AZIENDE CHE HANNO PARTECIPATO ALLA REALIZZAZIONE DI QUESTO NUMERO Alcan Airex Why Be Normal Thea Editrice

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Sommario

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Sommario

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RUBRICHE CORSI DI FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE

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FIERE E CONVEGNI

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NEWS

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NUTRIZIONE GLI AMINOACIDI NELLO SPORT Muscoli, energia e crampi nell’atleta di Francesco Saverio Dioguardi

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FOCUS SCOLIOSI LINEE GUIDA, CASI CLINICI, APPROCCI INNOVATIVI di Alessandro Lanzani, Mia Dell’Agnello

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PREVENZIONE RESTRIZIONE DI MOBILITÀ ILIACA SACRALE e sue correlazioni strutturali e posturali di Rosario D’Onofrio

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ALLENAMENTO E REHAB RISCALDAMENTO E RECUPERO Due momenti fondamentali nell’allenamento del runner di Roberto Albanesi

LE AZIENDE INFORMANO 22

WHY BE NORMAL? Benessere di gruppo


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nutrizione

con link di approfondimento

Gli aminoacidi nello sport Muscoli, energia e

crampi nell’atleta di Francesco Saverio Dioguardi

ttività fisica significa consumare di più rispetto a quando si sta a riposo. L’adattamento all’attività fisica presenta una serie di vantaggi, ma anche costi ben precisi. Costruire, di per sé, è costoso: serve più energia di quella necessaria per mantenere integro il tessuto muscolare, e inoltre bisogna considerare il costo in termini di materiale (aminoacidi) necessario per costruire le nuove proteine. Infine, fare attività fisica significa aumentare il carico di lavoro giornaliero, quindi il dispendio di calorie, energia cui concorrono carboidrati, lipidi e aminoacidi: più è protratto e intenso il carico di lavoro, maggiore sarà il consumo di substrati, sia carboidrati che lipidi e proteine, nel metabolismo energetico. Al contrario di quello che troppo spesso viene detto, il consumo di lipidi per produrre energia è sfavorevole in termini di energia prodotta/numero di molecole di ossigeno, se paragonato all’efficienza del massimo utilizzo di glucosio nel ciclo dell’acido citrico (1). Quando un atleta, per esempio un maratoneta, incontra the wall, il muro, ovvero quando non ce la fa più, significa che di glucosio da usare per fare energia ne ha davvero pochino. Se continua a correre, lo

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deve alla neo-glucogenesi, cioè all’attività del fegato che si mette a produrre nuovo zucchero a partire dagli aminoacidi a disposizione. Infatti, in queste condizioni solo una stimolazione della neo-glucogenesi (la caffeina ha un effetto del genere) permette di non fermarsi: tanto più è prolungato nel tempo lo sforzo, tanto maggiore sarà il consumo di aminoacidi anche a questo scopo, e non solo per fare energia nel muscolo. Questo è il motivo per cui i culturisti pensano, con una qualche ragione, che impegnarsi in serie eccessivamente prolungate di ripetizioni “svuoti” il muscolo, invece di riempirlo di proteine contrattili. E spiega anche il perché atleti che si allenano su lunghe distanze, e con tempi molto lunghi di sforzo protratto in allenamento e in gara, non sviluppino masse muscolari enormi alle gambe, ma anzi, siano dotati di muscoli “lunghi” e gambe fini… Ecco perché il culturista non corre facilmente una maratona in tempi eccezionali: gambe enormi consumano molto, e anche se l’atleta ha molta potenza massima (infatti riesce a sollevare un’enormità di pesi), deve rifornire di ossigeno l’enorme massa di muscolo… maggiore massa = maggiore consumo e 4

fabbisogno di ossigeno! Quindi, esiste un equilibrio fra dimensione della massa e quantità e qualità di forza che questa riesce a esprimere. Un maratoneta (se fosse così matto da provarci, rischiando di disfarsi le ginocchia) non solleverà mai 10 volte in squat 180 kg come un culturista della sua stessa altezza. Ma, il culturista, non riesce a correre 42 km sul piede dei 2 minuti e 56 al km… In questa prestazione entra il peso, il maratoneta è magrissimo e leggero, il diametro stesso del muscolo è importante, così come conta la dimensione della vascolarizzazione: l’ossigeno per raggiungere i mitocondri deve attraversare meno spazio di cellula possibile, fra una contrazione e l’altra; quindi, più è grossa la cellula, meno ossigeno arriva a tutti i mitocondri. Ovvero, più sono i vasellini arteriosi tra le fibre muscolari, più ossigeno vi giunge, poiché maggiore è la diffusione della rete vascolare, ovviamente,


Amino acid Valine, polarisation microscopy with red I-plate, by anja_bs

nutrizione

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maggiore è la portata in millilitri di sangue che arriva ogni secondo, a ciascuna cellula del tessuto muscolare. METABOLISMO ENERGETICO Va sfatato un mito, quello del metabolismo anaerobico: non è vero che il maratoneta keniano sia migliore a correre in anaerobiosi o a consumare grassi al posto degli zuccheri rispetto al suo contraltare europeo! Il metabolismo anaerobico è capace di mantenere una scintilla di energia, non di più, per pochi decimi di secondo, poi, senza metabolismo aerobico si ferma tutto. Quando nei 100 metri si corre senza respirare, l’ossigeno è usato, eccome, ed è quello presente nella mioglobina del muscolo. La mioglobina, parente dell’emoglobina dei globuli rossi, è il serbatoio di ossigeno che permette alle balene di stare 3 ore sott’acqua, pur essendo mammiferi, e di emergere periodicamente per respirare, così come consente al keniano di correre veloce e a lungo. La permanenza, per generazioni, in altitudine, non fa costruire solo più globuli rossi, cosa sulla quale ci sarebbe parecchio da dire, ma soprattutto ha generato per selezione naturale

famiglie di individui con una dote di mioglobina straordinariamente abbondante. Chi non abbia la capacità di sintetizzarne tanta sotto stimolo, è inutile e perfino dannoso, che vada ad allenarsi in altitudine. Inoltre, per sintetizzare mioglobina, e comunque per sintetizzare emoglobina e produrre globuli rossi, non basta avere a sufficienza ferro, vitamina B12 e acido folico, ma ci vogliono notevoli quantità di istidina. L’istidina è un aminoacido speciale per la sua forma chimica ed è presente in quantità piccolissime nelle proteine alimentari, dove, per di più, si trova in forma modificata (come 3 o 5 metil-istidina), e non è riutilizzabile per fare actina e miosina, per la sintesi delle quali viene trasformata nei derivati 3 e 5 metilati. Ma l’istidina è indispensabile per costituire il castone di 4 aminoacidi necessari per formare la globina, che è la struttura atta a mantenere il ferro (l’eme) al suo centro. Questa conformazione serve per rendere l’eme dell’emoglobina efficiente negli scambi, cioè nell’acquisire ossigeno dal polmone e cederlo alla mioglobina nel muscolo. Purtroppo, noi italiani abbiamo trista fama nel mondo per essere stati antesi-

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gnani nell’uso della eritropoietina a scopo di doping, molecola con effetti ormonali. L’eritropoietina stimola non solo la sintesi di più globuli rossi, ma aumenta anche l’efficienza con la quale l’ossigeno viene immagazzinato nel muscolo. Da cui la diffusione negli sport di durata (ciclismo, maratona) e che si svolgano in altitudine, come lo sci di fondo. Grazie a indecenti personaggi che non solo hanno lucrato sugli atleti, ma che cercavano anche di accreditarsi come scienziati, godiamo di pessima fama nel mondo. Dotati di arroganza pari solo alla loro competenza settoriale e ignoranza del problema globale. Per tornare all’allenamento, bisogna avere non solo un muscolo efficiente a produrre energia, ma anche un fegato capace di mantenere costante il glucosio, che al muscolo serve per contrarsi e utilizzare al meglio l’ossigeno a disposizione. Allenarsi intensamente a digiuno 2-3 volte alla settimana è un trucco magnifico per rendere il fegato allenato a trasformare aminoacidi in glucosio, aumentando il patrimonio di enzimi capaci di attivare con efficienza questa via metabolica. Ma, gli aminoacidi bisogna averli a disposizione… Una

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nutrizione

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delle sensazioni che chi è abituato a fare pesi prova quando si allena, è che se fa una seduta bella “pesante” di allenamento delle gambe, ha la sensazione che le braccia si “svuotino”. Questo succede sia perché il glicogeno nel muscolo viene “mangiato” dal carico di esercizio (i muscoli delle gambe sono i più voluminosi del nostro corpo), sia perché la produzione dell’energia si mantiene prendendo aminoacidi dai muscoli che non sono impegnati nell’esercizio. Gli aminoacidi entrano nelle cellule per gradiente di concentrazione: da dove ce n’è di più a dove ce n’è di meno. Perciò, se le concentrazioni sono alte nel sangue, il muscolo ha molti aminoacidi a disposizione. Anche all’interno della cellula, gli aminoacidi, a differenza del glucosio e dei suoi metaboliti, entrano nel mitocondrio per gradienti di concentrazione. Questo è uno dei motivi per cui quando il ciclo dell’acido citrico avesse bisogno di intermedi per continuare a funzionare, saranno gli aminoacidi a pagare il debito che il glucosio non potrà pagare (2), e che la beta-ossidazione, quindi i grassi, pure non possono pagare…

AMINOACIDI E DIETA Dunque, più ci si allena, più si consumano aminoacidi a scopo energetico, più si ha bisogno di assumere aminoacidi con la dieta. Se questo fabbisogno non viene soddisfatto, l’atleta andrà incontro al superallenamento, quella situazione in cui più si allena, più aumenta i carichi, più si mangia i muscoli. Se il deficit nutrizionale si prolunga, l’atleta va verso problemi immunologici: gli atleti sono persone con organi normali, ma che chiedono al loro corpo prestazioni esagerate. Spesso atleti d’élite in allenamento e in forma da gara si trovano a essere molto delicati di salute. L’atleta solitamente ha necessità di essere molto magro, e pur allenandosi moltissimo è costretto a mangiare una quantità di calorie molto limitata, per non aumentare di peso. L’essere umano è una macchina con una potenza ridotta, meno di 0,75 CV, modesta se valutata in termini di motori a scoppio: il 10% di peso in più può avere effetti devastanti per la prestazione sportiva. Di conseguenza, è difficile seguire una dieta equilibrata nelle componenti di carboidrati e lipidi, e nel contempo introdurre aminoacidi in

quantità sufficienti tramite le proteine alimentari che contengono, non dimentichiamolo mai, una percentuale dei 5 aminoacidi essenziali, che coprono il 75% del fabbisogno umano di azoto, che è piccolissima, quasi sempre inferiore al 16%. Quindi, o l’atleta mangia un’enormità di calorie (e di aminoacidi non essenziali), o non coprirà i suoi fabbisogni. Inoltre, sono i ripetuti picchi di concentrazione che controllano la sintesi delle proteine, quindi più assunzioni giornaliere sono vantaggiose per gli atleti, cosa che con gli aminoacidi usati come supplemento è possibile, sia per la facilità di assumerli, sia per il loro bassissimo contenuto calorico intrinseco. Che l’alimentazione corretta con gli aminoacidi essenziali, in rapporto fra di loro adatto alle necessità umane (CATOHN) (3), possa essere favorevole a mantenere un environment biologico (un equilibrio nel sangue) adatto alle sintesi proteiche è evidence based medicine (medicina basata sulla evidenza scientifica) (4), quindi considerata fondamentale per mantenere un atleta magro ma ben nutrito, senza carenze proteiche e senza mettere in crisi il (continua)

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Fisioterapia Riabilitazione

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suo sistema immunitario. L’uso di alcuni aminoacidi come l’alanina e l’arginina, ha effetti non favorevoli sul piano metabolico, poiché causa resistenza periferica all’insulina, e questo provoca una ridotta produzione di ossidi di azoto, il maggiore vasodilatatore nel microcircolo periferico, il cui difetto di produzione è la principale causa di crampi. Infatti, l’insulina, che è il maggiore vasodilatatore, ha comunque bisogno di arginina per funzionare. Ma l’assunzione di arginina per bocca ne riduce l’effetto. Quindi? La vasodilatazione può essere mantenuta solo se l’arginina viene prodotta là dove occorra, nelle piastrine e nell’endotelio, trasformando localmente la citrullina in arginina, ciclo biochimico, che solo un ciclo dell’acido citrico capace di esportare intermedi può fare. Ancora una volta, solo gli aminoacidi ed il glucosio che entrino senza sforzo nel ciclo dell’acido citrico sono capaci di mantenere il ciclo esportatore di intermedi. In questo caso, il ciclo si definisce anaplerotico, quindi efficiente, e mantiene la sintesi locale di arginina senza bisogno di apporti esterni. In tal modo, fra l’altro, si riduce la necessità di sintetizzare urea, uno spreco dal punto di vista metabolico, perché l’azoto eliminato se ne va con gli altri gas dai polmoni, con la respirazione. Solo un apporto adeguato di aminoacidi può garantire una condizione di disponibilità di arginina e di ossidi di azoto là dove serva, nell’endotelio dei piccoli vasi e nelle piastrine. Ovvero: molti aminoacidi, niente crampi. Gli atleti, in funzione dei loro carichi di lavoro, hanno necessità comprese tra i 5 e gli 8 grammi di aminoacidi tre o quattro volte al giorno, se pesano fra i 65 ed gli 80 kg. Volendoli assumere solo in allenamento: 4-5 grammi mezz’ora prima di allenarsi, e,

poi, la sera prima di dormire o nelle 3-4 ore successive all’allenamento, per il recupero. E nelle gare lunghe, tipo maratone, long distance in bicicletta o ironman? Ovviamente posso dare solo una regola molto generale, che deve essere adattata in funzione dell’atleta o della planimetria della gara. Dopo le prime 2 ore, il fabbisogno diventa immenso: l’introduzione di 200-300 grammi di carboidrati (la “mitica” patata lessa) e, attesi 15-20 minuti, l’assunzione di 4-8 grammi di aminoacidi, sono l’ideale. Nei 15 minuti dopo l’assunzione dei carboidrati è bene abbassare i ritmi di corsa o pedalata: ottimale è fare coincidere quei minuti con una discesa. Anche in un allenamento con i pesi, protratto oltre i 90 minuti, vale la pena di seguire uno schema analogo. Comunque, l’atleta professionista dovrebbe assumere aminoacidi con regolarità anche durante la giornata in cui non si alleni.

NOTE 1. Basta contare quanto ATP viene prodotto per formare una molecola di acetilCoA ogni 2 atomi di carbonio, ovvero ogni legame covalente: il 25% in meno. 2. Woolfson A.M.J. Amino acids-their role as an energy source. Proc. Nutr.Soc. 1983. 3. CATOHN: Cluster of Aminoacids Tailored on Human Needs. Ovvero, una miscela di aminoacidi tagliato su misura per le necessità umane, capace di tenere conto delle necessità energetiche e di quelle sintetiche. 4. Kraemer J.W., Ratamess N.A., Volek J.S., Hakkinen K., Rubin M.R., French D.N., Gomez A.L., McGuigan M.R., Scheett P., Newton R.U., Spiering B.A., Izquierdo M., Dioguardi F.S. The effects of amino acid supplementation on hormonal responses to resistance training overreaching. Metabolism. 2006.

GLI AMINOACIDI: LETTERE DI UN ALFABETO PIÙ ANTICO DELLA VITA Il testo è dedicato in particolare a tutti coloro che praticano sport, ma rappresenta una lettura interessante anche per chi si occupi di temi metabolici e per chiunque voglia comprendere di cosa abbia bisogno il nostro corpo per produrre l’energia necessaria alla vita, introducendo i giusti principi alimentari ed evitando di sovraccaricare il metabolismo. Il libro, attraverso una breve e suggestiva sintesi dell’origine e dello svilupparsi della vita, spiega i processi biologici come incessante impiego di energia, sottolineando la “fatica del vivere” che deve compiere il nostro organismo e come si possa sostenere al meglio questo duro lavoro che accompagna l’esistenza umana. FRANCESCO SAVERIO DIOGUARDI Francesco Saverio Dioguardi (Milano, 1951) è considerato uno delle massime autorità a livello internazionale nello studio del metabolismo e delle terapie nutrizionali. È professore associato di Medicina Interna e titolare della Cattedra di Nutrizione Clinica nel Dipartimento di Medicina Interna dell’Università di Milano. Autore di numerosi brevetti nell’ambito delle miscele di aminoacidi, è esploratore del metabolismo e cultore della biochimica. Ha firmato numerosissimi lavori scientifici sull’argomento.


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speciale scoliosi

Trattamento riabilitativo

del paziente in età evolutiva Un estratto dalle Linee Guida nazionali a cura della redazione

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a Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilita-zione (SIMFER), sulla base delle indicazioni del Ministero della Sanità, ha dato incarico a una Commissione di suoi Soci (vedi BOX) la stesura di Linee Guida sul "Trattamento riabilitativo del paziente in età evolutiva affetto da deformità del rachide". Le Linee Guida si rivolgono a tutti gli operatori impegnati nel campo della riabilitazione e del trattamento conservativo delle deformità del rachide e sono applicabili a tutti i pazienti di interesse riabilitativo e conservativo affetti dalle patologie di cui sono oggetto. La metodologia seguita si è basata sul recupero e analisi di tutta la bibliografia e letteratura internazionale esistenti. È stata quindi stabilita una scala della forza delle evidenze scientifiche, codificata sulla base delle classiche indicazioni usate per la stesura di Linee Guida (vedi tabella 1). Dato che l’argomento oggetto delle Linee Guida è caratterizzato da una sovrabbondanza di lavori descrittivi e da prassi principalmente basate sul consenso, più che su evidenze scientifiche, si è ritenuto utile ampliare l’ultima voce (E), suddividendola in tre gradazioni diverse di Consenso Scientifico.

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DEFINIZIONE La scoliosi idiopatica è una complessa deformità strutturale della

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colonna vertebrale che si torce sui tre piani dello spazio: - sul piano frontale, si manifesta con un movimento di flessione laterale; - sul piano sagittale, con un’alterazione delle curve, il più spesso provocandone un’inversione; - sul piano assiale, con un movimento di rotazione.

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Per definizione, la scoliosi idiopatica non riconosce una causa nota, e probabilmente nemmeno una causa unica. Da un punto di vista eziopatogenetico, quindi, la deformazione vertebrale provocata dalla scoliosi idiopatica può essere definita come il segno di una sindrome complessa ad eziologia multifatto-


speciale scoliosi Prove scientifiche

Studi disponibili

A

Molto forti

Più di uno studio randomizzato controllato, con risultati tra loro coerenti

B

Forti

Almeno uno studio randomizzato controllato, con risultati coerenti con gli altri studi in letteratura

C

Discrete

Nessuno studio randomizzato, ma diversi studi controllati con risultati tra loro coerenti

D

Insufficienti

Un solo studio controllato non randomizzato o diversi studi controllati con risultati tra loro non coerenti

E1 Forte consenso scientifico

Consenso generale sulla procedura o sul trattamento

E2 Discreto consenso scientifico

Consenso prevalente, ma non generale, sulla procedura o sul trattamento

E3 Parere della commissione

Parere della commissione in mancanza di un consenso generale

Tabella 1

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riale. Questa sindrome si manifesta quasi sempre con la sola deformità, ma non si identifica con essa, in quanto con una indagine più approfondita è possibile trovare altri segni sub-clinici che appaiono significativi. La definizione classica della Scoliosis Research Society, definisce la scoliosi come una curva di più di 10° Cobb sul piano frontale senza considerare il piano laterale, le cui modificazioni incidono significativamente sull'evoluzione della scoliosi e la trattabilità ortesica. In base a questo dato, molti dei lavori pubblicati sull’efficacia del trattamento conservativo della scoliosi (fisioterapia, corsetti gessati, busti) utilizzano come unico parametro la modificazione dei gradi Cobb. Questo aspetto è destinato nel futuro ad essere rivisto, in particolare considerando l’importanza della rotazione vertebrale, valutabile sia radiograficamente che clinicamente. Le scoliosi idiopatiche possono essere classificate secondo la localizzazione iniziale della deformità: toraciche, toracolombari, lombari, a doppia curva, e secondo l’età di insorgenza: infantili,

giovanili e adolescenziali. Le menomazioni del paziente scoliotico sono classificabili come danni neuromotori, biomeccanici, cardio-respiratori ed estetici. Per quanto riguarda le problematiche relative alle limitazioni delle attività, queste riguardano in gran parte la scoliosi adulta. Il dolore, per esempio, o una significativa riduzione della capacità di sforzo o delle attività della vita quotidiana o professionale non fanno parte delle caratteristiche del giovane paziente scoliotico. Viceversa, ci sono due elementi tipici dell’età evolutiva che pure si riflettono pesantemente anche sull’età adulta: le limitazioni delle attività (disabilità) dovute a motivi psicologici e altre definibili come iatrogene, laddove il ragazzo affetto da scoliosi non viene rispettato in quanto persona colta in un duplice momento delicato, quello della crescita e sviluppo puberale e quello dell’incontro/scontro con il proprio corpo affetto da una forma di patologia che ne mina una struttura portante, che non per niente si chiama “colonna”. Tutti questi elementi devono ovviamente essere valutati in base all’en-

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tità della curvatura scoliotica, laddove al di sotto dei 20° Cobb quasi mai ci sono manifestazioni di limitazioni delle attività, che divengono però sempre più importanti con l’aggravarsi della patologia. IL TRATTAMENTO Il trattamento della scoliosi ripercorre tutte le fasi tipiche della prevenzione. Quando la patologia è lieve, il trattamento, definito “libero” è una prevenzione dell’evolutività della scoliosi (esercizi con controlli medici periodici) e riguarda la cosiddetta scoliosi minore (di norma al di sotto dei 20° Cobb). La prevenzione dell’evolutività diviene poi terapia per evitare che possa evolvere in scoliosi maggiore. La forma di prevenzione dell’evolutività principalmente applicata sono gli esercizi specifici e la cinesiterapia: si tratta di un lavoro finalizzato al miglioramento di capacità neuromotorie, adattato e controllato sulla base della patologia e delle caratteristiche individuali del singolo paziente. Il complesso degli esercizi è teso a migliorare le capacità specifiche dell’individuo (equilibrio, coordinazione e controllo oculo-manuale) rispettando gli equilibri biomeccanici (l’azione è sui tre piani dello spazio). Un secondo aspetto è quello della prevenzione secondaria, vale a dire del trattamento per evitare i danni conseguenti alla presenza della patologia conclamata. I confini possono essere fatti coincidere con un livello di patologia che richiede di intervenire con una ortesi. Lo scopo primario in questa fase è quello di evitare l’aggravamento della scoliosi, quindi di curare la malattia, ma anche, purtroppo a volte dimenticato, di trattare le menomazioni, di evitare le limitazioni dell’attività (disabilità) e della partecipazione (handicap). Quindi, se l’elemento principe è l’ortesi, il trattamento delle menomazioni e della disabilità sono tipiche dell’intervento riabilitativo, sia cinesiterapico e con esercizi specifici, che psicologico, ma anche educativo. Ovvia-


speciale scoliosi

CINESITERAPIA ED ESERCIZI SPECIFICI Attualmente non c’è evidenza sufficiente per raccomandare o sconsigliare l’utilizzo della cinesiterapia e di esercizi specifici. Peraltro, introducendo accanto ai concetti di efficacia ed efficienza, quello di accettabilità delle terapie, le famiglie hanno dimostrato di preferire l’effettuazione di esercizi specifici a scopo preventivo all’attesa di una eventuale evoluzione da trattare in seguito con corsetto. Inoltre, l’esame della letteratura a disposizione permette di ipotizzare un’efficacia di esercizi specifici nel rallentare l’evolutività delle curve patologiche in pazienti affetti da scoliosi idiopatica con curve minori. Non esistono pubblicazioni scientifiche rigorose sull’efficacia terapeutica dell’uso di manipolazioni, plantari (non rialzi), byte, medicinali convenzionali ed omeopatici, agopuntura, accorgimenti alimentari per la correzione della scoliosi idiopatica in età evolutiva. RACCOMANDAZIONI - La scelta delle opzioni terapeutiche deve essere fatta dal clinico esperto di patologie vertebrali sulla base di tutti i parametri anamnestici, obiettivi e strumentali (E1).

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mente questo intervento è interdisciplinare è vede la compartecipazione delle diverse figure del team: fisiatra, ortopedico, fisioterapista, tecnico ortopedico, laureato in scienze motorie, paziente, famiglia. Infine, va considerata la prevenzione terziaria, spesso fatta direttamente coincidere “tout court” con la riabilitazione. Questo momento è tipico del recupero post-intervento e/o del superamento dei danni iatrogeni in età dell’accrescimento. La curvatura scoliotica non strutturata, o paramorfismo, o atteggiamento scoliotico, non è una condizione patologica e non rientra nell’oggetto di queste Linee Guida.

- Una curvatura scoliotica non strutturata e la scoliosi inferiore ai 10±5° Cobb non devono essere trattate in modo specifico, salvo parere motivato del clinico esperto di patologie vertebrali (E1). Piuttosto, è necessario che siano ricontrollate periodicamente sino al superamento del picco puberale, salvo parere motivato del clinico esperto di patologie vertebrali (E2). Si raccomandano, nelle curve minori, gli esercizi specifici come primo gradino di approccio terapeutico alla scoliosi idiopatica per prevenirne l’evolutività (C). - Si raccomanda la costituzione di équipe terapeutiche specifiche (non necessariamente con rapporto di lavoro diretto), con una stretta

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collaborazione tra medico e rieducatore (E3), specificamente formato ed esperto nel trattamento della scoliosi (E2). - Gli esercizi devono essere svolti individualmente o, meglio ancora, in piccolo gruppo con programmi individualizzati (E3); se ne raccomanda la continuità, sino alla fine del trattamento (E2). Gli esercizi, individualizzati sulla base delle necessità dei pazienti (E2), devono essere finalizzati a un miglioramento del controllo neuromotorio e posturale del rachide, dell’equilibrio e della propriocezione e a un rinforzo della funzione tonica della muscolatura del tronco (E2). Si raccomanda che gli esercizi non incrementino l’articola-


speciale scoliosi rità e la mobilità del rachide, con esclusione della fase di preparazione all’uso di un’ortesi (E2). - Si raccomanda di evitare per la cinesiterapia l’uso esclusivo di singoli metodi, nessuno dei quali si adatta a tutte le fasi terapeutiche per il ragazzo affetto da scoliosi idiopatica (E2), utilizzando in ogni fase del trattamento il metodo, le tecniche e gli esercizi più idonei a perseguire gli obiettivi terapeutici necessari per il paziente (E2). - Si raccomandano esercizi per migliorare la funzionalità respiratoria in pazienti affetti da scoliosi idiopatica che ne abbiano necessità (D). ATTIVITÀ SPORTIVA L’attività sportiva consente un riequilibrio psico-motorio che è consigliabile per tutti e che deve trovare spazio nell’adolescente scoliotico con le dovute modalità a seconda del tipo di paziente e della gravità ed evolutività della curva. Il paziente scoliotico deve giocare “come e più di tutti gli altri”, anche perché l’attività motoria consente di intervenire sugli aspetti psicologici e sociali correlati alla negatività di immagine del proprio corpo, mantenendo il paziente inserito nel suo gruppo. Il nuoto non è la panacea delle scoliosi e ci sono studi che

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tendono ad evidenziarne alcuni limiti o addirittura controindicazioni. Perplessità sono state espresse negli anni rispetto alle attività fisiche generalmente mobilizzanti, quali in particolare ginnastica artistica e danza. Quindi, lo sport non deve essere prescritto come un trattamento per la scoliosi idiopatica (E2), ma si raccomanda lo svolgimento di attività sportive di carattere generale per vantaggi aspecifici in termini psicologici, neuromotori e organici generali (E2), anche durante il periodo d’uso di un corsetto (E3). In base all’entità della curva e alla fase evolutiva, a giudizio del clinico esperto di patologie vertebrali, possono essere poste limitazioni rispetto ad alcune particolari attività (E2).

PER APPROFONDIMENTI SIMFER: www.simfer.it ISICO: (Istituto Scientifico Italiano Colonna vertebrale): www.isico.it Fondazione Don Gnocchi ONLUS: www.dongnocchi.it GRUPPO DI STUDIO DELLA SCOLIOSI: www.gss.it ASSOCIAZIONE BACK SCHOOL: www.backschool.it

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I MEMBRI DELLA COMMISSIONE Stefano Negrini, ISICO (Istituto Scientifico Italiano Colonna vertebrale), Milano e Fondazione Don Gnocchi ONLUS - IRCCS, Milano Lorenzo Aulisa, Clinica Ortopedica, Università degli Studi Cattolica di Roma Claudio Ferraro, Clinica Ortopedica, Servizio di Riabilitazione, Università degli Studi di Padova Paolo Fraschini, Istituto "Eugenio Medea" IRCCS La Nostra Famiglia, Bosisio Parini (Co) Stefano Masiero, Clinica Ortopedica, Servizio di Riabilitazione, Università degli Studi di Padova Paolo Simonazzi, Azienda Ospedaliera "Santa Maria", Reggio Emilia Claudio Tedeschi, Azienda Ospedaliera "Santa Maria", Reggio Emilia Andrea Venturin, Azienda Ospedaliera, Università degli Studi di Padova Claudia Guerra, Istituto "Eugenio Medea" IRCCS La Nostra Famiglia, Bosisio Parini (Co) Vincenzo Pirola, Azienda Ospedaliera "Salvini", Garbagnate Milanese Simona Pochintesta, Istituto "Eugenio Medea" IRCCS La Nostra Famiglia, Bosisio Parini (Co) Umberto Selleri, Azienda Ospedaliera "Bufalini", Cesena Dinetta Bianchini, Azienda Ospedaliera "Santa Maria", Reggio Emilia Wanda Bilotta, Istituti Ortopedici Rizzoli IRCCS, Bologna Isabella Fusaro, Istituti Ortopedici Rizzoli IRCCS, Bologna Marco Monticane, ISICO (Istituto Scientifico Italiano Colonna vertebrale), Milano


focus scoliosi

Sindrome della schiena dritta

e scoliosi Casi clinici in palestra di Alessanrdo Lanzani alanzani@professionefitness.com

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apita spesso che in palestra si presentino all’attenzione dell’istruttore o del personal trainer dei casi particolari, in cui il soggetto è portatore di patologie che in palestra devono essere affrontate con particolare cautela e solide conoscenze. Il lavoro dell’operatore, in questi casi, senza avere alcuna connotazione riabilitativa, si carica comunque di responsabilità; per questo è importante stabilire un metodo di studio e lavoro che consenta di affrontare con serenità e competenza anche le situazioni più complesse, individuando nel contempo i propri ambiti d’intervento e i limiti operativi. ANAMNESI E STORIA CLINICA Marina, 27 anni, ha sempre fatto attività sportiva: in particolare ginnastica artistica, danza e nuoto. Nei primi anni dell'adolescenza i genitori si accorgono che è portatrice di una scoliosi e viene iniziato il lungo trattamento sanitario tipico della scoliosi. Durante l'adolescenza Marina ha portato per diversi periodi un corsetto ortopedico, che ha dismesso intorno ai 20 anni. Da allora ha cercato di fare sport, ma con una sensibile limitazione. Riferisce sensazione riduzione della mobilità, facile affaticamento e, nei casi di aumento dell'attività, la comparsa di una lombalgia che dura per alcuni giorni. Non fuma, non ha figli, ha abitudini di vita regolari e svolge un lavoro sedentario. Si presenta in palestra con due motivazioni fondamentali: combattere la lombalgia e stare nell’ambiente sportivo che le piace. La lombalgia

le impedisce di praticare sport come vorrebbe e questo è sentito come un limite di una certa importanza. A questo proposito è importante segnalare come la ricerca della motivazione psicologia che spinge un soggetto a frequentare un centro fitness debba essere indagata dall’istruttore, soprattutto nei casi clinici che si presentano in palestra. La motivazione deve essere ricercata con un colloquio discreto, ma attento a far emergere i motivi, le tensioni, le paure e le aspettative che si mescolano nella scelta di iscriversi a un centro fitness. Affrontare il problema solo da un punto di vista biomeccanico è un vizio d’impostazione destinato a condurre l’operatore, medico, fisioterapista o istruttore che sia, a una quantità maggiore di insuccessi. DOMANDE CHIAVE 1. Di quanti gradi è la sua scoliosi? 2. Ha mai portato tutori ortopedici come gessi e corsetti? La prima domanda serve soprattutto a inquadrare il paziente e il grado

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di gravità della malattia. Sembra strano, ma spesso la diagnosi di scoliosi è stata attribuita da ambienti non specialistici (medico scolastico e medico curante), anche in casi di modesti paramorfismi o comunque modeste asimmetrie della colonna che non arrecano, di fatto, alterazioni della normale fisiologia della colonna. A questo proposito, riteniamo fondamentale ricordare le correlazioni esistenti fra i gradi di curvatura della colonna e la gravità della patologia. - Da 0° a 20° la scoliosi è di modesta entità e una volta completata la maturazione scheletrica (circa 20 anni per le femmine e 2 o 3 di più per i maschi) non tende a peggiorare. Il danno è generalmente lieve, ben compensato dal punto di vista funzionale ed estetico. La deformazione del gibbo non è apprezzabile se non con un accurato esame o con delle manovre particolari. - Da 20° a 40° la scoliosi è importante. È stata trattata con corsetti e con gessi secondo il momento della dignosi e dell'evoluzione della


focus scoliosi patologia. È presente il gibbo e c'é una riduzione funzionale della mobilità della colonna che deve essere considerata nel programma di allenamento. Il paziente è generalmente documentato con un corredo radiografico realizzato nel tempo e che tendenzialmente si ferma con il raggiungimento dell'età adulta. Le scoliosi di questa gravità non dovrebbero evolvere ulteriormente, ma non è una regolata assoluta, purtroppo. - Oltre i 40° sono scoliosi gravi. Il controllo dello specialista ortopedico deve continuare con regolarità nel tempo, anche dopo il raggiungimento dell'età adulta. Siamo in zona chirurgica: alcuni soggetti portatori dei casi più gravi talvolta devono essere trattati chirurgicamente per ridurre le torsioni della colonna e arrestarne il peggioramento. L'eventuale conferma di un intervento chirurgico impone che un qualsiasi trattamento in palestra avvenga solo ed esclusivamente in contatto con un medico sportivo e/o ortopedico. Il medico deve fare da interfaccia tra le caratteristiche dell'intervento e le possibilità di lavoro del soggetto. Qui vogliamo semplicemente segnalare che la caratteristica comune degli interventi al rachide per scoliosi sono caratterizzati da un fissaggio definitivo (artrodesi) delle vertebre, che quindi vengono non solo "raddrizzate" tra loro, ma anche bloccate, saldate insieme. Si ha una diminuzione degli angoli di curvatura, ma anche una notevole limitazione della mobilità. La colonna da un insieme di curve mobili tra loro si trasforma in uno stelo rigido, estremamente delicato. La seconda domanda (Ha mai portato tutori ortopedici come gessi e corsetti?) permette di capire se la scoliosi è di gravità intermedia, proprio perché nell'adolescenza vengono applicati i tutori nei casi più impegnativi. Gessi e corsetti sono presidi terapeutici importanti che hanno un notevole imptto nella vita di chi li porta: è l’ortopedico che decide quante ore al giorno deve essere portato un corsetto e in quali momenti della giornata può essere tolto.

Figura 1

Figura 2

Figura 3

Figura 1. Teleradiografia del rachide in proiezione anteroposteriore. Si può notare la scoliosi che è composta da una doppia curva a S italica. In questo caso si tratta di una scoliosi dorso lombare. Figura 2. Teleradiografia del rachide in proiezione laterale. La cifosidorsale e la lordosi lombare appaiono notevolmente ridotte e rettificate: sono notevolmente ridotte le possibilità di ammortizzazione. Figura 3. Il quadro clinico all’osservazione diretta conferma il quadro radiografico: sia il tratto dorsale che quello lombare risultano rettificati. In questa situazione, associata alla scoliosi, si perde la normale capacità di flesso estensione della colonna, uno dei problemi fondamentali oltre a quelli di natura estetica legati alla scoliosi.

Figura 4. Il tentativo di contrarre il trapezio mette in evidenza un ulteriore alterazione dell’ordine di questo apparato locomotore. Infatti si contraggono selettivamente i fasci muscolari del trapezio superiore. Si potrebbe pensare a un’agenesia del trapezio centrale e basso, in realtà si tratta solo di ipotrofia determinata dalla rigidità della colonna. Figura 5. Si nota la presenza di fibre del trapezio centrale e basso. la scheda di lavoro dovrà tenerne conto per consentire il massimo recupero possibile del tono e trofismo muscolare del trapezio.

Figura 4

Figura 5

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focus scoliosi DESCRIZIONE DELLA PATOLOGIA SINDROME DELLA SCHIENA DIRITTA La sindrome della schiena diritta è una patologia del rachide che nella sua forma conclamata non è frequente. Si tratta di una riduzione, fino alla scomparsa, delle normali curve fisiologiche della colonna: - lordosi cervicale - cifosi dorsale - lordosi lombare. Anche nei sedentari spesso si manifesta una rettificazione della colonna, che in questi casi è però parziale e riguarda generalmente le due lordosi. Nella schiena diritta, invece, il coinvolgimento è generalizzato: tutte le curve sono coinvolte e l'aspetto finale della colonna, visto in una radiografia laterale, è quello di un segmento diritto. La rettificazione è importante dal punto di vista funzionale, perchè si accompagna a una riduzione delle possibilità di flesso-estensione della colonna a ogni livello, e quindi a una perdita di ammortizzazione. La colonna riesce ad ammortizzare i traumi in concussione (tipica è la ricaduta dopo un salto) aumentando i gradi di curvatura di ognuna delle sue curve: per un attimo la cifosi di-

Figura 6

venta più cifotica e la lordosi più lordotica. Questo permette di decelerare meglio e ammortizzare la forza lesiva di un trauma. La colonna vertebrale è dotata di due strutture anatomiche per ammortizzare: - i dischi intervertebrali - le curve fisiologiche (cifosi e lordosi). La perdita di una di queste due possibilità realizza una perdita di ammortizzazione, il risultato è che anche piccole accelerazioni o decelerazioni diventano dei microtraumi che contribuiscono a danneggiare la colonna. È più facile l'insorgenza di un’artrosi da usura e da microtraumi. Come effetti aggiuntivi si possono avere dei problemi a livello della mobilità delle coste e quindi della massima capacità respiratoria. In particolare, i parametri generalmente considerati sono: - la capacità vitale, ovvero il volume d’aria scambiato tra la massima inspirazione e la massima espirazione; - il V.E.M.S., ovvero il massimo volume espiratorio espulso in un secondo. La riduzione di mobilità e di elasticità della colonna e conseguentemente della gabbia toracica condizionano negativamente questi due parametri. Questo si traduce in una perdita di Figura 6. L’asimmetria funzionale è anche caratterizzata da una diversa capacità di contrarre il trapezio quando viene comandata un’adduzione delle scapole: il trapezio di destra esegue il movimento, mentre a sinistra l’adduzione non si verifica. In queste situazioni necessario lavorare con serie asimmetriche eseguite solo dal lato carente, in modo da recuperare il massimo di coordinazione neuro muscolare. Figura 7. Si può osservare l’asimmetria dei profili dei fianchi dovuta alla curva scoliotica del tratto lombare. Il difetto dipende dall’asimmetria scheletrica e per questo non è facilmente modificabile.

Figura 7

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efficienza degli scambi gassosi e di conseguenza rappresentano un fattore limitante al trasporto dell’ossigeno. Questo può condizionare negativamente il massimo consumo di ossigeno del soggetto. SCOLIOSI La cosa che qui ci preme segnalare è che la scoliosi è la somma di due difetti dello scheletro. Il primo consiste nella presenza delle curve sul piano frontale in tutte le diverse combinazioni per lo studio delle quali si rimanda a testi dedicati. Il secondo consiste nella rotazione delle vertebre su se stesse: è questa rotazione che, a livello costale, concorre alla formazione del gibbo. La somma di questi due difetti realizza la perdita di mobilità della colonna vertebrale che, dal punto di vista funzionale, rappresenta il danno maggiore. La mobilità si riduce in tutte le direzioni fondamentali: - flesso-estensione - inclinazione laterale - rotazione. I difetti estetitici della scoliosi sono noti a tutti, anche perchè sono associati a una serie di problemi psicologici legati alla visibilità del difetto. I difetti funzionali sono meno conosciuti, ma forse più importanti. Le scoliosi sono classificate secondo quattro aspetti fondamentali: 1. genesi della patologia (idiopatica, congenita, acquisita); 2. età della prima diagnosi (neonatali, infantili, giovanili e dell’adolescenza); generalmente più precoce è l’insorgenza della patologia e più grave è la sua evoluzione; 3. sede della curva (lombare, dorsolombare, dorsale, cervico-dorsale); 4. gravità della deviazione angolare (fino a 20°, da 20° a 40°, oltre i 40°). CONCETTI CHIAVE RIFERITI AL CASO I problemi funzionali che possono essere riassunti con parole chiave: - perdita di mobilità - perdita di ammortizzazione - precoce degenerazione artrosica.


focus scoliosi

La perdita funzionale di mobilità altera le capacità di riposta funzionale e biomeccanica della colonna: il risultato è una diminuita capacità di ammortizzare i microtraumi cui la colonna è sottoposta continuamente nella normale vita di relazione. Nel tempo, ciò comporta una più rapida usura della colonna vertebrale. Questo meccanismo fisiopatologico è alla base della precoce degenerazione artrosica che caratterizza i casi di scoliosi. La perdita di mobilità coinvolge anche la cassa toracica, la mobilità delle coste e, in definitiva, gli indici respiratori legati all’espansione del torace nell'inspirazione. Spesso si realizza una sintomatologia dolorosa che può essere causata sia dal procedere della reazione infiammatoria artrosica, che dalle contratture muscolari derivanti. In genere, la muscolatura è ipotrofica perchè il disordine strutturale si ripercuote anche sull'attività motoria, sul controllo della postura e sulla coordinazione neuromuscolare. Ne risulta un quadro di ipotrofia e di asimmetria della muscolatura del tronco e anche dei cingoli pelvico e scapolare. Le asimmetrie muscolari sono svariate e la cosa migliore consiste nel valutarle caso per caso.

INFORMAZIONI NECESSARIE PER TRATTARE IL CASO Prima di sviluppare un programma di attività fisica in palestra occorre essere informati sui seguenti punti: - il livello di gravità della scoliosi in termini di deviazione angolare (fino a 20°, tra 20° e 40° e oltre i 40°); - il livello di rettificazione delle curve, parziale o totale (in caso di totale scomparsa potremo parlare di sindrome della schiena diritta); - accertamento della mobilità residua della colonna tramite valutazione della possibilità di movimento in flesso-estensione, inclinazione laterale e rotazione; - presenza o assenza di sintomatologia dolorosa; - presenza o assenza di ulteriori difetti come dismetrie degli arti, inclinazioni del bacino, difetti scheletrici della colonna come spondilolisi e spondilolistesi; - valutazione del livello del tono trofismo e simmetria muscolare del tronco e dei cingoli. Queste variabili combinate in modo vario possono comporre quadri anche molto diversi tra loro, rendendo difficili delle generalizzazioni sul tipo di lavoro da proporre.

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OBIETTIVI 1. Mobilità: cercare di mantenere la mobilità residua e possibilmente di migliorarla. 2. Tono trofismo muscolare: individuare le asimmetria e tentare di correggerle. Nel nostro caso si poteva constatare una notevole riduzione della mobilità intrinseca della colonna, motivo per cui i movimenti si scaricavano sulle articolazioni inferiori o superiori rispetto alla colonna, con un maggior utilizzo delle articolazione dell'anca e un concentramento dei movimenti della testa nella zona delle vertebre cervicali più alte. Quesito: se una schiena non ha un gioco di flesso-estensione a livello dorsale e mantiene una perenne posizione diritta non per attività muscolare, ma per strutturazione scheletrica, quale muscolo ci aspettiamo di trovare ipotrofico durante un esame obiettivo motorio della colonna? Risposta: il trapezio. Infatti, questo muscolo in soggetti “normali” contribuisce ad addurre posteriormente le scapole e a mantenere la posizione eretta contro la forza di gravità. L'atteggiamento cifotico corrisponde a una diminuzione del tono del trapezio con le scapole cadenti


focus scoliosi in avanti. In questo caso, la posizione della schiena diritta è un difetto strutturale dello scheletro e si accompagna a un ipotono dei trapezi. Lo stesso vale per la muscolatura paravertebrale. Se dal punto di vista estetico la parte centrale della schiena risultava particolarmente scarna e debole, l'allenamento del trapezio implica una ulteriore rettificazione della postura e quindi deve essere accompagnato da uno sviluppo dei pettorali. Ricordiamo che il trapezio svolge un’azione di “adduzione” delle scapole verso la colonna vertebrale, riducendo l’atteggiamento cifotico. Pertanto, in un soggetto dove non esiste atteggiamento cifotico per deformazione scheletrica, il trapezio risulterà ipotrofico. Non solo, è altresì legittimo aspettarsi un’ipotrofia del pettorale, muscolo ad esso antagonista. L’allenamento dovrà essere quindi rivolto al riequilibrio di questi due muscoli antagonisti. COME REALIZZARE GLI OBIETTIVI La mobilità è il punto critico su cui si gioca la razionalità del lavoro da svolgere. Occorre ricordare che la mobilità è ridotta strutturalmente e quindi è velleitario pensare di poter riconquistare una mobilità pari a quella di soggetti normali. L'obiettivo è quello di lavorare con degli esercizi di stretching della colonna a intensità estremamente dolce e graduale, ricordan-

do che i range di movimento della colonna sono diminuiti e che quindi i fine corsa degli esercizi proposti nello stretching tradizionale in questo caso risultano eccessivi. Il potenziamento della muscolatura del tronco deve essere successivo a un periodo di circa due mesi in cui si privilegia il recupero della mobilità. ESERCIZI CONSIGLIATI Esercizi di mobilizzazione in quadrupedia e mobilizzazione in flesso-estensione della colonna e tutte le varianti, con particolare attenzione alla respirazione, affinché si possa valorizzare la mobilità della cassa toracica. Trofismo muscolare: - rotazioni del tronco con bastone in posizione eretta, con ginocchia in leggera flessione per permettere di scaricare a livello degli arti inferiori eventuali eccessi di rotazione; - iperestensioni degli arti a terra, proni con estensioni lente e controllate degli arti in combinazione e alternate; - crunch per addominale da effettuarsi nella sola fase finale, quella più facile in cui l'esercizio propone una maggiore flessione della colonna; evitare la fase centrale dell'esercizio, più faticosa e con notevole impegno dell'ileo psoas; - circonduzione degli arti superiori, perché i movimenti rotatori del cingolo scapolare favoriscono la coordinazione motoria.

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CASI clinici in palestra

ESERCIZI SCONSIGLIATI Stretching: esercizi con appoggio del peso sulla testa e gambe in aria per forzare la flessione e tutte le varianti. L’esercizio è davvero poco razionale e stupisce che sia riportato in molti libri di stretching. Trofismo muscolare: - rotazioni del tronco con bastone in posizione seduta, perché impedisce di scaricare a livello degli arti inferiori eventuali eccessi di rotazione; - stacchi da terra e tutte le varianti; - calf in piedi, per evitare compressioni dirette sulla colonna; - squat e in genere tutti gli esercizi che prevedono l'applicazione di un peso direttamente o indirettamente sulla colonna; - stacchi da terra ed esercizi simili, dove si realizza un forte impegno in estensione della muscolatura paravertebrale. CONTROLLO DEGLI OBIETTIVI La valutazione degli obiettivi verte sul punto strategico orami evidenziato più volte: la mobilità. Pertanto, inizialmente è necessario fare un accurato esame obiettivo sulla mobilità, per poterlo verificare nel tempo. In un primo periodo, valutabile in qualche mese, si dovrebbe verificare un miglioramento della mobilità. Successivamente, occorre cercare di migliorare il tono trofismo della muscolatura propria del tronco e dei cingoli scapolare e pelvico.

ome l'istruttore deve affrontare le patologie che gli si possono presentare in palestra. Nella serie i casi più frequenti sono analizzati con un metodo standard: anamnesi, descrizione della patologia, esame motorio, obiettivi e linee guida del protocollo, con gli esercizi consigliati e quelli da evitare, controllo finale.

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speciale scoliosi

Fra acrobati, equilibristi e giocolieri Per un approccio decisamente innovativo 'Associazione Medica Italiana Ginnastica Aerea è un'organizzazione di volontariato, costituita tre anni or sono da Marina Maciocci, specialista in pediatria e presidente dell'associazione. L'obiettivo di AMIGA è sperimentare un nuovo e originale approccio alla cura e alla prevenzione di scoliosi e/o cifosi in età evolutiva; un percorso studiato da medici e fisioterapisti che operano in équipe con artisti di nuovo circo. Così nasce il progetto pilota "Discipline aeree per la colonna vertebrale", di cui parliamo con la sua ideatrice, Marina Maciocci.

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Dalla specializzazione in pediatria passando per le discipline circensi, per arrivare alla ginnastica aerea: ci racconta questo percorso? La scoliosi è una malattia seria, per la quale non è stata ancora trovata una vera e propria terapia. Gli interventi e le strategie adottate per la riduzione e il recupero della scoliosi, presentano una serie di effetti collaterali negativi: i corsetti, indossati nel periodo di massima crescita, inibiscono lo sviluppo muscolare anziché potenziarlo e rappresentano una forte limitazione di tutte le attività quotidiane, ludiche, scolastiche e sportive. La ginnastica correttiva o posturale generalmente prescritta è inoltre abbastanza noiosa ed è vissuta come un peso per coloro che la devono praticare. A questo proposito è importante sottolineare che l’esordio di questa

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di Mia Dell’Agnello mia@professionefitness.com

malattia coincide generalmente con l’età peripuberale, che di per sé rappresenta un periodo evolutivo critico per diversi fattori concomitanti; se siamo in presenza di una scoliosi vera, non solo di un atteggiamento, gli interventi riabilitativi devono durare per tutto il periodo della crescita, fino a maturazione ossea completata, ovvero 4/6 anni. La scoliosi ha un’incidenza di circa il 2-3%, quindi mi è capitato diverse

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volte di averci a che fare, in qualità di pediatra. Mi ci sono dedicata e ho cercato di capire se ci fossero delle possibilità alternative alle metodiche tradizionali. È stato guardando uno spettacolo di nuovo circo in televisione, un numero di trapezisti, che ho avuto una sorta di “illuminazione” e ho cominciato a osservare i loro movimenti dal punto di vista biomeccanico e funzionale: stavano lavorando in trazione


speciale scoliosi personalizzato: abbiamo studiato e creato protocolli standardizzati selezionando gli esercizi che noi riteniamo più utili per mettere in trazione gravitazionale e per contrastare la deviazione della colonna vertebrale indipendentemente dal livello della curva (dorsale, lombare ecc.) e dalla sua gravità. In ogni caso, al momento non lavoriamo su curve che superano i 30° Cobb. Da qui è partito il progetto medico pilota.

gravitazionale. A oggi, tutta la letteratura scientifica conferma che la trazione è l’unico mezzo concreto che noi abbiamo a disposizione per ridurre una curva scoliotica vera. Per questo, ho pensato che poteva essere interessante trasformare la trazione in qualcosa di ludico, divertente e dinamico. Dal letto di autotrazione, dalle trazioni forzate o passive (come mettere i bambini appesi a testa in giù sulle spalliere con ancoraggio pelvico e halotrazione) io sto creando una fisioterapia ludica da praticare in aria, in collaborazione con gli artisti di circo. Così è nata la ginnastica aerea, che utilizza le discipline circensi per trasformarle a fine terapeutico. Abbiamo selezionato alcuni esercizi, una cinquantina di movimenti da eseguire in maniera ripetibile. Al momento, il percorso non è ancora

In cosa consiste? Abbiamo cominciato ad arruolare bambini e ragazzi con scoliosi e/o cifosi vera o atteggiamentale, per proporgli i nostri corsi di ginnastica svolta in aria con attrezzature di circo (trapezio, tessuto aereo, cerchio, fune). Alla ginnastica aerea abbiamo associato anche esercizi di giocoleria ed equilibrismo. Tutti i nostri iscritti sono inizialmente sottoposti a una valutazione clinica eseguita da me, dall’ortopedico e dalla fisioterapista; la valutazione radiologica è riservata, come normalmente avviene, ai ragazzi che hanno una scoliosi vera. I primi corsi sono partiti nel 2007, anche se l’idea della ginnastica aerea è del 2005, anno in cui è stata registrata a mio nome ed è protetta da tutela notarile. Lavorano con me il dott. Marco Costelli, ortopedico dell’Ospedale Bambino Gesù e la dott.ssa Alessandra Bertolo, fisioterapista della riabilitazione. Fanno parte del comitato scientifico e direttivo di AMIGA il dott. Flavio Bigi (medicina interna), il dott. Saverio Caruso (radiologia), il dott. Salvatore Minisola (medicina interna). Il programma di esercizi è stato messo a punto con gli artisti di circo, che seguono con noi gli allievi nello svolgimento delle lezioni. Quali sono i principi che sottendono al metodo? Due sono i cardini fondamentali: la trazione gravitazionale e il potenziamento di tutta la muscolatura del corpo, in modo particolare della parte superiore, con l’obiettivo di sollecitare in modo insolito ed effi-

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cace i fasci muscolari paravertebrali, superficiali e profondi. Quali attrezzature utilizzate? Le attrezzature aeree ginnico-circensi: il trapezio fisso (non ancora il ballant, che si vede al circo), il cerchio, la fune e il tessuto aereo elastico; e poi ancora anelli, parallele, scale orizzontali e verticali sospese. Per la giocoleria utilizziamo palline, clave, diablo e per l'equilibrismo rola-bola, palla e asse d'equilibrio, filo teso, monociclo ecc. Anche giocoleria ed equilibrio sono parti essenziali della ginnastica aerea, come attività divertenti e palestra propriocettiva, che favorisce il simmetrico potenziamento muscolare nella ricerca, attraverso il gioco, della centralità corporea. La scoliosi è per l’85% dei casi idiopatica, quindi, non conoscendone le cause non si possono trovare delle strategie preventive: eppure lei parla di prevenzione… La prevenzione consiste nello screening dei segni che ci fanno capire che un determinato soggetto potrebbe essere a rischio di scoliosi: l’habitus esteriore, la familiarità, il Bending test (un esame effettuato sia in posizione ortostatica che in flessione anteriore del tronco, per capire se c’è o meno un inizio di rotoscoliosi). L’atteggiamento scoliotico si può correggere? Si può correggere con un buon sviluppo della muscolatura che circonda la colonna vertebrale e con un riequilibrio psico-muscolare, perché molto spesso l’atteggiamento scoliotico è anche condizionato da risvolti comportamentali e psicologici. La ginnastica aerea mette in funzione la muscolatura della parte superiore del tronco, che è fondamentale: basti pensare che la scoliosi non esiste in quadrupedia, ma solo in bipedia, quando gli arti superiori non sono più utilizzati per il movimento. In presenza di una scoliosi con-

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speciale scoliosi

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clamata quali sono i benefici della ginnastica aerea? Abbiamo avuto troppo poco tempo e pochi soggetti in esame per rispondere a questa domanda: stiamo ottenendo risultati confortanti, in alcuni casi eccellenti, che ci spingono a continuare e ci suggeriscono che la direzione è quella giusta, ma abbiamo ancora molta strada da percorrere. Finora abbiamo seguito una trentina di ragazzi: nessuno è peggiorato, qualcuno è migliorato. Ma non abbiamo pubblicato niente: è troppo presto, il progetto ha bisogno di tempo e di numeri per poter parlare di sperimentazione multicentrica. Vorremmo seguire questi nostri ragazzi per 5 anni; al momento siamo arrivati a 2, anche se con qualche interruzione per mancanza di fondi, e questo è il nostro cruccio peggiore. Siamo partiti con un finanziamento dell’Agen-SportRegione Lazio, ma ormai è esaurito. Lo abbiamo utilizzato in massima parte per compensare gli artisti di circo, che hanno delle motivazioni diverse dalle nostre e che quindi esigono sempre una generosa gratificazione economica; in una lezione che dura un’ora e mezza sono presenti al massimo 14 ragazzi seguiti da una pediatra, una fisioterapista e due artisti di circo. Andiamo avanti anche con l’aiuto delle famiglie: i nostri corsi costano molto meno di un qualsiasi altro corso sportivo, poiche’ sono offerti a tariffa municipale, e Il follow up clinico e tutta la parte medica sono messi a disposizione a titolo gratuito. Il progetto è a rischio per mancanza di fondi? Abbiamo molte difficoltà, anche se il VII municipio di Roma è molto attivo e mi ha aiutata mettendo a disposizione, dietro modesto corrispettivo mensile, una palestra per 3 ore 3 volte la settimana. Servireb-be una maggiore attenzione al progetto, per potergli garantire continuità, sia da parte dell’Assessorato allo Sport che da

parte della Sanità, poco coinvolta sinora dell’originale iniziativa. C’è anche da considerare che io opero al di fuori dell’università e al di fuori di una struttura ospedaliera, dove forse avrei potuto trovare un supporto maggiore. Quest’anno abbiamo anche un

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gruppo nuovo che vorrebbe iniziare, un gruppo di ragazzi con patologie più serie: inizieremo il 26 ottobre, con 2 gruppi a frequenza trisettimanale per un totale di una trentina di ragazzi. Ma stiamo cercando di avviare altre collaborazioni, con l’entusiasmo di sempre!


LE AZIENDE INFORMANO

WHY BE NORMAL?

“Pro-Muovere” Vibratioin Training System Quando si parla di ricerca scientifica è sempre opportuno capire se la scienza è al servizio delle aziende committenti oppure della conoscenza e dell’oggettività. Per questo gli esiti della ricerca sono sempre da valutare con diligenza, prestando attenzione non solo a ciò che viene affermato. È così, almeno per WHY BE NORMAL?, anche per il Vibration Training – ovvero per l’impiego nell’attività motoria e nel fitness delle vibrazioni verticali prodotte da pedana vibrante certificata. Ne è derivata, nei mesi di elaborazione del Progetto VTS, una presa di coscienza sostenuta dall’analisi e dall’acquisizione di contenuti tecnico scientifici non condizionati da pur comprensibili esigenze commerciali dei produttori di pedane vibranti tout court. Il “Vibration Training System” (VTS) creato da WHY BE NORMAL? con partner tecnico DKN Technology - è un modo innovativo per fare attività fisica e raggiungere tre obiettivi essenziali che introducono al Fitness 2.0: la prevenzione, il miglioramento delle condizioni generali di salute psicofisica, il mantenimento dei requisiti di forza e resistenza che ritarda-

no l’invecchiamento e aumentano le aspettative di vita. Sappiamo che Il “Vibration Training System” non è l’unico modo per migliorare le proprie condizioni di benessere, sappiamo anche che l’allenamento vibratorio non determina mutazioni genetiche né l’acquisizioni di particolari doti intellettuali o estetiche. Sicuramente aiuta ad allenare la forza, a migliorare la motricità e le riserve funzionali, a prevenire l’insorgere dell’osteoporosi e soprattutto è un ottimo modo per ottenere risultati tangibili, in tempi relativamente brevi, sui soggetti sedentari. Come tutte le attività motorie in cui si sviluppano forza, equilibrio, recupero funzionale… anche il VTS non è proponibile indistintamente e soprattutto è proponibile solo dopo aver accertato le reali condizioni fisiche dei soggetti cui consigliare l’attività, avendo cura di applicare un percorso che specifichi le modalità d’uso i limiti e le controindicazioni. Anche il Vibration Training System, cosi come tutte le attività di gruppo, nasce dalla capacità di realizzare, nel fitness e nello sport, il giusto equilibrio tra divertimento, spirito positivo e socializzazione: enjoy, soul and group. Per questo non può mancare l’approccio positivo alla vita, al prossimo e allo sport vissuti non come obbligo, ma come piacere, non come esigenza indotta, ma come esperienza desiderata.

Per informazioni Glm srl Tel 0174241677 www.vibrationtraining.it e-mail: info@whybenormal.eu

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10 - 11 Ottobre 24 - 25 Ottobre 14 - 15 Novembre 21 - 22 Novembre

BOLOGNA TREVISO MILANO TORINO e ROMA

* ALTRE DATE E LOCALITÀ SARANNO INSERITE MENSILMENTE E COMUNICATE SUI NOSTRI SITI.


app con rof lin ond k d ime i nto

prevenzione

Restrizione di mobilità iliaca sacrale

e sue correlazioni strutturali e posturali di Rosario D’Onofrio donofrio.rosario@virgilio.it

el calcio, l'incidenza delle lesioni alla regione “inguinale” è valutata essere fra il 10 e il 18% a stagione sportiva. Una delle patologie di frequente riscontro, che è causa del dolore inguinale, l’osteite pubica, colpisce gli atleti nel 6,3% dei casi (1). Uno studio (2) su 59 pazienti con osteite pubica, riscontrò che il rapporto tra i sessi era approssimativamente di 5 a 1 per gli uomini; l’80% degli atleti presentava dolore unilaterale agli adduttori, il 30% associava algia addominale, mentre il 12% presentava all’esame clinico un dolore circoscritto all’articolazione dell’anca. In questo quadro è possibile riscontrare, nel 70% dei casi, una restrizione di mobilità dell’articolazione pubica e dell’articolazione sacro iliaca con L 3, vertebra pivot interessata nel quadro restrittivo di mobilità. Estwanik (3) ha evidenziato che gli overstress alla regione pubica si verificano maggiormente in sport che comportano manovre di cutting e side stepping; le sequenze ripetitive gestuali associate a disordini del sistema muscolo scheletrico rimangono il meccanismo eziopatogetico primario delle lesioni al-

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l’articolazione pubica. La branca pubica rimane spesso, negli sportivi, vittima del gioco di tensioni anomale a livello mio fasciale rapportabili alla ripetitività ciclica del gesto tecnico atletico. Fondamentale diventa, quindi, all’inizio della stagione sportiva, individuare precocemente gli atleti “a rischio” attraverso uno screening funzionale definito “Pre-functional Physical Examination” (D’Onofrio R. et al. 2009), che verifichi la funzionalità delle articolazioni sacro iliache, ileo sacrale, la mobilità della sinfisi pubica e “il gioco muscolare” del quadrato dei lombi, degli ischio crurali, del retto addomi-

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nale e degli adduttori. Intorno a questo struttura funzionale si istaura un equilibrio tensionale che, se alterato, può sfociare in destrutturazioni asimmetriche strutturali osteo-mio-articolari. È possibile proporre, all’interno di schemi clinico-valutativi, anche dei “test da campo”, all’interno dei quali siano valutati, attraverso tecniche manuali, i livelli di forza e la scala del dolore. (4, 5) 1. Adduzione dell'anca contro resistenza: sono valutati il dolore e i livelli di forza. 2. Palpazione dell'inserzione del muscolo adduttore lungo sull’ osso pubico, per valutare il dolore. 3. Allungamento passivo dei


prevenzione

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muscoli adduttori, per valutare il dolore. 4. Palpazione della articolazione della sinfisi pubica: viene valutato il dolore. 5. Palpazione del muscolo retto dell'addome nella sua inserzione sul margine superiore della sinfisi pubica : è valutato il dolore. 6. Test funzionali dei muscoli addominali: per valutare il dolore e i livelli di forza. 7. Palpazione del muscolo psoas: viene valutato il dolore. 8. Test funzionali dell'ileo psoas, per valutare il dolore e i livelli di forza. 9. Valutazione della flessibilità dell’ileo psoas attraverso il test di Thomas: viene valutata l’eventuale disfunzione e il livello del dolore. Risulta evidente come la valutazione sopradescritta identifichi l’integrità funzionale di tutta la cintura pelvica, la quale assicura, nello sportivo e non, un’ottima dinamica della colonna vertebrale e dell’arto inferiore. In ogni caso, la definizione di un criterio diagnostico per la valutazione del cingolo pelvico, e in particolar modo della regione pubica in atleti, nella fase pre-season, deve chiaramente essere affidabile e riproducibile. Tecniche di valutazione funzionale per la forza e la flessibilità dei muscoli adduttori, iliopsoas e muscoli addominali della sinfisi pubica con un’interpretazione clinica del dolore-riferito sono estremamente importanti, in quanto permettono di “intercettare” l’atleta a “rischio” e di predisporre precocemente un “Preventing Exercises Training” (D’Onofrio R. 2009) che contempli un protocollo terapeutico e di training assolutamente individuale. RESTRIZIONE ILEO SACRALE, CORRELAZIONI CON ASIMMETRICA ROTAZIONE DELL’ANCA E DOLORE ANTERIORE DEL GINOCCHIO Una disfunzione dell’articolazio-

no presenti numerosi test osteopatici, ma il test di Downing rimane l’indagine funzionale “principe” per ricercare una disfunzione ilieo sacrale.

ne ileo sacrale è spesso considerata una fonte comune di dolore lombare e al gluteo, con un positivo straight leg raise e adattamenti posturali strutturali compensativi, in particolar modo discendenti (1, 6). Dall’analisi della letteratura, studi ben documentati suggeriscono che esiste una relazione, che possiamo definire “intima”, tra: a) articolazione ileo sacrale e dolore lombare; b) articolazione ilio sacrale e asimmetrica rotazione dell’anca; c) articolazione ileo sacrale e dolore anteriore del ginocchio (1, 7, 8). Correlazioni, come evidenziato dalla letteratura osteopatica /posturale, che si intercalano e si relazionano tra di loro. La valutazione e la diagnosi funzionale del movimento sacroiliaco sono fondamentali nell’atleta che pratica sport torsionali. In letteratura, so-

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DISFUNZIONE ILIEO SACRALE E DOLORE ANTERIORE DEL GINOCCHIO Un’anomala biomeccanica dell’arto inferiore ha ricevuto recentemente un aumento dell’interesse da parte della letteratura internazionale. Questa, ha messo in evidenza una significativa relazione tra deficit di rotazione dell’anca e sviluppo del dolore patello/femorale. Carson (9) per esempio evidenziò, tra l’altro, che una rotazione dell’asse femoro-tibiale è causa importante di dolore anteriore e peri-patellare del ginocchio. Atleti con dolore patellofemorale hanno evidenziato decrementi di forza eccentrica nell'abduzione dell’anca e della forza concentrica nella rotazione esterna dell'anca (10). Possiamo affermare che un abnorme movimento della tibia e del femore sui piani trasversi e frontali ha un effetto negativo sulle meccaniche articolari patellofemorali, con consequenziale dolore femoro-rotuleo (11,12,13). Irland, per esempio, riportò come una “debolezza” prossimale dell'articolazione dell'anca può essere riferita al dolore patello-femorale (14) . Inversamente, Powers et al. (15) riportano che una restrizione di mobilità dell’articolazione coxo-femorale si correla con un dolore patello-femorale. Loro mostrarono come un’alterazione della rotazione femorale (interna o esterna) può cambiare la pressione e la tipologia del contatto sulle faccette mediali articolari e laterali della rotula (16). Alterazioni della fisiologica funzionalità dell’anca possono nascere anche da posture asimmetriche, che possono condurre allo sviluppo di tensioni muscolari diversificate nei muscoli rotatori dell'anca, con ac-

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prevenzione corciamento dei muscoli rotatori laterali dell'anca e allungamento dei muscoli rotatori interni. Anche Crane (17) riportò che una postura prolungata con una rotazione dell’articolazione coxofemorale (come molte posizioni sedute o assunte durante il sonno), può essere causa, nel tempo, di un’asimmetrica destrutturazione della mobilità e di una possibile correlazione adattativa, successiva, del bacino. Recenti ricerche hanno evidenziato importanti decrementi di forza eccentrica e concentrica dei muscoli abduttori e dei rotatori esterni dell’anca. Più specificamente, atleti con dolore patellofemorale presentavano un decremento: a) del 21% del picco di forza eccentrica nell’abduzione dell’anca; b) del 23% del picco di forza concentrica nella rotazione esterna dell’anca. Robinson (18) riportò che pazienti con dolore patello-femorale presentavano decrementi di forza isometrica pari al 52% riferita alla rotazione esterna; dati che coincidono con quelli riportati in altri lavori. Studi hanno mostrato una relazione tra l’articolazione sacroiliaca e una limitazione dell'articolazione dell'anca, così come da altri emerge una stretta relazione fra dolore lombare e un’asimmetrica rotazione dell'anca. Così come il gioco delle tensioni muscolari a carico del complesso pelvico, attraverso le inserzioni muscolari, riveste un ruolo predisponente per le alterazioni di mobilità dell’iliaco sul sacro. Diventa chiaro che posture o gestualità ripetitive tecnico-atletiche possono sviluppare frequentemente negli atleti una biomeccanica poco armoniosa, con delle lunghezze muscolari asimmetriche che incidono negativamente sui muscoli del complesso cingolo pelvico. È giusto ricordare che, in relazione al linguaggio internazionale

osteopatico, un iliaco anteriore si correla con una rotazione esterna dell’asse femoro - tibiale, così come una restrizione di mobilità definita iliaco posteriore, si correla con una rotazione interna dell’asse femoro-tibiale e un valgismo del ginocchio e del piede. Test di mobilità ci permettono di individuare restrizioni di mobilità dell’articolazione dell’anca. Esercizi di stretching manuale risultano, successivamente, estremamente efficaci per il recupero del range of motion dell’articolazione coxo femorale, specificamente nella direzione della rotazione interna o esterna. Test di mobilità ci permettono di individuare restrizioni di mobilità dell’articolazione dell’anca. Esercizi di stretching manuale (figura 1) risultano, successivamente, estremamente efficaci per il recupero del range of motion dell’articolazione coxo femorale, specificamente nella direzione della rotazione interna o esterna. A tal proposito, Cibulka (19) ha evidenziato che la risoluzione di un’asimmetrica rotazione dell'anca avviene attraverso: 1. tecniche strutturali di normalizzazioni del bacino e della colonna; 2. tecniche mio tensive. Didatticamente, una volta ristabilite le giuste simmetrie strutturali, è possibile “passare” a forme di potenziamento muscolare atte a ristabilire i giusti equilibri muscolari con un protocollo impostato su basi valutative. RESTRIZIONE DI MOBILITÀ DELL’ANCA TRA DISFUNZIONE ILEO SACRALE E DOLORE LOMBARE Il dolore lombare minore (low back pain, LBP) è un problema che attanaglia moltissimi sportivi. Secondo l'evidenza scientifica il 90% di ogni LBP che colpisce gli atleti è classificato come “non specifico”. Recentemente, la letteratura chiropratica ha messo in

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evidenza come le restrizioni di mobilità dell’anca siano tra i fattori eziopatologici a cui ricollegare un dolore lombare. L’asimmetrica mobilità dell’articolazione dell’anca e restrizioni di mobilità dell’articolazione sacro iliaca rappresentano la correlazione, ben evidenziata, della patogenesi del dolore lombare. Esiste un’evidenza clinica di come l’articolazione sacro iliaca rappresenti un crocevia degli stress meccanici che affluiscono dalla colonna dorsale sul tratto lombare e sul bacino. Questi stress possono causare una disfunzione ileo sacrale ed essere in contemporanea fonte di stimoli dolorosi della zona pelvica lombare. In atleti con dolore minore lombare è possibile riscontrare: 1. decremento del range dell'anca attiva o passiva; 2. una minore estensione dell’anca; 3. decremento della simmetrica coordinazione tra funzionalità dell’anca e mobilità lombare. Risulta chiaro come l’articolazione sacro iliaca possa essere la fonte primaria del dolore lombare o la vittima stessa di altre di-

Fig.1. Stretching manuale per la normalizzazione delle tensioni a carico dell’articolazione coxo femorale (da Cibulka 1992).


prevenzione sfunzioni che possono sicuramente correlarsi con adattamenti compensativi che saranno a loro volta la causa primaria del dolore lombare. In contesti sportivi, dove gestualità specifiche richiedono ripetuti impegni torsionali dell’articolazione dell'anca (per esempio nel golf), sfoceranno con il tempo in eventi microtraumatici ripetuti tali da confluire in una possibile patologia da overuse. Nel contesto generale, il tipo di attività, così come la frequenza, la durata e l'intensità della partecipazione, svolgono un ruolo predittivo delle lesioni, dal momento che ogni tipo di attività sportiva dà luogo a specifiche richieste gestuali, asimmetriche. A tal uopo il range of motion dell’articolazione dell’anca (figura 2 e 3) è stato studiato in persone con dolore lombare minore, rilevando che una limitazione del movimento dell’anca può correlarsi, alterando le forze meccaniche sulla regione lombo pelvica, a una modifica degli equilibri funzionali e biomeccanici. Dato il rapporto "intimo" tra le strutture anatomiche dell'articolazione coxo femorale e la regione lumbopelvica, un numero di studi rilevante si è concentrato sulla relazione tra la mobilità dell'articolazione dell'anca e il dolore minimo lombare (LBP). L'interesse sul movimento dell'anca e LBP è basato sulla formulazione che una limitazione del range articolare contribuirà a incrementare gli stress con un risultato immediato compensativo sulla regione lombo sacrale e a carico del ginocchio.

3. Estwanik, J.J., Sloane, B. and Rosenberg, M.A. (1990). Causes of groin strain. Physician and Sports medicine. 4. Holmich P. Adductor related groin pain in athletes. Sports Medicine and Arthroscopy Review 1998;5:285–91 5. Holmich P, Uhrskou P, Ulnits L, et al. Effectiveness of active physical training as treatment for long-standing adductor-related groin pain in athletes: randomised trial. Lancet 1999;353:439–43. 6. Fortin JD, Aprill CN, Ponthieux RT, Pier J. Sacroiliac joint: pain referral maps upon applying a new injection/arthography technique, part II: clinical evaluation. Spine.1994; 19: 1483–1489 7. Cibulka MT, Delitto A. A comparison of two different methods to treat hip pain in runners. J Orthop Sports Phys Ther.1993; 17:172–176 Ellison JB, 8. Rose SJ, Sahrmann SA. Patterns of hip rotation range of motion: comparison between healthy subjects and patients with low back pain. Phys Ther.1990; 70:537–541

9. Carson WG Jr, James SL, Larson RL, et al. Patellofemoral disorders: physical and radiographic evaluation, part II: radiographic examination. Clin Orthop.1984; 185:178–186.) 10. Michelle C Boling, PhD ATC, Darin A Padua Concentric and Eccentric Torque of the Hip Musculature in Individuals With and Without Patellofemoral Pain - Athl Train. 2009 Jan–Feb; 44(1): 7–13. 11. Powers CM. The influence of altered lower-extremity kinematics on patellofemoral joint dysfunction: a theoretical perspective. J Orthop Sports Phys Ther.2003; 33:639–646 10,13. 12. Lee TQ, Anzel SH, Bennett KA, et al. The influence of fixed rotational deformities of the femur on the patellofemoral contact pressures in human cadaver knees. Clin Orthop.1994; 302:69–74. 13. Lee TQ, Yang BY, Sandusky MD, McMahon PJ. The effects of tibial rotation on the patello-femoral joint: assessment of the changes in in situ strain in the peripatellar retinaculum and the patello femoral contactpressures and areas. J Rehabil Res Dev.2001; 38:463–469 14. Ireland ML, Willson JD,

Fig.2. Tronco stabilizzato con mano opposta che spinge in giù su coscia controlaterale: a) stabilizzazione del tronco, b) anca appoggiata sul lettino, c) misurazioni di ROM valide di rotazione interna dell'anca. Fig. 3. Il tronco non stabilizzato mostra: a) tronco che flette al lato misurato, b) basculamento pelvico ed elevazione dell'anca, c) misurazioni del ROM, misurazioni nulle della rotazione interna dell'anca.

BIBLIOGRAFIA 1. M. Cibulka The Treatment of the Sacroiliac Joint Component to Low Back Pain: A Case Report Physical Therapy /Volume 72, Number 12 December 1992 2. Fricker P, Taunton J, Ammann W. Osteitis pubis in athletes: infection, inflammation or injury? Sports Med 1991; 12: 266-79

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allenamento

Riscaldamento e recupero

Due momenti fondamentali nell’allenamento del runner

con link di approfondimento

di Roberto Albanesi wbdirez@albanesi.it

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nella produzione di lavoro fisico. Si può osservare una diminuzione della produzione dell'acido lattico, un aumento dell'ossigeno estratto dal flusso sanguigno, l'aumento d’impiego di acidi grassi, invece del glicogeno muscolare, per produrre energia. Da tutto ciò deriva un miglioramento del metabolismo aerobico, una maggiore potenza sviluppata e anche un miglioramento dell'economia della corsa. Per poter quantificare il miglioramento ottenuto nel metabolismo coinvolto nella produzione del lavoro fisico, si possono misurare alcuni parametri come il massimo consumo di ossigeno , la percentua-

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le di acido lattico prodotto e la frequenza cardiaca. Quindici minuti di riscaldamento all'andatura di 6 minuti al km provocano un incremento di temperatura dei muscoli di oltre 3 °C, e ciò consente di duplicare o addirittura quadruplicare il massimo consumo di ossigeno nell'esercizio fisico successivo, permettendo di consumare una quota inferiore di ossigeno dal sangue e di produrre una minor quantità di acido lattico, a paLondon Marathon 2008, foto by Kulbowski

IL RISCALDAMENTO olti runner, anche di notevole valore, trascurano la fase di riscaldamento, pensando che sia uno spreco inutile di tempo e di energia, oppure lo utilizzano solo nei mesi invernali, per abituare il corpo al freddo. Altri lo considerano una tecnica troppo evoluta, solo per i professionisti, e quindi la evitano perché convinti di andare troppo piano. Invece è importante capire che il riscaldamento è una vera e propria fase di allenamento, perché comporta variazioni fisiologiche in grado di migliorare la prestazione atletica. Processi metabolici coinvolti


allenamento menti indotti dal riscaldamento non sono solo legati all'effetto termico, ma anche a meccanismi di rilascio ormonale, che potenziano l'attività cardiaca, e agli effetti sull'apparato nervoso. IL RECUPERO Molti runner si lamentano di avere grosse difficoltà a recuperare allenamenti anche non massimali e sono quindi obbligati a limitare le uscite settimanali a non più di tre o quattro. L'utilizzo di integratori è un tentativo il più delle volte infruttuoso e conferma lo scarso peso che gli integratori hanno nel recupero di sportivi non professionisti; infatti c'è una differenza abissale fra il professionista e l'amatore, perché nel secondo la normale alimentazione deve essere sufficiente a garantire un pieno recupero. Se non lo è, si è di fronte a qualche anomalia della gestione del proprio organismo. Diverse sono le circostanze che creano difficoltà di recupero. Cause principali - Sono presenti in ogni sforzo sportivo degno di nota. 1) Esaurimento delle scorte di glicogeno. Nell’organismo sono presenti circa 380-480 g di carboidrati, quasi tutti sotto forma di glicogeno: 350 g nei muscoli e 100 g nel fegato. Solo il 5% è rappresentato da glucosio circolante nel sangue. Quando non si hanno più a disposizione carboidrati non si riescono a bruciare nemmeno i grassi e l'organismo va in tilt. Caso tipico è il crollo del maratoneta al trentesimo chilometro. 2) Microtraumi fisiologici. Quando cresce l'intensità dello sforzo, la produzione di energia necessaria per onorare la richiesta produce una quantità di scorie e di alterazioni che devono in qualche modo essere eliminate e riparate. Per esempio, l'attività sportiva aumenta i livelli

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dei radicali liberi di un fattore che, secondo lo sforzo, può andare da 6 a 30 volte. I radicali liberi ostacolano il normale metabolismo, impedendo il ripristino delle condizioni ottimali. L'allenamento consente di accorciare i tempi di recupero e una delle finalità del proprio programma deve essere anche quella di consentire di allenare a recuperare sempre meglio. 3) Catabolismo proteico. L’anabolismo proteico tende a ricostruire la parte muscolare che è stata spesa con lo sforzo; se l’apporto proteico della dieta è adeguato, in genere non c’è nessun problema a recuperare entro l’allenamento successivo. Contrariamente alla credenza comune, solo sforzi molto prolungati producono un significativo catabolismo muscolare (non certo quindi l'allenamento con i pesi) perché i muscoli vengono smontati per essere usati a fini energetici. Cause secondarie. Sono cause che riguardano un numero limitato di atleti, ma sono abbastanza frequenti negli amatori. 4) Eccessiva dipendenza dal glucosio circolante. Esistono atleti che riescono a lavorare con dosi di glucosio molto basse (la glicemia è cioè attorno agli 80, normale, ma bassa), mentre altri (che normalmente hanno alti valori di glicemia), quando questa si abbassa molto, vanno in tilt. Ovviamente la prima condizione è preferibile, ma spesso, perché si consolidi, occorre che l'atleta modifichi le proprie abitudini alimentari, diminuendo la percentuale di carboidrati normalmente assunti con la dieta (non superiore al 60%). 5) Carenza di magnesio. Mentre sodio e potassio sono sempre normali ed è inutile monitorarli (se variano di molto ci sono problemi evidenti nel sog-

foto by Michael Dawes

rità di sforzo. Apparato muscolare. Si osserva un aumento di temperatura dei muscoli e un incremento del flusso sanguigno. La potenza sviluppata da un muscolo è direttamente proporzionale all'aumento della temperatura corporea, in quanto diminuisce la viscosità dei muscoli, aumentano la velocità di trasmissione degli impulsi elettrici nervosi e la velocità delle reazioni chimiche alla base della produzione dell'energia nel muscolo. Infatti, aumentando la temperatura, diminuisce la capacità che ha l'emoglobina del sangue di legarsi all'ossigeno, quindi aumenta la capacità di rilasciare ossigeno a livello muscolare. Ciò incrementa anche la quantità di ossigeno che il corpo è in grado di ricavare da un dato volume di aria e quindi si ha un effetto benefico anche sulla respirazione. Occorre raggiungere un aumento di almeno 2°C prima di osservare questi fenomeni. Questo depone a favore di un riscaldamento di parecchi minuti (15-30 minuti). Apparato articolare e nervoso. Come effetto di un buon riscaldamento si ha un aumento della flessibilità e mobilità articolare e miglioramento della trasmissione neuromuscolare. Se nel riscaldamento si inseriscono anche esercizi di stretching, si può migliorare l'escursione articolare, avendo effetti benefici su tendini, legamenti e tessuto connettivo. In generale, gli studi propendono a sottolineare l'importanza di un riscaldamento effettuato per 15-30 minuti a una intensità non troppo bassa, ma tale da stimolare almeno la sudorazione. Volendo simulare l'effetto del riscaldamento con bagni caldi o docce, si è visto che queste tecniche hanno un effetto pressoché nullo (Ingjer et al., 1979). Quindi i migliora-


allenamento getto), calcio e magnesio possono, se carenti, creare problemi in ambito solo sportivo. Il magnesio, in particolare, è correlabile con sensazioni oggettive di stanchezza; è importante che il runner assuma magnesio solo dopo averne verificato la carenza. A differenza del calcio, il magnesio non è depauperato in maniera diretta dalla corsa e non sarebbe corretto assumerlo comunque a scopo preventivo, come certe pubblicità invitano a fare. 6) Carenza di ferro. Una carenza di ferro può produrre un'anemia sideropenica con conseguente stanchezza. Anche in questo caso, la maggior parte delle volte si commette il grave errore di assumere ferro senza averne prima verificato la carenza (cosa che può condurre a emocromatosi, una grave patologia che danneggia il fegato). Prima di parlare di anemia sportiva (in genere nei runner o nei marciatori, non nei ciclisti o altri sportivi) è necessario che sia fatta una diagnosi certa. Si deve inoltre ricordare che il recupero non dipende dallo smaltimento dell'acido lattico. Infatti, anche senza accorgimenti particolari, alte dosi di

acido lattico nel sangue si smaltiscono in poche ore. La prova più evidente è che un ottocentista (che arriva al termine della prova con concentrazioni di lattato notevoli) può gareggiare il giorno seguente con pari prestazione, mentre un maratoneta (che arriva al termine con concentrazioni di lattato molto basse) no! LE CAUSE DI UN CATTIVO RECUPERO Innanzitutto è necessario verificare se l'atleta non presenta già sintomi di stanchezza a riposo, nella normale vita da sedentario. La stanchezza è un sintomo molto comune nella popolazione, non è detto che sia facile sconfiggerla, perché spesso non se ne conoscono bene le cause. Se invece il soggetto a riposo non presenta sintomi di stanchezza, è ovvio che si debba indagare su come pratica sport. Gli errori sono diversi e ognuno potrà ricercare il suo caso personale. A) Allenamenti troppo ravvicinati. Se gli allenamenti sono troppo ravvicinati (o se ci si è alimentati poco e male, come chi abbina l'allenamento a una dieta dimagrante) e non si rico-

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stituiscono le scorte di glicogeno, il recupero sarà avvertito come pessimo. Occorre notare che la velocità di ripristino del glicogeno in condizioni ottimali è di circa il 5% all’ora. Nella corsa è opportuno che il ripristino avvenga con la normale alimentazione e non (come in altri sport come il ciclismo) con integratori glicidici. È errato assumere carboidrati dopo lo sforzo di un normale allenamento di media lunghezza (inferiore ai 20 km) e poi alimentarsi normalmente. Si crea solo un surplus di calorie in quanto gli integratori glicidici sono poco sazianti. Meglio è ripristinare i carboidrati con un bonus calorico nel pasto che segue l'allenamento. Solo runner professionisti che effettuano allenamenti bigiornalieri o ciclisti con uscite superiori alle due-tre ore dovrebbero utilizzare integratori glicidici. B) Allenamenti intensi troppo frequenti. Non è possibile allenarsi tirando al massimo ogni seduta. Genericamente, durante una settimana, solo una o due sedute possono essere massimali; nelle altre l'impegno può andare dal 50 al 90% delle proprie possibilità. Quanto più ci si avvicina al 100% del pro-


prio potenziale, tanto maggiori sono i microtraumi fisiologici e, di conseguenza, il tempo di recupero si allunga. C) Soprappeso. Tipico di pensa di avere una costituzione robusta o di chi vuol fare comunque molta attività sportiva in sovrappeso. Si provi a fare qualche piano di scale con 3 kg di pesi per braccio. La fatica sarà evidente. Pochi chili di sovrappeso sovraccaricano il corpo durante tutta l'attività fisica e per il resto della giornata. Un IMC superiore a 22 è sicuramente penalizzante, perché fa spendere più energie e aumenta i microtraumi fisiologici. Purtroppo molti atleti si super-alimentano nell'errata credenza di evitare il catabolismo proteico o di avere energie infinite (non è possibile stoccare una quantità a piacere di glicogeno, perché i carboidrati assunti in eccesso si trasformano in grasso). D) Ragioni psicologiche. La mente va allenata. Molti atleti corrono solo in condizioni ottimali, ritengono assurdo sentirsi stanchi, vorrebbero sempre sentirsi al top. In tal modo non alleneranno mai il recupero perché correranno sempre da

riposati. Se si pensa che un maratoneta, anche amatore, nella preparazione della maratona può correre al mattino 21 km e al pomeriggio altri 21, non è logico credere che al pomeriggio sia fresco e riposato come una rosa. Correrà da stanco, ma partirà lo stesso. Ovviamente non bisogna esagerare, ma correre da stanchi nei giorni dopo un impegno (per noi) qualitativamente elevato è normale; basta andare più piano del solito, fare un lento, tranquilli, sicuri che è comunque utile. Altri atleti hanno cali di motivazione incredibili; è ovvio che se manca la motivazione (come spesso accade in chi fa sport controvoglia, solo perché "gli hanno detto che così si dimagrisce") la soglia di fatica si bassa enormemente. E) Età. È vero che con l'età il recupero diminuisce, perché con l'età i meccanismi di protezione vengono meno. In particolare, la produzione e l'assorbimento di molti antiossidanti (come il Q10) si riducono, rendendo più esposto il fisico ai microtraumi. Se il carico sportivo è elevato, può essere giustificata un'integrazione con antiossidanti.

London Marathon 2008, foto by Kulbowski

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IL MANUALE COMPLETO DELLA CORSA Roberto Albanesi, grande esperto di scienza del benessere, di cui si occupa da più di venti anni e autore di una decina di testi su come raggiungere la massima qualità della vita integrando una costante attività fisica, nel suo ultimo libro ”Il Manuale completo della corsa” analizza la disciplina da tutti i punti di vista. L'opera è ideale sia per accompagnare il principiante nei suoi primi passi, che per il professionista, poiché pone l'accento su quei fini meccanismi che permettono di arrivare al vertice della prestazione. Inoltre, risponde alle domande più critiche sulla corsa, propone un modello di pianificazione dell'allenamento; fornisce consigli per definire un modello alimentare e una guida alla strumentazione del runner; non mancano principi di medicina sportiva e dettagliati programmi di allenamento per le distanze dai 1500 m alla mezza maratona. Completano l'opera utili suggerimenti per correre la prima maratona, cenni sulla psicologia della corsa, il rapporto fra corsa e invecchiamento. www.albanesi.it


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LA GIORNATA DEL DIABETE Istituita nel 1991 dall'International Diabetes Federation e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per sensibilizzare e informare l’opinione pubblica sul diabete, la Giornata del Diabete si celebra in tutto il mondo ogni 14 novembre. In Italia l’evento è organizzato dal 2002 grazie al supporto volontario di medici e infermieri diabetologi, dietisti, associazioni di pazienti e altri operatori sanitari. Il tema di questa edizione, che l'International Diabetes Federation ha deciso di replicare fino al 2013, sarà l'educazione e la prevenzione del diabete: si organizzeranno in oltre 400 piazze italiane dei presidi diabetologici (coordinati da medici e supportati da infermieri e volontari) con lo scopo di fornire gratuitamente consulenza medica qualificata, distribuire materiale informativo, somministrare questionari diagnostici per valutare il rischio di sviluppare il diabete ed effettuare screening per la rilevazione della glicemia (oltre alla misurazione della pressione, del peso, della circonferenza vita). Numerose anche le iniziative sportive. Durante il match internazionale di rugby Italia - Australia, che si disputerà il 14 novembre a Milano alla stadio San Siro, sarà possibile effettuare il test glicemico all’interno dello Stadio. Testimonial della campagna 2009 è il campione olimpico Antonio Rossi, di recente nominato presidente della Commissione atleti europei; anche i “canottieri” sposeranno l’iniziativa applicando striscioni lungo il percorso della gara internazionale in programma a Torino il 7 e 8 novembre e dando la possibilità di fare il test glicemico presso il presidio diabetologico appositamente allestito. www.diabeteitalia.it www.giornatadeldiabete.it

PROGRAMMA AFA In molte malattie croniche (artrosi, esiti di ictus, malattia di Parkinson, cardiopatia ischemica ecc.) il processo disabilitante è aggravato dall’effetto additivo della sedentarietà, causa di nuove menomazioni e limitazioni funzionali. Questo circolo vizioso può essere corretto con i programmi di attività fisica adattata (AFA), ovvero programmi di attività fisica regolare e continuata nel tempo, svolti in gruppo e adeguati a specifici problemi di salute. La Regione Toscana promuove programmi di attività fisica adattata come percorso alternativo a quello sanitario per sindromi algiche da ipomobilità e per le sindromi croniche stabilizzate negli esiti. I programmi AFA sono promossi e coordinati dalla AUSL 11 e ogni programma è rivolto a una specifica menomazione cronica. Il coordinamento e la modalità di accesso variano a seconda della complessità del quadro clinico:1. bassa complessità (dorso curvo, mal di schiena, artrosi), accesso solo su indicazione del Medico di Medicina Generale o di uno specialista della AUSL; 2. alta complessità (es. esiti ictus cerebrale, malattia di parkinson, cardiopatie, ecc.), accesso esclusivo da specialista AUSL. Gli erogatori, capillarmente ditribuiti sul territorio, sono enti profit o no-profit vocati all’attività motoria e allo sport. I programmi di esercizio sono svolti preferibilmente in palestre o piscine territoriali. Gli AFA non sono compresi nei livelli essenziali di assistenza assicurati dal Servizio Sanitario, pertanto il cittadino, con una quota modesta (il costo medio è di circa 2 euro per lezione), contribuisce ai costi del programma di prevenzione per la propria salute. È recentissima l’iniziativa “punti salute” di Unicoop Firenze grazie alla quale i punti della Carta socio Coop possono essere utilizzati per pagare tutta, o in parte, la quota di partecipazione nelle palestre aderenti al progetto. www.usl11.toscana.it www.coopfirenze.it

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La prossima sessione

deicorsi FITNESS TRAINER: la 50esima edizione AEROBICA E DISCIPLINE MUSICALI PERSONAL TRAINER MASSAGGIO SPORTIVO EDUCAZIONE ALIMENTARE VALUTAZIONE POSTURALE STRETCHING EVOLUTO COMPOSIZIONE CORPOREA E ANTROPLICOMETRIA MASSAGGIO MIOFASCIALE GINOCCHIO INFORTUNATO

I NOSTRI DOCENTI

Gioca d'anticipo con le nostre offerte

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Alessandro Lanzani Direttore scuola Francesco Capobianco Responsabile scuola Davide Fogliadini Massofisioterapista, personal trainer Edoardo Lanzani Medico ortopedico, esperto in rieducazione funzionale Davide Girola Medico, esperto in riabilitazione cardiologica Roberto Dagani Laureato in scienze motorie, massofisioterapista Andrea Scala Laureato in scienze motorie, personal trainer, Serenella Lattanzio Avvocato, esperta in

normative tributarie Alessandro Cotturri Dottore commercialista Andrea Medici Preparatore atletico, esperto in osteopatia Gianni Montagna Trainer, esperto in alimentazione e integrazione Andrea Gianesella Laureato in scienze motorie, Presenter di discipline musicali Francesca Degasperi Presenter di discipline musicali Corrado Ceschinellli Sociologo, naturopata, preparatore atletico ed esperto in comportamenti alimentari


operatore

M E T A B O L I C O F I T N E S S O P E R A T O R E FORMAZIONE A DISTANZA

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l corso a distanza per operatore di fitness metabolico permette di raggiungere obiettivi operativi altamente specialistici, fornendo le basi necessarie teoriche e pratiche per realizzare percorsi motori personalizzati in sicurezza per la sindrome metabolica: - ipertensione e malattie cardiovascolari; - soprappeso e obesità; - diabete; - artrosi e osteoporosi. Il corso si sviluppa in un'opera composta da un volume + 8 DVD multimediali con contributi tecnici: - audio mp3 con registrazioni e approfondimenti verbali; - video con filmati didattici e tecnici; - immagini a supporto dei testi; - testi con documenti interi o recensiti; - presentazioni con grafici e tabelle. ATTENZIONE: I DVD SONO FRUIBILI SOLO SU PERSONAL COMPUTER E NON SU MACINTOSH

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CONTENUTI Strumenti tecnici • Accreditamento istituzionale: “attività motoria come prevenzione sociale”. • I soggetti metabolici: definizione delle principali parole chiave; sedentarismo e malnutrizione da eccesso, stili di vita. • Alfabetizzazione motoria, Fitness metabolico e Fitness terapia: tre livelli per un nuovo stile di vita.

• Equilibrio funzionale, allenamento funzionale: la grande gara della vita quotidiana. • Fitness metabolico e diabete. • Fitness metabolico e obesità, sovrappeso, anoressia e bulimia (strategie integrative nel centro fitness). • Fitness metabolico e ipertensione, malattie cardiovascolari. • Fitness metabolico e apparato locomotore: artrosi e osteoporosi. • Classificazione, approccio psicologico e fidelizzazione del soggetto metabolico. • Classificazione e approccio dei soggetti sedentari, motori, sportivi, e agonisti. • Selezione e abstract della più recente bibliografia scientifica internazionale sul fitness metabolico. • Aspetti di marketing e gestionali: come si vende il fitness metabolico e con quali “pacchetti servizio”. • Formazione per lo staff di vendita: inquadramento generale. Step operativi • Inquadramento del soggetto e anamnesi metabolica: un metodo di sicurezza per l'operatore e il soggetto metabolico; • gli strumenti di misura: dai test tradizionali dello sport ai Fix metabolici specifici; il tempo zero; • le misure sicure per la gestione dei metabolici; • strumenti di lavoro: le unità motorie metaboliche; • programmazione dell'attività motoria;

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• insegnamento dell'attività motoria; • strumenti di fidelizzazione: il passaporto metabolico; esempi pratici: come strutturare le prime ore di lavoro con i soggetti metabolici; • monitoraggio e verifica dei risultati • Codice deontologico; • Manifesto del fitness metabolico. L'apprendimento sarà supportato da un servizio di assistenza on line e completato da una giornata di Workshop tecnico, a scelta dello studente, fra quelli proposti dalla nostra Scuola di Formazione. Il calendario delle giornate è consultabile nelle pagine a seguire, sezione STAGE, oppure sul sito internet www.professionefitness.com Docente: Alessandro Lanzani Quanto costa: 720 euro Iva inclusa. La quota comprende: l'iscrizione alla scuola, l'opera completa + 1 Workshop tecnico + l'esame finale (a Milano) per conseguire la certificazione. È possibile ottenere più certificazioni con la stessa opera: per qualsiasi ulteriore informazione contattare la segreteria corsi al numero 02.58112828 o consultare il sito internet: www.professionefitness.com Esami: colloquio orale.


Corsi FITNESS TRAINER

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Dove e quando: Milano Sala De Amicis Via De Amicis,17 a partire da sabato 24 ottobre Orario: 10.00-13.00, 14.00-17.00 Quanto dura: 13 giornate, sempre di sabato Quanto costa: 454 euro (iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) per iscrizioni entro il 31 luglio; 504 euro (iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) per iscrizioni entro il 30 settembre; 540 euro (iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) per iscrizioni dopo il 30 settembre. Esami: quiz a risposta multipla, colloquio orale e prova pratica.

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50sima edizione del corso che più di tutti ha consolidato negli anni l’immagine della Scuola di Professione Fitness. Su una base di conoscenza completa e polivalente, costruisce gli strumenti per affrontare la realtà diversificata delle attività in palestra. Parte teorico-scientifica - Anatomia umana dell’apparato

colonna vertebrale, lordosi e cifosi, scapole alate. Come modificare l’allenamento. - Alimentazione: nozioni fondamentali della fisiologia della nutrizione. Esigenze specifiche degli atleti: gli integratori alimentari e i prodotti farmaceutici. Le diete ipocaloriche associate all’attività fisica. - Doping: gli anabolizzanti e l’ormone della crescita. Gli effetti indesiderati e quelli collaterali, i rischi a breve e a lungo termine. - Anamnesi motoria ed esame obiettivo motorio: indicazioni sulle modalità di protocolli da attuare per la stesura del programma d’allenamento. - Il recupero funzionale dell’atleta infortunato: indicazioni e limiti per un’attività fisica mirata. Laboratori di anatomia e seminari tecnici con la visione di supporti video. Come lavorare su: - addominali e paravertebrali - cingolo scapolare - pettorali e dorsali - arti superiori - arti inferiori - Cenni di ginnastica correttiva, antalgica e stretching - Come costruire un programma d’allenamento - Allenamento cardiovascolare con l’utilizzo del cardiofrequenzimetro - Esame obiettivo motorio

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Corsi Corsi

locomotore: ossa, articolazioni, tendini, legamenti e muscoli. - Anatomia funzionale: apparato locomotore del sedentario, dell’amatore e dell’atleta agonista. - Fisiologia della contrazione muscolare e metabolismo energetico. - Biomeccanica del movimento: caratteristiche fisiche del movimento umano. - Biomeccanica irrazionale: esercizi corretti e controindicati. - Studio degli attrezzi e delle loro modalità di utilizzo: manubri, bilancieri, panche, poliercoline. - Analisi dei frequentatori del club: diverse tecniche d’allenamento per differenti categorie di persone. - Tecniche e metodologie d’allenamento: come costruire una tabella personalizzata. - I paramorfismi: asimmetrie della

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PERSONAL TRAINER Il personal trainer come operatore motorio, referente psicologico e imprenditore. Il corso affronta argomenti tecnici, comunicativi, gestionali e di marketing. L’obiettivo è ottimizzare le proprie risorse personali per gestire con successo una moderna libera professione. - Definizione e ambito di lavoro: caratteristiche personali, target di riferimento, qualificazione professionale, gestione del tempo. Come operare nei club e nelle abitazioni private. Le attrezzature necessarie. - Aspetti chinesiologici e posturali: basi scientifiche della chinesiologia e dell’analisi posturale. Valutazione dell’elasticità muscolare, della mobilità articolare e del trofismo muscolare. Impostazione di un protocollo di lavoro tipo. - Fitness testing: anamnesi motoria, esame posturale, test di valutazione funzionale del soggetto e applicazioni pratiche, prove plicometriche, utilizzo del cardiofrequenzimetro, verifiche degli obiettivi. Flessibilità: cenni di fisiologia neuromuscolare, test di valutazione e verifiche. - Test di: Margaria, Conconi, Cooper, Leger, Cureton, Balke, Bruce, walking test, Astrand, Mader, Abalakov, Sargeant, Bosco. - L’allenamento in condizioni patologiche: protocolli di intervento in presenza di ipertensione, cardiolo-

gia, diabete, asma. - L’utilizzo dell’elettrostimolazione in campo riabilitativo, sportivo ed estetico. Come impostare i programmi d’allenamento: spiegazioni teoriche e dimostrazioni pratiche. - Basic Life Support (B.L.S.): modalità di primo soccorso, manovre di salvataggio e prove pratiche con manichino. - Strategie di marketing: proposte pratiche per mettere sul mercato il servizio di personal training. Strumenti di fitness marketing di base, passaparola organizzati, analisi del mercato, ricerca della clientela, comunicazione e rapporto cliente-trainer, capacità di autopromozione. - Aspetti fiscali e legali: il libero professionista, apertura della partita IVA, tenuta dei libri contabili, pagamento delle tasse. Responsabilità professionale e legale, responsabilità del cliente e del centro fitness, come stendere un contratto, assicurazione. Dove e quando: Milano, a partire da sabato 24 ottobre Orario: 10.00 -13.00 14.00 - 17.00 Quanto dura: 10 giornate, sempre di sabato Quanto costa: 470 euro (Iva inclusa) + di 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta). per iscrizioni entro il 30 settembre; 520 euro (iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) per iscrizioni dopo il 30 settembre. Esami: quiz a risposta multipla, colloquio orale e prova pratica.

AEROBICA E DISCIPLINE MUSICALI Metodo e creatività. Nozioni tecniche ed esperienze espressive. Condizionamento atletico e divertimento. Per formare il ruolo multidisciplinare dell’insegnante di materie aerobiche con un apprendimento veloce, efficace, completo e professionale.

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Parte tecnico-pratica - Anatomia di base con riferimento a: apparato scheletrico, osteoarticolare e muscolare. - Traumi più frequenti in palestra. - Motivazione, capacità comunicative e responsabilità dell’istruttore. - Postura e allineamento. - Riscaldamento e passi base. - Lo studio della musica: effetto della musica sul corpo e sulla mente: come scegliere i brani giusti in ogni occasione. - Il cueing. - Movimenti controindicati e regole di sicurezza. - Ripasso / studio dei passi base di aerobica e step - Come costruire ed evolvere una coreografia. - Blocchi pari/dispari: come utilizzarli. - Tonificazione & allungamento dei principali gruppi muscolari a corpo libero e con piccoli attrezzi. - Interval training e circuit training - Composizione delle lezioni cardiovascolari e di bonificazione. Dove e quando: Milano, a partire da sabato 24 ottobre Orario: 10.00-13.00,14.00-17.00 Quanto dura: 7 giornate, sempre di sabato Quanto costa: 396 euro (Iva inclusa) + di 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta). per iscrizioni entro il 30 settembre; 436 euro (iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta). per iscrizioni dopo il 30 settembre. Esami: quiz a risposta multipla, prova pratica Alla fine di ogni corso, previo superamento dell’esame, sarà rilasciato un diploma accreditato dall’U.S. Acli, ente di promozione sportiva riconosciuta dal CONI. Le iscrizioni in promozione entro il 31 di luglio non potranno essere restituite in caso di rinuncia o imprevisti da parte dell’iscritto ma solo riutilizzate per altre iniziative didattiche


MASSAGGIO SPORTIVO

Alla fine di ogni master sarà rilasciato un attestato di partecipazione accreditato dall’U.S. Acli, ente di promozione sportiva riconosciuta dal CONI

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Le iscrizioni in promozione entro il 31 di luglio non potranno essere restituite in caso di rinuncia o imprevisti da parte dell’iscritto ma solo riutilizzate per altre iniziative didattiche

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Il master si propone di fornire gli strumenti e la competenza necessari per affrontare, in modo nuovo ed efficace, un argomento così fondamentale per l’economia della salute, del benessere e della prestazione, con un approccio che punta principalmente all’educazione, con responsabilità, motivazione e consapevolezza. Le indicazioni e lo specifico nutrizionale consentono di correggere gli errori più grossolani, gli atteggiamenti più distorti che sono le cause principali del males-

sere, del sovrappeso e dell’ingenerarsi di molte patologie. Una impostazione forte della conoscenza scientifica necessaria che punta non a “fare o dare la dieta”, ma a sviluppare strategie e comportamenti alimentari duraturi e vincenti. - L’Educazione Alimentare e il Wellness Olistico. - L’Educazione Alimentare comincia dalla consapevolezza. - Il principio biologico della regolazione: l’omeostasi come legge del vivente. - Condizioni da rispettare e necessità da soddisfare. - Radicali Liberi e lo stress ossi-

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EDUCAZIONE ALIMENTARE

Dove e quando: Milano, 7 -21 novembre, 5 dicembre Quanto dura: 3 giornate Orario: 10.00-13.00,14.00-17.00 Quanto costa: 270 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) entro il 30 ottobre; 320 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) per iscrizioni dopo il 30 ottobre

dativo. -L’equilibrio acido/basico e lo stress acidosico. - Il meccanismo perverso dell’insulina. - La via del dimagrimento fisiologico, stabile e duraturo - Un’alimentazione a basso indice e carico glicemico. - I Polifenoli e l’attività dei vitageni. Il potenziamento delle difese immunologiche. - L’autoregolazione: gli omega-3 e l’attività biologica. - Malattie metaboliche e malattie infiammatorie. - L’implicazione psicosomatica e le interferenze nei comportamenti, nel metabolismo e sull’organismo. - L’Attività Fisica quale ausilio del dimagrimento e come interazione per la funzionalità generale. - Alimentazione e fabbisogni specifici: criteri e meccanismi di calcolo. - L’Educazione Alimentare e le linee guida generali: la didattica e gli strumenti semplici per sé e per il cliente. - Gli alimenti, le proprietà, i pasti e le integrazioni da conoscere e da considerare. Docente: Corrado Ceschinelli Dove e quando: Milano, 7-8 novembre Orario: 10.00-13.00,14.00-17.00 Quanto costa: 220 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) entro il 30 ottobre; 270 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) per iscrizioni dopo il 30 ottobre

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Master di tre giorni, accessibile preferibilmente a personal trainer, diplomati Isef e laureati in scienze motorie, fisioterapisti e medici. Questo master fornisce tutte le conoscenze necessarie per ottimizzare la prestazione attraverso il massaggio e per guidare l’atleta verso il pieno recupero funzionale da eventi traumatici acuti e cronici. - Aspetti fisiologici e meccanismo d’azione del massaggio. - Indicazioni e controindicazioni. - Periodizzazione e finalità del massaggio sportivo. - Esame del paziente: ispezione, esame della cute e della sottocute,

palpazione. - Tecniche del massaggio: manovre classiche e fondamentali, sfioramenti, frizioni, impastamenti, percussioni, vibrazioni, battiture. - Trattamento del rachide cervicale, del tronco, del bacino e degli arti superiori e inferiori. Docente: Roberto Dagani

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VALUTAZIONE POSTURALE Saper analizzare e comprendere la postura di un soggetto è la tappa obbligata per elaborare un programma di allenamento davvero “personal”. Con questo stage vi impadronirete di uno strumento pratico di grande accuratezza, con uno sguardo alla psicologia. - Dal neonato all’anziano: la formazione e l’evoluzione delle curve rachidee. - La postura fisiologica in relazione all’età del soggetto e alle sue caratteristiche emotive. - L’appoggio plantare e i suoi effetti posturali. - Gli effetti del sistema muscoloconnettivale sull’apparato scheletrico. - Individuare le asimmetrie mediante la valutazione posturale: spiegazione teorica e dimostrazione pratica del test. - Esercitazione pratica di gruppo. - Contrazione, contrattura e retrazione muscolare. - Muscoli agonisti, antagonisti e sinergici in una logica di allenamento personalizzato ed equilibrato. - Spiegazione teorica e dimostrazione pratica del test per individuare e quantificare le retrazioni mu-

scolari. - Esercitazione pratica di gruppo. Docente: Davide Fogliadini Dove e quando: Milano. Sabato 25 ottobre Orario: 10.00-13.00 e 14.00-17.00 Quanto costa: 120 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) entro il 30 settembre; 160 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) dopo il 30 settembre.

Orario: 10.00-13.00,14.00-17.00 Quanto costa: 120 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) entro il 20 novembre; 160 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) per iscrizioni dopo il 20 novembre

IL GINOCCHIO INFORTUNATO Particolarmente indicato per fisioterapisti, istruttori di fitness e body building e personal trainer, questo stage fornisce le conoscenze necessarie per affrontare il recupero funzionale dell’articolazione del ginocchio colpita dalle principali patologie di natura traumatica e cronica.

Obiettivo della giornata di formazione è di fornire i contenuti pratici e teorici della misurazione corporea dei soggetti. La valutazione della composizione corporea è uno strumento di valutazione utile per programmare e monitorare il lavoro fisico e gli obiettivi. È anche uno strumento di fidelizzazione perché aiuta il personal trainer a instaurare una relazione professionale di credibilità ed efficienza con i propri assistiti.

- Anatomia funzionale e topografica del ginocchio. - Lesioni meniscali. - Lesione del legamento crociato anteriore - Lesione del tendine rotuleo. - Condropatia femoro-rotulea. - Valgismo di rotula. - Artrosi grave del ginocchio. Docente: Davide Fogliadini Dove e quando: Milano, 5 dicembre

- Cos’è l’antropoplicometria. - Perché la plicometria. - Procedura delle misurazioni plicometriche. - Rilevazioni e descrizione dei punti di repere per le pliche. - Rilevazioni e descrizione delle circonferenze. - Body Mass Index (BMI). Docente: Francesco Capobianco Dove e quando: Milano, sabato, 21 novembre

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COMPOSIZIONE CORPOREA E ANTROPOPLICOMETRIA


ITO S AL VAI Orario: 10.00-13.00 e 14.00-17.00 Quanto costa: 120 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) entro il 30 ottobre; 160 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) per iscrizioni dopo il 30 ottobre.

Orario: 10.00-13.00,14.00-17.00 Quanto costa: 120 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) entro il 30 ottobre; 160 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) per iscrizioni dopo il 30 ottobre

STRETCHING EVOLUTO

MASSAGGIO MIOFASCIALE

Lo stretching è in continua evoluzione. Non è più semplice allungamento muscolare, ma mobilità fine e globale, con particolare accento sugli aspetti neurofisiologici. Neurofisiologia: approfondimento - Tessuto connettivale e rigidità articolari. - Definizione di contrazione isometrica di tipo eccentrico. - Ruolo della respirazione nello stretching olistico. - Influenza dell’alllungamento sulla postura. - Individuare e trattare i trigger points. - Valutazione e miglioramento della mobilità cervicale. - Valutazione e miglioramento della mobilità lombare. Docente: Davide Fogliadini Dove e quando: Milano, 14 novembre

Terapia miofasciale: una grande varietà di tecniche che spaziano dalla manipolazione dei tessuti molli all’allungamento muscolare prolungato. Struttura anatomica, omeostasi dei vari sistemi, psicoemotività, campo vitale: tutto si compenetra in una presa di coscienza globale del sé fisico e mentale. Parte teorica - Anatomia e topografia della fascia. - Fisiologia della fascia. - Patologia e sintomatologia della fascia. Parte tecnico/pratica - Tecniche di base, trattamento preliminare, globale, segmentario. - Tecniche avanzate di detensionamento miofasciale, i punti trigger, tecniche profonde e traverse, tecniche combinate. Docente: Roberto Dagani Dove e quando: Milano, 28 novembre Orario: 10.00-13.00,14.00-17.00 Quanto costa: 120 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) entro il 30 ottobre; 160 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) per iscrizioni dopo il 30 ottobre.

Le iscrizioni in promozione entro il 31 di luglio non potranno essere restituite in caso di rinuncia o imprevisti da parte dell’iscritto ma solo riutilizzate per altre iniziative didattiche Alla fine di ogni stage sarà rilasciato un attestato di partecipazione accreditato dall’U.S. Acli, ente di promozione sportiva riconosciuta dal CONI

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La quota di partecipazione ai corsi comprende la T-shirt di Professione Fitness, il materiale didattico, l’accesso alle lezioni e il diploma o attestato di partecipazione. Per iscriverti puoi venire di persona presso la nostra sede amministrativa in via Orseolo n°3 a Milano, oppure puoi scegliere una tra le seguenti modalità: • Versamento sul conto corrente postale n°26993204 intestato ad Alea Edizioni via Sapeto 5, 20123 Milano • Bonifico bancario sul conto corrente n°48054 intestato ad Alea Edizioni- Banca Popolare di Milano Ag. 7 –IBAN IT 43 Q 05584 01607 00000 0048054 entrambi i casi è necessario inviare via fax la fotocopia del versamento postale o del bonifico bancario segnalando il nome dell’iniziativa scelta, i dati personali, il codice fiscale, un recapito telefonico ed e-mail al fax n° 02.58111116. • Assegno bancario non trasferibile intestato ad Alea Edizioni, da inviare, unitamente al nome dell’iniziativa scelta, i dati personali, il codice fiscale, un recapito telefonico ed e-mail, tramite posta prioritaria a Professione Fitness via Orseolo 3 - 20144 Milano.

ANNULLAMENTI E RINUNCE La Scuola di Professione Fitness si riserva il diritto di annullare le iniziative in programma qualora non si raggiunga il numero minimo di iscritti, provvedendo in tal caso al rimborso totale delle quote già corrisposte. In caso di rinuncia, la Scuola di Professione Fitness provvederà al rimborso della quota corrisposta secondo le seguenti modalità: • 80%, se la rinuncia viene comunicata entro 15 giorni dalla data di inizio dell'iniziativa; • 40%, se la rinuncia viene comunicata entro 5 giorni; Oltre i suddetti termini, non sarà possibile ottenere alcun rimborso.

ANNULLAMENTI E RINUNCE - MODALITÀ DI ISCRIZIONE

MODALITÀ DI ISCRIZIONE


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FIERE CONVEGNI a cura della redazione

XXIXÈME CONGRÈS NATIONAL DE LA SOCIÈTÈ FRANCAISE DE MEDECINE DU SPORT XIXÈME CONGRÈS NATIONAL DE LA SOCIÈTÈ FRANCAISE DE TRAUMATOLOGIE DU SPORT 2ÈME CONGRES COMMUN SFMS & SFTS 29, 30 & 31 Octobre 2009 - "Le Bellevue", Biarritz, France Segreteria organizzativa: AIM Group - AIM FRANCE SAS VAI AL SITO E SCARICA IL PROGRAMMA COMPLETO www.sfms.asso.fr

IM S – I N T ER N AT I O N A L M O U N TA I N S U M M I T Bressanone, 3 - 8 novembre Quale futuro per l’alpinismo? Sport estremo, filosofia di vita, modo per conoscere se stessi? È vero che la montagna “uccide”? Come affrontarla senza “offenderla”? Su queste, e molte altre domande, si confronteranno i grandi dell’alpinismo mondiale per la prima volta riuniti in un evento eccezionale: in programma 20 incontri-conferenze e 5 convegni (presso il Centro Congressi ‘Forum’ di Bressanone). Segreteria Organizzativa: IMS VAI AL SITO E SCARICA IL PROGRAMMA COMPLETO www.ims.bz/it

3 ° M O N TAGNA, SPORT & H E A LT H Rovereto, 12 - 14 novembre Questo convegno internazionale si propone di offrire un panorama aggior-nato, dal laboratorio di studi sperimentali per l'applicazione in pratica quo-tidiana, su diversi argomenti legati alle attività sportive di montagna e il loro impatto sulle prestazioni e della salute umana.Giunto alla terza edizione, è ormai considerato un appuntamento fondamentale per gli scienziati, forma-tori, esperti di montagna, gli studenti per la condivisione di conoscenze ed esperienze sullo sport e gli studi di montagna. Segreteria Organizzativa: CeBiSM - Centro di Ricerca in Bioingegneria e Scienze Motorie VAI AL SITO E SCARICA IL PROGRAMMA COMPLETO events.unitn.it/en/msh09

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FIERE CONVEGNI a cura della redazione

R E H A B I L I TAT I O N 2 0 0 9 Roma, 26 e 27 novembre Con la prestigiosa partecipazione del premio nobel per la medicina 2008 Prof. Luc Montagnier 1) le grandi controversie in riabilitazione: l’arto superiore dell’emiplegi-co; stato vegetativo; ernie discali; instabilità vertebrali; coxib e oppioidi - 2) update sclerosi multipla - 3) la comunicazione virtuosa 4) sessione inail-ispesl Segreteria Organizzativa: Management srl VAI AL SITO E SCARICA IL PROGRAMMA COMPLETO www.simfer.it/cont__168_1329.phtml#1329

S.I.O.S Società Italiana di Odontostomatologia dello Sport VI Congresso Nazionale Roma, 27-28 novembre Odontoiatria Sportiva Lavoro Multidisciplinare Segreteria Organizzativa: Avenuemedia VAI AL SITO E SCARICA IL PROGRAMMA COMPLETO www.sios.it/news.asp?id=827

GIORNATA DI AGGIORNAMENTO Organizzata dal GSS in collaborazione con ISICO: La scoliosi idiopatica dell’adolescenza: strumenti di valutazione, protocolli di terapia ed esercizi specifici Milano, sabato 28 novembre 1 - I principali strumenti di valutazione oggettiva del paziente: pregi, limiti e modalità applicative. 2 – Saper scegliere il trattamento riabilitativo più appropriato in base alla tipologia di paziente, ai suoi problemi ed alle sue caratteristiche individuali 3 – Apprendere le modalità del lavoro in team riabilitativo Segreteria Organizzativa: GSS VAI AL SITO E SCARICA IL PROGRAMMA COMPLETO www.gss.it

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Allenamento

Allenamento FITNESS & BODY BUILDING

La terza edizione, completamente aggiornata, del libro che ha formato intere generazioni di professionisti del fitness. Dall’anatomia funzionale dell’apparato locomotore alla fisiologia muscolare, fino alla biomeccanica degli esercizi; in questo volume il futuro istruttore troverà tutte le nozioni indispensabili, arricchite di 120 disegni e oltre 400 foto a colori. Alessandro Lanzani Alea Edizioni 2004 pag. 360 Euro 45

MANUALE DI CARDIOFITNESS

Il volume tratta in modo approfondito il cardiofitness nei suoi diversi aspetti: dall’anatomia e fisiologia, ai metabolismi energetici e alla biomeccanica muscolare, per poi addentrarsi nello specifico del training cardiovascolare. Abbraccia l’attività indoor e outdoor, l’utilizzo dei simulatori aerobici e il monitoraggio della frequenza cardiaca. Giulio Sergio Roi Alea Edizioni 2004 - pag. 238 Euro 35

STRETCHING

Non più allungamento muscolare, ma miglioramento della mobilità di tutte le componenti dell’apparato locomotore. Partendo da questa convinzione gli autori riprendono i principi teorici dello stretching, propongono test di valutazione e una lunga serie di esercizi suddivisi per attività sportiva. Francesco Capobianco Alessandro Lanzani, Alea Edizioni - pag. 224 Euro 21

99 ESERCIZI ADDOMINALI

Il volume è utile per comprendere a fondo l’anatomia, la funzione e la cinesiologia dei muscoli addominali e per imparare a valutare la loro forza. In più, un’interessante classificazione degli esercizi e un intero capitolo dedicato agli errori di esecuzione. Giulio Sergio Roi e Rachele Groppi Alea Edizioni 2001 pag. 128 Euro 21

IPERTROFIA MUSCOLARE Come si costruisce una tabella d’allenamento personalizzata? Il libro fornisce un’esauriente risposta a questa domanda analizzando i principi della programmazione e periodizzazione, le fasi dell’allenamento e le caratteristiche biomeccaniche di numerosi esercizi tipici dell’allenamento in palestra. Claudio Suardi Alea Edizioni 2000 pag. 208 Euro 26

TOTAL FITNESS IN ACQUA Roberto Conti, professionista affermato del fitness, trasferisce in questo volume tutti i segreti per realizzare lezioni di fitness in acqua: protocolli, metodi, differenziazioni delle classi. Un manuale efficace, serio e completo per gestire tutte le opportunità del fitness in acqua. Roberto Conti Alea Edizioni 2004 pag. 128 Euro 21

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Sconto del 20% PER I NOSTRI ABBONATI. Spese di spedizione in contrassegno euro 6 per ordini pre-pagati euro 3,90 L'ALLENAMENTO DELLA MOBILITÀ DELL'APPARATO LOCOMOTORE

Ricerche e applicazioni pratiche Un valido sussidio per chi si occupa di mobilità articolare e di flessibilità muscolo-tendinea. Un utile strumento operativo per la creazione di tabelle di allenamento personalizzate. I capitoli dedicati alla ricerca applicata all'allenamento permettono di approfondire la valutazione funzionale dell'individuo. Massimiliano Gollin Alea Edizioni 2009 pag. 148 Euro 25

PERSONAL TRAINER Cosa serve per diventare personal trainer? Partendo da un’analisi storica della professione, il libro risponde a questa domanda illustrando le competenze tecniche, psicologiche, commerciali e manageriali che il professionista deve possedere. Francesco Capobianco - Cap.4 ‘Personal trainer come libero professionista’ a cura della Dott.ssa Paola Bruni Zani Alea Edizioni 2001 - pag. 240 Euro 26

ALLENAMENTO ESTETICO Rivolto a quanti vogliono programmare un’attività finalizzata al miglioramento dell’aspetto, fornisce metodi d’allenamento, suggerimenti alimentari e di postura, consigli estetici. Ogni nozione è basata su uno studio approfondito e sul continuo confronto con l’applicazione pratica. Roberto Tarullo Alea Edizioni 2001 pag. 160 Euro 24

LIPOCARDIOFITNESS Perdere peso è il diktat della maggior parte dei frequentatori dei centri fitness. L’autore fornisce gli strumenti per rispondere a questa richiesta: analisi del tessuto adiposo e del metabolismo muscolare, metodologia dell’allenamento con attrezzature cardiovascolari e isotoniche, test di controllo. Massimiliano Ferrero Alea Edizioni pag. 144 Euro 24

FITNESS IN ACQUA Partendo dagli esercizi di base per tutti i distretti muscolari, il libro affronta le diverse metodiche d’allenamento in acqua, tra cui l’aerobica, le arti marziali, lo step e la kick boxe. Grazie a numerose fotografie e schemi di lezione, il volume si caratterizza per un forte taglio pratico. La parte finale è dedicata alle competenze dell’istruttore di fitness in acqua. Paolo Michieletto e Giada Tessari Alea Edizioni 2004 - pag. 224 Euro 26

TRAINING IN ACQUA Il libro affronta in prima analisi i principi del movimento in acqua, spiegando dettagliatamente i fattori che condizionano la prestazione. Nella seconda parte esplora le diverse possibilità di allenamento delle qualità motorie con e senza attrezzi, facendo riferimento a più discipline sportive. Paolo Michieletto Alea Edizioni 2000 pag. 192 Euro 26

Acqua Acqua

Te l . 0 2 . 5 8 1 1 2 8 2 8 w w w. p ro f e s s i o n e f i t n e s s . c o m o rd i n i l i b r i @ p ro f e s s i o n e f i t n e s s . c o m


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Rehab

Rehab

Rehab

CASI CLINICI IN PALESTRA - LA SERIE In ognuno dei 5 volumi si inquadrano le principali patologie dell’apparato locomotore. Per ognuna di esse sono descritti anamnesi ed esame obiettivo motorio, sono individuati i traguardi0 da raggiungere, sono tracciate le linee guida del protocollo di lavoro attraverso gli esercizi consigliati e quelli da evitare. Autori Vari Alea Edizioni - pag. 128 Ogni volume Euro 21 Offerta: tutta la seria (5 volumi) a 84 Euro

E ERI A S) A L I TA TUTVOLUM (5 EURO MAL DI SCHIENA 84 Il volume affronta il tema del mal di schiena in modo

MASSAGGIO SPORTIVO Il testo propone tecniche manuali per il trattamento efficace della micro-traumatologia dei tessuti molli nello sportivo. I capitoli a carattere puramente pratico descrivono la conformazione dei tessuti connettivi, le interazioni tra il danno tessutale, l’infiammazione e gli eventi riparativi. Roberto Dagani Alea Edizioni 2002 pag. 128 Euro 21

davvero esaustivo. Nella prima sezione guida il lettore al corretto utilizzo della colonna nella vita quotidiana e nella pratica sportiva. La seconda parte raccoglie invece approfondimenti sulle patologie e sui meccanismi del dolore lombare. Claudio Corno Alea Edizioni 2001 pag. 256 Euro 26

TRATTAMENO MIOFASCIALE PER LO SPORTIVO

IL DOLORE CERVICALE Il manuale offre un’ampia panoramica delle patologie più comuni nell’individuo adulto: la cervicalgia. Il volume è diviso in tre parti: la prima, dedicata all’anatomia, alla fisiologia articolare e alla biomeccanica del tratto cervicale. La seconda, dedicata alle sindromi dolorose più comuni. Infine la terza parte che comprende alcune schede pratiche di utilizzo in palestra contenenti gli esercizi più idonei in relazione alla sintomatologia dolorosa. Claudio Corno Alea Edizioni 2003 pag. 128 Euro 21

Il manuale espone in maniera chiara ed esaustiva le tecniche manuali per il detensionamento miofasciale a indirizzo sportivo. L’ampia documentazione iconografica chiarisce ogni dettaglio di posizionamento e intensità del massaggio. Roberto Dagani Alea Edizioni 2005 pag. 128 Euro 21

FITNESS TERAPIA - 2 VOLUMI

COMPOSIZIONE CORPOREA

Il movimento è un farmaco naturale contro molte patologie cronico-degenerative. Partendo da questa convinzione i volumi propongono protocolli di lavoro per ipertensione, patologie respiratorie, cardiache infantili e della colonna, obesità (vol. 1) patologie coronariche e renali, artrite reumatoide, gravidanza, fibrosi cistica (vol. 2). Autori Vari Alea Edizioni 1999/2000 - pag. 144

A partire dalla definizione di sovrappeso e obesità il volume suggerisce al lettore metodiche rigorose e scientifiche per un’analisi quantitativa e qualitativa della composizione corporea, punto di partenza indispensabile per una corretta programmazione nutrizionale e dell’allenamento. Sergio Rocco

Alea Edizioni 2000 pag. 128 Euro 21

Ogni volume Euro 24 Offerta: i 2 volumi a 36 Euro

FISIOLOGIA APPLICATA AL FITNESS

CARDIOLOGIA E FITNESS

Il manuale affronta in maniera concisa ma esaustiva la fisiologia del corpo umano, con particolare riferimento all’influenza dell’esercizio fisico su organi e apparati. Il manuale è anche uno strumento didattico e di autovalutazione per il professionista del fitness e costituisce strumento fondamentale per la programmazione del training.

Partendo dai fondamenti della fisiologia cardiovascolare, l’autore accompagna il lettore dalla pratica clinica alla valutazione funzionale e psicosomatica del cardiopatico e alla periodizzazione dell’allenamento, spiegando con precisione gli effetti della terapia farmacologica sulla performance. Davide Girola

Davide Girola

Alea Edizioni pag. 248 Euro 31

Alea Edizioni 2003 pag. 160 Euro 23

Prevenzione

Prevenzione Salute

Salute

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RIUSCIREMO A PORTARE LA ZIA PINA IN PALESTRA ?

www.fitnessmetabolico.com


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