Taccuino

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edizioni scout fiordaliso

Taccui no Taccui no

i
Baden-Powell
libri di
i

Collana i libri di B aden-Powell diretta da Mario Sica

Incaricata nazionale al Settore comunicazione: Andreina Del Gross o

Edizione autorizzata e approvata dalla Federazione Italiana dello Scautismo

Scelta dei brani, traduzione, introduzione e note di: Mario Sica

Prima edizione: Àncora, 1976 Ristampa: Àncora, 1978

Seconda edizione riveduta e ampliata: Àncora, 19 8 3

Ter za edizione ulteriormente ampliata: Nuova Fiordaliso, 19 95 Ristampa: Nuova Fiordaliso, 19 97 Ristampa aggiornata: Nuova Fiordaliso, 2 001 Quarta edizione ampliata e riordinata: Fiordaliso, 2 00 8 Prima ristampa: Fiordaliso, 2 014

Seconda ristampa: Fiordaliso, gennaio 202 3

I S B N 978-8 8-8 05 4-8 39-3

Grafica: Agenzia Image

Copertina: Palombi & Partner S.r.l.

© 2022 Fiordaliso S.r.l. SB Piazza Pasquale Paoli, 18 00186 Roma www.fiordaliso.it

2 - S U S S I DI P E R L ’E S P LORAZ ION E

Taccuin o

scritti sullo scautismo, 1907-1940

Con illustrazioni dell’Autore

edizioni scout • fiordaliso

Baden-Powell

Questa collana è interamente dedicata alla pubblicazione delle opere di Robert Baden-Powell (Londra 1857 - Nyeri, Kenya 1941) fondatore dello Scautismo, il movimento educativo più diffuso nel mondo, con quasi 40 milioni di aderenti.

La sua originale proposta educativa – formazione del carattere, sviluppo dell’abilità manuale, cura della salute, servizio del prossimo – risulta ancora oggi, dopo circa 100 anni, di grande attualità in quanto tiene conto del mondo dei ragazzi cui si rivolge.

indice

1.METODO SCOUT IN GENERALE

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Il sistema delle pattuglie 16

1. Pattuglie di ragazzi – 2. Capi pattuglia –3. Ancora sui capi pattuglia – 4. Il sistema delle pattuglie –5. Importanza dei capi pattuglia – 6. L’azione del capo pattuglia –7. Sviluppo del sistema delle pattuglie –8. Convegni di capi pattuglia – 9. Il ruolo del capo pattuglia

Il campo scout 25

10. Scopo del campo scout – 11. Scopo e carattere del campo estivo –12. Attività al campo – 13. Al campo – 14. Il campo –15. La stagione dei campi – 16. Di nuovo sui campi estivi17. Responsabilità degli aiuti

Il gioco 35

18. Giochiamo, non limitiamoci a veder giocare gli altri –19. Il gioco e i ragazzi poveri – 20. Giochi sportivi –21. Giochi individuali e di squadra

L’arte del capo

22. Cercasi fantasia (suggerimenti ai capi) – 23. Il nostro scopo –24. Scouts in attività – 25. Necessità di un programma per l’inverno –26. L’arte di farsi ubbidire – 27. Rileggere i testi –28. Sulle perdite – 29. S. Giorgio: torniamo alle fonti –30. Siate preparati: l’inverno si avvicina –31. Gradualità nell’educazione – 32. Il gioco dello scautismo –

39

NOTA INTRODUTTIVA 11

33. Pensieri mentre mi faccio la barba – 34. Chiedilo al ragazzo –35. Attività in città – 36. Conoscere il ragazzo –37. L’azione del Capo – 38. Il punto di vista del ragazzo –39. Scautismo sintetico – 40. I vecchi principi

Lo stile scout 56 41. L’uniforme per i Capi – 42. Il cerchio scout –43. Lo stile scout – 44. Uomini delle caverne? –45. Non un V.P., ma un uomo dei boschi

Altre questioni di metodo 62 46. Espressione scout – 47. Scouts di prima classe –48. Disegnare – 49. La scienza dei boschi non è l’indianismo50. Indianismo e scautismo – 51. Arrampicarsi –52. Reparti dei piccoli centri – 53. Il disegno – 54. Tracce –55. Ancora su osservazione e deduzione –56. Noci grosse e noci piccole – 57. Giocare a carte –58. È lo scautismo adeguato ai bisogni d’oggi?

2.I QUATTRO PUNTI

77 59. Educazione fisica – 60. Un’immagine di cattivo scautismo –61. Il sonno è necessario per la crescita –62. Ancora su San Giorgio – 63. Servizio del prossimo –64. Il concetto scout di servizio – 65. Scautismo e salute fisica –66. La cultura della salute

3.VALORI MORALI, LEGGE E PRO MESSAFINALITA’ DELLO SCAUTISMO

67. Un bravo scout… - 68. Scouts e cavalieri antichi –69. Non essere uno snob – 70. Scautismo e mondo dell’educazione –71. Sulle mance – 72. Il punto di vista degli altri –73. Educazione scolastica e formazione scout –74. Futilità dell’addestramento militare – 75. Proibizioni –76. Il nostro civismo – 77. Calma e buonumore –78. In morte della madre – 79. Bacco e tabacco –80. Cos’è un gentleman – 81. Il giglio all’occhiello–

89

82. Autoeducazione – 83. Educare alle responsabilità del cittadino84. Scautismo e militarismo –85. Dopo la guerra: il contributo dello scautismo –86. Ciò che lo scautismo non è –87. Maria Montessori e lo scautismo –88. Ogni Capo è il manuale di se stesso –89. La festa di san Giorgio – 90. Cos’è lo scautismo –91. Le tre vergogne nazionali e il loro rimedio –92. Guarda lontano – 93. La buona azione – 94. Scout nautici –95. Il tipo giusto di ragazzo –96. Educare all’amore anziché alla paura –97. I popoli del mondo hanno da imparare gli uni dagli altri –98. Impiccare i veri colpevoli – 99. Scautismo e militarismo –100. Sul canto – 101. Scautismo nei quartieri poveri –102. A proposito di questi famosi scouts –103. Una totale conversione interiore –104. Come vivere fino a 115 anni – 105. Natale –106. Scautismo e ambienti popolari –107. Suggestioni della pubblicità di massa –108. Lo scout è laborioso ed economo – 109. Rendere felici gli altri –110. «Mi fai perdere la pazienza! » - 111. Ospitalità scout –112. Scautismo e militarismo – 113. Sulla Legge scout –114. Contro la disoccupazione –115. Messaggio per la festa di San Giorgio (23 aprile)–116. Letture – 117. Avventura! – 118. Cameratismo dei giovani –119. Fede, speranza e carità – 120. Valore dell’uniforme –121. 83 anni: sono vecchio? –122. Formazione del carattere: oggi ancor più importante

4.SCAUTISMO E RELIGIONEFORMAZIONE SPIRITUALE 161 123. La religione degli scouts – 124. Attività scout per la domenica –125. Importanza di una formazione spirituale –126. Sulla preghiera – 127. Scautismo e formazione religiosa –128. La religione dei boschi – 129. Marciare al passo del più lento –130. L’educazione tramite lo studio della natura –131. San Giorgio – 132. Ancora sulla religione dei boschi –

133. L’alpinismo come educazione –134. Rispetto per le altre religioni – 135. Etica fondamentale –136. Agli scouts britannici in patenza per il pellegrinaggio scout internazionale a Roma per l’Anno santo 1925 – 137. La scelta religiosa dello scautismo– 138. Studio della natura ed educazione sessuale –139. La domenica al campo –140. L’amore cristiano nello scautismo–141. Qualche idea per i servizi religiosi

5.GUIDISMO:

199 142. Programma per ragazze guide – 143. Scautismo per ragazze –144. Perché si chiamano guide – 145. Il ruolo delle guide nella costruzione della pace – 146. Cooperazione tra scouts e guide –147. Uscite e campi in comune tra rovers e scolte

SCAUTISMO FEMMINILE

6. GOVERNO DELL’ASSOCIAZIONEFORMAZIONE CAPI

209

Governo dell’Associazione 210 148. Giocare il gioco – 149. Tempeste in un bicchiere d’acqua –150. Decentramento – 151. Il nocciolo dello scautismo –152. Fraternità – 153. Sulle lettere anonime –154. Il numero non conta –155. Lo scautismo è un gioco non una scienza –156. Lo spirito di una conferenza scout –157. Mettiti al suo posto – 158. Il giusto spirito dello scautismo –159. Trovare nuovi Capi –160. Nota di addio ai miei fratelli e sorelle Capi di scouts e di guide

Formazione Capi 226

161. La parte teorica della formazione Wood Badge –162. L’impegno dell’IPISE per i Capi –163. Esame di coscienza per Capi –164. «Se potessi tornare ragazzo…»165. Essere Capi

166. Fraternità internazionale – 167. Scautismo d’oltremare –168. Contro la guerra, ma non contro la difesa militare –169. La guerra – 170. Lo scautismo e la pace mondiale –171. Sviluppo spontaneo della dimensione internazionale –172. Discorso al 1°Jamboree (Olympia 1920) –173. «Tempora mutantur et nos in illis»174. «Prevenire è meglio che guarire»175. Fraternità universale di servizio – 176. Patriottismo mondiale –177. Ripensando la guerra –178. Esempio di Capi e fraternità mondiale –179. Un patriottismo più ampio e più nobile –180. Scautismo fraternità internazionale –181. Lo scautismo e la pace – 182. Puntare sempre più in alto –183. Messaggio al 3°Jamboree mondiale –184. Lo scautismo per la pace mondiale – 185. Dieci anni dopo –186. Scautismo internazionale– 187. La crisi economica –188. Il valore del Jamboree – 189. Un programma per l’anno nuovo –190. Ciò che voglio vedere a Gödöllö –191. Messaggio al 4°Jamboree (Gödöllö, 1933) –192. Il movimento degli adulti scout – 193. Il vero patriottismo –194. «Una volta scout, per sempre scout»195. Ancora sul valore del Jamboree –196. Fraternità internazionale al campo –197. Discorso al 5°Jamboree (Vogelensang, 1937) –198. Discorso di chiusura alla 9°Conferenza internazionale –199. Un sogno sulla montagna –200. Dare al pendolo l’oscillazione contraria –201. Un’altra guerra mondiale – 202. Il seme è gettato –203. La lezione della guerra – 204. Ho potato le rose –205. L’ultimo augurio –206. «Il vecchio ordine cambia, cedendo il posto al nuovo»

8.STORIA

SCAUTISMO 301 207. L’origine dello scautismo - 208. Gli effetti di una B.A.

DELLO

7.FRATERNITÁ INTERNAZIONALE E PACE 235

209. Trattenere gli scout più anziani –210. Primi passi del roverismo – 211. Lo scopo del roverismo –212. Il roverismo – 213. Il compito dei rovers –214. Roverismo – 215. Il servizio come idea-forza del roverismo –216. Roverismo e formazione del carattere –217. Il compito odierno dei rovers

10.LUPETTISMO 317

218. La formazione del lupetto –219. L’importanza del lupettismo –220. Ancora sull’importanza del lupettismo –221. Lupettismo e metodo esploratori –222. Non soltanto ragazzini che giocano –223. Lettera circolare ai genitori dei cuccioli –224. E se i lupetti divengono più numerosi degli esploratori? –225. “Onore lupetto” e specialità per lupetti –226. Lupettismo, scautismo e roverismo –227. La salita al reparto – 228. Promessa lupetto e Promessa scout

11.VARIE 329 229. Nuotare come San Patrizio APPENDICE 331

Discorsi registrati di B.-P. 332 1. Agli scouts - 2. Ai Capi e commissari - 3. Ai genitori4. Al pubblico - 5. Agli esploratori - 6. Ai genitori dei lupetti7. Il Grande Urlo - 8. Agli sportivi9. In Polonia sullo scautismo10. L’ottantesimo compleanno

INDICE ANALITICO 353

9.ROVERISMO 305

NOTA INTRODUTTIVA

Gli scritti raccolti in questa antologia non appartengono alle principali opere del fondatore dello scautismo pubblicate in questa collana. Come contenuto, essi si apparentano ad una di esse, Il libro dei Capi, in quanto anch’esse rivolte direttamente ai responsabili del Movimento scout. Esse, peraltro, se ne distinguono per il loro carattere più empirico. Sono in gran parte pagine scritte sotto l’urgenza di avvenimenti od esigenze immediate, con quello stile diretto, ma non privo di impennate volta a volta umoristiche o letterarie, che è tipico di Baden- Powell. Qua e là, come al suo solito, appare la pennellata autobiografica: lo scautismo per B.-P.- e per qualunque Capo - è inseparabile della propria esperienza di vita. «Ogni Capo è il manuale di se stesso» (cfr. n. 88).

I vari brani sono stati scritti non in un volger limitato di anni, ma durante tutto l’arco della vita scout di B.-P., quella che lui soleva chiamare «la mia vita n. 2»: sfilano sotto i nostri occhi le sue idee sullo scautismo, dal primissimo schema pre-Brownsea agli ultimi pensieri di un ultraottuagenario vergati da mano ormai malferma e scoperti tra le sue carte dopo la morte. Ed in tal modo è possibile, attraverso le inevitabili ripetizioni (B.-P. era un seguace del detto «repetita juvant»), rilevare l’evoluzione delle sue preoccupazioni parallelamente allo sviluppo delle strutture e dei contenuti educativi del Movimento. Dai primi scritti sui campi e, sul sistema delle pattuglie, alle polemiche contro il militarismo e l’indianismo, allo sviluppo delle

NOTAINTRODUTTIVA - 11

varie branche e del sistema del gruppo, alla carenza di Capi, alle difficoltà provocate dagli sconvolgimenti bellici e poi dal sorgere delle dittature, è un venir fuori di nuovi problemi e nuove soluzioni che giustificano il nome, cui tanto teneva B.-P., di Movimento.

In particolare il lettore coglie la netta evoluzione dell’aspetto internazionale del Movimento. Questo nasce come iniziativa esclusivamente britannica e imperiale: ma già nel 1910 è presente in una decina di paesi esteri (tra cui, con primi embrionali esperimenti, in Italia). E nel 1913 si tiene in Birmingham il primo campo internazionale, in occasione del quale B.-P. dedica per la prima volta uno scritto a questo aspetto (cfr. n. 166): ma è ancora un internazionalismo, tra bianchi. Poi, la guerra mondiale, e con essa il ripensamento di B.-P., sollecitato da un lato dalla fedeltà alla Patria in pericolo, dall’altro dalla coscienza dell’assoluta futilità del massacro bestiale sui campi di battaglia europei (cfr. nn. 95, 176). Di qui la sua fuga in avanti, rappresentata dal lancio, durante la stessa guerra, della prospettiva postbellica del Movimento come strumento di pace e di riconciliazione internazionale. È il Jamboree, è la fraternità mondiale dello scautismo senza più limiti di razza, di classe, di religione; non più mero aspetto di fatto del Movimento, ma cosciente ricerca di un più ampio patriottismo, al di là dei confini del proprio Stato. È, anche, la critica appena accennata alla Società delle Nazioni e ai piani di disarmo, a suo parere destinati l’una agli altri a rimanere sterili senza una base concreta nell’animo delle giovani generazioni. Quella base appunto che egli vedeva già in atto nel Movimento degli scout e delle guide.

Utopia? Se lo chiede lo stesso B.-P. (cfr. n. 192). E certo è oggi possibile osservare che qui come altrove B.-P. sottovaluta l’aspetto delle strutture e viceversa sopravvaluta l’effetto sulla società della formazione individuale data dallo scautismo. Il Movimento contava, nel 1922, due milioni di membri (cfr. n. 95). Oggi, ad oltre 100 anni dalla sua fondazione, scouts e guide superano in tutto il mondo i 40 milioni. Possiamo per questo dire che, anche nei Paesi a più forte densità scout, si sia più vicini al «regno della pace e della buona volontà, che è il regno di Dio» (cfr. n. 198)?

12- TACCUINO

Ma se non vi è stato un automatico trasferimento, sul piano delle strutture sociali, delle idee-forza dello scautismo, non per questo è giusto trascurare l’aspetto dell’educazione (la quale, ricorda B.P., può essere solo personale e non di massa): l’un aspetto (le strutture) completa l’altro (le persone). E un impegno per la costruzione di un mondo nuovo non può prescindere da ambedue gli aspetti: sterile se limitato a un’educazione individualistica delle persone, lo è pure se preoccupato solo di mutare le strutture senza convertire le coscienze.

Al di là del loro contenuto specifico gli scritti di Baden-Powell restano poi, per i responsabili del Movimento, una fonte essenziale per afferrare lo stile con cui B.-P., la cui autorità era pure indiscussa e il cui prestigio leggendario, parlava ai Capi. Oltre a ciò che dice, è importante come lo dice. È il metodo della persuasione opposto al controllo cavilloso o al fatto compiuto. È l’accettazione leale e cosciente di una Legge come vincolo di disciplina e di fraternità, e del sacrificio di sé che talora ciò comporta; è il rifiuto delle pastoie burocratiche, delle riserve mentali, del campanilismo, del separatismo, dell’interpretazione personale.

Questo non è un libro da leggere tutto di seguito, ma piuttosto una fonte cui tornare, di tanto in tanto, per cogliere quell’aspetto essenziale che si ricava dagli scritti del Fondatore: lo spirito del Movimento.

Gli scritti sono tratti in buona parte dagli articoli mensili (Outlooks, o «punti di vista») apparsi sulla rivista dei Capi dell’associazione inglese (dal 1909 al 1922 the Headquarters Gazette, e successivamente The Scouter): in parte minore dalla rivista trimestrale del Bureau Internazionale, Jamboree, pubblicata dal 1921, o infine da varie altre fonti. Quanto ai disegni, malgrado il gran numero pubblicato nelle altre opere di questa collana, ne abbiamo ancora scoperti una ventina inediti, che riproduciamo in accompagnamento ai testi. B.-P., com’è noto, possedeva come pochi altri l’arte di rendere con uno schizzo o un disegno un’idea o un concetto (si veda, a titolo

NOTAINTRODUTTIVA - 13

d’esempio, il disegno raffigurante l’opposizione tra formazione scout e addestramento militare, p.96).

Sono stati omessi gli scritti sparsi successivamente inseriti nei quattro volumi fondamentali: e viceversa sono state inserite alcune parti del capitolo finale «Principi e metodi» della vecchia edizione di Scautismo per Ragazzi , capitolo solo per una parte - qui omessa - riprodotto nell’edizione attuale di Il libro dei Capi. Con richiami nelle note abbiamo rilevato i punti i cui B.-P. riprende - talora con le medesime parole - singoli concetti negli altri libri.

Talora i brani sono talora preceduti da un’introduzione che ha per scopo di situarli storicamente o di riassumere parti di minor interesse.

In questa quarta edizione, diversamente dalle precedenti (la prima apparve oltre trent’anni fa), gli scritti sono stati riordinati per grandi temi, e solo all’interno di essi l’ordine è cronologico. Vi è, logicamente, una certa misura di imprecisione in questo, visto che un medesimo scritto può trattare di valori morali, di principi del metodo e di governo associativo. Ma almeno chi cerchi gli scritti relativi ad un tema – pace, formazione religiosa, roverismo, lupettismo – può trovarli raccolti secondo l’argomento prevalente. Un ampio indice di nomi e degli argomenti trattati negli scritti può consentire di completare l’esame di un tema aggiungendovi gli accenni contenuti altrove.

Le citazioni degli altri scritti di B.-P. si riferiscono alle edizioni in commercio edite dalla Fiordaliso.

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1. METODO SCOUT IN GENERALE

1. Pattuglie di ragazzi

1 Organizzazione giovanile fondata nel 1883 da William Alexander Smith (1854-1914) per ragazzi fra gli 11 e i 18 anni, essenzialmente basata sulle scuole di catechismo domenicali delle Chiese protestanti e ancor oggi esistente (nel 1971: 162.000 membri in Inghilterra e 90.000 in altri Paesi). Fu ad essa che B.-P. cercò inizialmente di applicare le sue idee per un programma per i giovani, in una serie di incontri con Smith e i suoi ragazzi nel 1903 e 1904.

2 Movimento giovanile della Chiesa Anglicana, fondato nel 1891, con intonazione nettamente militaristica.

3 «Young Men’s Christian Association», noto movimento di ispirazione protestante fondato nel 1844 a Londra da George

Il sistema delle pattuglie

Pubblichiamo qui il primissimo scritto di B.-P. sul metodo scout, anteriore sia al campo sperimentale di Brownsea che allo Scouting for Boys . Si noti l’insistenza di B.-P. nel rivolgersi alle organizzazioni esistenti, e soprattutto il titolo: non già l’associazione, non il reparto, non il comitato di adulti, ma la pattuglia di ragazzi è il punto d’inizio nel nuovo sistema educativo, e ne resterà la pietra angolare.

Il seguente è lo schema di un programma che, in risposta a varie richieste, ho ritenuto di sottoporre all’attenzione dei dirigenti di «Boys Brigades»1, «Church Lads Brigades»2, clubs di cricket, corpi di cadetti ed altre simili organizzazioni per ragazzi, insegnanti di tutte le classi, membri dell’Y. M. C. A.3, membri del clero, gentiluomini di campagna, datori di lavoro ed altre persone interessate alla giovane generazione, sia in madrepatria che nelle colonie.

Scopo: Aiutare organizzazioni esistenti a fare dei giovani della generazione che sale, di qualunque classe o credo religioso, buoni cittadini o utili coloni.

Motivi: Quest’idea è stata originata da: - l’esistente urgente necessità di sviluppare tra la giovane generazione le molte qualità che fanno i buoni cittadini nel nostro paese;

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William e divenuto ben presto internazionale: i suoi scopi non sono lontani da quelli dello scautismo (sviluppare un carattere forte ispirato ai principi cristiani tramite attività civiche e di gruppo).

4 B.-P. raccontò più tardi come un gruppo di sette ragazze sfilasse inaspettatamente sotto i suoi occhi a un raduno scout nel settembre 1909, e come da tale fatto nascessero spontaneamente le guide (cfr. anche n. 142). Vediamo peraltro che un’estensione dello scautismo alle ragazze era presente alla mente di B.-P. fino dal primo momento.

- la mancanza di attrattiva in alcune delle esistenti organizzazioni per ragazzi;

- la mancanza in tutte queste organizzazioni di novità che permettano di tener vivo l’interesse del ragazzo;

- le numerose richieste di suggerimenti che mi sono pervenute.

Metodo: Dare, sotto il nome di «scautismo», una nuova e attraente forma di educazione alle qualità virili.

Può essere applicato a qualunque organizzazione esistente o, dove non ne esiste alcuna, può senza difficoltà esser condotto per conto suo.

Applicabile in città o in campagna, in madrepatria o nelle colonie.

Può anche essere esteso alla formazione delle ragazze4. Non costoso, facile ed interessante per i dirigenti.

Materie: Istruzione nelle arti dello scout, tra cui l’osservazione, le tracce, la deduzione, la scienza dei boschi, la tecnica delle attività sull’acqua, il salvamento di vite umane, la salute, l’economia, l’abnegazione, la disciplina, la responsabilità, la cavalleria, il patriottismo.

Giochi: Per esercitazioni ulteriori e per mantenere interesse nelle suddette attività si è pensato a vari giochi e competizioni, collegati a un sistema di «onori».

Manoscritto del febbraio 1907 riprodotto in W. Hillcourt with Olave, Lady Baden-Powell, TheTwo Lives of a Hero, Heinemann, London, 1964, p. 258.

Manuale: Un manuale economico illustrato, «Scautismo per Ragazzi», è in preparazione; esso dà tutti i dettagli e contiene un corso di lezioni progressive che permetterà a un istruttore, anche se egli stesso non è addestrato, di insegnare ai suoi ragazzi; oppure può esser messo nelle mani di un ragazzo perché si istruisca da sé. Ogni guadagno dalla vendita del manuale verrà devoluto ad organizzare pattuglie di ragazzi.

M ETODOSCOUTINGENERALE - 17

2. Capi pattuglia

Organizzazione: Una «pattuglia» è composta da sei ragazzi sotto un ragazzo più anziano che è il «capo pattuglia». Da quattro a dieci pattuglie formano un «reparto» sotto un dirigente in qualità di «Capo reparto».

Alcuni Capi reparto sono ancora in ritardo sui tempi (e di conseguenza i loro reparti sono al disotto del livello medio), in quanto non si servono abbastanza dei loro capi pattuglia.

Dovrebbero invece dare a questi loro collaboratori la stessa libertà d’azione che essi stessi vorrebbero avere dai loro commissari o commissariati di distretto.

Dovrebbero tenere il capo pattuglia responsabile per qualunque cosa, buona o cattiva, accada nella pattuglia.

Dovrebbero affidargli una responsabilità, lasciandolo poi svolgere il suo lavoro, e se sbaglia lasciarlo sbagliare e mostrargli in seguito dove ha sbagliato; per il ragazzo è questo il solo mezzo per imparare.

Il valore della formazione scout consiste per una buona metà nel porre una responsabilità sulle giovani spalle del ragazzo. In particolare il sistema è buono per domare gli spiriti più ribelli; offre loro qualcosa cui essi amano dedicarsi, distogliendoli da imprese da teppisti, ugualmente eroiche ma meno raccomandabili.

Headquarters Gazette, aprile 1910

3. Ancora sui capi pattuglia

I progressi migliori si verificano in quei reparti in cui il potere e la responsabilità del governo del reparto sono effettivamente nelle mani dei capi pattuglia. Il segreto del successo di molti Capi reparto è di avere dei capi pattuglia che veramente fanno il loro lavoro come se fossero aiuto Capi. I Capi reparto si troveranno allora in grado di sviluppare il reparto, fondando nuove pattuglie o aggiungendo nuovi elementi a quelle già esistenti.

Aspettatevi molto dai vostri capi pattuglia, e nove volte su dieci essi saranno all’altezza delle vostre aspettative. Se inve-

18- TACCUINO

ce continuerete a trattarli come bambini e a non aver fiducia nella loro capacità di far bene le cose, non otterrete mai che facciano qualcosa di propria iniziativa.

Headquarters Gazette, giugno 1910

4. Il sistema delle pattuglie

5 Cfr. Il libro dei Capi, Cap 3 - Lo scautismoIl sistema delle pattuglie - Fiordaliso 2006.

Molti Capi reparto e altri all’inizio non si sono accorti dello straordinario valore che potevano trarre dal sistema delle pattuglie se si decidevano ad usarlo; ma credo che la maggior parte di essi ne sia sempre più consapevole. Dopo tutto, il sistema delle pattuglie consiste semplicemente nell’inserire il ragazzo in una banda permanente guidata da uno della banda stessa, la quale costituisce la naturale organizzazione dei ragazzi, sia per combinarne qualcuna, sia per divertirsi5.

Ma per ottenere da tale sistema i risultati migliori bisogna dare al capo pattuglia una responsabilità reale e generosamente ampia; dando solo una responsabilità parziale si ottengono solo risultati parziali. Servendosi in tal modo dei capi come elementi chiave ci si può scaricare da un’infinita massa di lavoro di dettaglio, fonte di preoccupazioni. E tuttavia lo scopo principale non è tanto quello di risparmiare preoccupazioni al Capo reparto, quanto quello di dare responsabilità al ragazzo, essendo questo il modo migliore per svilupparne il carattere. In una banda di monelli di strada è generalmente il ragazzo più dotato di personalità che emerge fino ad imporsi come il capo. Questo schema naturale, applicato alle nostre esigenze, produce i migliori risultati.

Il compito del Capo reparto è di mostrare la meta da raggiungere; e le varie pattuglie del reparto fanno a gara per conseguirla, accrescendo così l’entusiasmo e migliorando la qualità del loro lavoro.

Headquarters Gazette, maggio 1914

Una volta, mentre mi trovavo sul mare a bordo di un battello da pesca di proprietà di mio fratello, andammo a finire sugli scogli. Credevo che per noi fosse finita ed osservavo al-

M ETODOSCOUTINGENERALE - 19
5. Importanza dei capi pattuglia

6 Era Warington BadenPowell, di 10 anni più vecchio di B.-P., più tardi autore del primo manuale di istruzione per gli scouts nautici.

larmato mio fratello maggiore6, che era il nostro capitano, attendendo il segnale di indossare il salvagente e di rifugiarsi nella scialuppa. Ma quando alla fine egli mi rivolse lo sguardo fu per lanciarmi un’occhiataccia e gridare con rabbia: «Attento a quel rampino che ti sta scivolando via proprio sotto il naso!».

Accortomi che egli pensava a simili dettagli, cominciai a rendermi conto che il pericolo non era poi gravissimo e che con un po’ di attenzione a far bene alcune cose di minore importanza potevamo cavarcela felicemente e senza danni: cosa che ci riuscì poi di fare.

7 «Their Scout business as usual»; allusione alla frase «business as usual» (lett. affari come al solito), scritta sulle porte dei negozi inglesi in tempo di guerra.

Così accade con il Movimento scout. I temperamenti nervosi sembrano ritenere che esso sia sull’orlo della disintegrazione perché la guerra porta via la parte migliore dei nostri commissari e Capi. Ma io sono assai lieto di vedere che ci sono alcuni che «stanno attenti ai rampini» e che fanno il loro «servizio scout come al solito»7.

Portando lontano un gran numero di Capi e commissari la guerra in realtà fa un gran bene al Movimento. Veramente non avrebbe potuto cadere in un momento più opportuno per mettere in rilievo l’importanza, su cui ho sempre insistito, del sistema delle pattuglie e dell’utilità dei capi pattuglia, quando, s’intende, essi siano opportunamente formati e sia data loro una responsabilità.

6. L’azione del capo pattuglia

Conclusioni tratte da B.-P. al termine di una conferenza di capi pattuglia tenuta a Manchester.

La pattuglia è l’unità importante dello scautismo, e se ogni pattuglia è ben formata dal suo capo, tutto il reparto non può che essere di buon livello.

Il capo pattuglia deve ottenere disciplina dai suoi scout non sgolandosi a dare loro ordini a forza di urlacci, ma conquistandoli tramite l’amicizia personale e dando loro l’esempio di uno che è capace di far tutto egli stesso; allora ognuno di essi sarà

Headquarters Gazette, maggio 1915
20- TACCUINO

7. Sviluppo del

sistema delle pattuglie

portato a fare il suo lavoro sotto la spinta di una solidarietà attiva col capo pattuglia e del desiderio di appoggiarne l’azione.

Headquarters Gazette, marzo 1916

Da diverse fonti ho avuto relazioni interessanti di risultati assai soddisfacenti ottenuti sviluppando il sistema delle pattuglie. Il principio si può riassumere così: ogni individuo nella pattuglia è reso responsabile, sia in sede che al campo, di un suo contributo ben preciso al buon funzionamento dell’insieme.

Il sistema mette tra l’altro in rilievo la posizione e le responsabilità del capo pattuglia, e accresce l’interesse personale e le qualità di civismo di ciascun membro, mentre fa sorgere un più forte spirito di comunità nel gruppo.

La pattuglia costituisce essa stessa un consiglio: - il capo pattuglia riveste le funzioni di presidente; - il vice riveste le funzioni di vice-presidente, nonché magazziniere, ecc. - il terzo di pattuglia riveste le funzioni di diarista; - il quarto di pattuglia riveste le funzioni di tesoriere; - il quinto di pattuglia riveste le funzioni di guardiano dell’angolo di pattuglia; - il sestodi pattuglia riveste le funzioni di maestro dei giochi; - il settimo di pattuglia riveste le funzioni di bibliotecario. Il consiglio di pattuglia si occupa di materie come, ad esempio, a quali specialità la pattuglia dovrà puntare, dove fare campi o uscite di fine settimana, partite di calcio o di cricket, competizioni o saggi di atletica leggera, ed inoltre propone questioni che verranno esaminate e decise dalla Corte d’Onore del reparto.

Il diarista tiene i verbali del consiglio, i quali vengono ordinariamente letti alla riunione successiva in modo che possono essere corretti prima della loro firma da parte del presidente capo pattuglia. Il diarista ha altresì il compito di tenere un libro d’oro della pattuglia nel quale ogni settimana sono brevemente riportate le attività della pattuglia in sede e fuori sede.

M ETODOSCOUTINGENERALE - 21

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