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Anno V N. 46 21-11-2009 www.filotea.info

Filotea

I CRISTIANI E LA FATICA DI PENSARE

Se noi risolviamo i problemi della fede col metodo della sola autorità, possediamo certamente la verità, ma in una testa vuota! (San Tommaso) Dieci anni fa Pietro Prini pubblicò un libro che fece scalpore: Lo scisma sommerso (Garzanti). Oggi Riccardo Chiaberge, direttore del supplemento domenicale del Sole 24 Ore, ripropone il medesimo sostantivo ma senza aggettivi: Lo scisma. Cattolici senza papa (Longanesi). In effetti il Codice di diritto canonico qualifica lo scisma proprio così, come «rifiuto della sottomissione al Sommo Pontefice», e lo sanziona con la scomunica latae sententiae. Ma cosa sta succedendo perché uno dei più profondi filosofi cattolici quale fu Prini e uno dei più acuti giornalisti qual è Chiaberge giungano a usare un termine tanto impegnativo? Né sono i soli, si veda anche Piero Cappelli, Lo scisma silenzioso (Gabrielli) e Per un cristianesimo adulto, 28 interviste a cattolici poco obbedienti a cura di Giorgio Pilastro (Abiblio). Chiaberge racconta cattolici che non fanno dell´obbedienza al papa il carattere distintivo della loro fede, ma che neppure praticano una disobbedienza preconcetta che ancora li definirebbe (seppure in negativo) in funzione del potere papale. La loro fede semplicemente non si definisce in rapporto al papa ma a qualcosa per loro di più importante: l´amore per il mondo. Non coltivano volontà scismatiche, perché l´obiettivo non è la Chiesa con le sue strutture, ma il mondo e la sua giustizia. Il clericalismo è superato, la laicità pienamente affermata: il banco di prova della fede sono le strade e i laboratori del mondo. Ecco perché questi cattolici, continuando a dichiararsi tali, non temono di infrangere la dottrina ecclesiastica quando la vedono come un ostacolo al bene del mondo. Così c´è suor Maria Martinelli, medico e missionaria in Africa, che spiega tutti i metodi di prevenzione dell´Aids, condom compreso, perché si ha «il dovere morale di non trasmettere l´infezione»; c´è Giorgio Lambertenghi Deliliers, presidente dei Medici cattolici di Milano, che sostiene la donazione alla ricerca degli embrioni congelati e apprezza le aperture di Obama al riguardo; c´è Elisa Nicolosi della Mangiagalli di Milano che è orgogliosa dei 250 bambini che con la fecondazione assistita ogni anno nascono nel suo ospedale; c´è don Luigi Verzé, fondatore del San Raffaele, che proclama che «nulla e nessuno può fermare la ricerca»; c´è Elena Cattaneo che lavorando sulle staminali embrionali dice che «più guardo queste cellule più si rafforza la mia fede che il dono della vita vada speso per ridurre le sofferenze». La situazione è riassunta da don Virginio Colmegna, direttore della Casa della Carità di Milano: «Non c´è nessun dogma da consegnare sulle verità morali, c´è una grande ricerca». Uno scisma vero e proprio quindi? In realtà la categoria “scisma” è inappropriata per questa tensione spirituale, del tutto diversa da quella che portò allo “scisma d´oriente” del 1054 tra Roma e Costantinopoli dividendo cattolici e ortodossi, o da quella che dal 1378 al 1417 produsse il “grande scisma d´occidente” con ben tre papi in contemporanea. Allora l´oggetto del contendere era il potere all´interno della Chiesa, oggi è il corretto rapporto col mondo. Il potere ecclesiastico lo si lascia volentieri a chi lo

Punto di vista

Se i cattolici disobbediscono di Vito Mancuso

Repubblica 21.11.09 detiene, e nella vita concreta si fa ciò che indica la luce della coscienza al fine di produrre il massimo di bene e di giustizia, senza per questo cessare di ritenersi cattolici, anzi pensando così di esserlo veramente. Né il potere papale ha la possibilità di impedirlo, come avveniva nel passato con il ricorso alla violenza. Ulrich Beck, docente di sociologia a Monaco di Baviera e a Londra, nel libro Il Dio personale (Laterza) descrive una ricerca spirituale strettamente individuale che attraversa con vivacità tutta l´Europa. Un Dio “fai da te” quindi, un sincretismo che si crea un credo e una morale a proprio uso e consumo? C´è molto di più. C´è soprattutto, scrive Beck, «una religione nella quale l´uomo è sia credente sia Dio». Non siamo lontani dal dispiegamento dell´idea teologica principale di Gesù: non c´è amore per Dio se non come amore per l´uomo. Oggi non è più concepibile una mano che si alzi per colpire nel nome di Dio, neppure se il papa, com´è avvenuto in passato, dovesse assicurare che “Dio lo vuole”. E diventa sempre meno concepibile una mano che nel nome di Dio si rifiuta di curare i sofferenti con tutti i possibili strumenti, per esempio impedendo la ricerca sulle staminali embrionali o boicottando l´uso del preservativo. Oggi l´unico Dio accettabile è il Dio che sta totalmente e concretamente dalla parte dell´uomo. E con ciò non siamo lontani dal centro del cristianesimo: l´incarnazione di Dio. Forse sarebbe opportuno che qualcuno nei sacri palazzi iniziasse a leggere con più attenzione e con più amore ciò che Gesù chiamava “segni dei tempi”.


re: il pasto eucaristico invitava a partecipare al divino e rendeva possibile una genuina identificazione umana con il Dio fatto uomo.

In libreria Klaus Berger, I cristiani delle origini. Gli anni fondatori di una religione mondiale, Queriniana, 2009, 33,00 euro Con il suo Gesù, autentico bestseller, Klaus Berger ha pubblicato una summa, apprezzata a livello internazionale, della ricerca storica e scientifica sul fondatore e fondamento del cristianesimo. Berger si dedica ora – in questo testo che costituisce la continuazione dell’opera precedente – agli anni di fondazione del cristianesimo, a quel cinquantennio che va dalla risurrezione fino alla scomparsa della prima generazione dopo Gesù o – come lo si chiama tradizionalmente – al “periodo apostolico”. Se Gesù è stato la matrice, l’innesco, l’irruzione sorprendente grazie alla quale si è messa in moto l’avventura, dall’iniziativa locale di una manciata di pescatori e contadini dalle umili origini, nell’angolo più remoto dell’antichità, è nata una religione mondiale. I primi cristiani rappresentavano un’alternativa attraente alla religiosità pagana dell’epoca – e questo sul piano intellettuale, etico ed esistenziale – non solo per il fatto che professavano la fede in un unico Dio, ma soprattutto perché era dimostrabile che il loro Cristo era esistito realmente. La loro dottrina si basava dunque su un fondamento storico. Diversamente dalla società romana emarginante, poi, il cristianesimo era egualitario e universale: poveri e ricchi, uomini e donne, tutti erano benvenuti, per tutti gli strati sociali e per tutti i popoli una via nuova era aperta. A differenza dei culti sacrificali dell’epoca, i seguaci di Cristo offrivano una forma religiosa al cui centro stava l’amo-

John P. Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico-4. Legge e amore, Queriniana, 2009, 68,00 euro I precedenti volumi dell’opera monumentale Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico si basano sulla convinzione che, sebbene le informazioni storiche documentate siano abbastanza limitate, indipendentemente da una prospettiva confessionale, è tuttavia possibile giungere a un consenso sui fatti storici fondamentali della vita di Gesù. In questo a lungo atteso quarto volume, Meier affronta un nuovo tema – gli insegnamenti del Gesù storico sulla Legge di Mosè e sull’etica – con lo stesso rigore che egli ha mostrato nei suoi precedenti tre volumi. Dopo una valutazione critica delle opinioni scientifiche circa il valore e la rilevanza della Legge mosaica al tempo di Gesù, questo quarto volume tratta degli insegnamenti di Gesù su tematiche legali fondamentali quali il divorzio, i giuramenti, il sabato, le regole di purità; tratta inoltre i diversi comandamenti dell’amore ricorrenti nei vangeli. Dalla ricerca di Meier emerge la figura complessa di un ebreo palestinese del I secolo, il quale non intendeva affatto abolire la Legge, ma nello stesso tempo era impegnato in dibattiti concernenti l’osservanza della stessa. Solo accogliendo questa immagine del Gesù storico alle prese con le questioni della Torah possiamo evitare – secondo la conclusione dell’autore – il diffuso errore di costruire una teologia morale basata sullo studio di “Gesù e la Legge”.


Di cosa parliamo, quando parliamo di... “ammissione degli anglicani ”

Dal sito www.queriniana.it Approfondimenti teologici

Quasi mezzo milione di anglicani potrebbe trarre profitto dalla nuova struttura canonica annunciata dal Vaticano martedì 20 ottobre ammettendoli nella comunione con la Chiesa cattolica. Ma che forma avrà un simile raggruppamento? Diciassette anni fa il teologo domenicano Aidan Nichols espose la propria visione di quello a cui poteva assomigliare la Chiesa anglicana in piena comunione con Roma. Nel suo libro, The Panther and the Hind – La pantera e la cerva – prevedeva che un modello “uniate” fosse più simile delle chiese antiche, come il rito latino o le chiese cattoliche armene. Queste non hanno mai fatto parte del rito romano o occidentale ma sono ciononostante in piena comunione con Roma. Le chiese uniate hanno poi i loro riti, le proprie culture e un diritto canonico a sé. Secondo Aidan Nichols, una simile entità cattolica anglicana potrebbe essere «una chiesa con una metafisica religiosa presa dai platonici di Cambridge 1, fornendo, come fecero loro, una dottrina della creazione e dando valore all’essere umano “a immagine e somiglianza di Dio” necessario all’umanismo teo-

centrico di ogni vera tradizione cattolica; un éthos dottrinale e sacramentale assunto dai teologi della Restaurazione 2, insieme alla loro accentuazione dell’inseparabile interconnessione di incarnazione, chiesa e liturgia; uno spirito missionario mutuato dal movimento evangelicale 3 e imperniato dunque sul significato universale dell’opera di riconciliazione del Salvatore – tutto questo confermato e, dove necessario, corretto dall’accettazione della struttura della comunione cattolica romana, comprendendovi l’autorità di dottrina per determinare i molti interrogativi riguardo la fede e la morale che, storicamente, hanno tenuto divisi gli anglicani». La visione di Aidan Nichols è citata con approvazione dal vicario generale della Chiesa cattolica anglicana di Australia, vescovo David Chislett, in un intervento alla Comunione anglicana tradizionale (Traditional Anglican Communion - TAC) e pubblicato a luglio. A quel tempo ci sono state delle comunicazioni che davano la TAC vicina al raggiungimento di un accordo con la Congregazione per la dottrina della fede circa la creazione di un prelatura personale come meccanismo che porterebbe la TAC


di questo sarà concesso mantenere alle comunità nuovamente “riunite”. Si andrà oltre l’innodia, la King James Bible 4 e il caratteristico abito? Rowland Tracey: «Quando si arriva ai problemi più pratici sul modo di proseguire verso l’unità cristiana, Ratzinger ha sostenuto che i cattolici non possono chiedere che tutte le altre chiese siano sciolte e i loro membri vengano incorporati individualmente nella Chiesa cattolica. In ogni caso i cattolici possono sperare che verrà il momento in cui “le chiese” che sono al di fuori de “la chiesa” entreranno nell’unità di quest’ultima» nell’ambito cattolico pur restando al di fuori della struttura diocesana. In ogni modo quel modello, inventato per l’Opus Dei, è stato giudicato monolitico e centralizzato. Al suo posto, ciò che è stato annunciato dal Vaticano martedì 20 ottobre è l’istituzione di «ordinariati personali – entità simili agli ordinariati militari – organizzati a livello locale». L’obiettivo della TAC, secondo il suo primate, l’arcivescovo John Hepworth, è quello di «cercare un modo comune ed ecclesiale di essere cattolici anglicani in comunione con la Santa Sede, facendo tesoro della piena espressione della fede cattolica ed apprezzando pure la nostra tradizione all’interno di quel che abbiamo ricevuto fino a questo momento». Il vescovo Chislett cita un recente studio sulla teologia di Benedetto XVI per dire che anche il papa non esclude questa idea. Il professor Rowland Tracey nel suo libro Ratzinger’s Faith – La fede di Ratzinger, OUP 2008, ha espresso così il suo pensiero: «Quando si arriva ai problemi più pratici sul modo di proseguire verso l’unità cristiana, Ratzinger ha sostenuto che i cattolici non possono chiedere che tutte le altre chiese siano sciolte e i loro membri vengano incorporati individualmente nella Chiesa cattolica. In ogni caso i cattolici possono sperare che verrà il momento in cui “le chiese” che sono al di fuori de “la chiesa” entreranno nell’unità di quest’ultima». Questo momento è più vicino con questo annuncio. Tuttavia un argomento maggiore che rimane incerto è ciò che esattamente costituisce il “patrimonio spirituale e liturgico propriamente anglicano” e quanto

Alla conferenza stampa a Roma per l’annuncio della nuova costituzione apostolica 5, il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, cardinal William Levada, ha detto che i preti anglicani sposati saranno ordinati preti cattolici sebbene i vescovi anglicani a loro volta sposati non potranno fare le funzioni dei vescovi cattolici conservando la tradizione antichissima cattolica e ortodossa di ordinare vescovi solo tra il clero celibe. Gli uomini coniugati che ricevono una formazione da seminario verranno ordinati e potranno svolgere la funzione di presbitero. Ma i sacerdoti devono essere celibi. In un certo senso un modello di ciò a cui queste comunità potrebbero assomigliare esiste già negli Stati Uniti. Nel 1982 la Congregazione per la dottrina della fede e papa Giovanni Paolo II approvarono un “provvedimento pastorale” per gli episcopaliani americani per entrare in piena comunione con Roma preservando le proprie parrocchie e il culto per lo più nello stesso modo con cui si sono sempre comportati. I gruppi richiesero questo nel 1977 dopo che la Chiesa episcopaliana iniziò a ordinare le donne al sacerdozio. Queste parrocchie non hanno ricevuto uno sguardo amichevole da parte dei vescovi episcopaliani, come si può ben immaginare. La Congregazione per il culto divino ha approvato recentemente un libro per il culto (Book of Divine Worship) 6, che è la versione modificata del Book of Common Prayer – libro comune della preghiera con alcuni minimi adattamenti. Sia il cardinal Levada sia l’arcivescovo Di Noia, segretario della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti hanno insistito sul fatto che la decisione del papa di permettere una «riunione corporativa» di tali gruppi anglicani con Roma non rappresenta la fine del dialogo ecumenico con la Comunione anglicana né indebolirà l’impegno del Vaticano nel promuovere l’unità cristiana. Inoltre hanno sottolineato che questa nuova disposizione è stata una “riposta” a una richiesta più che un “aperto invito”. Ma è difficile vedere come questo nuovo sviluppo agirà se non spargendo ulteriore divisione nella Comunione anglicana e confondendo i cattolici che da tempo sono impegnati nell’attività ecumenica.


Viviamo la Parola di Dio

XXXIV Domenica - Che razza di re!

Dn 7,13-14/Ap 1,5-8/ Gv 18,33-37

[Dal sito www.tiraccontolaparola.it]

Una non festa conclude il nostro anno liturgico, una festa all’apparenza solenne, che parla di re, che parla di trionfi, che rispolvera – forse – antichi fasti di una chiesa militante in perenne scontro col potere mondano, potere talora segretamente desiderato, talora contrastato, che immagina, forse ingenuamente, una vittoria definitiva di Cristo più ambita che realizzata. Una festa che richiama un’improbabile sovranità di Cristo, un happy end di cui abbiamo fortemente bisogno per guardare all’anno appena trascorso e rilanciare l’anno che sta per iniziare. Ma a leggere il vangelo si resta spiazzati, al solito. Poteri Due poteri sono a confronto: quello di Roma imperiale e del suo rappresentante, il procuratore Ponzio Pilato e quello meschino e risibile del falegname di Nazareth che si è preso per Dio. L’immenso Giovanni nel capolavoro del dialogo fra Gesù e Pilato mette in scena una vera e propria rappresentazione teatrale: Pilato si crede forte, pensa di avere tra le mani questo fantoccio, disprezza lui e tutti gli ebrei che lo costringono ad usare il pugno di ferro e che, ci narra la storia, diverranno la pietra d’inciampo nella sua carriera verso il Senato. Si diverte, Pilato, a prendere in giro questo misero falegname che ha perso anche l’appoggio dei suoi superiori religiosi. Scherza, irride, gli propone un dialogo all’apparenza giusto, finge giustizia ed equità. Il potere spesso diventa farsa e burla, difende solo se stesso e si contrappone a chi lo ostacola. I sadducei e i sacerdoti del tempio devono chiedere permesso all’odiato Pilato che detiene lo ius gladii, il diritto di morte per sbarazzarsi dell’ingombrante Nazareno. Il Sinedrio vuole uccidere Gesù ma non può. Pilato vuole salvare Gesù per umiliare il Sinedrio ma non può. Entrambi faranno ciò che non vogliono. Il compromesso, la paura, il calcolo li fanno diventare burattini delle loro ambizioni. Pilato, durante tutto il colloquio, pone solo domande. Non si interroga: interroga. E non ascolta le risposte. Tu lo dici “Sei re?” – “Tu lo dici” risponde Gesù a Pilato. “Sei il Figlio di Dio Altissimo?” – “Tu lo dici” risponde altrove Gesù al Sommo Sacerdote. “Tu lo dici”: siamo liberi di credere o no, Dio non si impone, mai. Anzi, l’apparenza inganna: questo uomo sconfitto non assomiglia in alcun modo ad un re, men che meno ad un Dio. Sarà sempre così: il nostro Dio si nasconde, ci lascia liberi, smuove le nostre coscienze, chiede a noi di schierarci, ci costringe alla scelta. Il potere che Gesù viene ad esercitare è il potere a servizio della verità. Che non nutre se stesso, che non si autocelebra, che fugge la gloria e l’apparenza.

Domande birichine Che razza di re ci è capitato, amici, un re da burla che entra a Gerusalemme cavalcando un asinello e non un cavallo bianco, un re oltraggiato e preso in giro da annoiati soldati romani, un re che suscita la compassione e il disprezzo dell’irrequieto governatore Pilato. Che razza di re, senza armate, senza potere, senza rabbia, senza delirio di onnipotenza. E subito il nostro entusiasmo si smorza, subito i nostri segreti sogni di una eclatante vittoria del bene sul male si ridimensionano. No, non andrà così, non va così né ora né mai. Dio ha scelto di stare dalla parte degli sconfitti, dei dimenticati, re – certo – ma dei perdenti e re senza riscatto, re senza trionfi, re senza improbabili finali da commedia americana. Un re nudo, appeso ad una croce, crudele trono, cinto da una corona di spine, un re talmente sconvolto da avere necessità di un cartello che lo identifichi, che lo renda riconoscibile almeno alle persone che l’hanno amato. Questa è la non festa che celebriamo, che abbandona i trionfalismi per lasciare spazio alla meditazione, allo stupore. Questo è il vostro re, discepoli del Nazareno. Lo volete davvero un Dio così? Un Dio che rischia, un Dio che – per amore – accetta di farsi spazzare via dall’odio e dalla violenza? Lo volete davvero un Dio che rischia tutto, anche di essere per sempre dimenticato, pur di mostrare il suo volto? Un Dio che accetta di restare nudo, cioè leggibile, incontrabile, osteso, palese, evidente perché ogni uomo la smetta di costruirsi improbabili devozioni, scure visioni di Dio? Questo è il nostro Dio, un Dio amante, un Dio ferito, un Dio che fa dell’amore l’unica misura, l’ultima ragione, la sola speranza. Discepoli del non re Se discepoli di questo Dio, facciamo bene a guardare spesso a quella croce segno universale d’amore, non partigiano e settario segno di appartenenza religiosa, ma misura dell’amore, modello del dono. Se discepoli di questo re, non potremo sopportare nei nostri atteggiamenti ombre di dominio, stonature, fratture nei nostri rapporti. Se discepoli il potere, nella chiesa, tra noi, con i fratelli uomini, sarà sempre e solo servizio e l’ultimo giudizio, nella morale, nella prassi del nostro essere cristiani, sarà sempre e solo l’amore. Se discepoli sappiamo che la Storia finirà bene, finirà in luce, finirà nelle braccia del Maestro e questa Storia la vogliamo leggere e costruire nelle pieghe delle nostre piccole infinite storie, la vogliamo prendere come metro di giudizio delle cose e delle persone. Se discepoli abbiamo fiducia perché abbiamo sperimentato sulla nostra pelle la misura colma del suo amore devastante e rigenerante, fecondo e pieno di luce. Se discepoli siamo chiamati a costruire succursali del Regno, luoghi in cui la diversità è ricchezza e l’amore l’unica legge. L’amore l’unica legge, amici. Senza ingenuità, senza sconti, senza paure, l’amore diventa la misura del nostro essere, metro delle nostre scelte pastorali, scelte del nostro irrequieto vivere. Chiuso l’anno, grazie fratello Marco, discepolo di Pietro, per le belle cose che ci hai fatto vivere, per il volto semplice e immediato di Gesù sperimentato dal rude pescatore di Cafarnao.


Idee per mettersi in viaggio

Emmaus www.emmaus.it

26 dicembre-2 gennaio Campo di volontariato invernale Emmaus Comunità Emmaus a Boves - Cuneo E’ un occasione importante per sperimentare un diverso stile di vita improntato all’accoglienza, alla vita comunitaria, all’ecologia, alla sobrietà, alla solidarietà e all’impegno per i diritti di tutti a partire dai più piccoli e più deboli. L’attività sarà quella classica di Emmaus e cioè il recupero, il riciclaggio e il riutilizzo di materiale usato. L’iscrizione al campo è gratuita come l’attività di volontariato che i partecipanti svolgeranno presso la comunità. Il vitto, l’alloggio e l’assicurazione saranno a carico degli organizzatori. Filotea Libreria cattolica editrice Registrazione Tribunale di Aosta n. 3/04 del 17.03.04 Foglio settimanale Direttore responsabile Cristina Lordi Stampato in proprio Aosta - Via Hotel des Etats, 17 Tel. 016544527 / 3355265761

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Assisi - La cittadella www.cittadella.org 26/29 novembre 2009 Noi e gli altri. La sfida della interculturalità alla filosofia. Seminario di filosofia Monastero di Camaldoli www.camaldoli.it 3-7 dicembre 2009 XXX Colloquio ebraico-cristiano Le vie del dialogo. Esperienze di dialogo ebraico-cristiano oggi in Italia Fraternités monastiques de Jerusalem (in francese) http://jerusalem.cef.fr 2 marzo - 5 marzo 2010 - Vézelay Lectio divina: souffrance des hommes et compassion de Dieu Le “routes” si svolgono su un periodo lungo, come l’avvento o la quaresima e prevedono un programma settimanale di invio di mail. Sito consigliato: http://liberstef.myblog.it/


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