Idea di una nuova rivista di filosofia (in: MAGAZZINODIFILOSOFIA, vol. 1 (A1-SAGGI) del 2000, p. 5-14)
Un numero di rivista, – concepito secondo la tipologia corrente, legata a un’idea antica del Parnaso e a un’interpretazione moderna, barocca e illuministica di “repubblica delle lettere” come luogo ideale di intrattenimento “culturale”, dove si unisce l’utile al dilettevole e si richiama la convivialità implicita nella curiosità informativa e nel consumo rapido e gustoso (una tipologia corrente che si è anche adattata alle forme più recenti della comunicazione o “trasmissione” scientifica e dell’editoria che la “distribuisce”) – si presenta di solito come un piatto di portata: bistecca (gli articoli), contorni (rassegne note cronache), formaggi (le recensioni). Ma oggi, e da quando la rivoluzione informatica anglosassone ha dimostrato di poter abbattere la cortina di ferro in attesa di abbattere un po’ più in là la grande muraglia, si nota da un lato, che le “persone colte” sono sparite dalla circolazione (del resto, notoriamente inquinante) – dico quelle persone amabili che sono interessate a conoscere per sentito dire, per poi ridire in omaggio a una pratica salottiera di “conversazione”, che a sua volta,non c’è più, perché anche sui salotti televisivi grava la plumbea passività dell’ascolto di massa e la bestiale serietà di chi lo governa (o si propone di farlo). Quelle brave persone visitano ormai un mondo privato e segreto, la cui cifra è nel visibile e mirabile lathe biosas dei ricchi con le loro molte jet-societies o, con pari diritto, popolano i sempre riemergenti undergrounds dei giovani, quando non sopravvivono nei giardini ecologici della terza età o nelle riserve indiane (le cosiddette “sacche”) della povertà senz’aggettivi. Solo lì, dove il tempo sembra ristagnare, si fa ancora conversazione. Ebbene, i ricchi e i giovani, i vecchi e i poveri, intesi sociologicamente come categorie privilegiate dell’ozio e del consumo, del ricordo e del sogno (delle “donne” non si può più parlare in questo senso!) non hanno alcun titolo privilegiato per la meditazione filosofica, che interessa specialmente i produttori dotati di esperienza: quelli che hanno cuore e cervello per credere, lavorare,
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