Filisottili

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[BLOG] duemilanove


Liberi com'eravamo ieri, dei centimetri di libri sotto i piedi per tirare la maniglia della porta e andare fuori... [Samuele Bersani]

Ambisco a rilassarmi nell' ordinarietĂ . Ma sono incostante. Generosamente fluttuante. Evolutivo e dinamicamente incazzoso. In questo momento, vagamente nostalgico. Scrivo, leggo, a volte corro. Felice. Al lavoro mi interesso di comunicazione e di relazioni pubbliche. Anche di informatica e di cultura, per conto del Comune di Cairo Montenotte. Alcuni dei miei interessi sono, ad esempio, i libri. I dischi. Gli anni settanta. Le radio libere. La Vespa. I jeans Blue Blood Brand. Le scarpe Camper. Il trial running. Le nuove tecnologie. Le persone intelligenti. Ma non tutte, soltanto quelle buone. Il rockabilly, la Bossa Nova. Samuele Bersani. Jackson Browne. I Simple Minds. La fantastica Current TV.


14/02/2009 0:00 AM – Online

14 Febbraio '09 Ore 00.00 Il mio nuovissimo Blog è finalmente in rete! Grazie soprattutto a Luca. Che ha ragione quando dice: -amici veri ne sono rimasti pochi-.


L'ELEGANZA DEL RICCIO Inserito da Blogger il 14/02/2009 alle 00:00 AM - Categoria post Feedbacks

Dico un sacco di parolacce. A chili, proprio. Solo che non si può mica inaugurare un blog con una parolaccia. E allora ho pensato: facciamo le cose pulite, fatte bene, scritte asciutte. Immacolate. Cariche di significati profondi. Qualcosa di intenso. Poi ti metti lì, davanti al computer, col tuo bel cursore che ti lampeggia davanti. Aspetti l'incipit del secolo. Per circa un paio d'ore. Poi pensi "merda!" e cominci a scrivere l'unica cosa che ha senso: la verità. E la verità è che non sono un tipo pulito. Alla mia età non ho ancora imparato come si fa. Perché quando uno scrive le mani se le sporca per forza. Non puoi avere i polpastrelli puliti. Quindi eccomi qui a insudiciare di parole l'inizio del blog. Non so mica se ne sarò contento.


Oggetto: L'eleganza del riccio Commento inserito da Anonimo il 04/03/2009 alle 10:46 PM

Il titolo del tuo primo post è geniale. In quel libro, che ho amato molto, a pagina 49 si legge infatti: “…gli uomini vivono in un mondo dove sono le parole e non le azioni ad avere il potere, dove la massima competenza è il controllo del linguaggio”. Incipit perfetto per un blogger. Ti leggerò!

Oggetto: Dentro al mucchio! Commento inserito da Anonimo il 15/02/2009 alle 11:42 AM

Eccoti! Benvenuto tra quelli che si sporcano le mani! E' un mestieraccio quello del blogger: platea incazzata, discorsi da fare con la sensazione che dall'altra parte ci sia il vuoto... però è bello! BEnvenuto nel mucchio. Ti faccio subito spazio tra i miei preferitissimi! Vale

Oggetto: ..zzo!

Commento inserito da Anonimo il 14/02/2009 alle 10:28 AM

Ma ti pare questo il modo di cominciare??? :D... Benvenuto nella rete, blogoriccio! Nikos


BLOG ‘N ROLL -

Concita De Gregorio Claudio Velardi Valentina Maran Il Sindaco di Cairo Montenotte Giuseppe Genna

LIBRI -

Infinita notte di Alessandro Zaccuri Genova sembrava d'oro e d'argento di Giacomo Gensini Solo i treni hanno la strada segnata di Gabriele Romagnoli Tutto il freddo che ho preso di Grazia Verasani

MUSICA - Working on a dream di Bruce Springsteen - Solo. Dal vivo di Gianmaria Testa - Musiche ribelli di Luca Carboni


14/02/2009 9:32 PM - Piccola mondanitĂ Ieri sera sono salito sul palco e ho premiato la Castellana terza classificata. Peccato. Avevo votato per lei.

15/02/2009 5:43 PM - Senza esitazioni Questo Blog sarĂ semplicemente quello che deve essere: il mio mondo in tempo reale. Nessuno si senta escluso.


RAPPORTI UMANI Inserito da Blogger il 17/02/2009 alle 6:29 AM - Categoria post Backstage Pass

Eludere i cromatismi superflui. O bianco, o nero. Da oggi funzionerà così. Dentro o fuori, di qua o di là. Nessun’altra concessione all’indulgenza, oppure all’etica pelosa del quieto vivere. In assenza di un barlume di rapporto umano, certi soggetti sono momentaneamente cassati. Deleted. Depennati. Restino pure a vagare impettiti, circospetti, perennemente ammiccanti. Appesi alle loro “incombenze delicate”, woow! Io mi defilo. Abdico. Ho voglia di ordinarietà. Di sobrietà. Mi riservo agli altri. Quelli che sanno come farti ridere. Quelli che scrivono filastrocche. Quelli che sopravvivono all’intimo rodimento per il benessere altrui bevendoci sopra. Quelli che ti stressano mille volte al giorno perché hanno bisogno di te. Quelli che ti sopportano. Con la delicatezza del loro buonsenso o con la forza smisurata della pazienza. Quelli che ti dicono le cose in faccia, se devono farlo. Fissandoti negli occhi. Quelli che stanno dentro, che fanno muovere la macchina. Con discrezione, ogni maledettissimo giorno.


Oggetto: Estrema ipotesi Commento inserito da Blogger il 18/02/2009 alle 5:02 PM

Certo, vuoi mettere il grigino, l'azzurrino, il rosa, il verdino... le vie di mezzo sono indispensabili. Soltanto in certi casi avverto un'esigenza di chiarezza, di scelta univoca e inequivocabile. Ogni tanto ci vuole. Magari dopo aver provato a mediare, a inventarti vie di mezzo spesso senza senso. Come lato estremo, una scelta di campo netta e precisa. Ma solo qualche volta, quando non ce la fai più. Ordinario, come semplice. Un'idea di spontaneità e di pulizia. Di modestia e di autenticità. Una bella ipotesi. Ne parla il libro "Il pane di ieri" di Enzo Bianchi, che ho inserito nelle mie letture preferite.

Oggetto: Mi piace... Commento inserito da Anonimo il 18/02/2009 alle 12:18 PM

...moltissimo quello che hai scritto, l'ho riletto varie volte per cercare di afferrarlo meglio... In genere "ordinario" ha un'accezione negativa, mi pare che per te sia invece voglia di semplicità, immediatezza, sincerità o sbaglio? "Eludere i cromatismi superflui"... Ecco personalmente, non ci riuscirò mai, sarà che le sfumature mi sembrano sempre più affascinanti... Laura


17/02/2009 8:50 PM - Ipotesi per le prossime sere

Un consiglio salutare: invece di guardare il Festival di Sanremo, leggete il libro di Alessandro Zaccuri "Infinita notte". L'argomento è lo stesso, ma almeno lÏ non c'è niente di vero.


SBADIGLI CONSILIARI Inserito da Blogger il 18/02/2009 alle 5:24 PM Categoria post Piccola Città

L’ultima volta era finita a bestemmie. Con l’assessore Achille a chiudere discussione e adunanza con una sentenza inappellabile: “vujoci ‘n capisci in belin!” . Una figura retorica. Per sottolineare la sostanziale distanza tra punti di vista. Fisiologica tra maggioranza e minoranza. Aldilà del tecnicismo gergale, queste sono storie da piccoli Comuni. L’altra sera invece ero a Cairo Montenotte. La mia città. Ente di medie dimensioni, substrato politico frizzante, motivazioni fluttuanti verso l’alto in prospettiva dei prossimi appuntamenti elettorali nazionali e provinciali. Pronto ad assistere alla riunione del Consiglio Comunale, il massimo organo, accomodato accanto all’imponente maresciallo dei carabinieri. In trepidante attesa. Con una bella aspettativa di vivacità, di contraddittorio tra le parti, di sanguigna esposizione di ragioni, vere o presunte, ma pur sempre meritevoli di esternazione e dibattito. Il Consiglio Comunale me l’aspetto così: un’agorà di passione, di fantasia e di fermento ideologico. Il luogo delle idee. Dove i protagonisti della vita amministrativa decidono il futuro, segnando un percorso, indicando le linee di possibili sviluppi, di crescita, di evoluzione della comunità. Dove un tempo si andava per comprendere come vivere la vita della città. Dove è richiesta la serietà, la competenza, la capacità interpretativa e la lungimiranza dell’amministratore, ma anche l’eloquenza, l’ardore, l’istintività, la creatività. La genialità, perché no? Il Consiglio Comunale per me dovrebbe essere libera espressione di vitalità e democrazia. Nel generale rispetto delle regole, dell’etica, della buona educazione. Ma intenso. Genuino. Invece, una noia mortale. Un coacervo di lacci, laccetti, regole ferree e bacchettate. Formalismi esagerati: - Signor Presidente, collega Consigliere, spettabile Pubblico… Confusione. La minoranza che ad un certo punto si trasforma in maggioranza, la maggioranza che si esprime sottovoce, preoccupata nei toni e nella sostanza di stare ben compressa tra i paletti. Quindi, ineluttabilmente burocratica, solenne, ossequiosa.


Un Consiglio freddo. Ingessato. Barboso. Una vetrina di piccoli solipsismi. Peccato. Peccato che quando gli accenti si sono fatalmente impennati, con il simpatico pro-sindaco di Ferrania accalorato nell’appassionata difesa del sacrificio partigiano, un po’ di gente se ne fosse già andata, compresi i membri dell’opposizione. Anche il maresciallo deve essersi rilassato. Magari avrà ripensato ad Achille. Che, di certo, ha conosciuto anche lui.


LIBRI - Cross-Media. Le nuove narrazioni di Max Giovagnoli - La baia dei pirati di Luca Neri

MUSICA - Come foglie di Malika Ayane


19/02/2009 8:57 PM - Tempi difficili Sono tra i promotori di un corso di dialetto che prende il via stasera. Nostalgia e riscoperta delle tradizioni, come dice Massimo Gramellini, sono naturali in tempo di crisi.

22/02/2009 6:34 PM - Giunti al limite "Arrivati ad un certo punto occorre prendere la propria vita per mano. Portarla a correre, all'aria aperta, almeno tre volte la settimana. Senza ripensamenti." [P.P. Personal-Trainer]


COSI' VICINI COSI' LONTANI Inserito da Blogger il 24/02/2009 alle 11:23 PM - Categoria post Italianismi

Io non sono solo. Non riesco ad esserlo. Mai. Continuamente collegato. Flat-rate senza limiti, nel vivo del cybermondo. Facebook ha frantumato i confini. Una divina ossessione. Vetrina seducente, magnetica. Relazioni in continua mutazione in un divenire ansimante di meraviglia e compiacimento. Voglio avere tanti amici, sempre di più. Nutrire la passione smisurata per i contatti. Un vortice di conoscenze certificate in persistente reciprocità. Attori, scrittori, guru del marketing, antichissimi compagni di banco, deejay e pataccari, vanno bene tutti, purchè respirino e rispondano sì. Senza impegno, senza nessuna contaminazione dello strato affettivo. Sì. Connessi. Presenti nella mia moltitudine. Attivi e interagenti. Dentro i miei gesti rituali vuoti di investimento emozionale. Nel vivo delle ovvietà in terza persona -Anche oggi Alessandro è malinconico e triste- . Reali, ma mai in profondità. Sincere, ma senza alcuna responsabilità. Spiritose, a volte. Come in un reality, mi piace sbirciare, sapere certe cose degli altri, penetrare il privato. Magari voglio anche distanziarmi da me. Accostare qualcuno che sia più impertinente, simpaticamente sfacciato, più divertente e intelligente. Voglio esserci sempre. Sempre in contatto, insistentemente appiccicato al gruppo. Il mio gruppo, conosciuto, stimato e molto cliccato. Io non solo solo. Non posso esserlo. Non lo sarò più.


[Un tempo, almeno, ci trovavamo sulle panchine a parlare. O in piazzetta a giocare a pallone. Che nostalgia certe sere d’estate. Storie di mondi distanti. Anni luce da Facebook. Gli amici avevano un volto, e una voce, e pensieri un po’ sghembi. Ma quello sÏ, era davvero il mio cielo.]


Oggetto: Facebook non mi avra! Commento inserito da Anonimo il 27/02/2009 alle 9:17 PM

Perchè è pieno di persone sole che s'illudono di non esserlo.

Oggetto: Soltanto uno specchio

Commento inserito da Blogger il 27/02/2009 alle 9:22 PM

Le solitudini negate, sono solitudini autentiche. La felicità è effimera e non è nemmeno una vera felicità. Gli amici non sono amici, ma immagini riflesse che ricordano vagamente gli scrittori preferiti, i vecchi compagni che non sentivi da secoli e un po' di altre figure dai contorni sbiaditi. Niente a che vedere con la vita reale.

Oggetto: Closer

Commento inserito da Anonimo il 28/02/2009 alle 2:04 AM

Sì, i mondi distanti della giovinezza. Del futuro che non faceva paura, del futuro che era atteso, spasmodicamente desiderato. Che voleva dire diventare finalmente grandi, liberi, indipendenti. Oggi c'è facebook e altri pensieri sghembi. Altre solitudini, certo, ma altrettanto reali. Facebook è reale, l'interazione è reale. L'amicizia è fittizia come lo può essere l'amicizia nata su una panchina. Gli amici vanno e vengono come quelli che incontri per strada, senti al telefono più o meno spesso. Dipende da te. Da quanto ci investi, da come ti poni. La solitudine è un fatto esistenziale, una condizione dell'essere, non dell'apparire. E facebook è un luogo di ritrovo come lo sono tutti gli altri. Un approdo, un porto, un via vai dove ci siamo anche noi, e dipende da noi, seppur solo in parte, quello che otteniamo.

Oggetto: Che pesantezza!

Commento inserito da Anonimo il 28/02/2009 alle 8:35 AM

Su Facebook ci saranno anche i solitari e quelli che non escono di casa da 3 mesi, ma la maggior parte è gente normale che si diverte a tenersi in contatto, anche con questo mezzo.


25/02/2009 9:09 PM – Bastardismi Non sopporto alcuna forma di sopruso o prepotenza nei confronti delle donne. Tanto meno di quelle che conosco.

27/02/2009 9:25 PM - Riflessione "L'unico consiglio che mi sento di dare e che regolarmente do ai giovani è questo: combattete per quello in cui credete. Perderete, come le ho perse io, tutte le battaglie. Ma solo una potrete vincerne. Quella che s'ingaggia ogni mattina, davanti allo specchio." Indro Montanelli


DIALETTO ALLA RISCOSSA Inserito da Blogger il 01/03/2009 alle 10:33 AM - Categoria post Nostalghia

Si fa presto a dire identità. Il dialetto, in realtà, è molto di più. E’ l’anima nobile di un territorio, il patrimonio più autentico della sua gente. Il dialetto è una lingua esistita prima di noi. Piena zeppa di presenze, testimonianze, sfumature. Ci sono persone nate, vissute e morte parlando in dialetto. Lasciando in eredità storie che soltanto in quella lingua trovano senso e collocazione immediata, giusta espressività e forza emozionale convincente. Confidenzialità. Ascoltarlo e capirlo per tenerlo vivo, parlarlo per tramandarlo. Oggi che sta diventando una cosa per pochi. Che custodirlo è difficile di fronte all’imperare delle nuove tecnologie fortemente “inglesizzate”. Oggi che ci si sta accorgendo di cosa rischiamo di perdere. Irrimediabilmente. Allora, forza, avanti! C’è un corso di dialetto che apre almeno una finestra. Uno squarcio su un mondo in estinzione. Che dà voce ai ricordi, alle storie, a personaggi a modo loro affascinanti. A una visione della vita pazzescamente semplificata. Il dialetto non è folklore popolare. Non è un andazzo goliardico. E’ cultura vera, da riscoprire. Quella dei nostri nonni. O dei miei genitori, che non so bene perché mi parlavano in italiano, ma mi sgridavano sempre in dialetto.


Oggetto: Dialetto, considerazioni a margine... Commento inserito da Anonimo il 05/03/2009 alle 9:22 PM

Intanto a Martina mi permetto di consigliare "Poesie a Casarsa", in friulano, di Pier Paolo Pasolini. E poi ho saputo proprio ieri sera,da uno studioso di tradizioni e civiltà contadine, che sull'appennino 2 cose seguono lo spostamento delle donne: le sementi e la lingua (o meglio il dialetto). Quando si sposavano le donne portavano con loro il corredo, che comprendeva anche alcune semenze peculiari. (tra l'altro, il fatto che tu abbia appreso il furlan da tua nonna conferma questa teoria). E tutto sommato attraverso la lingua, i semi e gli arredi passa tutto il necessario per vivere. Devo però deludere chi si aspetta grandi cose dal dialetto: Giannino Balbis ha scritto, riportando la notizia appresa altrove, che nel giro di pochi decenni spariranno decine di migliaia di lingue dal nostro pianeta. Tra queste anche qualche nostro dialetto. La lingua è uno strumento di lavoro, se cambia il modello sociale, cambia il linguaggio, viene riadattato, modificato, se "occorre" addirittura sostituito. Non per questo non va studiato, salvato o trascritto: anzi! Le serate in cui si parla di e in dialetto sono meritorie. Occorrerebbe però che una qualche amministrazione locale (Comunità Montana? Consorzio tra comuni?) affidasse un progetto di salvaguardia del dialetto registrando in video le memorie in dialetto dei nostri vecchi, paese per paese. Proprio perchè tra poco non ci saranno più. E' importante a quel punto individuare dei glottologi, in accordo con le pro loco, i centri culturali, le persone di buona volontà che "battano" il territorio per salvare un reperto destinato al tramonto. Buon lavoro a tutti A. Marenco

Oggetto: dialetto Commento inserito da Mag il 05/03/2009 alle 7:41 PM

Il dialetto ha qualcosa di magico, evocativo. Mi piace, mi piace sentire parlare in dialetto, assaporare i toni, le cadenze, le sfumature. Le parole, dette in dialetto hanno qualcosa in più. Portano con sè antiche tradizioni, sapori, immagini. Il dialetto per me è confidenza, familiarità. Il dialetto è la cucina di casa, il fuoco acceso, le parole che scorrono libere. Quotidianità e fatica. Che belle che sono queste parole tramandate nel tempo, passate di bocca in bocca, di voce in voce. Io (e me ne rammarico) non conosco molto il dialetto della Valle e sebbene riesca a capirlo, trovo più agevole parlare e capire il dialetto che ho sentito sin da bambina, quello friulano; che uso tutt'oggi per parlare con mia nonna. Lei nonostante viva qui da circa sessant'anni non riesce a parlare bene l'italiano. Lo parla, ma con un po' di fatica. La sua lingua è rimasta il 'furlan'. Forse perchè è stata abituata fin da piccola ad esprimersi in dialetto. O forse perchè anche dopo tanti anni vissuti altrove poter parlare il 'suo' dialetto la riporta là, nella terra della sua famiglia, della sua infanzia, dei suoi ricordi. Perchè è questo il potere del dialetto... Quello di farci sentire a casa, in famiglia. Ben venga un corso per scoprire e riscoprire, per ricordare e mantenere vive le nostre tradizioni. E per farci sentire, una volta tanto a casa, in famiglia. Martina.


BLOG ‘N ROLL - Paola Calvetti - Pino Cacucci

LIBRI -

Nereo Rocco. La leggenda del paron continua di G.Garanzini Non vi lascerò orfani di Daria Bignardi Noi due come un romanzo di Paola Calvetti Il lunedì arriva sempre di domenica pomeriggio di M.Lolli I giorni felici di Teresa Ciabatti

MUSICA - No Line On the Horizon degli U2 - Certifiable Live in Buenos Aires dei (The) Police - Slumdog Millionaire (O.S.) di A.R. Rahman & Various


EL TANGO NO DUERME Inserito da Blogger il 06/03/2009 alle 6:44 AM - Categoria post Piccola Città

Il bandeonon ti risuona ancora. Nelle orecchie tango e soltanto tango. Cairo, esterno notte. Strade vuote, pioggia sui vetri e luci negli occhi. Guidi piano, stai tornando a casa. E ti rimbomba ancora. Solamente tango. Cairo, o forse Buonos Aires. Avenida Corrientes. Il tango è prima di tutto stile. Muoversi con stile. Vivere con stile. Con fierezza. La fierezza di un popolo. Continuamente provato. Vessato, tormentato. Poi risorto, con forza, passione e una fantastica dignità. Il tango è una musica antica. Al tempo stesso attuale, contemporanea. E’ sincronismi perfetti. In spazi irrilevanti. E’ luci soffuse, sensualità. E’ un clima astratto, stilizzato, come se il mondo intero fosse in bianco e nero. Un rituale. Un incrocio di sguardi, e movimenti impeccabili. Improvvisi, fulminei. E tangueri flessuosi. Eleganti. Cairo non è Cairo, per una volta. E’ un viavai di occhi scuri e profili ruvidi. Denti bianchissimi di gauchos indiavolati. E’ una notte che non potrai dormire in fretta. Violini e poesia, dovrai lasciarla andare. Abbandonarti al fascino. Desistere da tutto. Per una volta, di tango soltanto.


09/03/2009 9:23 PM - Arricchimenti quotidiani

Intera mattinata a seguire con attenzione uno dei punti di riferimento del mio universo culturale: la Pimpa.


14/03/2009 7:03 AM - Fiducia in tempo di crisi

Ho dovuto questionare affinchè un venditore di auto, che conosco da sempre, non si rimangiasse, come se niente fosse, la sacrosanta promessa di sostituire il parabrezza da lui stesso venato. Sarà anche un effetto della crisi, ma questi rapporti umani a precipizio verso il baratro, lasciano segni ben più profondi della necessità ineluttabile di una sobrietà dimenticata.


E' arrivato il tempo di lasciare spazio a chi dice che di spazio e tempo non ne ho dato mai. Seguo il sesto senso, della pioggia il vento... [Giuliano Sangiorgi]

QUALUNQUISTA Inserito da Blogger il 20/03/2009 alle 10:17 PM - Categoria post Feedbacks

Ancora nel tunnel del tango. Senza venirne fuori. Paralizzato. Inutile avere un blog e non scrivere. Lo so. Ma intanto è così. Eppure di spunti ce n’erano. L’immunologo Benedetto XVI che dissertava amabilmente sull’inutilità del profilattico, il Premier Onnipotente che rassicurava il popolo bue spiegando con pazienza che di nessuna crisi si tratta, figuriamoci! , e poi l’orco di Amstetten, i randagi di Ragusa, la strabiliante simpatia del guru de noantri Josè Mourinho. Tanti, troppi argomenti, per non inventarsi qualcosa. Rabbia, risentimento, senso civico all’esasperazione, desiderio irresistibile di pernacchie liberatorie. In forma di post. Eppure niente. Arrotolato su me stesso, passivo. Estraneo ad un contesto, ad uno Stato, perfino. Impermeabile. Irretito nel tango. Modernamente refrattario al mondo intero. Come un vero uomo quantunque.


Oggetto: Io non sono italiano Commento inserito da Anonimo il 21/03/2009 alle 4:42 PM

Per una lettura in chiave sociologica: Cos'è un italiano, di Andrea Camilleri (su internet). Per una lettura politica: Il veleno nichilista che anima il regime, articolo di Gustavo Zagrebelsky apparso su Repubblica il 9 febbraio. "La guerra era stata invece lo sbocco naturale, fatale, irreversibile della concezione fascista della ragione del più forte ma questo gli italiani non lo capirono o non lo vollero capire." (Camilleri) Per questo non sono italiano. Perché pretendo da me stesso di capire e di ricordare. Nikos.

Oggetto: Qualunquista [Post Scriptum]

Commento inserito da Blogger il 21/03/2009 alle 7:19 AM

Ci sono continuamente spunti dai quali partire. Per indignarsi, riflettere, scrivere. Tanti ogni giorno. Per sollecitare la nostra coscienza civile, per scuoterci nell'animo, per attivare i meccanismi naturali di autodifesa. Eppure... sempre più spesso scatta una sorta di pigrizia immobilizzante. Che mi porta a restare fermo, come se quel contesto discutibile non mi appartenesse. Immaginando di non farne parte, di esserne, semmai, semplicemente un osservatore distratto. Pronto ad inveire, intimamente, ma per pochi attimi, prima di tornare a pensieri più divertenti. Brutto segno. Sa di indifferenza, di menefreghismo e di supponenza nei confronti di un mondo e di un Paese che, invece, mi riguardano, eccome. E, purtroppo, questo disprezzo generico, perfettamente passivo, è atteggiamento di molti, sempre di più.

Oggetto: Leggo...e non condivido Commento inserito da Anonimo il 22/03/2009 alle 1:57 PM

"L’immunologo Benedetto XVI che dissertava amabilmente sull’inutilità del profilattico, il Premier Onnipotente che rassicurava il popolo bue spiegando con pazienza che di nessuna crisi si tratta, figuriamoci!..." Denotano e caratterizzano una posizione ben chiara, ma non condivisa dalla maggiornaza degli italiani....che non sono e non si sentono "il popolo bue" al quale forse inconsciamente Lei appartiene....

Oggetto: Diverse opinioni

Commento inserito da Blogger il 22/03/2009 alle 7:56 PM

La ringrazio per il commento che dimostra come si possa evidenziare un punto di vista non concordante con garbo ed eleganza. Nell'estrema sintesi [e nell'enfasi] del mio post intendevo sottolineare l'inverosimilità delle esternazioni, più che esprimere un giudizio sui personaggi. Sui due concetti specifici avrei dei dubbi circa la condivisione da parte della maggioranza degli italiani. Sul popolo bue, invece, credo davvero di appartenervi. Più o meno inconsciamente.


21/03/2009 3:47 PM – Wanted

Vivere nella bolla di "Cuccioli cerca Amici". Cercare disperatamente Sansone. Trovare Lulla, Eva, Gastone, ma non Sansone. Non demordere. Insistere. Svenarsi. Tastare le bustine. Illudersi.

30/03/2009 12:34 PM - Andare avanti Perseverare ad oltranza. Dissanguarsi. Miele, di nuovo Lulla, di nuovo Eva, ma non Sansone. Rompersi le scatole. Ordinare Sansone alla Giochi Preziosi. Voltare pagina.

30/03/2009 9:22 PM - Via Velletri 50

Un tassista inviperito mi ha messo in guardia. Nello stesso edificio dove si trova il mio campo base romano abita il famigerato Walter Veltroni. Dovessi incontarlo saprei cosa dirgli. Niente che riguardi la politica. Piuttosto gli accennerei della musica formidabile e straziante di un pianista jazz che ho scoperto ed apprezzato grazie a lui. Luca Flores, un uomo straordinario e controverso, esclusosi troppo presto dalla vita.


VACANZE ROMANE Inserito da Blogger il 30/03/2009 alle 12:32 AM - Categoria post Backstage Pass

Essere a Roma, più o meno in vacanza. Con qualcosa da seguire. Il Forum della Comunicazione, ad esempio. Poi Ecopolis, sulle buone pratiche per le città sostenibili. E anche “The road to contemporary art”, dove mercanti e gallerie esporranno le loro meraviglie in luoghi inconsueti e storici, Palazzo Venezia, Tempio di Adriano e così via. Infine “Solo al Buio” che proporrà ai Mercati di Traiano gli sviluppi elettronici della ricerca e della sperimentazione via video. Tutto bellissimo, un programma assolutamente succulento. Ma c’è un però. Dato che storicamente adoro trafficare con gli ultimi gadget e non farmi mancare quasi niente in tema di nuove applicazioni, connettività e ammenicoli vari, sono giunto decisamente equipaggiato. Soprattutto ho portato il nuovo netbook Acer Aspire One D150. Se uno deve rilassarsi, pessima scelta. Un tunnel, direi. Una sottomissione assoluta, kafkianamente perturbante. Coscientemente deprecabile, eppure ineluttabile. Valga come esempio l’ultima mezzora di vita, a stretto ridosso del piatto di fettuccine alla gricia e del quarto di Velletri bianco che il romanissimo oste mi ha propinato per cena. Al minuscolo portatile ho collegato una chiavetta per navigare liberamente in rete. Della 3, la più cara e meno utilizzata, quindi la più veloce, con intere praterie di banda a disposizione. Per incominciare mi aggancio al server di casa e controllo la situazione. Dalle diverse webcam verifico che non ci siano anomalie, tutto bene. Anche i gatti bene. Soltanto Mathia è in un posto solitamente off-limit, abbandonato sul giradischi, ma evidentemente quando il boss è lontano non sono soltanto i topi a ballare… Pazienza. Chiudo con casa e passo a Sky. Mi sono accorto che danno le repliche di Romanzo Criminale e devo assolutamente registrarle. Un semplice login, guida programmi, il faccione del Libanese, click, fatto. Al mio ritorno troverò tutto magicamente memorizzato sull’hard disk. Adesso la posta elettronica. Quella esclusiva. L’altra giunge in tempo reale sul BlackBerry ed è smaltita in fretta. Questa è più raffinata, dunque più delicata e, direi, impegnativa. Infatti. C’è aria di inquietudine che contagia il mio umore già approssimativo. Ma è comprensibile, la distanza crea stati d’animo volubili e spesso controversi, comunque complicati. Per riprendermi ho bisogno di cazzeggiare un po’.


Nell’ordine: intervista di Debora Serracchiani all’Era Glaciale, ultimi post di Luca Sofri e del Sindaco, Wired, Wordle e il magnifico video sull’Alaska di Alessandro Beltrame. Chiudo studiando su Google Earth il percorso che mi aspetta domani, dalle parti dell’Eur, ma con Street View tutto può apparire perfino banale. Insomma, si può fare una vita così? Consapevolmente in assoluta dipendenza dalla tecnologia? Inopinatamente appesi alle proprie passioni, o esasperazioni? E restare straniti, con gli occhi rossi, a fissare oltre la finestra quel l’enorme edificio illuminato e tondo a due passi da te?







BLOG ‘N ROLL - Max Giovagnoli - Daniele Biacchessi - Diego Bianchi [Zoro]

LIBRI -

Colui che gli dei vogliono distruggere di Gianluca Morozzi Passione Reporter di Daniele Biacchessi Dancing Days 1978/1979 di Paolo Morando Foto di gruppo con chitarrista di Mauro Pagani Mondi al limite di 9 Scrittori per Medici Senza Frontiere

MUSICA - Diluvio Universale degli Stadio - Sounds of the Universe dei Depeche Mode


DAJE FRAPPA! Inserito da Blogger il 01/04/2009 alle 8:33 AM - Categoria post Eccetera

Al culmine di un’esaltazione senza precedenti ho assoldato un writer. Un tale Massimiliano Sastri detto Er Frappa. Suggeritomi dal vulcanico cuoco della trattoria Sora Margherita. Al maestro ho commissionato un graffito che raffiguri un enorme faccione, il mio. Nel cuore della capitale, all’incrocio tra via Salaria e via Adda, proprio alle spalle del Goethe-Institut. Una soddisfazione! Vedermi lì, verniciato su quel muro, mi ha messo un brivido irripetibile. Lascerò una traccia di me e di questo blog chissà per quanto tempo. Mi è costato un po’, ma è stato bellissimo!


Oggetto: crederci? Commento inserito da Mag il 01/04/2009 alle 10:06 PM

Quando ho visto il post sono rimasta a bocca aperta... Poi ho guardato bene la foto, ho guardato la data, ho riguardato la foto. E mi è venuto un dubbio... E se fosse un pesce d'aprile? Comunque sia è una trovata geniale! Martina.

Oggetto: che bello!

Commento inserito da Anonimo il 01/04/2009 alle 4:01 PM

Sono senza parole. E' stupendo! Grande Ale!!!

Oggetto: Non ci posso credere............. Commento inserito da luke73 il 01/04/2009 alle 9:46 AM

Non ci posso credere........stai diventando mitico......voglio un poster da appendere in camera!!!! Devo dire che ultimamente mi dai delle soddisfazioni........dovrò andare a Roma a vedere il capolavoro.......in fondo riguarda un pò anche me!!! Grazie Luca

Oggetto: paura

Commento inserito da Anonimo il 02/04/2009 alle 8:37 AM

Se non fosse un pesce d'aprile secondo me farebbe troppa paura! Gio

Oggetto: shock Commento inserito da dully il 03/04/2009 alle 9:37 PM

Mi hai lasciata senza parole.....Però è forte!!

Oggetto: Commento Commento inserito da Anonimo il 19/04/2009 alle 6:50 PM

Caro Alessandro.....avrei preferito che il tuo volto fosse dipinto su una carrozza ferroviaria, così ti portavano in giro in tutta l'Italia!!! comunque sei forte!!! Giorgio

Oggetto: Ingegnoso

Commento inserito da Anonimo il 14/08/2009 alle 16.03

Ottimo Pesce complimeti, molto ingegnoso come sempre! =) Alice


02/04/2009 2:26 PM - Tòo ricordi Warter?

Di Veltroni nessuna traccia. In compenso sotto le sue finestre hanno piazzato un set cinematografico. Il regista Alessandro Piva sta girando il nuovo film Henry e tutto d'un tratto è apparsa Carolina Crescentini vestita da splatter. Niente male come visione, anche se dal vivo perde qualcosa.


UN SILENZIO REALE Inserito da Blogger il 02/04/2009 alle 12:10 AM - Categoria post Ritratti

Ho camminato per caso in via Carlo Poma. Di punto in bianco mi ha sorpreso un’inquietudine strana. Inaspettata. Impalpabile, eppure opprimente. Greve. Davanti agli occhi la trasposizione reale di uno scenario fatalmente scolpito nella memoria. Un luogo sventurato in quella sua esteriorità ordinaria, persino banale. Rappresentato mille volte negli articoli dei giornali, nei libri, nell’isteria collettiva dei dibattiti televisivi. Fatti di supposizioni, congetture, ricostruzioni dettagliatissime, assurdità assortite. Piene di finti esperti, aspiranti sciamani e perfetti idioti. Nella straordinaria quiete di quella via c’era la normalità di Simonetta. Ventanni. Un giorno come un altro. Un lavoro andante, un ufficio qualsiasi. Un quartiere tranquillo, silenzioso e centrale. Già, tranquillo. Gente benestante, perbene. Sì, perbene. Simonetta scende a Lepanto. Come sempre, come ogni pomeriggio, anche quel martedì, con quel caldo umidissimo. Attaccaticcio, insopportabile. Ha le chiavi. C’è un palazzo giallo. C’è un cancello enorme e pesante. Poi il cortile, un portone, le scale, un’altra porta. Blindata. Serrature. Uscieri. Calma. Deserto. Chi cazzo può entrarci lì dentro se non lo fai entrare tu? Se non lo conosci, se non ti fidi, se non hai un motivo indubitabile per accoglierlo in quello spazio sterminato? Dove sei a lavorare, sola. Da sola. Ultimo giorno prima delle vacanze. Ritmo lento, appannamento fisiologico. Simonetta andrà a Fregene, insieme a Paola e Antonello. O non ci andrà mai.


Qualcuno è già lì. Nel centro della metropoli. In una stanza chiusa. Dove non te l’aspetti. Dove sembrerebbe esserci tutto quello che serve per scoprire un assassino. Meno il suo volto. L’unica cosa che manca. Peccato. Dalla rappresentazione mediata al mondo reale l’effetto è scioccante. Viene fuori la drammaticità dell’evento, l’essenzialità del suo esito. La sua esemplificazione lineare, soprattutto. Ti coglie alle spalle. Resti accartocciato in un silenzio assordante. Fuori dallo schermo, dalle parole ridondanti, dalla retorica inutile, dalla schizofrenia. Solo. A Roma. In una strada normale.


Oggetto: Sette Agosto Millenovecentonovanta Commento inserito da Blogger il 02/04/2009 alle 12:43 AM

Un fatto di cronaca può colpirci e restare impresso nei nostri ricordi per un’infinità di motivi. La sua dinamica, certo, ma anche la situazione ambientale. E poi i protagonisti e il carico di drammaticità che si portano dietro. La morte di Simonetta Cesaroni nell’agosto del 1990 mi toccò profondamente perché lei mi parve fin da subito una ragazza normale. Assolutamente simile a me, alle ragazze che frequentavo, ai miei amici. Mi fece riflettere a lungo sul destino delle nostre vite, sulla necessità di non fidarsi mai, sull’assurdità stessa dei comportamenti umani. Non ultimo, ancora oggi, mi spinge a domandare, con un filo di apprensione, quanti assassini ci sarà mai successo di incontrare girando per strada, liberi e impuniti?

Oggetto: Garlasco....

Commento inserito da Anonimo il 30/04/2009 alle 2:52 PM

Intervengo per la prima volta su qusto blog bellissimo per commentare il post sul delitto di Via Poma. L'esame di Criminologia all'Università di Genova era facile facile (nonostante il volume del testo) ed a meno che l'esaminando non dicesse assurdità o facesse una scena completamente muta il voto era alto. Oggi è uno dei miei interessi principali: penso sia una scienza meravigliosa (scienza o non scienza ? se ne discute...). L'altra sera, mentre mio marito cucinava il byrek (cos'é ? non ve lo dico) guardavo le mie due piccole bimbe dormire nei lettini, e mi è venuta in mente la mamma di Chiara Poggi, tanti anni fa, che avrà guardato così la sua figlioletta. Scusa, Alessandro, se mi presento nel tuo Blog delicato e surreale con un argomento di cronaca nera, super mediatico (mi pare tu sia allergico agli argomenti mediatici)... ma cosa pensi Tu, e cosa pensano i lettori, del delitto di Garlasco ? Chi è il colpevole ? Elena C.


08/04/2009 10:01 PM - Due ruote nel traffico

Non resta che pedalare, con la bicicletta nuova. Nera, lucidissima, rigorosamente old-fashion. Alluminio, cromature, freni a bacchetta. Non inquina e, ovviamente, aiuta a stare meglio.


Le cicale bruciano nel canto la loro vita; cessano di cantare e di amare per morire; fanno con molta semplicità quello che gli uomini vogliono fare con molto studio, senza peraltro riuscirvi; se ne vanno silenziose come sono giunte, nascondendo l'orrore della morte per essere delicate con chi resta a cantare e a piangere... [Rosilde R. Chiarlone]

LA MIA VITA DAVANTI Inserito da Blogger il 22/04/2009 alle 4:06 PM - Categoria post Feedbacks

Ci sono giorni in cui vedo la vita scorrermi addosso. Velocissima. Scorre e non la prendo. Non mi appartiene. Aspetto. Attendo. Mi passa davanti, ricordo tutto. Tutto insieme mescolato. E vorrei fare, fare qualcosa. Scrivere. Seguire i pensieri ad uno ad uno, dissipandoli, liberandoli gli uni dagli altri. Sentirmi vivo, ritrovarmi in ciò che scrivo. Ma non è possibile. Non sono libero. Sono legato, avvolto. I miei pensieri annodati. Dipendenti gli uni dagli altri. Profondamente avvinghiati. Vorrei spiegarli, condividerli. Dispiegherei me stesso e sarei in qualche modo libero. Invece non posso. Allora sogno. E nei sogni sono libero. I sogni sono fessure sulla libertà. Questo il bandolo, dignitosamente mostrato. P.S. La libertà e la dignità hanno un prezzo. Persone hanno considerato questi ideali superiori al valore della loro stessa vita. Ed io mi chiedo quale sia il valore della mia, mentre mi scorre davanti e non riesco a prenderla. Un valore inestimabile, identico a quello di ciascuno. Un valore assoluto, un bene comune. Ora ascolterò della musica a tutto volume e sarò semplicemente felice.


Indipendente dalla mente. Leggero e libero.


Oggetto: solo nei sogni... Commento inserito da Mag il 22/04/2009 alle 8:43 PM

"Solo nei sogni gli uomini sono davvero liberi: è da sempre così e così sarà per sempre". Dal film L'attimo fuggente "Ci sono varie forme di libertà, ma ce n'è una di cui tutti noi abbiamo bisogno: quella che sentiamo dentro". Scrivo queste citazioni perchè non sono brava come te a mettere nero su bianco certe sensazioni. Però le condivido! Marty.


01/05/2009 7:42 PM – Ripartenza

Per la dieta, subito punti fermi. Eliminare dolci, pane, fritti e vino. Senza eccezioni. Per l'attivitĂ fisica, un diktat perentorio. Per spostamenti inferiori ai due chilometri scordarsi di possedere una macchina. O di avere qualcuno disposto a portarti.


CORRERE Inserito da Blogger il 01/05/2009 alle 7:29 PM - Categoria post Day by Day

Il mio allenatore personale si chiama Roberto. L’ho conosciuto sfogliando un suo libro: “Correre per vivere meglio”. Uno di quegli incontri casuali e inaspettati che finiscono per cambiarti la vita. Una forma evoluta di serendipity, formidabile nella sua tempestività. Negli anni mi ha insegnato soprattutto che esiste un circolo virtuoso del benessere dentro il quale ci converrebbe restare ancorati, per almeno un milione di motivi. La salute fisica, la distensione mentale, il mangiare sano, la ricerca ostinata, ma tranquilla di un appagamento complessivo destinato a generare autostima, a renderci più attraenti e migliori sotto ogni punto di vista. Con lui al fianco ho fatto passi da gigante. Ho imparato a nutrirmi meglio e a rendere la corsa un elemento essenziale delle mie giornate. Ora però ero tracimato un po’. Sarà stato l’inverno, la neve e tutto quel grigio ossessivo. Bolso e impigrito. Costantemente accidioso. Appesantito. Mentalmente vago. Ho dovuto riattivare il contatto. Rimettere in sella il coach. Programmare nei particolari la ripartenza. Eccoci, a maggio si svolta. Sette chili da perdere in [un massimo di] quattordici settimane. Dieta calibrata, senza doverci morire. Tre allenamenti ogni settimana, percorso misto, asfalto piano, salita sterrata, bosco, prato, ancora sentieri ombreggiati, poi discesa nel tufo e sprint finale sul lastricato. Sudore, fatica, ma anche endorfine a raffica, analgesici naturali e aria fresca a pieni polmoni. Correndo i pensieri diventano leggerissimi. Sembrano volare, là dove è più bello fermarli. Confonderli nella musica perfetta della playlist e sorridere. Sorridere sempre.


Oggetto: Credi davvero? Commento inserito da Anonimo il 02/05/2009 alle 1:20 AM

Credi che sia possibile essere felici correndo? Che, come asserisce il mio maestro di karate, l'allenamento del fisico sia un formidabile tonico per la mente? Davvero credi nel circolo virtuoso del benessere? Non ti pare che sia troppo semplice? Corri e sei felice. Hai avuto una giornata dura? Sudore, fatica, picchiare duro, ecco la soluzione! Così vicina, così semplice. Be', non sono d'accordo. Non credo sia questo il vero motivo di tanto affanno. Dello sforzo fisico, dell'allenamento, della dipendenza dallo sport. Credo invece che sia la ricerca della sofferenza a spingerci a correre, a misurarci con noi stessi, a trascinarci al limite della nostra resistenza. E' in questo contatto con i nostri limiti il segreto dello sport. Una sfida continua, una riproposizione della lotta come elemento qualificativo dell'esistenza. Insomma, secondo me la felicità nasce dal sacrificio, piuttosto che dalle endorfine. O meglio, le endorfine sono le risposte del corpo al dolore e quindi... a quanto pare stiamo dicendo la stessa cosa. Però insisto, citando Dostoevskij, "nulla è più difficile da sopportare di una serie di giorni felici". Giulia

Oggetto: Libera-mente

Commento inserito da Blogger il 05/05/2009 alle 10:24 PM

Penso che tu abbia ragione. Che c'entrino il sacrificio e la ricerca ostinata di sfide continue. Ma sono certo sia possibile essere felice semplicemente correndo, con il tuo passo, senza forzare. A me succede, mentre ascolto Omaha, We can be strong, oppure Rotolando verso Sud. E intanto libero i pensieri. Lì è facile, li lascio andare e sto bene. Lo giuro.


BLOG ‘N ROLL -

Pino Corrias Andrea Beggi Luca De Biase Massimo Mantellini

LIBRI -

L'Italia in seconda classe di Paolo Rumiz Paolo Conte. Prima la musica di Manuela Furnari Il maledetto United di David Peace Patria 1978-2008 di Enrico Deaglio La fortuna non esiste di Mario Calabresi

MUSICA - Roadsinger di Cat Stevens/Yusuf Islam - Domani 21.04.2009 degli Artisti Uniti per l'Abruzzo - Live from Madison S.G. di Eric Clapton & Steve Winwood


12/05/2009 23.18 - Adesso tocca a te

Da ieri in ufficio con me c'è una nuova collega. Si chiama Giuliana, è una ragazza intelligente, simpatica e molto determinata. Posso dire che è stato un esordio coi fiocchi!

14/05/2009 22.57 - Evoluzioni

Il blog dinamicamente si dilata, grazie al talento del caro programmatore Luca. Da oggi funziona My Folder, uno spazio dove inserirò documenti di vario genere da leggere ed eventualmente scaricare. Il mio mondo in tempo reale, sempre più.


ROMBO DI TUONO Inserito da Blogger il 12/05/2009 alle 22.48 - Categoria post Ritratti

Il giorno che ho smesso di tenere per la Juve, a Torino pioveva a dirotto. Quindici marzo millenovecentosettanta. Domenica. Partita dell’anno, che avrebbe potuto significare “aggancio in vetta alla classifica”. La prima volta allo stadio. Giù dalla corriera e poi per mano a papà, sotto l’ombrello grande. Il Comunale è già lì davanti, enorme, pieno di gente e di bandiere. Un batticuore continuo. Ci sono i miei idoli in bianco e nero, Anastasi, Haller, Vieri. Figurine che corrono in un prato bellissimo e verde. E’ tutto un tripudio, subito il goal, entusiasmo alle stelle, un senso imperioso di potenza e superiorità. Poi accade qualcosa che non t’aspetti. Imprevedibile, fulminante. Ad un tratto ti accorgi che in campo c’è anche un’altra squadra. Magliette bianche, colletti coi laccetti. Elegantissime. C’è il portiere che piange appoggiato alla porta. E c’è un uomo pazzesco, il numero undici, che si muove come un falco e appena può colpisce. Inesorabile. Segna, e poi corre, con le braccia tese all’ingiù, i pugni chiusi e gli occhi al cielo. E’ il grande campione, l’eroe solitario di un’isola impazzita di gioia. E’ lui, è Rombo di Tuono. Lo segui con lo sguardo e tutto il resto sparisce. Torni a casa e non smetti di pensarlo, senza età e senza tempo, meraviglia del football. Fantastico Gigi Riva, leggenda di un pallone che è soprattutto poesia. Icona di un’Italia che non si è mai smarrita. Ha lottato, sofferto, pianto restando sempre in piedi. Un’Italia dei buoni sentimenti, unita, in qualche modo, da quel sinistro micidiale. Il giorno che mi sono dimesso dal calcio è stato qualche giorno fa. Non mi piace più, non voglio averci a che fare. Preferisco il coraggio, l’entusiasmo, il talento capace di sovvertire l’ordine esatto delle cose. L’intelligenza, il pudore, la classe, l’ironia. La personalità. L’orgoglio di appartenenza, le bandiere. Gli allenatori modesti, filosofi e simpatici. Il calcio governato dalla passione e dalla fantasia. Le favole, le pagine da conservare e raccontare, come lo scudetto del Cagliari. Il brivido indimenticabile che mi regalò per sempre Rombo di Tuono.


Oggetto: riccardo-uccheddu.blogspot.com Commento inserito da Anonimo il 13/05/2009 alle 10.08

Molto bello, questo tuo commento. Bello perchè poetico e tutto teso, anzi direi proteso verso l'essenza dello sport... che è sportività, non ottuso fanatismo. Riva ha rappresentato (non dico questo solo perchè sono sardo e tifoso del Cagliari) un po' il simbolo di un calcio pulito, forse anche un tantino idealista e naif; ma se l'alternativa è il cinismo... Tuttora è possibile incontrare il grande Gigi, a Cagliari, mai con un codazzo di sorridenti servetti/e ma sempre e con l'aria leggermente ingrugnita... ma in realtà, in pace con sè stesso e col mondo. Ciao e grazie!

http://www.youtube.com/watch?v=ao-S_VesRGQ


Non date troppo ascolto ai tg. Pensate al vostro mondo. Il lavoro, il bar, gli amici, l'amore: questo conta, e non abbiate paura. [Vasco Rossi] GLI IMPERDIBILI ANNI Inserito da Blogger il 18/05/2009 alle 21.00 - Categoria post Nostalghia

Ho guardato Mioglia avvicinarsi adagio, oltre il vetro della macchina. Dieci anni così, ogni mattina. Silenziosa e immobile, continuamente diversa. Fino a fermarmici dentro. Per chi arriva da fuori è poco più di un gruppo di case, ma se tieni fisso lo sguardo, se impari a immaginare la linea sottile dei confini, allora è molto più grande, strade, campi, boschi, tetti isolati e rigagnoli, da Pianbottello alla Sbernera e poi su, metri quadri a macchia d’olio fin quasi a Pareto. Questo paese non è quello che sembra. E’ calma e pace assoluta, eppure all’improvviso si accende, la piazza si riempe di gente mai vista, turisti precari, ciclisti in transito, cacciatori, oppure, semplicemente, viandanti. Sembra sonnecchiare sempre, invece certe sere c’è festa, e movida, e non un posto da parcheggiare. E poi la gente. Riservata e introversa, ma a conoscerla meglio, anche generosa e sincera. Di una semplicità schietta, spesso sfrontata. Mioglia è un posto bellissimo. Per chi abita altrove è una boccata d’ossigeno. Un mondo a parte. Un’isola felice. Con la natura che ti respira intorno, e i profumi e i colori delle stagioni che cambiano, a ricordarti che è una bella fortuna essere stato lì. Ogni mattina. L’ufficio, Elisabetta, tante cose da fare. Parlare con Sandro. Primo cittadino altruista e leale. Che trovò il paese ostaggio di una gestione politica vecchia, patriarcale, senza prospettive che non fossero pura conservazione del potere. E con coraggio, insieme ai suoi compagni, da quel punto di non ritorno avviò il tempo della rinascita, il risveglio delle motivazioni, i progetti, le opere, la fantasia, la modernizzazione. Fantastico esserci stato anch’io. Protagonista di quel periodo indimenticabile, complesso, faticoso, delicato, ma risolutivo. E indelebile. Con la Segretaria, Anna, Piero, Osvaldo, Andrea, Michelino e tutti gli altri. E Livio, che si prepara, eventualmente, a rilevare il testimone. Mioglia è un posto particolare. Pieno di frenesia sottotraccia e di grinta nostrana. Di gente in gamba, vestita normale. Luogo di nostalgia e ricordi a non finire.


Oggetto: GRAZIE Commento inserito da Anonimo il 19/05/2009 alle 00.27

BEH CHE DIRE SE NON GRAZIE DI QUESTO PREZIOSO RICONOSCIMENTO, DA PARTE SICURAMENTE DEL MIO MITICO PAPY CHE SULLA SCRIVANIA HA IL "CHE" E SI BUTTA NELLE VASCHE DELL'ACQUEDOTTO PER STAPPARLE E DA PARTE MIA CHE MIOGLIA ME LA PORTO NEL CUORE E DOVE FERMAMENTE FISSO TUTTI I MOMENTI PIU' IMPORTANTI DELLA MIA VITA.... VIVA LA SEMPLICITA' E VIVA LA SINCERITA', SEMPRE.

Oggetto: io ci tornerei... Commento inserito da Anonimo il 19/05/2009 alle 14.23

se fossi al suo posto,visti i suoi rimpianti io ci tornerei al volo!!

Oggetto: Rimpianti barra ricordi

Commento inserito da Blogger il 19/05/2009 alle 18.27

Ma anche no! Il rimpianto accompagna alla nostalgia un desiderio forte di riavere quello che non c'è più, quindi non è il mio caso, visto che ciò che è subentrato mi appassiona e mi appaga oltre ogni immaginazione. Piuttosto si tratta di un bellissimo ricordo, ancora molto vivo e, appunto, indelebile.

Oggetto: Piuttosto una contemplazione

Commento inserito da Anonimo il 20/05/2009 alle 14.45

Avrei potuto scriverlo identico, se solo ci fossi stata io. La gente non capisce quando finisce un'era. Le cose finiscono, senza motivo, si va oltre e ti resta una malinconia. Ma non è che vorresti tornare indietro, semplicemente provi un'infinita dolcezza per un tempo, un luogo, un insieme di stati d'animo che sono stati tuoi, e ora non ti appartengono più. Perché non sei più lo stesso di prima. Ed è forse proprio questo ricordo di te stesso al passato che ti commuove. Non è un rimpiangere, non è una forma di desiderio, ma piuttosto è una contemplazione.

Oggetto: finalmente.

Commento inserito da Anonimo il 20/05/2009 alle 20.47

finalmente ho ritrovato un alessandro che credevo perduto e che ha scritto ciò che a parole, alcuni giorni fa, mi aveva già detto. è sempre piacevole ritrovare le persone. che la pensano come te. che sentono le stesse cose. delle belle persone ! come tante a mioglia. chissà se resterò in quel posto particolare a respirare una boccata d'ossigeno settimanale....nonostante le sigarette...MEB

Oggetto: Mioglia Commento inserito da Anonimo il 24/05/2009 alle 2:49 PM

Anche se vivo a Mioglia da soli 5 anni e ci "bazzico" da quasi 9 (dai tempi delle medie), ho imparato ad apprezzarla e ad amarla. E' un posto fantastico per me...la natura incontaminata, la gente semplice, i miei più grandi amici...un paese tranquillo...particolare...bello. Sandro ha fatto tanto per questo paese negli ultimi 10 anni...ha saputo attuare miglioramenti che hanno reso Mioglia un posto ancora più bello. E' grazie a lui che Mioglia è quello che è, ha saputo


renderlo un paese vitale e nuovo. C'è ancora tanto da fare e, anche se sono un po' di parte, sono convinto che chiunque vinca saprà amministrarlo con cura e migliorarlo in modo da renderlo ancora migliore e tutti insieme si potrà fare molto perchè, al di là di chi vinca o chi perda, Mioglia è di tutti noi e tutti noi dobbiamo fare il possibile per migliorarla. Amo molto questo paese che mi ha dato tanto e mi dispiace vederlo in declino, per questo spero di poter fare in prima persona, o di veder fare da coloro che andranno ad amministrarlo, tutto il necessario per renderlo un paese ancora migliore, come già aveva fatto Sandro. Però per ovvie ragioni mi tocca dire...forza Antonio!! ;-) Grazie per avermi dato la possibilità di commentare Alla prossima Roberto

Oggetto: Un pensiero..

Commento inserito da Anonimo il 06/08/2009 alle 15.31

10 anni, non sono pochi, ora se guardo indietro li rivedo, con un pò di nostalgia e, perchè no, anche un pò di tristezza. Non torneranno, perchè certe cose non succedono mai due volte, e poi è meglio gurdare avanti; una considerazione però, sono stato fortunato, in questa come in altre circostanze, ma in questa lo sono stato perchè ho trovato tutti Voi, grazie. Sandro B.


BLOG ‘N ROLL - Giuseppe Granieri - Ernesto Assante

LIBRI -

Il bello della bicicletta di Marc AugĂŠ Ruritalia.La rivincita delle campagne di Corrado Barberis Qualunque cosa succeda di Umberto Ambrosoli Icone d'oggi di Michel Maffesoli Il tempo di Woodstock di Ernesto Assante e Gino Castaldo

MUSICA - Graffiti Soul dei Simple Minds - Ayo Technology di Milow


LA VITA ADESSO Inserito da Blogger il 01/06/2009 alle 06.32 - Categoria post Ritratti

Mi chiamo Daniele, faccio il portiere. Pelle d’oca, batticuore fortissimo, è il mio momento, lo so. Duemila occhi che mi fissano, sono pronto, ce la farò. Il centravanti sistema il pallone, undici metri, ma sembrano molti di meno. Muovo le dita nei guantoni, respiro a fondo, saltello, stringo gli occhi un istante. Scarico l’adrenalina, distendo i muscoli, libero la mente. E’ un attimo, fulmineo. Rivedo tutto. Mia mamma. Lava la roba, prepara la borsa e ogni volta la stessa paura -Stai attento, non farti male-. Gli allenamenti, sempre più duri, invece di studiare. Fatica e tuffi e ginocchia sbucciate. -Più agile, reattivo, forza! Impegnati, devi morire!Il pullmino della squadra, sempre più presto, tutte le domeniche, avanti, senza paura. Da un palo all’altro, costantemente in volo. Non so ancora da che parte mi tufferò. Deciderò all’ultimo e guarderò il cecchino negli occhi. Se lui vorrà. Sono pronto, ce la farò. Sento questa maglia incollata addosso. Mai come adesso. Il derby è un momento speciale. Infinito, estenuante. Esaltante. Per la gente, la squadra, la storia. E’ passione e coraggio, è rabbia feroce se alla fine non vinci. Lascerò tracce percettibili nel cuore dei tifosi. Che adesso urlano il mio nome, tutti assieme. Li sento. Avanti, avanti, sono pronto. Un colpo di reni e devierò il pallone. Mi alzerò di scatto, guarderò il cielo, griderò qualcosa. Piangerò di gioia. Mi sentirò un eroe. E così, lo stesso, ogni volta che ci ripenserò.


IDENTITA' DIGITALE




TUTTI LO CHIAMAVANO PAPI Inserito da Blogger il 21/06/2009 alle 22.00 - Categoria post Ritratti

Papi aveva intorno sempre un sacco di ragazze. Tutte belle e maledettamente giovani. Come facesse restava un mistero. Forse perché era più grande di noi. E aveva tasche perennemente zeppe di soldi. Piccolo imprenditore, ramo edilizia, sempre in giro sul mercedes. Che avesse qualità non indifferenti era noto a molti. E anche a noi del cucuzzaro tutto apparve più chiaro la sera del match Radio Cairo – Radio Montezuma, rimirandolo sbigottiti sotto la doccia. Enorme Papi, generoso, sempre pronto a dare una mano a tutti. Come quando elargì pizza a bizzeffe e riesling renano, per festeggiare il diploma di geometra alle scuole serali. Che poi ci portò a casa arrotolati e incoscienti, bestemmiando tutto il viaggio: - ignoranti, vomitate e non ne uscite vivi -. Grande Papi, che raccontava barzellette divertentissime, quasi sempre sporche. E aveva un programma alla radio a dir poco straordinario, “La notte dell’iguana”, ogni venerdì dalle 22 alle 24, subito dopo il mio. Ogni volta, puntualmente lo stesso saluto - Iiiii, ancora qui stai?! con 'sti minchia di dischi! via, via, lasciare spazio! – Fanculo Jackson Browne e De Gregori, vinili sotto il braccio, coda tra le gambe e andare, il mondo di Papi era già lì a pulsare. Vertiginosamente! Con il telefono che impazziva e almeno due aiutanti avanti e indietro a passargli foglietti. Belle, sempre diverse, spudoratamente giovani. Con lo studio straboccante di gente, ospiti illustri, eleganti e profumatissimi, come lui. Un’invidia pazzesca. Una sera c’era perfino un maresciallo dei carabinieri in borghese, insieme a un tipo strano, abbronzato, con un paio di occhiali lozza bellissimi e una catena d’oro da due chili appoggiata alla t-shirt nera. Ci sapeva fare Papi con la gente. Sapeva come parlarci e più le sparava grosse, più la sua stella brillava. Un’irresistibile apoteosi, incontenibile, travolgente. All’improvviso poi non l’abbiamo più visto. Nemmeno il tempo di salutarci. Nemmeno l’urgenza di entrare un’ultima volta. Solo un bigliettino giallo appiccicato alla porta.


– C’è gente che ce l’ha con me. Mi tocca fermarmi un po’-. Minchia! Non l’abbiamo più visto, mai più. Filippo Paparelli, per tutti, affettuosamente, Papi.


21/06/2009 22.13 - Ha da passà 'a nuttata

Con gli esiti dei ballottaggi si seppellirà una campagna elettorale a dir poco disgustosa. Intanto inizia a serpeggiare un dubbio inquietante, perfino in soggetti insospettabili: è ipotizzabile un mondo dopo di Lui?

28/06/2009 15.20 - [Messaggio promozionale]

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NEDA, A DESTRA NELLA FOTO Inserito da Blogger il 01/07/2009 alle 06.51 - Categoria post Day by Day

A cosa serve morire così? La lotta per la libertà ha il tuo nome, Neda. Uccisa a Teheran un sabato di giugno. Milizie Basiji, via Amirabad, sei lì insieme a tuo padre. A urlare per una libertà lontanissima da venire. Tiranni bastardi, proiettili ad altezza-uomo. Jeans e scarpe da ginnastica, bianche, come le mie. Neda che cadi a terra. Giri su te stessa. Fuori dagli schemi, supina, gli occhi sbarrati. “Non te ne andare, in nome di dio, Neda, non te ne andare!” Quale dio, maledizione? “Rimani!” Ti sta portando via l’onda del bagno di sangue. Sbirri alla grande. Scatenati. Ovunque. Sulle moto rosse. Armati. Per che cosa, morire così? C’è il dittatore. Odioso. Ignorante. Prepotente. C’è una voce lieve di libertà. Da soffocare. E sangue. E carbone, zolfo. E salnitro. Piombo ad altezza d’uomo. Internet da bloccare. Facebook e twitter e migliaia di blog. Deleted, cancellati. Silenzio sulle voci dei ragazzi per strada. Giovani coraggiosi. Occhiali come i miei, e verde, verde smisurato, irrefrenabile. Ammaliante, travolgente. Coraggio ragazzi! Avanti! Libertà e democrazia hanno un prezzo esorbitante. Noi qui non lo immaginiamo nemmeno. Non possiamo capirlo. Anni luce di distanza da voi. Irrimediabilmente estranei. Indifferenti.


Comunque.

http://www.youtube.com/watch?v=b5KBrsz1oxs


NON COMPRATE QUEL DISCO Inserito da Blogger il 13/07/2009 alle 16.44 - Categoria post Day by Day

L’industria discografica fa orrore. E anche un certo ribrezzo. Oggi, soprattutto. Che a comprare dischi siamo rimasti in pochi. Irriducibili. Agganciati al fascino dell’oggetto che fu. Al vinile da maneggiare con cura, poi al cd stando attenti a non lasciarci ditate. Maniaci. Ne ho sempre acquistati parecchi. Uno, due, anche tre alla settimana. Da Zunino Hi-Fi, come in pellegrinaggio. Un luogo dell’anima. Bei tempi. Adesso si scarica. Mp3, in giro per la rete. Si fruisce in fretta di tracce invisibili. Intangibili. Volatili. Disgregate in infinite playlist. Il disco è riservato agli eventi speciali. All’artista imperdibile. Al mito del quale si conserva, gelosamente, tutta la produzione. Bruce Springsteen, ad esempio. Sono corso a prendere la sua ultima raccolta. Un disastro. Non fatelo anche voi, per l’amor di dio. Insulsa. Un’accozzaglia di brani messi a caso. Non certo tra i più belli. Senza senso. Un’operazione di becero mercato. Una presa in giro. Girate al largo, se potete. Non ne sentirete la mancanza


QUESTO BLOG ALZA LA VOCE Inserito da Blogger il 14/07/2009 alle 09.05 - Categoria post Day by Day

Per la prima volta nella storia della Rete, molti blog oggi osserveranno una giornata di silenzio per protestare - insieme ai giornalisti dei quotidiani, delle televisioni e dei siti intenet - contro il decreto Alfano. Non si tratta di un'adesione allo sciopero dei giornalisti, ma di una protesta della Rete italiana contro un provvedimento che avrà l'effetto di disincentivare l'uso dei blog e delle libere piattaforme di condivisione dei contenuti. Al posto dei consueti post, anche questo blog pubblica soltanto un banner di protesta contro il provvedimento, in particolare contro quella parte che soffoca la libertà della Rete con il pretesto dell'obbligo di rettifica. Le adesioni a quella che è stata ribattezzata la giornata del "rumoroso silenzio" dei blog sono raccolte sul sito http://dirittoallarete.ning.com . «I blogger - dice la nota dei promotori - sono già oggi del tutto responsabili, in termini penali, di eventuali reati di ingiuria, diffamazione o altro: non c'è alcun bisogno di introdurre sanzioni insostenibili per i “citizen journalist”. Chiediamo ai blog e ai siti italiani - conclude - di fare una giornata di silenzio, con un logo che ne spieghi le ragioni, nel giorno in cui anche i giornali e le tv tacciono. È un segnale di tutti quelli che fanno comunicazione che, insieme, dicono al potere: “Non vogliamo farci imbavagliare”».


LIBRI - Woodstock di Michael Lang - L'ombra del cannibale di Marco Ballestracci

MUSICA - Il nostro canto. Live in Sardinia dei Tazenda - Ferragosto di Samuele Bersani [single]


UN AMICO COME LUI Inserito da Blogger il 15/07/2009 alle 07.02 - Categoria post Ritratti

Non lo conosco. Magari è un serial-killer ricercatissimo. La faccia un po’ ce l’ha. Lo vedo sì e no due volte l’anno. Quando c’è festa al suo paese. E si mangia farinata, funghi fritti, carni alla brace. E’ un trascinatore. Un carismatico capo tribù. Tutti lo salutano, ci scherzano, lo abbracciano. E lui sorride, si ferma a parlare, non rallenta un attimo. Non trascura nessuno. Persone come lui mettono allegria. Generano ottimismo ruspante. E pensieri positivi. Non so come si chiama. Mi viene di immaginare Beppe. Oppure Guido. Ma è capace di comunicare. Con la forza della semplicità e dell’impegno. Mi sembra il tipo che se hai bisogno, lui c’è. Lo chiami e c’è. Se chiedi un favore non si tira indietro. Uno che non fa mai problemi. Ruvido e genuino. Un leader di fatto. Ecco perché lo vorrei, sempre, un amico come lui.


HO FATTO UN SOGNO Inserito da Blogger il 16/07/2009 alle 06.43 - Categoria post Piccola Città

Ho fatto un sogno. E al risveglio, stranamente, me lo sono ricordato. C’era una piccola città. E un grande partito di opposizione. Che lì, però, stava dalla parte di chi decide. Un partito in evoluzione. Transizione. Trasformazione. Ho sognato che, di punto in bianco, fosse insediato un nuovo coordinatore. Che nella proiezione onirica aveva le sembianze di una giovane donna. Intelligente, colta, sensibile e, naturalmente, adeguatamente motivata. Nel sogno lei leggeva il mio blog. Quindi, di fatto, potevo farle sapere quello che pensavo. Così, in scioltezza, tra un cazzeggio e l’altro. Potevo dirle del partito che mi piacerebbe, del carattere delle persone che vorrei vedere in campo. Il coraggio oltre gli ostacoli. Lacrime e sangue. Passione e tenacia, speranza e coerenza. Nel sogno mi accaloravo a spiegarle che un politico locale, oggi, dovrebbe comportarsi in modo diametralmente opposto rispetto ai leaders nazionali di quel movimento. Ad esempio, non discutere a vuoto, non perdersi in inutili e supponenti tavole rotonde, lasciare perdere i massimi sistemi, che saranno anche cool, ma hanno irrimediabilmente spappolato la pazienza di tutti. Le dicevo che, sempre secondo me, occorrerebbe tenere in primo piano i problemi dei cittadini. Ascoltandoli. Imparando a farlo, se necessario. Mettendosi con pazienza in mezzo a loro. Coinvolgendosi. Questioni come la sicurezza, per dire. Avere il coraggio di fare scelte chiare. Poca ideologia e molta concretezza. Solidarietà, ma di pari passo con legalità. Nessuna nostalgia per la politica di un tempo. Per le sezioni polverose del Partito. Botteghe e botteghini. Roba vintage. Molto rispetto, qualche buon consiglio ogni tanto, ma cordiali saluti alla vecchia guardia. Assunti al ruolo di saggi. Grandi ai loro tempi, ma adesso superati, nel vortice rapidissimo della modernità.


Rimettere al centro il rapporto con le persone. Ripartendo dal basso. Tornare tra la gente. Porta a porta, se e quando diventerà opportuno. Ascolto, concretezza e poca politica. Nel sogno mi ripetevo, ero insistente. E anche un po' banale. Cercavo di risultare convincente. Nessuna polemica pretestuosa con gli avversari. Serietà e sobrietà. Nessuna assurda idea di superiorità innata. Culturale, soprattutto. Saper ammettere gli errori, anzi. Con umiltà. Concentrarsi sulle lacune e sui ritardi. Tagliare fuori chi rema contro. Subdolamente. Nel sogno la giovane donna non si annoiava. Sembrava perfino interessata e sufficientemente attenta. Ad un tratto è stata sul punto di commentare. Ma all’ultimo si è fermata. In fondo, che bisogno c’era? Era soltanto un sogno.


Oggetto: Inizia un giorno nuovo Commento inserito da Anonimo il 18/07/2009 alle 11.57

"Quando si leva il sole, inizia un giorno che non ha mai vissuto nessuno". "Abbiamo davanti a noi un tempo che vale la pena di vivere. SarĂ un tempo di sfide dure e bellissime. SarĂ il nostro nuovo giorno. E noi lo vivremo"


Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri. [Paolo Borsellino]

DICIANNOVE LUGLIO Inserito da Blogger il 19/07/2009 alle 09.40 - Categoria post Ritratti

Quel giorno, quando la notizia arrivò, servivamo totani alla festa del paese. A distanza di tempo finisci per ricordare esattamente che cosa stavi facendo mentre una disgrazia accadeva. Qualcuno raccontava le prime immagini della strage, descriveva l’orrore dei ragazzi morti, la tragedia di una fine annunciata. Perfino attesa, nella sua assurda brutalità. Paolo Borsellino se l’aspettava. Sapeva che l’avrebbero fatto. Che la mafia difficilmente transige. Infatti. Due mesi dopo Falcone, era chiaro che sarebbe toccato a lui. Il nemico. Il magistrato tutto d’un pezzo. L’uomo di Stato. Già. Lo Stato. Paolo Borsellino scriveva furiosamente sull’agenda rossa. Da circa cinquantasette giorni annotava tutto. Particolari e situazioni. Sensazioni. Nomi e cognomi. Ogni piccola circostanza. Lo ricordano bene quelli che c’erano. Suo fratello Salvatore, ad esempio. Aveva saputo che lo Stato si era messo in mezzo. Aveva sguinzagliato un po’ di gente. Mediatori, servizi segreti, politici ottimamente accreditati, amici degli amici. Meglio scrivere, registrare tutto. Non si sa mai, fosse dovuto accadere qualcosa. Lo Stato aveva incominciato a trattare. Per fermare in qualche modo quella stagione di sangue e di morte.


Ma lui non poteva starci. Paolo Borsellino non sarebbe mai sceso a patti con nessuno. Era un uomo serio, piuttosto l’avrebbero ucciso. Lo sapeva. Se l’aspettava. La Mafia e lo Stato. E un Paese che osserva, complice ed impotente. Che resta in silenzio, che piega la schiena. Come Falcone, uguale. Nemmeno due mesi dopo. Diciannove luglio novantadue. Domenica. Una sera calda, di mazurche, valzer e patatine fritte. La sera dei ragazzi morti. Per niente. E di un’agenda rossa sparita per sempre.


E la luna, la luna da tanto tempo lontana per un momento così vicina, la luna appena sfiorata, obiettivo di sempre e traguardo finale di favolosi anni sessanta che stavano per tramontare. Ma lei è luna, nessuno la potrà cambiare e quando è sera, lei sa quello che deve fare. Lei deve attraversare i sogni di chi la guarda e si innamora di chi vuole restare sola con lei... [Edoardo Bennato]

WALKING ON THE MOON Inserito da Blogger il 20/07/2009 alle 23.30 - Categoria post Day by Day

La notte che Neil passeggiò sulla luna, l’America dimostrò a sé stessa, prima ancora che al mondo, la grandezza formidabile di un impero. In quell’evento mediatico straordinario era racchiuso un messaggio inequivocabilmente chiaro di furiosa competitività. Oltre che di avventura, di conquista scientifica e di speranza tout court. Tutti lì, davanti alla scatola in bianco e nero a guardare incantati. Quello scatto in avanti, quel diaframma che magicamente crollava. Niente sarebbe rimasto come prima. Dopo quel traguardo assurdo, quell’impensabile sfida alla razionalità e al destino. Niente sarebbe stato ulteriormente impossibile. Eppure, a scrutarla dal basso, sembrava la stessa di sempre. Accesa, luminosa e rotonda. La solita luna. Appoggiato al davanzale la guardavo con esagerata attenzione. Uguale. Da sotto, niente astronauti. Nemmeno un movimento piccolissimo. Niente. Immobile. Mah. Strana estate, quella del ’69.


23/07/2009 21.34 - Insistere, ancora e sempre

Il motivatore picchia duro, ma è terribilmente complicato. Tre chili e mezzo in tre mesi. Troppo poco per le tabelle e per i propositi ottimistici. Rimboccarsi le maniche, insistere. Spostare avanti il limite. Altrettanto entro la metà di settembre. Uhm... fatica e privazioni. Ancora. Ad oltranza.

23/07/2009 21.40 - Vespa duecento

"Ma quanto è bello andare in giro con le ali sotto ai piedi se hai una Vespa Special che ti toglie i problemi..." Ho rispolverato la mia: PE 200X rossa dell'ottantatre. Vintage. Perfetta. Come nuova. E via!!! Fino a settembre, con il vento tra i capelli. Cioè, qualche ago accuminato, qua e là, quali capelli? Con il casco, poi...

23/07/2009 21.55 - Enrico Palandri, scrittore

Oggi ho conosciuto Enrico Palandri. Splendido il mio lavoro! Quando ti fa incontrare persone come lui, che trentanni prima ti hanno aperto un mondo. L'effetto dirompente di Boccalone, nel caso specifico. Che hanno avuto un ruolo nella tua vita, facendo crescere la passione, l'amore per i libri, per una scrittura fantastica, ancora adesso inimitabile.


Fai una chiave doppia della stessa porta per qualunque cosa storta si presenterà, dopo aver comprato dei lucchetti nuovi per la tua finestra, puoi partire, io sto qua... [Samuele Bersani] CHIARA Inserito da Blogger il 16/08/2009 alle 22.40 - Categoria post Criminal Minds

E’ una notte calda, difficile da respirare. Chiara rincorre un soffio di vento affacciata al balcone. Guarda nel buio. Distante. Un punto fisso che forse è una luce o forse non è niente. Buio. Nero. Intorno. Dentro di lei. Tutto. Ovunque. Vorrebbe smettere di pensare, provare a dormire, non essere mai stata lì. Aver passato quella domenica a Milano, a Londra, a Spotorno, in qualsiasi altro posto. Non a Garlasco. Non con lui, maledizione. Sola, magari. A camminare per strada senza meta, oppure seduta da qualche parte a leggere un libro, divertente, come si fa d’estate. Invece no. C’è solo una rabbia sorda, adesso. Disarmante, ossessiva. Soffocante. Deve passare questa notte. Volare via e poi sparire con il suo carico, pesante, di dolore e tristezza. Annullare la disperazione. La miseria squallida degli esseri umani. Quelli più vicini, talvolta, inopinatamente. Ripulire la mente da un’ angoscia orribile. Che fa paura. Che fa sentire ancora più soli. Agghiacciante. Come lui. Come quell’individuo immondo che è appena andato via. Indifferente, distante. Definitivamente estraneo. Con il suo maledetto computer e quelle fotografie schifose. Scoperte per caso, o per destino.


Devono passare queste ore insopportabili. Poi sparirà dalla tua vita, Chiara. Lo lascerai, con poche parole, precise, indiscutibili. Lo abbandonerai alla deriva delle sue manie, degeneri e perverse. Tu sei diversa, leale, trasparente. Chiara. Deve passare questa notte spaventosa. Prova a chiudere gli occhi. A pensare a tua madre, quando eri piccola. Veniva a guardarti un’ultima volta mentre stavi per addormentarti, e ti sorrideva, accarezzandoti appena. La sentivi ed eri improvvisamente tranquilla. Serena. Al sicuro, nel tuo lettino.


INERENTEMENTE Inserito da Blogger il 18/08/2009 alle 21.54 - Categoria post Criminal Minds

inerentemente (avv.) Relativamente a, con riferimento a qualcosa Alle ore 22.34 di domenica 12 agosto 2007 la parola inerentemente viene inserita nel dizionario personalizzato di Word all'interno del computer del fidanzato di Chiara. A Garlasco, in via Giovanni Pascoli 8. Chiara Poggi non c’è più da due anni. Nel frattempo in molti hanno scavato nella sua vita, sezionandola, violandola oltre ogni limite di decenza. L’obiettivo era scoprirne un volto diverso, non pulito, non irreprensibile, magari fasullo e leggiadro. Il quotidiano Libero, ad esempio, non ha risparmiato energie, mezzi e colpi bassi. Inutilmente. Chiara era una ragazza limpida nella sua formidabile ordinarietà. Nessuno ha trovato zone d’ombra. Ovviamente. L’unico indagato per il suo omicidio rimane l’ex fidanzato. Un tipo strano. Controverso, algido, lucidamente tormentato. E’ lui che ha rinvenuto il cadavere, in un mare di sangue, senza minimamente sporcarsi le scarpe. E’ lui che ha avvertito i carabinieri, con la stessa enfasi di quando recitava la preghierina prima di addormentarsi, a voce sussurrata, tempo addietro. E’ lui, infine, che aveva libero accesso alla casa in quei giorni di vacanza. L’unico. L’ultima persona identificata che ha visto la ragazza viva. Il processo è appena incominciato e si è subito arenato. Perizie, controperizie, incidenti probatori, eccezioni, rinvii. L’impressione è che sarà una storia lunga e piena di trappole. In questo quadro desolante, di paese e giustizia distintamente in decadenza, è emersa la straordinaria dignità dei genitori. Ineccepibili nella sopportazione quotidiana del dolore, dell’invadenza altrui e della ineluttabile osservazione visiva, ancorché involontaria, dell’indagato. Chiara è morta il lunedì mattina. Al termine di una notte che non riesco a non immaginare (e raccontare) angosciosamente faticosa. Qualcosa di grave era accaduto la sera prima. Qualcosa che avrebbe comunque cambiato il corso della sua vita. Un punto di non ritorno. Al centro degli accadimenti un computer portatile.


Pieno di fotografie, ordinate in forma maniacale a seconda del contenuto esplicitamente pornografico di cui trattavano. Alcune riguardanti bambini. E video, anche. Meticolosamente occultati. Ma, evidentemente, non abbastanza. Può succedere. Un eccesso di confidenza, una cifratura lasciata aperta, una mossa sbagliata. Qualcosa che avrebbe segnato definitivamente quel rapporto sentimentale. Ma soprattutto una vergogna da cancellare. Subito. In ogni modo. A qualunque costo. L’ordinanza di rinvio a giudizio racconta che certi omicidi nascono spontaneamente e sono la conseguenza di un recente evento stressante. Esprimono disordine e impeto distruttivo e si consumano in un brevissimo spazio temporale con l’unico obiettivo di annientare risolutivamente la vittima.


Oggetto: I delitti famosi Commento inserito da wil il 21/09/2009 alle 11.01

Solo una riflessione... per ogni delitto che diventa famoso e che ha una grande risonanza mediatica piano piano prende forma un'immagine simbolo, che è quella che viene in mente subito appena si pensa al caso. Per Cogne lo chalet ... Per il delitto di Perugia le foto di Amanda .. E' molto raro che questa immagine - simbolo sia la foto della vittima. Non è strano ? Forse è successo solo nel delitto Cesaroni. Nel delitto di Garlasco io non ho ancora individuato un'immagine - simbolo, che forse deve ancora


FERIE E RIPOSIZIONAMENTI Inserito da Blogger il 01/09/2009 alle 11.20 - Categoria post Eccetera

Fili Sottili si ferma qualche giorno. Per via delle vacanze e per un po' di riflessioni intorno ai suoi primi sei mesi. Appena possibile riprenderĂ . Magari con qualche novitĂ e con stimoli nuovi.


MIKE E NON PIU' MIKE Inserito da Blogger il 08/09/2009 alle 17.51 - Categoria post Day by Day

Sono lì che pedalo su dalla salita e il telefono comincia a gracchiare. Maledizione. Sempre così, sempre nel momento sbagliato. E’ Tognotto che chiama, un perdigiorno incallito, ma anche una specie di amico, nel senso di varietà, tipologia, genere. Per la precisione: proto-gossiparo e tivvù-dipendente. - E’ morto Mike -, mi dice, - Mike Bongiorno, un mito, la televisione, uno di famiglia, uno di noi, niente sarà più come prima. Un simbolo, un pezzo di storia, una leggenda – - Calma, Togno, resettati che poi ragioniamo, sono le due del pomeriggio e scoppio di caldo a scalare questa specie di Mont Ventoux che porta a casa mia – - Stava bene, a Montecarlo, poi all’improvviso l’infarto; è tutto un attimo, ci sei e subito dopo non ci sei più – - Aspetta, mi fermo, così faccio gli scongiuri. Aveva ottantacinque anni, Togno, la macchina era usurata, succede - Stava preparando il nuovo quiz su Sky, stava benissimo, ti dico, era in pista alla grande! – - Sì, magari fin troppo… Che bisogno aveva di fare tutti quegli spot per Infostrada? E poi sempre accanto a Fiorello, oppure in giro per gli altri canali, accidenti, forse se l’avessa presa più calma… – - Quelli come lui non si fermano, non possono farlo. Sono animali da spettacolo, non staccano mai la spina. Quelli come lui stanno nell’immaginario collettivo, nel costume dell'Italia. Già Umberto Eco se n’era accorto, tanto tempo fa. Ci sarà del vuoto, adesso, credimi. – - Sì, il vuoto. Ci sfiniranno di frasi fatte e luoghi comuni, come quelli che mi hai appena spiattellato tu. Diventerà urgentemente beato e se va bene perfino santo. Flash-back e spezzoni d’annata a crepapelle, che palle! I prossimi giorni saranno solo per lui, fanculo tutto il resto. Te lo dico sinceramente, c’è di peggio. – - Non capisci, ero piccolo, al giovedì aspettavo Rischiatutto, lo segnavo perfino sul calendario. C’erano i miei nonni, mia madre, tutti ipnotizzati a guardarlo, ho ricordi bellissimi con lui dentro. E poi c’è sempre stato, giorno dopo giorno, un grandissimo professionista. – - Magari un po’ avido, per dire… Ritirarsi da protagonista sarebbe stato un bel gesto, ecco, sì, lasciare il posto ai giovani, ce ne sono di bravi in giro, lo sai? – - Non capisci, quelli come lui non possono mollare, smettono di esserci e di apparire soltanto per morire. Anzi, nemmeno allora. Sono nelle nostre menti, in simbiosi con le nostre vite, non finiranno mai di esserci.- Ascolta Togno, non m'è mai piaciuto Mike Bongiorno, e con questo, scusami tanto, sono arrivato, devo proprio andare... –


IL MIO BLOG Inserito da Blogger il 04/10/2009 alle 21.57 - Categoria post Feedback

Il blog mi piacerebbe orizzontale e comunicante. Perfettamente in grado di propagare storie. Un punto di avvio, il mio. Capace di scannerizzarmi dentro e di mettere in circolo pensieri, interpretazioni, convincimenti. Schiarendo le zone d’ombra, illuminando i confini labili e le linee sottili oltre le quali un punto di vista assume irreversibilmente i connotati dell’opinione. Un luogo di transito. Adatto ad associare racconti. Commenti e discussioni. Di chi legge e partecipa, di chi ha voglia di sperimentare la propria libertà di espressione, di prospettiva e qualche volta di fuga. Da vertici differenti, se capita. Perché no? Un’opportunità di dialogo, un’interazione naturale, costantemente in movimento. Uno spazio prezioso per criticare, incazzarsi, denunciare. Oppure per spendere parole soffici, sul filo della nostalgia e guardare dal basso certe stelle brillare. Improvvisamente, inaspettate e solitarie. Dar forza ai ricordi, rinnovarli. Condividerli con chi non c’era o con chi ha voglia di tirarsi dentro. Il blog è il mio mondo in tempo reale. L’instant book della quotidianità, con dentro tutto. La vertigine dell’ordine, la sublimazione degli impulsi istintintivi, una certa eccentricità della sintassi. Perché no? In poche parole, la voglia di descriversi e rappresentarsi. Senza censure. E mediazioni.


I ricci a volte sono scontrosi. Mentre io ambisco a rilassarmi nell'ordinarietà. Ma sono incostante. Non sempre ci riesco. Generosamente fluttuante. Evolutivo e dinamicamente incazzoso. In questo momento vagamente nostalgico. Scrivo, leggo, a volte corro. Felice. Al lavoro mi occupo di comunicazione e di relazioni pubbliche. Anche di informatica e di cultura. E poi della biblioteca comunale di Cairo Montenotte, la mia città. Alcuni dei miei interessi sono, ad esempio, i libri. I dischi. Gli anni settanta. Le radio libere. Gli occhiali Web. Le scarpe New Balance Classic. I jeans, sempre e comunque. Il trail running. Le nuove tecnologie. Le persone intelligenti, ma non tutte, soltanto quelle buone. Il Rockabilly, la Bossa Nova. Paolo Conte, Jackson Browne. I Simple Minds. FoxRetro e la fantastica Current TV. Citazione preferita... Piuttosto, il non decimo comandamendo di Osho: "Sii ordinario. Nell'esistenza la cosa più straordinaria è essere ordinari. Nessuno può distruggere la beatitudine di una persona in grado di accettare la propria ordinarietà senza crucci, senza lamentele, senza frustrazioni".


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"La ragione per cui scrivo la conosco. Scrivo perchè mi è necessario, è una cosa mia, una funzione ormai obbligatoria del mio cervello e del mio corpo, come dormire, come sognare. La ragione per cui scrivo quello che scrivo, invece, di volta in volta mi è ignota..." Sandro Veronesi

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Lezioni di enigmistica (ed.riveduta) di S.Bartezzaghi Alberto Sordi, la grande anima d'Italia di V. Pattavina Transiberiana, una Via verso Est di Marco Morra Vitelloni e giacobini di Vittorio Emiliani Morte a Firenze di Marco Vichi 1972, Mina e Battisti insieme di Enrico Casarini 1969. Tutto in un anno di Paolo Conti 1969. Un anno di fotografie di Autori Vari 1969. Storia di un favoloso anno rock di R.Bertoncelli Io gioco pulito di Antonio Padellaro Sillabario per i tempi tristi di Ilvo Diamanti Nudo d'uomo con calzino di Giulia Blasi

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1973-2007 Live dei Genesis Luna persa di Max Manfredi Nightbook di Ludovico Einaudi Get Lucky di Marc Knopfler Manifesto abusivo di Samuele Bersani


04/10/2009 22.38 – RICOMINCIARE

Il Blog riparte, appena rinfrescato. Grazie soprattutto a Luca. Che ha ragione quando dice: prenditi cura di lui, con la fatica che mi hai fatto fare! – 05/10/2009 07.08 - RI-WANTED

Di nuovo nel tunnel di "Cuccioli cerca Amici", nuova edizione "Fattoria". Cercare affannosamente il riccio Spillo. Trovare Charlie, Paco, Scheggia, perfino la pecora Pon Pon. Ma, ovviamente, niente Spillo. Non demordere. Insistere. Svenarsi. Tastare le bustine. Illudersi. 17/10/2009 23.56 - WHO'S THE MAYOR?

Nella foto il Sindaco di Carcare (SV).


‌ continua Duemiladieci [RELOADED]


La vita reale 11 maggio 2010 a 00:00 · Archiviato in Feedbacks and contrassegnato da tag: Blog, Incipit, Verità

La verità è che ho urgenza di ripartire. Scrivere e rimettere in circolo il blog. Ci traffico da mesi, tutto il tempo possibile. Un particolare dopo l’altro, nei meandri più astrusi.

Così mi piace, appassionarmi, entrare nel merito, specializzarmi. Fino a sfinirmi, quietamente appagato. Adesso è ora. Si ricomincia. Ho una base per raccontare aspetti della mia vita reale. Una location significativa. Variegata, dinamica, in evoluzione, come piace a me.

Ci provo, fisso dei momenti, qualcuno forse li leggerà. Così sono contento. Sì.


Un giorno come questo 24 maggio 2010 a 16:00 · Archiviato in Feedbacks and contrassegnato da tag: Cairo, Uomini, Verità

Esco per comprare i giornali con la musica dei Keane nelle orecchie. Parleranno di Inter e di Coppa dei Campioni, lo so. Un po’ meno del governo, della crisi e della politica insopportabile, forse. Ma intanto non riesco a smettere di pensare a Mauro. Immagino a mente quello che ci saremmo detti, oggi, un giorno speciale. L’avrei visto sorridere euforico, di là dal banco. - Per nessuno. Quest’anno non ce n’è per nessuno, i campioni siamo noi! Nella storia, nella leggenda, solo noi! Mi sembra di sentirla quella sua parlata velocissima, a tratti torrenziale. Gli avrei dato ragione perché non mi piace discutere di calcio, anche se con lui a volte è successo. Perché con lui era diverso. Ogni argomento scivolava via leggero, anche da punti di vista differenti. Snocciolando opinioni a volte molto contrastanti. Fluido, interessante. Bello parlare con lui, anche se a volte poi facevo tardi e toccava correre, trafelarsi. Gliel’avevo detto che sarà stato dicembre – è l’anno buono, dai, stavolta vincete tutto – . E’ questo mondo, Mauro, che va a rovescio. Ascolto Closer now e la trovo bellissima mentre cammino con i giornali in mano. Assurdo pensare che non ce l’hai fatta a goderti questa gioia imperdibile. Quelli perbene come te se ne vanno in silenzio. Senza clamore. Nella semplicità dei giorni tutti uguali. Con discrezione.


In fretta, senza nemmeno il tempo di capire. Lasciandoci intontiti a pensarti e ricordare. Più soli e più tristi. Come un genitore, come un fratello, finisci per non sopportarlo mai un distacco così. Ci giri intorno e sei sempre lì. A fare conti con la memoria, con mille piccole nostalgie, insinuanti. Solo e triste. La grandezza di un uomo sta nelle persone che lascia. Nel loro dolore sincero, nell’improvvisa sensazione di precarietà, disarmante. Vorrei ci fosse un modo per tenerti vivo nel cuore di tutti noi. Un’iniziativa, qualcosa di bello che prenda il tuo nome e si faccia ricordare. Qualcosa che ti sarebbe piaciuto immaginare. In un giorno come questo. Magari.


Fino all’ultimo refolo 25 giugno 2010 a 18:30 · Archiviato in Play Sport & Musica and contrassegnato da tag: Calcio, Mondiale, Uomini

Avessero lasciato da campioni del mondo, dopo quella vittoria esaltante e inattesa. Invece no. Parola d’ordine: tenere duro. Il calcio vinto non si rigioca. Regola non scritta, quindi inappellabile. In giro tutto cambia, si muove, progredisce, si trasforma. Tattiche, strategie, contesti, uomini, talenti, combinazioni. Le casualità difficilmente si ripetono e mai uguali. Eppure, tenere duro. Insistere. Testoni a prescindere. Incuranti dei segnali. Sordi. Insensibili ad ogni istanza, seppur piccolissima, di rinnovamento. Vecchi. L’allenatore, un arrogante. Incapace di un fremito di fantasia, perseverante nella difesa cocciuta di calciatori bolliti e ostile, contro ogni logica, ai geni più strabilianti del campionato. Il capitano, uno senza squadra. Odiato e deriso su tutti i campi del mondo, spacciato, defunto. Reduci, vecchi guerrieri ostinati nelle proprie convinzioni testarde. Pieni di sé al limite del ridicolo. Avessero smesso da vincitori. Quando è ora è ora. Eppure non sono pochi a comportarsi così. A non passare la mano, a non andare in pensione, a non godersi nipotini e figli, a insistere a dispetto del tempo. A non rassegnarsi che il momento è giunto. E se qualcuno un giorno li dimetterà obtorto collo, inizieranno a vagare come corvi, già dal mattino presto. Avanti e indietro, a logorarsi in una frustrazione senza rimedio. Vecchi, inaciditi e perdenti. Qualcuno così lo conosco e non è un bel vedere. Per fortuna il mondo va avanti, con loro e senza di loro. E il mondiale di calcio lo stesso. Olé, vamos a ganar!


L’estate di Rafa Benitez 10 agosto 2010 a 17:00 · Archiviato in Feedbacks and contrassegnato da tag: Estate, Introspezione, Verità

Un mese che non scrivo, ma è una strana estate. Leggere sto leggendo, sembra più semplice e perfino un po’ liberatorio. Scrivere no, ci vuole concentrazione, e feeling. Estate molesta, inespressiva, noiosa. Aumentano i capelli bianchi, li taglio e li ritaglio, cortissimi. I giornali dilatano all’inverosimile quel senso di disgusto che non mi abbandona da anni. La politica fa pena e ribrezzo. Ad ogni livello, ormai. La mediocrità ha nvaso ogni ambito, ci sgomiti tutti i giorni, spesso per difenderti, ma è stancante. Dubiti abbia ancora senso appellarti al barlume di serietà, di professionalità. Gli stimoli e la voglia di fare sono bruciati da tempo, così come quella straordinaria idea di trasformazione che per un po’ accompagnava le tue giornate a lavorare. Effimera, illusoria. Ad omologarti sono certi pachidermi, immobili. Agganciati ai privilegi, all’idea vecchia, fuori tempo, fuori posto, che valga la pena fare il meno possibile, non coinvolgersi, girare al largo. Galleggiare. Che tanto va bene così, nessuno cambierà le cose, figuriamoci. Strana estate. Piena di ragazze morte. Uccise da cosiddetti “uomini”, bestie impazzite. Incapaci di accettare la propria inutilità. La sconfitta di essere lasciati. Quasi sempre per manifesta incapacità. Possessivi, violenti, egocentrici, bravissimi a tirare pugni, con un coltello, o la pistola tra le mani. Disgusto e sgomento per questo paese in aperta, smisurata deriva. Leggo per non appiattirmi nel caldo, spesso soffocante, di questa estate opprimente. Senza calciomercato, senza soldi, senza vibrazioni. Provo a cercare piccoli piaceri nelle questioni quotidiane. A lasciarmi prendere la mano, a goderli fino in fondo. All’improvviso, nel momento esatto in cui succedono.


Piccoli bagliori. Baluginanti. Di un’estate insignificante.


Sette giorni con lui 1 luglio 2010 a 14:00 · Archiviato in Italianismi and contrassegnato da tag: Apple, Assuefazione, New-Media

Ho l’iPad da una settimana. Acquistato all’Apple Store online e recapitatomi previa attesa di una ventina di giorni. Versione base da 16 GB con micro sim card incorporata.

Per una prova intensiva delle potenzialità ho sottoscritto le apposite offerte Vodafone e 3Italia. Lo ammetto, mi sono lasciato tentare dal fascino del gadget a tutti i costi, nuovo, trendy e subito. Memore della straordinaria enfasi con la quale Steve Jobs lo presentò qualche mese fa, ho inoltrato l’ordine senza indugi, pur con il sottile presentimento latente di aver fatto una cazzata. Ecco, appunto.

Una belinata. Uno sbaglio discretamente costoso. Leggo su ilpost.it il parere di eminentissimi pensatori del mondo new-media, il direttore del mio periodico preferito, quello della radio che ascolto ogni mattina facendomi la barba, il blogger di riferimento, un giornalista del quotidiano must e, per la verità, anche un paio d’altri sconosciuti, insomma, non resisto: anch’io voglio dire la mia. Sette giorni sono pochi. Fai in tempo appena a prendere le misure e abbozzare i primi passi, ma, insomma, un barlume di idea intanto prende vita.

E non è così entusiastica. No, nessun episodio di dipendenza, né trasformazioni repentine di abitudini consolidate. Nulla. Luna di miele breve e fuggente. Giusto poche ore. Poi ineluttabile metabolizzazione. Peso pari a ottocentosessantasei grammi, compresa la custodia che costa molto, si sporca assai ed è fastidiosa al tatto, per dirla con Manteblog.

Abbastanza per essere scomodo, anche nella tracolla da lavoro Piquadro. Qualcosa meno di un netbook, ma questione risibile. Per giunta senza porte usb e senza possibilità di stampare. L’iPhone almeno lo tieni in tasca e all’occorrenza telefoni. Ecco, allora, ma questa tavoletta a che cosa serve veramente? Non saprei.

Non a leggere i libri, non adesso, non ancora, per lo meno. Ho scaricato l’applicazione gratuita iBooks e sono entrato nello store alla ricerca di testi in italiano. Pochi e tutti rigorosamente pallosi. C’è però, incredibilmente, tutta la bibliografia di Anton Giulio Barrili, patriota e scrittore nato e morto qui dalle mie parti: una chicca. Quindi trasferisco sul tablet “Il ritratto del diavolo” e mi divoro il primo capitolo in un battibaleno.


Poi inizio a sbadigliare e realizzo che qualcosa non funziona come dovrebbe. Mi bruciano gli occhi, lo schermo è esageratamente brillante. Tutto troppo meccanico. Artefatto. Non ce la faccio. Le librerie non chiuderanno, ora ne sono certo. Nemmeno le edicole, se è per questo. Ho sottoscritto un abbonamento full-optionals a PressDisplay per disporre della versione digitale di quasi tutti i quotidiani del mondo, così da navigarci, testare, approfondire, immergermi nella lettura più sfrenata. Bello, per carità. Lo schermo ad alta definizione è fantastico, il touch-screen favoloso. Dai un doppio colpettino di polpastrello e il pezzo di Sapegno magicamente si ingrandisce, puoi mandarlo via mail o trasferirlo pari pari sul blog. Bello, sì. Però voluttuario, almeno per me. Niente a che vedere con la carta scrocchiante e l’odore delle pagine. Tutto un altro pathos. Roba da maniaci, lo so. Occhi gonfi, anche di notte. Troppa fatica. Provo a surfare sul web. Facile, intuitivo e senza fronzoli. Multimediale.

Leggi e ti godi l’interazione al massimo splendore. Musica, immagini, video, tutto a portata di click. Già. Peccato però che la maggior parte dei filmati non funzioni perché Apple non ama la tecnologia Flash. Jobs dice che a Cupertino è di casa la perfezione assoluta e non c’è spazio per marchingegni vetusti. Vabbé, però tanto perfetto non sembra se tre clip su tre di Lady Gaga non si possono vedere. Pazienza. Provo a rilassarmi con il nuovo disco di David Lindley e Jackson Browne, anzi, con le ventotto tracce musicali che tento di scaricare da iTunes.

Connessione lenta, download interminabile, praticamente una tortura. Cambio la sim, alterno gli operatori, ma è pan bagnato. Uno strazio. Quando finalmente ascolto El rayo X sono sfinito. Si sente bene. Come con l’iPod, solo che quello lo metto nella fascia da braccio e lo tengo su mentre corro. Leggero, comodo, con la macchina fotografica, la telecamerina e la radio. Ma questa benedetta tavoletta, allora, serve davvero? O a niente? Come qualcuno, in verità, aveva quietamente ammonito. Sette giorni sembran pochi. Ma stai a vedere che ho fatto davvero una belinata.


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