FIBURINFORMA-LUGLIO

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FIBUR INFORMA - NONSOLOGIOCO

Mi scusai e proseguii il cammino verso lo sbocco della grotta, dopo una salita di 190 gradini. L’aria aperta mi diede una sferzata di energia: la pancia, le gambe, tutto il corpo mi doleva un po’ per la fatica, un po’ per la tensione accumulata durante tutta la mattinata. Salutata e ringraziata la gentile guida, mi avviai verso una trattoria e, davanti a un piatto di lasagne, lo riempii di lacrime: un pianto liberatorio dai mille significati. Mi vergognavo come un ladro che aveva rubato la merenda ad un bambino povero, mi vergognavo per ciò che avevo fatto e per ciò che stavo facendo, ma ero in ballo e dovevo ballare. Finita di mangiare l’ottima bistecca che la signora mi aveva proposto, accesi il telefonino che cominciò a trillare insistente; non sapevo cosa fare, se rispondere o gettarlo lontano per rompere l’unico contatto che avevo con il mondo… Risposi. Era naturalmente mia madre che mi stava cercando e con voce ferma e decisa mi chiese se ero impazzito. Avrei voluto rispondere che aveva azzeccato la diagnosi, ma mi limitai a dire:” Ritorno, scusami!”. Tornai a casa mogio come un cane bastonato, riproponendomi di non entrare più in una scuola e di non aver più rapporti con segretarie, registri, con qualsiasi cosa avesse a che fare con la scuola; il solo pronunciare quel termine mi faceva venire i brividi. Da quel giorno iniziò il mio calvario. La punta dell’iceberg fu l’estate del 2008, quando la crisi mi portò ad essere accolto al C.I.M. Alto Isontino Integrato. Col senno di poi forse è stato un bene, avendovi conosciuto delle persone fantastiche che aiutano i malati psichici a uscire dalla depressione con tecniche efficaci. Ora voi vi starete chiedendo che cosa centri il burraco con la mia depressione. Il burraco l’ho imparato a giocare da mia madre, che a sua volta lo ha appreso da una zia calabrese. Nel 2003 a Gorizia è nato il club As.Bur.Go, al quale mi sono iscritto nel 2005. Da poco mi hanno proposto di esserne il segretario e non nascondo che la cosa mi piace molto e mi inorgoglisce… Ma torniamo a me. Dopo aver lasciato la scuola nel 2006, nel 2008 sono stato accolto al C.I.M. di Gorizia, dove ho trascorso i 10 giorni più brutti della mia vita. Ero completamente fuori di testa, avevo perso ogni contatto con il mondo esterno, i dottori parlavano di dissociazione dalla realtà, ma io non capivo niente, anche perché ero imbottito di psicofarmaci e calmanti, forse anche troppi a ripensarci. In quel frangente sono stato proprio fortunato perché avevo vicino a me persone che mi hanno voluto bene, mi hanno curato e permesso di uscirne. I primi tre giorni del ricovero non sapevo neppure dove mi trovavo, non so chi mi ha lavato, non so se ho mangiato, se avevo le allucinazioni, non sapevo se le persone che erano vicine a me fisicamente fossero reali oppure appartenessero a un sogno. Ero proprio fuori come se la mente fosse staccata dal corpo. Ora sto bene e frequentare il circolo sportivo dilettantistico di burraco, oltre agli amici della redazione del giornale per cui scrivo, mi ha dato la forza di ritornare a vivere anche se so che non sarà facile tornare il Fabio di prima. Con questo mio articolo voglio semplicemente comunicare un disagio interiore che pian piano si sta risolvendo, voglio cercare di aiutare le persone che, come me, hanno provato cosa significhi cadere nel baratro della depressione, spiegare che anche un semplice gioco può aiutare a risolvere in parte dei problemi. Voglio inoltre ringraziare quanti mi hanno aiutato in questo mio percorso e che mi sono stati vicino con affetto e tenacia lasciandomi libero di commettere degli errori perché è proprio dagli errori che si impara a vivere e convivere.

Fabio Agazzi

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