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Neralbo- Fiat Lux X

Neralbo

pronuncia: /neˈralbo/aggettivo etterario con contrasti di chiaro e di scuro, con zone illuminate ed altre in ombra.

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Di Maria della Rovere

Influencer, Cameraman, Catering, Mainstream, Mood, Partnership, Showroom, Trend, Workshop. Questi che avete appena letto sono solamente alcuni degli inglesismi che da diverso tempo pungolano la nostra lingua entrando a far parte prepotentemente del nostro lessico originariamente e storicamente differenziato a mezzo delle radici latine e greche. Eppure vi siete mai chiesti perché ancora riusciamo a leggere con discreta facilità versi del Petrarca, del Poliziano o della d'Aragona a differenza dei nostri contemporanei inglesi e tedeschi, i quali invece riscontrano ben maggiori difficoltà, nel parafrasare versi di Celtis, Shakespeare, Shiller o Novalis? La risposta a questo quesito è ben meno complessa di quanto potremmo sospettare, basterebbe scrivere - conservazione e preservazione linguistico/culturale - per non aver più bisogno di chiarire ciò che invece oggi, in virtù di tale questione, necessita molteplici approfondimenti. Non dobbiamo intendere la - conservazione e preservazione linguistico/culturale - come una campana di vetro che isoli la nostra identità, bensì come prima cosa dobbiamo comprendere come lingua e cultura siano profondamente interconnesse fra loro. Lingua e cultura sono entità in perenne mutamento e per tanto ciò già esclude la possibilità che esse possano venire imprigionate in rigidi schemi nazionalistici. Si potrebbe anche dire che la lingua è specchio della cultura che l'adopera, a tal maniera comprendiamo la varietà terminologica che l'italiano ci offre attraverso espressioni che mirano a sfumature di significato estremamente capillari, provenienti spesso da lemmi quali francese, arabo, croato, spagnolo. L'Italia quale crocevia di differenti culture mediterranee, non poteva non riflettere la propria varietà anche nella lingua. Allora perché temere gli inglesismi? Allora perché nonostante le occupazioni e le fusioni di diverse culture, presso la nostra penisola, la nostra lingua è ancora stabilmente ancorata alle duecentesche radici? In qualche modo si torna al quesito antecedente. Leggere un'univoca verità non è cosa facile, ma potremmo dire che il grande problema è legato ad un concetto di esclusione che nei secoli passati mai era stato tanto pressante. Nel tempo odierno i lemmi di provenienza anglosassone tendono a soverchiare termini italiani già presenti, senza mescolarsi in alcun modo alla nostra lingua di appartenenza ma attuando un fenomeno di violenta sostituzione, promuovendo come risultato una vera e propria perdita identitaria e culturale. Dunque ora ci appare più chiaro il perché la nostra lingua si sia preservata per quasi un millennio, essa grazie alla propria incredibile elasticità, resa possibile da una progressività evidente, ha assorbito innumerevoli variazioni arricchendosi senza mai perdere le proprie radici; oggi però questo processo ci appare impossibilitato dalla velocità con cui terminologie anglosassoni e gerghi americani si differenziano creando nicchie sociali sempre maggiormente folte (per altro di sociologico interesse) ove l'italiano subisce perpetua violenza non solamente attraverso l'utilizzo di termini non italiani ma prima di tutto attraverso lo scorretto uso della nostra stessa lingua. Appare dunque pure evidente come purtroppo le piattaforme social siano effettivamente coinvolte in questa evoluzione preoccupante. A scampo di ulteriori spiacevoli osservazioni, e come graditissimo appiglio a quello che sarà lo scritto poetico da me scelto, vorrei condurre la vostra attenzione su un termine italianissimo, che ritengo sia, fra gli altri, necessario proteggere per la ricchezza e la peculiarità di significato. Neralbo: ne|ràl|bo pronuncia: /neˈralbo/aggettivo letterario con contrasti di chiaro e di scuro, con zone illuminate ed altre in ombra. Questo termine mi ha immediatamente riportato alla mente una celebre poesia del Francesco Petrarca: - Solo et Pensoso - non a caso, forse, proprio un sonetto di rinascimentale memoria, in quel tempo ove per l'appunto la nostra lingua faceva albeggiare i propri natali.

Solo et pensoso Solo et pensoso i più deserti campi vo mesurando a passi tardi e lenti, e gli occhi porto per fuggire intenti ove vestigio uman l'arena stampi. Altro schermo non trovo che mi scampi dal manifesto accorger de le genti; perché ne gliatti d'alegrezza spenti di fuor si legge com'io dentro avampi: sì ch'io mi credo omai che monti e piagge e fiumi e selve sappian di che tempre sia la mia vita, ch'è celata altrui. Ma pur sì aspre vie né sì selvagge cercar non so ch'Amore non venga sempre ragionando con meco, et io co llui. Francesco Petrarca

Il poeta descrive se stesso intento a camminare in luoghi remoti e selvaggi, nel vano tentativo di fuggire il malessere della involuta compagnia di altri che non saprebbero cogliere il suo stato. Lo scritto spicca per acutezza stilistica e retorica. L'esperienza poetica che il Petrarca manifesta in questi versi si delinea come un sentimento fortemente malinconico e percorso da una controversia evidente. Tale controversia potrebbe definirsi un intenso emotivamente neralbo ovvero intriso da sfumature teneramente malinconiche; uno struggente amore costringe il poeta fra queste grige tinte, espressione di una solitudine ricercata eppure malvoluta. Egli rifugiandosi lungi dalle "umane genti" si persuade di partire gli indiretti e spiacevoli sguardi. Quella del Petrarca è una sofferenza romantica, anzi tempo, che in questo scenario desolante evidenzia con ancor maggior veemenza la fervenza interiore dell'uomo (poeta), il quale costretto alla separazione dalla donna amata patisce e solo permane a discorrere col proprio personificato 'eros' che a tanto lo stringe. Egli esula dal modello rinascimentale, attraverso il quale, l'immagine femminile viene colta come figura eterea di impalpabile consistenza e viene invece identificata come protagonista di una vera passione finanche sensoriale e finanche pensosa. Non sottovalutabile è pure la straordinaria musicalità che pare addolcire o far risuonare la mestizia cui l'autore è costretto. Neralbo è dunque il verso che propriamente ci guida fra le ombre di un amore già moderno, costretto in un tempo che v'induce pressione, e la luce di un sentimento rivelato sino alla più intima parte. Neralbo è dunque il termine che ci permette di inserirci interamente al sonetto petrarchesco ed al significato dello stesso in maniera intensa e completa. Il sonetto ed il 'nome' che ci guida sono entrambi frutto della nostra straordinaria lingua che oggi ci chiede non di essere isolata dalle proprie consorelle ma di essere protetta nelle proprie raffinatezze stilistiche e concettuali concedono una bellezza sempre nuova, primaverile, e degna di preservazione. Descrivere il corpo concettuale di uno scritto poetico con l'uso della sola parola è qualcosa che solo la nostra lingua può concederci, essa possiede insieme tutte le qualità di una sintesi esatta unita all'accuratezza descrittiva addirittura particolareggiata. Oggi sapremmo descrive il tormentato amore e la tormenta passione del Petrarca con altrettante superbe parole? O ci limiteremmo ad un termine inglese o a poche italiane parole per comunicare una 'rottura'? È troppo tardi per salvare la nostra poesia e la nostra vita? Vi lascio con questi quesiti, nella consapevolezza che già il vostro spirito conosca una delle fondamentali leggi intellettuali: - Non solo la poesia è riflesso mobile della vita, ma la vita è riflesso eterno di poesia. - Scegliete con cura le parole da legare ai vostri giorni.

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