FASHION N 9 2019

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portraits

Bartolomeo Rongone

un EX fendi e SAINT LAURENT PèR il rilancio di BOTTEGA VENETA NELL'ERA post tomas maier Quasi sette anni in Ysl, poi Pinault ha deciso di affidargli il timone di Bottega Veneta nel nuovo corso che vede alla direzione creativa Daniel Lee, dopo 17 anni di reggenza Tomas Maier. Il patron di Kering scommette sulla sua passione ed energia per dare un impulso al marchio di Vicenza, che ha perso quote di mercato DI Elisabetta Fabbri

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al primo settembre Bartolomeo Rongone, detto Leo, è il nuovo ceo di Bottega Veneta. Il manager, 48 anni, succede a Claus-Dietrich Lahrs, che dopo circa un triennio ha lasciato l’azienda vicentina «per motivi personali e per riavvicinarsi alla famiglia, con l’obiettivo di intraprendere una nuova iniziativa imprenditoriale», come si legge in un comunicato di Kering (mentre scriviamo, pare stia per passare al timone di s.Oliver). Il colosso francese si è ritrovato in portafoglio il marchio delle iconiche borse intrecciate dal completamento, nel 2004 (allora si chiamava Ppr-Pinault Printemps Redoute), dell’acquisizione del Gucci Group, che aveva comprato Bottega Veneta nel 2001, durante l’era De Sole-Ford. Rongone, che riporterà a François-Henri Pinault, ceo di Kering, entra anche a far parte del Comitato esecutivo del gruppo parigino, che sfiora i 14 miliardi di fatturato l'anno. Di certo non è sconosciuto a Pinault, poiché arriva da un altro marchio di proprietà, Yves Saint Laurent, dove ha ricoperto il ruolo di chief operating officer, con responsabilità su abbigliamento, pelletteria e calzature, oltre a quello di responsabile per le Global retail operations e il Client engagement. La maison francese è uno dei fiori all'occhiello di Kering che sotto la guida dell'italiana Francesca Bellettini (con trascorsi in Gucci e Bottega Veneta) in cinque anni ha triplicato i ricavi (a 1,7 miliardi di euro). La missione di Rongone sarà di «far raggiungere il pieno potenziale alla nuova vena creativa che caratterizza il marchio italiano dal 2018». Dal luglio dello scorso anno, infatti, nella maison c'è stata una piccola rivoluzione: il poco più che 30enne inglese Daniel Lee è subentrato a Tomas

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17_09_2019

• Avvia la carriera nel 1994 come business analyst, market engineer per il segmento Luxury consumers presso Union Carbide • Nel 2001 entra nell'organigramma di Fendi: si occuperà di Business Intelligence, client relationship, supply chain e merchandising • Nel 2012 passa alla maison Yves Saint Laurent con il ruolo di chief operating officer • Nel agosto 2019 Kering lo promuove a ceo di Bottega Veneta

Maier, alla direzione creativa da 17 anni. Pinault, che dice di conoscere e apprezzare la passione e l'energia di Rongone, ha dichiarato: «L'esperienza nel lusso e le qualità manageriali saranno fondamentali per il suo nuovo ruolo. Sono certo che potrà proseguire questa fase di sviluppo della storia di Bottega Veneta, attingendo al patrimonio eccezionale del marchio e valorizzando la creatività di Daniel Lee». Entrambi si apprestano ora a una sfida: riportare a crescere un brand da 1,1 miliardi di euro di ricavi, che conta una rete di 279 store diretti e dà lavoro a 3.600 persone, ma che da diverse stagioni ha il segno meno. Nel 2018 le vendite di Bottega Veneta hanno accusato un calo del 5,6%, mentre il risultato operativo ha incassato un -17,7% (a 242 milioni). Molto esposto in Asia-Pacifico (39% delle vendite totali, cui si aggiunge il 16% del Giappone), ha come secondo mercato l'Europa Occidentale (28%), mentre il

Nord America pesa per l'11%. Quanto al 2019, nel primo semestre il fatturato del brand si è attestato a 549 milioni di euro (-3,8% e -0,6% a cambi costanti), ma bisogna tenere in conto che solo una piccola parte delle creazioni di Lee è arrivata in negozio nel periodo esaminato. L'utile operativo semestrale ha subito un -24% a 104 milioni. Come spiegano da Kering, il dato risente degli investimenti a supporto della trasformazione del marchio. Leo Rongone vanta 20 anni di carriera nella moda e nel lusso. Ha iniziato come analista del settore presso Union Carbide ma nel 2001 è entrato in Fendi, diventando responsabile della business intelligence, per poi assumere ruoli di crescente responsabilità nelle attività di supply chain, merchandise planning e client relationship management. Sul lavoro si dice orientato ai risultati, ma sul suo profilo Linkedin si descrive anche come "addicted" di fotografia e arte. ■


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