Famiglia e comunità ecclesiale

Armando Trasarti

Famiglia e comunità ecclesiale i luoghi in cui si diventa cristiani indicazioni pastorali per l’anno 2014-20151 D

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All’amato popolo di Dio della Diocesi di Fano Fossombrone Cagli Pergola ai confratelli presbiteri e diaconi, alle vergini consacrate, alle religiose e religiosi, ai ministri istituiti e di fatto e a tutti i fedeli laici

L’assemblea diocesana ci ha fatto riscoprire in maniera ancora più forte quanto la famiglia, che vive e annuncia il Vangelo, sia importante per il rinnovamento in atto nella società e per la riforma della Chiesa, caldeggiata da papa Francesco nella Evangelii gaudium. Siamo chiamati a vivere la gioia della sequela, a diventare “Chiesa in uscita”, a dare nuovo e profetico impulso all’evangelizzazione, recuperando credibilità, leggerezza, unità, misericordia. Riscattando la naturalezza di quel dinamismo missionario che ha caratterizzato il movimento cristiano nel suo irrefrenabile inizio. Tutto nella Chiesa è per la missione perché la ragion d’esser della Chiesa è l’evangelizzazione, questa è la sua essenza, la sua identità. Non solo tutto, ma anche tutti nella Chiesa sono per la missione: ogni battezzato, ogni sposato, ogni consacrato e ordinato deve tornare a vivere, come suggerisce il Papa, in “stato permanente di missione”.

Viviamo tempi difficili, complessi, non per questo peggiori di altri perché comunque abitati dal Signore Gesù presente in mezzo a noi, tutti i giorni fino alla consumazione dei secoli, il quale come promesso non ci ha lasciati orfani, ma ci ha donato l’altro Consolatore, lo Spirito Santo di Dio, Spirito di libertà, creatività e bellezza che può condurci alla verità tutta intera. Non siamo soli. La barca agitata dal vento e 1

dalle acque è comunque governata dal Signore della vita. Non possiamo sottolineare soltanto gli aspetti negativi, approcciarci al tema della famiglia come se fosse un problema, siamo chiamati a considerarla di nuovo una grande, imprescindibile risorsa: un dono di Dio per questo nostro tempo e per ogni tempo.

Chiaramente non vogliamo esser ingenui, acritici.

Sappiamo quanto la comunità domestica sia penalizzata dalla cultura dominante che privilegia i diritti individuali e trasmette la logica del provvisorio. Ma ne conosciamo anche la centralità e bellezza, la sappiamo costruita sul sacramento, cioè sull’agire gratuito e oblativo di Dio che rende possibile la vita nuova, che impregna tutto il nostro essere con il suo Amore. E allora animati da una sicura speranza ci apprestiamo a rimettere al centro della nostra attenzione, della nostra preghiera, della nostra sollecitudine e disponibilità, al centro della vita e attività di ogni parrocchia: gli sposi, i genitori, i figli nel loro crescere, i nonni, la famiglia tutt’intera.

La pastorale per la famiglia e della famiglia non può essere considerata un “settore specifico”, anche se prioritario di tutta la pastorale, ma, proprio per la sua straordinaria e strategica importanza, dobbiamo sempre più sentirla come una dimensione, un vero e proprio asse trasversale di tutta l’azione diocesana e parrocchiale. Per questo è importante continuare nella costruzione di una pastorale integrata e 2

Dall’ufficio famiglia con qualche delegato, a una pastorale famigliare portata avanti da tutti

integrale, sistematizzando quello che hanno cercato di vivere gli uffici lo scorso anno. Si sono articolati in piccoli gruppi costruendo i laboratori e, così facendo, ci hanno permesso di guardare alla famiglia da diverse e complementari prospettive cogliendone: • l’identità teologico-sacramentale, il suo essere sacramento dell’Amore di Dio per l’umanità, dell’amore di Cristo per la Chiesa-sposa; • la sua collocazione dentro la comunità cristiana e dentro la società; • la sua missione nella trasmissione del Vangelo e nella educazione delle nuove generazioni; • il suo impegno per la promozione della persona e della vita, per la trasfrormazione del mondo e la costruzione della giustizia sociale; • la sua spiritualità.

Questo il compito precipuo della Commissione diocesana per la pastorale famigliare, chiamata a promuovere, coordinare, coinvolgere in questo lavoro d’insieme, e proprio con tale finalità è stata rinnovata e arricchita.

Dobbiamo imparare a progettare la pastorale della Diocesi e di ogni parrocchia con le famiglie perché la Chiesa ha bisogno delle famiglie per essere pienamente se stessa. Sono le famiglie che fanno circolare e contagiano con la logica dell’ascolto, lo stile della 3

condivisione e corresponsabilità, dell’accompagnamento e dell’ospitalità, dell’attenzione a tutti e a ciascuno soprattutto al più piccolo e al più debole, come il bambino, l’anziano e il malato. Le famiglie ci aiutano a vivere quello che ci ha lasciato in eredità il Convegno di Verona. In altre parole ci obbligano a restituire il primato alle relazioni interpersonali mettendo in secondo piano le strutture e l’organizzazione. L’efficacia non sempre coincide con l’efficienza. Le famiglie ci aiutano a portare la chiesa nelle case, nei quartieri, sulla piazza, nel cuore della vita, a celebrare le fede nel quotidiano e a vivere l’amore nella ferialità, ad esser lievito, sale, luce perché cresca nella cultura, nella società, in questo nostro mondo il Regno che Gesù è venuto ad inaugurare.

E se è vero che dobbiamo progettare la pastorale diocesana e parrocchiale con le famiglie è altrettando vero che non si fa autentica pastorale familiare senza il coinvolgimento di tutta la Chiesa perché le famiglie hanno bisogno della comunità cristiana tutta intera per essere pienamente se stesse, cioè sacramento di quel “mistero grande” di cui parla l’apostolo Paolo nella lettera agli Efesini. La parrocchia non è l’insieme di singoli isolati, di molteplici individui atomizzati ma rete di famiglie anche se ogni persona va comunque rispettata, accolta e accompagnata nella sua irriducibile dignità e responsabilità.

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Passare dalla famiglia oggetto della pastorale alla soggettività piena di ogni famiglia cristiana per una riforma che parte e favorisce la missione di tutta la Chiesa

Siamo chiamati in definitiva ad abbandonare l’idea di famiglia intesa come “oggetto” delle cure pastorali, per adottare sempre più nella prassi e anche nel linguaggio l’idea della famiglia scoperta e valorizzata come “soggetto pastorale”, come “fonte ispiratrice”, come “forma amoris”, come “perno” per la progettazione e gestione delle tante iniziative promosse nella Diocesi e nelle comunità parrocchiali, per il servizio delle persone e del Vangelo, una specie di centro unificatore, di raccordo e verifica di tutta la pastorale.

Allora la prima cosa che possiamo fare insieme è quella di passare da una attenzione a volte eccessiva alle famiglie già impegnate e praticanti, ad un coinvolgimento missionario di tutte le famiglie perché la Chiesa esca da se stessa, si muova come Chiesa Samaritana e si chini con compassione sui tanti abbandonati ai cigli delle strade di una modernità violenta e competitiva, perché la Chiesa funzioni come ospedale da campo, come punto di riferimento per i tanti che brancolano alla ricerca del senso e della speranza.

Il grande obbiettivo è risvegliare negli sposi cristiani la consapevolezza della loro vocazione, e rivitalizzare le potenzialità del sacramento ricevuto. Senza stravolgimenti ma semplicemente partendo da quello che già esiste: la domanda dei sacramenti del battesimo e degli altri sacramenti dell’Iniziazione cristiana, la intermittente relazione con le parrocchie nel territorio, la fluttuante frequentazione di momenti ecclesiali 5

alti. Si tratta di implementare una evangelizzazione coraggiosa, missionaria, strutturata e concretizzata a livello parrocchiale, zonale, vicariale, sostenuta dall’Ufficio famiglia, dall’Ufficio catechistico e dagli altri servizi della Diocesi e magari raccordata con momenti diocesani di formazione e animazione.

In sintesi: tutti siamo chiamati a favorire l’incontro tra famiglie, la nascita di piccoli gruppi che condividano la gioia e le preoccupazione della nuzialità e genitorialità, che scoprano e sperimentino il Vangelo della vita e la vita del Vangelo.

Più concretamente faccio miei i suggerimenti espressi nei laboratori e sollevati dalle zone e li rilancio perché siano inclusi nella programmazione del cammino futuro1.

Favorire cammini per famiglie

Innanzitutto ci viene chiesto di investire energie nella formazione degli animatori della pastorale familiare a tutti i livelli e cercare nella stessa formazione permanente del clero, dei ministri ordinati, almeno in qualcuno degli incontri, una maggiore sintonia con il progetto diocesano di attenzione alla famiglia.

Di fatto è urgente costruire tra presbiteri e sposi, un rapporto di stima e fiducia, di reciproco sostegno e autentica collaborazione, di matura e libera corresponsabilità.

Davvero dobbiamo moltiplicare le equipe (formate

Investire nella formazione permanente

1 In appendice, la sintesi dei laboratori.

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da sposi e presbiteri) che a livello parrocchiale, interparrocchiale, o zonale e diocesano, pensino, progettino e lavorino insieme.

Incentivare la coesione tra parrocchie

Si è alzata dal basso una grande domanda di condivisione delle esperienze e dei cammini, di superamento dei confini rigidi e delle appartenenze chiuse. Ormai da diversi anni in molte dimensioni della pastorale siamo invitati a superare le frontiere, a non chiuderci, a non isolarci in sterili campanilismi e forse la dimensione familiare può aiutarci ad accelerare il processo perché la collaborazione è il vero futuro di una pastorale per la famiglia, sicuramente ci offre la possibilità di ottimizzare le risorse e rispondere ad una domanda sempre più larga ed esigente.

Allora proviamo con pazienza a confrontarci, a condividere, a progettare e costruire insieme tra parrocchie e nelle zone cammini di famiglie e per le famiglie, una pastorale dell’educazione all’amore dei giovani, una pastorale per i fidanzati e così tante altre cose che non possono essere portate avanti da piccole comunità isolate in un territorio così diversificato come quello della nostra diocesi.

Passare dalla estemporaneità e frammentazione a cammini permanenti al servizio delle persone

Non è solo opportuno ma ormai davvero necessario tendere ad un superamento dell’estemporaneità di tante iniziative raccordandole e completandole con la proposta di un cammino stabile, permanente, feriale.

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Almeno offrire sempre di più questo sbocco o orizzonte ultimo alle tante attività già presenti nelle parrocchie, come i percorsi per fidanzati, cammini per la celebrazione comunitaria dei battesimi, accompagnamento dei genitori che chiedono i sacramenti per i figli, sostegno ai genitori nelle vicende tristi e liete, nelle diverse tappe educative, dentro e attraverso le sollecitazioni che ci vengono dal contesto socio-economico e politico.

Insomma offrire la possibilità di un cammino di amicizia e fraternità tra famiglie, che si incontrino con una certa stabilità, anche se leggera, nell’ascolto della Parola e della vita, in gruppi possibilmente non esageratamente grandi, non formali e rigidi, con il sostegno e l’animazione di una equipe formata da una o due coppie con il presbitero. Creare insomma, là dove questo è fattibile, in parrocchia o nella zona tanti piccoli gruppi di famiglie, con un proprio percorso e con momenti di condivisione e comunione all’interno dell’unica comunità parrocchiale.

Le famiglie, sempre, ma soprattutto in questo lunghissimo tempo di crisi economica, culturale e antropologica hanno mostrato di essere un grande ammortizzatore sociale, uno spazio di solidarietà e condivisione ma proprio per la drammaticità e complessità della crisi hanno, oggi più che mai, bisogno del sostegno delle comunità e di tutta la Diocesi. Possiamo favorire l’aggregazione, scoprire insieme 8

Sostenere le famiglie perché siano la Chiesa nel mondo a servizio del Regno

difficoltà e risorse presenti nel territorio, facilitare reti di solidarietà per sostenere quelle famiglie che affrontano quotidianamente la malattia e la precarietà. Ci saranno da supporto la Caritas e gli altri organismi che operano nel sociale.

Uno dei laboratori ha affrontato anche la sfida del lavoro, costatando quanto ancora siamo lontani dal riflettere insieme come cristiani e come comunità su questi temi (sono i grandi capitoli della dottrina sociale della Chiesa) così determinanti per la vita reale delle persone e che il Vangelo ci chiede di abbordare e ispirare.

Dobbiamo fare passi in avanti mostrando interesse per tutto ciò che è umano perché niente di ciò che è umano può apparirci estraneo. L’attenzione al sociale, alla dimensione culturale, politica ed conomica della vita della gente deve tornare ad essere patrimonio comune delle nostre comunità.

Facciamo davvero fatica a resistere alla logica consumistica e contagiare con i nuovi stili di vita ispirati al Vangelo e caratterizzati dalla sobrietà, solidarietà, apertura della casa e del cuore, scelte alimentari e di consumo critico, attenzione agli immigrati.

Forse è davvero opportuno come ci è stato suggerito iin uno dei laboratori, costituire un gruppo di animazione diocesano che possa essere di stimolo e sostegno alle famiglie e parrocchie per la diffusione di uno stile di vita, di uno sguardo sul mondo e sulla creazione davvero ispirato al Vangelo.

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Sulla nuzialità ferita mi piace riportare quanto il Papa ha chiesto ai Vescovi italiani nel suo intervento all’assemblea plenaria: «Promuovete la vita del concepito come quella dell’anziano. Sostenete i genitori nel difficile ed entusiasmante cammino educativo. E non trascurate di chinarvi con la compassione del samaritano su chi è ferito negli affetti e vede compromesso il proprio progetto di vita».

Andiamo avanti con la casa per i padri separati, con i cammini di sostegno e vicinanza a tutti coloro che hanno vissuto il dramma della separazione (magari cercando di farli nascere anche in altri luoghi della nostra Diocesi per capillarizzarli un po’ meglio sul territorio e portarli un po’ più vicini alla gente) perché sentano anche attraverso l’affetto delle nostre comunità la invincibile fedeltà di Cristo Gesù che mai ci abbandona.

Coniugare fedeltà ai valori e centralità della persona, verità e misericordia

Voglio inoltre ricordare ciò che sta all’inizio, quello che sta sotto e sostiene tutto l’impianto, ogni progetto, ogni pastorale che voglia essere davvero cristiana. Solo se edifichiamo sulla roccia dell’ascolto e della pratica della Parola di Gesù possiamo affrontare le tempeste senza temerle. Le parrocchie devono diventare i luoghi dove le famiglie crescono nell’ascolto della Parola di Dio, che illumina la vita, tende all’Eucaristia e da consistenza e spessore alla spiritualità familiare. Le famiglie devono essere aiutate a riconoscere e ad accogliere la presenza del Si-

Ricercare e sostenere una specifica spiritualità famigliare

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gnore nei piccoli gesti d’amore che ritmano il quotidiano di ogni nucleo familiare: la mensa, il lavoro, le tante attività domestiche, i piccoli e incontabili sacrifici, i gesti di perdono a volte dolorosi, straordinari, più spesso feriali, tutti segni che rimandano all’amore di Dio per noi. La rugiada che rende feconda la famiglia è sicuramente la preghiera quotidiana, semplice e vera, capace di scandire la giornata: il suo inizio, i momenti dei pasti, la sera. Non è tanto un discorso su Dio, ma la celebrazione della sua presenza discreta, la possibilità di sentirne il profumo che invade la casa e la vita.

«Vorrei chiedere a voi, care famiglie: pregate qualche volta in famiglia? Qualcuno sì, lo so. Ma tanti mi dicono: ma come si fa? Ma, si fa come il pubblicano, è chiaro: umilmente, davanti a Dio. Ognuno con umiltà si lascia guardare dal Signore e chiede la sua bontà, che venga a noi. Ma, in famiglia, come si fa?

Perché sembra che la preghiera sia una cosa personale, e poi non c’è mai un momento adatto, tranquillo, in famiglia… Sì, è vero, ma è anche questione di umiltà, di riconoscere che abbiamo bisogno di Dio, come il pubblicano! E tutte le famiglie, abbiamo bisogno di Dio: tutti, tutti! Bisogno del suo aiuto, della sua forza, della sua benedizione, della sua misericordia, del suo perdono. E ci vuole semplicità: per pregare in famiglia, ci vuole semplicità! Pregare insieme il “Padre nostro”, intorno alla tavola, non è una cosa straordinaria: è facile. E pregare insieme il Rosario, in fami11

glia, è molto bello, dà tanta forza! E anche pregare l’uno per l’altro: il marito per la moglie, la moglie per il marito, ambedue per i figli, i figli per i genitori, per i nonni… Pregare l’uno per l’altro. Questo è pregare in famiglia, e questo fa forte la famiglia: la preghiera»2.

Mi piace, in conclusione, rimandare alla celebrazione del sinodo straordinario sulla famiglia.

Sentiamoci tutti coinvolti, corresponsabili, chiamati a offrire il nostro piccolo contributo. Di fatto, per esplicita volontà di papa Francesco, il sinodo raccoglie e rilancia una aperta e pacata riflessione sulla vita reale delle famiglie dentro questo nostro mondo e in questo particolare momento della storia. Il Signore, che parla attraverso la Sacra Scrittura letta nella grande Tradizione della Chiesa, continua a parlare anche attraverso l’attualità. Il dialogo franco, dovrà allargarsi alla chiesa intera ed estendersi per tutto l’anno, in vista di quel discernimento comunitario nello Spirito che potrà operarsi nel prossimo sinodo ordinario programmato per l’autunno 2015. Si tratta di abbozzare una sintesi condivisa, che riscatti la bellezza e positività del Vangelo della famiglia e contemporaneamente affronti le emergenze, le problematicità e che, pur segnata dalla inevitabile provvisorietà, illumini e fecondi il cammino futuro delle famiglie nella chiesa e con la chiesa in questo nostro mondo.

Coinvolti prima con il questionario, poi con la pre 2 Omelia del Santo Padre Francesco nella

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Santa Messa per la Giornata della Famiglia, Città del Vaticano, 27 ottobre 2013.

Camminare con la Chiesa universale

ghiera all’apertura del Sinodo, ora potremo conoscere il materiale che sarà restituito alle Diocesi e continuare così ad ascoltare, a valorizzare e promuovere concretamente le nostre famiglie.

Sto preparando una lettera da inviare in tutte le case per ravvivare la corresponsabilità, per aiutare tutti a sentirsi parte viva della Chiesa e per offrire un piccolo strumento da utilizzare negli incontri per la condivisione della fede e della vita, in vista di una sempre più solida relazione tra famiglie.

 Armando Trasarti

Vescovo

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Appendice

SINTESI AMBITI e ZONE dall’Assemblea pastorale diocesana di maggio 2014

Ambito 1

La famiglia chiamata alla sponsalità •

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L’esigenza della formazione perché i preti si educhino a lavorare con le famiglie (formazione zonale o diocesana?) - Formazione famiglie Come aiutare le parrocchie che vorrebbero far nascere gruppi famiglia: sostegno delle parrocchie vicine, sostegno della pastorale diocesana?

Promuovere nelle nostre zone momenti di confronto delle varie esperienze di pastorale familiare sarebbe importante un arricchimento e un sostegno reciproco.

Come stimolare delle esperienze di preghiera, di ascolto della Parola di Dio, nelle famiglie e nei gruppi famiglia potrebbe essere utile una scheda periodica preparata dalla pastorale diocesana... ?

Percorsi per fidanzati •

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Necessità dell’equipe (sacerdote - coppia di coniugi), di una adeguata formazione per l’equipe e maggiore integrazione-dialogo tra parrocchie.

Come integrare i cammini delle varie parrocchie nella zona e nella diocesi?

Metodo dell’accompagnamento: è necessario privilegiare la relazione puntando a superare “l’obbligatiorietà del corso” e valorizzando la bellezza dell’incontro e dei temi affrontati; per portarli all’inserimento nella comunità parrocchiale durante e dopo il cammino...

Su questo tema peraltro la discussione è stata vivace dove qualcuno ha posto anche l’esigenza collegata ai tempi attuali di non chiudere o porre

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appendice

Gruppi famiglia

confini. Riteniamo però importante trovare anche delle modalità nuove o riscoprirne altre per vivere questo valore. Importante è anche il coinvolgimento della comunità (il cammino per fidanzati non è un discorso per pochi - la coppia animatrice e i fidanzati - ma riguarda e coinvolge tutta la comunità) •

Conformare la durata del corso, definendo un numero ideale di incontri e alcuni argomenti che non possono mancare: temi essenziali del matrimonio cristiano e della relazione di coppia.

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Proposta di percorsi “personalizzati” per coppie che vivono già un cammino di fede.

Rispondere quindi anche all’esigenza di chi vuol maggior approfondimento anche con modalità diverse. Proporre cammini solo diocesani (ne esistono due al momento) o è possibile anche per zone ?

Ambito 2

La famiglia educa alla fede Giovani e catechesi • •

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Percorsi paralleli di catechesi per genitori e figli: esistono alcune realtà, provare a condividerle.

Cercando di sdoganare sempre più la pastorale da “preparazione ai sacramenti” a “percorsi di vita”, occorre avere un obiettivo serio e coraggioso verso la fascia degli adolescenti: - attrezzare i genitori e supportarli nel rapporto difficile con i figli che non sono più bambini; - formare sempre meglio gli educatori nell’ac-

Nell’accompagnare le famiglie, avere chiari i livelli parrocchiali e diocesano: • il livello parrocchiale è quello della cura delle relazioni, della compagnia, dell’approccio familiare, informale, partendo da situazioni leggere e amicali per le famiglie; • il livello diocesano è quello della formazione di coloro che nelle parrocchie si prendono cura di questo tipo di pastorale familiare.

Battesimo •

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Necessità di giungere a linee guida diocesane condivise e unitarie che diano una certa uniformità a tutte le parrocchie della diocesi in merito alla preparazione al Battesimo e alla celebrazione stessa del sacramento.

A tal proposito si chiede di tener presente e magari di condividere maggiormente il documento fatto dai sacerdoti della vicaria 1 su questo argomento.

Si chiede di individuare e diffondere una modalità di comunicazione e condivisione delle esperienze delle varie parrocchie, delle buone prassi, degli strumenti di lavoro, utile anche a conoscersi e a collaborare di più tra parrocchie.

Si auspica la creazione di equipe parrocchiali e interparrocchiali, laddove manchino le forze o si tratti di piccole parrocchie periferiche. In merito a ciò l’Ufficio diocesano di pastorale famigliare si pone come strumento per formare, sostenere,

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appendice

compagnamento degli adolescenti; - scommettere su percorsi di educazione all’affettività, sessualità e di accompagnamento all’esperienza del fidanzamento dei ragazzi e dei giovani (pastorale giovanile e della famiglia potrebbero fornire itinerari?).

stimolare i laici che il parroco individua e propone per seguire la pastorale battesimale.

Ambito 3

Famiglia è carità •

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La famiglia luogo di relazioni interpersonali tra coniugi e tra genitori e figli.

Come consolidare i rapporti e le collaborazioni tra più famiglie creando reti di solidarietà?

Bisogni, fragilità, sofferenze che gravano sulla famiglia lasciata sola.

Quali risorse, in forme nuove e adeguate, può generare la rete di solidarietà tra famiglie?

• Stimolare la fraternità, aperture e vicinato; promuovere la conoscenza tra famiglie che possano sviluppare varie forme di sensibilità e disponibilità all’accoglienza ed alla solidarietà.

• Come e quali esperienze esistono? Si possono condividere e allargare le esperienze...

• Organizzare iniziative di aggregazione che possano favorire nuove relazioni e possibilità di amicizie.

• Educarsi ad accorgersi e riconoscere situazioni di bisogno per l’evidente difficoltà di richiedere aiuto da parte di molti.

• Aprire le porte di casa. Conoscere le risorse e i bisogni locali. Ciascuno di noi può essere “gancio” per avvicinare le persone nelle loro fragilità. Le famiglie insieme hanno la possibilità di rispondere a tutti i bisogni dividendosi i pesi.

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Ambito 4

La famiglia aperta al mondo La famiglia deve essere capace ad affrontare il tema del lavoro, degli stili di vita e della missione. Una casa leggera di cose, ma ricca di relazioni.

Si è preso atto che le esperienze legate a queste tematiche sono spesso circoscritte alla buona volontà di pochi, mancando dunque un cammino comunitario in materia di nuovi stili di vita e lavoro, con i seguenti interrogativi: come la comunità cristiana può educare le famiglie ad una coscienza, uno stile di vita sobrio e giusto nei confronti dell’ambiente e della dignità dei fratelli?

Come si può rilanciare la spiritualità del lavoro? Come promuovere un linguaggio comune?

Alcuni spunti di lavoro emersi nel gruppo: • Missionarietà: famiglie che “aprono” la propria porta ad altre famiglie e persone.

• Come aiutare le famiglie ad aprirsi al mondo che è arrivato a noi, alla nostra porta? Educarsi alla missione che è già qui nella nostra diocesi.

• Ancora oggi il linguaggio nelle famiglie è quello dei segni: i segni educano, bisogna però avere il coraggio dell’impopolarità delle scelte. Serve il coraggio di rompere gli schemi. Ciò che si insegna va poi messo in pratica all’interno della comunità per non creare contraddizioni.

• Pensare dei percorsi di formazione sui nuovi stili di vita per genitori e figli insieme. L’adulto educa il bambino e viceversa. Non sono realtà separate.

• Gruppi di famiglie/parrocchie che riflettono in maniera critica e consapevole sulle scelte di acquisto

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appendice

Premessa

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e di consumo e avviano localmente un gruppo di acquisto solidale. Le scelte devono essere consapevoli, legate alla coscienza dell’individuo, al servizio del bene della comunità cristiana e messe in pratica nella realtà quotidiana.

Valorizzare e far conoscere quelle persone/esperienze che fanno una scelta di lavoro nel campo sociale.

Rilanciare la giornata della salvaguardia del Creato.

Proposte per le vicarie o zone pastorali: • Far frequentare due o più parrocchie vicine attraverso iniziative di convivialità per iniziare a creare relazioni; poi mettere insieme le risorse, le persone, le strutture, i mezzi e cominciare così a pensare percorsi inter-parrocchiali; infine mettere tutto in rete sulla “rete”… è possibile?

• Sempre più omogeneità nei percorsi di fede, altrimenti risulta impossibile pensare di lavorare in comunione.

• Esempio di pastorale familiare di zona: percorsi di fede, al sacramento, all’essere sposi e alla genitorialità.

• Su temi del lavoro, o del consumo critico, nella nostra zona possiamo proporre qualche incontro interparrocchiale (o parrocchiale) per giovani e famiglie (con il sostegno degli uffici pastorali diocesani).

• Quali sono le urgenze legate alla pastorale famigliare nella nostra zona ?

Proposte di formazione: verifiche e osservazioni Una delle esigenze primarie che la pastorale famigliare diocesana ha individuato è quella della formazione.

• A partire da questa esigenza, il prossimo anno vorremmo proporre una formazione specifica per gli

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appendice

•

operatori della pastorale della famiglia.

Questa potrebbe essere una bozza di proposta per un incontro mensile, preferibilmente il sabato verso le ore 18, che si può concludere con la cena insieme: - ore 18 - 18:50, approfondimento teologico-biblico a partire dai documenti della Chiesa; - ore 19 - 19:50, formazione pastorale; - relatori che, oltre al contenuto, trasmettano anche la loro esperienza pastorale; - incontro non solo di ascolto, ma con una modalità che lasci spazio al confronto e all’approfondimento, a partire dal vissuto di ciascuno.

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Sintesi della riflessione nei gruppi di zona Nel resoconto siamo partiti dalle vicarie più lontane.

(N.B.: Non si è concordato il metodo, qualcuno ha redatto una sintesi assolutamente stringata, quasi centrando l’idea di fondo, e qualcun altro ha invece raccontato un po’ più nel dettaglio la condivisione. Ci è sembrato comunque importante raccogliere il materiale senza rivederlo per rispettare il lavoro dei gruppi e metterlo a disposizione del Vescovo e successivamente anche allo studio e riflessione del Consiglio pastorale diocesano).

Vicaria 4 e 5

Cagli e Pergola

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Parrocchia di San Martino in Apecchio. Presente don Sauro, Andrea Conti e Ilaria Presciutti.

Gruppo fidanzati con 14 coppie. Oratorio aperto tutte le domeniche. Gruppi di preghiera. Cammini per Sacramenti. Idea di collaborazione con la parrocchia di Serravalle di Carda. Idea di collaborazione col Gruppo di Rinnovamento nello Spirito di Cagli.

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Parrocchie di San Pier Damiani e Santa Maria Assunta in Cagli. Presenti don Nazzareno, don Gabriele, don Diego, Mirko Secci e Luigina Pieri, assieme a una delegazione Azione Cattolica.

Gruppo fidanzati. Gruppo di Rinnovamento nello Spirito che prega insieme. Famiglie di RnS vorrebbero entrare nelle case per non far rimanere la proposta solo a parole, risvegliare prima di tutto

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Parrocchie di San Lorenzo in Campo e frazioni.

Presenti don Federico, Simone Bucarelli e Federica Serfilippi.

Gruppo fidanzati. Proposta di gruppi famiglie negli anni passati mai andata in porto.

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Parrocchie di Pergola e frazioni. Presenti don Filippo, Giovanni Serfilippi e Martina Mori, Piero Marchetti e Giovanna Cerbone.

Gruppo fidanzati. Idea di ripartire dal gruppo di famiglie che ha rimesso in piedi l’oratorio per far nascere una pastorale famigliare.

Vicaria 3

Fossombrone •

Non sono scaturite proposte concrete ma, semplicemente abbiamo aperto il cammino: esiste una certa disponibilità a un confronto tra le varie parrocchie per discutere della possibilità di proposte comuni, condivise e costruite insieme.

Vicaria 2

Bassa valle del Metauro Rileggendo gli appunti, ci siamo accorti: • È grande il bisogno, la necessità di trovarsi come famiglie.

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appendice

il desiderio.

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Ci siamo scontrati con una povertà di idee (se facciamo il gruppo famiglie zonale, corriamo il rischio di disperdere energie moltiplicando le strutture).

Forse la cosa più giusta potrebbe essere la proposta di incontri per famiglie in tutte le parrocchie (anche dove non esiste un gruppo) su delle tematiche, prevedendo uno o due incontri interparrocchiali, magari nei momenti forti.

Alta valle del Metauro Non siamo riusciti a confrontarci sulle domande che ci erano state consegnate; abbiamo preferito presentarci e raccontarci ciò che c’è e che funziona nelle nostre parrocchie. Abbiamo parlato di diversi argomenti su cui ci siamo trovati d’accordo e che si potranno realizzare. La conclusione è stata: • I sacerdoti si riuniranno per individuare gli ambiti in cui si può lavorare insieme.

• È stato suggerito che un modo per lavorare insieme potrebbe essere quello di formare delle equipe di zona, formate da un sacerdote e una coppia per la catechesi, un sacerdote e una coppia per i gruppi famiglia, un sacerdote e una coppia per i più giovani, un sacerdote e una coppia per la carità, eccetera.

Catechesi • • •

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Formazione zonale dei catechisti.

Quando e dove è possibile, affidare una “classe” o un gruppo a una coppia di sposi affiancata da giovani.

Necessità che il catechista si faccia carico di un cammino parallelo con i genitori: incontri, momen-

• •

ti conviviali, uscite, eccetera.

Campi scuola insieme. È emersa ancora di più l’importanza di un cammino comune, visto che nella nostra zona i ragazzi sono già uniti dalla scuola media, che è consorziata.

Preparazione al Matrimonio •

Esiste già un percorso interparrocchiale di 14-15 incontri, abbastanza articolato. È interparrocchiale solo riguardo alla provenienza delle coppie. Il corso si tiene ad Orciano di Pesaro.

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Ne esistono due: a Orciano e a Mondavio, con due coppie referenti. Al momento conducono cammini separati. Non sono emerse proposte. Don Pasquale ha espresso il desiderio di poterne formare uno nella propria parrocchia, ma non sa come.

Stili di vita di carità e solidarietà •

Si è sottolineato che sono ambiti in cui c’è senz’altro da camminare e che, pur essendo presenti nel territorio varie opportunità (un gruppo di acquisto solidale, centri Caritas, tre case di riposo) le famiglie non sono abbastanza sensibilizzate né presenti.

Giovani •

L’argomento è stato appena toccato, ma abbiamo l’impressione che sia un argomento a parte, da portare avanti insieme alla Pastorale giovanile, la quale coinvolgerà direttamente gli animatori.

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appendice

Gruppi famiglia

Vicaria 1

Fano centro •

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La domanda che ci dobbiamo porre è: «Qual è il vino nuovo di cui hanno bisogno i giovani, le coppie, i fidanzati, le famiglie?».

Come per le coppie di Macerata, anche per noi questa è la domanda fondamentale da cui partire per il nostro dialogo insieme.

Il nostro sogno richiede prima di tutto una conversione del cuore e della mente: il sogno è quello di passare da una Chiesa organizzata a una Chiesa di relazioni, di comunione, come più volte ci è stato detto nella prima serata.

Tre sono gli atteggiamenti da fare crescere in noi: - Sapere ascoltare, certi che ognuno ha qualcosa di bello da dire, una bella esperienza di Dio o di comunità da condividere.

- Saper accogliere, essere una Chiesa dalle braccia aperte, certa che ogni volto, ogni persona è immagine di Dio. - Saper accompagnare. Non siamo maestri, ma compagni di viaggio.

Il metodo che vorremmo proporre è quello dei laboratori, cioè di gruppi di persone che si mettono insieme per cercare un cammino comune, per elaborare un progetto, un lavoro di equipe che mette in collaborazione coppie, laici, sacerdoti, consacrati e dove ognuno porta il dono specifico della grazia, della propria vocazione. Si tratta di pensare percorsi con i tratti della creatività e della flessibilità, con l’intento di mettere in rete esperienze, proposte, idee, perché diventino una ricchezza comune; sono auspicabili linee guida generali diocesane condivise e unitarie.

I punti comuni a tutti gli ambiti sono: - Esigenza di una formazione continua e permanente per chi opera nella pastorale famigliare. Provare a elaborare un cammino diocesano.

- Mettere in rete esperienze e percorsi. Necessità di un sito? Creare momenti di confronto e di scambio fra le varie realtà presenti, creare collaborazioni e scambi interparrocchiali per condividere e ottimizzare le esperienze e le risorse sia umane, che di metodo, che di percorsi.

- Oltre ai temi tipici della relazione e della spiritualità, già presenti in molti cammini parrocchiali per fidanzati, sposi e genitori. sarebbe importante far diventare prassi anche tematiche come accoglienza, apertura, sobrietà, stili di vita, solidarietà, percorsi che educhino alla missionarietà, alla fraternità, alla sensibilità, creando reti di famiglie.

- Priorità adolescenti: elaborare percorsi diocesani di educazione all’affettività e alla sessualità, altri per riscoprire il tempo del fidanzamento come tempo di scelta vocazionale.

- Progettare percorsi di catechesi paralleli per genitori e figli, con l’obiettivo di passare da una pastorale legata ai sacramenti a una pastorale che si fa “percorso di vita” e diventa cosi aiuto a riscoprire la propria fede e la vita nella Chiesa, comunità di famiglie, nonché ad avere cura e attenzione alla vocazione sponsale e alla genitorialità.

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appendice

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Fano periferia

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Bellocchi.

Attenzione ai gruppi “famiglie” e alle dinamiche che possono essere anche molto strane. Rischio del chiudersi in se stessi e poi finire. Necessario moltiplicare le esperienze, sia all’interno della parrocchia, che a livello interparrocchiale. Curare le relazioni: se non scaldi le mani, non le muovi. Far nascere la voglia di andare all’incontro delle famiglie o dei fidanzati o dei battesimi non come “obbligo”, ma come desiderio.

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San Cesareo.

Far nascere gruppi con finalità diverse (battesimo, cresima dei figli, eccetera) e recuperare gli elementi della formazione cristiana. Difficoltà con le famiglie che non frequentano e che non vivono relazioni di vicinato.

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Torrette.

Esperienza negativa con le famiglie, gruppi disarticolati, chiusi e fini a se stessi. Proporre riflessioni sulla Evangeli gaudium.

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Cuccurano.

Proporre temi di interesse in linea con la riflessione che la Chiesa sta facendo sulla famiglia (due sinodi). Avere un’equipe per ogni parrocchia.

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Fenile.

Necessità della testimonianza delle famiglie: non solo l’incontro, ma anche la vita. Proporre temi di interesse (educazione dei figli, rapporto di coppia).

Non psicologismo, ma sguardo con la luce della fede.

Interventi vari •

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Incentrare sull’Eucaristia domenicale, sullo stare insieme e curare le relazioni (il contenuto è o può essere indifferente, le relazioni sono importanti), proporre un affiancamento o un sostegno nelle parrocchie in difficoltà.

Proposte per separati o coppie in crisi: diffondere le informazioni su cosa si fa, alcuni non lo sanno.

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Mettere in rete (quindi informare) tutto quello che si propone e si fa. Molti non sanno neanche dei gruppi che ci sono in parrocchia. Collaborare tra parrocchie e, laddove possibile, fare le cose insieme.

Fermarsi dopo l’Eucaristia in Chiesa o sul piazzale, per fare fraternità. Vivere la domenica come festa della famiglia, magari rinvigorendo la domenica pomeriggio.

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appendice

Proposte

INDICE

Famiglia e comunità cristiana i luoghi in cui si diventa cristiani Appendice Sintesi ambiti e zone dall’assemblea pastorale diocesana di maggio 2014

Indice

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Finito di stampare nel mese di ottobre 2014

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MI

In copertina: Raffaello, Sacra Famiglia con agnello.

Madrid, Museo nazionale del Prado

www.fanodiocesi.it