L'isola che c'è

GENIO DELLA COOPERATIVA VALLORGANA

(Libera rielaborazione dal testo della canzone di Edoardo Bennato, 2002)

L’ISOLA CHE C’È

Seconda stella a destra questo è il cammino e poi dritto fino al mattino poi la strada la trovi da te, porta all’isola che… c’è.

Forse questo ti sembrerà strano, ma la ragione ti ha un po’ preso la mano. (…) E non è un’invenzione e neanche un gioco di parole se ci credi ti basta perché poi la strada la trovi da te.

Son d’accordo con voi, niente ladri e gendarmi, ma che razza di isola è?

Niente odio e violenza, né soldati, né armi, forse è proprio l’isola… per me.

Seconda stella a destra questo è il cammino e poi dritto fino al mattino non ti puoi sbagliare perché quella è l’isola … per te! (…)

Coop .V a ll org a na

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L’isola che... c’è

FRANCO REBELLATO

25 °

25 °

L’ISOLA CHE C’È

GENIO DELLA COOPERATIVA VALLORGANA 1991-2016 A cura di

Franco Rebellato

Tra Piave e Brenta, la Pedemontana del Grappa. Qui, a Castelcucco, dal 1991 il Centro di Lavoro Guidato A. Serena è punto di riferimento per molte famiglie del territorio, una risposta concreta per disabili

Coop .V a ll org a na

L’ISOLA CHE C’È GENIO DELLA COOPERATIVA VALLORGANA 1991-2016 A cura di

Franco Rebellato

Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme un successo.

(Henry Ford)

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Patrocinio e Sponsor Rotary Club Castelfranco-Asolo

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Progetto e curatìa editoriale Franco Rebellato Consulenza Diego Tramontana Fotografie Archivio della Cooperativa Sociale Vallorgana Alessandro Morano Committente Cooperativa Sociale Vallorgana, Castelcucco (TV) Ringraziamenti Si ringrazia quanti hanno contribuito alla realizzazione di questo volume con suggerimenti, proposte, selezione fotografica ed elaborazione dati (grafici, ecc.).

In particolare, per le testimonianze, si ringrazia: Monica Andreolle, Bruno Bordignon, Gigliola Citton, Cristina Cremasco, Davide Didonè, Silvana Favero, Morena Forner, Alessandro Marano, Paolo Mares, Emanuela Rebesco, Giorgio Rossetto, Marco Mauro Schiavo, Dario Schievenin, Giulio Scotton, Sara Somadini, Anna Maria Zaniol.

Realizzazione e stampa Tipografia Asolana - Asolo (TV) Stampato in Italia. Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione, immagini e testi, può essere riprodotta o utilizzata in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, senza il previo consenso dell’autore e dell’editore.

Copyright Cooperativa Sociale Vallorgana, Castelcucco (TV) Tel. 0423 563566 - 962033 - Fax 0423 306445 E-mail: amministrazione@cooperativavallorgana.it

L’ISOLA CHE C’È

Guarda questo giorno!

Perché è la vita…

Perché ieri è solo un sogno e domani è solo una visione.

Ma un oggi ben vissuto rende ogni ieri un sogno di felicità.

E ogni domani una visione di speranza. (da “Saluto all’alba” di Kalidasa, poeta sanscrito, V sec.)

SOMMARIO

Saluto del Sindaco di Castelcucco Adriano Torresan

pag. 7

Saluto del Responsabile dell’Area Disabili ASL 8 Natalino Filippin

pag. 8

Saluto del presidente della Cooperativa Vallorgana

Bruno Bordignon

pag. 9

Prologo Diego Tramontana, Presidente onorario

pag. 10

CAPITOLO PRIMO

Ieri, oggi, domani

pag. 11

CAPITOLO SECONDO

Il progetto sociale

pag. 57

CAPITOLO TERZO

Esserci

pag. 81

APPENDICE

Amici per sempre

pag. 93

Saluto del Sindaco di Castelcucco

È per me un privilegio introdurre questo volumetto nell’occasione del 25° anniversario di vita della nostra Cooperativa Vallorgana.

Nel 1991 c’era la necessità per alcune famiglie di creare nella nostra zona, in sinergia con i servizi sociali dell’ULSS, una struttura adibita a Centro di Lavoro Guidato che potesse ospitare persone con disabilità, una volta giunte al termine della scuola senza aver maturato i requisiti per un collocamento nel mondo del lavoro. L’obiettivo era di continuare la formazione e incrementare le abilità dei ragazzi per offrire loro e alle famiglie una migliore qualità della vita. Ciò è stato possibile anche con l’impegno concreto dell’Amministrazione comunale e del Sindaco Dario Schievenin.

Un grazie di cuore a lui e a tutti i consiglieri di allora per aver

acceso la scintilla, per la sensibilità e la lungimiranza dimostrata.

Un grazie alle Amministrazioni che si sono succedute, per aver mantenuto, rispettato e rafforzato questo patto di solidarietà, al di là delle appartenenze politiche, ma sempre col prioritario obiettivo di concentrare gli sforzi nella soluzione di quei problemi che le famiglie lasciate sole non sarebbero in grado di affrontare. Soprattutto di questi tempi così difficili e carichi d’incertezza.

Un grazie e la mia stima profonda va ai presidenti, ai Consigli di Amministrazioni della Cooperativa e a tutti gli “Amici della Vallorgana” che nel corso degli anni, con donazioni e con opere di volontariato, hanno contribuito al sostegno, alla crescita ed allo sviluppo della stessa.

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Frequentando la struttura ho visto persone veramente felici di trascorrere la loro giornata in un luogo così confortevole. La sensazione provata è di grande serenità: si respira una bella aria! Le operatrici e gli operatori mi hanno manifestato la loro soddisfazione e, soprattutto, alcune famiglie mi hanno trasmesso la loro entusiastica partecipazione. Confesso che riscontrare tutto ciò è la sensazione più bella che si possa provare come amministratore pubblico, ma prima di tutto come uomo.

Sono fermamente convinto che le difficoltà presenti si possano e si debbano superare anche credendo ed investendo in attività, servizi ed infrastrutture finalizzate a migliorare la qualità della vita ed il benessere delle persone.

Oggi, la Cooperativa Vallorgana è una bella e importante realtà, non solo per Castelcucco.

Perciò, continuiamo tutti a lavorare perché possa crescere e dare sempre più risposte alle necessità dei cittadini in condizioni di bisogno.

Arch. Adriano Torresan

Saluto del Responsabile Servizio Disabilità dell’ASL 8

La “Vallorgana” festeggia i venticinque anni di “vita”: auguri Cooperativa Vallorgana! Auguri perché sei un capitale sociale del territorio, perché con la tua presenza contribuisci a costruire quella rete di sostegno di cui tutti noi ci sentiamo un po’ parte. È bello vedere la passione, la perseveranza, la competenza, la testardaggine degli operatori, dei dirigenti, dei familiari, dei volontari che contribuiscono ogni giorno a costruire questo Progetto; è ancor più bello vedere che c’è un intero territorio che sente l’appartenenza a questa realtà: la comunità locale entra nella Cooperativa e nei suoi servizi, la Cooperativa entra nella comunità locale e la arricchisce.

Un Centro diurno è un ponte tra famiglia e comunità locale, ancor di più lo è un “Centro di

Lavoro Guidato” o un “Gruppo Appartamento”: sono esperienze di relazione, che portano con sé tutte le difficoltà delle relazioni, ma anche tutte le ricchezze delle relazioni.

L’augurio è che ci siano sempre meno diffidenze, muri, solitudini.

L’augurio è che ci siano sempre più ponti, che ci sia sempre più gente che passeggia sopra i ponti. In un’epoca come la nostra, in cui è evidente la diffidenza e la costruzione di muri, costruire ponti non è una cosa da poco, è un atto contro-corrente, costruttivo, coraggioso, di fiducia nelle persone e nel futuro.

In bocca al lupo, Cooperativa Vallorgana! dott. Natalino Filippin 8

Saluto del Presidente della Cooperativa Vallorgana

Festeggiare il 25° anniversario della Cooperativa è un po’ come sfogliare assieme l’album di famiglia.

Si rivivono emozioni, tornano a galla ricordi rimossi, ci si lascia sorprendere da istantanee vissute, raccontate o lette.

Le esclamazioni più frequenti sono: guarda chi c’era! come eravamo diversi: più piccoli, più giovani, in un ambiente più ridotto! non pensavo si potesse realizzare tanto in questi lunghi ma velocissimi anni... Quanta strada è stata percorsa!

L’entusiasmo e la gioia che sprizzano da ogni dettaglio sono il denominatore comune che caratterizza il periodo. Allora, un sentimento che si manifesta prepotentemente è quello del ringraziamento.

Grazie al coraggioso manipolo di soci fondatori; grazie alle fami-

glie che ci hanno affidato i loro fragili tesori; grazie agli operatori che con competenza e straordinaria sensibilità contribuiscono alla crescita ed al benessere dei nostri “ragazzi”.

Grazie alle istituzioni che ci hanno concesso la fiducia ed hanno supportato il nostro lavoro; grazie alle associazioni di volontariato del territorio che da sempre e con continuità ci affiancano nel servizio.

Grazie ai piccoli e grandi donatori, tutti ugualmente importanti per noi, che hanno contribuito a migliorare il servizio e a realizzare gli ampliamenti della nostra struttura.

Questo grazie sentito e corale non vuole escludere nessuno perché tutti, a volte anche con criti9

che stimolanti, ci hanno aiutato e spronato continuamente.

I lusinghieri risultati finora ottenuti saranno il punto di ripartenza per affrontare le nuove sfide che la società ci prospetta, sicuri che, con la indispensabile collaborazione del territorio, riusciremo a raggiungere altri traguardi che oggi potrebbero sembrare impossibili.

Mi auguro che il presente volume possa essere veicolo di ringraziamento diffuso, testimonianza di quanto si può realizzare in sinergia con gli altri e incoraggiamento per nuove mete.

Bruno Bordignon

Prologo Questa pubblicazione, voluta in primis dal presidente Bruno Bordignon, nelle intenzioni iniziali doveva essere poco più che una brochure per il 25° anniversario dell’inaugurazione della Cooperativa Vallorgana. La sponsorizzazione generosa del Rotary Club di Castelfranco – Asolo, padrino della stessa, ha consentito di pensare a qualcosa di più: offrirne la descrizione e la storia, ma soprattutto dare modo di conoscerla e capire i perché delle sue scelte.

I problemi spesso presentano più soluzioni possibili. La “filosofia “ che un’organizzazione si dà è ciò che mette al vaglio le opzioni e suggerisce le decisioni. Conoscerla permette di valutare sia la loro validità, sia la coerenza delle scelte con gli obiettivi dichiarati. Quella della Cooperativa ha delle linee guida che, anche se ispirate a grandi valori come solidarietà, etica, senso del bene comune…, in fondo, sono poche e semplici: – Avere come amministratori soci volontari, cioè senza alcuna forma di retribuzione, onde evitare ogni possibile conflitto d’interesse.

– Preoccuparsi del benessere degli operatori, da scegliere con cura,

poiché svolgono ogni giorno un lavoro non semplice.

– Perseguire con coerenza, determinazione e trasparenza gli obiettivi e instaurare rapporti di assoluta correttezza con tutti gli interlocutori.

– Coinvolgere il “territorio” (singoli cittadini, associazioni, gruppi, enti, aziende...) nella misura più ampia possibile per stimolarne l’attenzione e promuovere una cultura aggiornata della disabilità.

“Stella polare” per scegliere le strade: la serenità di chiunque operi nel Centro e per il Centro: il fulcro di ogni decisione, sempre e comunque!

Il filosofo greco Eraclito (Efeso, V sec. a.C.) affermava “Panta rei”: tutto scorre, tutto si trasforma…!

Anche la “Vallorgana” è gradualmente cambiata adeguandosi alle 10

necessità dei suoi utenti ed alle nuove metodologie. Senza però mai perdere di vista la sua stella polare!

Il compito di guardare la Cooperativa “dal di dentro” è stato affidato a Franco Rebellato, che ringrazio anche per aver pazientemente “retto” alla mia passionale collaborazione di testimone dei fatti. Giornalista pubblicista, già dirigente scolastico, ne ha scritto in altra sede definendola una “perla” e ora, grazie alla sua professionalità ed a tante persone a cui va la mia personale gratitudine, questo strumento è a disposizione di chiunque intenda conoscere la “Vallorgana”.

Appunto, conoscere, attraverso una visione più ravvicinata, magari per rincuorarsi delle tante cose tristi che punteggiano il nostro tempo; per non dimenticare che i fiori possono nascere anche tra i sassi o su un’isola; per ricordare che un umile passerotto può esser felice dei suoi piccoli voli, forse, quanto un’aquila è fiera di volteggiare, maestosa, nel cielo.

Sta a tutti noi fare in modo che le loro ali non vengano danneggiate o, se ferite, vengano curate e rinforzate. Piccole o maestose che siano.

Diego Tramontana Presidente onorario della “Vallorgana”

CAPITOLO PRIMO

Ieri, oggi, domani

La civilizzazione della società è progredita quando nelle intelligenze dei cittadini comuni è entrata l’idea che “l’altro” è una risorsa per il bene comune …

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Castelcucco stretto nella morsa del gelo (foto di Angelo Andreolle). “Faceva freddo in quel febbraio del 1991...�

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Qualcosa di nuovo “È meglio accendere una piccola candela che maledire l’oscurità”.

(Confucio)

Faceva freddo in quel febbraio del 1991. Un freddo pungente.

La dorsale del Grappa era ancora coperta da una coltre bianca che scintillava ai timidi raggi di luna dell’inverno. In una qualunque di quelle gelide serate, dai colli di Monfumo una donna scende a valle: ad attenderla c’era un gruppo di persone della sua Associazione Genitori per l’handicap con sede nello storico Palazzo Beltramini, di Asolo. Anna Zaniol aveva un’idea che le frullava in testa da qualche tempo e voleva condividerla. Nel Municipio di Castelcucco, all’incontro promosso dal sindaco Dario Schievenin, erano stati invitati cittadini e soci, tra i quali anche Marjia Tramonta-

na di Asolo, che per l’occasione aveva trascinato con sé il marito. Riunione importante: lei lo voleva presente. E lui, pur preso da molteplici impegni, aveva deciso di assecondarla: d’altronde si trattava di handicap, un problema che in famiglia aveva un nome, Marco.

In paese, faceva notare il sindaco, c’era la necessità di risolvere il problema di alcune famiglie che non sapevano dove sbattere il capo per dare ai loro figlioli disabili una prospettiva di vita dignitosa, magari un’occupazione. La Zaniol, classe 1948, con piglio deciso, come nel suo stile, e senza tanti preamboli non faticò a convincere l’assemblea che la so13

luzione sarebbe stata di fondare in zona un Centro dove inserire i loro figlioli, una volta terminata la scuola dell’obbligo. Ci stava pensando da tempo ed era già andata a bussare a destra e a manca per fare qualcosa: quei ragazzi marginalizzati avrebbero altrimenti finito per “marcire” in casa. In ULS 13, Servizi Sociali, c’era una porta aperta, quella del rag. Franco Trinca, già sensibilizzato sulla questione; e quella di Sebastiano Sartoretto, avvocato di Castelfranco, membro del Comitato di Gestione della medesima, a ciò delegato dal presidente Mario Gazzola, su interessamento dello stesso sindaco Schievenin.

Un problema però teneva tutti

fare, guidandoli opportunamenva ancora a rispondere adeguatacol fiato sospeso: come realizzate. La Zaniol ci credeva sul serio mente alla molteplicità dei casi e re ciò che aveva tutto il valore di e non accettava né se, né ma. Di dei relativi problemi. Figuriamoci un diritto, ma che allo stato delle recente, su progetto dell’USL 13, il mondo del lavoro: l’inclusione cose appariva un’irraggiungibile erano nati anche i CLG di Vedelavorativa del disabile non aveva chimera? lago e Montebelluna. proprio storia. L’imprenditoria, All’epoca, per i disabili, adoleFacendosi paladina dei diritti fortemente condizionata dall’imscenti e adulti nell’Asolano-Pededei disabili, nessuno escluso, semperante sistema fordista, poneva al montana del Grappa, esistevano i CEOD, Centri Educativo-Occupazionali Diurni di Ca’ Falier di Asolo e di Pederobba. Si trattava di centri a carattere quasi esclusivamente assistenziale, le prime esperienze nel settore dell’handicap, problema fino ad allora spesso rimosso dalle coscienze: una prima risposta ai bisogni e ai diritti di un mondo che faticava ad accendere l’attenzione dei più. Molte famiglie erano ancora prigioniere dell’idea che certi “castighi” bisognava curarseli in casa. E mamma Za- Come il sentiero 153 si inerpica sul Grappa, così la “Vallorgana”... (foto di Luciano Vettorato) niol lo sapeva bene, per pre e comunque, Anna “la rossa” primo posto la massima produttiil suo Nicola. Tra i genitori, il “pu(così era soprannominata per il vità del dipendente. Rarissime le dore” era ancora forte, profondacolore dei capelli) combatteva in assunzioni dei disabili. Occorreva mente radicato. Un muro culturaprima linea, una sorta di trincea, andare oltre alla sensibilità persole. Persino la scuola, nonostante a confronto continuo con le istinale di certi imprenditori. Qualgli enormi passi avanti e le contuzioni, dai Comuni alle Scuole cosa di più si poteva e si doveva quiste fatte in quegli anni, fatica14

alla Usl (Unità Sanitaria Locale), ma anche e non di meno con l’opinione corrente dei cosiddetti “benpensanti”. La sosteneva anzitutto l’amore per quanti erano allora emarginati. La distingueva una forza che altre mamme non possedevano, ma che le avevano

ruolo di riferimento collettivo.

Ed ecco che in quella sera qualunque, nel Municipio di Castelcucco, paesino di 1693 abitanti, già classificato area depressa, si verificò qualcosa di nuovo: l’atmosfera era cambiata, anche se fuori faceva ancora freddo e a non

Il Grappa innevato visto dalla prospettiva di Possagno (foto di Milos Manera)

subito riconosciuto, un coraggio persino imbarazzante per certi suoi interlocutori. Si era così imposta all’attenzione di tutti, preceduta dalla fama di donna battagliera, finendo con l’assumere un

scaldarsi sarebbero rimasti soltanto i cuori degli scettici, quei benpensanti un po’ retrò, che non si capacitavano di come la società stesse cambiando e di quali rinnovamenti si annunciavano…

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Non era ancora la Cooperativa, ma era nato un Comitato promotore che l’indomani si sarebbe lanciato nella sfida di fondare un Centro proprio nel cuore della Pedemontana del Grappa. Sì, a Castelcucco, dove per la verità non c’era ancora un vero e proprio acquedotto, non c’erano né uno sportello bancario né un supermercato, mancavano gli impianti sportivi e persino nel cimitero non c’era più posto. Un paese morto – così si mormorava – riprendeva a pulsare proprio intorno ad un problema che sembrava l’ultimo!

TESTIMONIANZE

Anna Zaniol, la “pasionaria”

“Il mio sogno era l’integrazione...”

Venticinque anni dopo la nascita della “Vallorgana”, Anna Zaniol non ha perso il suo mordente e rivendica le sue battaglie per i princìpi e qualche utopia (come dice lei), che la videro protagonista anche dalle colonne di “Punto e … a capo”, il periodico asolano diretto da A. F. Celotto di Sant’Eulalia, che all’epoca interpretava l’anticonformismo. Sulla sua scia, una firma di fama nazionale, tra le più graffianti, quella di Sergio Saviane, da poco cittadino di Castelcucco, unitosi alla causa per i diritti degli handicappati (si chiamavano così!).

“Non sono mai stata capace di fare la sindacalista – ammette – ma ho sempre combattuto per l’integrazione, contro le diverse forme di segregazione dei disabili”. In quegli anni era ancora frequente per un genitore sentirsi suggerire di “metar via… quel fiòl desgrassià…”. Era proprio quella l’espressione corrente!

Nella vita sociale non c’era ancora posto per lui. Erano lotte vere, animate da passione civile, si cavalcavano ideali assoluti. Anna, nata in Francia da genitori emigrati, denunciava l’ingiustizia, animava i genitori organizzati nell’Associazione Genitori per l’handicap da lei fondata nel 1985. Sognava per loro un inserimento e, previo adeguato addestramento, nei casi possibili, l’integrazione nel mondo lavorativo. “Eravamo noi genitori alla ricerca spasmodica di trovare le soluzioni più giuste perché i nostri figli fossero riconosciuti come esseri umani a tutti gli effetti. Erano battaglie per i diritti, non per soldi”.

Ora che molte sono le conquiste fatte, la Zaniol vorrebbe

Anna Zaniol (a sin.) con Marjia Cvetkovic’ Tramontana in una rara istantanea del 1991

che si riprendesse energicamente l’iniziativa per non arretrare: la crisi e i tagli al welfare che colpiscono soprattutto i Comuni e le ASL vedono purtroppo i disabili tra le prime vittime. “Si mettono in discussione le spese, qualsiasi spesa per i più deboli, ma è inaccettabile”, protesta. Lei che è stata promotrice anche di Casa Amica in “Vallorgana”, progetto di accoglienza nei fine settimana, vorrebbe invece che si migliorassero ancora di più certi servizi, come quelli per il tempo libero dei disabili, le casefamiglia, l’inclusione nelle aziende. Vorrebbe che le molte sigle delle Associazioni per i disabili fossero più incisive, schierate su tutti i fronti in difesa della qualità dei servizi.

Meno acquiescenti e meno accomodanti.

Ma se ripensa alla “Vallorgana”, di cui è stata una protagonista, con una certa modestia ammette che molto si è realizzato e che ora tocca ai giovani fare di più. Con generosità e passione, come ai suoi tempi.

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I primi passi Un centro di lavoro guidato, bello! … ma come? La domanda era grossa come un macigno. Quella sera del ‘91, a Castelcucco, guardandosi tra loro i genitori convenuti da ogni parte della zona, in tutto una quindicina, erano smarriti. Alcuni persino spaventati. Chi avrebbe potuto, e saputo, farsi carico di una sfida così? Ser-

vivano competenza, disponibilità, passione sociale e umana. Serviva una persona che assumesse sulle proprie spalle un progetto ambizioso e complesso, che fosse pronta a condividerlo, a promuoverlo, a rappresentarlo. Una persona in grado di interloquire ai vari livelli con tutti i soggetti da coinvolgere: genitori, amministratori pubblici,

Conquiste di civiltà

operatori socio-sanitari, figure di sistema che avrebbero poi dovuto garantire il funzionamento della struttura che si andava a creare. È così che gli occhi di tutti si posarono su di lui, Diego Tramontana, 46 anni, medico stimato nella piena maturità professionale e anagrafica. Sguardi d’intesa tra i convenuti e la classica domanda:

e l’affiancamento in classe di un insegnante specializzato nel “sostegno didattico”.

Una decina di anni dopo, arrivò la Sentenza n.

215/87 della Corte Costituzionale con la quale si riconosceva il diritto pieno ed incondizionato di tutti gli alunni disabili a frequentare anche le scuole superiori, imponendo l’attivazione dei servizi necessari per sostenere l’integrazione scolastica generalizzata.

Sino alla prima metà degli anni ‘60, in Italia i disabili venivano inseriti nelle scuole speciali e negli istituti con residenza notturna, come nel resto d’Europa e del mondo. Con la contestazione giovanile del ‘68 cominciarono a farsi strada idee che puntavano a eliminare ogni forma di emarginazione.

Nel 1971 venne promulgata la Legge n. 118: stabiliva che anche gli alunni disabili dovessero adempiere all’obbligo scolastico nelle scuole comuni, ad eccezione di quelli più gravi (i ciechi, i sordi, gli intellettivi ed i motòri gravi come i tetraplegici, ecc.).

A segnare la svolta più importante, però, fu la Legge n. 517 del 1977, che sanciva il principio dell’inclusione per tutti gli alunni disabili nella scuola elementare e media dai 6 ai 14 anni, con una programmazione educativa specifica

La legge n. 104/1992 è la normativa che a tutt’oggi in Italia regolamenta i permessi, i congedi, gli assegni d’invalidità, la pensione d’inabilità, quella anticipata e gli sgravi fiscali per i lavoratori affetti da disabilità grave e i familiari che assistono soggetti con handicap grave. Il diritto al lavoro delle persone disabili è inoltre sancito e regolamentato con la legge n. 68 del 1999, che ne prevede il collocamento mirato con criteri e condizioni ben precisati.

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dottore, accetterebbe di fare il presidente?

La richiesta esigeva una risposta immediata. Accendendosi l’ennesima sigaretta, e fissando gli occhi sulla moglie Marjia - finalmente aveva capito il senso del suo invito pressante a quella riunione - la sua fu una laconica risposta: “Perché no?”.

Oggi, a distanza di venticinque anni, lui ancora si chiede: “Fu un gesto di coraggio o di incoscienza?”. A fugare ogni dubbio sono stati i fatti che durante la sua ininterrotta presidenza fino al 2012 hanno segnato il cammino della “Vallorgana”, in quell’occasione divenuta davvero una sfida tutta da costruire. Particolare dell’Atto costitutivo della Cooperativa Allora, fu un apIl primo passo era fatto. Diego plauso scrosciante ad accogliere Tramontana si sarebbe da subito la risposta positiva che riscaldò gettato a capofitto nell’impresa, subito l’atmosfera dell’assemblea, forte dell’incondizionato appoga dispetto delle proibitive condigio dei soci che avrebbero sempre zioni meteorologiche invernali.

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visto in lui una guida sicura, determinata. Il loro leader, e avanti tutta. Lo scopo era stato chiaro fin da subito: accogliere nel nuovo Centro di Lavoro Guidato (CLG)

i disabili della zona, sviluppare la loro formazione e incrementare le loro abilità operative per un possibile inserimento nel mondo del lavoro. Un programma che, strada facendo, si sarebbe evoluto, perfezionato e arricchito di una sua sempre più qualificata specificità.

Un paio di mesi e, ad Aprile ‘91, l’atto ufficiale di costituzione della Cooperativa Vallorgana era già firmato davanti al notaio Vincenzo Imparato, a servizio gratuito (come in seguito avrebbe fatto il figlio Francesco). Era

quello il primo di una lunga serie di gesti generosi che avrebbero accompagnato la vita della neonata struttura: il Rotary Club di Castelfranco-Asolo, il Lions di Asolo-Pedemontana, l’allora Banca Popolare di Asolo e Montebelluna, poi Veneto Banca; ma anche innumerevoli silenziosi sostenitori, volontari, tecnici e imprenditori, artisti e pubbliche istituzioni; aziende committenti.

Una vasta e preziosa rete di solidarietà, da un capo all’altro della zona.

“Fu un gesto di coraggio o di incoscienza?”: al dubbio amletico di Diego Tramontana (il primo a sinistra nella foto) hanno risposto i fatti

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Il primo Consiglio di Amministrazione Con il Presidente Diego Tramontana, nel primo triennio dal 1991 al 1994 la Cooperativa ha avuto come amministratori quattro esponenti del territorio: Giancarlo Cunial, Rinaldina Corrado, Emma Martignago e Anna Maria Zaniol. Del Collegio Sindacale, presieduto da Valter Merlo, facevano parte Dolores Andreatta e Giampaolo Gallina. Furono questi amministratori ad assumere sulle proprie spalle l’impegno di dare alla “Vallorgana” l’assetto che le garantisse le condizioni organizzative, economiche e giuridiche per non finire travolta dalle immancabili difficoltà iniziali.

Furono questi amministratori a dedicare tempo, energie, intelligenza e cuore con straordinaria generosità (che non sarebbero mai mancate neppure in seguito) alla buona sorte del neonato CLG, che si muoveva in un ambito sostanzialmente nuovo per tutti, remando anche controcorrente, come spesso succede quando si va a smuovere qualcosa nella quiete sonnolenta e rassicurante delle abitudini.

Una casa, la sede Ora che la Cooperativa c’era sulla carta, occorreva darle una sede. A risolvere il problema si offrì il Comune di Castelcucco. Il sindaco Dario Schievenin (perito industriale e imprenditore) disponeva di una struttura comunale che, realizzata da tempo con l’idea di farne casa di riposo, era poi stata utilizzata come laboratorio. Su quella struttura – allora dismessa – al n. 1 di via Sant’Antonio, avevano messo gli occhi anche altri interessati, e tuttavia il Sindaco era determinato: troppo importante il progetto che rispondeva ad un problema diffuso!

Così, fidandosi delle indicazioni dell’Uls 13, la decisione del Consiglio Comunale fu di assegnarla in comodato d’uso alla Cooperativa a cui, subito dopo, su proposta di Anna Zaniol venne dato il nome “Vallorgana” visto che insisteva proprio dove degrada la valle così chiamata, tra Castelcucco e Possagno.

Un respiro di sollievo per il manipolo di genitori: il problema più impellente era risolto. E con il vantaggio che Castelcucco era il paese baricentrico della zona, ben servito anche da mezzi pubblici

utilizzabili dai futuri fruitori del CLG per il trasferimento quotidiano.

Quella struttura, però, per essere funzionale alla sua nuova destinazione aveva bisogno di ade-

guamenti specifici. Con quali risorse affrontare costi impegnativi avendo in cassa soltanto 15 milioni di lire di contributo straordinario dell’ULS? L’urgenza di partire al più presto con il servizio spinse

Il presidente Tramontana mentre pronuncia il discorso d’inaugurazione

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allora il Presidente a una serie di contatti per trovare le necessarie collaborazioni tecniche, contributi e aiuti di ogni genere.

Occorreva nel contempo diffondere e far conoscere il proget-

to, promuoverlo tra l’opinione pubblica.

I primi a rispondere all’appello furono i già citati Club service del territorio e la Banca Popolare di Asolo e Montebelluna. In poco

tempo il Consiglio d’Amministrazione si trovò in mano la somma necessaria ed in tre mesi la ristrutturazione era completata. Il 21 settembre 1991 la sede era pronta per l’inaugurazione.

Inaugurazione della “Vallorgana”: Mons. Arnoldo Onisto, vescovo di Vicenza, originario di Asolo, taglia il nastro. Gli sono accanto il sindaco di Castelcucco, Dario Schievenin, il presidente Diego Tramontana, i padrini Roberto e Roberta Serena al cui figlio Andrea il CLG era dedicato

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TESTIMONIANZE

Come sede il sindaco offrì in comodato d’uso la casa allora inutilizzata di proprietà comunale al civico n. 1 di Via Sant’Antonio, già fabbrichetta di borse, ridotta in condizioni di semi-abDario Schievenin all’inaugurazione bandono. Su quella del primo ampliamento della decisione la storia Cooperativa, 1999 racconta di un dissenso tra i banchi dell’opposizione municipale, perché quel bene avrebbe dovuto avere una destinazione diversa. Si seminò anche della zizzania nell’opinione pubblica, ma Schievenin e i suoi sostenitori erano convinti di aver fatto la scelta giusta. Una settimana prima dell’inaugurazione, all’appello del sindaco perché quella casa si presentasse accogliente risposero tutte le associazioni locali che “tirarono a lustro” tutti gli esterni, migliorandone l’immagine. Il Comune, riservandosi il primo piano per eventuali necessità di alloggio in caso d’emergenza (fatto che si verificò) e il garage, concesse alla Cooperativa tutto il resto, in comodato d’uso gratuito, con una convenzione decennale.

Per quei disabili i cui genitori non sapevano dove sbattere il capo c’era finalmente una prospettiva di risposta. Non sarebbero più rimasti a “marcire in casa”... E tuttavia, qualche voce contraria continuava a serpeggiare. All’inaugurazione la cittadinanza non era proprio numerosa. Più di qualcuno si era fatto influenzare da chi andava maliziosamente dicendo che nella casa di proprietà comunale sarebbero entrati “foresti e matusèt” (estranei e minorati), usurpando in un certo senso un patrimonio pubblico. Ma il sindaco mantenne la linea, appoggiato dalla sua maggioranza consiliare. A fare giustizia, col tempo, ci avrebbe pensato la storia.

Dario Schievenin, un protagonista

“Una risposta molto importante” “Un’idea estremamente positiva che ha dato una risposta importante a molte famiglie meno fortunate. Un’istituzione alla quale persone competenti hanno garantito un servizio prezioso per tutta la comunità”. La pensa così Dario Schievenin, 60 anni, che nel 1991 fu tra i protagonisti nella fondazione della “Vallorgana”. Era lui il sindaco di Castelcucco (1988-2000) quando nella Giunta comunale si affrontava per la prima volta l’angoscioso problema di alcune famiglie che non sapevano che sistemazione dare ai loro figli disabili, usciti dalla scuola dell’obbligo.

“Pensaci tu – dissero gli assessori al sindaco – e così si cominciò a sondare l’opinione dei cittadini, organizzando una riunione a cui intervennero una trentina di persone. Tutti d’accordo: bisognava fare qualcosa. Ma cosa?”.

Schievenin interpellò l’ULS 13, allora era presidente Mario Gazzola, che delegò Sebastiano Sartoretto, di Castelfranco V.to, membro del Comitato di Gestione. Frattanto si stava muovendo anche l’Associazione delle famiglie per l’handicap, sotto l’impulso di Anna Zaniol, di Monfumo.

Nel febbraio del ’91 si arrivava dunque in Municipio di Castelcucco ad affrontare il progetto, che vedeva interessati sia il sindaco Schievenin, sia l’Associazione Genitori per l’Handicap della Zaniol. “Fu in quella riunione serale che tra il pubblico notai un genitore che si distingueva per le sue osservazioni e le sue domande”. Schievenin colse la palla al balzo e allo sconosciuto lanciò la proposta di assumere l’incarico di presidente di un costituendo comitato col compito di dare avvio ad un CLG. “Scoprii soltanto dopo il suo assenso che quel genitore era Tramontana.

Una scelta che non poteva essere più azzeccata: egli si tuffò subito anima e corpo nell’impresa e seppe trasformare in Cooperativa quel Comitato di Gestione che altrimenti non avrebbe avuto una precisa identità giuridica”.

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La sede della Cooperativa come si presentava nel 1991: occupava soltanto il piano seminterrato e il piano terra

Un interno del CLG

Esterno ovest del CLG

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Donazioni sempre generose: tra il ‘91 e ‘92 120 milioni di lire L’azione di sensibilizzazione a sostegno della neonata “Vallorgana” fu incisiva: tutti in campo, ad attivare amici e conoscenti. Alla Cooperativa che aveva bisogno di tutto e di tutti era indispensabile trovare consenso in ogni ambito.

L’indicazione di Tramontana andava in un’unica direzione: ricercare il più diffuso coinvolgimento possibile del territorio con due obiettivi, il calore e la spinta della condivisione ed il necessario aiuto economico.

Socio del Rotary Club di Castelfranco-Asolo, nel giugno del ‘91 egli bussò dunque alla porta dell’allora presidente Domenico Zanon, titolare della “Pati Plastiche” di San Zenone degli Ezzelini. La risposta fu: il patrocinio del Club all’iniziativa, una donazione e l’adesione a socio della Cooperativa di ben diciannove rotaria-

ni, alcuni anche assumendo ruoli di responsabilità. Iniziava per il Rotary Club una lunga storia di servizio diretto alla Cooperativa che adottò come se si trattasse di una figlioccia. Tra i vari service Pro-Vallorgana si ricordano: quello voluto da Graziano Virago, presidente del Club 1996-97 con l’iniziativa “Un mattone per i disabili” e il conferimento dell’onorificenza “Paul Harris Fellow” al suo Presidente; quello del presidente Francesco Chimenti che tra il 1998-99 promosse un sostegno congiunto con il Club gemello La Bourboule-Le Mont d’Or, in Francia, per la realizzazione dell’ampliamento della sede.

Domenico Zanon, presidente del Rotary Club di Castelfranco-Asolo nell’annata 1990-91; abitava in Via Vallorgana a San Zenone degli Ezzelini

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Mattone ricordo del Rotary Club francese. Sotto, mattone ricordo del Rotary Castelfranco-Asolo per l’ampliamento 1999

E ancora: il contributo per le vacanze dei disabili voluto da Renato Zanesco nell’annata rotariana 2008-09; quello di ben 45.000 euro, deciso dai direttivi dei presidenti Giulio Scotton, Franco Zanatta e Tullio Straus per la realizzazione della sala mensa e riunioni, contributo inizialmente destinato all’arredamento di un nuovo CEOD della Cooperativa su un terreno offerto gratuitamente dal Comune di Fonte. Progetto che non andò a buon fine perché l’ASL aveva disdetto l’accordo di

“Un mattone per i disabili”, 1997: Graziano Virago del Rotary Club CastelfrancoAsolo nel simbolico gesto col presidente della “Vallorgana”, Diego Tramontana (a sin.).

A destra, in alto, Bruna Balzan, presidente del Lions Club Asolo-Pedemontana del Grappa nell’annata 1990-91.

A destra, in basso, ampliamento della Cooperativa, 1999. Si riconoscono il presidente del Rotary Club Castelfranco-Asolo, Francesco Chimenti, e l’omologo del Club gemello francese, entrambi sponsor dell’iniziativa

programma sottoscritto precedentemente.

Anche da parte dell’altro club service del territorio il Lions Asolo-Pedemontana del Grappa, porte aperte e un impegno che dura tutt’oggi. Grazie alla sensibilità di soci e presidenti come Bruna

Giorgini Balzan, di Onè di Fonte, che per prima impegnò il suo Club nel service e conferì a Tramontana l’onorificenza della Melvin Jones fellow. Tra le azioni più importanti, quella promossa nel 1998 dal presidente Giorgio Rossetto, oggi consigliere della Cooperativa, che 25

organizzò una mostra-mercato di quadri offerti da un’ottantina di pittori veneti e pavesi, a Possagno, dalla cui vendita unita al contributo del Club alla “Vallorgana” giunsero 25 milioni di lire; altri seimila euro nel settembre 2016, frutto di una specifica iniziativa di

solidarietà, organizzata allo scopo.

La Fondazione della Banca Popolare di Asolo e Montebelluna, poi Veneto Banca, riconobbe subito la portata sociale della Cooperativa e fornì un consistente aiuto finanziario ripetutosi anche successivamente.

Negli anni, furono molti anche

i privati cittadini tra i sostenitori: uno per tutti, Luca Boni, anziano signore di Sondrio, da qualche tempo residente ad Asolo, che con particolare umanità donò 50 milioni di lire per espressa volontà testamentaria.

Calcolando quanto ricevuto dalla Cooperativa in donazioni

nel biennio tra il ’91 e il ’92 – gli anni degli interventi straordinari della ristrutturazione e degli adattamenti della struttura – si arrivò alla bella somma di circa 120 milioni di lire.

Così il Centro di Lavoro Guidato partiva in favore di vento.

DONAZIONI IN EURO

Donazioni ricalcolate in euro. I picchi del grafico segnano nel tempo alcuni dei passaggi cruciali vissuti dalla “Vallorgana”, fino a quello eccezionale del 2011, coincidenti con i più importanti interventi di solidarietà. Evidenzia come le donazioni più corpose coincidano con ristrutturazioni, ampliamenti e/o acquisto di attrezzature particolari

26

L’intitolazione ad Andrea Serena L’imprenditore Roberto Serena era presente alla serata rotariana del giugno 1991 in cui il Club di Castelfranco-Asolo, udita la presentazione della Cooperativa fatta da Diego Tramontana, ne assumeva il patrocinio. Ascoltando, pensò al suo Andrea, ragazzo di particolare simpatia e gioia di vivere, studente all’Istituto Filippin, tragicamente scomparso due anni prima in un incidente stradale,

Andrea Serena

Il quadro dipinto da Giorgio Serena, in ricordo del fratello Andrea, affisso nella sala d’accoglienza, 26.11.2011

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proprio a Castelcucco. Suo figlio, ne era certo, avrebbe condiviso la decisione che stava maturando: destinare a quell’iniziativa sociale un contributo della famiglia e le offerte degli amici in occasione del funerale che attendevano ancora di trovare “la giusta destinazione”.

Alla morte di Andrea, la famiglia aveva donato i suoi organi, speranza di vita per i riceventi.

Ora con un ulteriore gesto di solidarietà, offriva nel tempo più di venticinque milioni all’iniziativa appena presentata. La Cooperativa, riconoscente, gli intitolò il Centro. Così dal ceppo della sua vita stroncata, germogliava anche una nuova speranza per i futuri utenti della “Vallorgana”.

Da allora Andrea Serena vive qui e la sua presenza non può passare inosservata: una sua foto campeggia nella saletta degli ospiti dove si può anche ammirare un quadro dipinto dal fratello gemello, Giorgio. Risale al 2011 e rappresenta un piccolo cimitero di campagna, un “memento” per tutti: dalla terra veniamo e alla terra siamo destinati a tornare.

Di fronte alla fragilità della vita, allora, ha scritto l’artista

“È più facile accettare l’idea che un giorno noi non ci saremo più, se pensiamo che lasciamo lo spazio a qualcun altro che verrà dopo di noi, così come chi ci precedette fece con noi”.

Giorgio Serena commentando l’opera, dobbiamo essere solidali con i nostri compagni di ventura, che sono il nostro prossimo, considerato che ne condividiamo il destino. Sotto un cielo rosso fuoco, simbolo di vita e di energia, come il sangue, nell’opera si aggira una solitaria figura umana: è lo “spirito della 28

terra”, la rappresentazione della storia umana, di ciascuno di noi che torna a trovare i propri cari nei momenti di sconforto. È ancora la solidarietà che riemerge, perché nel loro ricordo ritroviamo il senso di appartenenza all’intera comunità umana: la memoria è più forte della polvere!

Il decollo Ma il decollo non fu cosa facile. La strada per la Cooperativa era tutta da costruire e in salita: soprattutto, l’esperienza che mancava, l’organizzazione interna da creare, certe inevitabili incomprensioni, anche qualche sotterranea forma

di ostruzionismo. Tramontana e il suo Consiglio di Amministrazione ci mettevano tutta la loro buona volontà e se non fosse stato per la loro tenacia e determinazione, chissà se la “Vallorgana” sarebbe riuscita a sopravvivere…!

Governare questa struttura nella fase iniziale fu un lavoro impegnativo e massacrante, per tutti.

C’erano da definire molte cose e non sempre era facile armonizzare le diverse esigenze operative. Ciò nonostante in quel 21 di settembre, giornata di sole, dopo breve rullaggio, il decollo venne salutato festosamente con i migliori auspici. Da quel momento la “Vallorgana” era in volo..., fragile ma carica di entusiasmo.

I primi utenti al lavoro quando la Cooperativa disponeva di un unico laboratorio

Far quadrare i conti Il progetto iniziale per la neonata Cooperativa Vallorgana prevedeva che nel CLG (Centro Lavoro Guidato) venissero inseriti fino a venti disabili con una “capacità produttiva” di almeno il 25% rispetto ad una persona normodotata. E ciò per far sì che i ricavi 29

della produzione potessero coprire i costi del personale addetto, la voce di spesa più rilevante nella gestione. L’ULS concorreva col rimborso delle “spese generali” e con un modesto “incentivo alla frequenza” corrisposto agli utenti.

L’attività prevedeva la formazione di gruppi di quattro disabili affiancati da un educatore con l’obiettivo di mantenere e migliorare le abilità dei soggetti, svilupparne la socialità e, nei casi possibili, avviarli all’inserimento lavorativo.

Ma alla prova dei fatti qualcosa non funzionava sul piano economico: una sensibile sopravvalutazione delle effettive capacità produttive dei disabili proposti dall’USL (mai rifiutati dalla “Vallorgana”) e la complessità delle problematiche individuali e di gruppo portarono il Consiglio di Amministrazione a prendere atto che il sistema non reggeva. Se non fossero intervenuti i suoi sostenitori, la Cooperativa sarebbe naufragata in poco tempo. Bisognava pensare e trovare la cosiddetta quadra…!

La terza via Raggiungere il fatturato necessario a coprire i costi del personale, rispettare gli impegni con le aziende committenti e tener fede allo scopo primario, cioè dare serenità e la miglior qualità di vita possibile ai suoi utenti, fatti bene i conti risultava un’illusione. Il bivio sembrava netto: selezionare gli utenti o forzare la produzione. Ma accogliere soltanto disabili con capacità produttive pari ad almeno il 25% reale avrebbe provocato l’esclusione di altri “cittadini del

Carrellata sulle diverse attività integrative che oggi impegnano il 40% della giornata degli utenti

30

territorio” bisognosi di sostegno, con conseguenze immaginabili per loro e per le rispettive famiglie, e avrebbe sconfessato una convinzione fondamentale: l’importanza della territorialità del servizio. Di più: puntando soltanto ad aumentare la produzione, si sarebbe marginalizzata o esclusa la possibilità di svolgere attività integrative, sulle quali si contava per qualificare il servizio sotto il profilo umano e sociale. Occorreva, dunque, trovare una soluzione al conflitto tra le due esigenze, immaginando soluzioni diverse da

quelle sperimentate fino ad allora.

Ispirata al concetto pilota che è il CLG a doversi adattare alle caratteristiche degli utenti e non viceversa, si concretizzò l’idea nuova di integrare l’organico funzionale con operatori tecnici dotati di adeguate attitudini alla relazione coi disabili e alla collaborazione con gli educatori. La soluzione, oltre ad integrare la produzione e meglio rispondere alle esigenze del mercato, apriva la via all’acquisizione di commesse di lavoro altrimenti fuori portata della Cooperativa e, non ultimo, sollevati da necessità produttive pressanti, avrebbe dato agli educatori il modo di concentrarsi nella loro specifica funzione educativo-formativa. Sembrava la quadra del cerchio: più produzione, più educazione, alto gradimento negli utenti e tra il personale, come l’applicazione di questa terza via avrebbe in pratica dimostrato.

Ma purtroppo, l’obiettivo del pareggio fra costi per il personale e fatturato non risultava ancora possibile. E gli impegni previsti dalla convenzione con l’ULS 13 andavano onorati senza chiedere deroghe. Uno scoglio non di poco conto. Tuttavia, restava ancora qualche carta da giocarsi…

31

32

Tra pubblico e volontariato Considerando quella fase pionieristica, è evidente che si trattò di un passaggio cruciale da cui scaturì l’identità stessa della “Vallorgana”. Essa avrebbe cercato una sua fisionomia seguendo percorsi non necessariamente già sperimentati e non aveva intenzione di pesare essenzialmente sulla finanza pubblica. Il rapporto con i Servizi Sociali dell’ULS 13 era continuo, in linea con le finalità del suo progetto, ma con ampi margini di autonomia metodologica. Non era presunzione, né protagonismo.

Il vero motore della Cooperativa era un altro: la ricerca di soluzioni concrete e non necessariamente standardizzate capaci di piegare la dura realtà ai bisogni ed alle condizioni di ciascuno dei suoi ospiti nel pieno rispetto del loro essere individui. L’inclusione doveva procedere sempre sul doppio binario, formazione e lavoro, e per rispettare questi princìpi guida ci voleva quel quid che in “Vallorga-

na” ha fatto la differenza, sottoponendosi al giudizio delle famiglie e relazionando annualmente per iscritto ai Servizi Sociali.

Nella realizzazione di questa strategia, gli alleati su cui la Cooperativa potè contare furono il territorio e la sua gente. Enti, aziende, associazioni e cittadini fin dagli esordi l’adottarono come un soggetto qualificante la vita della comunità. In poche parole, il volontariato e la solidarietà comune hanno garantito le sue condizioni di sussistenza in un clima fondato sulla stima e la fiducia. La prova: soltanto nei primi 15 anni di vita, la Cooperativa vide un concorso di donazioni che giunse a sfiorare i 700 milioni di lire! Non si trat-

Nelle foto: amici, collaboratori, volontari in “Vallorgana”

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tava solo di denaro, ma anche di prestazioni gratuite (progettazioni, lavori a prezzi scontati da imprese e artigiani, materiali e arredi gratuiti o a prezzi di favore).

Peraltro, la scelta dell’Amministrazione della “Vallorgana” ebbe la non comune e molto apprezzata caratteristica di rinunciare ad alcune donazioni quando non necessarie al suo normale funzionamento o per realizzare progetti straordinari, rendendole disponibili al sostegno di altre iniziative sociali.

Così, in piena trasparenza e rendicontando con puntigliosa precisione l’operato e i suoi bilanci, la “Vallorgana” non ha mai corso il pericolo di finire dimenticata.

Gli utenti del servizio, 1991-2015. Ci son voluti ben otto anni per saturare i posti disponibili!

NUMEROUTENTI UTENTI DEL NUMERO DELSERVIZIO SERVIZIO 30

25

20

15

10

5

0

1992

1998

2003

2009

2014

2015

GRAFICO N° 11

L’età media degli utenti della “Vallorgana” è andato aumentando dai venti ai trentacinque anni attuali: non è un fattore favorevole!

PROGRESSIONE ETA' MEDIA DEGLI PROGRESSIONE ETÀ MEDIA DEGLI UTENTI UTENTI 40,0 35,0 30,0 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0

1991

1995

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2000

2005

2010

2015

TESTIMONIANZE

Davide Didonè, operatore

“Laboratorio protetto, una comunità” Un’idea vincente: far lavorare insieme i disabili con capacità diverse, sviluppando autostima, mutualità, spirito collaborativo. Per Davide Didonè, 40 anni, di Treville di Castelfranco Veneto, è questo il segreto che sta sotto il funzionamento della “Vallorgana”, dove nei suoi tre laboratori si alternano nella giornata gli attuali venticinque disabili. Come istruttore tecnico pratico (ITP) con la qualifica di operatore socio-sanitario, conseguita in seguito ad un corso dell’ASL, Davide è qui dal 1997. Aveva un diploma di perito agrario e venne destinato alla “Vallorgana” per svolgervi il servizio civile da obiettore di coscienza. Non l’ha più lasciata. “Mi ha cambiato la vita: io non torno mai a casa col muso lungo come accade per altri lavoratori fuori da questo contesto”.

Arriva mattiniero e organizza le postazioni lavorative per quanto è previsto nella giornata, in base alle commesse. Ogni turno si basa su gruppi di quattro utenti-lavoratori che si alternano per tre turni nei diversi laboratori. Entrano i “ragazzi” e una volta accolti vanno alle loro postazioni; la giornata da questo momento è pianificata, salvo adattamenti dovuti alle esigenze personali di ciascuno (assenze, umori, stanchezza, ecc.). I due ITP che li affiancano sono pronti a sopperire ad ogni necessità. Si parla molto, è

un’interrelazione continua: cibo, sport, ragazze, soggiorni climatici sono i temi più frequentati, in totale libertà. All’operatore il compito di mediare, di mantenere l’equilibrio giusto. Aria sana, mai volgarità.

Il rapporto è così stretto che si finisce per fare comunità e per legarsi reciprocamente. “Ogni volta che uno se ne va è una stretta al cuore” confida Davide, che spesso è di turno anche in “Casa Amica” e vede l’importante cambiamento culturale che è avvenuto in questi anni nelle famiglie degli ospiti più o meno giovani, alleate strettissime nel progetto.

Questioni sindacali? Nemmeno l’ombra: nel 2009, quando la “Vallorgana” dovette affrontare una fase critica per carenza di commesse, i dipendenti all’unanimità si decurtarono un pacchetto di ore, offrendole come volontariato. Cooperativa, non controparte!

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Molti i progetti mirati, tra i quali anche il “Giornalino�

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TESTIMONIANZE

Morena Forner responsabile organizzativa

“Un punto di partenza...”

Bandito il “non sei capace”. Parola d’ordine, invece: “Vediamo come fare”. La “Vallorgana” è un’azienda anomala, diversa dalle comuni aziende basate sul fondamentale principio economico della produttività. Qui l’obiettivo è fare in modo che il disabile-lavoratore arrivi a produrre ciò di cui è capace o, meglio ancora, fargli eseguire ciò che potrebbe. Può sembrare un gioco di parole, in realtà è un principio formativo. Compito dell’educatore è saper valutare l’obiettivo da raggiungere e ricalibrare il percorso quando serve. Così, per il disabile entrare in Cooperativa non è un punto d’arrivo, ma di partenza. È questo il binario pedagogico sul quale corre la giornata di Morena Forner, 48 anni, di Monfumo, responsabile organizzativa.

Ogni conquista, anche la più banale, è un passo avanti che diventa motivazione per proseguire nel processo inclusivo; è la pedagogia del rinforzo: dai che ce la fai!

Morena Forner ha nelle sue mani un compito determinante: contemperare i due corni della vita quotidiana, quello produttivo e quello educativo-formativo. “Il secondo – precisa subito – è il più importante. La produzione viene dopo. Il benessere del disabile è la nostra principale preoccupazione”. Ad ogni ostacolo ci dev’essere un rimedio.

Spazio, dunque, all’ascolto, sempre. L’educatore stimola, incoraggia, infonde fiducia e offre sostegno. Di fronte ai momenti di stanchezza o di depressione, che non mancano mai, occorre saper intervenire.

Di grande aiuto è la rotazione degli utenti nei diversi lavori dove ogni abilità trova la sua valorizzazione. Ecco, il “sono bravo come …” oppure il “mi piacerebbe fare…”: sono tante piccole tappe che fanno del lavoro uno strumento di crescita.

Qualcuno l’ha definita la “pedagogia della lumaca”.

La permanenza in “Vallorgana”, scandita da obiettivi definiti nei progetti di ogni utente, è dettata dai risultati: i contratti con l’ASL, ultimamente, sono biennali e se si verificano le condizioni il disabile può essere avviato in un’azienda, previa osservazione di alcuni mesi, per uno stage esperienziale, altrimenti resta il CLG. Comunque, frequentare la Cooperativa è equivalente ad un impegno lavorativo: qui si va per lavorare, dicono gli utenti.

L’efficacia di un impegno professionale come questo è dunque determinata da una positiva interazione tra le diverse figure: da un lato chi pensa al progetto educativo, dall’altro chi lo porta nel processo lavorativo che si sviluppa in collaborazione con gli istruttori tecnico-pratici. Confronto continuo. Adattamenti. Integrazione. I committenti non se ne rendono conto: a loro arrivano le produzioni, come da contratto. Fare in modo che questo “miracolo” si verifichi, nella qualità e nei tempi concordati, rispettando i ritmi e le necessità personali di ogni lavoratore-disabile, è la sfida che da ventidue anni Morena Forner ha saputo vincere. Un’opera d’arte nasce da una tavolozza di colori ben mischiati, proprio come Morena vede la Cooperativa!

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Momenti di Morena Forner accanto ai “suoi ragazzi” e con Silvana Favero, già direttrice della “Vallorgana”

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GRAFICO N° 4

Un sistema che piace

TURNOVER DEL PERSONALE TURNOVER DEL PERSONALE 1995 F F F

2000

2005

TRASFERIMENTO

2010 PENSIONAMENTO

2016

F In gergo tecnico si chiama “cuM stomer satisfaction”, cioè la soddiM sfazione del cliente, e si applica F F in economia come nelle strutture M organizzate allo scopo di capire F F se l’utenza in genere e i portatori F d’interesse siano contenti del serF vizio reso. È uno degli indicatori M Stabilità dello staff, fattore decisivo F fondamentali del cosiddetto “SiGRAFICO N° 3 M per la soddisfazione dell’utenza stema Qualità” di cui la “VallorNegli ultimi 4 anni la media delle assenze del personale è stata del 3% gana” si è dotata per monitorare la sua attività e così implePERCENTUALE DEI MOTIVI DI ASSENZA DEL PERSONALE mentarne il miglioramen100,00 to continuo. È un progetto realizzato da Paolo Faenza, 90,00 che ne è responsabile da vo- 80,00 lontario e membro del CdA, 70,00 rotariano del Club Castel- 60,00 PERMESSO franco-Asolo. Di seguito, 50,00 MALATTIA PERMESSO STUDIO alcuni grafici ricavati dagli 40,00 ALTRE audit (valutazione) periodici 30,00 del sistema.

Oltre alle qualità degli 20,00 operatori, un fattore che si- 10,00 0,00 curamente ha determinato 2012 2013 2014 2015 l’alto indice di soddisfazione delle famiglie è la stabilità dello Negli ultimi 4 anni la media delle assenze del personale è stata del 3%, che decurtato staff (negli ultimi vent’anni solo dai permessi di studio risulta dell’1,25% (683 ore complessive di assenza, di cui 2/16 hanno lasciato la Cooperatiil 60% per motivi di studio, nel 2015, su 21.864 retribuite). Sono dati che da un va). Il che offre vantaggi organizlato testimoniano il senso di responsabilità, di appartenenza e di correttezza dei soci lavoratori, e dall’altro l’atteggiamento favorevole della Cooperativa alla formazione zativi e di relazione con i “ragazdegli operatori ed al miglioramento continuo. zi” e le famiglie stesse.

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Indici di valutazione delle famiglie I vari indici di qualità percepita, ricavati da questionari anonimi annuali da parte delle famiglie, (con soli tre casi di 7.7), danno alla Cooperativa un voto medio di 8.5 ben al di sopra della sufficienza.

RIEPILOGO SODDISFAZIONEFAMIGLIE FAMIGLIE RIEPILOGOANNUALE ANNUALE VALUTAZIONE VALUTAZIONE SODDISFAZIONE ANNO 2016 (valore max10 10 -valore min min 0) 0) ANNO 2016 (valore max valore

10,0

9,5

9,0

8,5

8,0 ANNO 2016

7,5

7,0

2 Gradimento delle attività svolte al Centro

6,5

6,0

12% 1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

11

12

13

20% 14

15

16

17

18

19

20

21

22

23

24

25

10 8

Indici di valutazione delle famiglie utenti calcolati da 1 a 106 punti. Nei grafici sotto, il dettaglio per ogni indice di soddisfazione68%

INDICI DI VALUTAZIONE DELLE FAMIGLIE DEGLI UTENTI DA 1 a 10

2 Gradimento delle attività svolte al Gradimento delle attività Centro

svolte al Centro

12%

1 Gradimento della frequenza da Gradimento della frequenza parte dell'utente 4 Utilità delle attività svolte

Utilità 3 Utilità della frequenza della frequenza

da parte dell’utente 4%

12%

20%

32% 10

48%

8

8

52%

6

10 10 88

10

Media 9,1 3 Utilità della frequenza

al rientro in famiglia

4%

12% 48%

52%

“stare bene” con gli altri

20%

10 10

Media 9,4

5 Influenza delle attività sullo "stare bene" con altri Influenza dellegliattività sullo

6 Grado di "serenità" al rientro in Grado di “serenità” famiglia

Utilità

12%

84%

Media 9,4

4 Utilità delleattività attività svolte delle svolte

6

68%

68%

10

8

8

8

6

44%

10

56%

6

68% 84%

Media 9,1

5 Influenza delle attività sullo "stare bene" con gli altri

Media 9,2 7 Soddisfazione del rapporto Cooperativa Famiglie

40 36%

Media 9,4

8

Una visione vincente Non poteva, né doveva essere solo comportamentismo: stimolo dell’ambiente e risposta del soggetto non sono sufficienti a determinare il risultato che invece andava visto anche nel suo processo di crescita umana e sociale. I disabili in carico alla Cooperativa, sotto il profilo produttivo, erano stati sopravvalutati. E pazienza!

Ma c’erano altri aspetti della loro personalità che andavano coltivati. Il loro lavoro doveva diventare un vero e proprio momento educativo. Bisognava metterli in condizione di fare ciò che potevano e nello stesso tempo superare la visione assistenzialistica. Era questa la sfida più difficile. Bisognava immaginare una scansione temporale della giornata e una modalità d’approccio pedagogico, che avesse una valenza generale e individuale, caso per caso.

La giornata-tipo in Cooperativa è andata quindi strutturandosi in maniera che si potessero mantenere e sviluppare le abilità pratiche ed assumere un ruolo nel contesto sia produttivo che relazionale. Soltanto così, infatti, il

IMPIEGO % ORE IMPIEGO % DELLE ORE 60,00 50,00 40,00 LAVORO

30,00

ALTRE ATTIVITA'

20,00 10,00 0,00

2012

2013

2014

2015

Gradualmente l’attività lavorativa è scesa al 60% del tempo trascorso in “Vallorgana”.

Il restante 40 % circa (raddoppiatosi dal 2004) è occupato da altre attività di tipo integrativo.

disabile può acquisire autostima e riprendersi la sua dignità di persona. Il lavoro come terapia, certo, e poi le attività riabilitative e ricreative, perché la persona umana è mani, mente e cuore. Benchè non previsti dal progetto del CLG, la Cooperativa ha voluto inserire nella giornata dell’utente degli interventi di logopedia, alfabetizzazione, orientamento temporo-spa41

ziale, coordinazione motoria, ecc.

Difficile comunque contemperare le diverse esigenze, economiche ed educative, quest’ultime sempre crescenti. Ma alla tirannia del tempo e delle pretese produttive tutt’oggi presenti nella vita della struttura si fa fronte con un modello ormai consolidato di organizzazione i cui risultati sono per tutti soddisfacenti.

La giornata tipo Per la “Vallorgana”, parlare di lavoro significa coltivare tutte le abilità e potenzialità dell’utente inserito nella struttura. Il lavoro è dunque funzionale alla produzione e all’educazione. Un concetto che ricorda le teorie pedagogiche di San Giovanni Bosco, grande sostenitore della funzione educativa del lavoro.

Si entra alle ore otto e si finisce alle sedici. Si registrano le presenze. Le ore lavorative sono complessivamente quattro: le prime due del mattino (8-10) e le prime due del pomeriggio (14-16). Con

pause di relax. Per evitare la saturazione, gli utenti cambiano lavoro almeno due volte al giorno.

L’organizzazione prevede che si formino dei gruppi flessibili, creati secondo le esigenze tecniche e in base alle potenzialità e talvolta anche agli umori di ciascuno.

Un terzo dell’orario della giornata viene dedicato ad attività riabilitative individualizzate e di gruppo. Ma anche quelle lavorative sono caratterizzate da modalità che consentano un’interrelazione continua tra i pari e con gli operatori, così che non esiste alienazione e il dialogo interpersonale accompagna ogni fase.

Attenzione costante del sistema

è che non si creino conflittualità, ma piena collaborazione. Il motto della “Vallorgana” potrebbe essere il seguente: il benessere dell’utente prima di tutto, poi il risultato.

Detto altrimenti: gli operatori si adeguano alle specifiche esigenze/ possibilità di ciascuno.

Durante la settimana sono previste diverse attività di tipo ricreativo e di animazione: ginnastica, teatro, progetti miranti alla creatività. Di tanto in tanto, visite e gite, manifestazioni di vario tipo.

Nel periodo estivo non mancano le “ferie”, cioè soggiorni di gruppo in montagna o al mare, sotto l’osservazione attenta degli educatori.

E per chi lo desidera, la possibilità

Nel CLG il lavoro occupa il 60% del tempo (quattro ore giornaliere): modello di azienda e agenzia educativa

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di trascorrere qualche fine settimana in Casa Amica.

Rispetto ai venti iniziali, oggi la struttura CLG è accreditata dalla Regione Veneto per venticinque posti.

In “ferie” a Cavallino di Jesolo

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Le prime commesse lavorative

Quando la Cooperativa iniziò a funzionare nel 1991, la prima commessa di lavoro che impegnò i suoi quattro utenti arrivò dalla “Virosac” di Pederobba: si confezionavano pacchetti di vaschette di alluminio per alimenti e relativi coperchi. Una commessa che avrebbe accompagnato a lungo la “Vallorgana”, eseguita con l’ausilio di una termosaldatrice, donata dalla stessa Virosac e successivamente utilizzata anche per altre aziende.

In seguito si aggiunsero altre commesse; la più importante fu quella ottenuta dalla Luxottica

Si confezionavano vaschette in alluminio… Nella foto in alto, Targa ricordo di Miro Pivato, benemerito della “Vallorgana”

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(Agordo) grazie all’intervento del compianto Miro Pivato di Fonte, la famosa multinazionale dell’occhialeria di Leonardo Del Vecchio, che per diversi anni ha dato tranquillità e lavoro alla giovane cooperativa.

Fu proprio grazie alla rimuneratività di quella commessa che nei primi dieci anni si riuscì a contenere a circa 50 milioni di lire il deficit fra costo del personale e ricavo da produzione. Un risultato soddisfacente, visto il livello medio di produttività degli utenti della Cooperativa.

TESTIMONIANZE

Giorgio Rossetto imprenditore e socio Lions

“Un modello da esportare” “Noi della Virosac, azienda che opera nel settore delle materie plastiche, nel 1991 avevamo la necessità di esternalizzare parte della produzione, la “Vallorgana” aveva bisogno di commesse…”. Giorgio Rossetto, 64 anni, architetto di Cavaso del Tomba e attuale presidente del CdA della “Virosac” è molto schietto: fu un fruttuoso e vicendevole incontro di interessi, sostenuto da entrambe le parti. In “Virosac” urgeva rispondere al “boom” degli ordini, la “Vallorgana” seppe fin da subito garantire conformità e qualità nelle lavorazioni concordate. Tutto qui?

Puntualizza: “La carità, i gesti generosi di solidarietà hanno altre strade, e sono soltanto una goccia nel mare dei bisogni”. La collaborazione economica sta in piedi, anche a lungo, soltanto se il vantaggio è reciproco. Così è stato per molto tempo tra “Virosac” e Cooperativa, con un valore aggiunto, però: i “ragazzi” sapevano per chi e percome impiegavano il loro lavoro. Conoscevano l’azienda che aveva aperto le sue porte (fidandosi) perché si rendessero conto personalmente del progetto comune. C’era un valore immateriale, un di più in questa collaborazione.

Non solo: dietro la facciata aziendale, i “ragazzi” della Cooperativa scoprirono che c’erano delle persone come Giorgio Rossetto e il compianto Graziano Virago, titolari che avevano fatto questa scelta spinti anche da una personale sensibilità che veniva da lontano. Per Graziano si identificava nel “Rotary Castelfranco-Asolo”, per Giorgio nel “Lions Asolo-Pedemontana del Grappa”. Gemellato con quello di Pavia, il Lions di Giorgio volle tra l’altro un “service d’opinione”, di grande impatto mediatico nel 2001: novanta artisti (di cui 30 pavesi) con altrettante

Giorgio Rossetto

opere in vendita, a Possagno, selezionate dal critico-pittore Ottorino Stefani. “Non si trattava soltanto di raccogliere fondi per progetti concreti della “Vallorgana”.

Allora, come per il più recente torneo di burraco, organizzato da Fiorenza Fraccaro di Paderno del Grappa, lo scopo è rafforzare l’opinione pubblica in senso positivo. Conta il coinvolgimento delle Associazioni e dei loro soci”. Rossetto, che della Cooperativa è anche consigliere d’amministrazione da qualche anno, alza lo sguardo all’orizzonte e immagina che realtà come questa, a dimensione territoriale, punteggino il Veneto e oltre…

“Strutture così sono indispensabili: evitano l’alienazione e danno significato alle giornate dei loro utenti”.

Un modello da esportare!

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TESTIMONIANZE

I “senatori”, i primi quattro utenti

anni e viene da Villa d’Asolo. Vive le sue giornate come in un sogno continuo. L’orizzonte della sua esistenza va anche oltre il lavoro: frequenta gli amici del “Papavero Blu”, associazione che si prende cura di persone svantaggiate. Avere tanti amici è per Leonardo un motivo d’orgoglio e di intensa soddisfazione. Luciano di Monfumo è il terzo del gruppo dei battistrada. Non è di molte parole, preferisce ascoltare, ma di una cosa è certo: qui sta bene.

Infine, c’è Monica che da tempo abita a Castelcucco, in seguito a trasferimento da Possagno, per essere più vicina alla sua seconda casa, la “Vallorgana”, che non lascerebbe mai.

Tutti qui si sentono a proprio agio. Paura di quell’orco leggendario dal quale – si dice – la vallata avrebbe preso il nome in età remota? Neanche per sogno: sorridono e accettano volentieri di raccontarsi, senza remore. Anzi, il Centro rappresenta la grande svolta della loro vita. Serenità e sicurezza, autostima, soddisfazione per il sentirsi riconosciuti come persone… ecco gli ingredienti per cui trascorrere la giornata in “Vallorgana” è il massimo.

“Serenità e soddisfazione” In Cooperativa li chiamano benevolmente “senatori”: sono i quattro utenti della prima ora, accolti nel CLG dal primo giorno. Una lunga stagione, senza interruzioni. Davide è uno di loro. Aveva vent’anni quando mise piede qui da Spineda di Riese Pio X. Si può dire che abbia visto nascere la “Vallorgana”. “Lavoro, faccio di tutto, e la giornata scorre veloce, tra amici, compagni, pause e attività varie.

Non desidero altro, va tutto bene. Non cambierei nulla”, osserva compiaciuto dall’alto della sua esperienza. Il presente è vissuto come il passato più lontano, benchè negli anni siano cambiate molte cose. Ma sempre in meglio, in una prospettiva di crescita qualitativa e quantitativa.

Loro, i veterani, sono stati testimoni di questa incessante ricerca finalizzata a creare le condizioni migliori di vita per tutti gli ospiti. Leonardo, un altro dei veterani, ha 45

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Di passo in passo sempre più grande Il CLG era cosa fatta; in cinque anni gli utenti erano a quota quindici. La sede cominciava ad essere insufficiente: soprattutto perché servivano nuovi spazi più funzionali per le lavorazioni. Così, nel 1998 al primo laboratorio se ne aggiunse un secondo. Per questo ampliamento furono investiti circa 150 milioni di lire. Nel 2001 gli utenti erano già ventidue e si recavano alla mensa dell’ex ospedale di Asolo per il pranzo. Maturava così l’idea di dotarsi di una grande sala-mensa, in modo che potesse assolvere anche ad altre funzioni e necessità: incontri, proiezioni, soggiorno... L’obiettivo era ambizioso, ma come sempre il sostegno dei vari benefattori fu determinante: nel 2003 la costruzione veniva inaugurata, sponsor anche il Rotary Club di Castelfranco-Asolo e il Lions Club della Pedemontana. Insieme con lavori di straordinaria manutenzione del fabbricato (tinteggiatura, sostituzione della caldaia, dei serramenti, ecc.) e delle pertinenze, cui si aggiunsero l’installazione di una scala d’emergenza con relativo

servo-scala (dono della Grisport) e – molto apprezzata – la costruzione di una nuova sala a scopo ricreativo, oltre alla mansardatura della terrazza. Ma non finiva qui:

soltanto qualche anno dopo, nel 2014, la “Vallorgana” si arricchiva della costruzione della sala dell’amicizia, una sala multifunzionale con il concorso ancora della Gri-

Si andava a pranzo alla mensa dell’ex ospedale, in Asolo. Nella foto sotto, intitolazione all’ingresso della sala mensa della Cooperativa

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sport: un servizio importante per l’attività della Cooperativa giunta al massimo della sua capienza.

A completare questa serie di interventi migliorativi e d’ampliamento, il Consiglio di Amministrazione nel 2016 ha messo in opera un nuovo ingresso, lo svilupppo della tettoria e un nuovo passo carraio. In totale, sommando gli importi dei vari interventi sull’immobile, si arriva a superare la cifra di 360.000 euro. A tali costi sono da aggiungere anche quanto è stato acquisito in termini di arredamento, macchine,

attrezzature di ogni tipo, servizi, tecnologie, ecc. Insomma, un patrimonio che ha moltiplicato il valore iniziale della sede la cui proprietà rimane del Comune di Castelcucco.Vien da pensare alla

Nelle foto, vedute di alcuni degli ampliamenti realizzati per il potenziamento della struttura produttiva e per favorirne le attività integrative e formative. Tra queste (qui sotto) anche la Saletta dell’Amicizia

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parabola evangelica dei talenti che qui ben si applica nei due sensi, quello materiale e quello morale: un capitale che oggi ha moltiplicato il suo valore (la casa) e che nel contempo ha consentito di

realizzare le implicite potenzialità (talenti) dei suoi ospiti, altrimenti inutilizzate o mortificate.

A distanza di venticinque anni dalla fondazione, nessuno avrebbe potuto pensare che la Cooperati-

va avrebbe fatto tanta strada, con decine di utenti che qui hanno trovato l’opportunità di esprimersi al meglio delle loro possibilità, nella continua ricerca della loro “adultità” personale.

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Gli investimenti per ampliare gli spazi di lavoro e di servizio, nel complesso, hanno superato la cifra di 360mila euro

Aria di casa Ritmi distesi e tranquilli, ordine, pulizia, un’aria serena: sono caratteristiche che all’osservatore dicono che in “Vallorgana” la vita di tutti i giorni scorre secondo una regia ben precisa, puntando decisamente all’equilibrio. È sempre stato così.

Del resto far funzionare una comunità di venticinque utenti più tredici operatori, più i volontari richiede una buona capacità organizzativa. Una comunità così eterogenea da molti punti di vista ha delle esigenze che fin dall’inizio sono diventate ragione di studio, Una pausa di relax a mezza mattinata, nel salone polivalente

elaborazione, sperimentazione, flessibilità.

L’inclusione che qui si riesce a mettere in atto, dai primi quattro ospiti fino ai venti nel corso del primo decennio, e poi con tutti gli altri nel prosieguo, ha avuto una costante: la ricerca del benessere per ciascuno. Prima di tutto, l’utente deve respirare un’aria di casa, di famiglia. Il benessere 50

psicologico è alla base di tutto. Così l’integrazione si fa strada in quanto è lo stesso disabile a percepire di non essere un “diverso”, e che la sua condizione di “diversamente abile” non gli impedisce di realizzarsi nella quotidianità del lavoro, al punto da potersi assimilare ai famigliari, ai comuni lavoratori.

Un fattore qualificante è senz’altro l’assenza di momenti di noia. Il vuoto non esiste. Tutto viene reso interessante e vivace dalla sintonia d’intenti che accompagna le diverse fasi della giornata, che vede ognuno al suo posto in una ordinata sintesi di energie, di simpatica collaborazione tra utenti ed operatori.

Ciò non significa che il clima sia perennemente idilliaco o che i problemi siano fuori dalla porta.

Anzi, le difficoltà sono all’ordine del giorno. I problemi, però, si prevengono o si affrontano con tempestività e la competenza degli operatori.

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Interno di gruppo Moltiplicare le diversità e scoprire che tutto ciò che può sembrare strambo alla fine diventa possibile. Il mondo della “Vallorgana” è così, un mondo arcobaleno, con tutti i colori dell’iride e tante sfumature. Disabili dalle caratteristiche diverse, ognuno con la sua personalità, il suo carattere, i suoi pregi e limiti. Ognuno con il suo piccolo universo affettivo, sociale, culturale. Una realtà impossibile da gestire?

Sicuramente non semplice: per rendersene conto bisogna accostarsi a questa struttura con l’atteggiamento di chi vuol capire.

Non sarà difficile farsi coinvolgere da un’atmosfera che assomiglia molto alla leggerezza. Sono i rapporti interpersonali, le relazioni libere da stereotipi, è la visione proattiva degli operatori che rende tutto più facile. Tra loro gli utenti sono guidati con delicatezza al massimo rispetto vicendevole: si salutano, si chiamano per nome, dialogano in continuazione, anche mentre si lavora. Non si fuma, non si accettano scurrilità.

I compiti di ciascuno vengono continuamente adattati alle reali potenzialità. Sicché la soddisfazione degli utenti aumenta con la diretta constatazione delle proprie abilità. Qui, tutti hanno bisogno di aiuto e tutti si aiutano, come meglio possono. A fare da collante è l’accettazione vicendevole; come tanti granellini di sabbia fanno l’arena della spiaggia, così i diversi componenti della Cooperativa in costante interrelazione tra loro costituiscono il meccanismo produttivo ma anche l’essere “comunità”.

L’intenzione che ha sempre

Gruppi al lavoro nelle loro postazioni

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accompagnato il lavoro in “Vallorgana” è quella di imitare il più possibile la vita reale. Perciò si creano situazioni dove in maniera semplice, diremmo normale, gli utenti tendono a fare causa comune, a spalleggiarsi, ad accettarsi così come sono. Non esistono stratificazioni! È compito degli educatori individuare e conoscere i problemi di ciascuno e trovare le vie di superamento. Un’impresa tutt’altro che facile e tuttavia imprescindibile.

Dice niente il motivo: “Tutti insieme andiamo a lavorar…”?

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E dopo di noi?

Il passato dietro le spalle, il futuro oltre l’orizzonte. “Dopo di noi”: come dare continuità ed adeguatezza agli ambiti più importanti della vita di queste persone? La legge n. 112 del giugno 2016, prima firmataria la padovana on. Margherita Miotto, è volta a favorire risposte ad una domanda spesso angosciante dei genitori.

Un tema presente in “Vallorgana” dove da tempo insieme all’Asso-

ciazione delle famiglie si è aperto un “cantiere di riflessione”.

Un primo passo nella direzione di far sperimentare ai disabili condizioni di autonomia in ambito extra-famigliare e valutarne le loro reazioni si è realizzato dal 2007 con “Casa Amica”. Nell’appartamento alla scopo arredato dalla Cooperativa, al piano superiore della sede, dalle 15 di sabato alle 18 di domenica, si alternano dei gruppi per condividere un’esperienza di autogestione (assistita).

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Un’idea molto apprezzata di cui si tratta in un altro paragrafo.

Il tema non manca di alimentare confronti e discussioni: si tratta dunque di un campo da rivisitare alla luce delle esperienze esistenti e di cogliere eventuali opportunità che la recente legge “Dopo di noi” può offrire.

A piccoli passi, per crescere in autonomia

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“Siamo vincoli o sparpagliati?”

(Peppino De Filippo, “Pappagone”, 1966)

Le problematiche relative all’inclusione o all’esclusione sono diretta conseguenza ed intimamente connesse allo stato di aggregazione che c’è in tutta la società. Infatti, il modo in cui la società guarda il disabile non è indipendente dal modo in cui tratta tutti gli altri nel costruire o dissolvere politiche d’integrazione. In sostanza, è il modo di concepire la vita, vedere l’uomo, rapportarsi agli altri, avere dei valori e costruire una scala di priorità. Dalla storia, da più religioni giungono moniti contro gli egoismi e l’indifferenza, inviti pressanti a pensare la società come un corpo unico, che non può star bene se una qualsiasi parte di esso sta soffrendo.

Dunque, siamo tutti noi, ognuno nel suo ruolo e con i suoi limiti ad agevolare od ostacolare l’inclusione o l’emarginazione di persone meno fortunate.

(Rielaborazione da “Quale disabilità? Culture, modelli e processi d’inclusione” – 2006 - di Roberto Medeghini, Enrico Valtellina)

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CAPITOLO SECONDO

Il Progetto Sociale

Quando impari a vivere per gli altri, gli altri vivranno per te. (dalla fiction di Rai1, Braccialetti rossi 2, 2015)

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La persona al centro “Lo spirito di comunità è il fondamento della vita condivisa”.

(Ibn Khaldun)

Lo staff della “Vallorgana” saluta Silvana Favero (pensionata); tutti soci scelti per le loro qualità

L’etica della “Vallorgana” si è definita fin da subito. Quei genitori che si fecero carico del progetto costituente nel 1991 l’avevano messa in pratica ancora prima di teorizzarla. Loro, i figli li accudivano come meglio sapevano e potevano: erano i loro figli.

Erano il centro dell’universo. E così doveva essere anche in questa struttura pensata per loro, perché

qui potessero star bene come e possibilmente meglio che in casa propria. La lezione di don Lorenzo Milani, il prete di Barbiana in Toscana che con la “Lettera a una professoressa” aveva provocato un dibattito culturale di grande risonanza durante gli anni ‘80, qui era qualche cosa di normale. L’intraducibile americano “I care”, il motto di don Lorenzo, “ho a 58

cuore, ci tengo, mi interessa” si può dire che riassumesse il punto d’incontro tra le esigenze degli utenti, delle loro famiglie, della società tutta e la figura dell’educatore.

Su quel motto si fonda anche l’etica della “Vallorgana”. In questo angolo della Pedemontana del Grappa c’era entrato attraverso la coscienza dei suoi protagonisti, che rifuggivano dall’idea allora

molto radicata di aiutare i più deboli attraverso l’assistenza, traduzione dell’antica pietas latina. I loro figli avevano bisogno di educazione e lavoro, ben di più della semplice pietà! Questa nuova realtà, ispirata da principi e valori umanistici, non doveva essere e non sarebbe mai stata un semplice parcheggio. Il disabile andava “preso in carico” come persona e create le condizioni perché la sua dignità fosse esaltata al massimo delle possibilità.

La “Vallorgana”, instaurando un rapporto di fiducia e di collaborazione tra le parti, lo metteva al centro di ogni progetto, ridefiniva i ruoli specifici, con l’obiettivo della formazione integrale dei suoi utenti. L’etica, costume condiviso e frutto di comune convinzione, non doveva essere soltanto un problema da addetti ai lavori, ma di tutti. La missione educativa avrebbe avuto successo soltanto se non si fosse limitata ad un semplice inculcare in qualche modo regole e contenuti. La condivisione degli obiettivi era essenziale per ridare al verbo educare il suo significato originale (educere, in latino), cioè tirar fuori dall’utente tutte le sue capacità come persona.

In Cooperativa, perciò, c’è consapevolezza che il comportamento di tutti ha valenza educativa. Tutti, indistintamente, sono educatori. È l’etica della responsabilità e della partecipazione.

Compito di tutti gli operatori è trovare le strategie più adatte a ciascun utente ed al suo gruppo, la metafora della situazione di convivenza, nella realtà della vita di una comunità, senza quella competizione che può avvelenarla. Strategici: l’esigere il rispetto reciproco e il riconoscimento di ruoli diversi, anche di natura gerarchica. Avendo comunque a che fare con soggetti dalle caratteristiche particolari, è evidente che il compito è ancora più delicato e complesso. In sintesi, ciò significa esplorare e valorizzare le diverse capacità di ognuno, quelle che ne fanno un unicum irripetibile.

Oggi, il gruppo degli educatori in “Vallorgana” è costituito da figure che si sono formate anche e soprattutto in itinere, cioè nel corso di un processo sviluppatosi nel tempo, attraverso la maturazione di idee, sensibilità e competenze.

Quanto dire che non è sufficiente una formazione scolastica sia pure accademica. Serve un quid, qualcosa di più. Anche quelli che si 59

sono laureati in Scienze dell’Educazione, sono stati scelti per le loro caratteristiche psicoattitudinali.

Qui, infatti, sono indispensabili qualità umane e relazionali come: motivazione e sensibilità, pazienza e umiltà, impegno e dedizione, determinazione a non considerare insuperabili gli ostacoli e, soprattutto, profondo rispetto per il prossimo, anche se fragile. È giocoforza che le linee di fondo della Cooperativa siano pienamente condivise dall’équipe. L’efficacia della sua azione è figlia della disponibilità all’aiuto vicendevole e alla solidarietà che cementa il rapporto di gruppo. Le caratteristiche individuali si integrano in un confronto sempre rispettoso.

Alle problematiche si attende con il contributo di tutti passando per riunioni a cadenza almeno settimanale (e comunque ogni qualvolta ne emerga la necessità), dove si affrontano le questioni individuali e collettive e si decidono le iniziative da intraprendere. Una squadra, al presente, altamente coesa, a cui serve poco per capire e capirsi.

E quando non basta l’esperienza allora è l’umiltà a chiedere aiuto alla scienza.

Emanuela Rebesco responsabile educativa

“Obiettivo fondamentale: il benessere” La pedagogia del lavoro, come viene intesa in “Vallorgana”, la spiega la responsabile educativa, Emanuela Rebesco, 46 anni, originaria di San Zenone degli Ezzelini e residente a Onè di Fonte dove vive con la famiglia, marito e tre figli.

Non si tratta del lavoro secondo il “principio di prestazione” nel senso di “ciò che si deve fare” a causa del proprio ruolo nella società, un qualcosa che finisce per essere una forma coercitiva legata alla stratificazione sociale e alla divisione stessa del lavoro. Comunemente, infatti, la prestazione (lavoro) è ciò che l’individuo deve fornire alla società, ed è ciò che la società si aspetta dall’individuo. La sociologia ci ha spiegato che questa logica è alla fine repressiva e non avviene solamente attraverso la funzione che la persona svolge, in quanto è veicolata anche dalla famiglia e dalla direzione univoca imposta alla sensibilità dell’individuo. Come dire che il lavoro, nel comune modo di intendere, finisce spesso per ridurre la

persona a puro strumento produttivo di beni o servizi di consumo.

Il lavoro come viene inteso e praticato in “Vallorgana” è invece il mezzo per sostenere, stimolare e gratificare la persona. Dunque, in pratica vuol dire “dare a ciascuno un incarico, dal più semplice al più complesso, riconoscendo come prezioso ciò che ciascuno può dare”, spiega la Rebesco.

In Cooperativa non si produce per il mero interesse economico, che pure risulta importante per fare quadrare i conti. L’impegno è concentrato sulla persona nella sua globalità, nelle sue necessità e potenzialità. Per questo, per ognuno degli utenti viene elaborato un

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percorso mirato, un “Progetto Personalizzato” in collaborazione con tutti gli attori coinvolti, dove si considerano diversi ambiti nella promozione dell’autonomia: personale, relazionale e lavorativa. Nello specifico, allora, il lavoro si utilizza quale strumento per raggiungere obiettivi prefissati, in un contesto in cui la persona è in condizione di produrre qualcosa di utile e considerarlo il risultato del proprio lavoro, quale “attore responsabile”. Ecco perché il lavoro è uno strumento valorizzante più che un fine.

Nel processo lavorativo, il prodotto è di tutti, considerato che quasi sempre i lavori sono scomposti in varie fasi e

TESTIMONIANZE

sequenze, e che gli assistenti tecnici intervengono in qualche misura per integrare ciò che la persona disabile non riesce a fare.

Come viene percepito, allora, l’inserimento produttivo? “Alla pari di un adulto normodotato: il lavoro è lavoro in quanto consente di realizzare un prodotto, altrimenti sarebbe vissuto come una specie di gioco, un passatempo, cioè qualcosa che attiene ancora alla sfera infantile. E ciò non piace a nessuno della struttura.

La prova è che quando vengono impegnati in qualche attività creativa piuttosto che produttiva gli utenti finiscono per ritenere che così si perda tempo”. Per essere qualificante, insomma, il lavoro nell’ottica dell’utenza in Cooperativa deve avere la caratteristica dell’adultità. È significativo per il fatto che la persona disabile si sente alla pari di ogni altro lavoratore, e si identifica con figure familiari e coetanei così da trarre soddisfazione e recuperare.

Quando invece si orienta alla creatività, allora è distensione, è prendersi del tempo per fare oggetti anche da

poter donare, anche se in pratica il lavoro creativo (generalmente di tipo artistico) viene utilizzato dagli educatori a scopi propedeutici e integrativi, per esempio al fine di sviluppare ulteriormente la manualità e di far emergere ogni potenzialità ed espressione di sé.

Tocca dunque all’accorta e intelligente gestione dello staff contemperare le diverse dimensioni relative al vissuto del disabile, un crinale delicatissimo tra conoscenza e sensibilità, operatività e percezione, nell’intenzionalità. È chiaro che autonomia non significa dunque fare tutto da solo. Esiste un’autonomia per tutti, basta saper integrare le proprie competenze e abilità con quelle degli altri. Ecco il segreto

Emanuela Rebesco, in primo piano a sinistra, per il venticinquesimo della “Vallorgana” al Casél, sede della Pro-Loco di Castelcucco.

Nella foto della pagina accanto, Emanuela nel suo ufficio, durante un colloquio di lavoro

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della crescita. Che alla fine è il passaggio dalla infantilità (dipendenza) all’adultità (autonomia), così ci spiega anche la letteratura psico-pedagogica.

C’è in tutto questo lavoro uno stile metodologico che punta al genere di rapporti basati su motivazione e verità, sul protagonismo degli utenti, sulla considerazione ed il riconoscimento del loro essere grandi. “È il percorso che, oltre ai risultati in termini di abilità, consente di ottenere anche gli altri risultati: autostima, miglioramento nelle capacità di relazione, una maggiore consapevolezza della propria identità personale”, conclude sorridente la Rebesco. È vedere il mondo secondo un’altra prospettiva…!

Coniugare il lavoro Il CLG di Castelcucco da sempre si è proposto di ricreare una situazione simile a quella che si svolge nella quotidianità del mondo esterno e in famiglia. Sarebbe però ingenuo e fuorviante ritenere che il disabile con potenzialità produttive molto ridotte, malgrado gli sforzi, riesca a raggiungere la cosiddetta “normalità produttiva”.

Ciò che viene dunque proposto in “Vallorgana” è una grande simulazione dove gli attori sono protagonisti, non comparse. È stato un cammino dettato dalle reali potenzialità dell’utenza, un’evoluzione continua fin dagli esordi, che ha visto declinare la giornata piegandone l’articolazione sulle esigenze di ciascuno. Una ricerca che ha prodotto nuovi schemi operativi.

Nel linguaggio imprenditoriale si parlerebbe di innovazione, nel caso specifico è qualcosa di più. E di diverso, in quanto non ci si riferisce a dei semplici prodotti, ma ad applicazioni di metodiche organizzative e gestionali finalizzate alla migliore condizione dell’utente-lavoratore. È dun62

que proprio su questo fronte che si incentra il progetto educativo del 2016, che ha come titolo “Mi prendo cura”, dove si po’ intuire il valore della individualità e dignità di ciascuno.

Un’innovazione vera e propria

in “Vallorgana” è il potenziamento dell’uso dei mezzi informatici, soccorso efficace perché consente di velocizzare e facilitare l’interpretazione dei dati utili. Ma anche strumenti che concorrono alla formazione degli utenti.

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In laboratorio informatico, importante strumento di formazione e di lavoro

Fare comunità Regole semplici, quasi elementari, ma regole condivise. Che tutti osservano, senza fatica. Anzi, con piacere. La vita della comunità “Vallorgana” si distingue per come tutti i suoi protagonisti si muovono. Tutti salutano tutti.

Non esistono facce imbronciate.

Il sorriso è una costante. Si dialoga e si comunica in maniera familiare. Si sta uno accanto all’altro.

Si siede alla medesima tavola e si consumano gli stessi pasti, senza alcuna distinzione tra utenti e operatori. È questa una dimostrazione della totale armonia che caratterizza lo stare insieme, per camminare e crescere insieme, nel rispetto dei ruoli. Comunità, poi, vuol dire anche vivere insieme i momenti di festa - e sono frequenti - i trasferimenti in auto da un luogo ad un altro, le gite fuori porta (in occasione di visite, soprattutto).

Qui nessuno è solo: nei diversi momenti e occasioni, accanto a ciascun utente c’è sempre qualcuno! Insomma, la “Vallorgana” è un grande insieme di tanti cerchi concentrici che intrecciandosi formano fra loro un gruppo che vive la medesima realtà dove tutti

sono importanti e interconnessi.

Ogni venerdì per un paio d’ore si riunisce tutto lo staff per fare il punto sul pregresso per rilanciare la programmazione. Anche il presidente tiene una riunione settimanale con i responsabili dei tre ambiti: educativo, lavorativo, amministrativo. È il modo di fare cooperazione, informandosi reciprocamente di tutto, confrontandosi e consigliandosi per sentirsi uniti nella stessa impresa. Tutto al plurale declinato al singolare.

Nelle foto: flash di vita comunitaria, come in famiglia

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Casa Amica L’avevano sognata da tempo perché si voleva offrire ai disabili anche la possibilità di un soggiorno fuori dall’ambiente domestico nei fine settimana. E finalmente nel 2007, reso partecipe delle finalità, il Comune di Castelcucco concede anche l’appartamento al secondo piano dello stabile. “Casa Amica”: luogo per week-end tra amici. Un nome che voleva essere anche un programma. E infatti qui possono soggiornare gruppi di quattro disabili assistiti da un paio di operatori. Vi arrivano per libera scelta al sabato pomeriggio, e ci rimangono fino alle ore 18 di domenica, versando un contributo spese a integrazione di quello previsto dalla convenzione USL ed alla partecipazione della “Vallorgana”. Per gli ospiti è un’esperienza importante, a carattere formativo. E che non sia una semplice evasione risulta chiaro fin da subito perché ci si deve preparare il letto, programmare e provvedere alla spesa, progettare come impiegare il tempo. D’obbligo, il sabato sera, è la cena in pizzeria, momento significativo anche perché impegna all’osservanza di precisi comportamenti.

Del progetto si occupano due educatori, Morena e Alessandro.

Sono loro a curare che le attività proposte dai “ragazzi” siano in sintonia col progetto educativo individualizzato annuale. Qui dunque si continua e si rinforza il progetto educativo individuato per ognuno di loro. Ma c’è un qualcosa di più: oltre al miglioramento dell’autonomia personale che si materializza nelle piccole ma importanti mansioni indispensabili nella vita quotidiana (gestione della casa, ristorazione, pulizie, ecc.) c’è la possibilità di implementare i rapporti relazionali condividendo il soggiorno con altri compagni provenienti da realtà diverse dalla “Vallorgana”.

Con loro bisogna convivere ed imparare ad accettarsi reci-

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procamente, condividendo spazi ed attività. Si regge anche su una rete che ha nel volontariato sociale un importante supporto che consente alle famiglie degli utenti di trascorrere in serenità qualche fine settimana e ai “ragazzi” offre un’ulteriore occasione di crescita personale. Utile a genitori e figli, Autogestione assistita in “Casa Amica”

che così sperimentano il reciproco distacco. Per i genitori, un superamento a quel pensarsi indispensabili per sempre rispetto al loro “bambino”. E per i “figli-bambini” ormai grandi, un passo avanti verso la maggiore autonomia possibile.

In “Casa Amica” si impara a convivere e a svolgere tutte le faccende domestiche

I vostri figli ... e una donna che aveva al seno un bambino disse: parlaci dei figli.

Ed egli rispose: I vostri figli non sono figli vostri... sono figli della forza stessa della Vita… non vi appartengono.

Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee. (…) Voi siete l’arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti. (…)

Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell’Arciere, poiché egli ama in egual misura sia le frecce che volano sia l’arco che rimane saldo.

Gibran Kahil Gibra (Poeta, scrittore e filosofo libanese, 1883 – 1931)

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TESTIMONIANZE

Alessandro Morano, operatore

Alessandro Morano e, in basso, due gruppi di utenti durante un fine-settimana in “Casa Amica”

“Siamo educatori, non infermieri”

viene programmato a scadenza trimestrale. Un lavoro che richiede autorevolezza, competenza, attenzione, soprattutto serenità nelle relazioni perché è con questo spirito che gli utenti devono poi rientrare nelle loro famiglie la domenica sera: sereni.

Non si tratta di un’attività para-medica: qui non si cura né si assistono dei pazienti. Gli ospiti di Casa Amica sono degli utenti a cui serve fare delle esperienze di convivenza extra-famigliare per implementare l’autonomia personale a partire da cose molto semplici come l’ordine e l’igiene, il disbrigo delle piccole faccende domestiche. Perciò è indispensabile la dimensione educativa dell’operatore. È un’attività che riscontra molto interesse e che serve anche alle famiglie dei disabili, una sorta di propedeutica al distacco da quei figli che spesso, secondo i genitori, non sono mai cresciuti abbastanza…

Figlio di emigrati in Svizzera, di Possagno, con alle spalle un bagaglio di esperienze lavorative in diversi ambiti in Italia e all’estero, molte nel mondo della scuola, Alessandro Marano ha 50 anni. È arrivato in Cooperativa nel 2007, assunto come educatore, attività che lo ha spinto a continuare gli studi in Scienze Cognitive, dopo la laurea in Scienze dell’Educazione. Con Morena Forner si occupa, tra l’altro, di Casa Amica.

Si considera un “facilitatore dell’apprendimento”, una sorta di alleato degli utenti anche nei fine settimana quando essi si avvicendano nella casa dove vengono accompagnati a uscire dalla routine a cui sono abituati e dunque sviluppare “autonomia nella quotidianità” della convivenza. Essi sono una trentina nel corso dei quaranta weekend dell’anno, dai venti ai cinquant’anni, anche esterni alla Cooperativa. A turnare in casa per il servizio di assistenza s’alternano ventitré operatori, tutti qualificati, il cui impiego

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TESTIMONIANZE

Cristina Cremasco responsabile amministrativa

bile per il gruppo. E per Cristina fu un momento magico, il punto di partenza per intendere il lavoro come mezzo educativo!

Si rese poi conto che per le stesse aziende, il rapporto era alla pari; propongono delle commesse e non fanno distinzioni: prezzi, qualità e puntualità nelle consegne obbediscono alle leggi del mercato. Dal canto suo, la Cooperativa accetta gli ordini che ritiene di poter eseguire. Preoccupazioni per il futuro non mancano: all’Amministrazione si registra che l’utenza inviata dall’Uls sta cambiando, i disabili si avvicendano più spesso per tentare l’inserimento lavorativo esterno, magari sotto forma di tirocinio; la perdurante crisi economica non aiuta e non garantisce continuità di lavoro. Cosa fare per impiegare utilmente i 25 utenti e i soci lavoratori della Cooperativa…? Non bastano i lavori creativi per mantenere in piedi la “Vallorgana”!

“Azienda sui generis” Dal 2014, al posto di Silvana Favero, figura storica ora in pensione, in “Vallorgana” c’è Cristina Cremasco, 29 anni, di Onè di Fonte, residente a Cavaso del Tomba. Prima di assumere l’attuale incarico di responsabile amministrativa, Cristina ha conosciuto questa realtà essendovi entrata dal 2007 con diverse mansioni: nel progetto Casa Amica, operatrice a part-time, educatrice. Laureanda in Scienze dell’Educazione, all’Amministrazione è giunta col diploma di perito commerciale. Può vantare una sensibilità personale per il mondo della disabilità avendola vissuta da vicino in famiglia.

Quando approdò in “Vallorgana” si rese conto che qui il lavoro era a servizio dei disabili e non viceversa! S’affacciò ai laboratori dove stavano piegando dei teli, che poi venivano imbustati ed etichettati: di primo acchito, le sembrava che nell’organizzazione lavorativa non ci fosse nulla di diverso dal classico sistema aziendale.

In realtà, il procedimento era stato programmato dallo staff in maniera da renderlo fatti-

Alcuni prodotti creativi realizzati dai “ragazzi”. Nella foto in alto, Silvana Favero e, al centro, Cristina Cremasco

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TESTIMONIANZE

Monica Andreolle, utente

in tutta la Penisola. Si dedica alla cucina con la passione per i dolci. Da qualche tempo è impegnata anche nella scrittura di un libro, le sue memorie di vita, i suoi sogni…

Normale? No, straordinario! Monica è sorda e cieca, per di più da un po’ combatte con un male ostinato che sogna di vincere, riconquistando così la sua serenità disturbata dalle frequenti sedute di radio e chemioterapia. Usa dei facilitatori, un cellulare a barre braille che funziona come un computer (ha frequentato un corso di Marcpoint). Un apparecchio acustico le consente di udire quanto basta per non perdere il contatto col mondo, mentre con un bastone si accompagna per muoversi. Eppure, dietro ai suoi occhialoni neri il cervello macina la vita, senza tregua.

La sua forza d’animo è impressionante. Mentre si allontana a passo incerto un sorriso strozzato sottolinea la speranza che i sogni un giorno, chissà, diventino una fiorita realtà. Ah, ultima déa…!

“Una vita tra sogno e realtà” Nel 2011 ha vinto il primo premio al concorso bandito dalla “Lega del filo d’oro”, sviluppando su di un telo il suo modo di concepire la vita tra sogno e realtà: un ramo di noce diviso a metà, una parte fiorita, l’altra brulla.

Il simbolo della vita di Monica, 40 anni, di Paderno del Grappa, entrata in “Vallorgana” nel 1996. Vent’anni sono volati via e però quella metà del ramo attende ancora di essere vivificata. Chissà cosa manca perché possa fiorire…!

Eppure, non c’è un momento di tregua nella giornata di Monica che arriva col pullmino messo a disposizione dai Comuni (Borso, Paderno, Crespano e Castelcucco), poi si dedica a vari lavori, quello che capita, segue i progetti formativi. Nel 2016, ad esempio, il progetto “Mi prendo cura”. Nel tempo libero legge romanzi, anche gialli, costruisce oggettistica di perle colorate, mantiene una fitta corrispondenza con un largo giro di amici e conoscenti

Nella foto, Monica Andreolle, premiata dalla Lega del filo d’oro

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Educare lavorando Nata con lo scopo di offrire un ambiente di lavoro che avesse funzioni formative e che riconsegnasse alle famiglie figli sereni, giorno dopo giorno, la Cooperativa oggi dedica un terzo della giornata ad

pieno diritto nel progetto formativo. Non è stato facile, perché le esigenze della produzione spesso sono in contrasto con le attività integrative. Le strategie adottate perché questo fronte non venisse sacrificato sono state molteplici, a cominciare proprio dalla meto-

lità e abilità lavorative realizzi il binomio che costituisce l’obiettivo della Cooperativa. È così che gli utenti sentono di “fare del loro meglio” come parte attiva della società. Il loro dunque non è un mondo fittizio, non è una bolla, un’isola di Wight avulsa dal resto della comunità umana. Ma è l’esercizio vero del diritto di cittadinanza che la Costituzione sancisce. La “Vallorgana”, insomma, può vantare per i suoi utenti il merito di aver vinto la scommessa, quella di riuscire a fare del lavoro un’autentica palestra educativa.

Uguali agli altri?

Il lavoro palestra educativa quotidiana

attività extra-lavorative, non solo di tipo puramente riabilitativo ma...

“Casa Amica”, eventi come mostre e concorsi, attività laboratoriali, soggiorni montani e marini, feste e incontri, oltre ad attività creative, sono entrati a

dica produttiva, dalla sua organizzazione, dal supporto degli operatori tecnici. In quanto lavoratore, il disabile è stato così condotto ad identificarsi con le figure parentali. Un attento monitoraggio ne accompagna il percorso per la verifica che l’incremento di socia71

Le statistiche ci dicono che, nell’ultimo ventennio all’incirca, i tre Centri di Lavoro Guidato dell’ASL non hanno potuto inserire in azienda, a tempo indeterminato, più di una decina di persone disabili. La “Vallorgana”, al 2014 ne ha realizzati due. L’esperienza sembra così dimostrare che l’integrazione in azienda sia un obiettivo difficile da raggiungere, in quanto da un lato è legato alle potenzialità del soggetto, dall’altro alla tecnicizzazione del processo produttivo ed alla scom-

parsa di quelle figure che svolgevano mansioni semplici ed altri fattori. La procedura d’inserimento in azienda avviene attraverso un tirocinio seguito direttamente dal LOF (Laboratorio di orientamento della famiglia) dell’Asl, e può concludersi nell’assunzione o nel fallimento del tentativo anche in ragione della insufficiente capacità di sopportare l’impegno, è la cosiddetta resistenza.

Lo sviluppo e gli ampliamenti della “Vallorgana” sono stati determinati anche dalla difficoltà d’inserimento in azienda dei suoi utenti, con la conseguente necessità di restare in CLG. Da circa due anni, il nuovo “Progetto alternanza” definisce la strategia dell’ASL per l’inserimento lavorativo. In altre parole, il disabile alterna il suo lavoro tra il CLG e l’azienda, su base in genere trimestrale. Il tempo deciderà i risultati.

I “ragazzi” impegnati nei laboratori, sono sempre affiancati dagli operatori

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TESTIMONIANZE

Sara Somadini volontaria

Sara ammette di aver pensato che il disabile fosse soltanto qualcuno che aveva bisogno di aiuto. Ora, invece, vede che è una persona, nonostante i suoi limiti, con la sua dignità. Anche il disabile dispone di un bagaglio di risorse che si riconoscono appena ti avvicini e scopri che oltre ai problemi c’è una galassia di aspetti da apprezzare: c’è carica affettiva, ci sono sentimenti, abilità operative, gioia di vivere. Nelle modalità operative dello staff ha riscontrato un’attenzione speciale nella progettazione e ha scoperto che ogni scelta è dettata da ragioni psico-pedagogiche che mirano alla considerazione dell’integralità della persona.

Colpita fin da subito dalla semplicità che caratterizza il rapporto quotidiano di chi vive in “Vallorgana”, Sara ha voluto provare anche l’esperienza di accompagnare in vacanza un gruppo di loro, a Fiera di Primiero, per una settimana. Un’altra delle attività proposte. Conclusione folgorante: “Non sei tu, ma sono questi ragazzi a dare sempre qualcosa... a chi li avvicina”.

“È cambiata la mia forma mentis” Un anno di volontariato - una giornata a settimana - in Cooperativa Vallorgana e ti cambia modo di pensare.

“Prima di conoscerla, questa realtà mi metteva ansia. Poi la mia forma mentis è cambiata: lavorare qui mi ha trasformata dentro, nei miei rapporti con gli altri”. È successo a Sara Somadini, 25 anni, originaria di Maser e residente a Cavaso del Tomba. Laurea magistrale in Lingue Straniere, orientata all’insegnamento (anche con gli stranieri), Sara è giunta in “Vallorgana” come inviata dalla Caritas trevigiana nell’ambito del progetto AVS (Anno di volontariato sociale), una sorta di servizio civile per giovani tra i 18-25 anni.

Abituata a varie tipologie di servizio, si era precedentemente misurata anche in un CEOD, ma in “Vallorgana” forse ha scoperto la sua vera vocazione.

“Ci tornerò anche in futuro perché qui ho imparato a relazionarmi con la disabilità, a condividere senza paura ogni momento della giornata lavorativa di questi ragazzi”.

Tutti in vacanza a Fiera di Primiero.

Nella foto in alto, Sara Somadini in servizio di volontariato

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Famiglie come?

Le prime alleate della “Vallorgana” erano state proprio loro, le famiglie. Tra i soci fondatori c’erano loro, portatrici di un vissuto problematico che gravava prevalentemente sulle loro spalle. Fin dall’inizio quei genitori hanno creduto in questo progetto, ne hanno ac-

compagnato il percorso. Così tutti quelli che nel tempo sono stati indirizzati alla Cooperativa, avevano un’unica istanza: trovare una risposta per i loro figli, che andasse oltre l’assistenzialismo. È nello stile proprio della Cooperativa coltivare ogni utile collaborazione con i genitori e famigliari.

Attraverso un dialogo costante

e una stretta interrelazione dello staff con le famiglie si porta avanti il percorso educativo che così non si interrompe mai. Le famiglie sono l’interlocutore naturale e privilegiato. Dunque, per quanto siano importanti le ore trascorse in CLG il ruolo della famiglia resta fondamentale. Attraverso contatti singoli e incontri di gruppo TESTIMONIANZE

Gigliola Citton una mamma

ra fuori ASL, Anna non aveva diritto ad alcuna sovvenzione. “Quando nel 2006 in Cooperativa Vallorgana si aprì un posto per noi fu come un miracolo. Qui è sempre venuta volentieri, si trova bene con tutti. Un sollievo enorme anche per la famiglia”.

Mamma Gigliola racconta questa storia come se da quel calvario fosse uscita per entrare in paradiso. Ogni problema sembra risolto: Anna in “Vallorgana” ha trovato l’ambiente ideale, per lei non può desiderare di meglio. Ha imparato molte cose, sa sbrigarsela rispetto a molti lavoretti grazie alla migliorata manualità. Frequenta “Casa Amica” parecchie volte all’anno e lì, nei fine settimana, si sente più adulta, più autonoma, coltiva contatti diversi, amicizie nuove.

Quando è in casa, si dedica a scrivere col PC (escluso Internet), ascolta musica, guarda la TV e dà una mano in cucina. Un mondo idilliaco? Certo che no, ma il dialogo continuo con lo staff della Cooperativa è una risorsa impagabile. C’è un problema? Insieme ci cerca di risolverlo.

Insomma, un porto sicuro e fine della solitudine.

“La più bella cosa che c’è…”

La figlia Anna ha 29 anni e da una decina è in “Vallorgana”. “Non avremmo potuto desiderare di meglio” commenta la madre Gigliola, 56 anni, di Semonzo, comune di Borso del Grappa. E spiega: ”Quando Anna concluse il suo periodo nella struttura intermedia a Montebelluna dove si valutano le condizioni più o meno gravi del disabile e si verificano le sue potenzialità, ci dissero che per lei non ci sarebbe stata altra soluzione che restare in famiglia. In altre parole: in Cooperativa, come altrove, non c’era posto”. Per la famiglia Citton si aprì la porta del calvario. Soltanto grazie a una fortuita conoscenza, per Anna si trovò una parziale accoglienza a Bassano del Grappa e ad un certo punto in “Conca d’oro” di Pove. Trattandosi, però, di una struttu-

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12%

si concordano le strategie da adottare in determinate circostanze, a casa come in Cooperativa. Alla base di ogni progetto c’è l’informazione vicendevole, c’è la condivisione, c’è il coinvolgimento al fine di assumere coerentemente i comportamenti adeguati. La vita in famiglia, infatti, resta una delle principali preoccupazioni e non può che essere affrontata attraverso un costante riferimento. Nella memoria del CLG non c’è ricordo di famiglie insoddisfatte. Mai registrato un dissenso significativo.

Dai grafici delle valutazioni ano-

20%

10 nime raccolte annualmente tra8 mite questionari, emerge un dato 6 costante che riconosce al servizio una qualità 68% più che soddisfacente… senza ombra alcuna.

7 Soddisfazione del rapporto Cooperativa Famiglie Soddisfazione del rapporto

Cooperativa-famiglie

36% 10 8

64%

Media 9,2

Genitori, figli ed operatori in un’assemblea di programmazione educativa

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Per molti genitori la Cooperativa è il principale riferimento per le problematiche di ogni tipo dei loro figli.

All’inizio hanno sperato, poi, constatati i cambiamenti della vita di tutto il nucleo famigliare, l’hanno sostenuta nella sua evoluzione collaborando per il buon esito dei progetti individuali proposti, condivisi e regolarmente aggiornati.

Constatare il miglioramento della qualità della vita prodotto dal suo lavoro, per la “Vallorgana” è il premio più gratificante al suo impegno e lo stimolo più efficace a continuare a migliorarsi, sempre.

Oltre l’ostacolo Ogni giorno è un altro giorno. La vita in Cooperativa non è mai la stessa, anche se programmata in ordine alle scadenze delle consegne lavorative, e nell’organizzazione educativa progettata. Sono le dinamiche quotidiane a dettare l’agenda, sempre diverse e alle quali occorre far fronte mante-

nendo l’equilibrio. Il faro è sempre lo stesso: il benessere degli utenti.

Tutti i giorni, dunque, l’impegno dello staff è rivolto alla ricerca di soluzioni utili per l’ambiente e per il clima relazionale.

Una logica diversa da quella di una normale azienda, perché in “Vallorgana” non c’è solo il lavoro, ma ci sono degli utenti con i loro bisogni specifici e i loro

Attività di animazione teatrale

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problemi. E con il turn-over degli utenti, ultimamente aumentato, è compito ancora più complesso.

Nulla di routinario, dunque, anche se la vita scorre serenamente. Turni, laboratori, operatori sono pensati e immaginati a tavolino, poi la realtà interviene con le sue sorprese e allora occorre essere pronti ad adottare gli opportuni accorgimenti con grande flessibilità.

In un servizio che è al tempo stesso azienda e agenzia educativa, la sfida è continua. Superare l’ostacolo significa saper conciliare tutto, problemi personali e relazionali, oltre alle incombenti necessità lavorative; ma qui non si scoraggia nessuno.

L’esperienza maturata, le competenze acquisite, le personalità in gioco sanno offrire le risposte

giuste per ogni genere di problematiche.

E poi c’è una risorsa impareggiabile: il volontariato locale.

Ogni settimana si alternano a ore diverse persone, che prestano il loro supporto in maniera del tutto gratuita e rappresentano la vera riserva d’energia e di potenziale collaborativo, grazie al quale tutto “gira” per il verso giusto.

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Sono numerosi i volontari che danno una mano… alternandosi tutti i giorni a fianco degli operatori: energia gratuita

TESTIMONIANZE

Silvana Favero, ex braccio destro

come mamma chioccia li avrebbe voluti sempre in “Vallorgana” perché sapeva con quanta cura erano seguiti. Lei precisa: “Accuditi”.

Assunta per conoscenza diretta dal presidente Tramontana, Silvana gli ha fatto da braccio destro anche nelle circostanze gestionali più delicate.

Così ha visto e accompagnato con il suo impegno il cammino di crescita e di sviluppo del Centro, dai primi utenti inseriti fino al tetto di venticinque, tra ampliamenti di struttura, di attività e problematiche di gestione per consentirne l’efficienza. Ma lei non ha mai avuto un ri-

“C’è ancora posto per me” In Cooperativa ha lavorato come responsabile amministrativa per vent’anni, dal 1994 al 2014. Ora, da pensionata, Silvana Favero, 62 anni, di Onè di Fonte, in “Vallorgana” ci torna diversi giorni alla settimana. “C’è ancora posto per me, per rendermi utile in qualche modo, da volontaria, a fianco dei ragazzi”. Si sposta

Silvana Favero al Centro coi suoi “ragazzi”

in bicicletta, come una pendolare. Sì, proprio con quella bici dalla pedalata assistita che i “suoi ragazzi” le hanno regalato il giorno della pensione.

Nelle sue parole c’è una carica affettiva straordinaria: la Cooperativa è stata la sua vita, qui ci è rimasta perché l’ambiente le piaceva, le piacevano i ragazzi-utenti a cui ha sempre voluto bene. Ha sofferto – confessa – quando li vedeva andarsene, magari per tentare altre strade. Lei,

pensamento, quella era la sua “azienda” e nelle trattative, nei contratti, nei rapporti con i vari portatori d’interesse, ha saputo mettere sempre in primo piano loro, i “ragazzi” assegnati alle cure della sua Cooperativa. Dove ancora si sente a casa, pronta a dare il suo aiuto tutt’altro che modesto, come umilmente vorrebbe far credere. Un amore, il suo, ampiamente ricambiato.

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Il lavoro è...

La Costituzione, all’art. 1 recita: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”.

Nell’Enciclica Laborem exercens del 1981, San Giovanni Paolo II scrive che “il lavoro è una delle caratteristiche che distinguono l’uomo dal resto delle creature..., il segno di una persona operante in una comunità di persone...!”.

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Eppure ci sono anch’io Non so se ho mai chiamato mamma o papà, non so neppure se ho mai visto il sole, se mai potrò godere di quelle cose che a me richiedono enorme fatica o peggio non potrò mai fare.

Vorrei poterti fare un dono… donarti un giorno dei miei affinché tu possa gioire di più dei tuoi, ti accorgeresti di ogni piccola cosa che oggi ti sfugge perché a te normale.

Un giorno solo però vorrei darti perché li ho amati tutti e li amo ancora.

Sì, amo ogni giorno di questa mia vita, ogni piccola conquista per me tanto grande.

Un grazie per chi ha speso la sua vita per dire al mondo che ci siamo anche noi, a chi ha cercato, anche se per un attimo, la mia mano.

Grazie a chi ha reso la mia vita non normale, ma diversamente bella.

A chi mi ha accarezzato non per compassione ma per amore, a chi non ha ascoltato i miei deliri ma ciò che i miei occhi dicevano.

A chi non ha voluto essere maestro ma mio amico, mia amica, a chi non si è mai accorto che ero diverso.

Grazie a chi ha sfatato il mito di Valle dell’Orco (Vallorgana) in Casa Amica.

Grazie a chi ci ha voluto, ci vuole e ci ama.

Grazie a tutta la Vallorgana.

Silvano Zamperoni, 16.03.2016

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CAPITOLO TERZO

Esserci

La disabilità non è un mondo a parte, ma è una parte del mondo.

(Paolo Conte, Handiamo)

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Insieme si vince

Un aspetto relativamente noto sulla vita della “Vallorgana” è quello del volontariato sociale, quel genere di servizio silenzioso e però inestimabile che sostiene l’operatività del CLG. L’idea che insieme si vince è stata presente fin dalle origini. Allora era necessario farsi conoscere e far passare nell’opinione pubblica il senso di questa inusuale iniziativa di solidarietà. C’era un problema culturale da risolvere: il senso di vergogna delle famiglie e il rigetto che il costume atavico di buona parte della società riservava al portatore di handicap. Il problema, quasi fosse una maledizione divina, andava nascosto. E così ogni forma di diversità rispetto alla supposta normalità finiva nell’esclusione dalla vita sociale, solo nel migliore dei casi intervenivano forme di pietismo e/o di assistenzialismo.

Anche a Castelcucco e dintorni all’inizio qualcuno guardava con perplessità – per dirla con un eufemismo – a questa nuova struttura che avrebbe portato

“Da soli siamo niente, ma insieme siamo una cosa sola”.

(Giacomo Campiotti, regista)

In Cooperativa c’è sempre qualcosa da fare!

chissà quali nuovi problemi. Poi, gradualmente, l’atteggiamento è cambiato: allo scetticismo, se non proprio al rifiuto, è subentrata 82

una curiosità positiva che via via è diventata attenzione e sempre più collaborazione. Oggi, superata ogni remora, assimilato il valore

Sono un’ottantina i volontari che collaborano nel CLG

civile e umano di questo servizio sociale, intorno al CLG gravitano un’ottantina di volontari, di ogni età e condizione sociale, che offrono il loro personale sostegno che si traduce spesso in supporto educativo e formativo.

“Non riusciamo mai a dare di più di quanto qui riceviamo”. È

il commento più eloquente e più frequente. Da tempo il Centro “Andrea Serena” è diventato una normalità: la gente lo conosce e l’apprezza. La narrazione che lo circonda ha contagiato l’opinione comune e modificato gli atteggiamenti. Oggi, è convinzione diffusa che se non ci fosse, la 83

“Vallorgana” andrebbe inventata: il migliore segnale per chi aveva come obiettivo strategico l’integrazione dei disabili. Anzi, di più: l’inclusione.

Bruno Bordignon il presidente

“Volontari per passione” Cosa significa fare il Presidente della “Vallorgana”? Un impegno giornaliero, quasi a tempo pieno. Nella responsabi-

incarico nella Cooperativa. Lo prevede lo Statuto.

Già responsabile del personale in aziende della zona, ora Bordignon è pensionato e da cinque anni ha raccolto il testimone da Tramontana. Il suo mandato scadrà nel 2017.

“Stiamo lavorando ad un ricambio, servono energie fresche, idee nuove. Il futuro è dei giovani”, così gli piacerebbe. Già in Consiglio di Am-

più di ciò che danno” a contatto con la realtà della “Vallorgana”.

Qual è la molla? La risposta non è univoca: sensibilità, spirito di servizio, carità cristiana… il cuore risponde in tanti modi. Non potendo assumere personale, alla Cooperativa sono i volontari a dare una mano. A cominciare dal Presidente, che ne dà due. Negli ultimi anni questa risorsa è andata crescendo e su di essa si investe anche molto dal

Bruno Bordignon con alcuni volontari del Rotary Club Asolo-Pedemontana in “Vallorgana”

lità di Bruno Bordignon, 68 anni, di Onè di Fonte, sono gli affari generali, le relazioni pubbliche, e mille altri impicci…: un coinvolgimento totale, soprattutto sul piano mentale. Gratis, da volontario.

E così per chiunque occupi un qualche

ministrazione dal 2007, col prossimo saranno una decina gli anni dedicati a questa realtà che Bruno non conosceva prima di entrarci trascinato da altri volontari e rimanerne folgorato. Anche lui, dunque, nella task-force di quelli che ripetono all’unisono di “ricevere

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punto di vista educativo: è l’incontro con la realtà, la via all’inclusione che riproduce in qualche modo la vita ordinaria. Protagonisti di questa osmosi dall’esterno sono soprattutto associazioni, in primis Acqua Viva di Fonte che qui indirizza molti volontari, i giovani

TESTIMONIANZE

Momenti di festa in “Vallorgana”

del Rotaract e Interact della Pedemontana, ragazzi delle scuole che fanno tirocinio, ma anche quelli in cura nelle Comunità Terapeutiche o persone condannate dal Tribunale a lavori socialmente utili.

Numerose anche le occasioni di vita sociale fuori dalle mura della Cooperativa: si va da piccole collaborazioni dei disabili con certe realtà produttive della zona, incontri serali a gruppi nei

comuni di Castelcucco, Fonte, Monfumo. E non da ultime le sempre apprezzate esperienze di soggiorno al mare (Bibione, Cavallino) e in montagna (Fiera di Primiero, Andalo). Una rete intrecciata e allargata soprattutto in questi ultimi anni, una sorta di grande ammortizzatore sociale.

A sovvenire la Cooperativa nei suoi bisogni finanziari, interviene ogni anno anche l’Agenzia delle Entrate con un

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contributo (che deriva dal cinque per mille dei contribuenti).

A fronte di necessità specifiche, spiega ancora il presidente, basta chiedere e i Club service del territorio rispondono secondo le loro possibilità. “Sono i nostri partner”, il paracadute nelle situazioni d’emergenza, sostenitori sempre pronti a dare una mano perché la Cooperativa è e resta un “gioiello di famiglia”.

Un mondo da scoprire Collaborazione, solidarietà, inclusione: sono tre gradini di una scala che ha visto in questi anni un sempre più diretto coinvolgimento del territorio nella vita della “Vallorgana”, a vari livelli, in senso personale e collettivo. Oggi che la Cooperativa guarda con sempre maggiore attenzione alle attività integrative di tipo riabilitativo,

ecc., poter contare sulla disponibilità dei volontari è una valvola di sicurezza nel garantire qualità e puntualità adeguate. Su questa base si è venuta costruendo negli anni una vasta rete di relazioni col mondo esterno. Si va dai rapporti occasionali a quelli continuativi, dalle iniziative di scopo a quelle periodiche. Un volontariato che dà una mano in varie forme, fino a sganciare il disabile dal contesto lavorativo e accompagnarlo in attività parallele di tipo ricreativo e

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formativo: in palestra, in laboratorio multimediale, al sito web. In arrivo anche le LIM (lavagne interattive multimediali) supportate da Internet.

Non sono estranei a questa realtà i bimbi della scuola materna, gli alunni della scuola dell’obbligo, persino giovani delle superiori che pur non frequentando indirizzi di studio correlati, qui trovano il modo di rendersi utili. E di imparare. In rete sono entrati anche i giovani universitari americani del

CIMBA che soggiornano presso gli Istituti Filippin di Paderno del Grappa. In relazione continua ci sono numerose associazioni del territorio. Da segnalare: la festa annuale organizzata dalla Pro-Loco di Castelcucco, la castagnata a cura dell’AIDO di Paderno del Grappa, gli intrattenimenti canori come quello offerto dagli Alpini di Fonte. Sono tutte dimostrazioni che la “Vallorgana” è vissuta come un organismo vivo della comunità locale e territoriale, un soggetto che merita attenzione e qualcosa di più, veri gesti d’amicizia. Un mondo che se lo scopri t’innamori.

Incontri… con varie realtà associative e scolastiche, per vivere nel cerchio delle amicizie 87

TESTIMONIANZE

Marco Mauro Schiavo, rotariano

umano, con l’intento di contaminare. Nel senso di coinvolgere e propagare. Così, Interact e Rotaract, le filiazioni giovanili del suo RotaryClub, sono diventati soggetti di aggregazione con i quali condividere molte concrete iniziative per la “Vallorgana”. Tra quelle che più amplificano il cuore: gli incontri per gli auguri di Natale (con lotteria e il dono di biscotti fatti e confezionati dai ragazzi rotariani) e gli auguri di Pasqua; e d’estate, l’invio di qualche utente del Centro ai Rotary Campus di Albarella, Rotary Campus di Ancarano e ai Parchi del sorriso (Lago di Garda). A loro volta, soci del Club periodicamente dedicano il loro tempo alla Cooperativa in attività di volontariato. È stata attivata anche una rete del dono, con Facebook, e – iniziativa singolare – con Marta e Massimo (disabili maratoneti) si è formato un gruppo di 23 atleti che partecipa alla “Maratona dei Ponti” di Venezia, occasione per raccogliere fondi da destinare ai più sfortunati. È la nuova frontiera della solidarietà: bisognosi di aiuto che a loro volta si fanno donatori con i più bisognosi. La solidarietà biunivoca, che dà e riceve. Sono le mani che si incontrano, proprio come nel logo della “Vallorgana”, il cerchio dell’inclusione nel segno della gioia di sentirsi affratellati per il bene comune.

“La solidarietà non è univoca” “Io dò a te, tu dai a me: più che di soldi, la solidarietà si nutre di tempo che riusciamo a donare”. Lo sguardo di Marco Mauro Schiavo, 47 anni, di Asolo, ha rotto il muro della paura che lo irretiva quando da ragazzo il mondo della disabilità gli sembrava impossibile da con-

Marco Mauro Schiavo, tecnico volontario in “Vallorgana”.

Nella foto a destra, a scuola di giardinaggio

cepire. Da qualche anno siede nel Cda della Cooperativa con un’idea ben diversa: era prigioniero di un preconcetto, nel tempo ha acquisito un senso nuovo di libertà, grazie alla “chiamata” di due amici, Giuliano Alessi e Alberto Mascotto, che lo hanno introdotto in questa realtà.

Da rotariano socio del Club di Asolo-Pedemontana del Grappa ha costruito con gli amici rotariani un ponte di service puntando soprattutto sulle persone, sull’aspetto

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Loro, noi, tutti…

La parola chiave per capire chi sono gli altri è: reciprocità. In “Vallorgana” ogni azione è subordinata al bene comune. La sua sopravvivenza, per quanto molto dipenda dall’andamento economico, è legata a filo doppio con l’esterno (gli altri) e priva del vo-

lontariato sarebbe forse impossibile. Sicuramente impossibile sarebbe mantenere gli attuali standard di qualità. Gli altri, in questa ottica, sono allora le membra di cui parlava Menenio Agrippa, nell’apologo che descrive il corpo come un’unica realtà complessa.

Ma gli “altri” per il CLG sono anche coloro che non lo conoscono o gli indifferenti che hanno al-

Ogni giorno, tutti per uno, uno per tutti...

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tro a cui pensare, in una società dove attualmente all’aumento dei bisogni delle fascie deboli, spesso si risponde con la contrazione delle risorse!

E allora, per chi non ne riconosce l’umanità, “altri” sono proprio i “diversi”. E dunque “altri” possiamo diventare tutti, ciascuno per il cappello che porta. “Altro” sono forse anch’io…?

Che bello incontrarci!

Come una consonante può cambiare la nostra visione dell’altro…: dall’interazione all’integrazione!

Incontrare l’altro fino in fondo, il disabile, vuol dire essere sullo stesso piano… oppure no? La risposta in teoria è semplice, quando il contatto diventa incontro. È ciò che accade regolarmente in “Vallorgana”.

Le relazioni non sono del genere “mordi e fuggi”, ma interazione positiva, scambio, influenza reciproca, incontro diretto e durevole tra persone.

Un rapporto alla pari? È possibile. Incontrare veramente gli altri è guardarli negli occhi e accettare il loro stato, il loro modo di essere, di parlare, di vestire, di comportarsi magari diverso dal nostro.

Un accettare che non significa “tollerare”, ma fare dell’incontro un motivo di arricchimento e occasione di crescita, scoprendo i valori del diverso.

L’incontro con il disabile, all’i-

nizio può essere imbarazzante, goffo, lo sguardo rivolto altrove...

No, ciò che avviene nei contatti e nelle molteplici occasioni di incontro con il territorio va oltre il semplice contatto occasionale.

Il mondo è qui... tante occasioni per incontrarsi e conoscersi

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Ma si lega ad un passaggio sottilissimo che lo stesso volontariato sociale ha favorito costruendo integrazione. Non assuefazione!

Lo sforzo è produrre... integrazione, inclusione, moltiplicando

le occasioni di interazione positiva per conoscere il disabile. Un individuo che non è una stranezza, né un soggetto compassionevole. È persona da scoprire, che non ha soltanto qualcosa da dire,

ma anche qualcosa da offrire. Da guardare con simpatica curiosità, perché “la curiosità può vincere la paura ancora più di quanto possa fare il coraggio” (James Stephens).

TESTIMONIANZE

patrimoniale, con gli ampliamenti realizzati dalla Cooperativa. Quindi un vantaggio per il Comune, anche sotto questo profilo”.

Quando scadrà il comodato d’uso, non c’è alcun dubbio che questa continuerà ad essere la sede della “Vallorgana”, sulle cui scelte fin dal 1991 c’è sempre stata condivisione. Un’intesa che non ha mai messo in discussione la piena autonomia del suo Consiglio di Amministrazione dove non è neppure previsto alcun rappresentante del Comune. “L’esperienza ha dimostrato che questa realtà ci arricchisce come comunità locale, perciò cerchiamo di assicurare il più possibile contatti e relazioni integrative. Con la Pro-Loco e l’Associazione Alpini c’è una stretta collaborazione.

I volontari che intervengono in sede sono sempre più numerosi”.

La “Vallorgana”, insomma, non è un corpo estraneo, ma è diventata patrimonio comune, appartiene alla storia di questa comunità che - superati i primi sospetti - l’ha simpaticamente adottata quasi ne fosse la sua mascotte.

Paolo Mares, vicesindaco

“Per noi, un fiore all’occhiello…”

A bruciapelo, cosa pensano a Castelcucco della “Vallorgana”? “È un motivo di vanto: per tutta la cittadinanza è una struttura di servizio sociale considerata con orgoglio. Nessuno mai ha sollevato obiezioni. Attualmente, i disabili del nostro comune in Cooperativa sono soltanto due, però saremmo dello stesso parere anche se non ne ospitasse nessuno perché è un servizio alla comunità del territorio”. Interprete del sentire comune è Paolo Mares, 51 anni, amministratore del paese per tre legislature, sindaco nel decennio 2002-12, vice-sindaco in carica.

La definisce “un fiore all’occhiello” per ciò che rappresenta nel panorama dei servizi sociali. La sua stima è incondizionata: da sindaco con la Cooperativa non ha mai avuto alcun problema, mai un’incomprensione. “Massima fiducia. Di più, riconosciamo che dalla concessione in comodato della casa, dove manteniamo soltanto una stanza riservata per eventuali necessità d’emergenza poiché non abbiamo altre strutture disponibili ad uso comunale, l’immobile ha aumentato il suo valore

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TESTIMONIANZE

coltà in cui la Cooperativa si era venuta a trovare per l’improvvisa cessazione di un importante committente. L’esperienza ha insegnato come premunirsi. Di più: proprio per scelta del CdA, nell’ottica di cautelare il bilancio a fronte di possibili rischi, è stato costituito un fondo in grado di assicurare Giulio Scotton l’autonomia finanziaria per un semestre. Amministrandosi secondo la logica del “buon padre di famiglia”, negli anni l’azienda “Vallorgana” ha fatto tanti passi avanti: si è sviluppata costantemente, riscuote fiducia tra i committenti, continua a progettare sempre nuove migliorìe. Nel suo genere, si direbbe un’azienda modello!

Giulio Scotton, amministratore

“Finora, mai perso clienti…”

Già dirigente d’azienda, da una quindicina d’anni Giulio Scotton, settantenne di San Nazario (VI), è nel CdA della Cooperativa, cooptato per via rotariana. Spesso è in sede nel suo ruolo di consulente aziendale. Verifica, controlla le produzioni, dialoga con le committenze, tratta e concerta gli accordi. È un volontario come tutti i membri del Consiglio di Amministrazione.

Fin dall’inizio la sua preoccupazione è stata di procurare le commesse per la “Vallorgana”, in modo da evitare il rischio di trovarsi senza lavoro. “Lavori adeguati, scomponibili, da realizzare anche con l’ausilio di qualche piccola macchina e dei nostri assistenti tecnici che fiancheggiano il lavoro dei disabili. Così si sono sviluppati i laboratori attrezzati e siamo in grado di accogliere più commesse come terzisti, garantendo qualità e puntualità”. Con una punta di soddisfazione, aggiunge che la Cooperativa può vantare continuità con i suoi clienti e – ultimo traguardo – dopo la certificazione di qualità, conseguita grazie al pluriennale impegno di Paolo Faenza (anche lui rotariano), oggi vanta la auto-certificazione di qualità: importante dal punto di vista commerciale in quanto esime l’azienda committente dalle responsabilità di conformità.

Scotton sottolinea l’attenzione che il CdA ha riservato ai temi della sicurezza e della specificità dei suoi lavoratori, per i quali è possibile garantire anche i giusti spazi formativi. È soltanto un brutto ricordo quello delle diffi-

Paolo Faenza e l’attestato di certificazione di qualità

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Appendice

Il passato dev’essere il prologo del futuro...

(William Shakespeare) LO STAFF DELLA COOPERATIVA EDUCATORI

Responsabile amm.vo

Cristina Cremasco Responsabile lavoro e Coordinatrice di “Casa Amica”

Morena Forner Coordinatore di “Casa Amica”

Alessandro Morano

OPERATORI SOCIO-SANITARI

Laura Bedin Serena Cattuzzo Giampaolo Gomiero Laura Rosin Solidea Reginato Nelli Toffolon

Responsabile educativo

ISTRUTTORI TECNICI

Davide Didonè Giorgio Geronazzo Silvano Zamperoni

ADDETTA ALLE PULIZIE

Daniela Tonello

Emanuela Rebesco 93

Felici di dire grazie...

Venticinque anni: 1991-2016.

Metti una domenica, quella del 18 settembre 2016, per dire “grazie” a chi ha cambiato in meglio la vita di decine e decine di disabili e alle loro famiglie, “grazie” a quanti con la loro opera generosa – lavoro e sostegno solidale – hanno concorso al felice raggiungimento di questo importante traguardo.

Cielo imbronciato e acqua a catinelle, evento compromesso?

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Macché, la chiesa di Castelcucco è gremita di fedeli e il parroco don Marco celebra i divini misteri come se fosse un Te Deum: grazie a Dio quel progetto che sembrava impossibile ha vinto ogni difficoltà ed ogni resistenza. C’è tutto il paese nella parrocchiale: autorità, associazioni con i loro gonfaloni, popolo, operatori e amministratori della “Vallorgana”. Tutti a festeggiarne le “nozze d’argento” tra comunità locale e comunità del CLG “A. Serena”.

Era il 21 settembre 1991 quando l’allora sindaco Dario Schie-

A destra, gruppo folk “I Formigoi” di Possagno.

Nelle altre foto, alcuni momenti della festa a Castelcucco per il 25.mo, in chiesa e al Casèl

venin tagliò il nastro, e anche in questa occasione è testimone di una volontà che seppe andare oltre la visione campanilistica per aprirsi ad un’esigenza sociale del territorio. Con lui, i sindaci succedutisi negli anni, da Paolo Mares ad Adriano Torresan (purtroppo il sindaco Giuseppe Pivetta nel frattempo è mancato) a riconoscere che quella scelta, sempre confermata, è stata lungimirante.

“Allora ci eravamo proposti di dare una risposta all’angosciosa domanda di un’occupazione, finita la scuola, a tanti giovani altrimenti destinati ad appassire più o meno rapidamente, nel contesto di famiglie costrette a subìre il destino di una vita di sofferenza e solitudine”. Diego Tramontana, “nonno” della “Vallorgana”, sottolinea ancora una volta che il lavoro come mezzo formativo-educativo procura anche risorse economiche a 95

tutto vantaggio della comunità; il fatto che i venticinque disabili lì occupati siano riscattati alla loro dignità di persone come parte attiva della società. Un esempio di civiltà e di umanità, la dimostrazione che certe sfide si possono vincere nonostante le immancabili difficoltà. Insieme, uniti dalla solidarietà. È allora un “grazie” che sgorga dal cuore quello che si abbraccia in una festa di popolo (oltre duecento persone) al “Casèl” della Pro-Loco dove ancora una volta si tocca con mano il generoso concorso del volontariato (nessuno escluso), il valore aggiunto della “Vallorgana”, la sua più grande risorsa.

Amicizia, solidarietà e anche allegria folcloristica nelle canzoni de “I formigoi” di Possagno. Poi, un sole rinfrancato è tornato ad infondere speranza. Ad majora!

“Come un naufrago…”

Lettera di Francesco all’amico Giovanni Caro Giovanni, ho letto più volte il tuo messaggio… e mi sono tornati in mente tanti ricordi che mi sembravano svaniti…

Come Te, avevo finito da qualche tempo di frequentare la scuola e in tutti quegli anni avevo immaginato il lavoro, le amicizie e tante altre cose che avrei fatto dopo… Ma i giorni passavano e non accadeva nulla. A volte ero avvilito e sentivo di essere di peso anche alla mia famiglia, altre volte mi dicevo con rabbia che avevo anch’io il diritto di fare quello che fanno “gli altri”!

Volevo andare in fabbrica, ma mi spiegavano che bisogna essere specializzati e tenere ritmi impossibili per me. Interrogavo i miei genitori, ma le risposte, anche se piene del solito affetto, tradivano sempre più spesso delusione e sconforto. Qualche volta persino insofferenza. Mi chiedevo perché

tanti medici, terapisti, insegnanti si erano dati tanto da fare per me, per aiutarmi , se, finita la scuola, non avevo nessuna prospettiva…

Perché nessuno si occupava più di me…?

Mi avevano detto che la società non mi avrebbe mai abbandonato.

Ma poi mi avevano spiegato che i problemi sono tanti, che non c’ero solo io a cui pensare…! Ero sempre più svogliato e lentamente stavo perdendo anche quello che con tanta fatica avevo conquistato.

Mi sentivo come un naufrago su un’isola sconosciuta e inospitale…!

Stavo proprio per lasciarmi andare, come sta succedendo a Te…!

Poi, un bel giorno, l’assistente sociale che ogni tanto veniva a casa mia, venne a parlare con i miei genitori e mi propose di andare a lavorare in un “Centro” che hanno aperto qui vicino.

Non capii bene neanche cos’era…

Ricordo che ebbi quasi paura…!

Ma la voglia di avere un lavoro 96

e di stare in compagnia era così grande che l’esitazione durò poco.

All’inizio eravamo in pochi, ora… riempiamo quasi un pullman!

Siamo cinque gruppi ed ognuno ha un educatore, una specie di “capo”, ma non di quelli che imprecano e si arrabbiano… nooo…! Ci insegna a lavorare, ci ascolta, ci dà consigli, controlla che tutto sia fatto bene e ci dice come comportarci. Spesso parla anche con i miei genitori, un amico… insomma! Nelle pause e anche durante il lavoro parliamo di tante cose. Ognuno racconta le sue, discutiamo un po’ di tutto, ma sempre attenti a far bene e ad essere puntuali nelle consegne.

Lavoriamo per molte ditte importanti e non si possono fare

errori! Ogni giorno facciamo due o tre lavori diversi e non è più come prima che bisognava spostar tutto ad ogni cambio: con i nuovi locali ogni lavorazione ha il suo posto fisso e tutto è diventato più semplice.

Adesso non andiamo più fuori a pranzare: abbiamo una bella mensa e si mangia niente male!

Ci organizziamo anche le feste di compleanno, la festa di Natale con i genitori, il carnevale… ce n’è da fare…! Poi ogni tanto andiamo in pizzeria, al cinema, a teatro, a visitare aziende, a fare delle gite.

Ma la cosa più bella è la vacanza in montagna, tutti insieme. Un anno di qua, un anno di là…

Abbiamo conosciuto tante persone simpatiche. Vedessi …, le prime volte sono un po’ buffe… impacciate… incerte… poi però si ambientano e si comportano normalmente. Ora non mi sento più solo. Le mie giornate non sono più vuote e lunghe. Certo, vorrei fare tante altre cose, ma ho capito che bisogna accontentarsi e imparare ad essere contenti di quello che si può avere!

Ho chiesto com’è nato questo “Centro” e mi hanno raccontato che un gruppo di persone, d’accordo

Nelle foto, momenti della festa del 2011 in Asolo in sala consiliare per la premiazione dei vincitori del concorso grafico-pittorico bandito dalla “Vallorgana”, in occasione del suo ventennale

con l’ULS e con il Comune di Castelcucco, ha sollecitato l’aiuto di tante altre e, tutti insieme, hanno messo in piedi una Cooperativa.

Ora non penso più che nessuno si ricorda di noi. “Gli altri” hanno sempre tante cose da fare, tanti problemi da risolvere, forse a volte se li creano pure… però, se qualcuno sa coinvolgerli, non si tirano indietro! Ad ognuna di queste persone vorrei dire grazie per aver reso migliore la mia vita e quella della mia famiglia, ma sono tante… come si fa? Allora 97

ringrazio il buon Dio che le ha ispirate e gli raccomando di aiutare anche loro nei momenti difficili.

Giovanni, non abbatterti, dai!

Vedrai che anche lì da te andrà così. Scrivimi, anzi vieni a trovarci: Arrivato ad Asolo, chiedi della Vallorgana. Sanno tutti dov’è!

Ti aspetto, ciao.

Francesco PS. Lettera immaginaria interpretata dall’attore Mirco Artuso nel corso della festa del 1998 della “Vallorgana” in Teatro “Dei Rinnovati” di Asolo.

COOPERATIVA VALLORGANA INSIEME

Amici per sempre La compagine sociale (1991-2015)

Amistani Giorgio, rotariano Andreatta Dolores, fondatrice Ballestrin Flora, fondatrice Bassetto Mario Bedin Giuseppe Bellato Sergio, rotariano Benacchio Lucia, fondatrice Bonotto Sergio Bugno Virgilio, fondatore Callegari Armando, fondatore Camattari Vittorio Cescutti Aldo, rotariano Comacchio Bruno, rotariano Corrado Rinaldina, fondatrice Cunial Giancarlo, fondatore Cvetkovic’ Marija Dal Ben don Adriano, fondatore Dall’Armi Leandro

Damo Lina De Faveri Tron Nildo, rotariano Dogliani padre Diego, fondatore Favalli Paola Favero Silvana, resp. amministr.

Follador Maria Paola Forner Fabio, operatore tecnico Fulizio Livio, rotariano Furlanetto Maria Teresa Gallina Giampaolo, fondatore Gallina Renato, operatore tecnico Ganassin Lucio, rotariano Girardi Silvano, rotariano Guolo Siro, rotariano Macauda Antonino Mantovani Orsetti Maria Marchetti Antonio, rotariano Marconato Severino, rotariano Marin Giorgio, rotariano Marras Maria Teresa Martignano Emma, fondatrice Milite Antonio, rotariano Nocera Filomena Osellame Ferdinando, fondatore Pasini Angelo, rotariano Pasini Clotilde Pasini Giovanni, rotariano 98

Pasqual Amelia, fondatrice Perissinotto Alberto, rotariano Perosin Francesca Pivato Adriano, rotariano Pivato Nicola Pivato Valdemiro, rotariano Pivetta Giuseppe, fondatore Pizzolotto Vittorio, rotariano Reginato Bruna, addetta pulizie Rigo Andreina Rigo Arrigo, rotariano Salvestrin G. Andrea, educatore Schievenin Dario, fondatore Sicari Giacomo, rotariano Simoncello Giobatta Simoncello Sonia Toson Eugenio, rotariano Tramontana Vera Turioni Giancarlo, rotariano Zamperoni Paolina Zanesco Renato, rotariano Zaniol Anna, fondatrice Zanon Domenico, rotariano Zanotto Vittorio

COOPERATIVA VALLORGANA INSIEME

Soci Attivi al 2016 Giuliano Alessi Laura Bedin, educatrice Bruno Bordignon Serena Cattuzzo, educatrice Maria Wanjera Chimenton Cristina Cremasco, resp. amm.va, educatrice Davide Didonè, operatore tecnico Paolo Faenza, rotariano Morena Forner, educatrice Giorgio Geronazzo, oper. tecnico Giampaolo Gomiero, educatore Alberto Mascotto Ada Sonia Mondin Alessandro Morano, educatore Emanuela Rebesco, resp. educativa Solidea Reginato, educatrice Laura Rosin, educatrice Giorgio Rossetto, Lions Marco Mauro Schiavo, rotariano Giulio Scotton, rotariano Giovanni Tasca, lav. volontario Nelli Toffolon, educatrice Daniela Tonello, addetta pulizie Diego Tramontana, rotariano Erico Vardanega Silvano Zamperoni, oper. tecnico

I Collegi Sindacali 1991-94

2000-2003

Merlo Walter (presidente) Andreatta Dolores Gallina Giampaolo (supplenti) Bugno Virgilio Dal Ben don Adriano

Merlo Walter (presidente) Bonotto sergio Ganassin Lucio Supplenti Bugno Virgilio Cescutti Aldo

1994-97

Dal 2006 in poi il Collegio Sindacale è stato soppresso per disposizione di legge.

Merlo Walter (presidente) Andreatta Dolores Bonotto Sergio (supplenti) Bugno Virgilio Cescutti Aldo

1997-2000 Merlo Walter (presidente) Bonotto sergio Ganassin Lucio Supplenti Bugno Virgilio Cescutti Aldo 99

Il presidente onorario Diego Tramontana in un emblematico gesto d’affetto

COOPERATIVA VALLORGANA INSIEME

I Consigli di Amministrazione 1991-94 Diego Tramontana - Presidente Anna Maria Zaniol - Vice Pres.

Giancarlo Cunial Rinaldina Corrado Emma Martignago

1994-97 Diego Tramontana - Presidente Giuliano Alessi - Vice Pres.

Mario Bassetto Giampaolo Gallina Renato Zanesco

1997-2000 Diego Tramontana - Presidente Giuliano Alessi - Vice Pres.

Mario Bassetto Giampaolo Gallina Renato Zanesco

2000-2003 Diego Tramontana - Presidente Giuliano Alessi - Vice Pres.

Mario Bassetto Giampaolo Gallina Giulio Scotton Renato Zanesco Vittorio Zanotto

2003-2006

2012-2015

Diego Tramontana - Presidente Giuliano Alessi - Vice Pres.

Giampaolo Gallina Dario Schievenin Giulio Scotton Renato Zanesco Vittorio Zanotto

Bruno Bordignon - Presidente Alberto Mascotto - Vice Pres.

Giuliano Alessi Paolo Faenza Maria Wanjera Ghimenton Marco Mauro Schiavo Giulio Scotton Diego Tramontana - Presidente On. Erico Vardanega

2006-2009 Diego Tramontana - Presidente Giuliano Alessi - Vice Pres.

Giampaolo Gallina Dario Schievenin Giulio Scotton Renato Zanesco Vittorio Zanotto

2009-2012 Diego Tramontana - Presidente Bruno Bordignon - Vice Pres.

Giuliano Alessi Paolo Faenza Alberto Mascotto Dario Schievenin Giulio Scotton Erico Vardanega Renato Zanesco

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2015-2018 Bruno Bordignon - Presidente Alberto Mascotto - Vice Pres.

Giuliano Alessi Paolo Faenza Maria Wanjera Ghimenton Ada Sonia Mondin Giorgio Rossetto Marco Mauro Schiavo Giulio Scotton Diego Tramontana - Presidente On. Erico Vardanega Targhe di benemerenza

COOPERATIVA VALLORGANA INSIEME

Gli Amici

Musicisti

Progettisti e Tecnici

Elisabetta Battaglia - soprano Massimo Bonel - chitarra Mario Brunello - violoncello Michele Campanella - pianoforte Massimo Scattolin - chitarra Massimo Somenzi - pianoforte Mirco Sato - fisarmonica Quartetto d’archi DAL SASS Coro Polifonico di Salvarosa

Ing. Mario Bertanzon Geom. Mirco Bof Geom. Vittorio Camattari Ing. Gianni Chinellato Arch. Nico Cunial Ing. Massimo Fabbian Ing. Giovanni Pasini Ing. Francesco Polizzi Dr. Livio Sartor Arch. Duilio Tassinari Ing. Fabrizio Tonella P.I. Adriano Torresan

Attori – Poeti – Scrittori

I guidoncini dei Club Service “Amici della Vallorgana”

Mirco Artuso Vittorio Dalle Mule Nina Scapinello Franco Tagliente (Compagnia Canovaccio Volante) Pittori e Scultori Patrizia Bambini Riccardo Cunial Giorgio Rebesco Giorgio Serena Ottorino Stefani Lionello Trabani Mary Vardanega Pier F. Vardanega Lina Zizzola 101

Club Service - Rotary Club Castelfranco-Asolo - Lions Club Asolo-Pedemontana del Grappa - Rotary Club AsoloPedemontana del Grappa - Rotary Club La Bouboule Le Mont d’ore (Francia) - Panathlon di Castelfranco V.to - Round Table Asolo

COOPERATIVA VALLORGANA INSIEME

Gruppi - Gruppo Alpini di Castelcucco e di Paderno - Gruppo Cacciatori di Castelcucco - Gruppo Gemellaggio di Castelcucco - Gruppo “I Formigoi” di Possagno - Gruppo Personale Hotel Cipriani di Asolo - Gruppo Scout Cavaso - Gruppo “I Tabàri” di Fonte Associazioni - Aido di Paderno e di Castelcucco - Asolo Musica di Asolo - Associazione Acqua Viva di Fonte - Associazione Albero Verde di Cavaso - Associazione Fonte Viva di Fonte - Associazione Giovani Farmacisti di Treviso - Associazione La Margherita - Associazione San Martino di Asolo

- Ass.ne Unindustria Treviso - Avis di Monfumo e di Castelcucco - C.I.F. San Zenone - Dopolavoro Ferroviario Castelfranco Veneto - Parrocchia di Castelcucco e di Possagno - Pro-loco di Castelcucco Istituti Scolastici - Cimba e Istituto Filippin di Paderno del Grappa - Istituto Cavanis di Possagno Enti Pubblici Amministrazioni Comunali di: - Asolo - Borso - Castelcucco - Castelfranco V.to - Cavaso del Tomba - Crespano del Grappa - Fonte - Monfumo - Paderno del Grappa - Possagno - San Zenone degli Ezzelini Comunità Montana del Grappa 102

Aziende Donatrici - ANDREOLA SPA Loria - ARREDA DURANTE Montebelluna - ASOLO COSTRUZIONI Monfumo - ASSICURAZIONI GENERALI Castelfranco - ASSITALIA Fonte - BANCA POPOLARE Castelfranco - BANCO AMBROVENETO Possagno - BELLOTTO LEGNAMI Fonte - CADORINA LATERIZI Belluno - CALCESTRUZZO SELGEA Riese Pio X - CANTINE DAL BELLO Fonte - CASTELGARDEN Castelfranco - CEMENTI ROSSI Pederobba - CONFARTIGIANATO Asolo - CORSPORT Cornuda - DIHR Castelfranco - EDILE PEDEMONTANA Possagno - EGES CALCESTRUZZO Vidor - EVOLUZIONE Asolo

COOPERATIVA VALLORGANA INSIEME

- FASHION BOX Asolo - FAVERO PAOLO di Fontaniva - FELTRINA LATERIZI Noale - F.LLI DALLA COSTA Monfumo - F.LLI FILIPPIN Fonte - F.LLI GANASSIN Fonte - F.LLI GRASSOTTO San Zenone - FONDAZIONE CASSAMARCA Treviso - Gallo Pubblicità - G. MARIN LEGNAMI Fanzolo - GRISPORT Castelcucco - GRUPPO PIAZZETTA Asolo - HECO ITALIA di Bassano del Grappa - Il GUFO Asolo - INDUSTRIE COTTO Possagno - LAMPOCAR Fonte - LIBERTY Altivole - MARIO MARTINI Altivole - OBI srl di Bassano del Grappa - PASTIFICIO RIGO Crespano - PIVATO SPA Fonte - PREDIL San Zenone - RTVE Asolo - SETTENTRIONALE TRASPORTI Cavaso

- SSI Srl di San Nazario - TASCA San Zenone - TECNOSYSTEM Romano - TIPOGRAFIA ASOLANA Asolo - TORRESAN B. AUTOTRASPORTI Fonte

- TREVIKART di Ospedaletto di Istrana - TREZETA Asolo - VENETO BANCA - V.I.P. Asolo - VIROSAC Pederobba - ZARPELLON SPA Castelcucco

Emanuele e Nadia, un sorriso per gli amici. Felici di esserci!

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Il cavallo di cuoio e il coniglio di pezza “Tu non sei fatto per essere Reale” disse il Cavallo di cuoio. “È una cosa che ti capita quando un bambino ti vuole bene a lungo, non soltanto per giocare con te, ma ti vuole proprio bene, bene, allora diventi Reale” “Fa male?” domandò il Coniglio.

“Qualche volta” rispose il Cavallo perché lui era sempre sincero.

“Ma quando sei Reale non ci badi più se fa male”.

“E capita tutto di un colpo come quando ti danno la carica?” domandò l’altro “oppure a poco a poco?”.

“Non ti capita tutto di un colpo” rispose il Cavallo di cuoio.

“Lo diventi. Ci vuole molto tempo. Ecco perché non capita spesso a chi si rompe facilmente, oppure ha gli angoli che tagliano, oppure è stato conservato con troppa cura.

In genere quando finalmente sei diventato Reale, ti ritrovi piuttosto spelacchiato, magari hai anche perso un occhio, hai le giunture che ciondolano e, nel complesso, sei molto malandato.

Però queste cose non hanno nessuna importanza perché una volta che sei Reale non puoi essere brutto, tranne che per le persone che non capiscono…

Una volta che sei Reale, non diventi più come prima, dura per sempre.”

Come (nella favola) per diventare reale il coniglio di pezza ha bisogno di essere molto, molto amato da un bambino, così il disabile per sentirsi un “essere umano vero” ha bisogno di tanto amore, a cominciare da quello della sua mamma. Poi, anche se sarà malandato, brutto e spelacchiato, dell’amore di tutti gli Altri.

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Castelcucco in festa. Domenica 18 settembre 2016, sagrato della chiesa parrocchiale: foto ricordo per il 25mo di fondazione della “Vallorgana� (21 settembre 1991)

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Caratteristica della “Vallorgana” è l’accoglienza: porte sempre aperte all’ospitalità, soprattutto se finalizzata ad iniziative solidali.

Al centro, in occasione del service “Kit scolastici”, settembre 2016, il presidente della Cooperativa Bruno Bordignon affiancato dalla coppia presidenziale 2016/17 del Rotary Club Castelfranco-Asolo, Giacomo Sicari e signora Nuccia, con il segretario Lucio Gazzola

Qui sopra, alcune iniziative del Rotary Club Castelfranco-Asolo e del suo Rotaract, ospitate dalla Cooperativa: la festa “prenatalizia 2015” e, nelle foto in alto della pagina accanto, il service per alunni bisognosi della Castellana, settembre 2016

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Ancora un generoso gesto di solidarietà del Lions Club Asolo - Pedemontana del Grappa, a favore della Cooperativa Vallorgana.

A consegnare l’assegno di euro 6.000 è la presidente Arletta Martinello, il 22 settembre 2016, festa d’apertura dell’anno sociale.

Al centro, il presidente Bruno Bordignon e accanto il sindaco di Castelcucco Adriano Torresan e Diego Tramontana

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L’autore Franco Rebellato ha dedicato diverse pubblicazioni alla vita del suo territorio, di cui è appassionato cultore. Originario di San Zenone degli Ezzelini, risiede a Bassano del Grappa con la numerosa famiglia. Già dirigente scolastico per 25 anni, è giornalista pubblicista e saggista. Si occupa di formazione del personale docente e insegna Storia e Costume nei corsi dell’Università per A/A del Centro Niccolò Rezzara di Vicenza. Presiede l’Istituto Musicale Bassano e, per vivificare l’attaccamento alle sue origini, coltiva un orticello all’ombra dell’antica chiesa dell’ex monastero francescano di San Donato, che accolse anche Ezzelino da Romano, il Monaco.

GENIO DELLA COOPERATIVA VALLORGANA

(Libera rielaborazione dal testo della canzone di Edoardo Bennato, 2002)

L’ISOLA CHE C’È

Seconda stella a destra questo è il cammino e poi dritto fino al mattino poi la strada la trovi da te, porta all’isola che… c’è.

Forse questo ti sembrerà strano, ma la ragione ti ha un po’ preso la mano. (…) E non è un’invenzione e neanche un gioco di parole se ci credi ti basta perché poi la strada la trovi da te.

Son d’accordo con voi, niente ladri e gendarmi, ma che razza di isola è?

Niente odio e violenza, né soldati, né armi, forse è proprio l’isola… per me.

Seconda stella a destra questo è il cammino e poi dritto fino al mattino non ti puoi sbagliare perché quella è l’isola … per te! (…)

Coop .V a ll org a na

Coop .V a ll org a na

L’isola che... c’è

FRANCO REBELLATO

25 °

25 °

L’ISOLA CHE C’È

GENIO DELLA COOPERATIVA VALLORGANA 1991-2016 A cura di

Franco Rebellato