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Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


“Un ragazzo può essere due, tre, quattro persone potenziali, ma un uomo una sola: quella che ha ucciso le altre.” Mordecai Richler

Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


E’ curioso che tu mi faccia proprio questa domanda. Mi metti in terribile imbarazzo. E’ una storia stranissima. Sai qual era la canzone mia e di tua madre? Proprio Verranno a chiederti del nostro amore, ma forse tu non la conosci. E’ troppo vecchia per te, di un vero poeta della canzone italiana. Il Faber nazionale. Ma che te lo dico a fare. Stai sempre a sentire quella robaccia, senza anima e melodia. Forse un’altra canzone di De Andrè sarebbe stata adatta: Una storia sbagliata. Rido perché, in fin dei conti, non è vero, non è stata sbagliata. Sei nato tu. Non basta a deVerranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


finirla giusta? Per me si. Chi lo sa invece tua madre che ne pensa. Io te la racconterò ovviamente. Poi però non voglio sentire altro da te, ti dovrà bastare. Magari, se non sarai soddisfatto delle risposte che ti darò, potrai sempre andare da tua madre a farti dare la sua versione. Forse sarà diversa dalla mia, non posso saperlo. Ti basti però sapere le mie verità. Lo so, lo so, è sempre tutto molto relativo. Ma cos’altro ci resta se non le nostre esperienze? E di certo non posso inventarmele, non posso vederle da occhi altrui. Sappi che sarò sincero, nella mia verità. Però poi basta, davvero. Me lo prometti? Ok, posso iniziare. Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


Partirò da lontano, così, per punizione. Partirò con quella giornata, che iniziò con un dialogo del genere: - Cazzo, quanto è alto qua sopra! - Smettila di dire parolacce. Andiamo. - Ma non possiamo lasciarla lì? Ne avete tantissime allo studio! - Non è sprecando che si fanno i soldi. “Stronzo” è la parola che dissi per tutto il tragitto, dalla cima alle pendici di quella piccola valle nel Cilento. Ero molto giovane all’epoca. L’Italia era straziata dal terrorismo, aveva da poco digerito l’assassinio Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


di Aldo Moro e non sapeva che andava incontro allo splendore degli anni ’80. Neanche io lo sapevo, all’epoca. Ero da poco maggiorenne e già lavoravo. Non come i miei fratelli, o come te del resto… ma ok, sono altri tempi, hai ragione tu. I tuoi zii si erano iscritti all’Università. Eduardo, il più grande, si svegliava tutte le mattine per andare a Napoli a seguire i corsi di medicina alla Federico II. Era certamente il più inquadrato. Saverio, che era invece il secondogenito, si svegliava tutte le mattine alle dieci, con calma. I corsi di Giurisprudenza dell’Università di Salerno non Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


erano poi così importanti da seguire. Ci provai, all’inizio, ad iscrivermi all’università, che credi. Mi piaceva l’idea di frequentare economia, ma più probabilmente mi piaceva far soldi. Infatti un giorno, quando ancora non avevo messo piede nell’ateneo, mio padre irruppe in camera mia, e non seppi dirgli di no. - Ti ho trovato un impiego presso l’impresa Buonocore. Erano gli anni del terrorismo, dei due blocchi, della guerra fredda, insomma delle tensioni interne e internazionali. Ma erano anche gli anni delle speculazioni edilizie, deVerranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


gli affari nel mattone. La gente sembrava aver soldi da investire nel mercato immobiliare e le amministrazioni locali avevano il bisogno di costruire strade, ponti, opere di pubblica utilità. Le imprese edili non erano tantissime e facevano cartello, si accordavano e riuscivano ad ottenere gli incarichi e a spartirseli, soprattutto in Campania. Soprattutto dopo il grande terremoto dell’Irpinia, che sconvolse tutta la regione e che colpì quasi tutte le province. E che garantì una pioggia scrosciante di soldi dai livelli centrali. Offrendo, così, occupazione a tanti giovani. Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


- Oggi sono riuscito ad ottenere un ricarico dello zero-quattro-percento. Ti rendi conto? – disse un giorno l’ingegner Buonocore. Anche le leggi sull’occupazione giovanile degli anni ‘70, che vedevano lo Stato incentivare economicamente le imprese ad assumere giovani, furono fondamentali. Magari ci fossero anche oggi. Ma questo non c’entra. Ottenni quel lavoro prima del terremoto. Al contrario dei miei fratelli, che frequentarono il liceo classico, mi licenziai con un diploma finito, di geometra. Mi fu certamente più facile iniziare a lavorare in quel campo e con molti anni di anticipo Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


rispetto agli amici. – Andrò prima in pensione – pensavo quando vedevo Roberto Troiano, un mio amico delle scuole elementari appena iscritto alla facoltà di Ingegneria. I primi stipendi hanno il potere di far uscire di testa un ragazzino. Infatti ostentai non poco con i miei amici i primi guadagni acquistando una Morini 50. Per me è motivo di vanto averla acquistata con i soldi del mio primo impiego, senza l’aiuto della mia famiglia. Non come tutti questi borghesi. Quando passavo per il bar Nettuno, la sera, dopo aver sgobbato su un tavolo da disegno, i miei amici erano lì che mi aspettavano. C’era Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


Roberto Troiano, Gilda Amorelli, Francesco Iovino, e Giuseppe Pastorelli, il mio futuro commercialista. Erano tutti fuori al bar e li trovavo sempre a mangiar l’ultimo boccone di quella ottima brioches al gelato. Ancora oggi, come all’epoca, sono le migliori di tutta Salerno. Ma tu lo sai bene, perdigiorno. Li vedevo puntualmente consumare l’ultimo boccone e li seguivo al Bar Nazionale, che sta proprio a fianco al Nettuno. Eravamo soliti ordinare una Ceres con un bicchierino di whisky, e lo facemmo anche quella sera della mia famosa svolta. - Offro io! – dicevo. Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


E gli altri: - E ti pareva. - Non è necessario. Ma cacciavo comunque dalla tasca posteriore il mio portafogli e nessuno poteva fermarmi. Dopo alcuni attimi di imbarazzato silenzio, Gilda si alzò un poco la gonna e si mise a sedere. - Credo che Salerno sia una città così conformista. Stiamo sempre a rincorrere le mode che vengono dalle altre città. Guarda per esempio quella ragazza in fondo, con quegli stivali addosso. Quando andai a Milano il mese scorso, tutte le ragazze li indossavano e qua stavamo ancora con i sandali ai piedi! Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


- In effetti in tutti i campi è così. – disse Roberto – C’è gente che compra le Morini 50 anche qui! Risero un po’ tutti, guardandomi. In genere sono molto autoironico. E’ inutile che sbuffi, è vero. Comunque, quella sera invece ero stanco e quella frecciatina non mi piacque. Irritato, cambiai subito discorso. - Oggi Buonocore mi ha fatto fare una cosa assurda. Eravamo in quella valle del Cilento dove dobbiamo progettare quel viadotto di cui vi ho parlato. Un lavoro molto interessante, se non fosse per il fatto che quei paesaggi selvaggi mi sembrano tutti uguali. Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


- Scommetto che ti sei addormentato mentre ti portavano lì, come al solito. Però la prossima volta non ti far venire in mente di portarci, non vogliamo perderci di nuovo! - Stai tranquillo, meglio che resti a casa per il resto della tua vita. Risentito, mi ammutolii per un secondo. Poi ripresi. - Comunque, dopo aver abbozzato delle misure, quando risaliamo da quella valle, Buonocore si accorge che abbiamo dimenticato una squadretta. E costringe me e Vinciguerra ad andarla a riprendere! Noi gli diciamo che ne ha tantissime allo studio, che cambiava lasciarla lì? E lui ci fa: “non è sprecando che si Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


fanno i soldi”. Che pidocchioso. Più ne hanno e più lo sono. - Dici questo solo perché sei un pigrone! – aggiunse Gilda, ridendo. - Può darsi. Ma questi borghesi… - Ma smettila! Dalla porta che dava su via Roma entrò l’avvocato. Era un personaggio che frequentava abitualmente quel locale e a cui piaceva intrattenersi con i clienti che non conosceva. Aveva lunghi, neri e sporchi capelli e una giacca di pelle da rocker. Quella sera decise di avere un approccio collettivo. - Datemi tutti i soldi che avete! – e chiuse la porta. Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


I ragazzi si misero a ridere, ma senza farsi vedere dall’avvocato. Quando poi questo si chinò su una ragazzina, proprio quella che indossava quegli stivali, io e gli altri uscimmo dalla porta che dava sul Lungomare. Era bellissimo a quell’ora. I gabbiani volavano alto, si prospettava cattivo tempo. Roberto e Francesco avevano parcheggiato le Vespe davanti al Nettuno e due macchine in seconda fila ostruivano il passaggio. Una signora che sul marciapiede opposto stava aspettando l’autobus urlò che i proprietari delle auto stavano nel bar a mangiare una brioches. RoVerranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


berto e Francesco entrarono, lasciando Giuseppe con me e Gilda. - Gilda, ti do uno strappo con la moto. – dissi. - Sicuro? - Certo. Ciao Giusè, ci vediamo domani. - Ciao, ciao. La Morini era parcheggiata sulle strisce pedonali e questo faceva ridere Gilda. - Non solo ti atteggi a uomo di affari, ma fai anche il ribelle! - Ma sì, che sarà mai… Gilda abitava sul Carmine, ma ne approfittai lo stesso per fare un bel giro largo. Era la prima volta che Gilda saliva a bordo e mi sentivo in Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


imbarazzo. Avevo la paranoia di sbagliare qualcosa, di non ingranare bene una marcia, di fare una frenata brusca. Di fare una figuraccia insomma. Gilda, dietro, sentiva le mie spalle rigide. Capiva che era nervoso. Infatti me lo disse anni dopo. Quello che non riuscì mai a capire, però, era che ne ero follemente innamorato, ma solo troppo timido ed inesperto per dichiararmi. Arrivammo al portone di Gilda. - Allora a domani! – fece lei. - A domani – le diedi due bacetti sulle guance e la vidi sparire. Alla sala biliardi c’era sempre un sacco di gente. Vecchi soprattutto, che giocavano a burraco e che si Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


scolavano le loro grappe. C’erano anche persone di mezz’età che giocavano a biliardo, non la solita carambola da ragazzini, bensì quella con i birilli. E segnavano continuamente i loro punteggi, ad ogni boccia toccata o ad ogni birillo abbattuto. Al flipper, invece, c’era come al solito Ugo Sansone. - Uè, che ci fai qui a quest’ora? – mi disse Ugo senza neanche voltarsi. Era troppo preso dal flipper. - Mi scocciavo di tornare a casa. Tu sempre qui invece, eh? - Ovvio. Squillò il telefono e dopo che Benito rispose, disse: - Vogliono GiaVerranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


como al telefono! Giacomo Leopardi, chi è? Si misero tutti a ridere. Benito riagganciò la cornetta a occhi bassi, scocciato, e riprese a lavare i bicchieri nel lavello. - Quel coglione di Amatucci si diverte sempre a fare queste stronzate. Prima o poi Benito pure lo becca. - Proprio oggi mi ha dato l’erba. Non lo chiamerei coglione. E’ l’unico che riesce ancora a venderla ormai. - E usciamo di qui allora. Sì, fumavo. Ormai sei grande e sono sicuro che fumi anche tu, non fare quella faccia scioccata. CoVerranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


munque, uscimmo e ci rinchiudemmo nella Citroen di Ugo, senza neanche abbassare i finestrini. Come ogni sera, gli parlai di Gilda. Di cosa avevo detto o fatto quella sera. Delle sensazioni che avevo provato. Delle risate affettuose che lei mi rivolgeva sempre e che, secondo me (povero scemo), volevano significare qualcosa. Ugo avrebbe voluto dirmi vai, fattela una volta per tutte. Ma avrei trovato la solita scusa, la solita paranoia, il solito bla bla. E allora cosa restava da fare al povero Ugo? Cambiare discorso. - Adesso che hai un lavoro, non puoi permetterti tanto spesso questa roba. Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


- E chi l’ha detto? Mi aiuta a non vedere mio fratello Saverio in mutande almeno! Io e Saverio dividevamo la stessa camera, mentre Eduardo, che aveva bisogno di tranquillità per studiare medicina, aveva una camera con una scrivania tutta sua. Infatti una volta, dopo essere rincasato, oltre a trovare Eduardo chino sui libri, in compagnia della lampada a gas, scoprii Saverio in mutande a ballare i Pink Floyd. – Almeno non è la solita musica classica – mi dissi, sollevato. Il giradischi era proprio dietro la porta di ingresso della nostra cameVerranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


ra, e quando la scostai un poco per entrare, feci saltare il disco. - Ma che cazzo! - Scusa Savè, sono stanco. - E mettiti a letto. - Ma mamma e papà non stanno dormendo? Non li svegli così? - Stanno vedendo la televisione – disse Saverio mentre ancheggiava. - Vado a vedere che fanno. Il corridoio era scuro, per poco non inciampai nel filo del telefono. Di accendere le luci non se ne parlava, mio padre si sarebbe infuriato. Ad un certo punto della notte bisogna dormire, non si accendono luci e non si spreca energia. Era pur veVerranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


ro che lui era vicepreside, ma di certo nell’oro non navigavamo. - Papà, mamma. Siete svegli? - Uè, hai mangiato? - Si mamma… - L’ingegnere è contento? - Si papà, perché non dovrebbe esserlo? - Vatti a mangiare due cerase, le ha portate il preside. Il preside del geometra era solito venire a casa Gammaldi almeno una volta a settimana. Voleva parlare sempre con il suo fidato vice. Di che parlavano non si sa, però parlavano. E quando io ero ancora uno studente di quell’istituto, la cosa non mi conveniva. Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


Una volta, per esempio, mi misi a fischiare in classe. Così, bell’e buono. Nonostante il professore di disegno mi avesse detto di smetterla più volte, io continuai imperterrito. Così il professore fu costretto a farmi una nota. Per caso entrò nell’aula mio padre, il vicepreside, per controllare qualcosa sul registro. Per quanto sperassi il contrario, mio padre lesse la nota e fece la cosa più divertente di quegli anni. Disse: - Chi è Gammaldi? - Come chi è, papà? Sono io! - Alzati in piedi. Mi alzai e lui continuò: - Domani mattina andrai dal preside per una sanzione disciplinare. Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


Tutta la classe si mise a ridere. Nessuno poteva credere che Gammaldi rischiasse una sospensione per volontà di suo padre. Quando dopo scuola tornammo a casa, mio padre disse a tua nonna la notizia. - E chi l’ha sospeso? – chiese la nonna a bassa voce, senza farsi sentire da me. - Io… - Ma sei scemo?! – mia madre urlò fortissimo che non potei non sentirla e, di conseguenza, farmi anche io una bella risata. Quando il mattino seguente ci ritrovammo padre e figlio dal preside, questi si fece una risata e ci fece Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


uscire, tutti e due. E ogni volta che al preside capitava di venire a casa nostra e di trovarmi davanti, sapeva che il rispetto, oltre che dovuto, gli era garantito. La mia comunque era una classe di bravi ragazzi. Eravamo in tutto ventuno, e solo sette erano di Salerno città . Il resto erano tutti pendolari, viaggiavano ogni mattina. C’erano ragazzi che si svegliavano alle sei per arrivare puntuali e che prendevano l’autobus delle quattro di pomeriggio per tornare, arrivare a casa alle diciotto e mettersi subito a studiare, dopo aver mangiato al volo qualcosa preparata dalla propria Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


madre. Restavano sui libri di diritto, di disegno, di italiano fino a tarda sera. Per poi mettersi a letto e svegliarsi, di nuovo, alle sei. Li stimavo molto per questo. Avevano una vita difficile, diversa dalla mia, che ero l’ultimo figlio di una famiglia che si poteva definire benestante. Certo, le contrattazioni di mia madre con i mutandari, pretendendo da questi un forte sconto in quanto “sono madre di tre figli”, potevano dare un tono di insufficienza economica alla mia famiglia. Per non parlare dell’imbarazzo che provavo quando la accompagnavo. Ma questi erano rituali che hanno caratterizzato quell’epoca, dove il consumo sfreVerranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


nato era tacciato di stupidità ed insensibilità. Oggi, al mercato di Torrione, si possono acquistare dieci mutande a dieci euro che puntualmente si distruggono dopo un anno di più o meno costante utilizzo. Quelle della mia adolescenza, invece, erano mutande “per la vita”, e mia madre lo sapeva. Era un investimento per la nostra, mia e dei miei fratelli, igiene personale. Un caposaldo dell’economia familiare. E la contrattazione, in questo genere di faccende, era sacrosanta. E i mutandari ne erano consapevoli, tanto da accordare sempre (dopo aver recitato la scenetta tipica del Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


commerciante) i prezzi delle madri di famiglia. Mio nonno materno era siciliano e faceva il maresciallo dei Carabinieri. Durante la seconda guerra mondiale, tutta la famiglia del maresciallo era sfollata in provincia. In un paese che probabilmente oggi è stato accorpato in qualche comune più grande. Dopo la guerra, tornarono ad abitare a piazza Malta, nel pieno centro della città. Era una casa molto grande, dove vivevano entrambi i miei nonni materni, mia madre e le sue due sorelle. Che poi morirono tutte dopo aver contratto varie malattie letali per l’epoca. Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


- Io sono una miracolata! – dice sempre la nonna, ma tu lo sai bene, per quelle poche volte che vai a trovarla. Disgraziato, non sbuffare. Ebbene, quella casa era la stessa dove tutti noi fratelli passammo l’adolescenza. Mio padre, invece, possedeva un casolare in una frazione di Capezzano, dove oggi vive zio Saverio con la famiglia. In realtà mio padre possedeva anche una foresta, che all’anno frutta, pensa un po’, poco meno di mille euro. Ancora oggi ho rapporti telefonici con i taglialegna, senza mai averli visti in faccia. Si limitano a rapporti telefonici e, ovviamente, bancari. La foresta si trova su una scarpata, e pur Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


sapendo quale strada prendere per arrivarci, non l’ho mai visitata. Il casolare, comunque, era di mio nonno, una persona che ho sempre stimato molto. Forse perché caratterialmente mi assomiglia. Per avvalorare la tesi, devo raccontarti la storia delle due notti in carcere. Mio nonno, essendo socialista e avendo sposato la figlia del potestà di Capezzano negli anni del fascismo, non era molto simpatico ai suoceri. Sparsasi la voce in paese che la figlia del potestà aveva sposato un socialista, che per di più faceva propaganda antifascista, suo suocero cercò di provocarlo, costringendolo a farsi la tessera del Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


Pnf, che avevano praticamente tutti i comuni mortali, all’epoca. Ovviamente il ribelle socialista rifiutò e il suocero lo fece rinchiudere in una cella buia per due notti. Quando però uscì dal carcere, poteva essere ancor più orgoglioso di sentirsi socialista. Grazie a questa storia, negli anni, ho potuto innanzitutto prendere ventimila lire a notte per attaccare i manifesti elettorali del senatore Quaranta e, soprattutto, dimostrare il fatto che i Gammaldi sono combattivi e idealisti. A prova di carcere, insomma. Argomenti che poi mi rovineranno il matrimonio. Non ridere, è vero. Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


Ma stavamo parlando della mia classe liceale, con un po’ di parentesi, certo. Ma bisogna pur spiegare il mio animo, no? Pierluigi Finetti, per gli amici Pigi, mi accordò da subito il privilegio di chiamarlo con il nomignolo. Il primo giorno di scuola Pigi si presentò con trenta minuti di ritardo, e il professore cercò di mandarlo dal preside. - Ma io vengo da Bracigliano, professò… ‘sti pullman fanno sempre tardi, e poi guardate, c’ho la gamba zoppa! La passeggiata che si fece per la classe suscitò un po’ di risate a quei quattordicenni, e forse anche al Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


professore, il quale, con aria rassegnata, lo pregò di mettersi subito a sedere senza fargli perdere ulteriore tempo. Ovviamente Pigi trovò posto a fianco a me. - Ma veramente sei zoppo? - Ma tu invece sei veramente scemo? Pigi mi guardò con disprezzo per quella domanda, ma anche un po’ tronfio. Poi, quando all’ora di spacco gli offrii una sigaretta, la accettò volentieri, abbracciandomi e dicendo: - Mio caro e pur-caro amico! Una sigaretta bastò per aprire il suo cuore a me. Diventammo una sola entità, nelle ore di spacco dal Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


suo lavoro. Quante cose facevamo insieme e… sì, ok, hai ragione, non c’entra con la tua domanda. E’ solo che quando finì il liceo non lo vidi più così spesso e, magari, se ci fosse stato in quei particolari momenti in cui ne avevo profondamente bisogno, non avrei mai incontrato tua madre e tu non saresti mai nato. La storia non si fa con i se? Allora procediamo con i “dunque”. Dunque, quella fatidica sera con Ugo, se ci fosse stato Pigi, non sarebbe successo. Ne sono certo: Pigi mi avrebbe spinto a tornare a casa di Gilda, a scaraventarla sul muro del suo portone e a baciarla ardentemente. E probabilmente sarei riuVerranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


scito ad essere ricambiato. Col tempo, figlio mio, ho imparato che il coraggio è quella cosa che se poi perdi la partita, esulti lo stesso. Tienilo a mente, ti servirà. Nel carattere dei Gammaldi si annida sempre un po’ di viltà, di assenza di audacia, compensata da un inutile decisionismo su cose che non servono proprio a niente. Siamo sempre pronti a dire “stasera andiamo in pizzeria, punto e basta”, ma mai a pronunciare le parole “ti ho pensato per tutta la notte”, cosa che io effettivamente facevo per Gilda. Dunque, potevo farcela. Ma questo è un altro “se”, e a te non serve. A cosa, poi, ti serve sapere questa stoVerranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


ria? Non l’ho mica capito… ok, continuo, calmo! Quella sera, dunque, dopo aver cazzeggiato con Ugo, che non voleva sentirne più di Gilda e dei miei mal di testa e cambiava sempre discorso, tornammo finalmente a casa. Sai, nonostante sia andata come è andata con tua madre, non potrò mai dimenticare quella sera, e non soltanto perché la conobbi. Fermata la Citroen a ridosso del marciapiede del mio portone, io e Ugo ci ritrovammo in una scena da far west. Tutto si muoveva lentamente, ma in un modo così impetuoso da fare spavento. Sembrava quella tortura cinese che ti consuma il cranio Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


con una goccia per volta. In quel caso però il cranio sembrava davvero destinato a spaccarsi in pochissimo tempo e brutalmente da un momento all’altro. Devi sapere (e scusami se apro un’altra parentesi, ma questa è davvero necessaria), devi sapere che io abitavo nel palazzo dello PSIUP, il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria. Non che condividessi tutto di quel partito (che tra l’altro ebbe vita breve), ma conteneva in ogni caso la denominazione che mi sta più a cuore. Insomma, spesso lo frequentavo perché si trovava proprio sul mio pianerottolo, e grazie a quei compagni venivo a conoscenza Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


di tante cose. Capii, per esempio, perchÊ dal Magistrale, quel liceo a venti metri dal nostro palazzo, la notte si sentivano sempre urla, applausi, a volte anche chitarre e ragazzi stonati. E capii, soprattutto, che a poche centinaia di metri, nei pressi del bar Moka, si annidava un motivo di disturbo per i ragazzi di quella scuola. Quando scesi dalla macchina, vidi uscire a poco a poco dalla scuola occupata dai comunisti ragazzi con il parka e le catene cacciate fuori dai loro tascapane. Uno di quelli in particolare mi incuteva timore, era gigantesco. Oggi non lo vedo piÚ in giro, ma non credo abbia fatto una Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


bella fine. Comunque, avevano tutti sguardi di fuoco, erano silenziosi, respiravano affannosamente dal naso e stringevano forte i denti, gonfiando le mascelle. A dire il vero non so se lo fecero tutti, ma di quel tizio pauroso ne ero certo. Lo vidi cercare con lo sguardo qualcuno, e si notava che non riusciva a individuarlo. Quando posò lo sguardo verso di me, in un secondo mi infilai di nuovo nella Citroen di Ugo e non ne volli sapere di uscire per un po’. - Ma che cazzo fai? – mi diceva il mio amico. - Questi ci sbranano. Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


- Sì, ma io devo tornare a casa! Scendi! - Aspetta cinque minuti, dai. Non fu una buona idea. Oddio, fino a dieci anni fa, quando io e tua madre divorziammo, mi parve l’idea più brillante che mi fosse mai venuta. Cambiano le cose, eh? Insomma, in quei cinque minuti i parka e le catene aumentarono, la piazza si stava riempiendo, erano tutti maschi e comunisti fino al collo, quelli che di Stalin, Togliatti e Mao avevano i santini nei portafogli. Aspettavano qualcuno, che finalmente arrivò. Avevano camicie, capelli laccati e occhiali da vista. Ma solo la maggior parte, quelli che Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


stavano dietro con le ragazze. Perché quelli davanti, a me, che ero pur sempre uno di quei moderati considerati “pappe molli”, quelli che preferivano organizzare concerti a piazza Cavour invece di menarsele di santa ragione, sembravano uguali al loro antagonista che tanto mi spaventò qualche minuto prima. Avevano i capelli cortissimi ed erano vestiti larghi. Non avevano catene, ma spranghe e alcuni di loro avevano le facce da pugili professionisti. Forse lo erano davvero, notai qualche cicatrice sui loro volti, all’altezza degli zigomi. In ogni caso era una scena spaventosa, ma che nel tempo si sarebbe riproposta più Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


volte. Salerno, come disse Gilda, importa tutto, anche la lotta politica, seppur in ritardo e in miniatura. Te la faccio breve: i fascisti si fermarono per cinque minuti a parlottare fra loro, mentre i membri della falange davanti erano pronti a scagliarsi verso il Magistrale. Io e Ugo eravamo fermi sui nostri posti nella Citroen a fumare le poche nazionali che ci erano rimaste, in silenzio e con la tachicardia. Poi successe. Molto lentamente entrambi gli schieramenti si mossero, si avvicinarono. Un fascista pugile con la spranga andò piĂš avanti di tutti i camerati, che lo seguivano silenziosamente. I comunisti, di lĂ , urlavaVerranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


no e tenevano i pugni sinistri alzati, mentre con la destra facevano volteggiare le loro catene. Lo stalinista che mi impaurì prima cercò di afferrare il fascista, si spinsero, si diedero qualche cazzotto sui fianchi, non avevano né catene, né spranghe. Erano animali. Figlio mio, da un certo punto di vista, nonostante televisione spazzatura, rincorsa al successo spicciolo e competizione sul lavoro mista a precarietà, sono abbastanza contento che tu sia nato e stia vivendo questo tempo. Alla mia epoca c’era una follia incontrollabile, che per quanto potesse essere profonda dal punto di vista politico, pregno di battaglie in nome Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


dei valori (seppur veri soltanto per la base e non così tanto per i vertici), era comunque un periodo di pazzia collettiva. Successe che i due principali combattenti, nella cecità della loro lotta politico-fisica, si avvicinarono sempre di più verso la Citroen. Io e il mio amico stavamo a bocca aperta, mi immaginai cosa avrei mai potuto combinare nel mezzo di quella guerra. Sarebbe stato come la rissa al Bar Nazionale, dove alzai una sedia sbattendola in testa a un tipo? Non credo, quello era più mingherlino di me, incazzato, certo, ma comunque meno prestante di me. Si sa che i forti hanno sempre un aiuto Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


psicologico nel menare i più deboli. Ebbene, non l’avrei fatto, era assurdo, non mi era stato insegnato. Quindi, quando i due antagonisti finalmente arrivarono alla Citroen, sedendosi quasi su di essa, e Ugo mise in moto l’auto per scappare, io riuscii, con la velocità di un felino, ad aprire la portiera, uscire e scappare nella direzione opposta a casa mia. Passai molto vicino alla retroguardia fascista, che non si accorse minimamente di me. Ognuno stava a guardare cosa succedeva in quel punto dove un secondo prima sostava la Citroen di Ugo, prima che levasse da lì a tutta forza. Entrai, Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


quindi, di corsa nella sala biliardi di Benito. C’erano ancora quei vecchi, inconsapevoli del casino che stava per accadere al di là delle loro scale pure e dei loro tris di tre, messi lì per arrotondare giusto qualche punto. Ugo non c’era ovviamente e, altrettanto ovviamente, il flipper era libero e mi ci precipitai quasi sopra per occuparlo e far finta di essere impegnato in qualcosa, e non di scappare miseramente da un pericolo che, tutto sommato, non era neanche il mio. Ordinai addirittura una birra, poi iniziai ad infilare la prima cinquanta lire, poi la seconda, poi la terza, e poi successe. EnVerranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


trò tua madre dalla porta, in lacrime. Inizialmente non le diedi tanta attenzione, forse perché non avevo capito che era in uno stato di disperazione. Ero troppo impegnato ad inserire quelle cinquanta lire nel flipper, un gioco tra l’altro in cui ero una frana, suscitando parecchia ilarità di Ugo, che spesso intavolava gloriose sfide contro di me giusto per farsi offrire qualcosa al bar, sapendo che avrebbe vinto anche giocando con una sola mano. Lei si avvicinò a me. Cioè, si avvicinò al jukebox per inserire la moneta e far partire una canzone. Credo non l’avesse fatto nessuno per Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


anni, e infatti tutti i vecchi si girarono a guardarla, increduli. Mi girai anch’io a fissarla, perdendo anche l’ultima biglia del flipper. Non avevo più spiccioli in tasca e ne approfittai per guardarla meglio, mentre cercava Verranno a chiederti del nostro amore, di Fabrizio De Andrè. Anno 1973. Quando uscì quell’album ero troppo piccolo, non potevo capire quella canzone. Ma non riuscii a capirla neanche in quel frangente. Ero troppo preso dal viso di tua madre, attraversato da tutte quelle lacrime e da tutto quel dolore che non aveva vergogna di esprimere davanti a quegli sconosciuti, in quella bettola infestata. Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


Per fortuna fui il primo ad avvicinarsi a lei, il primo di almeno altri tre frequentatori assidui della sala biliardo che, probabilmente, non avevano mai visto entrare nel locale una ragazza, per giunta così fragile. - Tutto bene? – accennai timidamente. - Quando in anticipo sul tuo stupore… - tua madre cantava, non si accorse neanche di me. Io rincarai. - Scusami, ti vedo provata… è successo qualcosa? - Il mio ragazzo è lì fuori a urlare e fare il coglione. Gliel’ho detto di stare attento, ma lui mi ha cacciata! – e scivolò in un nuovo pianto, ancor più straziante, se possibile. Gli Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


altri guardavano la scena e forse pensavano che ero proprio io la causa del suo malessere. Un po’ per questo motivo e un po’ perché, lo ammetto, avevo capito che era fidanzata e che per questo non era più il caso di fare o dire qualsiasi altra cosa, mi allontanai di un passo, verso il mio flipper con un “ah, scusami”. Poi lei si girò e disse: - La conosci questa canzone? - Non proprio, cioè mio fratello Saverio ha l’LP ma l’ho ascoltata solo un paio di volte… Insomma, ero molto imbarazzato, soprattutto perché tua madre mi puntò quei suoi occhioni verdi adVerranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


dosso. Erano e, devo ammetterlo, sono disarmanti tutt’ora. O almeno credo, dato che non la vedo dal tuo ultimo incontro scuola-famiglia. Comunque, non sapevo cosa fare. Pensavo di aver fatto una figuraccia, magari lei era una fan sfegatata di De Andrè e mi considerava un misero e fastidioso ignorante. Però continuò a guardarmi ancora per qualche secondo e solo nell’attimo in cui riposò gli occhi sul jukebox mi decisi di sparare qualche stronzata per continuare quella splendida conversazione. - Quindi… tu sei fascista o comunista? – pensandoci le rivolsi una domanda stupida, da evitare. Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


Lei disse senza guardarmi ma a voce molto più alta, come se le avessi appiccato di nuovo quel fuoco : - Non me ne frega niente della politica, non me ne è mai fregato, per me sono tutti uguali, tutti stupidi e codardi, si muovono tutti insieme, le ragazze non contano nulla, i sentimenti, solo la loro stupida cecità tardo adolescenziale da quattro soldi. Non ero assolutamente d’accordo con lei, per quanto odiassi quei gruppi che là fuori se le stavano dando di santa ragione. Era tuttavia evidente il suo stato di collera e che le sue parole erano dettate da un rancore che ancora non avevo scoVerranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


perto da cosa derivasse esattamente. Quindi pensai di fare un cenno con la testa, come a dire “è vero”. Ma solo per renderle nota la mia vicinanza. In genere si fa così con chi soffre, non lo dimenticare. - Comunque il mio ragazzo è fascista, ma io non mi sento di definirmi fascista. – Disse lei, non so se per rincuorarmi o per giustificare se stessa. - Beh, se la stanno vedendo brutta qua fuori. Un po’ tutti intendo, non solo i fascisti… - Sono mesi che avrebbero dovuto incontrarsi. Il mio ragazzo non aspettava altro che questo giorno. Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


- Ma io li vedo spesso picchiarsi, abito qui vicino, – incalzai io – non mi sembra un evento così straordinario. - Sì, hai ragione. Ma non so perché, questa volta tutti ne parlano come la resa definitiva. - Mah, è sempre così, – dissi io – non mi interessano queste cose. - Neanche a me. Vuoi una birra? e ne ordinò una senza aspettare una mia risposta. Parlammo a lungo in quella saletta buia, fino a quando Benito non ci cacciò perché doveva chiudere e tornarsene a casa. Ma, stammi a sentire, avremmo continuato per tutta la notte. Quando uscimmo Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


non c’era più nessuno a piazza Malta. Il suo ragazzo se ne era andato. La vidi spaesata, si guardava attorno. Aveva ancora un po’ gli occhi lucidi. Ah, dimenticavo di dirti che quella canzone naturalmente l’aveva messa in riproduzione non per me. E’ chiaro. Ma per il suo ragazzo. Non lo volle mai ammettere, e probabilmente se le rivolgerai la stessa domanda lo farà anche con te, che quella canzone sancì la fine malinconica del suo fidanzamento col fascista. Che poi, sia chiaro, era un bravissimo ragazzo. Lo incontrammo molti anni dopo e si vedeva che voleva ancora bene a tua madre e che era contento che lei si fosse Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


sposata con me. Opinioni politiche a parte. Insomma, era rimasta sola e le offrii un passaggio sulla mia Morini, ma lei rifiutò all’inizio. Ma solo perché preferiva andare a piedi e farsi una passeggiata. Stavolta fui io a non chiederle il permesso, e la accompagnai fin sotto al suo portone, dove incontrammo tuo nonno che mi scagliò una di quelle occhiatacce che ricorderò per tutta la vita. Era una ragazza impegnata tua madre, era fidanzata in casa da un anno e non era cosa buona e giusta vederla a tarda sera sotto al portone con un altro. Nel tragitto mi parlò un po’ di lei, dei suoi studi all’università da Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


poco iniziati. Della sua vita in particolare. Non accennò mai al suo ragazzo, e questa cosa col tempo ho capito sia di buon auspicio. Quando iniziano a parlare dei loro amori stai certo che non ci farai mai niente! Non fare quella faccia, è vero. Va beh, facciamola finita. Ti ho dato un bel po’ di informazioni, no? Ah no? Cosa vuoi sapere di più? Penso sia inutile dirti che mi sono innamorato follemente di lei quando ad occhi asciutti mi fissò, di nuovo, sotto casa, aspettando ad un centimetro di distanza che io, finalmente, la baciassi. E quando riaprii i miei occhi, non c’era Gilda che teneva, non c’era Morini che Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


bastava, non c’era Saverio in mutande e non c’era politica che contasse più di quel momento tanto aspettato, seppur in cinque minuti, per tutta la vita.

Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


LUNEDI’ Che domanda stupida. Non ti voglio rispondere. Perché? Perché non ti deve interessare, è una storia vecchia ed insignificante. Non ho capito a cosa serve, poi. Perché ti interessa? Non mi rispondi? Ok, non ti rispondo neanche io. Non mi fissare così e mangia, che si fa freddo. Non ti permettere di alzarti, sai! Qui dovrei incazzarmi io, non di certo tu. Ti sembrano domande da fare? Non è niente di grave, dici? E’ vero, non è grave. E’ semplicemente inutile. Ok, ho capito, vai in camera Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


tua immediatamente, non ti voglio vedere! E non sbattere la porta, sai! MARTEDI’ Ancora con questa storia? E sempre a pranzo poi! Perché mi devi rovinare l’appetito? Non te lo dico! Lo vuoi capire? Ma a cosa ti serve? Se non me lo dici, io non apro bocca. Non è vero, lo direi. Non mi interessa che tuo padre ti ha raccontato già tutto. E se l’ha fatto, che vuoi da me? Quello deve sempre parlare, dire stronzate a raffica. Non si doveva permettere, non è giusto. Ok, adesso me ne vado io. Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


GIOVEDI’ Non sono mai stata fascista, te lo giuro. Come potrei? Sai il lavoro che faccio e non mi pare che l’humus culturale possa mai derivare da una cosa del genere. Non sono una “perbenista” come dici tu, è semplicemente così. Sì, è vero, avevo un ragazzo che diceva di essere fascista. Ma era molto dolce. Dici che non c’entra? Beh, perché tu non hai mai vissuto quegli anni. Erano anni violenti, la gente se subiva un tamponamento scendeva dalla macchina e cacciava la mazza. Solo dopo poi si parlava dell’incidente e di come rimediare. E inevitabilVerranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


mente questo clima, in politica, si amplificava ancora di più. Non potevo e non potrei mai essere fascista. Come dici? Tuo padre ti ha detto che ero molto affranta per il mio ragazzo? Sì, è vero. Ma ciò non significa che sia stato lui a farmi cambiare qualsiasi idea politica, che in ogni caso, come ti ho detto più volte, non ho mai avuto. E poi, che credi? Che tuo padre invece sia stato più convincente? I fascisti non li odio, grazie a tuo padre i socialisti invece sì. Ma poi era un periodo particolare il mio. E comunque devo dirtelo: bravo. Sei riuscito a farmi parlare, adesso sono cavoli tuoi, non mi Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


fermerò. Sì, non ti preoccupare, arriverò al punto. Era un periodo particolare, dicevo. I miei non hanno mai navigato nell’oro. Abitavamo a casa della mia nonna paterna, in una di quelle case popolari non molto “borghesi”, diciamo così. La mia nonna, santa donna, aveva una discreta rendita personale, grazie ad alcune eredità che le vennero lasciate. Ma non era una persona a cui piaceva disperdere il proprio patrimonio. Anzi era una persona che fece dell’austerità l’unica sua filosofia di vita. E poi amava circondarsi di persone umili e che stavano peggio di lei. Avevano i migliori sentimenti, diceva semVerranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


pre. E io le credevo e ho sempre cercato, da allora, di circondarmi anch’io dei migliori sentimenti. Sbagliando evidentemente. Hai visto com’è andata a finire con tuo padre, no? Ricordo ancora di quando la mia nonna, pur avendo contrari mio padre e i suoi fratelli, comprò una televisione. Una delle prime a colori. Era l’unica ad averla in tutto il palazzo. Anzi, in tutte quelle palazzine piene di povertà. E la sera era sempre un andirivieni di gente che mia nonna accoglieva per vedere quelle poche ore di trasmissioni serali. Ero piccolissima, ma ricordo comunque quell’atmosfera. E mi Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


piaceva tantissimo. E forse è per questo che mi piace organizzare feste grandi, con buffet e giochi in cui si vincono regali riciclati da altre feste. E’ un modo di divertirsi che di certo proviene da quella esperienza con la mia nonna, che poi morì. Era già vecchia quando nacqui. Mia sorella, tua zia Concetta, lo sai, è più grande di me di quattro anni, potresti chiedere a lei di… ok, ho capito, non ti interessa. Sei ossessionato dalla storia di tuo padre. Quindi ti ha già raccontato lui alcune cose. Sì, lo incontrai in quella bettola da quattro soldi. Fu assolutamente per caso, intendiamoci. E’ vero che mi andai a rifugiare lì, ma Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


di certo non per seguire tuo padre. Lo so che non ti ha detto così, ma è meglio precisare. E preciso anche che non mi avvicinai a lui ma al jukebox. Ah, ha detto così? E’ esatto, non lo ammetterò mai perché non è assolutamente vero! Non mi far incazzare, se no la finiamo qui, eh! Ok. Comunque non è vero, non misi Verranno a chiederti del nostro amore per il mio ragazzo. La misi perché volevo sentire una canzone dolce in quel posto che di romantico non aveva nulla. Certo, mi rendo conto che ha anche un testo molto malinconico, ma ti assicuro che non la misi per quello. Andiamo avanti se no mi faccio nervosa. Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


Il mio ragazzo era come un invasato in quel periodo. Sì, lo incontrammo di nuovo quando ci sposammo io e tuo padre. Era molto cambiato, si vedeva che era una persona rilassata e che con la fine di quegli anni pessimi aveva ripreso ad avere una vita normale. Non che fosse “anormale”, ma quel clima di eccitazione, di esasperazione… di ossessione, ecco, aveva dato alla testa a molte persone. Ero una persona inquadrata io. Anche se solo dopo alcune persone, che ho avuto il piacere di conoscere solo da adulta ma che già mi conoscevano dai tempi del liceo, mi fecero presente che potevo sembrare Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


abbastanza nervosa. Per esempio mi dissero che una volta rubai il posto ad un motorino davanti scuola con il mio vespone, e che il povero malcapitato, vedendo la mia espressione corrucciata, non ci provò neanche a protestare. E sembravo ancora più incazzata perché mentre succedeva questo, loro, gli amici che mi hanno raccontato questo, risero così forte che era impossibile non sentirli. Ma io ero talmente presa da me stessa che continuai andare imperterrita per la mia strada senza dare retta a nessuno. Forse incutevo così timore perché sono sempre stata una sportiva. Ero già una cintura nera di karate Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


quando iniziai a seguire i corsi di nuoto. Ricordo tutte le gare che ho vinto a livello regionale. Ma d’altronde le hai viste le mie medaglie, quasi tutte d’oro (sono placcate in realtà, non te le andare a vendere!). Mi allenavo sempre, la mattina presto prima di andare a scuola, e la sera, prima di cena. Nel pomeriggio studiavo tantissimo. Non come te che sei un cretino. Studiavo, mi davo da fare, vendevo alcuni quadretti che dipingevo e che consegnavo al negozio della madre di una mia amica. Questa riusciva sempre a piazzarli e mi rendevano sempre bene, al netto della sua percentuale. E questo è motivo di orVerranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


goglio per me, non chiedevo mai una lira ai miei genitori, a differenza tua. Poi loro non navigavano nell’oro, come già ti ho detto. Entrambi erano operai e a volte venivano licenziati. Ma non perché non fossero bravi in quello che facevano, bada. E’ che anche all’epoca c’era crisi, le Cotoniere non rendevano bene proprio tutti gli anni. E allora mettici un po’ questo, e mettici che forse anche i nonni, subodorando questi periodi, cercavano vie di uscita alternative. Prendi tuo nonno, ad esempio: per qualche anno andò in Argentina a lavorare come meccanico presso l’officina di un suo lontano parente. Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


Quando tornò, trovò sempre tua nonna ad aspettarlo sull’uscio. Mica come ora. Prendi me, adesso. Non ho aspettato nessuno e non mi aspetto nessuno che venga qui a bussare. E sono felice così. Tempi moderni? Forse. Non fa tanta differenza. Oppure tua nonna: per un periodo, quand’era ancora molto giovane, è stata molto malata. Era anoressica. E’ per questo che ci teneva così tanto a che tu mangiassi. Non lo capirà mai che è costituzione la tua. Semplicemente sei come un ramo della famiglia di tuo padre, molto magro, con la faccia scavata. E anche molto impertinenti. Ma Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


probabilmente questo è il mio modo di vedere le cose, che di certo non posso rimproverarti. Non c’entri nulla tu. Ad ogni modo, tua nonna fu ricoverata per un paio d’anni in una clinica a Napoli. Pare che in quel periodo passato a letto e nella costrizione nell’inghiottire qualcosa di solido, si sia ripresa bene. Ma successe anche che venne licenziata. Non erano mica i tempi di oggi, si licenziava molto più facilmente. Sì, ho capito che voi siete precari eccetera. Infatti non riferivo il paragone alla tua di generazione. Alla mia piuttosto, che col senno di poi è stata molto fortunata. Ma non ti cullaVerranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


re adesso su queste parole, resti e resterai sempre un perdigiorno. Tua nonna poi riottenne il lavoro. Io credo semplicemente perché fosse brava, certamente, e perché serviva personale. Lei, invece, si ostina a dire che è tutto merito di Italo Calvino. Sì, proprio lui, lo scrittore. Lo so che è inverosimile. Lo so, lo so, stai calmo! Lei semplicemente sostiene che in quel periodo lo scrittore era il direttore della rivista delle Cotoniere. No, non so se esistesse davvero. Ti sto solo dicendo quello che ha raccontato a me e a tua zia Concetta. Ci disse che a Natale, un giorno, Italo Calvino si presentò in clinica con un panettone e Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


un mazzo di fiori. Disse che venne a sapere di una dipendente ricoverata a Napoli e decise di andarla a trovare. E lasciami finire! Decise di andarla a trovare e lei ne approfittò subito (sfruttando forse la sua bellezza) a convincere il direttore della fantomatica rivista a mettere una buona parola per lei e per suo marito alla direzione centrale delle Cotoniere. E così lei fu riassunta e tuo nonno, invece, iniziò a lavorare lì per la prima volta. Poi ci disse che l’anno seguente Italo Calvino venne addirittura a Salerno a trovarla… ok, ok! Basta così, vuoi sapere altro. Insomma anche i tuoi nonni erano fascisti, nel midollo, e quando sepVerranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


pero che mi ero fidanzata con Vittorio furono molto contenti. – Sarà sicuramente di buona famiglia. – Così dicevano. Pensa che lo chiamavano “il fascio Vittorio”. Non ridere che purtroppo è vero. Erano talmente felici che io fossi fidanzata con Vittorio, che quando mio padre vide il tuo sotto casa nostra, una volta che rincasai, mi fece una sceneggiata davvero fastidiosa. - E ‘mo chi è questo? Che vuole? – così disse, per un bel po’ di tempo. Almeno un paio d’ore credo. Quando poi seppe che io e Vittorio ci eravamo lasciati, quasi gli veniva un infarto. – E ‘mo che fai? – disse. Non so se disse così perché mi creVerranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


deva ancora innamorata o, piuttosto, non più sistemata. Ma a me fregava poco, ero sempre stata autonoma in tutto quello che facevo, dalle gare sportive, ai soldi, allo studio. Figurarsi in amore! I miei genitori non avevano alcuna voce in capitolo, la scelta era mia. Avevano, però, una voce fin troppo grossa quando si trattava di cazziarmi. Ma potevo sopportarlo, ne andava della mia libertà. Vorrei sottolineare il fatto che la politica era un tremendo collante, all’epoca. Era un po’ come… non so… come lo potrebbe essere oggi, per te, la musica. O i film. O i libri. Insomma, era un ottimo argomento Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


di discussione per fare nuove conoscenze e per consolidare quelle esistenti. Era davvero un elemento di appartenenza. Oggi non è più così, e mi verrebbe da dire per fortuna. Io stessa, ti ripeto, non mi sono mai avvicinata a nessuna corrente “di pensiero”, se così possiamo definirla. Perché di pensiero spesso c’era davvero poco, era più fisico. Era come l’episodio che ha permesso me e tuo padre di conoscerci: un atto di violenza, che a volte, o forse più spesso, era verbale. Il linguaggio era sudicio. Vedi, magari alcuni ragazzi all’epoca avrebbero potuto avere gli stessi gusti in fatto di letteratura o di cinema o di musica. Ma Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


bastava una semplice differenza, come socialista o comunista, per mandare tutto all’aria. A me piacciono le persone che hanno il potenziale comune di comportarsi umanamente. Mi piacciono, cioè, quelle persone che non ci penserebbero due volte, per esempio, a raccogliere da terra una povera anziana caduta malamente. Poi, potrebbero anche essere uno fascista e l’altro comunista… hanno in comune l’umanità, lo stesso. Avevano raccolto entrambi una povera anziana. E fu principalmente per questo che stavo con Vittorio. Quando mi resi conto che aveva perso l’umanità, che non avrebbe più racVerranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


colto da terra, per se stesso ancor prima che per me, quella povera anziana, mi gettai tra le braccia di tuo padre. Che in quel frangente, in cui ero così fragile, lì, appoggiata su un jukebox e cercando di non dare nell’occhio la mia tristezza, seppe davvero dimostrarsi umano. Si avvicinò, aveva paura di me, si vedeva, ma con evidenza riteneva, dal tremolio delle sue gambe, che doveva farlo per forza. Doveva rivolgermi la parola e capire cosa mi stava accadendo. Mi gettai tra le sue braccia. E di questo, tra le altre cose, non posso assolutamente sentirmi pentita. Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


Bevi, prima che si raffredda. Non fa niente che è sera, beviti un caffè con tua madre, non lo fai mai. Dove eravamo rimasti? Ah, sì? Certo che tuo padre è un grande, anche i dialoghi ti ha detto! In effetti, fu abbastanza spavaldo. Spesso penso che in realtà quel tremolio delle gambe che ti ho detto fosse dovuto alla sua fifa. Era, ed immagino che sia ancora, un terribile fifone. Ma all’epoca non mi interessava, anzi ne avevo fin troppo le scatole piene di tutta quella ostentata virilità. Non che fosse anche quella vera: a volte mi sembravano più “femminielli” dei femminielli. Non fare quella faccia schifata, scusa. Ma poi mi spieghi il Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


motivo di tutte queste domande? E va beh. Ad ogni modo, sì, era un fifone. Non è vero che c’era questa terribile atmosfera da guerra civile. Balle. Ne ho viste di peggiori con Vittorio. Per poco a volte non ci scappava il morto. Il “compagno” e il “camerata” che se le stavano dando di santa ragione, come dice tuo padre, non si fecero granché. Lo seppi giorni dopo, prima di rivelare a Vittorio il mio terribile segreto d’amore che gli spezzò il cuore. Sì, finirono in ospedale e probabilmente fu la miccia di altre sparute battaglie da strada. Ma non le definirei Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


tappe impietose verso la guerra civile. La vera guerra la dovetti subire io. Che credi, che fu facile dire prima alla famiglia e poi agli amici quello che stavo combinando? Mica è come oggi che vi prendete e vi lasciate. Sì, lo so che tu sei una mosca bianca. Lo so, lo so, anche i tuoi amici sono diversi. Io lo vedo in televisione, lo leggo dai giornali, c’è un clima di scarso sentimentalismo oggi. Noto che è sempre tutto così relativo… sì, lo so che sono io la divorziata, ma che c’entra? Non farmi arrabbiare. Dico semplicemente che all’epoca lasciare il proprio ragazzo per un alVerranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


tro, anche per le amiche che si definivano le più strette, era quasi un’onta. Per il resto delle amicizie, non era ammissibile. Le ragazze quasi ti guardavano storto, come se tu fossi pronta a rubare anche il loro di fidanzato. Certo, lo capisco che probabilmente anche oggi è così. Ma puoi mai tu negare che certe dinamiche sono più facili tra i tuoi coetanei che tra i miei? Ecco, bravo. ‘Mo stai zitto e ascolta. Ricordo ancora quando Gilda, la mia compagna di banco, mi disse: E adesso che farai? – Cioè, capisci? Sembrava la mia condanna a morte. Poi, aggiungici anche il fatto che lasciai tuo padre nell’anonimato per Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


un bel po’ di tempo, fino a quando Vittorio non trovò un’altra compagna (la sua attuale moglie). Lo avrebbero scannato. Un socialista, poi! Figuriamoci. Avrebbero rispettato di più un comunista, la avrebbero presa come l’ennesima provocazione di un nemico. Ma un socialista non era neanche degno di essere definito così. Poi dopo cambiarono molto le cose. Ricordo che soltanto una persona seppe starmi vicino. L’hai mai notata la prece che conservo sul cassettone in camera mia? Ecco, lui era Marco, morto per overdose in un portone. Era un mio compagno di banco. L’eroina gli tirò un brutto Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


scherzo. Diceva sempre che avrebbe smesso, che ne sarebbe uscito… poi Laura lo lasciò e se ne mise in corpo un po’ di più, neanche due giorni dopo la rottura. Che peccato, ci tenevo molto a lui. Era una amicizia sincera, lo si vedeva dal suo sguardo disinteressato verso il mio corpo. Studiavamo spesso insieme a casa mia e tua nonna gli era molto affezionata. Gli preparava il caffè tutti i santi pomeriggi e gli chiedeva sempre quanto zucchero volesse. A me invece lo versava, lo zuccherava a suo piacimento, e zitta me lo dava. Giusto per farti capire, tanto tu la conosci tua nonna. Forse anche meglio di me. Poi ci chiudevamo in Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


camera, quando Concetta non c’era, e fu lui a farmi conoscere Fabrizio De Andrè. Portava i suoi LP e li facevamo suonare sul piatto. Io ero assolutamente incapace, non riuscivo, come non riesco ancora, a inserire bene la puntina sul piatto. Sì, tuo padre era bravissimo. Passammo, da fidanzati, serate intere a far suonare dischi con i suoi amici, facevano a gara a chi riusciva a far partire un pezzo precisamente dal suo inizio. Forse sarà stato vedere la loro bravura a farmi abbandonare l’idea di capire quel meccanismo. Erano molto gelosi, poi, dei loro dischi. Pensa che tuo padre incideva sulle copertine degli album, o dei Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


singoli che acquistava, il suo nome, perché si lamentava sempre che quando li prestava a qualcuno non tornavano più indietro. Un disco, il suo acquisto, era roba da feticisti. Alcuni costavano anche molto, era come un lusso averli a casa. Per non parlare di quelli che erano addirittura proibiti. De Andrè era fra questi, i genitori dei miei amici alla loro vista li prendevano e li bruciavano. Perché? Semplicemente i testi erano osceni, per l’epoca. Si parlava sempre di prostitute, di alcuni argomenti che potevano essere considerati blasfemi. E non era cosa giusta che una femminuccia, come me, per esempio, li ascoltasse. Ora, non Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


dico che i miei genitori fossero talmente stupidi da non ascoltare, al di là della mia camera, quelle canzoni che Marco mi sottoponeva. E non dico neanche che fossero così liberali da tollerare certi testi e certa musica, anzi… erano semplicemente innamorati di Marco. Un sentimento diametralmente opposto a quello che provava per lui Vittorio. Era molto sospettoso, manco io fossi un disco introvabile che stava per essere rubato e su cui lui non aveva ancora inciso il proprio nome con un timbro. Odiava Marco, mi fece certe scenate per lui! E chi se le scorda! Una volta, ricordo, pianse addirittura ed è per questo che ti ho Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


detto di una certa ostentata virilità in lui e nel suo gruppo. Non me lo sarei mai aspettato. Ma non è questo il punto. La verità è che, in quella bettola da quattro soldi, quando vidi in quel jukebox Verranno a chiederti del nostro amore, mi sentii folgorata. Mi ricordava Marco e di quando me la fece ascoltare la prima volta, alle cinque di un pomeriggio di agosto, mentre vedevo l’occhio di mia madre che ci osservava attraverso la serratura. Avevo quell’occhio puntato, ma la dolcezza della canzone e dello sguardo malinconico di Marco, che fissava spento il pavimento, mi diede la Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


forza di non pensare a nulla. Di non dover tener sempre presente l’austerità e le costrizioni di una vita familiare che riusciva a soffocarmi così bene. Mi sentii come una terribile ribelle nell’atto di ignorare quell’occhio e di abbandonarmi a quella musica e a quello sguardo. E in quel frangente, in cui il mio ragazzo ignorava le mie richieste per combattere una guerra inutile, cercai e finalmente ritrovai quel sentimento di ribellione e di umanità che avevo sempre ricondotto a Marco, da poco scomparso dalla mia e dalla nostra vita. Tuo padre si inserì bene in quel discorso. Te l’ho detto, mi riportò Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


l’umanità. L’umanità di Marco, il mio grande amico e amante platonico che mi aveva abbandonato. Avevo un vuoto, e per poco non fu colmato del tutto. Mi sentivo bene, e fu per questo che non ci pensai due volte a baciarlo sotto il mio portone. Nonostante l’ennesimo occhio vigile di mio padre, che ci guardava di nascosto, ne sono sicura. Riecco la ribellione, che mio malgrado non riuscii mai più a provare in quella maniera. La provai più tardi, ma tristemente, con il divorzio. Ma questa è un’altra storia. Penso tu sia la prima persona cui confesso tutto questo. Gilda non ha mai voluto sentirne una sola parola. Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


Te l’ho detto, mi considerava poco degna di provare queste emozioni così pure: ero diventata una poco di buono, per lei. Riuscivamo soltanto, da allora, ad avere un rapporto frivolo, votato alla indeterminatezza dei contenuti. Quando c’erano, i contenuti. Eravamo entrambe ossessionate dall’inarrestabile avvento della vecchiaia. All’università, il primo anno, viaggiavamo insieme verso Napoli per seguire i corsi. C’era un’aria più rilassata per quel che ricordo. Erano gli anni ottanta, e una canna e l’acconciatura erano argomenti preminenti di qualsiasi conversazione. Non fare anche tu il bacchettone per favore. Sì, lo so, Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


hai scoperto nel giro di pochi giorni che anche i tuoi genitori hanno lati oscuri. Eravamo giovani. E comunque io non ero ai livelli di tuo padre. Ricordo ancora quando passava a prendermi, dopo esser stato con quel cretino di Ugo. La macchina sembrava ricoperta di nebbia, non si respirava. C’era talmente tanto fumo che mi sentivo fatta! Ah ah ah! Dai, non mi guardare così. Io non ero ai suoi livelli. Non fumavo neanche le sigarette. Tiravo giusto qualche boccata dopo il caffè. Con Gilda, una volta, ce ne facemmo una e andammo in un bar a piazza Bellini, dopo i corsi. Come ti ho detto le acconciature erano forte Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


argomento di discussione, quasi dispotico. Non si parlava di altro. Ebbene, io avevo i capelli platinati e Gilda rosso fuoco. Non ridere, scemo. Erano gli anni ottanta. Ad ogni modo, seduti a quel tavolino, ridemmo davvero tanto. E l’ossessione della vecchiaia che ci rincorreva, nonostante avessimo non ancora vent’anni, ci portò a notare due vecchie sedute a fianco a noi con le nostre stesse capigliature: la vecchia in pelliccia era platinata, l’altra, con un vestito maculato, era rosso fuoco. Probabilmente i loro parrucchieri avevano sbagliato tintura, ma ci sentimmo lo stesso stupide e vecchie. – Ma siamo noi da Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


vecchie quelle? – disse Gilda, scoppiando a ridere. Parlavamo di questo, e di nient’altro. Ho grande piacere nell’aver raccontato questa storia a te, che sei mio figlio. E’ la cosa più logica che potesse accadermi. Gilda mi manca, certo. Ma per parlare di acconciature. Adesso che ti ho aperto il mio cuore, anche se avrei altre cose da raccontarti… va beh, adesso che l’ho fatto, vorrei che anche tu lo aprissi a me. Non parliamo mai così spesso, anzi, così apertamente e in tranquillità. E non posso negare di averti visto strano in questi giorni, inquieto, hai qualcosa secondo me in petto che non vedi l’ora di cacciare Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


fuori. Non guardare a terra, guarda me. Parla. Io sono qui per ascoltarti. Ti ho messo al mondo a posta, per proteggerti, non te lo scordare. Ok, mi accomodo. SĂŹ, sono appoggiata alla spalliera, tranquillo. Ma perchĂŠ?

Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


Ore 22:36 Allora, aspetta. Io te lo dico, però non voglio sceneggiate. Cioè, mamma, devi stare tranquilla. Hai la schiena appoggiata? E appoggiala! Ma dico di sì, è meglio. Sei pronta? Non ridere, è una cosa seria. Allora, dammi la mano. Com’è fredda! Non ti senti bene? Sì, ok, parlo. Tranquilla. Dunque… Sono gay. Ore 22:55 Svegliati! Svegliati! Ma perché non mi rispondi? Mamma! Mamma! Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


Quanti schiaffi ti devo dare ancora? Ah, eccoti. Vuoi un bicchiere d’acqua? Con lo zucchero? Ok, aspettami qui. Non ti alzare. Ore 22:57 Senti, non volevo che lo venissi a sapere così. E’ importante per me. Credi sia facile? E tu svieni pure… non mi sembra corretto. Vuoi sentire o no? E appoggiati alla spalliera, che mi hai fatto preoccupare prima. Non sapevo come dirtelo. Pensavo di dirlo prima a te perché sicuramente saresti stata più comprensiva. Papà non sarebbe svenuto, gli sarebbe venuto direttamente un infarVerranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


to. E io non voglio nessuno sulla coscienza. Soprattutto per una cosa così importante che mi riguarda. Però adesso ascoltami seriamente, non ti far venir nulla. Sono io adesso quello sull’orlo di una crisi di pianto. Sai il perché di tutte queste mie domande? In queste notti di grandi insoddisfazioni per me, dove sono riuscito a dormire solo un paio d’ore, ho pensato molto al mio futuro. Ho pensato all’amore, agli affetti. Al mio modo di vivere nei prossimi cinque anni, ma solo per non pensare oltre quella data. Perché sarebbe risultato un futuro ancora più nero. Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


Sì, sono pessimista sull’argomento. Non credo che per gli omosessuali ci sia un posto degno a questo mondo. Specialmente in questa città. Pensa che siamo così indietro qui che le madri svengono dinanzi a una notizia del genere… ma sì, sdrammatizziamo! Se dovessi dirti che mi sarei immaginato così qualche anno fa, così precario e senza speranze, come mi sento ora, direi una bugia. Non che pensi che essere gay sia un’onta. Credo sia una cosa normale, usuale quanto meno. E’ dai tempi dei greci e dei latini che si canta di amori del genere, non ci stiamo inventando nulla di nuovo. Solo che spesso paVerranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


re che qualcuno non abbia niente a cui pensare, e sfoga le proprie distrazioni su coloro che vengono considerati diversi. Io non mi sento diverso da nessuno. Anzi, sai quanto sono presuntuoso e, a volte, insopportabile per questo. Ma lo sto ammettendo, già questo dovrebbe farti credere che sto migliorando col tempo, no? Ti prego, non mi guardare così. Sì, con quegli occhi. Anch’io desideravo darti dei nipoti. Non sono mai stato una persona superficiale. Mi guardavi, da piccolo: stavo sempre a leggere romanzi, per quanto potessi capirli. Mai aperto un fumetto, mai fatto niente che potesse essere considerato friVerranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


volo. Ci pensavo al futuro, eccome. Anche quando tu non c’eri. La verità è che sono stato cresciuto da una persona che ha vissuto la guerra, sfollata ad Antessano, e che ha sempre campato con poco. L'acqua gasata era un lusso, figurarsi un negroni sbagliato. Quindi, volente o nolente, non avevo scelta: se l'unico asciugamani era sporco, di sangue, di sudore, di peli, dovevo usarlo lo stesso fin quando non ci fossero stati abbastanza indumenti sporchi per fare la lavatrice. Per giocare a calcio nel cortile sotto casa, sempre la stessa canottiera bianca: perché sporcarne altre? La spesa doveva bastare per quella giornata, Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


porzioni monouso da consumo singolo. Non sapeva mai se sarebbe arrivato il domani ed è peccato sprecare il cibo senza che venga consumato. "Devi finirlo perché si deve consumare", non se ne parlava proprio di buttarlo nella pattumiera. E poi, la semplicità delle connessioni mentali: la nutella contiene latte, quindi il panino con la nutella e i bocconcini di mozzarella va bene. Non c'erano alternative, quindi doveva andar bene lo stesso. Nonna era fatta così, lo sai. La notte d'inverno, se fa freddo, nessuna stufa, che il gas costa assai. Al massimo si dorme insieme con i piedi attaccati l'un l'altro. E se fa Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


caldo, il condizionatore è un arma del demonio. Spalanca le finestre e prega dio che si faccia un po' di corrente. Insomma, non sarà stata l'educazione spartana per eccellenza, che immagino sia un po' più dura. Ma credo sia per questo che odio i fronzoli, le esagerazioni, i vizi fini a se stessi. - E’ uno splendido modo di vivere che ancora oggi mi influenza, che mi influenzerà e che, per carità di dio, flagellerà anche quei poveri figli miei, se mai qualche pazza dovesse accettare questa tortura, - così dicevo, qualche anno fa. Oggi non posso dire di pensarla più così. Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


Non mi hai mai visto con una ragazza, hai ragione. Ma non credo c’entri. Può essere che risulti brutto alle donne, no? Sì, ok, “ogni scarrafone è bello a mamma soja”. E’ vero, dai. Comunque, non c’entra. Non ho mai avuto un buon rapporto con le ragazze. A dire il vero le odio. Le trovo frivole, oppure troppo intelligenti, talmente tanto da essere stronze. Scusa, ma la parolaccia in questa occasione è dovuta. Ricordi quando litigai con Patrizia? Mi sentisti urlare dal salone, corresti in camera mia e poi, dopo, mi dicesti che ti aveva spaventato quel mio sguardo indemoniato. Ecco, penso sia questo lo stato cui mi porVerranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


terebbe una relazione intima con una donna, anche se di amicizia, come successe con Patrizia. E non è di certo una cosa carina. Io poi sono una persona tranquilla, odio polemizzare con la gente. E sempre per lo stesso motivo. Perché tanto si sa che poi, quando si fa pace o, estremizzando, quando si risolve tutto mandandosi a quel paese definitivamente, ebbene si sa che non ne è rimasto nulla di quell’ardore. E’ stata soltanto una perdita di tempo, una parentesi che non ha significato nulla. Una cosa frivola, insomma. Invece io sono attaccato alle cose che durano. Le cerco, le abbraccio, mi avviluppo in loro, le rendo eterVerranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


ne anche quando non vogliono. Può capitare che cambi idea. Anzi, capita spesso. Sì, esatto, come quando non mi piaceva la pasta coi ceci e invece adesso ne vado pazzo. Però pensavo a qualcosa di più complesso, in verità. Per esempio, se dovessi avere una fede politica, come è successo a papà, non mi sento di dire che la potrei abbracciare a vita. Però, in quel periodo in cui sarà il mio faro, quella fede sarà tutto per me e la difenderò a spada tratta. Come faccio a dirlo? Successe così con la Lazio. Mi piaceva l’aquilotto e l’ho tifata fino alla terza media. Come che significa? Significa molto invece. Ecco, tu non Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


capisci: sto parlando di attitudini, del mio carattere, non di fatti concreti. Sono ancora molto giovane per averne, per poter dire di aver avuto esperienze. La mia attitudine però è questa, in piccolo come lo sarà in grande. Adesso l’unica cosa grande per me è l’amore che provo, per Marco. Sì, è quel ragazzo che abita qui vicino. Lo hai visto spesso, dai, una volta è anche salito a casa e gli hai preparato un caffè. Ecco, vedi che te lo ricordi! Comunque, credo di amarlo, ma non ne sicuro. In effetti non sono neanche sicuro di essere gay. Mi spiego, non mi guardare così. Ricordi quando mi Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


iscrivesti a scuola calcio? E’ capitato mille volte di farmi la doccia negli spogliatoi, di spogliarmi integralmente e di trovarmi nella stessa stanza con altri ragazzi nudi. Non ho mai provato nulla. Non ho mai sentito qualcosa che mi potesse spingere a pensare di avere altre preferenze sessuali. Anzi, mi facevano anche un po’ schifo tutti sudati e pieni di peli. Cercavo sempre di girare lo sguardo, quando non era inevitabile, se qualcuno mi fosse passato davanti col suo coso penzolante. Anche se non mi sono mai vergognato delle mie nudità , a differenza di altri che sotto la doccia indossavano un costume da bagno Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


per non farsi vedere. Troppo egocentrici forse. Ad ogni modo, io non posso affermare di essere omosessuale perché non è un desiderio, il mio, generalizzato. Io amo Marco, punto e basta. E’ l’unica persona che potrebbe farmi pensare di essere così. Aspetta che mi squilla il cellulare. Pronto! Ciao Lucià. Sì, sto a casa, dici. Eh. Ok. E quindi? Ti ha detto così? Ma te l’ho detto che la devi lasciar perdere. Sì, ok, incontriamoci tra quindici minuti. Sto parlando di una cosa seria con mia madre. Fatti i cazzi tuoi. A fra poco. Ciao. Mamma, in realtà non credo di essere io il malato. Se dicessi a tutti, Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


se confessassi di amare Marco, a scuola come per strada mi prenderebbero per malato. Un ulteriore motivo, per me, per combattere una guerra con il mondo che va avanti già da un po’. Non mi farei problemi, anche se mi dovessero dire che sono malato. E sai perché? Conosco così bene i miei amici, come Luciano, quello che mi ha appena chiamato, da poter affermare con forza che i veri malati sono proprio gli eterosessuali. Sì, a volte è così paradossale, viscerale, folle addirittura, l’eterosessualità, che a volte sembra proprio una malattia. Una volta, durante una festa sulla spiaggia, l’estate scorsa, i miei amici Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


mi fecero incazzare. Si comportarono come quando eravamo più piccoli e non riuscivamo a trovare un dieci euro di erba: la serata era rovinata e potevamo anche tornarcene a casa anzitempo. Quella volta sulla spiaggia, invece, il fumo non c’entrava: c’entravano le donne. Ricordo ancora quella scena. Erano ormai le due di notte passate, ballavamo in cerchio quella musica pessima in levare, e ci guardavamo intorno come degli ossessi. Non parlavamo, non facevamo nulla. C’era Luciano che si guardava intorno, con gli occhi spiritati, un modo di fare aggressivo e inquieto. Mi disse poi: - Qua non ce n’è una decente, Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


ce ne possiamo andare -. Che palle, pensai. Vedi che sono malati? Io non credo di essere malato. Amo Marco, mamma. Lo so che non mi puoi capire. Però, quando il tuo fidanzato, il fascio Vittorio, ti ha fatto sentire sola (perché alla fine è stato esattamente questo) tu ti sei buttata fra le braccia di papà. Ecco, io, una sera, in macchina, dopo una serata che definirla triste è dire poco, ho sentito come unica sensazione positiva, bella, coinvolgente, la presenza di Marco. Non sapevo cosa fosse. Avevo paura, uscii dalla sua macchina dandogli una stretta di mano e scappai sotto al portone. Poi uscimmo più frequentemente, Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


andavamo al bar a bere qualche birra, così, tutte le sere. E dopo la quarantesima volta che uscimmo insieme, da soli io e lui, trovai il coraggio. Mi fiondai su di lui, lo baciai sulla bocca e aspettai che un cazzotto mi rompesse la faccia. E invece niente, mi ricambiò, e in quel momento così triste per me, in cui mi sentivo così solo, soltanto quel bacio mi consentì di rivivere per una seconda volta. Non sto esagerando, lo so che voi mi volete bene, eccetera. Ma penso che tu sia abbastanza intelligente da capire che l’amore dei propri genitori, a volte, non basta per niente. Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


Quella fu l’unica volta che riuscii a baciare Marco. Da allora continuammo a vederci, anche con gli altri nostri amici, ma non avemmo più alcuna situazione del genere. Eppure ero felice, quel bacio bastò a farmi capire che non ero solo e che potevo contare su qualcuno, e che prima o poi quel bel momento sarebbe tornato e che non c’era nessuna fretta di rincorrerlo o di continuare a ripensarci la sera prima di andare a dormire. Sarebbe successo di nuovo, punto e basta. L’affare da risolvere era un altro. Forse l’unico che, se non risolto, avrebbe frenato il secondo e fatale momento di felicità. Parlare con te, Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


dirti tutto questo, è stato il peso più grande. E’ per questo che ho fatto, a te e a papà, tutte queste domande. Per avere un po’ di coscienza a posto. Odio avere segreti, soprattutto se così grandi. E poi, parliamoci chiaro, a fronte di quello che ti ho detto, che non sono una persona superficiale, e lo sai, io in questi giorni ho pensato spesso al futuro. Te l’ho detto anche prima. E questo è un altro elemento di tristezza, che ho spazzato via adesso con questa bella chiacchierata che stiamo facendo. Mi devo spiegare meglio? Beh, mamma, se il mio amore per Marco dovesse continuare, come Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


spero, per sempre, proprio per il concetto che ti ho spiegato prima, e cioè che amo le cose che durano e che non ci saranno mai altri omosessuali per me nella mia vita, ora come ora… ebbene, cara mamma, se dovesse continuare, non ci sarà nessuno che, come io ho fatto con te, mi chiederà: come vi siete conosciuti? A parte che non ci saranno canzoni così belle, come quella di De Andrè, a suggellare questa storia. Ma ce ne faremo una ragione: la roba in radio di questi tempi fa davvero schifo. Ah, poi non ci sarà nessun ideale politico a fare da cornice, seppur violenta come nel voVerranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


stro caso. E forse di questo sono contento. Ma non ci sarà nessun figlio, neanche adottato, a chiedermi “che macchina era quella di Marco? Dove siete andati poi? Quali erano i posti che vi piaceva frequentare? I vostri amici come si chiamano?”. E potrei continuare all’infinito, proprio come ho fatto io con voi. Ma vedi, adesso credo di essere a posto così. Ho chiesto io a voi la vostra storia. Almeno una volta è stato fatto nella mia vita, no? Almeno come quello che domanda, e non come quello che risponderà. Ma è già qualcosa. Poi è stato interessante sapere tutti i vostri particolari. Mi ci sono anche ritrovato. Verranno a chiederti del nostro amore – Fabiano Farina


Certo, a parti inverse… ma non c’entra. Spero ti sia tranquillizzata, so essere davvero convincente, eh? Ridi, mamma, ridi che sei bellissima quando lo fai. Che mani fredde che hai, ti accompagno a letto. Anch’io, anch’io ti voglio bene. Sì, hai ragione. Vado a dirlo anche a papà. Prega per me che non si faccia venir nulla.

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