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SOM MA RIO G F La brioche col tuppo Photo manipulation Ricetta e curiosità Il duomo di Messina fra passato e presente Manifesto associazioni Sketch book Landscape Messina Metamorfosi della forma metamorfosi del pensiero L’uomo e la natura Mafia: #noiNonCiInchiniamo La ribellione dei giovani di Corleone Cover Bell’Italia Speciale miti e leggende Scilla e Cariddi


sapori& sapere La photo manipulation evidenzia la contrapposizione degli aspetti fisici e sensoriali di due elementi tipici siciliani: la sofficità della brioche col tuppo e le spine pungenti dell’O. ficus-indica.


La brioche col tuppo Le brioche col tuppo siciliane sono delle meravigliose brioche tipiche di questa regione realizzate con un impasto lievitato, soffice e profumato. Hanno il caratteristico “tuppo” sulla superficie, sono una vera istituzione in Sicilia mangiate a colazione, magari farcite con il gelato o accompagnate alla granita! Perfette per ogni tipo di ripieno, comunque, le brioche col tuppo siciliane hanno un sapore neutro e non eccessivamente dolce, ma vi sorprenderanno a ogni morso! In origine le brioche col tuppo venivano preparate con lo strutto, oggi sostituito dal burro che conferisce un sapore più dolce e delicato. Nel catanese sono presenti anche la versione con lo zafferano, distinguibile per la tipica colorazione giallognola. Tale versione è consumata prevalentemente ad accompagnare gelati e granite, difatti si trova quasi esclusivamente nelle gelaterie o pasticcerie.La versione semplice invece, anche ricoperta da zucchero (a velo o in cristalli), la si trova più diffusamente nei panifici o negli alimentari. Segui la ricetta e porta in tavola i sapori della sicilia iniziando dalla colazione: brioche col tuppo e granita alle mandorle, per una colazione golosa e diversa dal solito!

Procedimento: Miscelate le farine con lo zucchero aggiungete il latte tiepido in cui avrete sciolto il miele e il lievito. Cominciate a impastare e dopo qualche minuto unite anche le uova e l’estratto di vaniglia. Quando saranno incorporate, aggiungete anche il sale e incordate bene l’impasto fino a quando non si staccherà dalle pareti e del fondo Incorporate quindi il burro morbido a pezzetti, cercando di non perdere l’incordatura. Formate una palla, mettetela in una ciotola leggermente imburrata e fate lievitare fino al raddoppio. Dividete l’impasto in 12 pezzi, dategli una forma circolare e staccate da ognuno 1/4 di impasto a cui darete una forma conica schiacciando la parte finale. Quindi praticate un fossetto al centro della pallina e posizionatevi la punta del cono. Su una leccarda rivestita di carta da forno, posizionate le brioche ben distanti l’una dall’altra, fate lievitare fino al raddoppio. Spennellate con l’uovo sbattuto con latte e zucchero, quindi infornate a 185 gradi per circa 15 minuti. Per un gusto ancora più ricco, gustate le brioche col tuppo con le farciture che preferite: marmellata, crema pasticcera, crema di nocciole e di pistacchio oppure gelato, come vuole la tradizione siciliana!

Ingredienti per 8 persone: - Farina 00 550 gr - Lievito di birra disidratato 5 gr - Zucchero semolato 80 gr - Sale 15 gr - Latte tiepido 70 ml - Uova medie 6 - Burro ammorbidito 350 gr Difficoltà: media Preparazione: 60 min Cottura: 30 min Dosi: 8 persone Costo: basso

Curiosità La brioche siciliana o “brioche col tuppo” può anche capitare di sentirla chiamare più volgarmente “broscia”, un termine agricolo che indica lo spazio tra un solco e l’altro quando si semina. Il nome più noto di “brioche col tuppo” (in dialetto “co tuppu”) deriva dalla loro forma che ricorda il tradizionale chignon basso che le donne siciliane portavano un tempo e che nel dialetto regionale si chiama appunto “tuppo”.


Il Duomo di Messina

fra passato e presente I

l Duomo di Messina, anche conosciuto come la Basilica Cattedrale Protometropolitana dell’Arcidiocesi di Messina – Lipari – Santa Lucia del Mela, è dedicato alla Madonna della Lettera. Sorge in pieno centro storico su Piazza Duomo dalla quale si possono ammirare la facciata e il campanile. Le origini di questo imponente Duomo risalgono al periodo normanno quando Ruggero I di Sicilia volle rifondarlo dopo che i saraceni lo avevano profanato. La consacrazione del Duomo di Messina avvenne nel 1197con l’Arcivescovo Berardo. La leggenda della Madonna della Lettera narra che San Paolo una volta giunto a Messina trovò un popolo molto favorevole alla conversione al cristianesimo. Quando Paolo stava per abbandonare queste terre alcuni di loro gli chiesero di poterlo seguire e conoscere Maria. Così una delegazione di messinesi si recò in Palestina dove conobbe Maria la quale scrisse un lettera in ebraico che termina con un “benedico voi e la vostra città”. Le origini di questo imponente Duomo risalgono al periodo normanno quando Ruggero I di Sicilia volle rifondarlo dopo che i saraceni lo avevano profanato. Con il trascorrere del tempo le strutture originarie hanno subito diverse modi-

fiche e aggiunte di elementi architettonici che seguivano le mode del tempo e riparavano i danni che di volta in volta subiva. La prima distruzione avvenne nel 1254 a causa di un violento incendio. Dal 1300 cominciò un lento periodo di ricostruzione che terminò nel 1500. Durante questi duecento anni vennero introdotti diversi elementi decorativi come i mosaici, le decorazioni del soffitto, i portali, il rivestimento in marmo della facciata e l’imponente complesso dell’Apostolato, realizzato da uno dei discepoli di Michelangelo Buonarroti, Angelo Montorsoli che realizzò anche la fontana di Orione all’esterno del Duomo. La semplicità delle linee e la nobiltà del Duomo fu modificata con l’arrivo del barocco. Durante questo periodo furono aggiunti putti, festoni, diversi altari e stucchi. Dopo il terremoto del 1783, infatti, venne modificata la struttura sovrapponendo una cupola in legno all’incrocio tra la navata centrale e il transetto. Durante questa ristrutturazione fu distrutto il campanile e furono aggiunte due torri in stile neogotico. Con il terremoto del 1908, invece, il Duomo di Messina crollò completamente. La ricostruzione cominciò durante gli anni venti e riportò il Duomo al suo aspetto originario.


ANCHE NELLE CATASTROFI PIÙ GRAVI, DAL PROFONDO DELL’ESSERE FERITI, VIENE LA FORZA DI RINASCERE: MESSINA CITTÀ EROICA, RISORTA DALLE SUE CENERI COME UN’ARABA FENICE.

Il manifesto si pone come obiettivo di trattare il lato storico della città rappresentando il prima e il dopo del terremoto del 1908, attraverso i cambiamenti subiti alla facciata del duomo di Messina. Il visual è stato prodotto utilizzando tecniche contrapposte: il disegno manuale e la fotografia digitale.


Sketch book Cos’è esattamente uno sketch-book? È un quaderno dove schizzare e annotare tutti quei particolari che hanno una qualche rilevanza visiva e culturale. Chi lo compila affianca linguaggi diversi come il disegno, la scrittura, il collage, la fotografia, che messi insieme iniziano ad influenzarsi reciprocamente

creando associazioni nuove e imprevedibili. È un melting-pot di segni che stimola il pensiero non-lineare e che scardina la radicata concezione dell’immagine subordinata alla scrittura. È un database analogico in cui accumulare materiale di riflessione e un archivio da cui recuperare i pezzi per la progettazione.

Il prodotto editoriale realizzato è uno sketch book (formato A6 con rilegatura ad organetto o fisarmonica) in cui una coppia di opposti, l’ombra e la luce, interagisce fra le pagine. Il visual di riferimento è una panoramica della città di Messina dalla quale si intravedono alcune delle attrazioni più importanti della località.


Sketch book ad organetto all’interno del quale è raffigurata, attraverso la tecnica del disegno manuale, la visuale panoramica della cittĂ metropolitana di Messina.


Il sentimento di attaccamento alla propria terra, luogo di ricordi, di esperienze irripetibili, è una caratteristica fortemente tipica della sicilianità! Gesualdo Bufalino definiva la Sicilia la terra della “luce e del lutto”, un luogo di contraddizioni di estremi che si uniscono: così nell’immaginario il siciliano appare come un uomo solare e accogliente ma anche losco e sospettoso, convinto che il suo modo d’essere sia il migliore e il più giusto.

Quegli odori di alga seccata al sole e di capperi e di fichi maturi non li ritroverà mai da nessuna parte; quelle coste arse e profumate, quei marosi ribollenti, quei gelsomini che si sfaldano al sole. (Dacia Maraini)


Mafia: la ribellione dei giovani di Corleone

#NoiNonCiInchiniamo

Palermo. #NoiNonCiInchiniamo è l’hashtag dei giovani di Corleone che prendono le distanze dal presunto inchino davanti a casa Riina durante una processione religiosa. Foto e selfie popolano i social network nei quali cittadini esprimono la loro insofferenza verso la mafia

mettendoci materialmente la faccia. “Dopo l’uragano mediatico - dicono i Giovani democratici - e’ questo il messaggio che la gente onesta di Corleone vuole lanciare”. Un grande lenzuolo, ben visibile, campeggia nella villa comunale di Corleone con impresso

quel grido di ribellione. Lo stesso, annunciano alcuni, che fara’ la sua apparizione anche a Palermo il 18 giugno, quando, secondo alcune notizie, potrebbe essere presentato il libro di Riina jr. (www.agi.it)


Il visual della rivista raffigura i due mostri mitologici Scilla e Cariddi (iconografia che si rifĂ alle statue della fontana del Nettuno, situata a Messina e realizzata da Giovanni Angelo Montorsoli). Le due figure sono poste sottosopra e sono state realizzate attraverso la tecnica del disegno manuale.


Miti e leggende scilla e cariddi

Rivista “Bell’Italia” speciale miti e leggende di Sicilia

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o stretto di Messina, sin dai tempi più remoti, è sempre stato un luogo ricco di suggestione e di fascino che ha contribuito significativamente a creare i tanti miti ad esso connesso. La navigazione dello Stretto ebbe nell’antichità una bruttissima fama e realmente presenta notevoli difficoltà, specialmente per le correnti rapide ed irregolari. Anche i venti vi spirano violenti e talora in conflitto tra loro. A volte, le correnti raggiungono una velocità tale, che scontrandosi danno luogo a enormi vortici che sicuramente terrorizzavano i naviganti. I più noti sono quello che gli antichi

chiamarono Cariddi (colei che risucchia), che si forma davanti alla spiaggia del Faro e l’altro Scilla (colei che dilania), che si forma sulla costa calabrese da Alta Fiumara a Punto Pizzo. Questi due vortici famosi derivano dall’urto delle acque contro Punta Peloro e Punta Torre Cavallo. Tra le leggende più belle appartenenti al patrimonio culturale dell’antica Messina, la più nota è, senza dubbio, la leggenda che ricorda l’esistenza del mostro Cariddi, mitica personificazione di un vortice formato dalle acque dello stretto di Messina. Le due rupi poste tra l’Italia peninsula-

re e la Sicilia, affacciate sullo stretto di Messina, note fin dall’antichità per il pericolo che rappresentavano per la navigazione e ritenute sede di due terribili mostri chiamati con quei nomi. Scilla, sulla rupe posta in prossimità di Reggio Calabria, aveva dodici piedi e sei lunghi colli sormontati da altrettante teste; in ognuna delle sei bocche aveva tre file di denti e latrava come un cane. Cariddi, sulla costa siciliana, stava appostata invisibile sotto un alto albero di fico e tre volte al giorno inghiottiva le acque dello stretto, rivomitandole successivamente in mare.


G F Realizzazione editoriale a cura di Federica Grasso. Stampato in Italia su carta patinata opaca Anno 2016, Roma.



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