ar te e cul tu ra VOLTERRA
L’anello di San Martino, Mauro Staccioli
COME FOSSE OGGI di Stefano Renzoni
ARTE E LUOGHI D’AFFEZIONE Volterra: a creative city Volterra città isolata e dirupata, si direbbe, eppure a guardare gli artisti contemporanei che qui vi nacquero e che vi lavorarono, si sospetterebbe che le vie della modernità seguano strade inaspettate e imprevedibili, come se quella del silenzio e della distanza fosse un’opportunità, non certo una condanna, una segregata solitudine. Una città come arrampicata sul monte, tra calanchi spalancati e fessure profonde, aspra e grifagna, ma che conobbe dolcezze e malinconie infinite, quelle strade piene di vento e di sole raccontate da Carlo Cassola, e gli sguardi perbene di chi la abita, e le gore incise sul paesaggio di un isolamento che non si faceva emarginazione. Una città che sembra aver fatto della distanza il pro-
prio emblema e il proprio vanto, come per avere più tempo, finalmente, da dedicare al lavoro, alle letture, alle passeggiate sul corso e in piazza, all’arte. Solo ad un volterrano come Mauro Staccioli poteva venire in mente di disseminare nella campagna volterrana una serie di installazioni che ne segnano il profilo, e a dar a tutto questo il nome bellissimo di “luoghi d’esperienza”. La contemplazione dei suoi tondi e delle saette metalliche adagiate sui crinali di Volterra, che riscattano quelle terre da una semplice contemplazione, e che fanno di esse luoghi di cui l’artista si riappropria, in un nesso inscindibile tra fare artistico e urgenza sentimentale, ricordo di se stessi e del proprio passato.