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29-05-2012

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73° CONGRESSO INTERNAZIONALE MULTISALA SCIVAC RIMINI, 8-10 GIUGNO 2012 • SESSIONI AVANZATE

IL MASTOCITOMA DEL GATTO Le terapie vecchie e nuove in aiuto al clinico: sapere; prima di saper fare Laura Marconato Med Vet, Dipl ECVIM-CA Oncology, Bologna (I)

Nel gatto, il mastocitoma tende a presentarsi in due diverse forme dal comportamento biologico variabile e, conseguentemente, da un diverso approccio terapeutico: cutanea e viscerale (splenica ed intestinale).1 Il mastocitoma viscerale è relativamente più frequente di quello cutaneo ed il comportamento biologico è molto aggressivo con spiccata tendenza alla metastatizzazione.

Studi di immunoistochimica hanno mostrato che i mastocitomi cutanei del gatto sono generalmente positivi per KIT, e la valutazione di KIT-pattern applicando lo stesso schema adottato nel cane ha evidenziato una localizzazione aberrante del recettore in 52% di casi.6,7 Inoltre la sovraespressione di KIT, valutata considerando contestualmente il numero di cellule positive e la localizzazione della positività, è risultata correlata ad un comportamento biologico più aggressivo. Pertanto, i gatti con sovraespressione/mutazioni di KIT sono potenzialmente sensibili al trattamento con specifici inibitori tirosinchinasici.8,9 Di nuovo, mancano studi clinici che ne dimostrino il reale beneficio.

MASTOCITOMA A SEDE CUTANEA Nel gatto, il comportamento biologico del mastocitoma cutaneo primitivo è tendenzialmente benigno, ad eccezione delle forme pleomorfe o anaplastiche, caratterizzate da elevato tasso di recidiva e metastatico.2-5 Il mastocitoma atipico (anche detto istiocitico) ha comportamento biologico tendenzialmente benigno. Tuttavia, accanto a casi di regressione spontanea, sono segnalati anche casi con comportamento biologico decisamente più aggressivo, pertanto lo staging è d’obbligo. Il mastocitoma mastocitico ben differenziato è in assoluto la forma più frequente a sede cutanea ed è caratterizzato da un comportamento biologico tendenzialmente benigno. Al contrario, il mastocitoma mastocitico pleomorfo ha comportamento biologico più aggressivo e richiede un approccio terapeutico più complesso. In generale, gli elementi istologici associati a comportamento più aggressivo sono l’istotipo pleomorfo e l’elevata attività mitotica. La chirurgia rappresenta la terapia d’elezione in caso di mastocitomi singoli, asportabili, non metastatici. L’escissione con 2 cm di margini nei tessuti sani è sufficiente nella maggior parte dei casi. Radioterapia adiuvante e chemioterapia sono indicate in caso di margini chirurgici non radicali e/o mastocitomi pleomorfi. Contrariamente al cane, il prednisone non sembra avere un ruolo determinante nel trattamento di mastocitomi felini. Chemioterapici potenzialmente efficaci sono lomustina o clorambucile, il cui uso è indicato in caso di mastocitomi pleomorfi e/o in caso di metastasi regionali o a distanza. È importante sottolineare che non esistono al momento studi clinici che ne dimostrino la reale efficacia, e che il suggerimento di utilizzare chemioterapia adiuvante o neoadiuvante derivi dai principi base di oncologia.

MASTOCITOMA A SEDE VISCERALE Il mastocitoma felino a sede viscerale deve essere considerato una patologia terminale, tendenzialmente associate a prognosi da sfavorevole a infausta. La terapia è volta a rallentare la progressione neoplastica, controllare o palliare i sintomi clinici, mantenendo qualità di vita il più a lungo possibile.

a.) Mastocitoma a sede splenica Il mastocitoma a sede splenica rappresenta, insieme al linfoma, una delle due più comuni cause di splenomegalia nel gatto. Si accompagna spesso a mastocitemia e metastatizza in fasi precoci a fegato (circa 70%), linfonodi regionali (circa 70%), midollo osseo (40%), polmoni (20%) ed intestino (17%). La terapia d’elezione prevede la splenectomia, anche in presenza di malattia metastatica, poiché associata a lunga sopravvivenza (12-19 mesi).10-12 È indicato il pretrattamento con antagonisti H1 e H2 ed antiserotoninergici. La chemioterapia adiuvante è stata utilizzata in un numero troppo basso di soggetti per poterne valutare l’efficacia, infatti al momento non esiste alcun protocollo chemioterapico che abbia mostrato reale efficacia nel mastocitoma viscerale felino. Teoricamente, l’utilizzo di chemioterapia adiuvante dopo splenectomia ha lo scopo di ridurre ulteriormente il volume tumorale in setting microscopico. Diversi agenti chemioterapici sono stati studiati nella specie felina, con risultati per lo più scoraggianti. Il prednisone come agente

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