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29-05-2012
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73° Congresso Internazionale Multisala SCIVAC
UTILITÀ E LIMITI DELLA RISONANZA MAGNETICA NELLA CLASSIFICAZIONE DELL’IDROCEFALO CONGENITO E NELLA DETERMINAZIONE DEL PROTOCOLLO TERAPEUTICO: CONSIDERAZIONI SU 11 CANI A. Tomba, DMV 1, G. Abbiati, DMV 1, R. Lombardo, DMV, Dipl. ACVIM (Neurology) 2 1 Norad Diagnostica srl, Samarate, Italy 2 Università degli Studi di Milano, Milano, Italy Tipologia: Ricerca Originale Area di interesse: Neurologia Scopo del lavoro. L’idrocefalo rappresenta l’anomalia dello sviluppo encefalico più frequentemente riscontrata nel cane ed è stato soggetto a diversi tentativi di classificazione nel corso degli anni. L’obiettivo di questo lavoro è analizzare mediante la risonanza magnetica per immagini (RMI), universalmente riconosciuta come tecnica d’elezione nello studio delle patologie del sistema nervoso centrale, gli aspetti semeiologici dell’idrocefalo congenito utili ai fini della classificazione e della scelta dell’idonea terapeia. La prima distinzione che viene effettuata è tra idrocefalo compensatorio o ex vacuo e idrocefalo ostruttivo. In questo lavoro verrà considerato unicamente l’idrocefalo ostruttivo congenito e verranno analizzati i criteri necessari per una prima suddivisione tra idrocefalo non comunicante, derivante dall’ostruzione al flusso del liquido cerebrospinale e idrocefalo comunicante, conseguente al suo mancato riassorbimento. Inoltre verranno approfonditi gli aspetti indicativi di una condizione di ipertensione piuttosto che di normotensione, i quali rivestono notevole importanza nella scelta terapeutica. Successivamente verranno effettuate ulteriori valutazioni su tre pazienti sottoposti a derivazione mediante applicazione di shunt ventricolo-peritoneale. Materiali e metodi. Sono stati retrospettivamente valutati 11 cani di età compresa tra 0,5 e 4 anni riferiti nel periodo 2007-2012 presso la NORAD diagnostica per sospetta idrocefalia congenita. L’esame RM è stato effettuato mediante scansioni FSE T2, FLAIR e SE T1-pesate prima e dopo somministrazione endovenosa di mezzo di contrasto paramagnetico. I principali parametri utilizzati nella distinzione tra idrocefalo comunicante e idrocefalo non comunicante sono stati la presenza di stenosi dell’acquedotto mesencefalico e la morfologia del quarto ventricolo; sono stati ritenuti segni di ipertensione l’iperintensità periventricolare nelle immagini T2 e/o FLAIR, la dilatazione dei recessi del terzo ventricolo, la compressione della lamina quadrigemina e del cervelletto e la presenza di edema o idrosiringomielia cervicale. Complicanze post-operatorie nei tre pazienti trattati chirurgicamente e sottoposti ad esame RM di controllo sono state considerate le raccolte subdurali, il collasso delle pareti ventricolari, l’ispessimento meningeo, lo pneumocefalo e l’infezione. Risultati. Quattro pazienti sono stati classificati come affetti da idrocefalo ostruttivo non comunicante in quanto presentavano un’evidente ostruzione al flusso del LCR secondaria a stenosi dell’acquedotto mesencefalico e in tutti i casi sono stati evidenziati segni di ipertensione. Tre pazienti sono stati classificati come affetti da idrocefalo comunicante in quanto riscontrata una dilatazione di tutti i ventricoli in presenza di un acquedotto mesencefalico pervio; due di questi presentavano una condizione di ipertensione. Quattro pazienti sono risultati non classificabili in quanto i criteri sopra elencati non risultavano applicabili e in ognuno di essi sono stati riscontrati segni di ipertensione. Un paziente affetto da idrocefalo iperteso non comunicante, uno affetto da idrocefalo comunicante normoteso e uno con idrocefalo non classificato sono stati sottoposti a derivazione chirurgica. Nel primo caso l’esame RM è stato ripetuto dopo 24 ore e 30 gg: si evidenziavano lievi raccolte subdurali e pneumocefalo nel primo esame ed una situazione di quasi totale normalità al secondo controllo. Nel secondo paziente la RM a distanza di 10 mesi dalla chirurgia mostrava imponenti raccolte subdurali, marcato ispessimento della dura madre, e collasso delle pareti vetricolari con possible occlusione dello shunt. Nel terzo veniva effettuata una RM nell’immediato post-operatorio ed una a distanza di 5 anni, che erano sovrapponibili all’esame preoperatorio. Conclusioni. In conclusione la RM ha consentito un’appropriata classificazione tra idrocefalo comunicante e non comunicante nella maggior parte dei pazienti affetti da idrocefalo ostruttivo congenito (7/11; 63,6%) ed una adeguata distinzione delle forme ipertese da quelle normotese in tutti i pazienti. Tuttavia, in alcuni pazienti non è stato possibile effettuare tali valutazioni senza ampi margini di dubbio, probabilmente a causa delle numerose variabili e degli aspetti dinamici che contraddistinguono questa patologia. La valutazione postoperatoria, seppure effettuata in un numero limitato di pazienti, può infine suggerire quali aspetti di semeiotica RM si associno più verosimilmente al successo della derivazione chirurgica. Sebbene infatti la decisione di sottoporre il paziente non possa prescindere da molteplici fattori quali anamnesi, segnalamento, sintomi clinici, una corretta interpretazione della RM consente di ridurre le possibilità di un fallimento chirurgico. Bibliografia Magnetic Resonance Imaging of intracranial malformations in dogs and cats. Edward MacKillop; Vet. Rad. Ultrasound, Vol. 52, No. 1, Supp. 1, 2011, S42-S51. Development of the nervous system: malformation. In: de Lahunta A, Glass E (eds): Veterinary neuroanatomy and clinical neurology. De Lahunta A et al. 2009;23-76. Surgical Technique, Postoperative Complications and Outcome in 14 Dogs Treated for Hydrocephalus by Ventriculoperitoneal Shunting. De Stefani et al. Vet. Surg. 2011 vol. 40 (2)183-191.
Indirizzo per corrispondenza: Dott.ssa Anna Tomba, Residenza Fontanile Milano 2, 20090 Segrate (MI), Italia Mobile 3470126445 - E-mail: annatomba@yahoo.it
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