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29-05-2012
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73° Congresso Internazionale Multisala SCIVAC
to sulle aree maggiormente fotoesposte quali l’apice dei padiglioni auricolari, il planum nasale, il dorso del naso, la zona temporale, le narici, le labbra e le palpebre. Questa condizione può passare inosservata e persistere per diverso tempo senza apparente evoluzione ma i segni clinici possono progredire con aumento della desquamazione e, in presenza di dolore e di prurito, con comparsa di erosioni e di croste. Se interessato il padiglione auricolare si può osservare una sua iniziale deformazione con tendenza all’accartocciamento. Nel cane la dermatite solare colpisce di preferenza i soggetti a pelo bianco, sottile con cute scarsamente pigmentata e principalmente razze quali il Bull Terrier, il Dogo argentino, l’American Staffordshire terrier, il Pitbull, il Dalmata, il Boxer bianco e il Whippet. Le lesioni sono limitate alle zone fotoesposte poco pigmentate e scarsamente coperte dal mantello quali la cute glabra dell’addome, la regione ascellare ma anche i garretti, il padiglione auricolare, il dorso del naso, la regione perioculare e la punta della coda. La localizzazione delle lesioni può riflettere particolari modalità di esposizione ai raggi solari dei singoli soggetti come, ad esempio, si verifica nei cani che amano prendere il sole in posizione supina in cui si può osservare il coinvolgimento dello scroto e della regione ventrale o nei cani si espongono al sole in decubito laterale utilizzando un lato del corpo preferenziale in cui le lesioni possono avere una distribuzione monolaterale. La durata e l’intensità dell’esposizione influenza il grado del danno cutaneo. Le lesioni iniziali sono rappresentate da eritema e scaglie ma, in seguito all’esposizione solare cronica, si assiste ad un marcato ispessimento cutaneo a carico delle aree eritematose con formazione di placche lineari che tendono a confluire nelle aree cutanee non pigmentate adiacenti alla cute pigmentata. Alcuni cani sviluppano papule eritematose, croste, comedoni e noduli. Le infezioni batteriche secondarie sono frequenti. La dermatite solare cronica può evolvere in cheratosi solare e in neoplasia se non precocemente riconosciuta e trattata. Nella cheratosi solare e nel carcinoma squamoso le lesioni si localizzano, sia nel cane che nel gatto, nelle medesime aree corporee descritte nella dermatosi solare di cui spesso rappresentano la progressione. Nella cheratosi solare del gatto la cute interessata si presenta alopecica, ispessita, ricoperta di scaglie assumendo talvolta un aspetto lucido e lucente simil-cicatriziale. Le lesioni sono caratterizzate dalla formazioni di erosioni, ulcere e placche eritematose. Gravi ulcerazioni possono indicare la presenza di carcinoma squamoso ma questo aspetto non può essere considerato discriminante di carcinoma in quanto il prurito può essere responsabile di lesioni ulcerative autoindotte in corso di cheratosi solare. È possibile la formazione di corni cutanei. I segni clinici nel cane sono estremamente variabili. Le lesioni iniziali possono essere rappresentate da macule eritematose che evolvono rapidamente in papule, placche crostose e noduli. La palpazione cutanea può evidenziare diversità di consistenza tra le aree cutanee pigmentate e le aree depigmentate affette dalle lesioni. Le infezioni batteriche secondarie sono frequenti. La formazione di comedoni è caratteristica nelle aree non pigmentate e scarsamente coperte dal mantello e dalla loro rottura si libera cheratina follicolare nel derma responsabile di una reazione da corpo estraneo con conseguente foruncolosi.
Il carcinoma squamoso può presentarsi come lesione ulcerativa ricoperta da croste dal margine rilevato con aspetto centrale crateriforme; altre volte si osserva invece una lesione a carattere proliferativo vegetativo a cui si associa ulcerazione. È frequente riscontrare contemporaneamente sullo stesso soggetto i diversi stadi della trasformazione maligna delle lesioni.
CONCLUSIONI Il riconoscimento precoce delle lesioni e la prevenzione nei soggetti a rischio rappresentano condizioni indispensabili per evitare l’evoluzione in senso neoplastico della malattia. È fondamentale evitare l’esposizione ai raggi solari, in particolare nelle ore più calde della stagione estiva, e utilizzare adeguate misure di fotoprotezione impiegando protettivi solari di natura fisica o chimica. I primi determinano la formazione di una barriera opaca che riflette i raggi solari impedendone la penetrazione cutanea e sono rappresentati dall’ossido di zinco e dal diossido di titanio; i secondi assorbono i raggi ultravioletti e sono prodotti a base di acido aminobenzoico e derivati dal benzofenone.
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Indirizzo per la corrispondenza: Federico Leone Clinica Veterinaria Adriatica, Senigallia (Ancona)
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