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29-05-2012
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73° Congresso Internazionale Multisala SCIVAC
ma non solo dei batteri e delle cellule infiammatorie contenute nel lume follicolare, ma anche della cheratina endofollicolare e del pelo; la presenza della cheratina, che si comporta da corpo estraneo, stimola un’imponente reazione piogranulomatosa, caratterizzata oltre che da neutrofili e macrofagi, da una quota variabile di macrofagi epitelioidi e di cellule istiocitarie giganti. In corso di piodermite profonda è pertanto una costante l’osservazione di macrofagi epitelioidi che si addossano tra loro in formazioni simil-epiteliali nonché di cellule giganti, distribuite intorno a frammenti di pelo e/o a corneociti singoli o disposti in aggregati. A differenza di quanto accade nelle piodermiti di superficie e superficiali, il rinvenimento di batteri nei preparati citologici provenienti da piodermiti profonde, è molto raro; questo fenomeno è giustificato dal fatto che l’imponente reazione nei confronti della cheratina, sostanza fortemente irritante ed antigenica, determina un intenso processo infiammatorio che diluisce il numero di batteri originariamente localizzati nel follicolo. Nelle piodermite da Staphylococcus pseudintermedius i batteri eventualmente osservati alla citologia sono fagocitati dai neutrofili e mai dai macrofagi. Da quanto detto si evince che, se non si visualizzano batteri nei campioni citologici provenienti da piodermiti profonde, non si può comunque escludere una piodermite; viceversa, il riscontro anche di pochi batteri consente di emettere diagnosi di piodermite. La citologia delle piodermiti profonde è inoltre caratterizzata dalla presenza, in numero variabile, di emazie, granulociti eosinofili e, nelle forme croniche, di elementi linfo-plasmocitari e di fibroblasti reattivi. In corso di mineralizzazione distrofica, che caratterizza la calcinosi cutanea, è possibile osservare la formazione di placche di dimensioni variabili. Dette placche possono presentarsi a superficie integra o ulcerata e complicata da infezione batterica. Nei casi in cui le lesioni siano ulcerate la citologia evidenzia una quota elevata di cellule neutrofiliche unitamente a macrofagi e ad un numero variabile di cellule giganti. Nei casi invece in cui le lesioni siano integre i prelievi ottenuti per agoinfissione mostrano un numero scarso di neutrofili ed una popolazione maggiore di istiociti e cellule giganti. In entrambi i casi è possibile rinvenire sali di calcio sotto forma di strutture amorfe, spesso rifrangenti, talvolta aghiformi, fagocitate o accerchiate dalle cellule infiammatorie. Negli amartomi la citologia evidenzia una popolazione mista di cellule provenienti dalle strutture epiteliali dell’epidermide e degli annessi (cheratinociti nucleati, corneociti, ghiandole sebacee e sudoripare), nonché un numero variabile di fibroblasti. Dette cellule sono facilmente distinguibili perché conservano le caratteristiche citologiche dei tessuti di origine.
superficie di tali lesioni non sono generalmente rappresentativi della lesione (materiale proteinaceo e infezioni batteriche secondarie); la lesione deve pertanto essere campionata mediante agoinfissione onde poter rinvenire l’elemento cellulare che la caratterizza, il granulocita eosinofilo. Altre cellule campionabili sono una quota ridotta e variabile di macrofagi, granulociti neutrofili e mastociti.
5) NODULI Le malattie dermatologiche non neoplastiche che si manifestano con lesioni nodulari sono innumerevoli e riconoscono cause infettive (batteriche, fungine, protozoarie, parassitarie) e non infettive (calcinosi cutanea, xantomatosi, pannicoliti, piogranulomi sterili, cisti follicolari ecc.). La trattazione scritta dei quadri citologici in corso di queste malattie richiederebbe troppe pagine e pertanto per un loro approfondimento si rimanda alla lettura di testi di citologia e di dermatologia veterinaria. Nel corso della relazione verranno mostrati i quadri citopatologici più comunemente osservati nella pratica clinica del medico veterinario con particolare attenzione riguardo alla presentazione clinica ed alla topografia delle lesioni ad essi associati.
6) SCAGLIE Per definizione le scaglie sono aggregati di cheratinociti, solitamente anucleati (corneociti), che si staccano dalla superficie cutanea come normale esito della cheratinizzazione epidermica.
- Cane La presenza di scaglie nel cane è osservata in corso di malattie raggruppate sotto il termine di difetti della corneificazione. A questo gruppo di malattie primarie, nelle quali è riconosciuto o sospettato un difetto genetico, appartengono: l’adenite sebacea, l’ittiosi del Golden retriever, le seborree idiopatiche, ecc. La raccolta di cellule superficiali (cheratinociti) da osservare al microscopio in corso di detti difetti primari, non aggiunge nulla alla diagnosi che è subordinata all’esecuzione di un esame istopatologico. L’esecuzione dell’esame citologico delle scaglie è invece importantissimo in corso di dermatiti desquamative, localizzate o generalizzate, secondarie a processi infettivi. Sulla superficie dei corneociti è possibile infatti osservare batteri, lieviti, dermatofiti e cellule infiammatorie che in pochi minuti ci consentono di ottenere una diagnosi. Numerosi cocchi adesi a corneociti, in assenza di neutrofili, possono osservarsi in corso di lesioni da sovracrescita batterica; tale sindrome clinica è osservabile soprattutto quando si campionano lesioni lichenificate ed iperpigmentate con superficie lucida e talvolta appiccicosa al tatto. La causa più comune di tali lesioni è la dermatite atopica, malattia che determina un’alterazione del microambiente cutaneo che favorisce la moltiplicazione dei batteri sulla superficie dell’epidermide.
- Gatto Nel gatto la placca più frequente è la placca eosinofilica, lesione del appartenente al cosiddetto CGE (complesso del granuloma eosinofilico). La placca eosinofilica si presenta con superficie eritematosa ed essudativa, erosa o ulcerata, di colore rosa e con aree giallastre. Poiché il gatto tende a leccare la placca, i preparati ottenuti per campionamento sulla
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