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73° Congresso Internazionale Multisala SCIVAC

do di provocare dolore) poiché generano emozioni negative (legate alla paura) che non solo ostacolano l’apprendimento ma possono favorire la comparsa del comportamento di aggressione come forma primaria di comunicazione del cane. Non è possibile, a mio parere, identificare una soglia sotto alla quale la Punizione Positiva può essere dichiarata tollerabile: la violenza è sempre e comunque inaccettabile e lede il diritto del soggetto al rispetto della sua integrità fisica e psichica. Gli animali non sono solo esseri senzienti ma anche soggetti a pieno titolo e vanno rispettati come tali, evitando il ricorso alla violenza, che non può essere considerata ai giorni nostri una forma di educazione ammissibile. “Le punizioni possono arrecare effetti fisici e psicologici negativi e insegnano ai bambini (e agli animali N.d.R.) che la violenza è un metodo accettabile, idoneo per risolvere le situazioni di conflitto o per ottenere ciò che vogliamo. Picchiare un bambino (o un cane N.d.R.) gli insegna l’uso della violenza come modo di risolvere i conflitti, diventando un significativo fattore di sviluppo di comportamenti violenti, sia nell’infanzia sia nella vita adulta. Al contrario, bandire ogni forma di violenza e promuovere una disciplina positiva basata sull’amore e sull’autorevolezza, rinforza il ruolo del genitore e attenua le tensioni in ambito familiare” (wwwsavethechildren.it.). M. Bekoff ha recentemente affermato “ … un trauma di questo genere probabilmente avrà ripercussioni nel lungo periodo, come del resto accade ogni qualvolta un individuo subisce una violenza, sia nel caso in cui sia inflitta con dolo … sia nel caso in cui sia patita per cause fortuite. È ormai provato che anche i cani, come gli esseri umani e altri animali, possono (a conseguenza di un evento traumatico, catastrofico o violento), manifestare disturbi post traumatici da stress (PSTD) e depressioni croniche. Queste tecniche basate sulla violenza e la punizione positiva, perciò, non solo non dovrebbero essere tollerate, ma dovrebbero anche esser contrastate con decisione”. Secondo l’approccio cognitivo – relazionale per accompagnare il cucciolo durante lo sviluppo comportamentale (percorso pedagogico) o modificare un’interfaccia problematica tra il soggetto e il mondo (percorso terapeutico) è necessario intervenire sia sulle dotazioni interne del soggetto sia sulla struttura relazionale del sistema – famiglia.

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Indirizzo per la corrispondenza: Sabrina Giussani sabrinagiussani@yahoo.it www.veterinariocomportamentalista.it Cell. 3331861226

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