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29-05-2012
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73° Congresso Internazionale Multisala SCIVAC
a bocca aperta sono rilievo clinici frequenti, a volte associati ad alterata deglutizione. Più in breve, perché non facenti normalmente parte dell’apparato respiratorio, descriviamo gli altri 2 segmenti faringei; l’orofaringe rappresenta la porzione prevalentemente digerente del faringe e si sviluppa fra il palato molle e la base della lingua, delimitata lateralmente dagli archi palatoglossi e palatofaringei descritti in precedenza e caudalmente dalla cartilagine epiglottide mentre il laringofaringe rappresenta una porzione di laringe, a limiti mal definiti, che si sviluppa dorso-lateralmente alla laringe dal margine craniale della cartilagine epiglottide fino al bordo caudale della cartilagine cricoide, in pratica fino all’inizio dell’esofago. I solchi della sezione ventrale del laringofaringe, uno da ogni lato della base epiglottidea, prendono il nome di recessi piriformi ed hanno una importante funzione nella conduzione del cibo durante la deglutizione così da impedire la sua entrata a livello di laringe. Tutte le strutture sopra descritte vengono coinvolte, a vario livello, durante la deglutizione; poiché anomalie durante questa delicata e complessa attività fisiologica possono esitare in segni clinici riferibili ad una patologia primariamente respiratoria (tosse, starnuti, starnuto inverso, spasmo laringeo, polmonite), ho ritenuto utile inserire alla fine di questo paragrafo una breve descrizione del meccanismo normale della deglutizione. La deglutizione è un atto estremamente complesso che può essere suddiviso per praticità in 4 fasi principali e varie sottofasi che si sovrappongono fra di loro a formare un evento continuo ed estremamente rapido, della durata di circa un secondo: la fase preparatoria orale, la fase orale, la fase faringea e la fase esofagea, con le prime 2 fasi volontarie e le ultime 2 involontarie. In breve, la prima fase consiste nella masticazione del cibo e nella sua umidificazione da parte della saliva mentre la fase orale propriamente detta consiste nello spostamento del bolo dalla parte craniale della bocca fino a livello degli archi palatofaringei e palatoglossi dove viene attivato il riflesso della deglutizione vera e propria. La fase faringea è a sua volta costituita da 4 distinti momenti che si succedono in modo estremamente rapido ed hanno sostanzialmente lo scopo di impedire che il bolo possa prendere direzioni errate impegnandosi non nell’esofago ma in una delle altre tre aperture con conseguenze da fastidiose (cavità nasali attraverso il rinofaringe, cavità orale attraverso l’adito faringeo) a drammatiche (laringe attraverso il laringofaringe); la fasi possono essere così divise: 1) chiusura del rinofaringe per innalzamento del palato molle ed avvicinamento delle pliche palatofaringee per azione combinata dei muscoli tensore del velo palatino (che stira e tende il palato molle fra i processi ossei pterigoidei), l’elevatore del velo palatino che solleva la parte posteriore del palato molle) e il muscolo palatino che accorcia il palato molle e ne curva ventro-cranialmente la parte posteriore; 2) chiusura dell’adito faringeo per innalzamento della parte posteriore della lingua contro il palato duro impedendo così il ritorno del bolo nel cavo orale;
3) chiusura della glottide per attiva adduzione delle cartilagini aritenoidi e ribaltamento dell’epiglottide che funge così da “scivolo” con il duplice scopo di deviare il bolo dalla traiettoria verso la laringe e indirizzarlo verso l’esofago. L’epiglottide viene ribaltata durante la deglutizione in parte per lo spostamento craniale della laringe ad opera dei muscoli miloioideo e tireoglosso e in parte perché viene spinta caudalmente dalla base della lingua; ovviamente la respirazione viene sospesa durante la deglutizione poiché i due eventi non possono avvenire contemporaneamente. 4) peristalsi faringea per azione dei muscoli costrittori faringei che formano le pareti laterali dell’orofaringe e che sono, in senso cranio-caudale, il pterigofaringeo e il palatofaringeo che restringono la parte anteriore del faringe e il tirofaringeo e il cricofaringeo che restringono rispettivamente la parte mediale e caudale della faringe. La parte caudale del tirofaringeo ed il cricofaringeo costituiscono, nel loro insieme, lo sfintere faringoesofageo (SFE). Pur trattandosi di muscoli striati, questi non si contraggono volontariamente ma come conseguenza di un atto riflesso e sono innervati da branche del glossofaringeo e del vago. Lo sfintere faringoesofageo rimane costantemente chiuso aprendosi unicamente per consentire il passaggio del bolo spostato caudalmente dall’azione dei muscoli costrittori faringei craniali e chiudendosi immediatamente dopo. Lo SFE rappresenta un’area ad elevata pressione che ha lo scopo di impedire in primo luogo il reflusso esofageo ed in effetti il tono muscolare aumenta quando materiale fluido e acido viene a contatto con la sua mucosa; al contrario, la pressione di chiusura dello SFE si riduce in manera drastica quando materiale gassoso viene a contatto con la sua mucosa, permettendo così l’eruttazione di gas da fermentazione gastrica. È importante sottolineare come i recettori faringei in grado di innescare il riflesso deglutitorio (attraverso vie afferenti formate dal V e dal IX paio di nervi cranici) possono però, sulla base di variabili di pressione, consistenza, temperatura, etc, attivare attraverso le stesse complesse vie efferenti motorie (costituite dai nervi trigemino, facciale, glossofaringeo, vago e ipoglosso) attività completamente differenti, come il vomito, il gagging e lo spostamento caudale della laringe. Sulla base di quanto detto, sono numerosi i segni clinici respiratori che possono derivare da un problema di derivazione faringea; nella relazione che segue saranno mostrate malattie faringee frequenti e meno frequenti causa di problemi respiratori.
Indirizzo per la corrispondenza: Davide De Lorenzi Ospedale Veterinario “I Portoni Rossi” Zola Predosa - Bologna E-mail: davide.delorenzi@fastwebnet.it
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