59° Congresso Internazionale Multisala SCIVAC
la sopravvivenza con o senza terapia trombolitica pari al 3040%.1;2 La sopravvivenza mediana in un’indagine condotta su 127 gatti era di 117 giorni negli animali che erano stati dimessi dall’ospedale, mentre era molto più bassa per quelli con insufficienza cardiaca congestizia (77 giorni).1 Benché nel gatto sia rara, è opinione dell’autore che l’ATE non cardiogena tenda a comportare una prognosi migliore ed abbia una percentuale di recidiva più bassa. Dal momento che la terapia trombolitica non si è dimostrata in grado di migliorare la sopravvivenza nei gatti con ATE, richiede un infermiere appositamente dedicato al paziente nell’ambito di un’unità di terapia intensiva ed è costosa, l’autore non opta per il trattamento dei gatti con l’attivatore del plasminogeno tissutale o la streptochinasi. Nei gatti ospedalizzati va attuata la terapia con anticoagulanti; le possibili opzioni sono rappresentate da eparina non frazionata o eparina a basso peso molecolare (LMWH). Si deve effettuare la valutazione di base dei parametri della coagulazione e l’APTT deve essere prolungato di 1,5 volte rispetto ai valori basali con il trattamento con eparina. L’insufficienza cardiaca congestizia va affrontata con furosemide e un inibitore dell’enzima angiotensina-convertente; si può iniziare una settimana più tardi se il gatto è in grado di mangiare e bere e non appare palesemente disidratato. Mentre ci sono stati dei miglioramenti nelle tecniche per la diagnosi dell’ATE e della causa sottostante, la medicina veterinaria resta afflitta dalla mancanza di una terapia preventiva efficace. Qualsiasi gatto colpito da ATE necessita di un trattamento anticoagulante. Esistono parecchie possibili scelte, che variano dall’opzione meno costosa, rappresentata dall’acido acetilsalicilico, fino a quelle più costose come l’eparina a basso peso molecolare (LMWH). Nonostante la terapia anticoagulante, la percentuale di recidiva dell’ATE cardiogeno è estremamente elevata, con valori riferiti in letteratura compresi fra il 24 ed il 90%. È esperienza personale dell’autore che l’acido acetilsalicilico risulta inefficace per la prevenzione dell’ATE, ma è ben tollerato. Non è stata riscontrata alcuna differenza nella sopravvivenza o nelle percentuali di recidiva nei gatti trattati con minidosaggio di aspirina (5 mg) in confronto all’impiego di 81 mg per os ogni tre giorni e gli effetti collaterali sono stati più lievi e meno frequenti.1 Il clopidogrel è un nuovo agente antipiastrinico che inibisce in modo irreversibile i recettori ADP sulle membrane piastriniche. Questo farmaco si è dimostrato in grado di inibire l’aggregazione piastrinica, aumentare il tempo di sanguinamento della mucosa orale e ridurre la concentrazione plasmatica di serotonina in gatti normali a dosi di appena 18,75 mg PO ogni 24 ore.10 In un piccolo studio pilota non pubblicato sul tromboembolismo arterioso iatrogeno, i gatti trattati con clopidogrel hanno mostrato un significativo miglioramento dei punteggi motori in confronto a quelli trattati con placebo, ma non vi era alcuna significativa differenza nell’entità della circolazione collaterale. È stata recentemente portata a termine una grande prova multicentrica (FATCAT) condotta per valutare l’effetto del clopidogrel nei gatti con ATE ad insorgenza spontanea e si è in attesa dei risultati. Le LMWH come la dalteparina e l’enoxaparina sono alternative interessanti all’eparina non frazionata, grazie alla loro maggiore biodisponibilità ed al prolungamento delle emivite. In confronto all’eparina non frazionata, la LMWH esercita una più specifica azione controcorrente nella cascata della coagulazione contro il fattore X, mostrando un’attività molto minore contro la trombina (Fattore II). Dal momento che vi è una
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minore attività anti-II, le LMWH non alterano i valori di PT ed APTT e la loro efficacia terapeutica deve essere valutata con la misurazione dell’attività anti-Xa. Esistono solo pochi studi pilota condotti per valutare le caratteristiche farmacocinetiche della dalteparina e dell’enoxaparina nei gatti sani. Il dosaggio di 1,5 mg/kg di enoxaparina SC sembra in grado di determinare una soppressione adeguata dell’attività del fattore Xa, ma l’intervallo posologico ottimale risulta meno chiaramente definito e probabilmente richiede una somministrazione BID o TID.(11) Il warfarin è un altro anticoagulante che è stato utilizzato con successo nel gatto, ma necessita di un accurato monitoraggio di PT. Sono candidati a questo trattamento i felini che vivono soltanto in casa e che hanno un carattere che li porta ad accettare ripetute flebotomie. L’eparina va somministrata inizialmente per prolungare l’APTT ad 1,5 volte il valore basale e poi continuata per tre giorni durante la terapia con warfarin, dal momento che quest’ultimo, inizialmente, causa un effetto transitorio procoagulazione diminuendo la proteina C. Il PT che si vuole ottenere è pari a 1,5 volte quello basale. Non sono ancora stati condotti studi nel gatto per stabilire se si debba utilizzare una terapia anticoagulante combinata.
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Indirizzo per la corrispondenza: Kristin MacDonald The Animal Care Center of Sonoma, Rohnert Park, CA Adjunct professor at The University of California, Davis, CA