53a edizione Scivac Rimini

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53° Congresso Nazionale Multisala SCIVAC

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Incontinenza urinaria nel cane maschio Susanna Arnold Prof Dr Med Vet, Dipl ECAR, Zurigo, Svizzera

Reichler Iris,

Med Vet, Zurigo, Svizzera,

Hubler Madeleine, Med Vet, Dipl ECAR Zurigo, Svizzera

A differenza di quanto avviene nelle femmine, nel cane maschio l’incontinenza urinaria si osserva raramente. In uno studio su 65 cani con incompetenza del meccanismo dello sfintere uretrale (USMI), solo 5 soggetti (= 7,5%) erano maschi1. L’indagine clinica nei cani maschi incontinenti viene condotta principalmente seguendo lo stesso schema utilizzato per le femmine, ma è necessario valutare alcune caratteristiche specifiche di sesso. Ad esempio, la perdita di secrezioni prostatiche può simulare un’incontinenza urinaria. È necessario escludere preventivamente le malattie della prostata come l’infiammazione, le cisti, le neoplasie e la cistite. Inoltre, nei cani maschi bisogna accertare l’assenza dell’ectopia degli ureteri, una malformazione congenita che spesso causa dapprima un’incontinenza urinaria quando il cane è in età avanzata. Un’altra malformazione congenita che esita nell’incontinenza urinaria già nel cucciolo è la megauretra. Nella maggior parte dei casi, questa alterazione è accompagnata da aplasia prostatica. Nei cani maschi, l’USMI rappresenta soltanto il 13% dei casi di incontinenza urinaria, mentre nelle femmine arriva persino al 44%1. Come nelle cagne, anche nei maschi incontinenti l’esame clinico ed i risultati delle analisi di laboratorio sono normali. Inoltre, come nelle cagne, l’incontinenza urinaria è una malattia acquisita le cui cause sottostanti sono poco chiare2. A differenza di quanto avviene nelle cagne, la metà circa dei cani maschi colpiti da USMI è intera. Nelle cagne, la chiusura uretrale viene determinata dall’intera uretra3,4. Invece, nei maschi è stato riscontrato attraverso l’esperienza clinica che solo il quarto prossimale, rappresentato dalla pars prostatica e dalla pars membranacea è responsabile della continenza. Quindi, il controllo volontario della minzione viene mantenuto anche se i pazienti sono colpiti da urolitiasi del tratto inferiore dell’apparato urinario, quando è necessario eseguire una uretrostomia permanente a livello della pars spongiosa o persino in sede perineale5. La chirurgia a livello della zona di transizione fra pars membranacea e pars spongiosa in condizioni normali non esita in incontinenza. Ciò nonostante, gli interventi effettuati nell’area della pars membranacea possono portare ad un’incontinenza transitoria6 e quelli eseguiti sul tratto prossimale dell’uretra, come ad esempio la rimozione della prostata, sono regolarmente accompagnati da incontinenza7. L’USMI nel cane maschio non si osserva esclusivamente in associazione con la chirurgia dell’uretra. Per ragioni sconosciute, la funzione di chiusura di questo organo va incontro ad un deterioramento spontaneo, che porta ad una perdi-

ta incontrollata di urina. La diagnosi di USMI viene formulata sulla base dell’esclusione delle altre cause oppure può essere confermata attraverso il profilo della pressione uretrale. In uno studio condotto su 5 cani maschi continenti, il valore massimo della pressione di chiusura uretrale entro l’area della prostata era di 20,0 ± 10,3 cm H2O. In 14 cani maschi colpiti da USMI, il valore massimo della pressione di chiusura uretrale era significativamente inferiore, pari a 13,9 ± 5,7 cm H2O. Al contrario, nell’area della pars membranacea tale valore non era significativamente differente (7,5 ± 3,8 cm H2O contro 7,4 ± 3,1 cm H2O)8. Questi risultati depongono a favore della diagnosi di “incompetenza dello sfintere uretrale” nei cani maschi incontinenti, sono in accordo con l’esperienza clinica ed indicano che l’integrità funzionale dell’area prostatica è particolarmente importante per la continenza. Né nel cane maschio né nella cagna la chiusura uretrale è generata da uno sfintere uretrale anatomicamente definito. Dipende invece completamente dalla cooperazione di differenti meccanismi fisiologici. Questi possono essere distinti in componenti neuromuscolari e non neuromuscolari. Il 60% circa della funzione di chiusura uretrale viene attribuito alle componenti neuromuscolari9 e viene controllato principalmente dal sistema nervoso simpatico. Il restante 40% viene assegnato alle componenti non neuromuscolari. Se si tiene conto del contributo relativamente elevato del sistema nervoso simpatico alla chiusura uretrale, risulta ovvio il motivo per cui nelle cagne abbia spesso successo il trattamento con sostanze alfa-adrenergiche. Analoghe percentuali di successo sarebbero prevedibili nei cani maschi, dal momento che non vi sono differenze significative fra i due sessi nell’anatomia della parete uretrale o nei meccanismi fisiologici. Tuttavia, l’esperienza clinica non corrisponde alle aspettative. In uno studio su 12 cani incontinenti,8 solo 4 di essi hanno risposto al trattamento con fenilpropanolamina. Anche la somministrazione di steroidi sessuali ha determinato risultati discutibili. L’ultima speranza spesso è quindi la chirurgia. Deferentopessi/prostatopessi: nei cani maschi si può ottenere un effetto simile a quello della colposospensione sulle femmine attraverso la fissazione dei dotti deferenti o della prostata alla parete addominale. Questa tecnica è stata descritta in 8 cani10-11. Utilizzando una metodica chirurgica classica, con un approccio attraverso la parte caudale della linea mediana, si localizzano le estremità distali dei due dotti deferenti a livello dello sbocco interno del canale inguinale; poi, i dotti vengono tirati delicatamente in


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