46a edizione Scivac Rimini

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46° Congresso Nazionale Multisala SCIVAC

de parodontali manuali, può fornire dati importanti per raggiungere una diagnosi dettagliata di parodontopatia. La sonda che consiglio è la Michigan O con marcature di Williams, che è uno strumento sottile caratterizzato da marcature colorate a 1, 2, 3, 5, 7, 8, 9 e 10 mm che permettono una facile e rapida lettura dei dati. L’esame parodontale richiede nei nostri pazienti un’anestesia generale o una sedazione profonda. Per ogni dente vanno valutate la mobilità e l’esposizione della zona di forcatura (che sono indici di distruzione dell’osso alveolare), l’eventuale presenza di iperplasia gengivale (che causa la formazione di pseudotasche), di recessione gengivale (definita come la distanza tra la giunzione smalto-cemento e il margine coronale della gengiva) e di tasche parodontali (definite dalla distanza tra l’attacco gengivale e il margine coronale della gengiva). Nel cane, il solco gengivale normale dovrebbe avere una profondità inferiore ai 3mm). Spesso, soprattutto in pazienti affetti da stomatite, è indicato annotare anche la presenza ed il grado di gengivite, e di accumulo di placca e tartaro. Il più sensibile indicatore clinico di infiammazione gengivale è l’indice di emorragia al sondaggio. 6 L’archiviazione di questi dati su una cartella odontoiatrica dedicata permette di confrontare i reperti a distanza di tempo, e quindi di valutare l’efficacia dei trattamenti effettuati. Complementare all’esame parodontale clinico è l’esame radiografico, che risulta indispensabile per una diagnosi completa delle lesioni, in particolare della distruzione di osso alveolare e di eventuali complicanze. Pur essendo un esame bidimensionale, e quindi con dei limiti intrinseci, può infatti fornire importanti dati aggiuntivi alla visita clinica. L’importanza dell’esame radiografico è facilmente intuibile, se si considera che solo un terzo della struttura dentale (la corona) è solitamente visibile ad occhio nudo. È consigliabile l’utilizzo di apparecchi radiografici dentali e di pellicole dentali intraorali, tenendo comunque conto che anche con gli apparecchi standard è possibile ottenere immagini radiografiche di buona qualità. I vantaggi degli apparecchi dentali includono la possibilità di ruotare la testa del radiografico in ogni direzione, la possibilità di montare l’apparecchio direttamente nella sala chirurgica riducendo di conseguenza i tempi anestesiologici, la limitata emissione di radiazioni, ed il costo relativamente contenuto. Inoltre, le ridotte dimensioni del fuoco ottimizzano il contrasto e la risoluzione delle immagini. Le pellicole dentali sono di dimensioni e di consistenza ideali per il posizionamento intraorale, sono rivestite da un foglio protettivo resistente all’umidità, sono rapide da sviluppare ed economiche. Lo sviluppo può essere effettuato direttamente in sala chirurgica mediante l’uso di una sviluppatrice manuale o di una sviluppatrice automatica dedicata. L’immagine radiografica deve includere circa 3mm di osso periradicolare. I segni radiografici di parodontopatia includono un aumento di dimensioni dello spazio parodontale, la discontinuità della linea radiopaca corrispondente alla lamina dura, il riassorbimento osseo orizzontale (parallelo al margine gengivale) o verticale (lungo le radici). È bene ricordare che è necessaria la perdita di circa il 30-40% della massa ossea perché questa sia evidenziata radiograficamente.

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TRATTAMENTO DETARTRASI La diagnosi raggiunta mediante l’esame clinico e radiografico dovrebbe dettare la scelta terapeutica per ogni singolo elemento dentale. Poiché ad oggi una cura definitiva della malattia parodontale non è stata ancora scoperta, lo scopo principale del trattamento è rivolto al rallentamento del processo patologico mediante ablazione manuale e/o meccanica della placca e del tartaro. Il tartaro è dotato di forze adesive elevate che non permettono la sua rimozione se non mediante ablazione meccanica con strumenti dedicati. Durante l’intervento di detartrasi, il paziente deve essere anestetizzato e intubato, in maniera tale che non possa aspirare i detriti e i batteri areosolizzati. 7 Per lo stesso motivo, l’operatore dovrebbe vestire un paio di occhiali e una maschera protettiva. 7 Il lavaggio del cavo orale con soluzioni a base di clorexidina digluconato prima dell’uso di ablatori meccanici diminuisce la quantità di batteri aereosolizzati ed è pertanto consigliabile. La detartrasi professionale non può essere eseguita in maniera efficace e precisa nell’animale vigile. Asportare porzioni di tartaro sopragengivale non porterà alcun beneficio all’animale, e l’uso di strumenti taglienti ed appuntiti nella cavità orale di un paziente non anestetizzato può essere molto pericoloso. Gli ablatori si classificano in ultrasonici (magnetorestrittivi e piezoelettrici), meccanici (sonici e rotanti), e idraulici. Gli ablatori ultrasonici e sonici, le cui differenze principali sono date dalla frequenza e dal tipo di vibrazione della punta, sono quelli più comunemente utilizzati in campo veterinario. Essi vanno usati mantenendo la punta rivolta verso il margine gengivale, parallelamente alla superficie del dente, a contatto con lo smalto per periodi non superiori ai 15-20 secondi, con un movimento di va e vieni continuo e sempre con acqua di raffreddamento. 7 Se il tempo indicato non è sufficiente a pulire un dente, è bene attendere almeno 30 secondi prima di utilizzare l’ablatore sullo stesso dente. Gli ultimi 3 mm della punta sono generalmente i più efficaci. Poiché le forze coesive (all’interno del tartaro) sono più elevate di quelle adesive (tra il tartaro e la superficie dentale), è più semplice rimuovere il tartaro lavorando con gli strumenti lungo il suo margine. È stato dimostrato che, quando usati da un operatore esperto, i moderni ablatori meccanici non sono più lesivi per la superficie dentale degli strumenti manuali, e permettono di ridurre i tempi operativi in maniera significativa. Le perio tips (punte sottili che possono essere usate sottogengiva) consentono anche la pulizia di zone poco accessibili. Gli strumenti manuali per la rimozione del tartaro, gli scalers e le curettes, vengono usati principalmente per rifinire il lavoro eseguito con gli ablatori meccanici. 7 I primi sono strumenti appuntiti che devono essere utilizzati solo al di sopra del margine gengivale, mentre le curettes sono dotate di una punta arrotondata e possono essere usate sia in sede sopragengivale che in sede sottogengivale. Poiché la taglia dei nostri pazienti e dei loro denti è molto variabile, è bene fornirsi di un certo numero di strumenti di diverse dimensioni. Gli strumenti che preferisco sono le curettes Columbia 2R/2L e 13/14 (a lama ampia), e Langer 1/2 e 5/6 (a lama di ridotte dimensioni), e lo scaler McCalls 13s/14s.


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