Professione Veterinaria, Anno 2007, Nr 38

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Professione 38-2007

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laPROFESSIONE VETERINARIA 38/2007 ANMVI REGIONE

ANMVI Basilicata in Assessorato

Sul tavolo della Sanità: LeaVet, strutture veterinarie e zootecnia l 18 ottobre scorso ANMVI Basilicata ha incontrato l’Assessore alla Salute Dott. Antonio Potenza, per discutere delle problematiche che investono il mondo della veterinaria a livello regionale. A renderlo noto con un comunicato stampa, è il dott. Felice Lisanti - Segretario ANMVI Basilicata che insieme al VicePresidente - Dott. Antonio Agostinacchio ha partecipato all’incontro. Numerosi i punti esposti dai rappresentanti dell’ANMVI, in particolare: l’annoso problema delle strutture veterinarie. Nonostante un accordo Stato - Regioni del 28 agosto 1997, in cui si stabiliscono i requisiti minimi e si disciplinano le stesse, la Regione fino ad ora non ha recepito questo accordo, risultando una delle ultime a non aver ottemperato nel merito. ANMVI Basilicata ha suggerito all’Assessore di recepire tale e quale l’accordo, e-

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vitando di normare sulle attrezzature - ipotesi portata avanti da alcune strutture regionali -, cosa che, secondo Lisanti, “danneggerebbe di molto la già precaria situazione di molti giovani veterinari nella regione oltre che influire sugli studi di settore fiscale”. È stato inoltre presentato il progetto LeaVet (Livelli essenziali di assistenza veterinaria) per gli animali da compagnia, ovvero un progetto relativo ad una Medicina Veterinaria di base convenzionata del cane e del gatto, con l’intento di prevenire le zoonosi (malattie trasmissibili dagli animali all’uomo) e monitorare attentamente la popolazione animale che vive a stretto contatto con l’uomo. In questa maniera verrebbero erogate prestazioni veterinarie di base in regime di convenzioni con liberi professionisti presenti sul territorio, anche nell’ambito di piani di lotta al randa-

gismo. Il progetto andrebbe a determinare un risparmio da parte della Regione per le spese investite nella lotta al randagismo e per la cura delle persone che contraggono zoonosi, mentre nel contempo si avrebbe un controllo sanitario della popolazione animale, attuando una tutela della salute e del benessere degli animali da compagnia. Altro punto al centro del colloquio sono state le problematiche del settore zootecnico ed in particolare, di una mancata normativa regionale in merito ad alcune malattie del bestiame (IBR - Rinotracheite Infettiva Bovina), al centro di un convegno nello scorso anno a Matera, nel quale è emerso, spiega Lisanti, “che a fronte di una incidenza del 50% di infezione nelle aziende lucane, al momento non è stata emanata alcuna legge in materia, tale da consentire un risanamento. Infat-

ti nel settore alcune regioni del Nord Italia, avendo legiferato in merito, da tempo obbligano i nostri allevatori a munirsi di apposito certificato sanitario sulla malattia in atto, per la partecipazione a fiere e mostre”. Ne è emersa la necessità che il Dipartimento della Salute Regionale si appresti a redigere un piano di risanamento al fine di evitare che associazioni di categoria del mondo zootecnico effettuino dei piani che mirano alla tutela di pochi eletti e non affrontino il problema nel suo insieme. Infine un ultimo argomento che si è voluto sottolineare nel corso dell’incontro, scrive Lisanti, “è stato quello di una maggiore armonia di azione tra il Dipartimento della Salute, dove fanno capo i veterinari ASL e il Dipartimento Agricoltura che finanzia le APA delle due province dove operano oltre 1/3 dei veterinari liberi

professionisti della regione. Spesso, infatti, si assiste ad un mancato coinvolgimento del mondo veterinario - Ordini professionali, ANMVI, Dipartimento Salute - nella predisposizione di Piani Sanitari nel settore zootecnico da parte del Dipartimento Agricoltura, che fa a pugni con quello che è il fine ultimo della professione veterinaria, ovvero prevenzione della salute animale, garantendo la salubrità dei loro prodotti e quindi sicurezza alimentare”. ANMVI Basilicata, al termine del colloquio ha evidenziato la sensibilità mostrata alle problematiche sollevate, ribadendo che il fine ultimo dell’intera categoria veterinaria è quello di mettere a disposizione le proprie competenze alle Istituzioni affinché si istituisca un sistema virtuoso e si utilizzino al meglio le risorse pubbliche. ■

Pdl dell’on. Mancusi

Lotta all’avvelenamento di animali domestici e selvatici in Basilicata )

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ul fenomeno delle morti di animali domestici e selvatici causate da esche avvelenate che nella Regione Basilicata è sempre più frequente, il consigliere regionale dell’Udc - Agatino Mancusi - ha presentato una proposta di legge. Mancusi, si legge in un comunicato stampa della Regione, sostiene che gli avvelenamenti di animali domestici e selvatici sono legati “agli eventi criminosi connessi all’attività venatoria, all’attività di ricerca dei tartufi (ad esempio, l’uccisione del cane del rivale per procurarsi la zona migliore), ai dissidi condominiali o tra vicinato”. “L’incremento dell’uso di sostanze tossiche e velenose immesse all’interno delle proprietà private o nelle aree pubbliche delle città - continua Mancusi - è un fenomeno di rilevante pericolosità, non solo per gli animali ma anche per le persone e bambini. L’uso dell’avvelenamento con esche, per il controllo dei cosiddetti “nocivi” (volpi, mustelidi, uccelli rapaci, corvidi) provoca gravi danni negli ambienti naturali, dato che questi predatori sono fondamentali per l’equilibrio degli ecosistemi. A tal proposito, la legge quadro nazionale n. 157 del 11/02/92 - norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio - all’articolo 1 comma 2 afferma che: “L’esercizio dell’attività venatoria è consentito purché non contrasti con l’esigenza di conservazione

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della fauna selvatica e non arrechi danno effettivo alle produzioni agricole”. “Spesso - sottolinea Mancusi - l’avvelenamento colpisce anche gli animali domestici, verso i quali molte persone provano sentimenti molto profondi. Per le esche si usano sostanze come la stricnina, che diffondono l’avvelenamento nella catena alimentare”. Per l’esponente dell’Udc, “una possibilità concreta per cercare di evitare questo triste fenomeno è quella di proporre una normativa simile a quella degli incendi boschivi”. “Come vi è il divieto di edificabilità nelle aree forestali che sono state percorse dal fuoco - conclude il consigliere - cosi si può pensare di vietare la caccia e la raccolta dei tartufi (o le attività cinofile legate a tali pratiche) in tutte le situazioni in cui sia dimostrato che gli avvelenamenti sono conseguenti a tali attività esercitate in modo “patologico”. ■


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