Professione Veterinaria, Anno 2011, Nr 32

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laPROFESSIONE

Medicina felina Focus

VETERINARIA 32| 2011

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Malattie sovra e sotto-diagnosticate in medicina felina Quanto sono rare nel gatto leishmaniosi, aelurostrongilosi e trichomoniasi? Pubblichiamo l’abstract a cura di Maria Grazia Pennisi - Med Vet, Specialista in Microbiologia Applicata, Messina. La relazione si è tenuta in occasione del Congresso Nazionale SCIVAC “Medicina Felina - Aggiornamenti in clinica pratica e chirurgica” che si è svolto ad Altavilla Milicia (PA) nel mese di luglio. e malattie sono considerate emergenti non solo quando sono causate da un agente patogeno nuovo o comunque identificato di recente ma anche quando la loro diffusione aumenta rispetto al passato in termini geografici o di frequenza di casi registrati e quando nuovi ospiti o nuovi vettori vengono interessati. Questa relazione ha l’obiettivo di trattare gli aspetti clinici di alcune malattie parassitarie del gatto a vario titolo emergenti in Italia.

L

LEISHMANIOSI FELINA Nella prima metà del XIX secolo l’infezione da Leishmania è stata sporadicamente riportata in tutto il mondo a livello di lesioni di tipo ulcerativo della cute del gatto, ma in generale con scarse informazioni dal punto di vista clinico. Negli anni ’70 nell’isola della Reunion viene per la prima volta curato un gatto affetto da leishmaniosi: il gatto presentava da un anno episodi febbrili e risentimento generale e si evidenziava nel corso della visita linfoadenomegalia sistemica, anemia e leucopenia. Dopo la conferma citologica della diagnosi di leishmaniosi felina (LF) su due diversi campioni ottenuti da linfonodi sottomandibolari, l’animale veniva trattato con 12 somministrazioni intramuscolari di Lomidine (posologia non precisata) ottenendo un miglioramento già a metà cura e la guarigione clinica alla fine del trattamento. Dagli anni ’80 abbiamo descrizioni più accurate del quadro clinico e conferme diagnostiche più specifiche. In Europa si ha attualmente la più ampia casistica di casi di LF che risultano causati da un’unica specie (L. infantum). È probabile che questo dipenda da un più elevato livello di cure veterinarie che i gatti ricevono qui rispetto ad altre aree endemiche sia del Vecchio Continente che dell’America Centro-meridionale, anche se altri fattori inerenti sia il parassita che l’ospite non possono essere esclusi. Complessivamente in Europa sono stati segnalati 29 casi di malattia naturale di cui ben 15 in Italia, 5 in Francia, 4 in Spagna, 3 in Svizzera (in gatti che erano nati o avevano viaggiato in Spagna), 2 in Portogallo. Per quanto riguarda l’Italia, 11 casi sono stati osservati in Sicilia, 2 in Sardegna, 1 in Liguria ed 1 in Abruzzo. Recentemente sono stati inoltre riportati 15 casi di LF diagnosticati in Spagna tra il 2004 e il 2007 su biopsie effettuate da cute, occhio, giunzione muco-cutanea. L’istologia risulta quindi utile per la diagnosi di casi clinici dermatologici od oftalmologici anche se la diagnosi istologica sull’occhio avviene purtroppo solo dopo l’enucleazione del globo oculare a seguito di una uveite per la quale l’eziologia da Leishmania non era stata presa in considerazione. Dei casi dermatologici va ricordato che in 2 di essi le leishmanie sono state riscontrate nel contesto di lesioni ascri-

vibili a carcinoma squamocellulare. In generale il quadro istologico è quello di una dermatite granulomatosa diffusa con la presenza di macrofagi contenenti numerosi amastigoti. Altri pattern descritti sono dati da perifollicolite granulomatosa e dermatite lichenoide dell’interfaccia. Microgranulomi parassitari sono stati riscontrati in sede autoptica anche nel fegato e nel rene con isolamento del parassita anche da quest’ultimo organo. Le lesioni dermatologiche consistono in dermatite ulcerativa o ulcerativo-crostosa, dermatite nodulare, noduli emorragici, dermatite squamosa. Il prurito (da lieve a grave) è riportato solo in caso di affezioni concomitanti (pemfigo foliaceo, carcinoma squamocellulare, dermatite da pulci). Le lesioni sembrano distribuite soprattutto su testa e collo; meno frequentemente sono diffuse o localizzate al tronco o agli arti. La dermatite nodulare può interessare le giunzioni muco-cutanee (labbra, palpebre, narici, ano). L’interessamento sistemico può coesistere o meno con le lesioni cutanee ed è caratterizzato da linfoadenomegalia, lesioni oculari (blefarite, congiuntivite, uveite, panoftalmite), gengivo-stomatite cronica, scolo nasale. Il quadro ematologico è variabile e può essere influenzato da concomitanti infezioni da retrovirus segnalate. È interessante il quadro pancitopenico riportato in un gatto FIV e FeLV negativo in cui leishmanie sono state riscontrate nel 4% dei neutrofili circolanti. Il tracciato elettroforetico delle proteine sieriche è caratterizzato da ipergobulinemia spesso con ipergammaglobulinemia e iperproteinemia. Di pochi casi (per lo più sottoposti a terapia) si ha il follow up. Miglioramenti clinici vengono ottenuti con l’impiego di allopurinolo (1020 mg/kg SID o BID) ma è segnalata la recidiva della sintomatologia a seguito di interruzione della terapia. Soggetti monitorati per periodi lunghi hanno sviluppato insufficienza renale cronica che risulta una causa frequente di decesso o di ricorso all’eutanasia. Sulla base di indagini epidemiologiche svolte in aree endemiche con metodiche diverse l’infezione da Leishmania del gatto sembra essere un’evenienza frequente anche se la malattia conclamata si riscontra in numero limitato di animali infetti e il suo sviluppo potrebbe essere favorito da un concomitante deficit immunitario. La LF deve essere sospettata in zone endemiche o quando i gatti vi hanno soggiornato, soprattutto in soggetti che presentano quadri dermatologici compa-

tibili (dermatite ulcerativa o ulcerativo-crostosa, dermatite nodulare), linfoadenomegalia, uveite, iperproteinemia, iperglobulinemia, ipergammaglobulinemia. La malattia può avere però anche presentazioni cliniche inusuali (scolo nasale cronico, pancitopenia, malassorbimento) ma fortunatamente anche in questi casi è possibile la conferma della diagnosi sia con metodiche dirette che sierologiche (IFAT o ELISA). La prognosi va riservata anche per il possibile sviluppo di insufficienza renale cronica. L’uso dell’allopurinolo sembra ben tollerato ed efficace almeno da un punto di vista clinico ma è indispensabile un follow up post trattamento perché le recidive sono possibili. Tutto ciò porta a concludere che la LF è una malattia che ha molte similitudini con la meglio conosciuta leishmaniosi canina e che è senz’altro una realtà ancora non adeguatamente indagata anche per quanto riguarda il possibile ruolo epidemiologico del gatto nelle aree endemiche come ha dimostrato l’infezione di Phlebotomus perniciosus ottenuta su esemplari che avevano compiuto il pasto di sangue su un gatto con malattia naturale da Leishmania infantum.

AELUROSTRONGILOSI (BRONCOPOLMONITE PARASSITARIA) Le malattie delle vie aeree profonde del gatto su base infettiva possono essere causate da batteri, parassiti, funghi e virus e la diagnosi eziologica non è sempre agevole. Fra i parassiti, Aelurostrongylus abstrusus è uno dei più comuni a localizzazione polmonare se sussistono i fattori di rischio per la sua trasmissione. La malattia è sempre stata considerata cosmopolita ma sporadica perché la gravità del quadro clinico è in funzione della carica parassitaria e sono possibili infezioni asintomatiche quando il numero di parassiti adulti è basso. Questi ultimi si trovano nei bronchioli e nei dotti alveolari dove depongono uova che schiudono nell’albero respiratorio da cui le larve L1 risalgono per essere deglutite e fuoriuscire con le feci. Il maggior numero di larve si trova nei gattini giovani (>2 mesi) che sviluppano broncopolmoniti gravi complicate da infezioni batteriche (salmonelle ed E. coli probabilmente veicolati dalle larve migranti dall’intestino). In questi casi il quadro clinico è caratterizzato da grave insufficienza respiratoria con dispnea e tosse ed esito letale. Ven-

gono descritti anche quadri di bronchite cronica che mimano l’asma felina. Il ciclo vitale si svolge in molluschi gasteropodi terricoli ma per l’infezione del gatto giocano un ruolo importante ospiti paratenici (rettili, uccelli, roditori) che sono tipico oggetto di preda di gatti semiliberi o randagi. Negli ultimi anni si sono succeduti studi sulla sua presenza in America ed Europa con prevalenza intorno al 20% in area endemica. In Italia è stata segnalata da Nord a Sud con prevalenza del 21% in Sicilia che arriva al 66.7% in gatti con segni respiratori. Alla diagnosi tradizionale (esame delle feci per flottazione o meglio ricerca delle larve nelle feci con metodo di Baerman) si affiancano ora metodiche microscopiche più sensibili (FLOTAC) o biomolecolare che offre anche il vantaggio della specificità per differenziare specie diverse di nematodi polmonari. Il quadro radiologico ed ematologico non sono patognomonici e la presenza di eosinofilia non sembra essere un rilievo sensibile e specifico sia a livello ematico che nel lavaggio broncoalveolare. In quest’ultimo materiale le larve possono rimanere intrappolate nel muco e non essere visibili nei preparati citologici. La terapia ha subito progressi significativi con l’impiego di spot on a base di imidacloprid/moxidectina o emodepside/praziquantel spot on applicabili una o più volte a distanza di 15 giorni. I casi gravi hanno prognosi riservata e vanno trattati anche con antibiotici e cortisone.

TRICHOMONIASI Tritrichomonas foetus causa nel gatto una colite linfoplasmocitaria e neutrofilica associata alla presenza del protozoo sulla superficie mucosa o nel lume delle cripte. Ciò comporta la comparsa di diarrea del colon anche grave ad andamento cronico o recidivante con emissione di feci molli o liquide, maleodoranti, accompagnate dall’emissione di sangue e muco. Si osserva anche flatulenza, tenesmo, incontinenza fecale con ano fortemente infiammato o prolassato. Le condizioni generali del gatto si mantengono però buone perché l’interessamento è limitato al colon. T. foetus non sopravvive nell’ambiente quindi ha modo di trasmettersi soprattutto tra animali conviventi in gattile o in allevamento per via oro-fecale. Il ceppo felino di T. foetus è geneticamente distinto da quello bovino che non risulta patogeno per il gatto. Nonostante sia stato descritto nel gatto fin dalla prima metà del ‘900, solo negli ultimi 15 anni è stata chiarita la sua patogenicità per questa specie, grazie anche alla differenziazione da Pentatrichomonas hominis che invece è considerato un commensale a livello intestinale. È ormai chiaro che T. foetus ha una diffusione cosmopolita ed in Europa è stato segnalato in numerosi stati (Regno Unito, Italia, Spagna, Germania, Austria, Svizzera, Norvegia, Grecia). La diagnosi richiede feci fresche per un esame microscopico a fresco o meglio per quello colturale. La PCR oltre ad essere più sensibile consente di ovviare a questa necessità. Per la terapia viene consigliato il ronidazolo (non reperibile in Italia), nitroimidazolico non registrato per l’uso nel gatto, nell’uomo e negli animali da reddito perché teratogeno e mutageno. ■


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