Villa Salviati (italiano)

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[…] dove ameni colli, e verdi Prati Cingon di ricco albergo inclite mura, Ove a fuggir d’estivi rai l’arsura, Soggiornate felici, Eroi Salviati. E dove in grembo a la gran Dea de fiori Sorger non lungi al pian ricco si vede, Del’Etrusco Signor l’augusta Sede, Le memorie degl’Avi, e i prischi honori. Poema su Villa Salviati, anonimo, c. 1660.

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Foto 1. Veduta di Villa Salviati di Giuseppe Zocchi, stampata in Vedute delle ville, e d’altri luoghi della Toscana (1744), riprodotta per gentile concessione di Niccolò Tognarini

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SOMMARIO

La lunga storia di Villa Salviati affonda le sue origini in epoca medioevale, quando la struttura faceva ancora parte di un’originaria costruzione fortificata situata sulla sponda occidentale del fiume Mugnone, immersa nelle colline fiorentine, prima di essere trasformata in un palazzo signorile circondato da lussureggianti terreni agricoli. L’attuale disposizione risale all’inizio del XVI secolo, quando la Villa divenne proprietà della ricca e influente famiglia Salviati, che vi risiedette tra il 1490 e il 1790. Nel corso dei secoli la villa ospitò importanti opere d’arte e personaggi famosi, dai membri della famiglia Medici dopo la messa al bando, a papa Leone X, per arrivare fino a Garibaldi: fu saccheggiata e bruciata durante l’esilio dei Medici e accuratamente ristrutturata, generazione dopo generazione, per restare al passo con il gusto architettonico e paesaggistico dell’epoca. Dopo l’era Salviati la villa visse un nuovo periodo di splendore come ritrovo politico per i sostenitori del Risorgimento, anche se a partire dalla metà del XVIII secolo subì molteplici passaggi di proprietà. Fatta eccezione per un breve periodo durante la Seconda Guerra Mondiale, quando la Villa fornì riparo ad un gruppo di fiorentini sfollati a causa dei bombardamenti, costituendo al contempo anche un nascondiglio sicuro per una grande quantità di preziose opere d’arte, Villa Salviati per molto tempo rimase abbandonata e inaccessibile al pubblico.Nel 2000 il Governo Italiano ha acquistato la Villa per ospitarvi gli Archivi Storici dell’Unione Europea (HAEU): attualmente l’edificio, sapientemente restaurato, costituisce con i suoi splendidi giardini anche la sede dei Dipartimenti di Legge e Storia dell’Istituto Universitario Europeo

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Villa Salviati, situata sulle colline di Firenze, era originariamente chiamata Villa del Ponte alla Badia, vista la sua posizione vicino al ponte sul fiume Mugnone. Durante il XIV e XV secolo la zona nei dintorni di Fiesole visse un periodo di grande fermento architettonico, che vide la costruzione di Ville, torri e chiese che ancora oggi caratterizzano in maniera inconfondibile il paesaggio della campagna fiorentina. Villa Salviati rientra a pieno titolo nel novero delle numerose splendide ville che apparvero in questo periodo, e la sua posizione geografica risponde appieno ai requisiti strategici fondamentali per la perfetta ambientazione di una residenza suburbana: in collina, ricca d’acqua, soleggiata, adatta alla coltivazione, vicina al centro della città e con vista panoramica. Le origini

I PROPRIETARI

Foto 2. Disegno di Villa Salviati (XVII sec.), riprodotto per gentile concessione dell’Archivio Salviati 4


della villa risalgono al Medio Evo e la sua storia è strettamente legata ai suoi proprietari più famosi e longevi: la famiglia Salviati. I Salviati apparvero sulla scena politica fiorentina alla fine del XIII secolo, riuscendo in breve tempo ad assicurarsi un notevole consenso sociale e politico. In particolare acquisirono fama come condottieri militari e politici, e contemporaneamente alcuni membri della famiglia si distinsero come mercanti di successo. Le attività commerciali della famiglia erano perlopiù concentrate sulla produzione e la vendita di panni di lana e sulla creazione e gestione di filiali bancarie in tutta Europa. Inoltre, a partire dal XV secolo, i Salviati iniziarono a combinare matrimoni di lignaggio con le più importanti famiglie dell’aristocrazia fiorentina, stabilendo e rafforzando legami con potenti famiglie come i Medici. Durante la prima metà del XVI secolo i Salviati riuscirono ad acquisire una certa autorità anche all’ interno dello Stato Pontificio, giungendo alla costituzione del ramo romano della famiglia, i cui membri iniziarono ad occupare importanti cariche ecclesiastiche come quella di cardinale. Grazie ai successi dei vari discendenti della famiglia Salviati, il capitale finanziario aumentò progressivamente e costantemente nel corso dei secoli: questo permise ai Salviati di accumulare un vasto patrimonio principalmente costituito da numerose proprietà immobiliari urbane e suburbane a testimonianza della loro ricchezza e del relativo prestigio sociale. Una di queste proprietà era appunto Villa Salviati, di proprietà del ramo romano della famiglia dal 1490 al 1704, quando gli eredi maschi si estinsero e la proprietà passò al ramo fiorentino.

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A partire dal 1794, con la morte dell’ultimo discendente maschio del ramo fiorentino della famiglia, Villa Salviati subì diversi passaggi di proprietà. Inizialmente fu ereditata da Anna Maria Salviati, consorte di Marco Antonio Borghese Aldobrandini, tanto che la villa per un breve periodo prese il nome di Villa Borghese. Nel 1844 tre fratelli della famiglia Borghese decisero di vendere la villa, assieme al mobilio e alle opere d’arte, all’inglese Arthur Vansittart per la somma di 300.000 lire. Nel 1852 Vansittart vendette a sua volta la proprietà a Giovanni Matteo de Candia, uno dei più acclamati tenori italiani dell’epoca, che vi risiedette assieme alla moglie, il famoso soprano Giulia Grisi. Dopo la morte della moglie Giovanni non riuscì più ad apprezzare la vita a Villa Salviati e la sua situazione patrimoniale peggiorò sensibilmente, obbligandolo a cedere la proprietà. Il banchiere svedese Gustave Hagermann prese possesso dell’immobile nel 1873: tuttavia egli vi risiedette solo per un breve periodo di tempo, dopodiché la villa fu ereditata dalle sorelle Anne e Mathilde. Nel 1901 la figlia di Mathilde vendette la proprietà al ricco uomo d’affari Luigi Giulio Turri e alla moglie Mary Hamlin Everett, figlia dell’industriale e multimilionario americano Edward H. Everett. La famiglia Turri mantenne la proprietà di Villa Salviati per tutto il ventesimo secolo fino all’anno 2000, quando il Governo Italiano acquistò l’immobile per ospitarvi gli Archivi Storici dell’Unione Europea (HAEU), che vi si trasferirono nel 2012 dopo importanti lavori di restauro. In seguito al completamento dei restauri nell’agosto del 2016, Villa Salviati ospita attualmente il Dipartimento di Storia e Civilizzazione (HEC) e il Dipartimento di Legge dell’Istituto Universitario Europeo. Foto 3. Il complesso di Villa Salviati 6


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La Villa Non esiste nessun documento ufficiale in merito alla costruzione originaria di Villa Salviati, ma sappiamo che già in epoca medievale vi si trovava una struttura fortificata, parte di un sistema difensivo dislocato lungo il fiume Mugnone. Probabilmente tra il 1363 e il 1373 l’immobile fu venduto dalla famiglia Carucci alla famiglia Del Palagio per la somma di 4.400 fiorini d’oro: si trattava già di una proprietà piuttosto estesa con diverse fattorie, a testimonianza del fatto che la tenuta era stata trasformata da roccaforte strategica a centro agricolo in cui si coltivavano viti, olivi, alberi da frutto e ortaggi. Tra il 1433 e il 1442 la villa entrò tra i possedimenti della famiglia Montegonzi, che la trasformarono in un palazzofortezza: le torri richiamavano l’originaria funzione difensiva dell’edificio, mentre la struttura della villa e la disposizione delle stanze erano perfettamente in linea con l’estetica dei palazzi di città. Il 9 giugno 1445 Alemanno Salviati acquistò la villa (con tutte le fattorie circostanti, le case coloniche, i terreni coltivati, i vigneti, gli oliveti, i frutteti e i boschi) da Arcangelo di Bartolomeo de’ Montegonzi per la somma di 1800 fiorini d’oro. Nel contratto di acquisto l’edificio è descritto come “unum palatium sive fortilitium cum salis, cameris et volta et aliis suis habituris”. Alemanno iniziò immediatamente i lavori di abbellimento e restauro della villa: la trasformò in un’oasi di bellezza e quiete oltre che in un centro culturale capace di attrarre illustri artisti e di esporre una mirabile collezione di opere d’arte. La ristrutturazione fu realizzata dagli stessi maestri che avevano completato i lavori di ricostruzione nel palazzo cittadino di Alamanno in Via del Palagio a Firenze, per i quali è stato persino fatto il nome del celebre architetto Michelozzo 8

LA PROPRIETÁ

Foto 4. Contratto d’acquisto (1445), riprodotto per gentile concessione dell’Archivio Salviati


di Bartolomeo Michelozzi. Michelozzo, la cui opera più famosa è senza dubbio Palazzo Medici Riccardi a Firenze, aveva lavorato anche in molte delle residenze di campagna della famiglia Medici, come quelle di Cafaggiolo e Careggi, con le quali in effetti Villa Salviati ha in comune molte caratteristiche costruttive. Il nipote di Alemanno, Jacopo di Giovanni, progenitore del ramo romano della famiglia, acquistò infine la villa nel 1490: egli ampliò l’edificio e ne rafforzò l’organizzazione e la magnificenza, tanto che l’aspetto attuale risale proprio agli interventi fatti da Jacopo tra il 1490 e gli anni venti del 1500.

Foto 5. Villa Salviati, il corpo centrale. L’edificio è caratterizzato da un cortile e due torri quadrate, una sulla facciata e una inglobata nell’edificio adiacente 9


Foto 6. Villa Salviati, la Manica Lunga, che originariamente ospitava le stanze della servitù, le stalle e le cucine

Jacopo commissionò le decorazioni scultoree e pittoriche della villa che sono visibili ancora oggi, compresi i tondi di Giovan Francesco Rustici sul fregio del cortile. Nel 1516, in onore delle nozze di sua figlia Maria con Lodovico de’ Medici (meglio conosciuto come Giovanni dalle Bande Nere) Jacopo – egli stesso sposato con Lucrezia de’ Medici – celebrò l’unione delle due famiglie nell’ iconografia ornamentale della villa. Il legame con i Medici tuttavia non costituì sempre un vantaggio per la villa: nel 1529 ad esempio, durante il periodo dell’ultima Repubblica

Foto 7. Camino con lo stemma Medici-Salviati 10


Foto 8. Sala del Torrino, volta decorata con lo stemma che unisce il blasone dei Medici a quello dei Salviati

Fiorentina e il conseguente esilio dei Medici, i sostenitori della repubblica appiccarono il fuoco alla villa, danneggiando la proprietà in maniera considerevole. In seguito a questo evento la villa fu completamente restaurata e ristrutturata tra il 1568 e il 1583: le decorazioni pittoriche furono affidate a vari artisti provenienti dalla bottega di Alessandro Allori, celebre pittore fiorentino, e Giovanni Stradano, un pittore fiammingo che lavorava alla corte dei Medici. Nel XVII secolo furono effettuati molti interventi strutturali e architettonici: tra il 1620 ed il 1650 ad esempio, il Duca Jacopo Salviati ordinò l’esecuzione di diversi abbellimenti decorativi, anche se il suo merito principale fu quello di aver incrementato la collezione di dipinti esposti nella villa. Il duca commissionò molte opere a Francesco Furini, che per un certo periodo risiedette anche in un casolare all’interno della tenuta di Villa Salviati. La collezione di opere d’arte aumentò nel corso dei secoli e comprendeva diversi capolavori di celebri artisti, quali Bronzino, Lippi, Ghirlandaio e Botticelli. A partire dal XVIII secolo l’edificio fu costantemente ristrutturato, rispettando sempre e comunque lo stile originale.

Foto 10. Sala degli Anelli, fregio inferiore con un tipico emblema usato dalla famiglia Medici: l’anello di diamanti e il motto semper

Foto 9. Sala degli Anelli, fregio superiore con lo stemma MediciSalviati 11


Foto 11. Giardino di Villa Salviati con veduta sul centro di Firenze

Giardini Durante il Rinascimento il giardino era considerato parte integrante di una villa e non una semplice appendice, tant’è che era incluso nel disegno generale dell’edificio: per questo motivo, particolare attenzione fu riposta nella realizzazione dei giardini di Villa Salviati. I primi importanti lavori furono eseguiti tra il 1570 e il 1579, quando Alamanno Salviati e suo figlio Jacopo riorganizzarono le aree verdi e le terrazze. A quell’epoca lo spazio esterno era diviso in due aree, separate da un colonnato (di cui possiamo vedere i basamenti ancora oggi): da una parte il prato era usato per ospitare cerimonie, banchetti e tornei, dall’altra i terreni agricoli erano destinati alla coltivazione commerciale di, tra le altre cose, viti, olivi, grano e orzo. Questa separazione rifletteva la moderna convinzione che una residenza suburbana 12

Foto 12. Disegno della statua di Giove, riprodotto per gentile concessione dell’Archivio Salviati


dovesse servire sia per l’otium (piacere) che per il negotium (affari). Alcune vasche di fermentazione e torchi per uva si sono conservati dalle vecchie cantine e possono essere ammirati ancora oggi nel

Foto 13. Disegno di Villa Salviati e dei suoi Giardini sul frontespizio della Relazione e stima della tenuta del Ponte alla Badia (1840), riprodotto per gentile concessione dell’Archivio Salviati

bar della villa. I Giardini furono abbelliti nel 1704, quando la villa passò dal ramo romano a quello fiorentino della famiglia Salviati. Fu realizzato un giardino formale all’italiana, organizzato in forme geometriche con vari elementi di verde (alberi di agrumi, aiuole, alberi da frutto nani) integrati da una fontana centrale e statue. A seguito di questi cambiamenti i giardini attorno alla villa persero la loro funzione agricola per diventare un luogo dedicato esclusivamente al piacere. Il pollaio lasciò il posto alle grotte, e una nuova serra, riccamente 13


decorata con pietre e stucchi, fu edificata al posto delle vecchie stalle. Anche una coffeehouse e una Foto 14. Limonaia (in alto) limonaia furono costruite nel XVIII secolo: mentre la coffeehouse fu successivamente rimossa, la e grotte con giardino limonaia ospita attualmente gli Archivi Storici (in basso)

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Foto 15. Stagno di Villa Salviati

(HAEU). La successiva trasformazione dei Giardini avvenne tra il 1852 e il 1873, quando la villa divenne di proprietà di Giovanni Matteo De Candia. Quest’ultimo fece aggiungere vialetti, scale e terrazze: fu probabilmente in questo periodo che i terreni agricoli dietro la villa furono trasformati in un parco all’inglese, molto di moda nella Firenze del XIX secolo, con spazi aperti, alberi sparsi, aiuole, stagni, percorsi tortuosi e elementi romantici. Il giardino delle rose fu aggiunto dalla famiglia Turri dopo il 1901: tuttavia, dopo la morte di Mary Everett Turri nel 1961, i giardini furono abbandonati, il ché ne alterò l’aspetto in modo significativo. Fu soltanto a partire dal 2000, quando la proprietà fu acquistata dal Governo Italiano, che vennero eseguiti lavori di restauro per riportare i giardini al loro antico splendore.

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Foto 16. Cortile di Villa Salviati 16


EVIDENZE ARTISTICHE

Cortile: Tondi e graffiti Una prima importante opera che delinea il valore artistico di Villa Salviati è il fregio decorato a graffito ed impreziosito da tondi o medaglioni, sculture di terracotta di forma circolare, che si trova nel cortile. Jacopo di Giovanni Salviati, dovendo abbellire il cortile, trovò la sua ispirazione artistica nel cortile di Palazzo Medici Riccardi a Firenze: appropriandosi dello stile mediceo, Jacopo desiderava al contempo stabilire un legame molto forte con la famiglia di sua moglie Lucrezia, figlia di Lorenzo il Magnifico. I tondi originali furono realizzati da Giovan Francesco Rustici tra il 1522 e il 1526, tuttavia, quando la villa fu saccheggiata nel 1529, un paio di tondi furono distrutti e sostituiti da nuovi esemplari alla fine del XVI secolo. Attualmente nel cortile ne sono conservati 13, mentre altri tre sono collocati sopra i portali di ingresso come decorazioni; i temi rappresentati nei tondi sono ispirati all’antico, e sono di natura mitologica. I tondi sono racchiusi in un fregio a graffiti pervaso da molteplici riferimenti alla famiglia Medici.

Foto 17. Cortile, tondo con Apollo e Marsia

Foto 18. Cortile, tondo con Cupido intento a forgiare le proprie frecce 17


Foto 19. Cortile, fregio con anello diamantato e piume di struzzo. Questa immagine ricorrente è l’impresa araldica maggiormente utilizzata nei lavori commissionati dai Medici durante il XV secolo. L’anello simboleggia l’eternità, la lealtà e l’unione, mentre il diamante ha una connotazione divina (secondo l’interpretazione rinascimentale la parola italiana diamante deriverebbe dall’espressione deo amante, ossia “attraverso l’amore di Dio”), le tre piume alluderebbero invece alle 3 virtù teologiche (fede, speranza e carità) oppure alla Santa Trinità

Foto 20. Cortile, fregio con falcone che regge tra gli artigli l’anello diamantato. Si tratta di un’altra impresa frequentemente utilizzata dalla famiglia Medici. Il falco era considerato allegoria del tempo e della prudenza: in questo caso la pergamena è incisa con un motto tradizionalmente attribuito alla famiglia Salviati: iames aultre (jamais autre), ossia “mai (avrò) un altro (padrone)”, alludendo in questo modo alla fedele lealtà nei confronti di una persona. Quest’idea corrisponde perfettamente al carattere del falco, che obbedisce soltanto al suo padrone 18


Cappella La cappella di Villa Salviati, costruita anch’essa al tempo di Jacopo di Giovanni verso il 1515, è un meraviglioso esempio precoce del fenomeno delle cappelle di famiglia private: molto probabilmente Jacopo aveva commissionato la costruzione della cappella per celebrare l’imminente matrimonio di sua figlia Maria con Giovanni dalle Bande Nere. La decorazione stilistica mostra notevoli similitudini con due prestigiose cappelle fiorentine, la Cappella dei Priori in Palazzo Vecchio e la Cappella del Foto 21. Cappella, altare con bassorilievo marmoreo raffigurante l’Annunciazione e tondo con la Vergine e il bambino nella lunetta. Entrambe le sculture sono attribuite a Giovan Francesco Rustici

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Papa in Santa Maria Novella: anche in questo caso Jacopo decise di seguire la moda artistica lanciata dai Medici. La cappella è altresì decorata con emblemi araldici che testimoniano l’unione delle famiglie Medici e Salviati: già prima di accedere alla cappella, l’alleanza Medici-Salviati è visualizzata nello stemma combinato collocato sopra la porta di entrata. Una volta entrati, possiamo notare come sia il soffitto che le pareti siano decorati con diversi emblemi riferiti ad entrambe le famiglie: i Medici sono rappresentati dal loro stemma, dall’anello diamantato con le piume di struzzo e dal falco che afferra l’anello con gli artigli. Tutti questi simboli sono dipinti intorno allo stemma della famiglia Salviati, inoltre i santi rappresentati nei tondi sulla volta sono strettamente legati a nozze che in passato avevano coinvolto membri delle famiglie Medici e Salviati.

Foto 22. Cappella, portale d’entrata sormontato dallo stemma Medici-Salviati 20

Foto 23. Cappella, dettaglio delle pareti con emblemi araldici medicei. La decorazione pittorica è attribuita ad artisti provenienti dalla bottega di Alessandro Allori


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Foto 24. Cappella, dettaglio della volta con i tondi. Secondo una delle possibili teorie i santi sarebbero legati a Jacopo Salviati e Lucrezia de’ Medici, dal momento che si tratta dei santi che portano i nomi dei loro figli. Un’altra ipotesi deporrebbe invece a favore del fatto che questi specifici santi furono scelti in quanto patroni della famiglia Medici 22


Foto 25. Grotte di Villa Salviati

Grotte Le grotte, un elemento tipico dei giardini classici, tornarono molto di moda durante il Rinascimento; eppure fu soltanto alla metĂ del XVII secolo che fu creata la prima grotta artificiale a Villa Salviati, costituita da stalattiti ed elaborati manufatti di rocce spugnose che testimoniano in maniera evidente l’opulenza della famiglia. Il pavimento è composto da piastrelle di terracotta decorate con losanghe di terracotta bianca e strisce a mosaico di ciottoli. Nella prima parte del XVIII secolo un secondo ambiente fu aggiunto alla grotta, con pavimento simile: è decorato in stile barocco con pilastri di marmo rosa e verde, intonaco e affreschi 23


di colore giallo e bianco, pitture murali con soggetti naturalistici (volatili) e decorazioni di rocce e conchiglie. Nel XIX secolo fu costruito un terzo ambiente, a imitazione del secondo per la decorazione pittorica e a stucchi; gli specchi sono incorniciati da vari minerali e le pareti orientale e occidentale sono decorate con pitture raffiguranti paesaggi italiani. Le grotte sono dotate di un sistema di approvvigionamento idrico lungo le pareti, la volta e il pavimento: i giochi d’acqua riproducevano l’idea del movimento proiettando ombre ed esaltando la bellezza e l’intensità dei colori delle decorazioni. Le grotte di Villa Salviati spiccano rispetto a tutte le altre grotte rinascimentali, sia come mirabile esempio di grande valore artistico ed architettonico, sia per le notevoli dimensioni e la loro tarda costruzione.

Foto 26. E’stato suggerito che il terzo ambiente delle grotte possa essere stato aggiunto in onore della visita di Garibaldi a Villa Salviati nel 1866, dal momento che uno dei paesaggi raffigurati mostrerebbe i soldati di Garibaldi schierati in formazione 24


ANEDDOTI STORICI

Visitatori celebri Nel corso dei secoli Villa Salviati ha ospitato numerosi visitatori illustri. Uno dei primi ospiti importanti fu Papa Leone X, figlio di Lorenzo de’ Medici, nel 1515: egli si era recato in visita a Firenze per due mesi al suo ritorno da Bologna, dove si era incontrato con il re di Francia Francesco I per lavorare ad un accordo di pace che avrebbe portato alla firma del Concordato di Bologna del 1516. Durante questo periodo Leone X risiedette presso vari amici e parenti, compresi suo cognato Jacopo di Giovanni Salviati e sua sorella Lucrezia de’ Medici a Villa Salviati. La camera dove egli alloggiò fu ribattezzata Camera del Papa in onore della sua visita. Durante la seconda metà del XIX secolo, numerosi musicisti, pittori, nobili e politici furono accolti a Villa Salviati da Giovanni Matteo de Candia e da sua moglie Giulia Grisi. La loro dimora divenne un centro nevralgico per i sostenitori del Risorgimento, il movimento politico di unità nazionale che portò all’unificazione del Regno d’Italia tra il 1861 e il 1870. Tra gli illustri visitatori vale la pena menzionare Massimo d’Azeglio e Virginia Oldoini, contessa di Castiglione, anche se l’ospite di maggior riguardo fu senz’altro Giuseppe Garibaldi nel 1866, accompagnato dal figlio e dalla figlia. Tutti i contadini e la servitù si riunirono per accoglierlo al grido di “Viva Garibaldi !”, sventolando bandiere italiane e cantando l’inno garibaldino. Garibaldi intrattenne i suoi ospiti con numerose storie sulle battaglie da lui combattute, integrate dalla narrazione del tragico evento della morte della sua adorata moglie Anita. Dopo aver trascorso alcune ore a Villa Salviati Garibaldi ringraziò Giovanni e Giulia per la loro cortese ospitalità, salutò tutti 25


i contadini, che si erano affollati attorno alla sua carrozza per stringergli la mano, e se ne andò in mezzo ad applausi entusiasti ed urla di giubilo.

La sanguinaria Duchessa Veronica Cybo Villa Salviati fu anche teatro della terribile vendetta della gelosa duchessa Veronica Cybo, moglie del duca Jacopo Salviati. Veronica scoprì infatti che il marito la tradiva con una giovane e bellissima fanciulla di nome Caterina Canacci, e per vendicare il proprio onore la duchessa convinse il figliastro di Caterina, Bartolomeo, a perseguire i suoi propositi omicidi. La notte del 31 dicembre 1638 (o 1637 secondo alcune fonti), Bartolomeo e un gruppo di 4 assassini pugnalarono a morte Caterina e la sua dama di compagnia: i corpi delle due povere donne furono smembrati e gettati in parte nel fiume Arno e in parte dentro ad un pozzo, mentre la testa di Caterina fu recapitata alla Duchessa Veronica. La mattina di Capodanno ella presentò a suo marito la testa della fanciulla in un bacile d’argento, nascosta tra la biancheria pulita consegnata settimanalmente a Villa Salviati: secondo la leggenda il duca rimase talmente sconvolto che lasciò cadere la testa, che iniziò a rotolare lungo le scale di Villa Salviati.

La Seconda Guerra Mondiale e il Dopoguerra Nell’agosto del 1944, durante l’ultima fase della Seconda Guerra Mondiale, quando Firenze era occupata dalle truppe tedesche, Villa Salviati offrì riparo a circa 400 sfollati provenienti dai comuni limitrofi, che dormivano su giacigli di fortuna nel cortile e nel giardino; al fine di controllare questo gruppo di persone, quattro soldati tedeschi furono assegnati alla Villa. Numerosi dipinti, con ogni probabilità provenienti da vari musei fiorentini, furono sistemati nel grande salone per 26


Foto 27. Villa Salviati, c. 1850-1865, dalle Collezioni Museali Fratelli AlinariCollezione Malandrini, Firenze, riprodotto per gentile concessione dell’Archivio Salviati

poterli salvare dalle devastazioni della guerra. La popolazione di Villa Salviati fu finalmente liberata alla fine di agosto dalle truppe inglesi, e le forze alleate in seguito decisero di dislocare un contingente militare all’interno della villa. Dopo la fine della guerra pochissime persone poterono accedere ai locali della villa, trasformando Villa Salviati in una delle residenze più misteriose delle colline fiorentine: fu soltanto dopo l’acquisto della proprietà da parte del Governo Italiano che la Villa fu aperta al pubblico. 27


A partire dal mese di ottobre 2012 Villa Salviati è divenuta la sede degli Archivi Storici dell’Unione Europea (HAEU), una risorsa unica per i ricercatori dell’Istituto Universitario Europeo e non solo. Nell’agosto del 2016 i dipartimenti di Storia e di Legge dell’Istituto Universitario Europeo si sono trasferiti a Villa Salviati, perpetuando così la lunga tradizione internazionale dell’edificio.

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VILLA SALVIATI OGGI


Foto 28. Inaugurazione del Centro Alcide de Gasperi da parte del Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, qui con l’ex primo ministro italiano Giuliano Amato, il 6 maggio 2015.

Archivi Storici dell’Unione Europea (HAEU) Gli HAEU costituiscono gli archivi ufficiali per i documenti storici delle Istituzioni dell’Unione Europea, e ospitano inoltre più di 160 depositi archivistici privati di eminenti esponenti politici, associazioni e movimenti europei, oltre ad una collezione di documenti inerenti all’integrazione europea provenienti dagli archivi nazionali e dagli archivi dei Ministeri degli affari esteri. Queste raccolte documentano una parte importante degli sforzi condotti nell’immediato dopoguerra per arrivare ad una reale integrazione e cooperazione europea. Gli HAEU furono creati sulla base di una serie di decisioni della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA) e del Consiglio Europeo nel 1983, al fine di rendere i loro archivi storici accessibili al pubblico; un successivo accordo del 1984 tra la Commissione Europea e l’Istituto Universitario Europeo gettò le basi per stabilire la sede degli archivi a Firenze. I numerosi ricercatori, studenti, visitatori e accademici che si recano a Villa Salviati confermano la grande e ininterrotta vitalità di questo progetto Europeo.

Dipartimento di Storia e Civilizzazione (HEC) Il Dipartimento di Storia e Civilizzazione offre un programma distintivo che enfatizza la posizione dell’Europa in un contesto storico globale che risale fino a più di 600 anni fa. Il Dipartimento mette in primo piano le varie relazioni dell’Europa con il resto del mondo, soprattutto il suo ruolo nelle reti globali del commercio, dell’organizzazione politica, del pensiero sociale e della diffusione della conoscenza scientifica. I professori ed i ricercatori 29


studiano la storia europea in modo comparativo e transnazionale, al di fuori del contesto tradizionale delle narrazioni nazionali. Il dipartimento offre un programma accademico altamente strutturato in cui i ricercatori lavorano a stretto contatto con consulenti accademici e revisori per poter sviluppare e portare avanti i loro progetti.

Dipartimento di Legge (LAW) Il Dipartimento di Legge (e l’annessa Accademia di Diritto Europeo) offre un ambiente vivace e cosmopolita per lo studio del diritto nel suo contesto sociale ed economico. La principale ambizione del dipartimento è di condurre progetti di ricerca inerenti ad alcune delle sfide più significative che l’Unione Europea e il mondo si trovano ad affrontare: definire i termini del dibattito legale e contribuire ad una migliore comprensione del ruolo che il diritto gioca e può giocare nella società contemporanea. Le ricerche del dipartimento si concentrano essenzialmente sul diritto europeo e internazionale: il Dipartimento di Legge offre un programma di dottorato di ricerca strutturato e progettato per formare gli studiosi di domani, un programma di master mirato a rafforzare le abilità di ricerca degli studenti e corsi estivi di diritto europeo e internazionale.

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Autore: Laura Mesotten Tradotto da Laura Bechi Lay-out and graphics: EUI Communications Service Salvo diversa indicazione, tutte le fotografie e i testi in questa pubblicazione sono proprietà esclusiva dell’Istituto Universitario Europeo. © 2019 European University Institute

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