Panorama dell'arte contemporanea in Italia - 2019

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PANORAMA D E L L’A R T E C O N T E M P O R A N E A I N I T A L I A

2019

A cura di Giorgio Di Genova Enzo Le Pera Maurizio Vitiello


Giorgio Di Genova

giorgiodigenova@gmail.com

Laureato in Lettere alla Sapienza di Roma, dove ha frequentato la Scuola di Perfezionamento in Storia dell’arte. Ha svolto un’intensa attività di critico su quotidiani (l’Unità, Paese Sera, Mondo Nuovo), settimanali (Nuova Generazione, Vie Nuove) e di saggista. Ha insegnato Storia dell'Arte contemporanea nelle Accademie di BBAA di Catania, Napoli, Roma e ha tenuto conferenze sull’arte in Italia ed all’estero. Commissario per il Padiglione italiano alle Biennali di Venezia nel 1984 e nel 2011. Ha curato numerose personali ed antologiche di artisti italiani e stranieri. Dal 1972 ha firmato più di 20 monografie e diversi volumi, tra cui Periplo delle peripezie del cosiddetto Ente autonomo la Biennale (Roma, 1972), Il fantastico erotico (Bologna, 1983); e ha scritto diversi saggi sul Futurismo. Dal 1990 ha pubblicato con le Edizioni Bora di Bologna la monumentale Storia dell’arte italiana del ‘900, per generazioni, in 10 tomi.

Enzo Le Pera

enzolepera40@gmail.com

Studi al liceo Telesio di Cosenza e laurea in giurisprudenza a Napoli; ha avuto esperienze come avvocato e come professore nelle scuole pubbliche. Nel 1973 ha fondato a Cosenza la Galleria d’arte Il Triangolo, a cui è subentrato il figlio Giorgio. Ha organizzato e curato oltre 270 mostre dei più grandi artisti italiani e stranieri. Membro o presidente di giuria di vari premi d’arte (Premio Pandosia; Premio Capizzano; Premio Sulmona; Bene-Biennale Benevento; Premio Internazionale Limen Arte). Ha pubblicato: Periscopio sull’arte in Italia (a cura),con Giorgio Di Genova, Romano 2016; Percorsi d’arte in Italia (a cura), con G. Di Genova, Rubbettino 2015, 2016, 2017; Percorsi d’arte in Italia (a cura), Rubbettino 2014; Gli artisti della Calabria, e-book Pellegrini 2013; Mappa degli esperti d’arte e cataloghi generali, Le Nuvole 2006 e successive edizioni in proprio; Enciclopedia dell’Arte di Calabria, Ottocento e Novecento, Rubbettino 2008; La Calabria e l’arte, Dizionario degli artisti calabresi dell’Ottocento e del Novecento, Gazzetta del Sud 2005; Arte di Calabria tra Ottocento e Novecento, Rubbettino 2001; Catalogo degli artisti calabresi dell’Ottocento, Val 1997.

Maurizio Vitiello

mauriziovitiello@gmail.com - mauriziovitiello.cult@hotmail.it

Laureato in Sociologia, è entrato, nel 1976, nell’Amministrazione Statale; da Funzionario Bibliotecario, ha collaborato all’Ufficio Documentazione del Patrimonio Artistico del Museo e Real Bosco di Capodimonte. Da libero articolista ha scritto una lunga serie di riflessioni, articoli, asterischi, saggi, note e considerazioni su varie riviste, settimanali, periodici, quotidiani locali e a diffusione nazionale. Ha curato: oltre 400 personali, rassegne e collettive in tutt’Italia; programmi radiofonici (dal 1976) e televisivi (dal 1980) in emittenti libere; convegni, dibattiti, seminari. Ha tenuto cicli di conferenze e ha moderato presentazioni di libri e incontri culturali. é membro del Direttivo Regionale dell’Associazione Nazionale Sociologi-Dipartimento Campania e Responsabile dell’Area Cultura e Arti Visive, nonché Docente alla Fondazione Humaniter di Napoli. Nel 2004 ha vinto il Premio Sulmona, per la sezione Giornalismo e Critica d’Arte.




PANORAMA D E L L’A R T E C O N T E M P O R A N E A I N I T A L I A

2019 Radici e nomadismi


PANOR AMA

D E L L’A R T E C O N T E M P O R A N E A I N I T A L I A

2019

Volume a cura di Giorgio Di Genova Enzo Le Pera Maurizio Vitiello Progetto grafico e impaginazione: Stefania Maranzano - estefian@libero.it con la collaborazione della Galleria d’Arte Il Triangolo viale Alimena 31 d, 87100 Cosenza, Tel 0984 73633 galleriailtriangolo.com - info@galleriailtriangolo.com Si ringraziano gli artisti per aver fornito i testi e provveduto a realizzare le foto delle proprie opere

© 2019 Grafiche RUBBETTINO Srl Viale Rosario Rubbettino n. 10 88049 Soveria Mannelli (CZ) Tel. +39 0968 6664201 www.rubbettino.it editore@rubbettino.it rubbettinoeditore@pec.it


PANORAMA D E L L’A R T E C O N T E M P O R A N E A I N I T A L I A

2019 SOMMARIO

Testi critici Circolazione delle opere d’arte, profili giuridici di Manuela Bevacqua - Enzo Le Pera Sulle radici e i nomadismi dell’arte d’oggi di Giorgio Di Genova

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Oltre le radici e i nomadismi di Maurizio Vitiello

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Artisti da non dimenticare

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Artisti contemporanei

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GALLERIE D’ARTE

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PANORAMA D E L L’A R T E C O N T E M P O R A N E A I N I T A L I A

2019

testi critici



CIRCOLAZIONE DELLE OPERE D’ARTE, PROFILI GIURIDICI Avv. Manuela Bevacqua Avv. Enzo Le Pera Se l’arte è espressione dell’animo umano, libera e sublime, al tempo stesso essa, per poter assolvere il suo ruolo sociale di comunicazione a vari livelli e di bene comune, deve circolare. Esiste un mercato dell’arte, all’interno del quale a loro volta esistono, necessariamente, delle norme, volte a tutelare l’interesse dell’autore alla salvaguardia della genuinità della propria produzione, ma anche l’interesse generale alla regolarità e correttezza degli scambi commerciali nel mercato delle cose d’arte, anche in ragione degli ingenti spostamenti di ricchezza che il muoversi delle opere d’arte, soprattutto contemporanea, comporta. Tale funzione delle leggi in materia è stata precisata dalla Corte Costituzionale, con la sent. n. 173/2002, con cui ha confermato l’applicazione delle norme sulla contraffazione anche alle opere d’arte contemporanee1. Nel momento in cui si acquista un’opera d’arte, dunque, si creano dei rapporti giuridici e si diventa interessati da altri rapporti giuridici precedentemente creati. Oltre alle norma civilistiche sulla vendita (artt. 1470 ss. c.c.), chi vende l’opera deve rilasciare all’acquirente, ai sensi dell’art. 64 del Codice dei beni culturali, tutta la documentazione attestante la sua autenticità o, almeno, la provenienza dell’opera stessa e la sua probabile attribuzione. Il vulnus sta nella formazione di tale documentazione. Entra qui in gioco la questione inerente i soggetti abilitati ad autenticare e soprattutto a disconoscere l’opera. Innanzitutto, vi è una distinzione da fare: per le opere d’arte classica e moderna, l’autentica viene formata tramite valutazione di esperti, quali storici dell’arte, professori universitari, esperti d’arte di quel dato periodo o autore; per le opere d’arte contemporanea, invece, si pone una nuova distinzione: se l’artista è ancora in vita, nulla quaestio, poiché è diritto esclusivo dell’artista disconoscere un’opera a lui attribuita2 e, al tempo stesso, è semplice ottenere un’autentica direttamente dall’artista, autentica che difficilmente potrà esser messa nuovamente in discussione. Se l’artista, invece, è defunto, le strade per l’autentica si moltiplicano: c’è la possibilità di far autenticare la firma ad un notaio, di ottenere una dichiarazione di autenticità rila-

1 Il Tribunale di Piacenza aveva sollevato, con riferimento all’art. 76 della Costituzione, questione di legittimità costituzionale dell’art. 2, comma 6, del T.U. in materia di beni culturali e ambientali. In particolare, pur avendo la norma riprodotto le disposizioni già contenute nella l.1062/1971, essa non appariva sovrapponibile alla precedente: mentre infatti la disciplina originaria prevedeva come illecito penale la messa in commercio o la detenzione a fini commerciali ovvero l’autenticazione di qualsiasi opera di pittura, scultura o grafica contraffatta o alterata, a prescindere e indipendentemente dall’epoca in cui l’opera fosse stata realizzata o dal fatto che il suo autore fosse vivente o meno, l’art. 2, comma 6, del TU, prevede espressamente che “non sono soggette alla disciplina di questo titolo, a norma del comma 1, lettera a), le opere di autori viventi o la cui esecuzione non risalga ad oltre cinquanta anni”. La Corte Costituzionale adita ha risolto il problema affermando la continuità normativa delle leggi susseguitesi in materia. 2 Tuttavia, ci sono state controversie che hanno coinvolto anche gli stessi artisti circa la paternità di loro opere. Il più eclatante fu il caso di De Chirico, che venne accusato di dichiarare non autentiche alcune sue opere allo scopo di creare incertezza tra critici e commercianti. Il dipinto Piazza d’Italia (souvenir d’Italie II) del 1913, definito da lui “una grottesca copia”, fu l’oggetto di un processo lungo dieci anni che in primo grado vide sconfessata la dichiarazione negativa dell’artista, decisione poi ribaltata nel grado successivo.

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sciata dal gallerista-venditore, di avere un’autentica firmata da un esperto d’arte o un’autentica rilasciata dagli eredi del defunto o, ancora, dall’archivio delle opere dell’autore. La legislazione è, sul punto, evidentemente disorganica e lacunosa. La legge sul diritto d’autore, n. 633/41, attribuisce ai familiari ed eredi dell’autore tutti i diritti che quest’ultimo aveva sull’opera. Ma anche gli esperti d’arte hanno il diritto di autenticare opere, in virtù della c.d. legge Pieraccini, n. 1062/1971, che introduce gli attestati di autenticità e il reato di contraffazione. Le case d’aste, poi, hanno l’abitudine di indicare degli autenticatori di riferimento per gli artisti. Se, da un lato, gli esperti “dovrebbero proteggere la genuinità del mercato dell’arte”3, espletando il loro lavoro di autentica con coscienza e professionalità; dall’altro i familiari eredi degli artisti non sempre hanno le competenze per poter espletare tale compito. Di fatti, “è il mercato che determina l’esperto e l’expertise è, appunto, un parere”4. Anche dal punto di vista strettamente processuale, tale normativa bicefala crea non pochi problemi. È indubbio che chi si trova nella condizione di ritenere di aver acquistato un falso abbia diritto, civilmente, al rimborso della somma pagata e al risarcimento del danno subito in ragione delle norme sulla vendita e sulla responsabilità contrattuale ed extracontrattuale del codice civile, ma stabilire nel processo la paternità dell’opera non è cosa semplice. Ai sensi dell’art. 9 della l. 1962/1971, infatti, il Giudice, nello stabilire se l’opera è o non è un falso, si avvale dei periti iscritti all’apposito Albo e, in assenza di quest’ultimo, deve servirsi di periti indicati dal Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca e, se trattasi di opere contemporanee, deve assumere come testimone l’autore cui l’opera è attribuita. Se l’autore è defunto, la testimonianza verrà chiesta agli eredi. La giurisprudenza in materia è copiosa e ondivaga. Alcuni esempi. Il Tribunale di Milano con una prima sentenza, dell’ 1/7/04, ha sancito la necessità di riservare l’attività di autentica ai soli eredi e, con una seconda, del 13/12/04, ha affermato che solo l’autore può disconoscere opere a lui attribuite e che se la Fondazione, dall’autore stesso creata a tale scopo, disconosce autentiche rilasciate da esperti, incorre nel reato di diffamazione. Il Tribunale delle imprese di Milano, con una sentenza del 2014 mai impugnata, ha affermato che non si può impedire alle fondazioni di rilasciare certificazioni, ma queste non possono presentarsi come l’unico organo deputato a farlo. Ancora, la Cassazione civile, a conclusione del c.d. caso Bacosi, in conferma della sentenza della Corte d’Appello, ha dato valore probatorio definitivo alle certificazioni emesse dalla allora Fondazione Mario Schifano in ragione della indiscussa competenza dei membri del comitato scientifico. Ma la stessa Fondazione Mario Schifano è stata al centro di una lunghissima querelle giudiziaria che ha visto suoi antagonisti processuali proprio gli eredi dell’artista. In verità, la Fondazione era stata creata dalla moglie di Schifano, Monica De Bei, per raccogliere, autenticare e archiviare le opere del defunto marito. Nel tempo, tuttavia, i rapporti si deteriorarono e la signora Schifano arrivò a citare in giudizio

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Così Fabrizio Lemme, introduzione a E. Le Pera, Mappa degli esperti d’arte e cataloghi ragionati, 2015.

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E. Le Pera, ibidem.


la Fondazione per ottenere l’inibitoria alla certificazione delle opere e all’utilizzo del nome del marito nonché alla pubblicazione di raccolte e cataloghi delle sue opere. Dal lungo susseguirsi di sentenze in vario grado e in diversi giudizi, è utile estrapolare degli stralci, che chiarificano l’orientamento giurisprudenziale sulla materia e danno una lettura coerente delle norme: “considerato la notorietà e il valore dell’artista, gli eredi dello stesso non hanno alcun diritto di inibire a chicchessia lo svolgimento di serie attività di studio e divulgazione delle opere delle quali è legalmente attribuita la paternità a Mario Schifano ed è ovvio che per svolgere tale attività l’uso del nome dell’artista è indispensabile” (Corte d’Appello di Roma, sent. n. 3657/10). Non, però, nella denominazione dell’ente. Ed è così che la Fondazione Mario Schifano diventa Fondazione M.S. Multistudio, pur continuando la sua opera di archiviazione e autenticazione delle opere dell’artista. “Non può impedirsi a qualsiasi esperto la possibilità di attribuire un’opera a un determinato artista” e “non si può impedire la pubblicazione per scopi non economici di ciò che di un determinato artista si possiede” (Trib. delle imprese di Milano, sent. n. 5552/14). Ad oggi, coesistono la Fondazione M. S. Multistudio e l’Archivio Mario Schifano, fondato nel 2003 dalla moglie e dal figlio dell’autore. Entrambi raccolgono, catalogano e attestano la paternità delle opere dell’artista, e le dichiarazioni rilasciate hanno pieno valore. Nessuno dei due ha infatti un diritto esclusivo di attribuzione delle opere al defunto artista. Non è tuttavia certo che abbiano lo stesso potere di disconoscere opere già attribuite dall’altro o da terzi. Il caso Schifano è paradigmatico della complessa applicazione delle regole di diritto nel mondo dell’arte. Forse perché l’arte, multiforme, in continua evoluzione, emotiva, soprattutto libera, mal si adatta al mondo rigido del diritto. “Il compito attuale dell’arte è di introdurre caos nell’ordine”5.

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T. W. Adorno, Minima moralia. Interpretazioni della vita offesa, Einaudi, 2015.

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SULLE RADICI E I NOMADISMI DELL’ARTE D’OGGI Giorgio Di Genova

L’arte odierna è figlia di quella del secolo scorso, che è stata caratterizzata da una frantumazione del linguaggio cosi varia e variegata, anche nelle tecniche, al punto che, a differenza dei secoli precedenti, nei quali era vigente un linguaggio (il Gotico nel Trecento, il Rinascimento, nel Quattrocento, il Manierismo nel Cinquecento, il Barocco nel Seicento, il Rococò grosso modo nella prima metà del Settecento, cioè fino a quando venne sostituito dal Neoclassicismo) per il '900 non si può indicare una sua koinè connotativa. In verità ciò è stato anticipato nel corso dell’Ottocento, durante il quale si sono succeduti Romanticismo, Verismo, Realismo, Impressionismo, Macchiaiolismo, Neoimpressionismo o Pointillisme, Divisionismo, Simbolismo. Come mai così tante e diverse tendenze? A causa del mutamento del ruolo dell’arte nella società. Infatti è nell’Ottocento che la produzione artistica, sia per l’industrializzazione sia per l’avvento della fotografia e per varie altre situazioni, ha perduto la sua collocazione organica alla società, durante la quale gli artisti lavoravano solo su commissione (Chiesa, regnanti, borghesia, commercianti) ed a nessuno veniva in mente di dipingere se non per commissione, come documenta la famosa lettera che Domenico Veneziano nel 1438 scrisse a Lorenzo dei Medici, proponendosi come “bravo dipintore” per ottenere commissioni a Firenze, dove appunto l’anno successivo si stabilì per le commissioni ricevute. Se nel Quattrocento e nei secoli seguenti dipingere per proprio conto era inconcepibile, ciò divenne possibile e poi usuale allorché venne meno la funzione sociale della produzione artistica e per tale motivo dall’Ottocento l’artista cominciò ad acquisire una personale libertà espressiva, divenendo il committente di se stesso, per così dire. I nomadismi espressi e tecnici cominciano da quel momento, incidendo sul linguaggio in modo talmente progressivo da determinare nel '900 una vera babele linguistica e tecnica, in altre parole una frantumazione del linguaggio che oltre alle specificità espressive coinvolse anche la compattezza delle immagini a partire dalla scomposizione cubista. Per orientarsi nella sterminata babele dei linguaggi attualmente in atto è necessario dotarsi di una bussola storica e conoscitiva, perché il panorama dell’arte odierna è diretta figliazione della frantumazione del linguaggio avvenuta nel corso del '900. Ed è per tale motivo che la propongo qui di seguito, appunto come utile bussola per orientarsi nel panorama artistico attuale, che, seppur con qualche nuovo apporto, resta una logica conseguenza della frantumazione linguistica del secolo scorso.

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Avanguardie: 1905 Fauvismo; 1905 Espressionismo; 1908 Cubismo; 1910 Futurismo (from Divisionismo, Espressionismo e Cubismo), da cui nascono; Raggismo; Costruttivismo; Suprematismo; Vorticismo (1913-15); 1910 Metafisica; 1910 Astrattismo (poi Neoplasticismo, 1917; Concretismo, dal 1924); Prima guerra mondiale: 1916 Dadaismo; Primo dopoguerra: 1920 Surrealismo (Arte fantastica, visionaria); Rappel à l’ordre (diffuso nel mondo come documenta la mostra Les Réalismes: Parigi, 1981); 1922 Novecento Italiano; Realismo socialista (URSS); Secondo dopoguerra: Informale (art autre: materismo, gestualismo, segnismo, tachisme); Neocubismo; Neorealismo; Spazialismo; Arte cinetica (from Futurismo); New-dada; Happening; Situazionismo; Body art; Fluxus; Art & Language; Pop art; Op art; Arte psichedelica; Iperrealismo; Nouveau Réalisme (Pierre Restany); Minimal art; Film d’artista e videotape; Video arte; Funk art; Pattern art (frattali); Poesia Visiva; Mec art; Mail art; Arte Povera (Celant); Arte concettuale; Comportamento; Performance art; Olografia; Arte ambientale; Land art; Neon art; Transavanguardia (ABO); Graffitismo; Neoinformale; Computer art; Post Human; Pittura-pittura, o Pittura analitica; Anacronismo (Calvesi); Narciso arte (Di Genova); Pittura Colta (Mussa); Citazionismo; Nuova Maniera (Gatt); Nuovo Futurismo (Inga-Pin); Nuovi Nuovi (Barilli); Magico Primario (Caroli). Negli ultimi due decenni del '900 numerosi artisti si sono cimentati in vari periodi in alcune tendenze diverse, spesso alla ricerca di un personale ubi consistam, ma non di rado per seguire quelle più di moda, tanto che, quando scrivevo i due tomi dedicati ai nati negli anni Quaranta, proprio per tali trasformismi linguistici, che spingevano addirittura nello stesso decennio taluni artisti a passare dalla pittura iconica all’informale o viceversa, mi vidi costretto a parlare di nomadismo linguistico. Dal 2000 le cose sono un po’ migliorate in quanto la maggior parte degli artisti hanno trovato il proprio ubi consistam, anche se le tendenze citate spesso sono riecheggiate nell’ambito delle ricerche individuali. Si sa, l’arte nasce dall’arte e quindi nel passato ciascuno può trovare gli alimenti utili al proprio discorso, sia quando si tratti di artisti dal temperamento grafico, come Emanuele Grassi, Alessandro Cignetti, Mauro Molinari, o di artisti dal temperamento pittorico, che possono spremere dal materismo informale un esprit de géométrie per qualche verso memori del neoplasticismo, com’è avvenuto a Renzo Eusebi. Allo stesso tempo si possono riscontrare riverberi di modalità neorealiste nella pittura engagé di Renato Tagliabue, mentre nella produzione di Maria Camilla Pallavicini non è difficile individuare impulsi del segnismo con qualche tentazione gestuale. Tuttavia in taluni casi non è possibile inquadrare pienamente il linguaggio dell’artista, senza tener conto degli esiti linguistici del passato. Ed è così per la pittura di Stelman, che è il più eclatante esempio di come la lezione del Cubismo abbia potuto ispirare creativamente una originale declinazione del-

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la frantumazione del linguaggio. E mi fermo a queste scarne indicazioni, che spero possano essere guida per individuare in tutti gli altri artisti documentati in questa pubblicazione quanto la loro arte si sia alimentata dall’arte del passato. Ma possibile che nel presente millennio non ci sia proprio nulla di nuovo? Non è così. Infatti in questi anni la novità più eclatante è l’approdo per merito dello scultore Marco Manzo del tatuaggio nei ’sacri’ territori dell’arte. è questo l’ultimo sasso lanciato nel mare magnum contemporanea. Nella mia lunga storia di insegnante ho imparato che non sempre è proficuo, né utile spiegare tutto, ma che talvolta è più utile offrire basilari indicazioni in modo che ciò che si dice faccia da stimolo al personale intendimento. Per tal motivo mi sia permesso di lasciare alla capacità di analisi e lettura dei linguaggi individuali di ciascun fruitore affinché attraverso la propria intelligenza riesca ad individuare le ulteriori scoperte relative a quanti e quali alimenti si sono nutriti gli artisti qui documentati. Sono persuaso che solo per tali vie non solo si apprende in maniera non occasionale, ma nel contempo si cresce culturalmente.

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OLTRE LE RADICI E I NOMADISMI Maurizio Vitiello

Dopo la serie ’Percorsi d’Arte in Italia’, dal 2014 al 2018, abbiamo proseguito, nel 2019, ascoltando l’insistente e pressante richiesta di molti artisti, con ‘Panorama dell’arte Contemporanea in Italia’, grazie a Rubbettino Editore, sempre sensibile alle vicende della storia dell’arte e ai fatti d’arte contemporanea. L’arte in Italia riesce con varie manifestazioni, da ’La Biennale di Venezia’, alla 58esima edizione, al ’Premio Sulmona’, ormai alla sua 46esima edizione, a far filtrare componenti vitali. Riuscire a riunire e a disporre in rassegna una consistente platea di artisti e di artiste di varie regioni italiane, ma anche di stranieri residenti in Italia, è disposizione informativa di base in cui sono contemplate sequenze contemporanee di multiple e variegate considerazioni. Questa pubblicazione, che segue idealmente un appuntamento ormai fisso con il mondo dell’arte, ha il merito di fissare una memoria, seppur breve, ma, comunque, memoria su artisti e artiste in attività. Nonostante tv, di stato e commerciali, social, da FB a Instagram, e siti web, presenti in Internet, la carta stampata resta presidio, di sicura presa e di facile leggibilità. Un libro, un bel libro, si può portare dietro e far viaggiare; fa compagnia e si può mostrare, velocemente; quindi, non c’è bisogno della rete, né del computer e né del cellulare, ormai ’tuttofare’. Il ripristino di una memoria cartacea favorisce la conversazione e fissa immagini e perlustrazioni riflessive. Con un’ampia gamma, dalla fotografia alla grafica, dalla pittura alla scultura, dalla ceramica alla digital-art e altro ancora, vediamo in elenco nomi storici, consolidati ed emergenti; insomma, un insieme di articolate produzioni sono manifestate e si comprende bene che la creatività non è mai scemata, anzi nei momenti di crisi segnala algoritmi di passioni, e le procedure artistiche seminano interessi traslati, quanto simbolici, metaforici, allegorici, … Nell’accogliente ’repubblica delle lettere e delle arti’ si manifesta, anche vibratamente, per ribadire l’abbraccio consistente col futuro, esigenza indissolubile, perché le idee maturino per incontrare l’altro e per cementare una socialità condivisa. è una chiara declinazione operativa, aperta a vari codici linguistici, che intende, in particolare, promuovere, potenziare e valorizzare la percezione dell’attualità, con tutte le sue speranze e con tutte le sue sfaccettate complessità. Si avverte, da parte degli artisti e delle artiste, che c’è voglia di concretizzare, di motivare e di attivare un’attenzione sulle produzioni recenti, che, ribadiamo, sono realizzazioni che rientrano in un noto e largo spettro di partecipazione visiva per stimolare anche un mercato dell’arte, ancor fermo in questo momento, dopo una fortissima fase calante.

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S’intuisce un bisogno pressante, vivo, di proporsi e di relazionarsi, tout-court, per comprendere meglio la situazione attuale. Insomma, dialogare è sempre positivo ed è naturale convenienza sociologica e la vena, corsiva e pervia, di questa pubblicazione offre la possibilità di dibattere e di confrontarsi, sino a irrobustire, in modo congruente, uno spirito attivo e costruttivo. Esiste una linea sociale da cui emerge una gran voglia d’incontrarsi e la solida concretezza dell’evento-libro permette di afferrare e cogliere coniugazioni di codici diversi, perché sono state prese in considerazione segmenti espressivi di lavori dal figurativo all’informale, dal surreale all’astratto-geometrico e etc. ... Gli artisti e le artiste vivono di rimbalzi e di passioni visive e sanno che le loro opere, preparate nel chiuso degli studi, da cui passano condensati di vita e diversificate riflessioni e interpretazioni sul mondo, devono essere esposte, lette, raggiunte. I loro lavori sono incendi dell’anima e costruzioni d’intelletto e perciò si pongono come fuochi attivi di conversazioni e di tagli di valutazioni, giudizi, opinioni. Le loro opere, dalle tecniche miste alle rese fotografiche e sino alle più diverse declinazioni, si pronunciano e, così, l’emozione prende voce; raccoglierle in una retta comprensione appare, quindi, opportuno. Le percezioni della comunità artistica e i livelli cultural-sociali d’acquisizione di dati etici, collettivi ed estetici potranno essere sempre migliorati, anche a livello empatico. Ovviamente, la vendita-top di Jeff Koons è capitolo a sé, tra economia di settore e mirata (spregiudicata?) speculazione. Da ricordare che il celebre coniglietto in acciaio di Jeff Koons, che simula un giocattolo gonfiabile, è stato venduto per 91,1 milioni di dollari. Si tratta della scultura del 1986, intitolata ’Rabbit’, che è stata battuta all’asta da Christie’s a New York diventando, di colpo, l’opera più pagata della storia tra gli artisti tuttora in vita. Il dipinto ’Ritratto di un artista’ di David Hockney, venduto, sempre da Christie’s, nel novembre 2018, per 90,3 milioni, deteneva il primato. Faceva parte della collezione dell’editore di Conde Nast, S.I. Newhouse ed era partita all’asta da 50 milioni di dollari. Il gallerista Robert Mnuchin, ex-banchiere e fondatore della Mnuchin Gallery al 45 East 78th Street, a New York., padre dell’attuale ministro del Tesoro USA, Steven Mnuchin, presente in sala, ha vinto il match d’asta, accaparrandosi l’iconico coniglio di Jeff Koons, al colpo di martello di 80 milioni di dollari (91.075.000 con i diritti). Si sa che l’artista è apprezzato dalle stars e dalla upper-class statunitense; è diventato motivo di culto, Jeef Koons è, da tempo, ritenuto, sotto il profilo del fronte neo-pop, l’erede di Andy Warhol, re indiscusso della pop-art. Fondamentalmente, le sue elaborazioni, specchiano le banalità quotidiane e le sovrabbondanze del gusto e del giro consumistico. A inizio aprile Jeff Koons aveva segnalato la chiusura del suo spazio artistico a Manhattan entro la fine del 2019 e aveva dichiarato, alla soglia dei 64 anni, che voleva creare arte solo per sé e per la sua famiglia e che un’epifania religiosa l’aveva portato a questa svolta necessaria. Da ricordare che un’altra sua opera, il ’Balloon Dog’ di colore arancio - scultura a forma di cane, alta tre metri e lunga quasi quattro, che sembra un palloncino gonfiabile, ma che è realizzata in acciaio rifinito a specchio - era stata venduta a 58,4 milioni di dollari nell’asta di Christie’s del 12.11.2013, sempre a New York. Jeff Koons, nel 2002, era quotato sui sei milioni di dollari ed è ora arrivato a cifre impensabili. L’artista è molto famoso anche in Italia; si ricorda il matrimonio e il divorzio con Ilona Staller, pornostar e parlamentare, nota come Cicciolina.

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Sposato dal 1991 al 1992, ha avuto un figlio; in quel momento generò dei ’Balloon dogs’, realizzati in cinque colori diversi. L’anomala top-performance di Jeff Koons rientra nel boom estremo registrato dal mercato globale dell’arte, ormai senza più paletti. Ritornando ai nostri artisti, considerati nel presente volume, ben si comprende che c’è volontà di inserire una pratica e utile spina per poter produrre riflessioni, varie e diverse, sulle facce alternate del mondo e anche per dialogare, tra le pagine, quasi in una prossimità fisico-cartaceo. La info-proliferazione del nostro mondo, ormai ’glocal’, riesce a percepire, grazie ai sistemi evoluti e alle nuove programmazioni mass-mediatiche il piccolo e il grande, le radici e i nomadismi, nonché le trasformazioni mondiali. Chi fa affidamento alle strutture neo-mediali deve tener conto che non sempre tutto è vero, il fake è in agguato. Le fake-news sono sempre aggressive e in attacco e, allora, la padronanza sociologica dei mezzi deve essere sofisticata, deve esserci grande preparazione di base. Raggruppare le dimensioni culturali diventa urgenza esistenziale e motivo di dimensione cognitiva, intendendo una sensibilità umana acuta, che copra gli eventi e le trasformazioni in atto, sempre più velocizzate. Se ci si vuole informare il gioco non è semplice, affatto. Le piattaforme, dall’editoria di nicchia alle sviluppate capacità di implementazione, da Wikipedia ai siti web di qualsiasi parte, offrono info su info... Il distinguo, quindi, diventa necessario, obbligato, incontrovertibilmente ago di coscienza; quindi, preparazione, maturità, consapevolezza diventano gli argini culturali per poter apprezzare la veridicità delle informazioni. Ma bisogna guardare, ancor di più, l’intelligenza artificiale come compagno di strada delle analisi del vivere e dell’accompagnamento esistenziale, non solipsistico e/o autoreferenziale, bensì comunitario. L’aderenza al nostro comportamento o con la razionalità del comportamento umano delle soluzioni dell’intelligenza artificiale ci fanno comprendere che sono associate, per riverbero, alle scienze cognitive e alla logica. L’immissione dei dati è di fonte umana e la fonte informatica riesce a doppiare, a livello hardware e nella programmazione software, le capacità dell’uomo, che vengono indirizzate a svilupparsi in tempi rapidissimi. Le conoscenze che si possono estrapolare risultano, fondamentalmente, da interpretare e sono e saranno sempre cognizioni, che devono essere, selettivamente, rapsodiche. In realtà deve, sempre, esserci una rete di plasticità interpretative sull’offerta dell’intelligenza analitica dell’uomo e di quella artificiale. Il notevole incremento e la forte espansione della comunicazione sul corrente materiale d’arte contemporanea, che potrebbe diventare, in un futuro assai prossimo, patrimonio davvero consistente, è un’imprescindibile e giusta dotazione sia di posizioni concettuali e sia di valutazioni critiche, che permetterà di inquadrare, nonostante le differenziate problematicità valutative, le sollecitazioni attuali e gli sviluppi del modo di concepire e valutare l’arte. In conclusione, questa pubblicazione è orizzonte esclamativo di artisti e artiste di diverse generazioni e latitudini, nonché estensione esplicita di sequenze di una storia dell’arte recente, ancora tutta da definire e comprendere, e sollecita teoria di conoscenza di gemmazioni.

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artisti da non dimenticare

Gabriella DI TRANI Otello FABRI Emanuele Grassi STELMAN Antonio ZANCANARO


Gabriella DI TRANI Nata a Parma, ha compiuto gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Espone dal '77: linguaggio visivo da Luna Park metropolitano, con allusioni metaforiche e implicazioni ironiche mediate dal linguaggio Pop americano, e dalla comunicazione della cultura di massa dei nuovi media. Dipinge su supporti a forma di trittico, di libri di legno, su tele utilizzando materiali diversi con cui realizzare un lungo racconto nel tempo e nello spazio, narrato attraverso quadri, installazioni, performance e con le Macchine del Tempo sperimenta anche una dimensione virtuale dell’immagine. Già nei primi anni '80 concepisce le proprie esposizioni come eventi artistici totalizzanti, in cui le opere pittoriche si accompagnano a performance e musiche coerenti al tema dell’esposizione inserisce nel contesto artistico, performance il cui senso visivo e musicale coerenti al tema dell’esposizione. Nel corso del tempo la sua idea di evento espositivo si amplifica ulteriormente estendendosi dalla pittura alle proiezioni video, oltre che alle installazioni, usando sistemi illuminanti dello spazio sempre più complessi, così da sviluppare nello spettatore percezioni plurisensoriali disposte a superare la certezza dei confini stabiliti. Gabriella con le sue opere ha sempre messo in evidenza situazioni fortemente contrastanti, adottando un linguaggio allusivo fatto di colori cromaticamente squillanti. La quotidianità dell’esistenza diventa spunto per creare immagini mediate dal linguaggio di potente impatto dei messaggi pubblicitari. Fulmini ed eroi dei fumetti si compongono in un caledoscopico puzzle con frammenti di ricordi e di opere d’arte icone dell’immaginario collettivo, dando luogo ad una personalissima sperimentazione artistica, che allinea nello stesso piano, espressioni alte e basse dell’arte.

Referente per l’artista: Luigi Domenicucci Tel. 335 371357 Roma - Via Laurentina, 624 gditrani-gditrani@usa.net www.gabrielladitrani.it

Il giardino delle delizie 2012 Prato, fiori artificiali,copriwater, collages cm 250x300x300

Autobiografia di alice ddt 1977, Polimaterico su legno cm 85x240

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Ha lavorato all’Istituto di Anatomia di Parma, illustrando testi scientifici. Negli anni 77/79, collabora con una equipe di psichiatri all’Ospedale Santa Maria della Pietà, per la cura dei malati attraverso pittura e performance. É Ideatrice grafica presso il Teatro di Roma.. Oltre a diverse esposizioni in Italia e all’estero, ha partecipato, al Polisgramma Gruppo 12; è intervenuta a progetti multimediali col Gruppo Sinestetico. è presente ad Opera Bosco, a Calcata. Fa parte delle Associazioni Arte Fuori Centro a Roma. Con Milan Art Center ha partecipato a ‘camera 312-promemoria per Pierre’, a cura di R. Maggi, alla 52. Biennale d’Arte di Venezia (2007). Allo studio Arte Fuori Centro, nel 2009, presenta l’installazione ‘Sanmicheleinisola’. e nel 2010, la performance ‘Sessanta secondi, ma tutti primi’ al Martrovereto a cura di BAU. Nel 2011, presentata da Giorgio Di Genova, ha partecipato al Padiglione Italia, 54. Biennale di Venezia a cura di Vittorio Sgarbi. Nel 2012 espone allo studio Arte Fuori Centro, Roma, Il Giardino delle Delizie, installazione, a cura di L. Rea, testo critico di G. Di Genova. Nel 2013, al Lavatoio Contumaciale, Roma, presenta Forme Segni Segnali, a cura di B. Menna. E nel 2014 realizza la video installazione ad Arte Fuori Centro Dal Mito di Serapide all’Allegoria della Prudenza. Ultime esposizioni:, nel 2016 L’Archeologia dell’Io a Tolfa. Nel 2017 ‘Codex’ a Napoli, Terra Madre Terra in varie sedi, La Biennale del Libro d’Artista a Napoli, Diaspora a Palermo, e la XIV Rassegna d’Arte Città di Bozzolo, Bozzolo. Nel 2018 espone alla Pinacoteca di Gaeta nella collettiva Diversi gradi di Percezione, ad Arte Fuori Centro in Duetti per Gabriella, a Milano a Circuiti Dinamici testi, testimoni, testimonianze, Salerno III Biennale d’Arte. Ad Arte F. Centro L’Autobiografia di Alice DDT, Roma. Allegoria della Prudenza trittico - 1995 Acrilici e pastelli a cera su legno cm 85x150

Espiazione Eva 1 1983, Acrilici su legno, cm 100x80

Il più ignobile e Macchina del tempo 2007/2011, Polimaterico, cm 98x196x26

Sanmicheleinisola 2009, Installazione - suoni e luci, cm 300x300x750

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Otello FABRI Terni 1919 - 2001

Nato a Terni nel 1919, Otello Fabri è uno di quei rari artisti che si sono formati nella bottega di tipo antico piuttosto che in una scuola, modellando stucchi, copiando o inventando fregi, rosoni, capitelli, prima a Terni, sotto la guida paterna, poi, nel 1935 - 36, a Roma in una di quelle botteghe di formatori e stuccatori, imparando il disegno sia dal vero che di inventiva. Si appassiona presto alla pittura e all’incisione, individuando nel disegno la base del proprio lavoro. Questa formazione giovanile sta alla base della sua pittura, poiché egli costruisce, modella, con un impianto che è sempre solido, anche quando è soltanto il segno senza chiaroscuro a creare l’immagine, anche quando il colore si sfuma in tonalità variate. Nel 1940 - 45 la parentesi bellica lo tiene lontano da ogni attività. Avuta la fortuna di ritornare, lavora sempre in silenzio, con serietà e coerenza, alla ricerca di quel linguaggio che ha saputo rendere così personale ed immediato. La pratica squisitamente postmoderna della citazione e contaminazione dei generi, dei linguaggi e in certa misura degli stili, intesi quali elementi costitutivi del lessico e della sintassi figurative, come a significare che l’arte nasce dall’arte, è la peculiarità che attraversa pressoché intero il suo lungo percorso creativo. Si spegne nel 2001. Nel 1972 l’amministrazione civica di Terni gli ha conferito una medaglia d’oro. Nel 2013 il Comune gli ha intitolato ’Largo Otello Fabri’ nel centro storico della sua città.

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Referente per l’artista: Franco Fabri Terni - Via Marche, 29 Tel 320 3540341 fabrifranco1@gmail.com

Figura sul divano 1970, Olio su tela, cm 120x150


Venezia e notte 1991, Olio su tela, cm 145x107

Figura seduta 1962, Olio su tela, cm 79x59,5

Dopo i giovanili inizi di stuccatore sotto la guida paterna e dopo l’intervallo degli anni di guerra, magri d’arte, è vissuto di pittura e per la pittura immerso nel suo fare coerente dentro un continuum di olio, pastello, acquaforte, acquatinta, matita, xilografia, puntasecca, inchiostro, penna biro e all’interno di un furor segnico e cromatico di accese, dinamiche e improvvise illuminazioni. Fabri è il poetico costruttore di fiabeschi paesaggi e di incantati (e disincantati) interni, ma il suo universo visivo non sarebbe così lirico ed eccellente qual è se non avesse a leitmotiv, sovranamente seducente, l’eterno femminino, la sua grazia e la sua materna tenerezza, venata di erotismo lieve, di esotismo, di ricordi letterari. Nella donna Fabri proietta il suo mondo interiore, con essa cerca rapporti ideali, pur apparendogli sempre qualcosa di difficilmente comprensibile, qualcosa di ambiguo. E questa policroma galleria di figure femminili la costruisce sia nel disegno, sia sulla tela ad olio, sia attraverso la leggerezza dell’acquarello e la morbidezza dei pastelli. Nell’universo femminile il colore diventa sensazione, carne, luce e calore tiepido. Le forme opulente acquistano una loro interiore freschezza e i visi tenui e delicati paiono vibrare di profonda umanità. C’è in Fabri una indubbia cultura pittorica, non semplici derivazioni esteriori ma conoscenze sedimentate, assorbite, che sono diventate cultura, ossia che sono entrate a far parte della sua personalità. In lui tutto si trasforma in pittura: in composizione, in linea, in forme, in colore. Fonde, in una forte soluzione estetica, il segno limpido e lineare con un colore caldo, acceso, luminoso, espresso anche negli intensi pastelli, negli acquarelli e nella cospicua opera incisoria. L’inconfondibile segno, la linea fluente, il colore comunicano un senso incontenibile di espansività pittorica. La sua opera, anche incisoria, legittimamente si colloca tra le più considerevoli del secondo Novecento italiano. Interno 1978, Olio su tela, cm 100x80

Figura 1985, Olio su tela, cm 100x70

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Emanuele Grassi Trieste 1932 - Grottaferrata (RM) 2007

Per intendere la sua opera è opportuno conoscere la sua formazione: le ascendenze austro-ungariche, il protestantesimo familiare, gli studi classici e filosofici, la frequenza dei corsi estivi di Kokoschka a Salisburgo, lo studio delle tecniche dell’arte contemporanea, la collaborazione con Corrado Cagli, l’esperienza anacoretica, i contatti con la cultura orientale, l’interesse per il racconto biblico. Nel tempo la sua ricerca si concentra sul disegno monocromatico a china su carta. Dal 1958 al 1962 espone prevalentemente in Germania. Trascorre poi alcuni anni sul Monte Athos, un’esperienza spirituale testimoniata dai suoi diari, in parte pubblicati, e anche un’iniziazione alla pittura bizantina. Dal 1965 al 1979 espone in personali e collettive a Roma, Milano, Firenze. Una prima antologica ha luogo a Roma, a Palazzo Braschi, nel 1972. Negli anni Ottanta si trasferisce in Grecia. Tornato in Italia pubblica saggi e tiene conferenze sull’arte bizantina e il Monte Athos. Pur continuando a produrre, si allontana dal mondo dell’arte e delle gallerie, e collabora con alcune comunità di recupero per tossicodipendenti in Puglia e Lucania, creando laboratori di pittura e grafica. Trascorre l’ultimo periodo della sua vita nel Monastero Esarchico di S. Maria a Grottaferrata dove muore, nel 2007. Nel 2013 La Sapienza Università di Roma, e nel 2015 l’Istituto Italiano di Cultura di Atene, gli dedicano un Convegno di Studi e una Mostra di opere del suo ultimo periodo.

Referente per l’artista: Cosimo Gentile Roma - Viale Glorioso, 14 Tel 349 5760016 – 06 5885497 cosimogentile@yahoo.it

Cristo nel giardino degli ulivi 1996, China su carta, cm 34,5x49

Senza titolo 1982, China su carta-riso, cm 45x35

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Montagna–Città 1995, China su carta, cm34x49


“Il fascino dei disegni di Emanuele Grassi deriva in gran misura dalla sua capacità di far procedere all’unisono una congenita estroversione con l’introspezione psichica... Egli non indaga nei meandri della sua coscienza per pura curiosità o soddisfazione estetica, ma per scoprire e svelare se stesso a se stesso... In questa sorta di speleologia della psiche riscopre la ricchezza interiore di un uomo... Tavole anatomiche dellacoscienza, quindi... E la meraviglia sta nell’assoluta duttilitàdella mano che riesce a obbedire a tutti gli impulsi della psiche,anche i più impercettibili.” Giorgio Di Genova, Roma, 1971 “... Emanuele Grassi, un eremita dei nostri giorni; ma un eremita che disegna ... Certo, gli anni e le esperienze, in particolare come restauratore di icone e affreschi bizantini nei conventi e negli eremi del Monte Athos, non sono passati invano ... Nei fogli più recenti si possono infatti ritrovare le folgorazioni, le estasi, le illuminazioni e le visioni del sottosuolo psichico ... tuttavia in essi c’è una propensione tutta nuova alla figurazione e in certi casi ... addirittura un’esigenza di recupero dell’esprit de geometrie... “ Giorgio Di Genova, Roma, 1979 “Il disegno di Emanuele Grassi racconta di una ricerca continua e sofferta: quella di se stesso e quella dell’Assoluto ... Tessendo pazientemente il disegno come fosse un raffinatissimo merletto, Emanuele Grassi crea certe sue immagini oniriche e cerca così nell’espressione grafica una interpretazione o una rivelazione del suo io più profondo.“ Mariagrazia Ferrari Bettini, Poschiavo, Svizzera, 1991 “Sono insondabili e inquietanti le risposte che Emanuele Grassi ha cercato nei lunghi anni delle sue lontananze dai rumori e dagli abbagli del nostro tempo. Pure, nei suoi labirinti, ben più estesi e inestricabili di quello di Minosse, dentro reti infinite di inchiostro ha chiuso e intessuto un universo ... Adempiendo così a quanto l’arte, se viva e necessaria, tenta e trattiene.” Elio Pecora, Roma, 2013 Indescrivibile passaggio dell’ombra arborea 1988, China su carta-riso, cm 51x36

Senza titolo 1982, China su carta-riso, cm 63x91

Anno 0:progetto per il Monte Athos 2002, China su carta, cm 34,5x48,5

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STELMAN (Stelio MANNESCHI) Talla (AR) 1927 – Arezzo 1998

La madre Lina, pittrice e miniaturista, muore quando lui ha poco più di un anno. Per sua dichiarata struggente nostalgia della madre, ama e brama dipingere. Inizia a cimentarsi con la tecnica ad olio a 19 anni, ritraendo scorci di Arezzo, notturni dal forte sapore evocativo e simbolista. Riproduce inoltre grandi classici, su tutti Van Gogh. Passa poi negli anni ’60 ad un astrattismo ricolmo di forme e colori. Fino a quando, agli inizi degli anni ’70, inizia quel percorso che lo porterà ad inaugurare uno stile personalissimo ed assolutamente originale: ritaglia giornali e riviste, scomponendo il messaggio dei media all’alba del loro avvento; li ricompone in un bozzetto seguendo una intuizione creativa; successivamente, anche a distanza di mesi e talvolta di anni, sulla base del bozzetto realizza il quadro, sempre olio su tela, con vasti effetti cromatici, intricate soluzioni metaforiche e ricorrenti allegorie. Lo stile, ricco di richiami e citazioni, si dipana dai trasparenti cieli di Piero della Francesca alle discese nei densi labirinti dell’inconscio, e si affina fino a presentare vere e proprie opere universali, con fantasmagorie di colori e di intuizioni iconiche ed aniconiche, attraversando distinte fasi creative. La sua pittura consente ad ogni osservatore di innestare, nella lettura del quadro, una propria originale interpretazione. “(…) quasi il mondo fosse sentito da Stelman come un organismo vivente, magmatico e ribollente (…) la prassi dell’accumulo di lacerti e brandelli d’immagine, invece, recupera la poetica informale del frammento su basi altre, sostanzialmente visionarie e fortemente connotate in direzione lirico-onirica”. G. Di Genova, 1988

Referente per l’artista: Marco Manneschi Via Petrarca 45, Arezzo Tel 335 1775183 marco.manneschi@virgilio.it steliomanneschistelman@gmail.com

é stato invitato a 16 esposizioni personali ed ha partecipato ad 11 collettive in Italia ed all’estero. Di lui hanno scritto, fra gli altri, G. Di Genova, Giuliano Serafini, Mariano Apa, Piero Ricci, Mario Rotta, Sandra Giannattasio, Stefano Benedetti, Carlo Giacomozzi, Dino Pasquali. Abissi luminosi 1984, Olio su tela cm 60x100

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L’albero della vita 1991, Olio su tela, cm 60x120

Confluenza spaziale 1993 Olio su tela cm 60x120

Tango 1992, Olio su tela, cm 60x120

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La sfida 1974, Olio su tela. cm 70x100

Thalassa 1976 Olio su tela cm 60x120

Il settimo livello 1975, Olio su tela, cm 45x90

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Antonio (Tono) ZANCANARO Padova 1926 – 1985

Referente per l’artista: Manlio Tommaso Gaddi Padova, via F. Baracca, 2 Tel. 348 4154541 info.astz@gmailk.com www.tonozancanaro.it

Nel 1935, a Firenze, Tono si reca da Ottone Rosai, dal quale asseriva d’aver ricevuto “la prima e unica, fondamentale, lezione sulla natura dell’arte”. Poco più tardi Tono conosce Meneghetti, Marchesi ed altri esponenti dell’antifascismo universitario; presta aiuto per l’educazione dei ragazzi ebrei discriminati. nella villa di Celina Trieste. Nel 1942 si iscrive al P.C.I. Tra i viaggi, oltre a quelli nelle zone vicine, come gli spostamenti continui nel Polesine, a Comacchio, a Mantova, a Cesenatico, a Ferrara, sono stati di particolare rilievo per l’artista quelli in Cina (1956) e la serie fittissima di quelli in Sicilia e in Magna Grecia, dove Tono soggiorna per lunghi periodi. Anche se Zancanaro rimane pur sempre maestro ineguagliato nella grafica, particolarmente nella linea pura e nell’incisione, ha lavorato a lungo con l’olio e gli acquarelli, ha inciso vasi di vetro appositamente realizzati per lui dai mastri vetrai di Murano, in stretta collaborazione con la Cooperativa del Mosaico di Ravenna ha eseguito numerosi interventi musivi, realizzato arazzi, sculture in bronzo, etc.

Selinuntea 1971, china bianca a pennino su cartoncino nero cm 69x50

L’Albero sognato da Bertoldo 1960, tempera, china e acquarelli cm 34x26

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Venere siciliana con Cupido 1974, olio su tamburello di pelle di capra Piazza Navona 1966, cere grasse, cm 50x69

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Tono ha sempre mantenuto costantemente viva una fanciullesca inesauribile curiosità, che gli ha consentito, con periodicità che è parsa legata a cicli vitali, la grande variazione che lo contraddistingue, al punto che, per chi non lo conosca profondamente, può anche risultare difficile il riconoscere tutti i diversi periodi zancanariani. Dopo gli esordi nell’arte all’inizio degli anni ’30, l’impostazione politica e la maturazione personale fanno nascere, verso gli inizi degli anni ’40, il personaggio certamente più famoso e studiato del GIBBO, personificazione grottesca del marciume fascista e rovesciamento di tutta l’apologia di regime che era obbligatoria con l’esibizione delle mostruose rotondità del GIBBO, impersonificazione di Mussolini e della coorte di gerarchi che lo attorniava. Con la fine della Seconda guerra mondiale Tono riscopre la vita, la gioia di vivere, ed esalta questa gioia nel personaggio femminile che per primo, dopo qualche presenza sporadica precedente, irrompe e lascia un segno importante nella sua vita: nasce LEVANA, personaggio reale dal nome inventato. ‘Levana’ rappresenta il momento più erotico, ma senza alcuna volgarità, del segno di Tono, che vede nella donna, ora come in seguito, l’origine della vita: basti vedere il pube, disegnato come un prato che aspetta solo il seme per far sbocciare nuovi fiori. Tono è politicamente attivo, partecipa dal di dentro alla vita sociale, e pur non essendo un pittore realista vuole, con questa adesione tutta politica a questa visione dell’arte, dare il suo contributo alle lotte ed ai movimenti che negli anni ’50 pervadevano l’Italia. Viaggia molto sia in Italia, anche per restare vicino a quel popolo che lo avvince che all’estero. Molto importante è per Tono un viaggio in Cina compiuto nel 1956: la scoperta della civiltà e della cultura del popolo cinese lascerà su lui un segno indelebile, che risulterà presente da allora in tutti i suoi lavori.




artisti contemporanei



Gemma AMOROSO Caserta (CE) 1959

Caserta (CE) Via T. Campanella 37 gemmaamoroso@gmail.com

La sua arte è libera espressione dello spirito, della fantasia e dell’essere donna. “Donne, natura e sacro: questa è la prima impressione guardando i dipinti dell’artista. Non semplicemente per ciò che vi è raffigurato, più probabilmente perchè questi tre temi sono uniti tra loro dalla forza della vita che senti uscire dai colori vivi, brillanti eppure così semplici ed eleganti. Donne per lo più di spalle quasi a sottolineatre il mistero dell’altra metà del cielo, donne immerse in paesaggo incantati o che li contemplano, oppure, nei ritratti, donne che ti scrutano con occhi profondi, sguardi che domandano risposte sul passato e sul futuro. E nel presente una natura viva, prorompente: mare, fiumi, alberi, fiori, tanti fiori. Natura reale, ma fortemente evocativa: la Madtre donatroce d’esistenza sfugge ad ogni tentativo di fissarla completamente sulla tela ed apre gli orizzonti al simbolo stesso dell’infinito. L’infinito si condensa invece nell’uomo dei dolori, nell’uopmo della croce. Perchè la creazione geme tra le doglie del parto. Perchè donna, natura e sacro ben conoscono il valore ed il senso del dolore che salva e redime, del dolore che da la vita. Un’ispirazione non convenzionale quella dell’artista, una scrittura pittorica apparentemente ingenua, un sapiente uso di forme e colori per un risultato mai banale. Sono quadri che colpiscono, lasciano il segno, lanciano intrrogativi e suggestioni. Insomma, proprio come le donne, il sacro, non si fermano al qui ed ora, ma rimandano ad un oltre. è questo il senso della pittura, ma di ogni arte: cercare di catturarare un istante di eternità per sottrarlo all’indifrrenza del tempo. E Gemma. in queste opere c’è riuscita.” Bartolo Corbo

“Le sue opere realizzate con foga fantastica, ci fanno evadere dal quotidiano. I suoi colori sono forti, solari e testimoniano come l’artista vada incontro alla vita con fermezza e passione. I suoi fiori, il suo mare, le sue donne, sono composizioni polimateriche che mostrano una vibrante accenzione materica di tempere, vernici e soprattutto olii. Ha una innata sensibilià per i cromatismi intensi, talvolta aggressivi e per un segno robusto e incisimo. Spesso si perde con grande sensibilità nella bellezza dei fiori, le sue amate pansè e della natura, soprattutto il mare”. Marilena Carnevale Attese 2019, Olio su tela, cm 68x46

Trasparenza 2010, Olio su legno, cm 40x26

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Articoli e recensioni sono apparse su cataloghi specializzati. Ha esposto nelle seguenti mostre : 2002, Accademia Maryart, Caserta; 2007, Salone Borbonico, S. Nicola L.S. 2015, Villa Vitrone, Caserta; Palazzo Reale, Caserta; MoviMenti e Ars Supra Portes; 2017 Villa Ricca, Napoli; IX Festival Global Art International, Caserta; Spoleto Arte Festival- Premio Internazionale 2017; 2018, Napoli luogo dell’anima e del cuore - Complesso monumentale, S. Severo al Pendino; Collettiva Galleria Eclettica Scuola Grande San Teodoro, Venezia; Villa Fiorita, Napoli; Premio Carapelli Art, Firenze; Stati Generali del Mare, Palazzo San Giacomo, Napoli; Arte in Brera III edizione, Complesso Monumentale San Leucio, Caserta; 2019 Palazzo della provincia, Salerno; Hotel Terminus, Napoli; I colori dell’anima, Complesso monumentale S.Maria la Nova, Napoli; Estemporanea 100 Artisti lungomare, Napoli; Brusciano Art Festival; Arte Fiera Montesilano (PE); Premio “Dispari Bellizzi”, Arte Piana, Monte Verna (CE).

Illusione 2018 Olio su tela cm 50x50

Nina, 2018, Olio su tela cm 50x50

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Silenzi 2018, Olio su tela cm 50x50


Arvedo Arvedi Verona 1964

Napoli Corso Vittorio Emanuele 129 Tel 393 333 4953 arvedo_arvedi@yahoo.it www.arvedoarvedi.it Fb. arvedo arvedi Inst. arvedoarvedi_

Lamelle 2017, Tecnica mista, cm 70x100x6

Nasce a Verona e vive nella villa di famiglia( www.villarvedi.it) circondato da opere della cultura classica. Qui ne assorbe l’eleganza e l’equilibrio; nel 1993 in un viaggio a Chicago incontra l’artista internazionale John David Mooney (www.mooneyfoundation.org), diventa suo assistente per oltre 15 anni coinvolto in grandiosi progetti di illuminazione assorbendo lo spirito della Pop Art americana. Dopo essersi trasferito a Roma nel 2005 collabora con l’artista Massimo Catalani ambientalista con cui condivide la passione del rispetto per il mare. Dopo questa sua ennesima contaminazione artistica e filosofica nei suoi quadri richiama sempre il rapporto tra uomo e mare inserendo dei pesciolini che diventano icona e metafora dell uomo.

Commodore kilt scozzese, 2019, Tecnica mista, cm 100x100

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“Descrivere l’arte di Arvedo Arvedi in una parola è facile in maniera disarmante... Gioia. Ecco cosa trasmettono i suoi quadri, ti mettono il sorriso esprimono energia Positiva. Con i loro colori sgargianti, con le rugosità create dalle graniglie che ne danno un aspetto così meravigliosamente materico e intrigante. Tutto ti attrae, spinge il tuo animo bambino sepolto nella tua adulta razionalità ad emergere e sbocciare in un inconsapevole sorriso. L’arte di Arvedo Arvedi sembra semplice, ma è solo un processo apparente, dietro si nasconde una lunga storia di fortunate combinazioni. L’essere vissuto in una villa veneta a Verona ha permesso all artista di essere immerso nella cultura classica a contatto con colori teneri e pastosi della nostra antica cultura pittorica. L’incontro fortuito ma molto produttivo con l’artista Americano John David Mooney a Chicago, lo ha contaminato con i colori acidi e fluorescenti della pop art americana. L’adozione del credo statunitense, dell’osare mescolato al rigore della pratica gli hanno insegnato a non aver paura di quello che potrebbe succedere. Incontrare a Roma l’artista ecologista Massimo Catalani lo ha ispirato nella sua lotta ambientalista contro la plastica. Tre città, tre mondi, tre culture, unite, mescolate, in un risultato diverso dalla pura somma degli elementi. Storia, cultura, ricerca, innovazione, sperimentazione, parole che convivono costantemente nei lavori di Arvedo Arvedi e si riscontrano nella tessitura dei suoi quadri. Pollock, Burri, Fontana, Monet, Picasso, Van Gogh sono un’eco che risuona nei suoi quadri. L’energia, materiticità, struttura, forza, eleganza, un mix un equilibrio tra forze, elementi sempre costantemente presenti nei suoi dipinti. L’evoluzione dei quadri in tessuti e Pashmine, ampliano ancor di più l’orizzonte, portandolo ad una nuova creatività che sembra non aver mai fine.” Jack Ripper Energia Positiva 2019 Tecnica ChromoLife cm 250x250x8

Pagina a fronte, da sx a dx La Stringa Galattica 2018 Tecnica ChromoLife lab Capri cm 80x80x4 Soli di Capri 2018, ChromoLife cm 120x120x4 La Cintura di Fuoco 2019, ChromoLife cm 80x80x4

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Dal 2016 è delegato della John David Mooney Foundation per l’Italia; negli ultimi anni ha realizzato varie esposizioni (una anche al World Wide Art Show di New York), tra cui ricordiamo: 2014 - ’One Day Show ’ a Roma 2015 - ’Linguaggi diversi - Aquae’ all’Expo di Venezia 2016 - ’Linguaggi diversi - Avatar’ a Matera 2016 e 2017 - ’Linguaggi diversi - Imago Mundi 1 e 2’ a Roma,’Energia Positiva’ Verona. 2018 - ’ChromoLife’ Capri ’Exposizion Internazionale de 80 Artistes’ Cannes; ’Biennale Internazionale della Calabra Citra’. L’uomo del Sole 2019 ChromoLife cm 80x80x8

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Nino ATTINà Reggio Calabria 1953

Dopo gli studi artistici, fatti a Reggio Calabria nel 1977, si trasferisce a Milano dove, oltre ad insegnare, prosegue la sua attività artistica. Nel 1985 é stato tra i fondatori del gruppo ’I Mediterranei’, alla mostra inaugurale a Milano nel 1986, sono seguite quelle di Roma, Ulm, Siviglia e le ultime due a Reggio Calabria presso il castello Aragonese e Villa Zerbi. Tra le mostre personali si segnalano quelle di Milano presso la libreria Garzanti, Galleria Vittorio Emanuele; Berlino; Heilbronn; Colnago, torre medioevale; Milano, Spazio Cubet; Messina, Studio Kalos; Milano, ex studio Piero Manzoni; Roma, Spazio Cima; Firenze,’ Plus Florence ’. Ha partecipato a numerose mostre collettive in Italia e all’estero, tra cui ’EMA’, mostra itinerante in Giappone (Tokyo, Osaka, Kyoto, Kobe); Cesano Maderno, Palazzo Borromeo, ’1000 artisti a palazzo ’, cat. Mondadori; Gibellina, Museo arte contemporanea; Salò, MUSA, museo della grafica; ecc. Fa parte degli artisti soci della Permanente di Milano. Nel 2018 dipinge uma vetrata nell’ex studio di Piero Manzoni in Brera, a Milano, che va ad aggiungersi alle altre realizzate negli anni ‘60 da A.Bonalumi, A. Vermi, A.Verga ed altri. Sue opere sono state acquisite dal MUSA di Salò, con catalogo di Carlo Arturo Quintavalle; e dal Museum Vito Mele, S.Maria di Leuca. Hanno scritto sul suo lavoro Osvaldo Patani, Giorgio Verzotti, Lucio Barbera, Sergio Mandelli, Carlo Franza. Sue opere si trovano presso collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero.

Milano Via Carlo Farini 53 Tel 333 2872263 ninoattina53@gmail.com

Finestra rossa con paesaggio 2019 olio su tela di lino cm 100x120

Personaggio 2018, Acrilico su carta Murillo cm 70x50

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“....negli ultimi anni è come se la sua creatività avesse subito un deciso processo di accelerazione; i suoi lavori sono sempre più caratterizzati da un segno libero, essenziale, a tratti nervoso,ma sempre più sicuro di sé. I volti e, i corpi più che riconoscerli si intuiscono... e, improvvisamente, ci troviamo proiettati in un clima diverso, più francese che milanese. I paesaggi ricordano la Costa Azzurra di Dufy, però inseriti in una atmosfera che discende direttamente dalla visionarietà surrealista di Andrè Masson...Nino Attinà ha realizzato una bella storia di pittura”. Sergio Mandelli, 2019 “Nel suo mondo artistico Nino Attinà colora l’aria con grande forza. Sono colori che l’artista muove con pennelli a pieno impasto musicale specialmente nelle figure umane trattate con ritmo cinematografico imprevedibile. Attinà si è creato regista del super colore con quadri realisti inimmaginabili... Sono quadri con intensità cosmica che anima il suo dipingere con colori che cancellano i giorni tristi e fanno pittura vera, pittura di grande colore”. Osvaldo Patani, 2006 “Le forme di Picasso, le ricche pennellate di Edward Munch, i colori di Kandinsky, i soggetti Pop di Andy Warhol, l’artista Nino Attinà, sembra voler attingere ai grandi della pittura del novecento... l’artista propone piccoli scorci di vita e di quotidianità, che esplodono, però, grazie alla ricchezza del colore e alla luce che il pittore infonde, in maniera consapevole e attenta...” Carlo Franza, 2019

Folla 2017, Acrilico su cartone vegetale, cm 70x50

Paesaggio 2019, Olio su tela di lino, cm 150x100

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Nino BARONE Termoli (CB) 1945

Laureato in architettura, sviluppa la sua attività pittorica nella sperimentazione di linguaggi artistici storicamente riconosciuti e riconoscibili, ricercando i cambiamenti sociali e urbanistici del territorio dell’Italia centrale. Documentarista delle trasformazioni ambientali definisce, con segni sintetici nelle sue opere pittoriche le variazioni culturali e comportamentali del territorio molisano. Nel 1976 fonda il Gruppo Solare. Nel 1980 apre il Laboratorio Sperimentale di Pittura Immaginista per ragazzi. Nel 1985 fonda il Gruppo di Orientamento. Nel ‘98 è socio fondatore del movimento Archetyp Art. Nel ‘99 pubblica il libro ‘Il Gruppo Solare’, con presentazione di J. Nigro Covre. Dal 2005 ad oggi coordina con Giuseppe Siano ed altri il Convegno della Nuova Critica d’Arte Italiana ‘Tracker Art’. Nel 2007 apre l’Officina Solare dirigendone fino al 2014 il centro studi e la galleria d’arte contemporanea. Nel 2008 gli viene assegnato il primo premio al LIII° Premio Termoli. Al suo attivo annovera la partecipazione a più di cento mostre in Italia e all’estero. Tra le ultime mostre personali ricordiamo quelle del 2011 allo ’Spazio Juliet’ di Trieste, nel 2012 alla ’Galleria l’Aratro’ dell’Università del Molise a Campobasso, nel 2014 alla ’Sala Celeste’ di Bologna. Nel 2016 partecipa all’evento collatereale alla Biennale di Architettura di Venezia ’Without Land/ Senza Terra’. Sue opere figurano in gallerie, collezioni private in Italia e all’estero.

Termoli (CB) Corso Vittorio Emanuele III, 10 Tel 329 4217383 nino.barone@libero.it

La Maiastra (Omaggio a Brancusi) 2012 Legno dipinto cm 100x80x80

Superficie CV + 7 Segmenti 2015 Duco e acrilico su tela cm 150x100

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Tra struttura e forma - La Gestalt Art di Nino Barone. L’arte come forma e la forma come arte. È questa l’espressione tautologica che riassume i contenuti della Gestalt Art di Nino Barone. L’artista sviluppa la sua pittura tra strutture semantiche e forme estetiche, in grado di stimolare i processi senso-percettivi del corpo, a partire innanzitutto - come indicato dal metodo della Programmazione neuro linguistica (PNL) - dal canale sensoriale del campo visivo-non verbale (quello dei disegni, dei colori e delle immagini) e comprendendo in tutto questo, anche, il mezzo cinestetico delle sensazioni, delle emozioni e dei ricordi. (…) È indubbio che le raffigurazioni visive poste in essere da quest’artista, siano da considerare come il risultato di una complessa elaborazione stilistica, che mette insieme i principi basilari della ‘percezione ottico/illusoria’ della forma, e le leggi di organizzazione geometrica del campo prospettico, inteso in senso estetico/formale. La coerenza morfologica cui s’iscrive l’astrattismo pittorico di Nino Barone risponde al principio di somiglianza dell’infinitamente minuscolo, esistente in natura. (…). Da ciò deriva con molta probabilità (attraverso un innesco creativo che avviene perlopiù a livello inconscio) il frequente ricorso – da parte di Nino Barone - all’utilizzo della linea retta, interposta al tratto arrotondato e convesso, e alla curva sinusoidale. (…) È così che l’artista molisano si giova di un ‘processo creativo/polisemantico’ che lo rende indiscusso autore della realizzazione di una serie di segni su segni e di forme su forme - sparse sul piano prospettico dell’opera - con un andamento geometrico che appare, quasi, di tipo matematico e che potremmo definire, addirittura, di tipo frattalico (per le suggestioni visuali di ’dimensione fratta’ – non intera - che esso offre). Rino Cardone

Monsone Caldo 2011 Duco e acrilico su tela cm 100x80

Oriente/Occidente R 2007, Duco e acrilico su tela cm 150x100

Archetipo Verde 2008 Duco e acrilico su tela cm 120x80

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Luisa Bergamini Camposanto (MO) 1940

Critici autorevoli si sono occupati del suo lavoro: Bonomi,Cavallari,Cerritelli,Coen, Deho, Di Genova, Di Mauro, Pasini, Pozzati, Rea, Solmi, Trini, Vitiello. Mostre Personali: Studio Cavalieri, Bologna; Galleria L’Ariete, Bologna; Palazzo Datini, Prato; Galleria Fluxia, Chiavari; Centro d’Arte ‘L’Idioma’, Ascoli Piceno; Verifica 8. Mostre Collettive: Palazzo dei Diamanti - Ferrara; Galleria Civica - Taranto; Premio Suzzara Mantova; Circolo Bertold Brecht - Milano; Sassetti Cultura - Milano; Fondazione Bandera per l’arte, Archivi del 900 - Milano; Collezione Zavattini; Museo Magi 900 - Pieve di Cento (Bo); Over Forty Artefuoricentro - Roma; 54°, 55°, 57° Biennale di Venezia, Padiglione Tibet.

Bologna - Via Cracovia 25 Tel. 329 3866397 - 393 2628004 luisabergamini@fastwebnet.it www.luisabergamini.it

Paradiso perduto 2015 T. mista su tela cm 100x80

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Partecipazioni a rassegne sui libri d’artista: A Bologna, a cura di Guido Tucci - Libri d’artista 1980-1995; In forma di Libro: ’Omaggio a Leopardi ’, Galleria Civica di Arte Moderna - Gallarate; Fondazione Bandera per l’Arte Contemporanea, Associazione Culturale: ‘La tana’ - La Maddalena; Cartacanta 2008, 2009, 2010, Salone del Libro e dell’Editoria - Civitanova Marche; 6° Biennale del Libro d’Artista - Città di Cassino; IV Festival del Libro d’Artista - Barcellona; 1° Biennale del Libro d’Artista, Linea d’Arte Officina Creativa; Archivio Libri d’Artista - Città di Conselice.

Verticalizzando, 2010, T. mista su tela, cm 100x70 A colloquio 2018, Chine acquarellate su cartone, cm 50x40

Il viaggio, 2015, T. mista su tela, cm 70x50 Antitetica sembianza 1992, Collage e acrilico su tela, cm 120x100

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Doina BOTEZ Bucarest 1951

Si laurea in Belle Arti nel 1975 con la borsa di merito ’Ion Andreescu’ all’Istituto Universitario ’Nicolae Grigorescu’ di Bucarest. Partecipa a numerose mostre di pittura e grafica organizzate dall’Ordine degli Artisti Rumeni. Si dedica anche all’illustrazione dei libri, soprattutto per bambini, ed è scenografa della casa cinematografica rumena di cartoni animati Animafilm. Riesce a esprimere nella sua opera anche alcuni aspetti della dittatura, fino all’interdizione professionale nel campo dell’illustrazione di libri. Questo determina la sua decisione di lasciare il Paese natio. Nel novembre 1989, un mese prima della caduta del regime, parte per l’Italia. Vive e lavora a Roma, si dedica esclusivamente all’attività di pittura e grafica (32 mostre personali), e nel 2004 diventa cittadina italiana. Nel gennaio 1996, su invito del Governo Rumeno, per la mostra ’Monumenta Romaniae Vaticana’, esegue un’interpretazione della ’Madonna Rumena’ quale dono a Sua Santità Giovanni Paolo II. Nel 2000 realizza l’opera monumentale raffigurante un baccanale, dipinto che orna una delle cupole delle grotte d’invecchiamento della cantina d’arte Mastroberardino. Nel 2009 riceve il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali per la mostra personale ’Nosce te ipsum’ nella Sala delle Colonne di Castel Sant’Angelo in Roma. Nel 2013 Skira Editore pubblica la monografia ’Doina Botez, Il corpo dell’immagine, opere 1989 -2013’ a cura di Flaminio Gualdoni

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Roma Via Edoardo Ferravilla, 21 Tel 3389432714 - 06 6143958 doinabotez@msn.com doinabotez.eu

Carnevalesca 2018, Olio e acrilico su tela cm 50x61


Di riflesso 1 2009, Olio e acrilico su tela cm 80x40

Danza spagnola 2005, Olio e acrilico su tela cm 50x40

L’illusione 2009 Tecnica mista su carta cm 51x35

Leda II 2010 Tecnica mista su carta cm 40x33

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(...Botez sa, sin dai suoi inizi, che la sua pittura non può essere pacificata, che l’inquietudine e il dubbio le sono connaturati. Percorre come lenticolarmente, con sguardo penetrante sino al punto da straniarsi, i luoghi identitari del corpo: volto bocca mani, su tutti. Scava situazioni continuamente ambigue, tra eros e avvertimento d’oscuro disagio, in odore di perdita. Sempre, situazioni in cui l’identità è come in bilico, in transito, è e può non essere. I colori che presiedono il nuovo clima visivo sono focosi, ardenti, avvampati, rossi saturi e viola, verdi forzati allo stridore, celesti taglienti e inquieti. La loro evidenza è scabra, la contaminazione li intorbidisce ma insieme li amplifica, la stratificazione di zonature piene e forti e di movenze sensuose e urgenti induce una lettura fervidamente discontinua, come d’un respiro che prema. Essi assumono, anche, un retrogusto di simbolo che ancora una volta rimanda, mutatis mutandis, ad aromi fin de siècle francesi e viennesi. ... È notevole osservare come Botez si ponga ora in modo esplicito e problematicamente non banale la questione del formato del dipinto. La marcata verticalità o l’orizzontalità, non immemori d’un certo gusto secessionista, chiarisce che non ci troviamo di fronte a figure ambientate, ma a immagini emblematiche, che ostentano la loro evidenza precisa e forte, perché esse non sono parte di una visione, la sono la visione. Naturalmente tutto questo corrisponde a un ricorso ancor più accentuato alla tematica metamorfica, a partire dallo spunto inesauribile di Ovidio, dal quale trae il titolo anche il trittico Metamorfosi, opera tra le più impegnative della metà del decennio scorso. Da Eco a Cefiso e Liriope, l’intero apparato di motivi del mito di Narciso è oggetto delle invenzioni di Botez, che ha dedicato riflessioni anche a figure come Chimera, Europa e Leda...) Op. Cit. ’Doina Botez, Il corpo dell’immagine, opere 1989 -2013’, Flaminio Gualdoni cap. 5, Skira Editore, Milano, 2013

Insonnia I 2006, Olio e acrilico su tela, cm 40x120 La danza dell’ombrello 2006, Olio e acrilico su tela, cm 40x80

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Mina CAPPUSSI Bojano (CB) 1972

E-Movo Project Mirror Art “Noi chiamiamo a testimoni i Custodi del Tempo per cantare la Bellezza Infinita, dagli abissi del Sé all’immensità dell’Universo, nelle sconfinate sfaccettature del Sentire”.

Bojano (CB) via Stroffellini, 9 Tel. 338 8918290 minacappussi5@gmail.com www.minacappussiartista.it

Artista poliedrica, personalità rinascimentale, 57^ Biennale di Venezia, CAM Mondadori n. 53, Rubbettino 2016, creativa: scrittrice, giornalista, publisher, fotografa e poetessa, è tra i Protagonisti dei Poeti d’Azione, tra i fondatori del Manifesto del Metateismo, inserita tra gli Artisti Contemporanei del Nuovo Rinascimento, Giorgio Mondadori, ha dato vita ad un nuovo filone poetico, la ’Fotopoesia’, che fotografa la realtà, scrivendo immagini e frammentando visuali, e ad una innovativa corrente artistica,’e-MOVO Project Mirr or Art’: sogni e visioni che balzano alla coscienza così che lo spettatore si riconosce nel quadro. Quadri specchio nei quali ognuno vede il proprio riflesso. Una importante Mostra Personale al Mibact, Ministero dei Beni Culturali a Roma e una allo Stadio Domiziano di piazza Navona. Le sue opere viaggiano per il mondo: New York, Washington, Hollywood, Dubai, Abu Dhabi, Barcellona, Parigi, Berlino, Roma, Milano, Bologna, Monreale, Padova, Palermo, Nettuno, Bojano, con il prof. Philippe Daverio e il prof. Giorgio Grasso a Bologna Expo, con Vittorio Sgarbi a Milano e Padova, Call for Artists: Dave Bown Project. Espone con gli Artisti di Roma nella Chiesa del Gesù in piazza del Gesù, Basilica di Santa Maria del Popolo in piazza del Popolo, chiesa di Gesù e Maria al Corso, in via del Corso, Basilica di S. Lorenzo in Lucina, cripta della Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio all’Aventino, in P.zza S. Alessio, Chiesa di S.Claudio via del Pozzetto; con Rodolfo Papa (Accademico della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon) nella chiesa di Petrella Tifernina ’La Potenza dellaBellezza’ Expo Milano.

Ophidia 2015 Acrilico su tela cm 100x70

Metempsycosis Radii 2014 Acrilico su tela cm 100x70

Maya o le oniriche visioni 2017, Acrilico su tela cm 80x60

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Hanno detto di lei: Tortili Preziosità alla Klimt, incanti fiabeschi, orditi antropologici, affioramenti mitologici, vibrazioni simboliche…” Marcello Carlino Opere che sono ’canti dell’anima’, poesie emozionali raffinate ed oniriche dal vago sapore espressionista…” Genny Di Bert “Scandaglio psicologico, dove l’io dell’artista è sempre preponderante, in una metamorfosi continua, che scandaglia, sbaraglia, sconquassa…” Massimo Pasqualone “Ci invita a muovere i primi passi sul sentiero che segnerà nuova storia…” Dante Fasciolo “Arte visionaria originale e originaria…” Philippe Daverio “Interessante e innovativa” Giorgio Grasso “Arte visionaria impregnata di positività e un pizzico di follia” Gioia Cativa “Femminea e naif” Mattea Micello “Vitalismo creativo, sperimentalismi del surrealismo, ivi compresa la scrittura automatica, alla Klimt o ambigui alla Max Ernst, tensione che sposta dal surrealismo verso l’espressivismo” Giulio de Jorio Frisari “Celebra la donna e tanto basta, ma intanto sperimenta e sonda nuovi percorsi” Vittorio Sgarbi

Auri Mirha 2014 Acrilico su tela cm 40x40

Sidereal Synapses 2015, Acrilico su tela cm 70x50

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Paola CAPRIOTTI Roma 1949

Napoli - Via Veterinaria, 59 Tel 3247830211 ary76@live.it

Fondatrice del marchio ’Terramia’ ceramiche artistiche, ha collaborato con galleristi di fama mondiale come Lucio Nigro e ha partecipato a manifestazioni in tutto il mondo (Tokio, Parigi, Los Angeles, New York). “Più che una ceramista, Paola Capriotti può essere considerata un’artista che plasma anime e dona loro una forma compiuta e peculiare. Le sue creazioni sono figlie di un percorso dedito al sacrificio ed all’altruismo. Le sue fate e le sue bambole risultano essere pregne di magica serenità e di un gioioso disincanto, le sue civette si palesano vivide, pronte a dispiegare le ali e a spiccare il volo durante le notti... Entrando nel suo mondo, il suo laboratorio è come un circo od un teatro di burattini, dove i personaggi sono lì, apparentemente immobili e statici, ma potenzialmente capaci di animarsi all’improvviso e prendere vita. Introducendosi in questo luna park si è catturati dalle stelle cadenti, dalle bacchette magiche, da questi voli pindarici di elfi e fate. Quello che ti cattura sono le cromie, le forme dissonanti... ellissi, ghirigori, fiori e piante sbucano di soppiatto dai loro cunicoli. Il giardino dell’Eden non lo si può vedere, ma lo si può almeno immaginare già all’ingresso del suo studio d’arte, che con diligente maestria plasma materia come se una nonna qualsiasi creasse un dolce od una pasta fatta in casa. Ecco! È proprio con lo stesso amore e la stessa dedizione della madre di nostra madre, che tesseva le tele o impastava acqua e farina, frutti della terra, che Paola forgia e plasma le argille... È l’amore per l’Arte con tutte le sue incognite che la spinge a non fermarsi nel tortuoso percorso di vita, che spesso l’ha vista vittoriosa. Possedere una creazione di Paola in casa è possedere uno scorcio di luce, di ottimismo e di positività, tutte caratteristiche che l’hanno formata artisticamente e umanamente”. Alfredo Troise

Femmina vestita di mare 2018, Ceramica e legno antico, cm 60x40 Della serie “Non ci fate a pezzi” 2018, Lastra in argilla refrattaria su base di legno antico cm 65x30

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1988/89 – Santa Maria La Nova (Na), ’Gli Amici del Presepe’; 1990 – ’Dell’umano varcando il confine’ (Na); 1992 – ’Vademecum itinerario artigiano’, Castel dell’Ovo (Na); 1995 – Pompei, artigianato religioso, ’Le Botteghe del Sacro’; 1996 – ’Percorsi di atteggiamenti creativi’ (Na); 1997 – ’Bianco e Nero’, Chiesa San Lorenzo Maggiore e Castello Aragonese di Ischia; Mostra dell’arte presepiale nel Chiostro di Cerreto Sannita (Bn); 1998 – P.zza del Plebiscito (Na) ’Continuità e innovazione nella tradizione’; Festival delle Miniature di Montelimar, Francia; 2000 – Mostra dell’artigianato artistico ’I Mestieri della Memoria’; 2006 – ’Gli Scaramantici’, Castel dell’Ovo (Na); 2012 – Palazzo Montemanzo di Scale, Galleria ’Arte di Palazzo’ (Na); 2017 – WESPACE, ’Frattura Collettiva’ (Na); 2018 – ’Vibrazioni’ Festival itinerante a sostegno di Unicef Campania; ’Matres’ Festival di Ceramica al femminile; ’dalla Terra all’Arte’, estemporanea di ceramisti, San Lorenzello (Bn); Premio artistico di scultura ’Arte, Napoli e rivoluzione’, Maschio Angioino (Na); Meeting d’arte Internazionale Biennale di Napoli; 2019 – ’My Heart’, Museo Archeologico Nazionale di Volcei, Buccino (Sa); Premio Artistico ’Una cartolina a Pino’, PAN palazzo delle arti (Na).

Donna Concetta 2018, Lastra in argilla refrattaria su base di legno antico cm 40x30 Arte e rivoluzione: le 4 giornate di Napoli 2018, Argilla refrattaria e legno antico, cm 100x21

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Nicola CAROPPO Castellammare di Stabia (NA) 1984

Castellammare di Stabia (NA) Via G. Marconi, 13 Tel 081 8713844 - 349 8743135 nicolacaroppo@yahoo.it

Da alcuni anni l’artista conduce ricerche sculto-pittoriche legate alla elaborazione di libri d’artista e alla trascrizione segnica del linguaggio, alla parola impressa a stampa sulle pagine dei libri o sui quotidiani. L’incidenza della cronaca è sempre centrale nei suoi libri d’artista insieme alla stratificazione archeologica, e allo svelamento di nuove aperture e tracce, elementi tipici del deposito del mondo contemporaneo. Sovvertendo il noto proverbio latino scripta manent in verba manent, l’artista riflette su tutto ciò che il tempo cancella ed elimina dai testi scritti. La fase successiva vede l’esigenza di fissare libri e quotidiani con mattoni, spille da balia, pietre e chiodi.

Bibbia Atlantica 2018 Carta e gesso su tela 70x50x20

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Nicola Caroppo inizia ad esporre nel 2007 e nel 2008 in occasione di due premi indetti dall’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli, ottenendo la menzione speciale alla mostra-concorso Repent and SOB no more. In seguito espone alla mostra Novecento presso la storica galleria d’Arte ’Mediterranea’ di Napoli con nomi storici del Novecento napoletano. L’artista ha esposto in numerose sedi pubbliche e private tra cui il PAN (Palazzo delle arti di Napoli); al Museo ’Roberto Papi’ di Salerno; al MuDISS (Museo Diocesano Sorrentino-Stabiese di Castellammare di Stabia e per il progetto ’Art in progress’ nel complesso monumentale e museo di Santa Maria La Nova a Napoli. Allegoria dello svolgersi del tempo 2019 Carta, pannolenci e gesso su tela cm 50x50x10

Rotuli 2018 Pannolenci e gesso su tela cm 50x50x20

Visioni e archetipi 2019 Libro, collage, scultura di carta e pannolenci su tela e tavola cm 48x32x7

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Fabio CATTARIN Villorba (Tv) 1961

Oriago di Mira (VE) Via Caleselle di San Pietro, 10 Tel 346 9488334 f.cattarin@libero.it

Il giudice 2016, T. mista acrilico pastello cm 50x70

Fin dalla giovane età rivela una notevole predisposizione al disegno e alle attività creative. Non ha frequentato di proposito alcuna scuola d’arte o accademia, preferendo seguire un percorso formativo diverso anche se in contro tendenza per i giorni d’oggi. Infatti, proprio come avveniva un tempo, quando non c’era la scuola e gli artisti frequentavano fin da quando erano giovani le botteghe dei maestri per imparare i segreti del mestiere, così egli ha deciso di frequentare la Fucina di Gianni Ambrogio, un maestro che oltre a mettere a disposizione le proprie esperienze di lavoro sapeva infondere l’amore e la passione per l’arte. Con Gianni poi è nato un rapporto di amicizia che si è sempre più consolidato col passare del tempo. Successivamente ha aderito al gruppo di pittura chiamato ’Quelli del Toro’. Si tratta di un gruppo di amici di lavoro, ex allievi del Maestro, più la partecipazione della moglie Luisa, che hanno iniziato un discorso maggiormente coniugato alla contemporaneità. Pur essendo figli della stessa matrice ogni uno di loro possiede un linguaggio autonomo. Con questo gruppo ha partecipato a importanti mostre di pittura collettive sia in ambito locale che regionale, ricevendo inoltre premi e riconoscimenti vari. Ha insegnato pittura presso alcune sedi culturali. Notturno veneziano 2012, T. mista acrilico pastello cm 50x70

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Un racconto sospeso nel tempo, la visione del paesaggio o della figura posta tra la fantasia e il ricordo, la minuziosa ricerca sulla forma ed il colore. Il percorso creativo di Fabio Cattarin si snoda attraverso questi affascinanti dati espressivi che uniscono armoniosamente l’intelligenza compositiva con la poesia del soggetto trasfigurato dagli echi, dai colori, dalle atmosfere di luoghi visti e successivamente elaborati attraverso componenti surreali. La tecnica scelta, la spatola, rafforza l’essenza strutturale delle immagini che vengono esaltate dagli originali inserti grafici. Poi di contrappunto Cattarin usa sfumature chiare e scure che rafforzano l’impatto emotivo dei singoli soggetti tra i quali spiccano i monumentali palazzi veneziani. Qui gli elementi architettonici sono percepibili a livello embrionale, in un tocco rapido e ricco di gesto che vuole andare oltre la mera realtà. Il risultato sono delle composizioni che riflettono su quel confine labile che vi può essere tra la figurazione e il sentire astratto. E queste due tendenze convivono in Cattarin, che alterna di fondo un’idea di reale peculiare a sgargianti attimi non iconici. Tutto si risolve in atmosfere ovattate con luci e ombre sempre dense di una carica emotiva che l’autore trasmette con intelligenza e un gusto raffinato dell’interpretazione.

Venezia tramonto 2008, T. mista acrilico pastello, cm 50x70

La coppia 2015 T. mista acrilico pastello cm 70x50

Venezia e i suoi colori 2009, T. mista acrilico pastello cm 70x100

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Alfredo CELLI Tortoreto (TE) 1958

Maturità d’Arte Applicata, Laurea in Architettura. Alcune partecipazioni degli ultimi anni: 2013, ‘Icone dell’Invisibile’, Galleria Marchetti, Roma; 2014, ‘Il Metaformismo’, Palazzo Isimbardi, Milano; 2016, ‘Atmosfera.7’ Aurum, Pescara; 2017, ‘Astrazioni Parallele’, Museo La Civitella, Chieti; 2018, ‘Proiezioni dell’Essere’ San Benedetto del Tronto, Palazzina Azzurra; ‘Il Sesto Giorno’ Aurum, Pescara; 2019, ‘Abstraction of nature’ Galleria SMAC Segni Mutanti Arte Contemporanea, Roma; ‘Centro 3’ ART Pavilion, Mira Venezia; ‘Avanguardie discrete. L‘Arte Contemporanea fuori dagli schemi’, Museo Vittoria Colonna, Pescara. Inoltre le rassegne: 54a Biennale di Venezia - Padiglione Italia, Viterbo 2011; Premio Vasto, 2010, 2013 e 2018; Rassegna d’Arte G.B. Salvi, Sassoferrato 2013 e 2014; ‘PescarArt’, Pescara 2016 e 2018; Premio Sulmona, 2012, 2014, 2016, 2017 e 2018. L’opera “Immagine GK35” si trova al Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera. Tortoreto (TE) 1958 347 7884177 alfredo.celli@libero.it

Celli tende a tonificare e a corroborare aspetti visuali, nonché tracce che possano manifestare specularità ripetute. Nei lavori si presentano scansioni, ritmi, cadenze, accenti, variazioni. Le redazioni di Celli oscillano tra pittura totalizzante e plastica di sostanza. Tracciati e margini vengono dall’artista siglati per comprendere la ‘coscienza del mondo’. Maurizio Vitiello

Immagine RH11 2016 T. mista su mdf cm 90x90

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Alfredo Celli continua il suo lavoro di collegamento tra la plasticità di una superficie postmaterica e elaborazione concettuale di materiali. Il rapporto tra materia e materiali studiato da Celli trova un ottimo risultato plastico di nuova realizzazione. La superficie ha infatti sia un valido riferimento materico che un’apertura verso il concettuale. Nerio Rosa Alfredo Celli compie un lavoro di pitto-scultura che esige un’esattezza quasi tagliente. La scelta si è orientata sul legno, o meglio sul mdf, che Celli modella, profila e sui quali infine interviene con vernici industriali, spesso di marcata densità materica. Ne derivano composizioni di forte icasticità, capaci di caricarsi di tensioni drammatiche, ma capaci anche, per la definizione formale e la cromia, di far proprie suggestioni di sapore quasi orientale. Carlo Fabrizio Carli …. Nel lavoro di Alfredo Celli, dove monocromia e ‘oggettualità’ si ripropongono nella struttura tormentata, incisa e ritorta dei suoi dipinti, che sembra quasi voler uscire da se stessa. Un rigoroso processo costruttivo interagisce con flussi luminosi che attraversano la composizione di piani sovrapposti, suggerendo una simbiosi di pittura e scultura, dove i volumi d’aria-luce e quelli solidi si compenetrano, originando una forte tensione tra opposti: tra il rigore compositivo e l’energia espressiva, che trasforma le ‘cicatrici’ della materia in metafora esistenziale, tra l’opacità del ‘pieno’ e la luce del ‘vuoto’. Silvia Pegoraro Sicuramente legato alla tradizione moderna è l’astrazione tagliente e l’impaginato costruttivo di Alfredo Celli, che misura l’espressione operando su spazialità a tre dimensioni che rivelano ritmi essenziali, con rare e pungenti variazioni cromatiche. La sua elaborazione visiva tende a cogliere gli aspetti mutevoli dell’immagine lavorando su legni curvati ed opportunamente tagliati che configurano un cosmo immaginario dove lo sguardo si tende oltre il percepibile e trasmette una esperienza estetica simultanea. Duccio Trombadori GK35 2017 T. M. su mdf cm 90X90

KL35 2019 Tecnica mista su mdf cm 100X90 GK35 2017 T. M. su mdf cm 90X90

KL39 2019, T. M. su mdf cm 100X90

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Natino CHIRICO Reggio Calabria 1953

Roma, Via Stefano Jacini 30 Tel. 336 744260 chirico.natino@gmail.com www.natinochirico.com

Tuffatori 2019 Acrilico, foglia d’oro e tecnica mista su tela cm 93x130

Vive e lavora tra Roma e Perugia. Artista insofferente a vincoli e sodalizi, la sua attività è da sempre giocata su una continua ricerca e una sperimentazione sempre mutevole. Di formazione figurativa, respira anche la lezione della ricerca informale di area partenopea. Comincia a dipingere e ad esporre giovanissimo, evidenziando subito una personalità forte, indirizzata verso problemi e cose del mondo. Sul finire degli anni '70, e per un decennio, la sua attività si concentra sul disegno, con grandi lavori a matita sanguigna, soprattutto ritratti. Poi il ritorno a tutto campo alla pittura, alla materia e al colore, con grandi cicli pittorici dedicati prima al mare e poi al cinema italiano. Questo resta a lungo il tema preferito: ai suoi grandi protagonisti dedica numerose mostre in Italia e all’estero. Da qualche tempo sono presenti nella sua produzione anche opere che utilizzano il metacrilato, da solo o abbinato alla pittura ad olio e a materiali diversi, in una felice sintesi di pittura e scultura. Continua e intensa l’attività espositiva, con oltre 100 personali in Italia e all’estero, da Mosca a Berlino, Varsavia, San Francisco, Sydney e numerose partecipazioni a collettive, concorsi e premi. Molti i riconoscimenti in campo nazionale e internazionale. Le sue opere sono presenti in musei, collezioni private e sedi istituzionali.

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La produzione di Natino Chirico, da sempre aristocraticamente collocato nel tessuto tipologico del figurativo, conferma quanto il rapporto pittura-immagine sia la forza generatrice del suo linguaggio. Il colore scandisce ed interpreta il flusso di un’interiorità sprigionata da un’immagine particolare, quella fìlmica, assunta quale base figurativa e ritmata da cesure e iati pittorici che raccontano il personaggio. Questa ricerca si avvale di un percorso metodologico che vede Natino progettare la tessitura del dipinto sul quale tinte intense, prevalentemente estese con andamento curvilineo o con effetti di macchia, creano i nuclei di una fase, a volte di un periodo, assumendo volutamente eleganza di ideogrammi. Ne deriva un crescendo cromatico attraverso il quale la luce si decompone creando movimento e tensione ed organizzando la sua incidenza con un’espressività capace di cogliere e restituire le pulsazioni più intime della materia. Ed è così che il colore appare ora vibrante affacciandosi alla sommità della composizione, ora, per un dialettico equilibrio di forze contrapposte, indotto a spingersi verso la profondità in un gioco di corposità e dissolvenze che dinamizzano lo spazio. Il risultato finale è unitario, pregno di intesità lirica che si sublima nella sapiente coincidenza tra valori espressivi e suggestione pittorica. Così la narrazione di Natino, articolandosi per emblemi e perifrasi, crea un universo di segni pronto a dialogare intimamente col personaggio-chiave dell’opera, incline a misurarsi con l’animus del suo creatore, predisposto a provocare simpatie o antipatie in chi gli si accosta per conoscerlo. A governare questi rapporti emotivi si erge incontestabile la forza del colore, palpitante se materico, accattivante se fluido, libero ma non anarchico, poetico ma non illogico, esplosivo ma non incendiario. Nuccia Micalizzi

Federico Fellini 2018 Acrilico, foglia d’argento e tecnica mista su tela cm 100x100

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L’Italia che vorrei…..a colori 2019 Acrilico e tecnica mista su tela cm 50x50


Alessandro CIGNETTI Roma 1943

Roma - Via Poli, 53 Tel. 345 7693261 - 06 3614040 alessandro.cignetti@tin.it alessandro.cignetti@gmail.com Spazio espositivo: Roma Palazzo Caccia Canali, Museo Naturalistico del Monte Soratte

Millenari Danza di pace 2014-15, tecnica mista su tela cm 100X100

Sin dall’età di 15 anni si interessa di arte e disegno in maniera del tutto autonoma; negli anni sessanta frequenta il Caffe Greco da illustre sconosciuto assistendo agli incontri culturali di artisti già famosi, uno su tutti Giorgio De Chirico. Coltivando ed approfondendo questa innata passione artistica. Prosegue questo destino favorevole al Bar Rosati di Piazza del Popolo, dove usa riunirsi la Scuola Romana. A quel punto decide di sperimentare l’arte attiva in proprio. Essendo già un professionista, è un Medico, non potendo frequentare il Liceo Artistico, decide di prendere lezioni nel proprio studio, da artisti e docenti di arte, i quali lo instradano sulla via artistica già intrapresa. Dal 1980 produce lavori sia su tela che su carta e pubblica nel 2009, presso la casa editrice Bora, il volume ’Astratto Concreto’ con il critico d’arte Luigi Tallarico; mentre nel 2016 il critico Mariano Apa curerà il volume ’Alessandro Cignetti, opere dal 2000 al 2015’, presso la casa editrice Gangemi Editore. A tutt’oggi prosegue il suo lavoro artistico presso il proprio studio di Roma producendo lavori astratti e figurativi, incisioni e sculture.

Millenari Vissuto 2014-15, tecnica mista su tela cm 100X100

Millenari Distacco 2014-15, tecnica mista su tela cm 100X100

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La figura dell’ulivo è stata un soggetto molto interessante ma anche difficile e complesso da rappresentare. L’obiettivo di ciascun artista, credo, sia stato quello di immortalare la bellezza e la particolarità di questa pianta, ognuno dal proprio punto di vista. Conosciuta fin dai tempi antichi, questa rappresenta l’emblema della pace in ogni cultura e religione affacciata sul bacino del Mediterraneo. L’ulivo è stato sempre rappresentato nell’arte con forti significati simbolici legati alle tradizioni classica o religiosa oppure riguardanti la sfera personale, quella dei sentimenti che suscita. Nelle opere di Alessandro Cignetti, l’albero di ulivo è il soggetto solitario in tutta la sua maestosità. L’artista ha cercato di rendere l’albero reale, l’immagine che più amiamo: il tronco è come un vortice che parte dal terreno per impadronirsi del cielo. Ricco di venature, nodosità, piccole cavità, è come se fossero i segni del suo trascorso, come la vita. Il disegno è in bianco e nero, come una vecchia foto, un ricordo lontano, un momento di riflessione, ma non per questo triste, anzi un punto fermo dal quale, alcune volte, ripartire!. Giuseppina Micheli

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a fronte, Millenari Amanti 2014-15, tecnica mista su tela, cm 100X100

Millenari Atlante 2014-15, tecnica mista su tela cm 100X100

Millenari Il Cervo 2010-12, tecnica mista su tela cm 100X100

Millenari Incroci 2014-15, tecnica mista su tela cm 100X100

Millenari Ricerca 2014-15, tecnica mista su tela cm 100X100

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Franco CIMINO Lamezia Terme (CZ) 1972

Laureatosi presso l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro in Decorazione. Nei primi anni di frequentazione dell’Accademia iniziò a delineare il suo cammino artistico, utilizzando vari materiali legno, ferro, resine, bronzo, ceramica, rocce, sperimentando tecniche diverse. Ha insegnato presso le Accademie di Belle Arti di Reggio Calabria, di Vibo Valentia e di Catanzaro, dove insegna tutt’oggi Tecniche di Fonderia. Dopo aver affinato la sua tecnica sulle fusioni in bronzo inizia a collaborare con vari artisti, tra i suoi lavori figurano fusioni ed istallazioni di portali di chiese: Restauro portale Paolo V, Città del Vaticano - Restauro Opera di Tony Crag; Pulitura opere G. Manzù; fusione ‘dama’ della Scultura San Giorgio e il Drago di S. Dalì, Busto in Bronzo Campo Calabro, Restauro opera di Alik Cavaliere, Cittanova. Ha partecipato a vari eventi: Mostra ’Percorsi d’arte in Italia’ 2017, Roma; B.i.C.C. Praia a Mare; MACEF Milano; mostra ’Visione... in Attesa’; 40ennale Patrimonio dell’Accademia di Belle Arti di Cantanzaro, Complesso Monumentale del San Giovanni Catanzaro; Vill’ Art, Catanzaro; Doppia casa Doppia, Catanzaro; Per Non Dimenticare, Catanzaro; 2° Rassegna di Pittura Fiumefreddo Bruzio; Mostra ’Le Arti’, Lamezia Terme; VI edizione del premio internazionale artistico – letterario ’Roma in via degli artisti’, Roma; Consapevolezza del proprio passato e futuro universitario, Complesso Monumentale San Giovanni, Catanzaro; Mostra personale - Sala espositiva Provincia - Catanzaro, ’Percorsi in città, Forme & segni’, ’Visual Bridge’.

Lamezia Terme (CZ) Via Carrello, 44 Tel 393 1794959 - 338 1470753 artcimino@hotmail.it francocimino.jimdo.com

Soffio 2019, Ferro saldato, cm 25x50x25

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L’artista, insegnante d’accademia e ricco di mestiere e di sentimento, nella scultura ‘Transumanza’, un ferro saldato di oltre 60 centimetri in altezza, immagina un suo mondo e l’umanità intera che lo sorregge; e di contro, in una dualità esistenziale, immagina queste persone legate al posto in cui vivono e lavorano e pertanto in una condizione di slancio: una tappa dell’esistenza che appartiene a tutti e che ognuno vive in modo individuale. Enzo Le Pera

Transumanza 2019, Ferro saldato, cm 63x37x40

Struttura dellla vita 2011, ferro e bronzo saldato, cm 220x101x101 Caduta 2019, Ferro saldato, cm 71x32x36

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Liliana condemi Condofuri (RC) 1949

Conseguita la Maturità in Arte Applicata si diploma in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria. Sin da piccola coltiva la passione per l’Arte e si ritiene fortunata per averla potuta trasformare in lavoro, come docente di Discipline Pittoriche nei Licei Artistici. Negli anni ‘80 inizia l’attività espositiva con mostre personali e collettive in diverse città italiane e all’estero. La sua ricerca espressiva è continua e trova ispirazione nella realtà, nella natura e nel suo mondo interiore che interpreta elaborando forme e colori i quali diventano simboli di un personale immaginario. Per l’attività artistica riceve consensi dal pubblico, da molti critici e da personalità della cultura che hanno scritto di lei e in varie manifestazioni l’hanno segnalata.

Brancaleone (RC) Via Milite Ignoto, 1a traversa Tel 340 9332288 - 348 2479058 l.condemi@libero.it www.lilianacondemi.it

Memorie del vissuto 2019, Olio su tela, cm 80x80

Per sempre 2018, Olio su tela, cm 80x80

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L’angelo rosso 2018, Olio su tela, cm 80x80


Frammenti di memoria 2016 Olio su tela cm 80x80

Tra i premi si ricordano la coppa dell’Accademia d’Europa Castel dell’Ovo Napoli, l’inserimento all’Albo d’Oro del Premio Pizzo, la Mimosa d’Argento dall’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Reggio Calabria, e dall’Associazione Culturale Anassilaos, la Medaglia di bronzo ex equo al Premio Firenze, il Primo Premio acquisto Città di Reggio Calabria e altri riconoscimenti a Cosenza, Torino, Palermo, Pisa, Genova, Cesenatico, Siderno, Lamezia Terme, Rossano Calabro. L’attività è documentata da cataloghi, recensioni, articoli su quotidiani e riviste specializzate, tv locali e regionale.

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Letterio CONSIGLIO Avola (Sr) 1947

Tra definizione e astrazione - Nella storica differenza, volendo tracciare un breve excursus, laddove l’Astrattismo lirico si limita a cogliere aspetti delle cose che disvelano di esse l’affrancamento della contestualizzazione storico-ambientale per giungere alla sfera della pura immaginazione, l’Astrazione geometrica, invece, punta al riconoscimento delle strutture primarie che governano e sorreggono l’impianto del reale fino a farsene ragioni eidetiche e presidio della sua stessa esistenza, fornendo una consistenza ‘oggettiva’ a quella dimensione ‘oggettuale’ che costituisce il motivo primario tra le cose così come sono è la nostra attività percettiva. Così, come quando si parla di Pittura analitica negli anni Settanta, essa è da intenderla legata più a un presupposto concettuale e non da collocarla in un preciso periodo storico. Il concettualismo mirava all’abolizione della finalità oggettuale dell’opera spostando l’attenzione sul processo operativo e denunciando la materialità della pittura in favore di una sua definizione. Il quadro venne ricondotto al suo statuto oggettivo di corpo dipinto capace di costruire uno spazio con segni strutturalmente correlati...

Noto (SR) Accademia di BBAA ’Val di Noto’ Tel 380 6828348 accademiavaldinoto@libero.it

Senza titolo 2007, Pigmenti cera, rame e foto su legno cm 171x184

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... Letterio Consiglio da sempre scarta dalla pitturale l’evidenza ingannevole, propendendo per un rigore che procede per via d’astrazione verso un’analisi obiettiva. Egli fonda il proprio operato sul dialogo problematico con la forma, concentrandosi sul processo e dando luogo a un’esperienza estetica. Rinunciando al portato allegorico e simbolico, la sua ricerca sulla struttura dell’immagine non cede mai all’informe. Muovendosi sulle tematiche tanto care in quegli anni, Consiglio riafferma il valore della percezione che aveva caratterizzato la ricerca visuale e, senza escludere la fisicità della pittura, ritrova i tempi lenti della lettura di un’opera, focalizzando la percezione sulla prassi primaria del dipingere. Nel suo procedere cogliendo la natura percettivo-cognitivo del testo pittorico, l’artista approda a una costruzione di senso del rapporto pittura/superficie intensificata della inclusione della fotografia riecheggiante un luogo della memoria, la rievocazione della storia passata circoscrivibile in un’immagine intrisa di significato. I lavori di Letterio Consiglio, presentati oggi a Gibellina, rientrano in un’indagine sulle possibilità del segno, ma anche sul concepire il dipinto come fosse un iper-testo facendo emergere la valenza semantica dell’opera che poi il segno sia più o meno percettibile, questo a sempre la funzione di fornire della qualità alla superficie, qualità disponibili ad un occhio attento che sappia passare alla mera percezione alla elaborazione di un pensiero, di un ragionamento sul valore linguistico della superficie sul valore aggiunto, in questo caso, del riconoscere un luogo della memoria che solo una fotografia sbiadita può restituirci, sfuggendo così da un presente saturo di immagini attraverso una riduzione geometrica che rimanda anche alla geometria dei luoghi del vissuto costruiti dall’uomo. Ornella Fazzina

Senza titolo 2010, Pigmenti cera, rame e foto su tavola cm 88x107

Senza titolo 2008, Pigmenti cera, rame e foto su tavola, cm 70x116

Senza titolo 2012, Pigmenti cera, rame e foto su tavola cm 96x125

Senza titolo 2014, Pigmenti cera, rame e foto su tavola, cm 70x100

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Carlo COTTONE Napoli 1949

Carlo Cottone ha il suo atelier a vico Paradiso alla Salute, 4. Docente, pittore, vanta una carriera densa di mostre in diversi paesi del mondo. Sin da ragazzo partecipa a importanti estemporanee ed eventi conseguendo numerosi premi. Esperto nella lavorazione del legno e della materia realizza opere plastico-pittoriche, scenografie e oggetti in metalli e pietre dure. Tra le ultime partecipazioni “Che dici Totò a Castel dell’ovo nel 2016, la Mostra itinerante dedicata a don Tonino Bello, Museo Michetti di Francavilla al Mare, Museo Maca di Acri, ALVIKS BIBLIOTEC di Stoccolma, Casa Museo di Alda Merini a Milano; per San Gennaro nel 2018 IL SENSO DEL SACRO a San Domenico Maggiore e sala del Domenichino. è inserito con la moglie, Luciana Mascia in Percorsi d’Arte 2015, 2016 e 2017 Ed. Rubbettino. In esposizione permanente sue opere nel Museo LIMEN di Vibo Valentia, nella Biblioteca Nazionale di Cosenza e, dal 2018, nella Chiesa del Gesù Nuovo a Napoli il ritratto a Nina Moscati realizzato insieme alla moglie così come la sirena Partenope (collezione privata).

Napoli - Via Saverio Altamura, 2 Tel 081 5797172 - 347 3831579 lucianama@libero.it

Pax Mundi 2018 Legno, acrilico e foglia d’oro cm 70x70

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Le determinazioni coloristiche di Carlo tagliano la tela in sequenze nette e avidamente loquaci…... Nella sua pittura abile a riprendere impennate e novità, e a migliorarsi, tagli rapidi gioiosi confortano febbricitanti ritmi. ….. Il Vesuvio diventa sviluppo di frenesie cromatiche; il pennello rimbalza sulla tela, scatta in redazioni frammentate da cromie rosse, da verdi lussureggianti, da blu intensi …Il campo visivo è occupato da macchie guizzanti, respiri, incroci simbolisti, contaminazioni. Un’inquietudine multifocale differenzia un piano sequenza e invade una tessitura e segniche presenze sedimentano reticoli di miti e di storia. Tracciati assemblano visioni e solchi simbolici. La pittura di Carlo Cottone guarda alla nostra terra toccata dalle mani infauste e improvvide dell’uomo, alle terre sfregiate, a percorsi una volta sensibili, e ora precari. Queste coniugazioni rifilano campi leggendari e i profili incerti del futuro. Oggi, studia il suo malessere esistenziale per rintracciare un positivo sconfinamento, che può segnare e fertilizzare una coerente diversità altra, sostanza del suo futuro e di quello di altri campani. La mai persa freschezza operativa tonifica un’espressività, tutta rivolta a riconsiderare allusioni per imprimere speranze. Accenti, svirgolature, caratteri quotano commenti sul territorio vesuviano e ci fanno intendere che è ancora possibile un colloquio tra uomo e natura, tra arte e benessere,... Maurizio Vitiello … Nella sua produzione oggetti d’uso comune, bijoux, borse e tessuti dipinti, tele e sculture che l’artista realizza con materiali di diversa natura, evidenziano la sua poliedrica abilità nella lavorazione della materia, così scrive, Le mani gli strumenti per realizzare il mio pensiero e l’espressione del mio sentire la materia; il più forte impulso soddisfare la sete di compiacimento che gli altri mi tributano. Se scelgo scarti e materiali non necessariamente nobili, posso considerare popolari i miei oggetti pur rendendoli preziosi perché unici. Bracciali-orologi 2019, rame-ottone e pietre dure dim. variabili

Esplosione di colori 2016 Acrilico su tela cm 70x50

Esplosione 2018 piatto in ceramica con smalti, filo d’ottone e pietre dure, Ø cm 33

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Rosy DANIELLO Cerignola (FG) 1944

Diplomata a Roma nel 1968 all’Accademia di Belle Arti, ha insegnato Discipline pittoriche all’Istituto Statale d’Arte di Foggia. Come artista ha esordito negli anni 70 svolgendo un’intensa attività espositiva in vari città italiane (Memoriale presso il Circolo della rosa di Roma, Le porte della scrittura, ispirata a ’Le Trovatore’ di Marirì Martinengo e a ’Le Lettere del mio nome’ di Grazia Livi presso il Circolo della rosa di Verona, Tra Cielo e Terra presso La Merlettaia di Foggia, Etty Hillesumu, Un divenire di bellezza presso La Biblioteca Provinciale di Foggia). Nella sua ricerca artistica trae spesso ispirazione dalla scrittura delle donne. Ha partecipato attivamente al Laboratorio di Arti Visive di Foggia. Tra le fondatrici dell’Associazione Culturale La Merlettaia, collabora con Katia Ricci ai vari eventi artistici dell’Associazione e della Città. Dal 2016 fa parte della Comunità di storia vivente di Foggia.

Foggia Via Luigi Rovelli, 45 Tel 339 1990471 rosydaniello@libero.it

L’acqua che non c’è 2008, Acrilico su tela cm 100x100x5

Ullallà è una cuccagna 2008, Acrilico su tela cm 100x100x5

Precaria, vulnerabile, ma legata l’uno a l’altra, quasi a formare un intreccio, una trama di un tessuto compatto e leggero al tempo stesso, questa l’umanità che Rosy Daniello racconta e raffigura nelle sue opere. Il tessuto connettivo è affidato al suo sguardo, che indaga, valuta e fissa i momenti, gli episodi, i sentimenti che oggi si agitano nel mondo e come artista è pronta a comprendere, abbracciare e consolare. Curare le ferite proprie e del mondo in nome del sacro che è in ogni cosa è uno degli scopi che affida all’arte. Nel suo saggio ’L’uomo e il divino’ la filosofa spagnola Maria Zambrano, una delle letture preferite di Rosy, scrive che “ogni colore, ogni essere vivente… appartiene a un dio”. Ed è questa consapevolezza, che la realtà è il sacro che circola e illumina l’umanità brulicante, che racconta nelle sue opere. Per farlo Rosy ritorna alla tecnica che forse predilige, quella, comunque, con cui è nata come artista, la pittura, del resto mai completamente abbandonata. è come sevolesse ritornare alle origini, per ripensare il senso e la ragione dell’arte. Sempre in lei c’è un doppio movimento: verso le origini, dentro di sé, e verso l’altro, fuori di sé. Riparte da sé, dall’inizio del suo cammino per chiedersi e chiedere quale necessità la spinge ancora verso l’arte. A che serve oggi? Di fronte a problemi e tematiche così importanti che coinvolgono la vita di ciascuno, in un mondo che a nessuno offre più rifugio, nascondiglio, speranza di evitare il male, di illudersi che ciò che accade all’altro lo esenta dal sentirsi responsabile; non sono forse l’arte e la poesia un lusso? Un’evasione? Non sono altre e non quelle poetiche le parole che servono a prendere coscienza e descrivere quello che accade? E, dunque, la prima operazione che Rosy fa è quella di ribadire la sua fiducia nella possibilità dell’arte e della poesia di dare senso alla vita, intrecciandosi ad essa. Per Rosy l’arte è uno strumento che usa per dialogare con gli altri.

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Lo Straniero 2008 Acrilico su tela cm 120x120x6

Poesia 2008, Acrilico su tela cm 100x100x5

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Nicola DE LUCA Torre di Ruggiero (CZ) 1953

Frequenta il Liceo Artistico di Reggio Calabria e nel 72, dopo aver completato gli studi liceali, si trasferisce a Napoli e si iscrive alla facoltà di Architettura. Oltre alla pittura, inizia ad interessarsi anche di fotografia, uno dei tramiti espressivi privilegiati dagli artisti di quegli anni, dapprima come mero riferimento per i suoi soggetti disegnati, poi come linguaggio a sé stante. Nel 1980, dopo aver conseguito la laurea, lascia la città dove è maturata la sua formazione e torna definitivamente nella sua cittadina natale. Da allora esercita la professione di architetto affiancato ad un’intensa produzione grafica e pittorica di carattere figurativo. Docente di disegno in vari istituti, dal 2010 al 2017 è stato titolare della cattedra di Metodologie e Strumenti del Disegno presso l’Accademia di Belle Arti Fidia di Vibo Valentia. Ha esposto in diverse città italiane con rassegne, personali, biennali e collettive.

Torre di Ruggiero (CZ) Viale Vittorio Veneto, 22A Tel 328 5930164 - 0967 93622 posta@nicoladeluca.it www.nicoladeluca.it

Ha ricevuto vari premi e riconoscimenti tra cui: ’Città di Novara 2012’; ’Città di Lamezia Terme 2009’; ’Città di Catanzaro 2007’; Diploma d’Onore della Critica al premio ’Arte Mondadori 2009’. Sue opere si trovano in varie collezioni pubbliche e private, tra cui: ’Museo d’Arte Contemporanea IMEN di (VV)’; ’Museo d’Arte Contemporanea San Pietro a Maida (CZ)’; ’Seminario Regionale di Catanzaro’; ’Pinacoteca Comunale di Montauro’. Nel 2011 ha partecipato alla 54° Biennale di Venezia - Padiglione Italia, per la Calabria. L’Istante Assoluto 2018, Grafite su carta cotone cm 50x70

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Emozioni in punta di matita - La qualità principale dei disegni di Nicola De Luca, artista calabrese, è la precisione incondizionata della realtà, eccezionalmente riprodotta nella dimensione estetica in tutti i particolari. Nei disegni si vede subito la sua bravura, è dotato di indubbio talento, ci presenta un disegno accurato nel chiaro scuro e nella profondità e plasticità dei soggetti ritratti. Nicola De Luca da un volto, un’impronta, riesce a manifestarci gli intimi rivolgimenti della sua personalità, facendo riemergere come termine di confronto, il mondo ideale dell’essere. Le presenze di donne ritratte in primo piano composte e malinconiche, sono motivi ricorrenti nelle opere di questo artista, elementi in cui si riflettono i sentimenti interiori; egli media sulle cose e sugli eventi del tempo in cui vive e li sintetizza nelle forme a lui congeniali. Uno stile raffinato, una sicurezza nel tratto, sono i riferimenti essenziali della sua espressione artistica, che spazia nel mondo delle vibrazioni dell’animo e porge l’attenzione ai più puri valori, introducendoci così negli spazi infiniti della poesia.

Note di Dentro - 2015/2019, Grafite su carta cotone, cm 55x75 Negli Occhi 2016, Grafite su carta cotone cm 40x60

Le Parole del Silenzio 2016, Grafite su carta cotone cm 40x75

Ydra 2016, Grafite su carta cotone, cm 20x75

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Emilia Della vecchia Napoli 1976

Nipote e figlia d’arte. Nel 2002 si laurea in Conservazione dei beni culturali presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, insegnando poi storia dell’arte. Suo è il libro ’Casaurea’ dedicato al profilo storico della città di Casoria (NA), edito nel 2005 da Dany, a cura dell’Università Popolare di Casoria. Dalla tenera età si è sempre cimentata nel disegno artistico. Napoli Via Domenico Gentile, 136 Tel 349 7163158 emilia.dellavecchia@gmail.com www.emiliadellavecchia.it

La Fenice e l’Onda 2019 Olio cm 70x50

Notturno 2019 Olio e acrilico cm 70x50

Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive d’arte contemporanea. Nel 2017 al Novotel di Caserta è stata presentata la sua prima personale, con più di 100 opere eseguite con varie tecniche pittoriche, dove è emerso la vivacità e varietà dei colori e la bellezza delle figure. Ancora nel 2017 ha organizzato una mostra spettacolo sul palco del teatro ’Ateneo’ di Casoria, arricchita da una sua performance di pittura live, il tutto accompagnato da balli, poesie e canti di noti artisti. Nel 2018 personale presso il Circolo Nazionale Culturale di Caserta; collettiva per le selezioni alla Biennale di Roma; evento ’l’Abbraccio’ al Castello Doria ad Angri (SA); collettiva presso la V Municipalità di Vomero - Napoli con tema ’Violenza sulle donne’, esponendo una sua opera a tema; collettiva nella storica chiesa sconsacrata San Severo di Napoli con un’opera pittorica raffigurante Sofia Loren, per la quale ha ricevuto la sua prima preziosa valutazione artistica dal critico d’arte Maurizio Vitiello; nella collettiva ’Riflessi di ottone in mare di Blu’, presso Parco dell’Irno ex Salid in Salerno, ha esposto l’opera ’incontri: oceano e maree’; collettiva per UNICEF al Palazzo Migliaresi di Pozzuoli e incontro con il critico d’arte Antonella Nigro che ha espresso una sua pregevole valutazione critica; perso-

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nale al Salone Borbonico di San Nicola La Strada (CE) con opere pittoriche, con live di body-painting facendo prendere vita ad una delle sue tele, il tutto accompagnato da musica live. Nel 2019 è stata premiata per l’opera ’Sole e Luna’ al Premio San Valentino organizzato dall’Associazione Internazionale ACIPEA, presso il Comune di Atripalda (AV), con pubblicazione dell’opera nella cover antologia ’Tu sei per me - le più belle opere poesie d’amore’, edizioni il Saggio, a cura di Lucia Gaeta; a Montesilvano (Pescara) ha partecipato con due dipinti (Il mare di Garcia e La ballata del mare) al prestigioso evento ’Mare’ collettiva curata da Maurizio Vitiello presso Arteincontro di Fabrizio Serafini; a Maddaloni(Caserta) ha esposto alcune delle sue più suggestive opere pittoriche al Museo archeologico di Calatia, nell’evento ’Quello che le donne dicono’, collettiva a cura di Vladimiro Cardone, mostra organizzata con il patrocinio del Ministero per i beni e le attività culturali e del Comune di Maddaloni; a Napoli, in occasione del cinquantenario dalla morte di Totò, ha partecipato alla collettiva con una delle sue originali interpretazioni artistiche; in Auletta (SA) ha partecipato ad una estemporanea di pittura a cielo aperto. La sua voce è presente nel volume ’Percorsi d’Arte in Italia 2018’, Rubbettino, a cura di Giorgio Di Genova, Carlo Franza e Enzo Le Pera, con testi di Maurizio Vitiello.

Sole e Luna 2018, Olio e acrilico cm 70x50

Abissi 2019 Acrilici cm 40x40

Rosso Velluto 2018 Olio e acrilico cm 50x40

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Anna DI MARIA Napoli 1950

Artista e architetto, ha insegnato a Genova, nella Valle Scrivia e a Marano di Napoli. Anna Di Maria ha sempre guardato all’arte come frontiera avanzata di poesia e si è rimessa in discussione. Le persone sensibili, come lei, hanno la p elle fatta di anima. E a giusta ragione, ci rendiamo contoche le sue opere raccontano la sua anima e il suo carattere, nonché caratura e passione. Con la sua pittura riesce a incardinare interessi e, di solito, l’assett centrale è chiaro e netto, nelle sue volute informali. Impianti convinti, finemente investiti da qualità cromatiche, conquistano lo spazio, anzi tentano d’invaderlo, pienamente. Questa tesa costante si capta dalla dinamica, viva ed estrema, di intriganti incursioni. L’artista, nella discrezionalità de lucido impianto astratto-informale, ricava la tendenziale idea di misurare lo spazio, ma, anche, di interpretarlo e alla fine per conquistarlo con pregnanti dimensioni cromatiche...

Napoli Piazza Medaglie d’Oro, 27 Tel 340 280 30 21 annadimaria156@gmail.com

Impatti 2016 T. Mista, gesso, colla, acrilici cm 70x50

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... Il focus dell’azione pittorica, che parte da vene intimistiche, esplicita e condensa immagini vigorose, energiche e vivaci, in cui i pochi segmenti e le rutilanti cromie potenziano e consolidano visioni. Le sue opere riescono con l’affondo nella materia a riconfermare luci e verità , spaccati filigranati, equilibri di umori e sfere di sentimenti. In una complessa rete di riverberi di cuore e di rimandi estremi si declinano variegate sequenze immaginative di riscontri intuitivi.

Profili 2015 T. Mista, gesso, colla, acrilici cm 70x50

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... L’artista con una più determinata continuità ha voglia di approfondire e traccia redazioni di una scrittura pittorica che incapsula sommovimenti, frazioni di ricerca e vertigini di riferimenti. Naviga, consapevole, in differenziate esperienze per approdare a una cifra di lettura per un divenire senza tempo. Ogni scena composta può sostanziare una rapida sintesi e l’artista appronta e contestualizza, con mano rapida e vigile, apparati e risultati in soluzioni grafico-pittoriche, che stringe sempre su formulazioni inquiete, ma riesce, anche, ad abbinare corroboranti e singolari associazioni. Maurizio Vitiello

Salti azzurri 2017 Fluid acrilyc pouring cm 70x50

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Passi d’arancio 2018 Fluid acrilyc pouring cm 70x50


Crepuscoli viola 2017 Fluid acrilyc pouring cm 60x60

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Gianfranco DURO Angri (SA) 1946

Compie gli studi all’Istituto Statale d’Arte di Salerno e all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Docente di Discipline Pittoriche al Liceo Artistico Statale di Napoli fino al 2011. Inizia il suo percorso artistico a metà degli anni '60. Dagli anni '70 sperimenta ed abbraccia la Mail-Art, iniziando una fitta corrispondenza con tutti gli artisti del mondo fino a diventarne uno dei maggiori esponenti a livello nazionale, realizzando performances in molte città italiane. Nel 1987, dopo un periodo di pausa per il furto di tutte le opere, riprende l’attività affrontando il tema del volo icariano. Quattro colori contraddistinguono questa nuova fase: rosso carminio, come impeto della ripresa, blu ceruleo, per il vissuto dello spazio temporale, bianco, per le memorie vissute, nero, come epilogo della tragedia. Nel 1985 viene citato da Enrico Baj nel libro ’Impariamo la pittura’, Rizzoli Editore. Nel 2010 il sociologo Gaetano Romano, critico e storico dell’arte, nel libro ’Scritture’ sguardi e paesaggi del blog, by Metart -Arte Contemporanea, nel capitolo ’scritti d’arte’, indaga la sua opera con senso critico celebrando il contenuto, il colore, il simbolismo ed il senso icastico. Hanno scritto: Eduardo Alamaro, Massimo Bignardi, Angelo Calabrese, Vitaliano Corbi, Patrizia Fiorillo, Arcangelo Izzo, Antonella Nigro, Gerardo Pedicini, Ugo Piscopo, Gaetano Romano, Loredana Rea, Maurizio Vitiello. Ultime manifestazioni: Phren, Convento di Santo Spirito ex Carcere Mandamentale, Nola 2016; La memoria del tempo, a cura di Loredana Rea, 2017; Museo Storico Archeologico, Nola; Contemporay Art Museum, Casoria 2018; Trame fra le mura, Galleria Spazio Vitale, 2018; Segno Disegno Gesto, Biblioteca comunale Marigliano 2018.

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Angri (SA) Via Concilio 110 Tel 335 5954982 gianfrancoduro@libero.it www.gianfrancoduro.it

Stonehenge - Origine Dittico, 2019 Olio su tela - cm 140x180


I silenzi ardenti - Conoscenza e oblio nell’opera di Gianfranco Duro. Artista che elabora rappresentazioni del reale in forma evocativa ed onirica. Passionale nel suo procedere, nel suo analizzare i contenuti e le tematiche, che poi veste, con la stessa ardente partecipazione, di forme, strutture e personaggi che eliminano, attraverso un’illusoria danza, ogni riferimento spaziale e temporale. La tela diviene il luogo privilegiato in cui i soggetti sembrano muoversi con leggerezza, con una magica inconsistenza, una fluttuante antigravità che rende ogni opera ricca di significati che vanno ricercati in diversi ambiti culturali. L’artista pone l’accento su uno studio concettuale interamente teso alla ricerca del vero, del significato profondo di autenticità, consapevole che l’uomo si trova nel labirinto oscuro dell’esistenza, nel quale anela una luce che esiste, ma va ostinatamente cercata.

Senza titolo 2017, acrilico su carta cm 57x76

In questo senso si pone la rappresentazione danzante delle sue mitiche figure: la danza oltre ad essere un’arte, sul piano simbolico svolge una funzione spirituale di scambio tra l’uomo e le forze cosmiche. Essa è un elemento chiave della ritualizzazione delle cerimonie religiose e diviene un elogio gioioso della vita, poichè riproduce i ritmi della natura, del tempo e dell’universo ed, entrando in rapporto armonioso con la musica, integra il corpo come uno strumento sacro. La contemporaneità diviene, per Gianfranco Duro, momento di amara e commossa meditazione artistica, appunto, per la ricchezza di contraddizioni che essa possiede, per la crudele ipocrisia e la dolorosa indifferenza che la caratterizza. L’uomo esiste ma non danza, apatico e distaccato, non entra in rapporto con la vita, non ne cerca la sua meravigliosa verità. Antonella Nigro Stonehenge - Origine, Dittico, 2017, Olio su tela, cm 130x180

Stonehenge - Origine 2017 Olio su tela, cm 130x 90

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Carmine ELEFANTE Poggiomarino (NA) 1954

Dopo gli studi scientifici ed una laurea in ingegneria elettronica si è dedicato allo studio del Futurismo di Balla, Boccioni, Marinetti, Severini e alla comprensione dell’Astrattismo del primo Novecento. Viaggiando molto fra Parigi e gli Stati Uniti ha conosciuto la Pop Art degli anni sessanta e partecipato alle esposizioni di Bologna e Bari, fiere d’arte degli anni ottanta, conoscendo personalmente molti artisti della Transavanguardia di Achille Bonito Oliva (Paladino, Cucchi, De Maria, Schifano, Arcangelo, De Noia, Pizzi Cannella, Clemente). Proprio la sua formazione scientifica e conoscenza del Software degli Home Computer Texas, Commodore, Apple gli ha consentito la conoscenza di sintassi e semantica dei linguaggi binari. Fondamentali restano la pubblicazione sul TI 9900 Texas Instruments, Ed. Jackson e gli scritti sull’arte binaria 1986/87 pubblicati sulla rivista Flash Art del 1987: Manifesto ’Arte Binaria’ ’Binary Art ’1986 e ’L’Energia e il Discreto’, 1987. Sono gli anni di molte mostre personali tenute fra Roma, Bologna, Napoli, Bari, Civitella D’Agliano, con interventi critici di M. Venturoli, E. Crispolti, G. Grassi, V. Corbi, M. Vitiello, C.F. Kaufuman. Le mostre del Goethe Institut di Napoli e Grenoble e Studi Aperti nel Centro Storico di Napoli hanno mostrato il ’Colore Elefante’ nei dipinti (olii, acquerelli, pastelli grassi, e collage di opere multimediali) e frammenti di colori e foto scomposte dove il colore quantizzato ed i numeri binari (serie di Byte e Bit 1010100010) la fanno da padrone con la loro presenza in serie libere di Bit e simboli grafici primitivi musicali sensoriali. Proprio nelle opere binarie, composizioni astratte e multiple Elefante raggiunge un livello personale e significativo degli anni della Transavanguardia e neo Futurismo degli anni 1980 - 2015.

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San Sebastiano al Vesuvio (NA) Via Michelangelo, 2 Tel 081 7711715 - 3924079560 elefante3@alice.it

Energia 1987 Olio su tela cm 110x130


“è la sua felicità cromatica il suo baricentro d’iride che lo salva dalle secche concettuali e dalle tentazioni delle mode. Il gesto del pittore napoletano è libero, lirico, polivalente e le sue opere evocano senza complessi d’inferiorità Miro’e Kandinskij. Sia i pastelli grassi che gli acquerelli si rapportano con il nostro tempo, perchè paesaggi ed itinerari dell’anima, un tumulto di colori e segni e romantico colorar musica o musicar colore. Nelle sue opere viene fuori un sentimento specchiato nell’iride,una policromia tesa ad un’architettura di emozioni come un raso, una seta, il ‘colore Elefante’”. Marcello Venturoli, Arte Fiera Bologna 1987 “La memoria e la favola. Il pittore Elefante traccia segni diversi e li distende sui fondi monocromatici. Una geometria, un equilibrio, linee spezzate, angoli, archi, punti, spirali sono organizzati con una tecnica per rendere immagini con ritmo musicale e costruire un linguaggio modulare. Intervalli di segni e luci e germi materici delineano i tratti della sua pittura.” Maurizio Vitiello

Composizione binaria 2013 Pastelli e collage su cartoncino cm 50x70

Composizione discreta 4 1989, Pastello grasso su cartoncino cm 50x35

Composizione discreta 1980 Olio su tela, cm 50x70

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“Elefante è un pittore che sa ritrovare il giusto raccordo tra l’analisi della realtà e la mediazione soggettiva. Le opere esprimono novità sia sotto il profilo della fantasia tonale sia dal punto di vista del linguaggio che tiene in gran conto il confronto con la storia.” Gino Grassi, Le Arti News, 1985 “Une ballade sentimentale, sensuelle dans l’imaginaire explosive e suave comme un tango. Laissez- vous guider par ces mouvances, happer par ces ondulations de couleurs, et enfin legerment grisè par ce tourbillon vous recevrez sa peinture en plein visage, traitresse comme une brutale dèferlante, elle ne vous laissera plus. Est temps que Paris connaisse ce peintre et reconaisse son talent et son originalité”. Cecile F. Kaufmann, Paris 1984

Composizione multipla 1995 Olio su tela cm 70x100

Composizione binaria 1989, Pastelli e collage su cartoncino cm 35x50

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Manifesto Arte Binaria 1986 Inchiostro su carta uso mano cm 50x35

Composizione discreta 3 1988, Pastello grasso su cartoncino cm 25x35


Domenico (Mimmo) EMANUELE Ofena (AQ) 1950

L’Aquila - Via Ettore Moschino, 16 Tel 349 7772002 - 0862 411557 mimmo.emanuele@gmail.com

Sacralità per la vita 2019, t.m., cm 100x100

Pittore, grafico, acquerellista, ritrattista. è del 1974 la sua prima mostra personale; molte le sue rassegne pittoriche in Italia ed all’estero (Belgio, Francia, Canada, Marocco, Stati Uniti, Polonia). Collabora in qualità di grafico con numerosi giornali e riviste. Ha al suo attivo innumerevoli pubblicazioni in qualità di illustratore, attività che predilige vista la sua innata e spiccata predisposizione per l’arte grafica. Presente nel Catalogo di Arte Moderna 2017 (editoriale Giorgio Mondadori), prossimamente sarà recensito nell’Atlante d’Arte De Agostini anno 2018, sulla pagina ’I grandi Maestri’. Il suo stile è “….sempre impregnato di sociale e di sofferenza sublimante lo spirito… “. Alcune sue opere ricordano i temi cari al Patini.

La notte delle streghe 2017, Tecnica mista e collage, cm 45x60

L’urlo in tavolozza 2018 T. m. cm 50x70

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Premio Eccellenza Europea delle Arti - P. Levi - “La sua partecipazione è prova dell’indiscusso valore del suo lavoro nel panorama artistico internazionale. L’impegno profuso e la capacità di andare oltre i canoni del comune pensare, hanno contribuito a creare nuove esperienze creative e a catalizzare un cambiamento positivo in Europa e nel mondo”. Gli Artisti nella Collezione Sgarbi - V. Sgarbi - “La scelta del suo lavoro per la mia raccolta delle stampe e disegni attesta la valenza del suo operato e il costante impegno artistico. In un’epoca segnata dal tentativo di assegnare un prezzo a tutto e tutti e un grado di spendibilità sul mercato, la collezione d’arte ritorna ad essere il mezzo attraverso cui le opere riacquistano il loro reale valore, senza prezzo e senza tempo.” Pro Biennale di Venezia, V. Sgarbi- S. Nugnes - “Una primavera di colori fiorisce attorno a un tema centrale che si sviluppa con una tecnica mista, spesso con il collage di stralci di giornale. Le opere di Emanuele si leggono in una maniera trasversale. Immagini e parole si completano, le prime portatrici di emozioni e movimento, le soconde di significato e contesto. Profondamente radicato alla vita ed alla sua realtà quotidiana, l’artista desidera imprimere con tratto realistico sulla tela i momenti che rimarranno per sempre nella storia, siano essi personali o generali”. New York International Art Expo- S. Nugnes - “Ne ’I passi della Vita’ da una parte si distinguono, perché disegnati, un piede scalzo-appartenente ad una persona anziana-massaggiato tra le mani e due scarpe slacciate. Dall’altra il carnevale di colori che prevarica le forme ricoprendo tutta la tela con la tecnica dripping. Vicino alla scarpa più vicina la bordo inferiore, è possibile notare due particolari: le tracce di rosso si fanno più consistenti e la sagoma di un lupo appare vicina al tallone, segno che la vita riserva gioie e dolori e che, alla fine, è durante la vecchiaia che si traggono le somme delle nostre esperienze”. Spoleto Arte, V. Sgarbi - S. Nugnes - “La presenza gioiosa di una moltitudine di colori sullo sfondo funge da base di monumenti e persone in bianco e nero, da cui emerge evidente la sicurezza del tratto di Emanuele, dettata da una lunga esperienza. Il collage, di cui spesso fa uso, contribuisce a differenziare e separare le varie fasi di realizzazione, nonché i diversi elementi della composizione. Ma quando queste componenti si sovrappongono, dando voce ai dettagli, allora l’effetto è davvero degno di grande ammirazione”.

Fiori recisi 2018 istallazione sul prato t.m., cm 100x100

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Renzo EUSEBI Patrignone di Montalto Marche (AP) 1946

Cerete (BG) via P. Ghitti, 14 Tel. 335 5471517 info@renzoeusebi.com

Compie gli studi artistici a Roma e insegna arte per un ventennio; dagli anni ‘70 a oggi ha esposto le sue opere in oltre 160 mostre personali e collettive. I suoi itinerari artistici vanno dalle più importanti città italiane a quelle europee, statunitensi e sudamericane. Le fiere internazionali d’arte moderna contemporanea sono state moltissime a partire da Basel negli anni ‘80 passando per New York, Chicago, Los Angeles, Tokio, Bologna, San Francisco, Philadelphia, Atlanta, Dallas, Gant, Padova, Verona e per ultima Art Fair Hangzhou (Cina). Negli anni ‘90 è stato socio fondatore del Transvisionismo e successivamente del G.A.D.- Gruppo Aniconismo Dialettico di Giorgio Di Genova.

Opera n° 32 2001, T.m. su tela, cm 80x190

Opera n° 56 2002, T.m. su tela cm 100x200

Opera n° 03, 1998 Pittoscultura in legno, sabbia, acrilici cm 73x19x14

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“All’assoluto astrattismo geometrico è approdato con una progressiva depurazione cromatica ed esecutiva, dopo una stagione surrealista e una segnico-materica, Renzo Eusebi, già esponente del Gruppo Aniconismo Dialettico. Alla base del suo comporre forme euclidee in legno dipinte nei tre colori primari c’è una personalissima riflessione sulle possibilità di un connubio di Suprematismo e Neoplasticismo, coordinati appunto dalla ratio geometrica, con soluzioni diagonali che “sarebbero state fortemente stigmatizzate da Mondrian” come ho già sottolineato un anno fa. Ciò ha dato limpidi risultati di un concretismo reificato, in ottemperanza di un’esigenza di oggettivazione che s’è esplicitata in sculture di impianto parallelo alle composizioni tipiche dei quadri, alla stregua di quanto aveva già fatto nella stagione della pittura informale con sculture di ferro dipinto”. Giorgio di Genova – Percorsi d’Arte in Italia 2018 ed. Rubbettino

Opera n° 06 2001, Scultura in ferro e smalti cm 160x40x30

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Opera n° 02 2015, T.m. su tavola cm 140x140


Hanno scritto su Renzo Eusebi: R.Boccaccini, F. Bassani, E. Pupino, G. Campione, E. Groppali, L. Lazzari, M. Pezzotta, M. Monteverdi, D. Conenna, L. Marcucci, A. Pacifico, B. Goutron, A. Palumbo, N. Panepinto, L. Carli, C. Panepinto, C. Benoit, E. Concarotti, O. Campigli, O. Niero, R. Novalesi Geverini, L. Carini, G. Segato, P. Rizzi, F. Maroni, M. Chieppa, P. Baracchi, F. Calzavacca, P. Levi, P. Malato, G. Gigliotti, E. Di Martino, J.LL. Montanè, E. Krumm, L. Solli, A. Romoli, A. Muroni, M. Valeri, L. Turco Liveri, M. Savini, G. Capasso, L. Strozzieri, F. Tortiello, A. De Santis, A. Raddi, L. Tallarico, R. Civiello, F. Emidi, A. Ginesi, C. Melloni, F. Bianchi, R.M. Siena, G. Ravazzola, T. Tamburi, D. Taddei, D. Radini Tedeschi, A. Fantuzzi, M. Cafà, G. Di Genova, C.R Sciascia.

Opera n° 09 2018, Pittoscultura in legno e smalti cm 134x30x25,5

Opera n° 01 2019, T.m. su tavola cm 80x70

Opera n° 05 2019, Pittoscultura in legno e smalti cm 207x42x25

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Maria Luisa FICICCHIA Bologna 1937

Docente di materie letterarie, da anni è presente nel panorama artistico romano. Partecipa dal 2000 al 2003 alle iniziative di ’Studi Aperti’, in qualità di vicepresidente e co – fondatrice dell’associazione culturale ARS Arte Roma XVI, che si propone di creare, attraverso la diffusione dell’arte contemporanea, una Casa dell’Arte dove produrre e divulgare la creatività, avvicinandola alla quotidianità. Organizza corsi di arti visive ed esposizioni quali ’Visioni dell’umanità’, a carattere internazionale ed avente scopi umanitari, in collaborazione con Amnesty International e WWF. Partecipa al coordinamento dell’Associazione per la Cultura al Forte Portuense. Aderisce al consorzio delle associazioni degli artisti di Roma e provincia per la realizzazione della Casa delle Arti Visive. Commissario scientifico per l’esposizione ’Gli artisti si incontrano’ contribuisce alla mostra volta a valorizzare l’impegno degli artisti presenti a Roma per motivi di studio. L’arte e la cultura sono strumenti di incontro, di contagio, di scambi e quindi strumenti di pace. ’Gli artisti si incontrano’ nasce dall’esigenza di diffondere l’arte proveniente dalle diverse nazioni, confermando Roma come luogo di naturale incontro e confronto culturale e sociale.

Merope 2013 Ceramica smaltata cm 14x8x h 19

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Vaso con arieti 2001 Raku cm 19x18x h 33

Roma - Via I. Pindemonte, 14 Tel. 06 5815151 - 339 8989575 mluisa.bertoldi@libero.it


L’artista, che da tempo ha scelto la ceramica come mezzo espressivo, in particolare impiegando la tecnica Raku, attraverso corsi e personali sperimentazioni e nella continua ricerca di materiali e tecniche, ha intrapreso un percorso creativo, nel quale emerge il fascino di un mondo arcaico,immaginato come ideale attuazione di un armonioso rapporto uomo-natura. I suoi lavori rivelano l’energia della materia generatrice anche attraverso l’uso del colore visionario ed evocativo. Cogliendo l’originalità di una tradizione antica, interviene direttamente sulla realtà dei materiali, modellandoli secondo il gusto e la sensibilità di uno spirito moderno. Espone in numerose mostre personali e collettive a Roma e in varie città d’Italia, partecipando a concorsi artistici anche all’estero. L’autrice, attraverso una inesausta ricerca tecnica e formale, testimonia un percorso espressivo in continua evoluzione. L’artista è presente in ’Percorsi d’arte in Italia 2015 e 2018’, a cura di Giorgio di Genova ed Enzo Le Pera, editi da Rubbettino.

Aryballo 2008, Naked Raku, cm 17x12x h 21,5

Occhio 2003, Raku Diametro cm 25

Giano 2005, Raku cm 20,5x28,8x6,5

Cavallo 2005, argilla e smalti, cm 17x30x17,3

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Vittorio Fumasi Napoli 1944

ha concluso gli studi presso l’Accademia di Belle Arti. Dal 1969 ha insegnato Scultura nei Licei artistici e negli Istituti d’arte e dal 1978 nelle Accademie di Belle Arti di Catanzaro, Catania, Roma e Firenze, come titolare della prima cattedra di scultura. Fin da giovane partecipa alla vita artistica nazionale ed internazionale, ricevendo premi e riconoscimenti. Dal 2006 al 2008 ha rappresentato gli scultori italiani nella Commissione Internazionale per la selezione delle opere di scultura e monumenti realizzati in occasione delle olimpiadi di Pechino 2008. Le sue opere sono in collezioni private e nei musei di: Castellanza, Cento, Norfolk (Usa) e Praia a Mare.

Scalea (CS) Via Piave 22 Tel 347 4988742 - 0985 939976 vf2@vittoriofumasi.com www.vittoriofumasi.com

Le 3 grazie, la Fenice, in una notte senza luna 2011 Vvetroresina cm 200x150x10

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Lo scultore Vittorio Fumasi, ha sempre rappresentato con orgoglio la cultura italiana all’estero. Le sue sculture realizzano una sintesi di volumi ed un’ibridazione di forme astratte con la molteplicità di facce, mediante le quali la Natura si rivela a noi quotidianamente: dai fiori alle forme umane nelle fasi di forza e fragilità. Nel bassorilievo ’Le 3 grazie, la Fenice, in una notte senza luna’ l’artista,ispirandosi al mito della fenice che rinasce dalle sue ceneri, vuole esprimere il rinnovamento dell’uomo che, guardando alle esperienze vissute e alla storia, conquista nuove mete in tutti i campi dello scibile umano. Nel bassorilievo in bronzo lucidato ’Tra cielo e terra’ la figura della donna che salva dalle tempeste del mare, del cielo e della terra, il bambino, simbolo dell’umanità futura, vuol’essere una testimonianza di quest’epoca caratterizzata da grandi flussi migratori e espressione di solidarietà nei confronti delle donne che non solo generano l’umanità ma la salvano e la proteggono. ’Scalea in espansione’, realizzata nel 1985,in occasione del rifacimento della piazza G. Caloprese in Scalea, affidata allo scultore Fumasi, in bronzo lucidato, con i suoi volumi che si espandono plasticamente nello spazio e in tutte le direzioni, evidenzia l’espansione di Scalea su tutto il suo territorio. La ’Ninfa’, scultura in vetroresina patinata, raffigura una donna che emerge dalle acque, in piedi su una conchiglia, con le braccia protese verso il cielo. Tra cielo e terra 2016, Bronzo fusione a cera persa, cm 50x30x5 Ninfa 2010, Vetroresina patinata cm 400x90x80 cm

Scalea in espansione 1985 Bronzo fusione a staffa

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Vittorio GUARNIERI Sabbioncello San Vittore (Fe) 1946

Vittorio Guarnieri nasce a Sabbioncello San Vittore di Ferrara nel 1 946. Si diploma all’Istituto d’Arte ’Dosso Dossi’ di Ferrara e all’Accademia di Belle Arti Clementina di Bologna. Ha insegnato nell’Istituto d’Arte e nel Liceo Artistico di questa città. Hanno scritto di lui: F. Bertelli; P. Calzolari; G. Cortenova; F. De Santi; G. De Santi; G. Di Genova; F. Farina; F. Gualdoni; Janus; E. Le Pera; G. Ruggeri; A. Schiessel; F. Spisani; M. Varga. Bologna - Piazza della Pace, 4 Tel 051 6141484 - 393 281311186 vittorio.guarnieri@hotmail.com www.guarnierivittorio.it Metamorfosi Figurative n°191 1982, Polietere bianco, cm 100x50x8:2

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Metamorfosi Figurative n°237 2017, Polietere scuro, cm 120x60x8:2


Sintesi-Sequenza I 1980, Acquerello su carta cm 50x35

Sintesi-Sequenza V 1980, Acquerello su carta cm 50x35

Dal 1970 il suo curriculum è caratterizzato da mostre personali, collettive, in Italia e all’estero; da articoli pubblicati sui cataloghi, nei quali puntualizza la propria ricerca pittorica, e in varie riviste d’arte che accompagnano, ancor oggi, un lavoro condotto sempre con passione e tenacia. Ciò che interessa l’autore è indagare sulla significanza del ‘colore’, nel suo apparire mono e policromatico, e nella forza vitalistica del segno che coglie l’essenza di un mondo figurale che sta oltre l’esperienza. Il colore, la luce e la percezione sono i termini dominanti la ricerca per una pittura monocromatica, tendente verso il bianco, il nero, il grigio, in cui indaga le possibilità espressive del monocromatismo policromatico. Fra il 1964 e il 1965, con precisi interventi segnici interni alle superfici di gommapiuma, ottiene le prime risultanze endofigurative. È il tema delle ‘Metamorfosi Figurative’ in cui l’immagine, liberata dalla rigidità della forma, si autoriflette in una più profonda e suggestiva essenza, tramite la meditata vitalità di un ‘atto’ ritemperato e rigenerato che, a tratti, si fa ora più incisivo, or più penetrante. L’attività recente lo vede partecipare, con opere realizzate in tempi diversi, ad una serie di mostre collettive di vario tema, ma con una unica fisionomia che vede nei curatori la volontà di presentare, registrare e confrontare sempre nuove personalità e diverse espressioni linguistiche. Nel 2018 è presente alla Prima edizione del Premio Rospigliosi Art Prize dove vince il Primo Premio della sezione scultura. L’esperienza estetica dell’artista si colloca sul piano della concettualità, cioè in quell’ambito in cui, sgomberato il campo dai problemi di comunicazione di ‘fatti’ realizzabili attraverso la tecnica pittorica, ad essa si assegna il compito di meditare su sè stessa, sulle sue funzioni specifiche, sui suoi elementi primari. Sono nel tutt’uno di spazio-tempo-luce-essenza-colore le radici o i simboli di un pensiero pittorico entro il quale V. Guarnieri concepisce la sua visione e plasma i suoi modi espressivi.

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Policromie Monocromatiche n째3 1977, Olio su tela, cm 75x75

Policromie Monocromatiche n째4 1977, Olio su tela, cm 75x75 Cera n째80 1965, Cera su carta, cm 100x75

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Cera n째83 1966, Cera su carta, cm 100x75


Francesco Guidoni Roma 1960

Roma, Viale dei Tigli, 70 Tel 340 0992258 - 06 93393153 underseen777@gmail.com

Francesco Guidoni nasce a Roma dove consegue nel 1978 la maturità classica, dedicandosi poi per un periodo ad attività artigianali. Nel 1988 si diploma in scultura all’Accademia di Belle Arti di Roma. Da allora si dedica ad una personale ricerca nel campo della scultura e della pittura, con numerose mostre collettive ed alcune personali. Il suo rapporto con l’arte è sempre stato molto sofferto, anche per il confronto con la famiglia che avrebbe voluto fare di lui uno scienziato o un ingegnere. Ciò nonostante, anche di fronte ai più svariati problemi che ha dovuto affrontare, fino ad oggi l’arte è sempre stato il punto centrale della sua vita.

Uccello 1998 Bronzo cm 52x25x35

Uccello 2 2010 Bronzo, cm 90x60x40

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“Guidoni è uno scultore eclettico, che ama confrontarsi con materiali e tecniche differenti per esprimere la plasticità della materia nella ricerca personale del suo essere scultore cui non sfugge un confronto ad un ispirazione con la tradizione secolare della nostra cultura artistica. Le due sculture bronzee ’Uccelli’ ne sono un esempio: due opere d’arte funebre realizzate per una committenza privata. In questo caso la forma e la somiglianza con il mondo animale divengono tensione emotiva carica di significato simbolico. Gli uccelli rappresentano il volo dell’anima dopo la morte ed il passaggio verso una realtà ultraterrena. In questo modo Guidoni si riallaccia a tutta la tradizione iconografica del mondo dell’arte, reinterpretandola in una forma plastica personale: per esempio il pellicano nella tradizione cristiana è simbolo di ascesa verso la purificazione. La duttilità del confronto di Guidoni con i vari materiali è visibile in un’altra opera funebre in terracotta bianca che rappresenta anteriormente una famiglia e nella parte posteriore uno scarno paesaggio. Il rimando iconografico risulta evidente ai sarcofagi romani e alla loro iconologia, reso attraverso una forma primitiva, geometrica, di volumi che restituiscono il gusto del ritorno all’ordine dell’arte italiana degli anni venti e trenta del novecento. Nell’opera ’Autoritratto’ il materiale è il cemento. La scultura rappresenta la volontà di rendere visibile l’indagine introspettiva che l’artista compie su se stesso, alla ricerca del suo essere più profondo e del suo pensiero come uomo e come artista. L’autoritratto, preceduto da una serie di disegni su carta, rivela sia attraverso la severità del materiale che tramite l’andamento delle linee del volto e della barba che caricano la forma di valore espressivo un’indagine psicologica che restituisce un’inquietudine interiore ma anche etica e morale.” Domenico Bilà

Autoritratto 1984, Cemento cm 40x25x35

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Ricordo 1999, T erracotta bianca cm 42x35x28


Paola IOTTI Formia (LT) 1968

Castelforte (LT) Via D’Orvè, 11 Tel 3200779161 paolaiotti.pi@gmail.com

Poetessa e pittrice, ha frequentato l’ITIS di Castelforte e successivamente l’Istituto Alta Moda Cataldo di Roma e la Facoltà di Giurisprudenza presso La Sapienza di Roma. Ha sempre coltivato la passione per il disegno e per la poesia, pubblicando nel 2015 la raccolta di rime ’Delle donne e delle altre emozioni’, e nel 2018 ’Il colore delle anime’. Da alcuni anni si dedica con assiduità alla pittura, avendo iniziato con l’arte figurativa che si è trasformata in una visione surrealista, con la scoperta aggiuntiva dell’astrattismo. I suoi lavori riflettono un mondo tutto interiore, fatto di emozioni e stati d’animo, in una capacità di immaginazione che esplora lontani luoghi mentali e s’addentra nei più puri riverberi dell’inconscio. Ha partecipato a varie esposizioni personali e collettive, ove ha ricevuto importanti riconoscimenti. È Assessore alla Cultura del comune di Castelforte e si dedica con singolare impegno alla promozione di mirate manifestazioni, con la valorizzazione di autori e di percorsi culturali e artistici riferiti sia alla tradizione che alla contemporaneità. I dipinti di Paola Iotti sono dei viaggi oltre il mondo banale che ci circonda, alla ricerca di territori primordiali e regni onirici in cui scoprire esistenze incontaminate in una dimensione del tutto trascendentale.

Riflessi 2018, Calcestruzzo, gesso,acrilici cm 50x70x3

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Le sue immagini sono degli sconfinamenti in mondi paralleli che le consentono di rappresentare concetti spirituali, che si svelano e si compenetrano con gli intensi sentimenti che fluttuano nella sua anima. Ecco allora apparire distese favolistiche di forme sconosciute e illuminate da luci opaline, o personaggi ultraterreni e simbolici, nati dai suoi stati d’animo, che appaiono in contesti inusitati e misteriosi, fortemente evocativi. Ricorrono costantemente nelle sue tele elementi simbolici dai significati del tutto intimi: l’albero, senza foglie, che rappresenta il suo essere, proteso coi rami in cerca di essenze di verità nell’infinito; poi nello spazio dipinto appaiono circonferenze, simboleggianti purezza e perfezione, e aspri e scuri spuntoni rocciosi, simbolo di stabilità, di coscienza di ciò che si è stati, delle proprie sicurezze.Molti dei suoi quadri, eseguiti coi materiali più diversi, l’olio, la tempera, il gesso, lo stucco, la sabbia, la carta incollata, e persino il calcestruzzo, lavorati coi pennelli, con la spatola, col bruciatore le servono a dare senso materico e sostanza alle cose.Ma l’universo pittorico di Paola Iotti è in fondo sempre lirico e chimerico al tempo stesso, e affascina l’osservatore per la sua volontà di ricerca e per la sua originalità di visione in esso contenute, coinvolgendolo nelle situazioni e nei sentimenti in esso espressi. Silenzio 2016, Olio su tela, cm 60x50 Viaggiatori 2019, Gesso, acrilici, plastica, cm 70x100

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Benedetta JANDOLO Forlì (FC) 1948

Bologna Via Antonio Orlandi, 11/2 Tel. 051 543677 - 329 9830305 benedetta.iandolo@libero.it enciclopediadarte.com orizzonteitalia.com

Benedetta Jandolo parla di inseminazioni, che formalmente incapsula nella tela con brillio variabile. Le sue forme avviano ad una misurazione smagliante e i colori sono incastonati in molluschi che ricordano raggi solari congelati oppure mitici e popolareschi ’Gremlins’. Oppure grandi sessi in mutazione incessante. In inglese la parola ’sun’ è neutra: solo gli artisti riescono a parlare una lingua transessuale. Ma in inglese antico, come in tedesco, l’astro più brillante- il sole - è femminile. Queste opere sono come metamorfosi di sessi femminili, vera origine del mondo e principio di piacere che regola ancora gli zeugmi della procreazione. Forse è in ciò che si possono distinguere le cellule umane da quelle ’solamente’ organiche. Forse si arriverà ad una riproducibilità umana privando l’uomo del principio di piacere ,ma sarà un vero degrado per lo spirito dell’umanità. Parimenti è una grande castrazione aver privato l’artista del pennello,con tutto il rispetto per le nuove Tecnologie,gli artisti di fine secolo sperimentano una saporosa ripresa della pasta e della materia pittorica, il guaio è che sempre meno son quelli che sanno quel che fanno. Ma Jandolo ha acquisito una tal maestria che guardando la sua opera primeggia una sorta di teoria di sensazioni e trionfa ancora il principio di piacere che solo gli artisti importanti sanno suscitare. Paola Serra Zanetti

Passo svagato 2014, Diversi tipi di mine su modelli di stivali in cartone opera di riciclaggio cm 40x130 circa

Ritmo orizzontale 1996, Olio su tela, cm 115x39

Aquila– Vegetante urbano - Omaggio all’Aquila 2018, Stampa su plexiglas, cm 50x50

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La striscia del mare 2018, Pastelli su carta di riso, cm 25x200

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La Kerria 2004, Acquerello su carta di riso, cm 50x50


Anna KAPP Lattarico (CS) 1946

San Lucido (CS) Via Filippo Giuliani 39 Tel 347 9161787 - 0982 848336 annakapp46@gmail.com

Santa Maria anni ‘50 2019 Acquerello cm 50x70

“Acquerellista nel senso più classico, Anna Kapp esprime la sua sensibilità per la luce, per la natura e per il paesaggio che la circonda con grande spontaneità e raffinatezza. La varietà esplorativa della sua produzione, denota un susseguirsi variegato di approcci alla tecnica usata, con la quale Anna Kapp si misura ora elaborando minuziosi scorci urbani e rurali, ora abbandonandosi all’intimità dell’improvvisazione, restituendo di volta in volta scene di spazi immobili e a-temporali, o puri e irripetibili attimi di luce in cui la percezione sensoriale, nell’immagine, si traduce in vibranti stati d’animo. Forti, intensi, lievi, vigorosi, delicati, fermi, dinamici; è come se la pittrice, attraverso i soggetti dipinti, restituisse su carta tutta la naturale energia che i suoi occhi, la sua percezione e la sua sensibilità siano in grado di registrare, di accogliere. Come se tutto ciò che possa assorbire attraverso lo sguardo, il tatto, il respiro, venisse reso visibile da una paziente e riconciliante azione pittorica.“ Maria Rosaria Gallo

Inserita in circuiti regionali ed extra regionali. Personali: San Lucido 2015, 2016, 2017; Paola 2017. Rassegne: ’Periscopio sull’arte in Italia’ 2016, a cura di Giorgio Di Genova - Enzo Le Pera; ’Premio Sulmona 2016’, Polo Museale Civico, Sulmona; ’Donna 2017’, Museo del Presente Rende, a cura di Roberto Sottile; ’Geni comuni 2017’, Museo Presente, Rende, a cura di R. Sottile; ’Prospettive del terzo Millennio’ 2017-2018, Museo MACA, Acri, a cura di G. Di Genova - Enzo Le Pera; ’Geni comuni 2018’, Museo del Presente, Rende, a cura di R. Sottile - Mariateresa Buccieri; ’Splash: un tuffo nell’Eros’ 2019, Soriano nel Cimino, a cura di G. Di Genova.

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Acquerello fresco” 2017 - acquerello - cm 25x35 San Lucido anni ‘60 2015 - acquerello - cm 50x70

Il Re guardiano 2018 - acquerello - cm 80x80

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Mario LA CARRUBBA Roma 1944

Roma - Via Carlo Caneva 58 Tel 06 4390784 mariolina44it@yahoo.it

Ha frequentato l’Accademia di BBAA. Ha partecipato a numerose collettive, rassegne d’arte e personali, tra cui: Visioni cromatiche, Biblioteca Vallicelliana, Roma; Cromatismi, Museo Manzù, Ardea; Rationalis Chaos, Terme di Bonifaci, Fiuggi. La sua è una ricerca cromatica-cinetica compenetrante il dato reale, tale da consentire al fruitore di inserirsi nell’idea visionaria dell’opera che ha una relazione diretta con la visione poetica del soggetto. Del suo lavoro si sono interessati Duilio Morisini, Renzo Margonari, Giorgio Di Genova, Mario Lunetta, Vito Riviello, Plinio Perilli e altri. Sue opere sono esposte in alcuni musei, tra i quali: Museo Archeologico di Atina (Frosinone); Museo d’Arte delle Generazioni d’Italia del 900, Pieve di Cento (BO). Da sempre attratto dall’evoluzione della tecnica e delle tecnologie, realizza anche lavori di Computer-Art e Video-Art. Alcuni suoi video sono stati in programmazione presso il Cinelab dell’Isola del Cinema di Roma e l’omaggio ad Anna Magnani ’Nannarella’ è stato trasmesso su Rai 3 durante uno speciale. Affascinato dal mondo della poesia, alla quale ha dedicato diversi lavori, a oggi è intento a realizzare la sua prima raccolta sinestetica; infatti da un lato le poesie (che in un certo senso sono parola del suo lavoro pittorico) e, dall’altro convivono gli acquarelli che trasmutano la parola in pittura.

Contrapposizioni cromatiche 2019 Olio su tela cm 50X50

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Visione cromatica di Mario La Carrubba - In questa turbolenta atmosfera, a dominare i sensi è un velato vapore delle nuance fredde come fosse il respiro vitale dell’opera stessa. Nelle dimensioni oniriche di Mario La Carrubba irrompono subliminali anacronismi, cronache visive di una realtà parallela ad un mondo inadeguatamente oggettivo dove il soggetto è protetto all’interno di una sfera simile ad una bolla di sapone, alcune volte essa si manifesta limpida altre riflette minuziosamente la visione totale d’insieme ed in quelle rare occasioni quando ingiustificatamente assente, pare manchi la coscienza dell’opera, la materia primigenia, l’autoritratto o la consapevolezza dell’Es? Lo Zenith e Nadir appaiono compromessi, indefiniti nel caos percettivo dell’impalpabile ambientazione tecnologica eppure in quest’oasi del colore, sembra sia approdata, un’incontaminazione sociale, dovuta ad uno status permanente di pace. Ecco quindi cosa suggerisce l’artista attraverso la rivisitazione dei piani cartesiani, una nuova ed inesplorata dimensione la quadrimensionale visione cromatica di un paradosso quantistico forse estratto dal microcosmo soggettivo di Einstein. Dunque nell’unicità la pittura di Mario La Carrubba si palesa voluttuosa e per certi versi geometricamente metafisica come le ambientazioni magiche di alcuni momenti che sembrano essere racconti ad olio delle fiabe di Andersen; in altri versi quelli interiorizzati e solipsistici si presentano surrealmente innamorate del non tempo, ma la vera identità pittorica dell’artista raggiunge premonizioni futuristiche oltre la fisicità divenendo quasi iperfisica e trascendentale dove “possono esserci concetti senza intuizione e intuizione senza concetti” Kant. Nel vasto universo della tela nessun limite si imprime nell’apparente irrazionalità decisiva, anzi affiora un’emotività coerente come se il furore artistico si muovesse con logica al ritmo calzante dell’opera lirica e proprio in questa danza tra mano e pennello, ogni sentimento sia esso docile che irruente, rimane scolpito nel perpetuo incantesimo dove forma e versi, tempi e storia si fondono come se Mario La Carrubba fossel’alchimista del colore. Iolanda La Carrubba

Rationalis Chaos 2016 olio su tela, cm 80X120

Primigenio Enigma 2015, olio su tela, cm 50X60

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Arcaici Plastificati Simbolismi 2016 olio su tela, 80X80


Paola LAMBITELLI Napoli 1966

Napoli 1966 Via Posillipo 203 Tel 333 3429023 paola@chiaraluna.it

Dopo il liceo classico si diploma stilista alla Marangoni di Milano dove lavora nel campo della moda fino al 1992. Tornata a Napoli, sviluppa la sua vena creativa anche in altre direzioni ideando oggetti d’arredo dal design moderno e raffinato e creazioni artistiche nel campo dell’astrattismo materico. Plexiglass, alluminio, stucchi, legni di recupero, carta pesta, metalli, pietre naturali sono alcuni dei materiali utilizzati dall’artista per le sue creazioni. Ha partecipato a numerose mostre, progetti e contest. Ha esposto al Museo d’arte moderna PAN - Palazzo delle Arti Napoli e in altri luoghi cittadini di interesse storico-artistico- culturale. Nel settembre 2015 ha partecipato al Premio Arte e rivoluzione nel Complesso monumentale S. Severo al Pendino a Napoli. Finalista al premio internazionale d’arte ’Comel’ 2016 - V edizione. Ha esposto alla Mostra collettiva ’Fragile – Handle with care’ (Genova gennaio 2017). Ha partecipato al 16° Premio nazionale d’arte Città di Novara nell’aprile 2017, a giugno 2017 alla mostra Paratissima Napoli. Ha esposto alla collettiva ’Segni Tangibili 1’, a cura di Simona Pasquali - Intentart Napoli (settembre 2017). Ha partecipato alla collettiva ’Dialogo tra generazioni’ – Castel dell’Ovo Napoli a febbraio 2018. Ha esposto alla mostra ’Venti per Venti’ tenutasi presso Linea d’Arte Officina Creativa a Napoli a settembre 2018, e alla Mamo Gallery di Milano a novembre 2018.

La mente mente 2019 T. M. su plexiglass cm 70x70x10

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“la fusione dei materiali è cosa importante, quanto il bisogno di sentire con le mani, con il tatto, l’evolversi della materia stessa. Una fusione che mette insieme materiali di sintesi chimica, come il plexiglas e pietre naturali, filo di ferro e legni di recupero. Una figurazione non cercata, certamente istintiva, che rimanda a paesaggi più o meno riconoscibili, e questo in definitiva è un regalo a chi le guarda e le interpreta. Eleganza e raffinata ricerca di materie e colori, dove i colori diventano festa e le dinamiche di stesura sono forza energetica espressa”. Sono passati cinque anni e la ricerca dell’artista napoletana, si precisa sempre più, anche in virtù delle tante esposizioni in mostre e concorsi nazionali, come il Premio Comel, dove in un’intervista in qualità di finalista nel 2016 dice …”Davanti ad una lastra di plexiglass, mi pervade un senso di pacatezza, e di tranquillità. Come se questo materiale industriale, così rassicurante nella sua solidità e così ben definito, rappresentasse un porto sicuro cui affidare la mia materia…” Chi proviene da una città di mare come Napoli, porto importantissimo nel Mediterraneo, crocevia di razze, popoli, materie, e dove la lingua è l’insieme di una memoria codificata di più popoli, è naturalmente incline alla ricerca di una connessione possibile con l’impossibile! Paola Lambitelli opera nei territori della materia, sia plastica che naturale, e già questo è il segno di una volontà di sondare ambiti di ricerca, non più solo istintivi, ma in cammino verso una maggiore definizione dell’estetica, e di una regola più decisa, nella scelta dei materiali. Nelle ultime opere, si delinea una maggiore tridimensionalità, una nuova spazialità, e quindi un bisogno di offrire al sé e agli altri una dimensione più ampia. Spingersi negli opposti, per trovare una nuova armonia con esiti di rilievo nel proprio linguaggio artistico, oramai codificato e riconoscibile.

Ammonites 2016 T. mista alluminio e plexiglass cm 130x80x25

Sogno 2016 T. m. alluminio e plexiglass cm 70x100

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Frammenti 2016 stucco, acrilico e smalto su cartongesso cm 120x100


Daniela LOI Cagliari, 1965

Cagliari - Via Antonio Meucci, 9 Tel 329 9260 853 danielaloi@ymail.com www.danielaloi.it

Terrestris Mater 2010, T. M., terracotta, corde cm 100x70

Inizia a dipingere sin da bambina, per poi appassionarsi sia alla pittura che alla moda, unendo così all’attività pittorica la creazione di collezioni di strutture tessili, e abbigliamento. Frequenta l’atelier del praghese Michal Stupka, artista di grande vaglia prematuramente scomparso. Il suo percorso di studi e le sue esperienze professionali seguono quindi la sua naturale vocazione creativa, portandola successivamente a dedicarsi completamente all’arte. Nel 1990 vince una borsa di studio della Regione Autonoma della Sardegna, per il corso di Laurea - Master’s Degree in Fashion Design,presso la Domus Academy, di Milano, dove consegue, nel 1991, il Diploma di Master in Fashion Design. Dal 2001 espone in numerose mostre collettive, sia in ambito regionale, che nazionale ed internazionale. Dal 2005 fa parte dell’Associazione culturale Il Caffè dell’Arte, Cagliari. Nel 2010 tiene la sua prima Mostra Personale di Pittura e Scultura, a cura di Ambrogio Ferrari, presso la Galleria Oldrado da Ponte, a Lodi. Dal 2011 fa parte dell’Associazione culturale Holos Accademia Dialetti Visivi, Bolzano. Le opere degli ultimi anni, dipinti e sculture, sono frutto della ricerca sulla figura mitologica della Dea Madre, archetipo di grande e ambivalente potenza, che racchiude in sè il mistero della nascita, della morte e della rigenerazione, non solo della vita umana, ma di tutta la vita sulla Terra, e addirittura dell’intero cosmo. A destra in basso Elementum Mater 2010, T. M., Rame, Terracotta, corde cm 50x50

Sacred Mater 2017, T. M. Rame, corde, cm 70x70

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“Una delle produzioni elaborate nella Sardegna prenuragica con scopo anche intenzionalmente artistico è rappresentata dalle statuine della Dea Madre. Sono figure femminili quasi sempre di piccola dimensione, concepite probabilmente come rappresentazione sacra della Terra vista come generatrice della vita, e nel cui grembo tutto torna ad essere accolto. Le troviamo, nella loro stilizzata iconografia, nei quadri di Daniela Loi esposti nella galleria di via Oldrado da Ponte, a Lodi. Lo spazio gestito da Ambrogio Ferrari approfondisce il percorso dell’artista cagliaritana, presentando venti opere che si muovono tra simbolo e significato in direzione di un recupero dei valori ancestrali della cultura di origine, quelli sostanzialmente riferibili ad ogni civiltà, ma che affermano presenze più tangibili nella natura aspra e isolana della Sardegna. Un discorso che chiama a raccolta gli elementi fisici di un’epica dei primordi, la terra innanzitutto, ma anche il mondo vegetale raccolto nelle fibre delle corde e dei tessuti che attraversano le tele, o i metalli delle profondità del suolo, in un tributo che diventa per la stessa autrice rigeneratore di energie e di memorie. La presenza dominante delle madri, piccole forme piatte essenzializzate nella terracotta o nel rame ossidato, dà senso alle ampie superfici fatte di tela grezza lacerate o caricate di materia, segnate da colori e tracce che assorbono tante esperienze artistiche del Novecento, prima fra tutte l’avventura dell’informale: messaggi di un sé che nella consistenza anche fisica di questo spazio metaforico trova la condizione per esprimersi. La Dea Mater, la ’Rupes Mater’ o la ’Terrestris Mater’ sono ogni volta protagoniste di un’opera collocabile nel solco di una narrazione originata dal mito e dalla leggenda, e il filo e le corde che attraversano le tele come traiettorie di mappe astrali intessono dialoghi alludenti al tempo dell’oralità e delle immagini, e a ciò che l’ha preceduto”... Marina Arensi

Sphaera Mater 2010, Terracotta Ø cm 25

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Antonio Angelo LORI Cuneo 1957

Roccamorice (PE) Corso Umberto I, 103 Tel 392 0761254 www.loriantonio.com artelori@gmail.com

Composta Frequentis 2012, T. Mista, cm 150x150

Artista, grafico pubblicitario e web designer. Ha iniziato il suo percorso professionale dalle arti grafiche negli anni ‘80, lavorando fra Marche e Abruzzo. Alla sperimentazione di tutte le tecniche di stampa ha poi affiancato l’esperienza nella comunicazione aziendale e nell’editoria e, negli anni ‘90, il web design. Nel corso della sua carriera ha diretto campagne pubblicitarie, realizzato cataloghi e manifesti, firmato copertine di libri e riviste. In anni recenti ha partecipato a mostre collettive e personali e fatto parte della giuria di varie estemporanee di pittura. La sua ricerca artistica è incentrata sull’utilizzo della tecnologia e mette in discussione l’arte o, per esser più precisi, le nostre convinzioni su cosa è arte e cosa non lo è e lo fa con un mezzo che usa quotidianamente per la sua attività professionale: il computer. Pennelli, tubetti di colore e tavolozze si alternano così a un ventaglio di possibilità espressive pressoché infinito dando vita a un nuovo tipo di ’pittura’ digitale. Ogni immagine, unica nel suo genere, viene stampata su diversi tipi di supporto e l’effetto materico della pittura su tela è dato dall’uso di vernici e pigmenti. In queste composizioni il colore, elemento predominante nella poetica di Lori, interagisce con forme geometriche, spesso umane, accompagnate a volte da numeri, lettere o stralci di testo. Un universo figurativo vibrante e ricco dove ogni elemento sussurra qualcosa di sé per dare voce al tutto di cui è parte.

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Il lavoro prodotto da Antonio Lori riesce a sostenere e a sottolineare un forte impatto visivo. Nel fronte avanzato delle manipolazioni al computer si possono raggiungere traguardi inattesi e sequenze ragionate di virtualità sceniche, che alimentano e concretizzano episodi su episodi. Nell’elaborazioni emergono segni, segnali, segnacoli e simboli, che fuggono sino a scivolare in frammentazioni acute per, poi, rimbalzare su equilibri, alterni e magici. Chi si ferma dinnanzi a un suo lavoro percepisce una rete di effrazioni. Le immagini vivono di sottrazioni, ma anche di sviluppi. Si nota una plurisedimentazione che fa precipitare il quotidiano sentire in chiasmatici orientamenti. Comunque, anche lettere, numeri, striature, ingolfamenti, tagli subitanei contribuiscono a un’apparente texture, fortemente marezzata. Non ci sono irruvidimenti della superficie liscia, bensì salti espressivi e informali di lacerti di immagini variegate, spaccati comunicazionali e minutissimi segni. Nell’impianto astratto-informale con dense estensioni cromatiche il concepito s’accende di ventagli espressivi. Segmentazioni fratte e squillanti cromie rafforzano e rinsaldano visioni estemporanee di vissuti contemporanei. Tutte le sue ultime elaborazioni risultano icastiche e alcune opere qui presenti, del 2018 e 2019, segnano il passaggio dal misto/digitale all’acrilico/ olio. Insomma, il cambiamento tecnico denuncia valori aggiunti; dall’elaborazione eidomatica con componenti estroverse e anche espressive tende a rastremare il ductus su valenze squisitamente di peso pittorico. Il voler stendere acrilico e olio ci rende fronti e passi di una proliferazione di interessi interpretativi più che di soluzioni, seppur ardite e complesse, appartenenti alla magia dell’intelligenza artificiale. L’accattivante assett riesce a motivare più stesure coinvolgenti, quasi una scrittura fabulistico-pittorica, che marca sommovimenti ed ebbrezze di relazioni. Maurizio Vitiello

A sx in alto Cittadini Europei 2012, T. Mista cm 60x70

Alta Marea 2014, T. Mista, cm 80x90

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Comunicanda 2014 T. Mista cm 86x70


Marco MANZO Roma 1968

Roma - Via Italo Piccagli, 3 marcomanzotattoo@hotmail.com Tel. 06 30311710 - 337 743304 www.marcomanzo.com

Visual artist, operante sia nel campo del design che della scultura. Durante la sua carriera è riuscito a portare con successo il suo segno anche nel mondo del tatuaggio, settore di cui è precursore e principale esponente, in particolare dello stile ornamentale; ovvero quello che a tutti gli effetti si può definire un vero e proprio virtuosismo artistico. In questo settore unendo vari stilemi, è riuscito a contestualizzare in vari musei di arte contemporanea la sua produzione. Ricordiamo il MAXXI e il MACRO di Roma, istituzioni dove sono state presentate le sue opere come: ‘espressione d’arte contemporanea ed alta moda’, e dove con la grande mostra ‘Tattoo Forever’, evento che l’ha visto in veste, non solo di artista, ma anche di curatore ha legittimato insieme ai Beni Culturali, al Comune di Roma ed al Museo d’Arte Contemporanea il tatuaggio come nuova forma d’arte. Si ricordano anche alcune grandi esperienze all’estero: le opere di Manzo a vario titolo sono entrate al MOMA e alla Gagosian Gallery di New York. Tra le sue ultime esperienze, ha partecipato come artista invitato alla 58a Biennale d’arte di Venezia ed alla 16a Biennale di Venezia Architettura, Padiglione Guatemala; è stato curatore ed artista al Macro di Via Nizza, ed ha esposto la propria produzione in una personale presso il Complesso del Vittoriano-Ala Brasini. Vincitore di 75 premi, tra i quali il primo posto assoluto alla 45a edizione del Premio Sulmona.

Donna Orna-Mentale 2017, fusione in alluminio con incisione indiretta cm 200x150x100 Lastra Asia Argento 2018, tatuaggio ornamentale - lastra su policarbonato cm 60x40

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Lo stile Ornamentale, di cui vengo riconosciuto come precursore, ha come scopo principale quello di ridisegnare il corpo, soprattutto quello femminile, slanciandone le forme ed accentuandone i punti di forza; un corpo che diviene scultura in movimento. La parola Orna-mentale così divisa in due termini ha il preciso scopo propedeutico al significato e alla stesura del Manifesto, che non ha l’intendimento di definire il tatuaggio in se stesso, ma di dichiarare l’imprimatur di un preciso stilema. Il primo richiama il linguaggio ed il ricordo di una certa tradizione. Mentale è il termine più significativo per riferirsi a quella che qui affermo essere una precisa forma d’arte. Subito riconduce al pensiero, alla riflessione e consequenzialmente ad una elaborazione o rielaborazione della tradizione, o meglio di un insieme di tradizioni e di aspetti che la storia ci ha trasmesso; dalla pittura, all’architettura, fino alle arti minori. La mia opera incisoria parte dal disegno di Francesca Boni, che è su superficie piana, rielaborato da quella mia idea archetipa: è svolgimento della cultura di una tradizione millenaria: dallo studio dell’anatomia umana, ma soggetto a variazioni di linguaggio, quando si adatta, di volta in volta, su ogni individuo che è diverso. In questa sede non è il caso di soffermarci su precisi particolari relativi al corpo delle modelle, ma abbiamo un corpo modellato dall’incisione con la quale convive, in una continuità dove ornamento, incisione stessa e donna sono elemento unico; dove il corpo si trasfigura in un abbellimento scultoreo privo di alcun aspetto aggressivo, magari incanta tanto nella staticità quanto nel movimento. Il corpo femminile non è più il soggetto da rappresentare, ma la forma d’Arte stessa. Il termine Arte non è affatto improprio dal momento che con questo procedere si è creata una scultura che porta in sé un excursus della storia dell’arte e della storia, senza alcun metodo imitatorio ma con la proprietà dell’innovazione e dell’invenzione. Chiara 2015, Tatuaggio ornamentale cm 60x40 Elena 2018, Incisione su marmo statuario di Carrara cm 13x25x22

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Il muro del silenzio-dettaglio 2018, Incisione su marmo statuario di Carrara cm 50x30x30

Cristina 2018, tatuaggio ornamentale, cm 60x40

Cassandra 2018, Fusione in bronzo a cera persa con incisione indiretta cm 45x30x15

dettaglio Andromeda 2017, bronzo con incisione indiretta

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Angela MARCHIONNI Sant’Angelo in Vado (PU), 1948

Attiva sperimentatrice, è dell’87 il conio della moneta per pagare l’impagabile: parola chiave moneo: esortare impegnare istruire annunciare, ma anche, per contiguità semantica promettere. Fonda con altre le Edizioni Beatrix V.T. piccola casa d’arte autonoma ed anomala. Autonoma perché lavora indifferente al mercato, anomala perché le collane sono uniche nate da progetti d’arte che organizza o a cui è invitata. Esposizioni: RöteFabrik Zurigo 1984; Castello di Belgioioso PV 1996; Galassia Gutenberg Napoli 97/2000; Fiera Internazionale del Libro Padiglione 35 Torino 2006; News from Art Ferrara 2012; ArteLibro Bologna 2013/2014; Mole Vanvitelliana Ancona 2014/15; Sala del Carmine Massa Lombarda RA 2015; LUNG-TA (cavalli di vento) Padiglione Tibet Palazzo Zenobio Venezia 2017; Galleria Wiky Arte Bologna 2014/2019. Donazioni: Biblioteca Nazionale Donne Bologna 1987; Biblioteca Righini Ricci Conselice RA 2009; Biblioteca Sperelliana Gubbio PG 2011; Museo Civico Morrovalle MC 2012; Archivio Verbamanent Lecce 2013; Museo della carta e della filigrana Fabriano AN 2014; Biblioteca della Facoltà di Estetica Urbino (PU) 2016; Biblioteca Nazionale Cosenza D’amare 2017. Poesia: Julia Postuma Ed. Filema 1999; Poete a nordest Ed. Ellerani 2011 Cronache da Rapa Nui Ed. CRF 2013 Keffiyeh Intelligenze per la pace Ed. CFR, 2014 Poliscritture N11 Roma. Premi: Soriano Città 2015 - Segnalazione speciale casa Editrice Beatrix - VT Premio Lorenzo Montano Anterem 2015 - Biennale di Firenze 4° premio sezione video 2017.

Loiano (BO) Via Quinzano 6/1 Tel 333 4990324 www.youtube.com/user/beatrixvt

L’impagabile 1989, Creta con rosa e monete, cm 15x22x05

Tre Dormienti 2001, Bronzo, fonderia Venturi arte Bologna cm 11x5x5 circa

La Sposa Degli Astri 2018 T M su polistirolo cm 52x50

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“Se penso ad un laboratorio dove confluiscono esperienze e linguaggi diversi, mi affiora nella memoria la cucina di Angela. Uno spazio di incroci, metamorfosi e di andirivieni tra registri espressivi diversi dove venivano del tutto eliminate le categorie gerarchiche tra gesti di cura dei corpi che costruiscono la vita e quelli del fare artistico”. Donatella Franchi - Cucinando arte Ed. Beatrix V.T. BO 2012 “Nei ritratti il mistero della complessità relazionale certo comprende, oltre alla relazione che intercorre fra chi guarda (spettatore) e l’opera tra l’artista e il modello la complessità dell’intero reale” Marina Moretti - ID Ed Beatrix V.T. - Bo 2014 “E se nei vortici delle immagini e campiture dovesse intromettersi una nota di commento artistico la loro espressività andrebbe posizionata tra le più originali esperienze d’arte con mezzi moderni e anima antica”. Paolo Berti - Sensazioni Artistiche - Ed. Mondadori - Milano 2016 “Video arte e installazione si fondono nei lavori di Angela Marchionni (Italia)”. Melanie Zafferino - Curatrice ’Earth’- Florence Biennale 2017 “Il suo lungo percorso evidenzia una continua ricerca di coerenza simbolica. La luce, medium di un dialogo tra interiorità ed esteriorità”. Francesca Bogliolo - Ed. Mondadori 2018

Travolgente 2017, Stampa fine art, tiratura unica, cm 75x100

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“Cogliere quell’attimo di pura assenza psicofisica è l’intento della creatività di Angela Marchionni. L’esplosione del flusso è formalizzata così come vuole la nostra mente in immagini policrome e sciolte che non vanno alla ricerca di uno schema standard né di un script stupefacente bensì di una sensazione di libertà dai vincoli materiali e di un superamento della dualità tra mente e corpo. Quest’ultimo, oggetto millenario di religioni e mitologie, è confermato dalle attuali scienze alto teologiche quale elemento centrale dello sviluppo spirituale, della focalizzazione della psiche su un stato sterile che ci piace chiamare zen o nirvana”. Denitza Nedkova, Galleria Wikiarte - Bologna 2019

Ciò che è e ciò che non può essere 2018, Stampa fine art, tiratura 7, cm 30X30

A Rosa Parks (Libro D’artista - tiratura unica) 2013, Stampa su acetato, cm 40x40

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Floridea n°4 2016, Stampa fine art, tiratura unica, cm 30x30

Per Alice 1995, Gesso e uncinetto, cm 43x53x1,5


Renato Marini Campomarino (CB) 1955

La sua attività artistica inizia nella metà degli anni ‘70. Fonda il Centro Culturale Il Campo, che opera nel panorama artistico nazionale ed internazionale. Hanno scritto: Vittorio Sgarbi, Giorgio Di Genova, Guido Montana, Alessandro Masi, Raffaele Nigro, Eolo Costi, Achille Pace, Leo Strozzieri, Enzo Le Pera, Antonio Picariello, solo per citarne alcuni. Campomarino (CB) Via Alessandro Volta, 3 Tel. 333 2678508 centroculturaleilcampo@yahoo.it

Pensieri 2013, tempera su tela cm 70x100

Paesaggio 2013, tecnica mista su tela cm 50x70

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Ha partecipato a diverse esposizioni e mostre personali, tra le quali: 52a Biennale Internazionale d’Arte di Venezia (eventi collaterali); XX, XXV,XXVII,XXX,XXXII,XXXIII,XXIV,XXXV,XXLII,XX LIII,XXIV,XXLV Premio Sulmona (premiato con targa d’argento del Presidente della Repubblica insieme al maestro Riccardo Licata); LII,XLII Premio Termoli, XXIV,XXV Premio Internazionale Valle Roveto; XLII Premio G.B.Salvi di Sassoferrato; Lux Ludus Galleria d’Arte Contemporanea di Termoli; Premio d’Arte Strega di Benevento; Biennale Internazionale della Calabria Citra, Palazzo delle Esposizioni Praia a Mare, a cura di Giorgio Di Genova, Enzo Le Pera e Maurizio Vitiello; Prospettive del Terzo Millennio (secondo premio con targa d’argento), a cura di Giorgio Di Genova, Enzo Le Pera e Maurizio Vitiello, Museo MACA, Acri. Le sue opere sono in Musei, Gallerie e spazi pubblici. ... “effetti molto differenti dà il cromaticamente delicato coagulo di variate forme geometriche, che Renato Marini estrae per transustanziazione geometrica di aspetti paesistici.” Giorgio Di Genova, dal catalogo Prospettive per il Terzo Millennio,2018 …”oltre alla pittura pratica anche la poesia. La sua è una pittura di gioia, evidentemente aiutato in questo anche dalla sua vena lirica. Magnifico interprete del paesaggio molisano, filtrato attraverso gli occhi della sua sensibilità e reso fin quasi al limite dell’astrazione.” Vincenzo Le Pera, XLIV Premio Sulmona, 2017 ... “La sua tecnica originale stacca la sua pittura da una pura rappresentazione del paesaggio e le permette un’interpretazione intensa.” Vittorio Sgarbi, da un suo breve pensiero Paesaggio 2013, tempera su tela, cm 70x50 Senza titolo 2013, tempera su tela, cm 70x50

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Quadrato bianco 2013, tecnica mista su tela, 70x50


Salvatore MARSILLO Roma 1971

Roma Via Pico della Mirandola 129 Tel 329 0559000 bibenda.marsillo@libero.it www.salvatoremarsillo.com

Tinte scure, ombre, ossessione, conflitto, morte. L’incontro con Stigmata, l’ultima ricerca di Salvatore Marsillo, colpisce nel profondo, invitando chi la osserva a un intimo colloquio con l’interiorità dell’artista e con la propria. In Stigmata il pittore lascia fluire liberamente riflessioni che scaturiscono dall’inconscio; sensazioni, ricordi e parole si fanno immagine, diventando lo specchio del suo universo interiore. Un fluire ininterrotto che svincola il ciclo di opere da una rappresentazione iconografica predefinita, ma in cui i soggetti prendono di volta in volta vita sull’onda del flusso di coscienza dell’autore. L’energia espressiva evolve nei modi più inaspettati e originali, assumendo ora la foggia di rinoceronti contrapposti ma pacifici, ora di figure umane evanescenti. Ciò che a primo sguardo potrebbe apparire casuale è tuttavia legato a una complessa riflessione esistenziale: l’artista si sofferma sulla condizione umana contemporanea ma senza arrogarsi il diritto di dare delle risposte, proponendo anzi una serie di interrogativi da condividere con l’osservatore. Le opere di Stigmata rappresentano un momento di autocoscienza dell’artista, la necessità di esprimere il proprio monologo interiore, ma al tempo stesso sono pervase da considerazioni e istanze nelle quali ogni individuo può identificarsi.

Life’s a mistery 2018 Tecnica mista su tela cm 100x150

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Personali: 2014, Roma, Galleria Consorti; 2105, Napoli, Casa di U; 2018, Giulianova, Galleria RespirArte; ‘Stigmata’, presso Fondamenta, spazio espositivo della rivista InsideArt; 2019, ’Il Piacere’, Spazio 121, Perugia. Collettive: 2014, Triennale di Roma, a cura di Philippe Daverio; 2015, Biennale RomArt; Convivium, PAN, Palazzo delle Arti, Napoli; 2016, ’Happy Earth Days’, PAN, Napoli; Biennale di Benevento; Periscopio sull’Arte in Italia, a cura di Giorgio Di Genoiva e Enzo Le Pera, Castello Ducale, Corigliano Calabro; 2017, Mitreo Iside, Roma, ’Scambi di confine’; Galleria Arte/Studio, Benevento; XLIV Edizione, Premio Sulmona; ’IntimArte’, a cura di Vittorio Sgarbi, Rocca Paolina, Perugia; 2018, è stato tra i vincitori della prima edizione del Premio Arco di Traiano, Benevento. Nello stesso anno ha partecipato a ’Sogni di Celluloide’, Museo delle Arti del Combattimento, Ostia; a ’Ritmi e Cromie delle Acque’, Parco dell’Appia Antica, Roma; XLV Edizione del Premio Sulmona; Biennale Internazionale d’Arte della Calabria Citra, ricevendo dalla giuria, composta dai critici Giorgio Di Genova, Vincenzo Le Pera e Maurizio Vitiello, una Citazione di Merito; 2019, ’Mare’, Galleria ArteIncontro, Montesilvano. Sue opere sono esposte nel Museo Comunale di Praia a Mare, nel Museo della Strega a Benevento e nel Museo Cattedrale Consionna a Loreto Aprutino.

Praying for time 2018, T. M. su tela, cm 100x150

Sanctuary 2018 T. M. su tela cm 100x80

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Final heart 2018 Tecnica mista su tela cm 100x80


Luciana MASCIA Napoli, 1948

Napoli - Via Saverio Altamura, 2 Tel 081 5797172 - 3385952356 lucianama@libero.it Tracce e intrecci 2017, T. M. su tela, cm 70x70

Artista napoletana, educatrice impegnata nel sociale, socio fondatore-vicepresidente U.C.A.I. di Napoli. Dagli anni ’70 sulla scena dell’arte con importanti presenze e personali in prestigiose gallerie tra cui AcomeArte, e di recente Villa Farsetti-Venezia-Sesta Biennale. Tra i curatori al Museo Diocesano di Napoli - Giubileo delle Arti e Omaggio a Totò, con Arteuropa; curatrice di ’Che dici Toto’?’ a Castel dell’ovo, catalogo Giorgio Mondadori, Museo Michetti di Francavilla al Mare, Museo MACA di Acri, nel 2017 curatrice di Tessere di Pace per don Tonino Bello a Napoli, con Italiarts espone alla Alviks Bibliotec di Stoccolma, e nel 2018 alla Casa Museo Alda Merini a Milano, per Il Senso del Sacro, a San Domenico Maggiore (tra i curatori), è inserita col marito, Carlo Cottone. In esposizione permanente una sua opera nel Museo LIMEN di Vibo Valentia e, dal 2018, nella Chiesa del Gesù Nuovo a Napoli il ritratto a Nina Moscati realizzato insieme al marito, così come la sirena Partenope (in collezione privata - Gallipoli)

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La sua pittura si colloca indubbiamente al crocevia delle esperienze dell’astrazione non geometrica dell’arte segnico-materica, più trasversalmente che rigorosamente informale.. materia scabra, graffiata e granulare, magma pigmentoso prosciugato di terre, gessi, ocre macinate e diluite nelle colle.,.ma soprattutto pittura a cromia gemmea e minerale, come sanno essere le materie cromatiche consunte e impreziosite dal tempo. S. Di Bello I verdi, gli ocra, i rossi di Luciana Mascia, portano in primo piano insomma, un‘artista che avendo assimilato i linguaggi impressionistici e post-informali, riesce ad offrire inquadrature di taglio chiaramente anticonvenzionale e di sincero accento esistenziale. G. Grassi ...le sue opere densamente materiche, impastate di colori della terra e della natura - certi rossi, certi ocra e gialli, oppure i viola intensi e passionali- hanno un “animus” antico e mediterraneo. Nudi femminili armoniosi e dinamici appaiono e scompaiono, affiorando dal caos ed immergendosi in esso quasi a voler ritornare nell’elemento primordiale, come in grotte e dimore oscure, o tronchi d’albero dove un accordo cromatico suggerisce fioriture vegetali. E. Caroli Rimanda a corpi femminili, a spasimi carnali, a energia di umori. La sinuosità del ventre femminile è musica, che attende al respiro dell’universo verso l’infinità dei tempi. Sguardi intensi e tenerezze, tra colore e calore, si relazionano con inebrianti carezze per superare la luce e l’ombra... La pittrice utilizza tecniche diverse, pastello, olio e tecniche miste con acrilici, polvere di carbone, terre, intonaci e colla. Nelle sue opere, di pastelli sottili e delicati, o aggressive per la superficie del materiale in ocra, rosso e blu, corpi di donna con intrecciati movimenti femminili, si mostrano in balli, che trascendono la loro realtà... Naturalista, ritrattista e poeta che condivide manifestazioni locali e nazionali, offrendo sempre un contributo chiaro con la sua professione e col lavoro artistico, alla vita culturale della città tormentata di Napoli. Maurizio Vitiello Partenope 2018, T. M. su tavola, cm 70x140

Il fiore del male 2018, acrilico e plastica su tela, cm 60x70

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Tra Mito e Mistero 2019 T. M. su tavola cm 120x30


Emidio MASTRANGIOLI Popoli (PE) 1988

Sulmona (AQ) Via W. Kaden, 46 Tel 338 1423514 - 0864 56460 info@emidiomastrangiolipittore.it www.emidiomastrangiolipittore.it

Sin da piccolo mostra grande passione per il disegno e da adolescente si dedica esclusivamente alla pittura. Studia all’Istituto d’Arte di Sulmona. I suoi primi dipinti raffigurano tendenzialmente vedute e scorci di paesaggi abruzzesi. Affronta diversi periodi di passaggio stilistico per poi approdare alle sue ’Nature vive’ caratterizzate da bottiglie e oggetti stilizzati e alterati da un segno discontinuo ma autonomo come se fosse inciso nella tela che può presentarsi come un’entità più complessa e caratteristica, ma proprio per questo dotato di nuove valenze allusive e di imprevedibili capacità evocatrici, passando da smaltate levigatezze a superbi accordi tonali. Sono la cifra distintiva ed il sigillo stilistico dell’artista. La prima personale risale al 2005, dal 2006 ha al suo attivo diverse personali, collettive e partecipazioni a prestigiosi premi e rassegne, tra cui: XXXIX, XLIII, XLIV, XLV Premio Sulmona; Premio Capitolium, Roma dal 2011 al 2016; Premio Gondola dell’Arte, Venezia 2012; Premio Rubens, Lecce 2015; Prospettive del terzo millennio, Acri 2017; I^ Biennale di Pescara 2018; Biennale internazionale della Calabria citra, Praia a Mare 2018; Percorsi d’Arte in Italia 2018, Roma 2019; Simposio internazionale, Francavilla a Mare 2019. Hanno scritto: Barbagallo, Biondolillo, Cercone, Curini, Di Genova, Ferloni, Filippi, Franco, Garbuglia, Le Pera, Marasà, Russo, Serradifalco, C. Strozzieri, L. Strozzieri, Vergaro. Sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private, italiane ed estere.

Natura viva 2019 Olio su tela cm 80x80

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Celebre è la frase di George Bernard Shaw secondo cui “Si usano gli specchi per guardarsi il viso e si usa l’arte per guardarsi l’anima”. Credo che questa frase sia indicativa dell’anima di ogni artista; e dunque di Emidio Mastrangioli. Ho inserito la sua voce su molti volumi d’arte, per gli editori Rubbettino e Romano; ed anche ho invitato Emidio a molte rassegne che ho curato negli ultimi anni, Prospettive del terzo millennio al Maca di Acri; Biennale internazionale della Calabria citra al Museo comunale-Palazzo delle Esposizioni di Praia a Mare, per cui conosco la sua pittura dal vivo e non soltanto attraverso le immagini. Dotato di un solido impianto disegnativo, le opere di Emidio Mastrangioli attestano la sua adesione alla lezione del realismo, della pittura cosiddetta iconica con un colore saldamente strutturato. Il suo è un lavoro tra racconto e contemplazione, rivolto alle cose più umili dell’umana esistenza, fatto di poesia e di diuturno impegno. Questo corpus di opere pubblicate su Panorama dell’arte contemporanea sono opere rigorose, contenute, fatte di luce e di silenzi, chiaramente di impianto classico, ma ad una più attenta lettura sono intrise di una larvata forma di astrazione che potrebbe nel corso del tempo dare esiti diversi. Emidio è certamente spinto dalla passione per questo mestiere, un mestiere di nicchia ed oggi pratica un’arte senza tempo; le sue opere producono un effetto sereno nell’osservatore e appartengono a un ciclo di tele che dipinge negli ultimi anni. Egli sembra non porsi domande, ma fissa sulla tela le sue esperienze giornaliere, riportando a vita nuova oggetti antichi, semplici, di tutti i giorni. Come per tutti gli artisti anche le opere di Mastrangioli non devono rassomigliare al vero, ma piuttosto dare forma e rappresentazione di un pensiero, di un sentimento, del suo mondo interiore. Molti si sono sempre domandati a cosa possa servire l’arte; credo che la risposta più semplice sia che l’arte migliora la vita, di Emidio Mastrangioli e di tutti noi. Enzo Le Pera

Tutte e tre le opere: Natura viva 2018 Olio su tela cm 80x80

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Michele MAUTONe Marigliano (Na) 1947

Marigliano (Na) Corso Vittorio Emanuele, 215 Tel. 081 88582806 - 328 3069961 michele@michelemautone.it

Ritratto di città - Napoli 2000, Polimaterico cm 139x160x32

Dopo aver frequentato il liceo artistico studia scultura all’accademia Belle Arti di Napoli. Nel 1969 inizia l’attività di docente di discipline pittoriche al liceo artistico di Salerno e, dopo qualche anno, si stabilisce ad Eboli dove coordina il centro d’arte Centrart.Negli anni successivi le opere si arricchiscono di altri materiali tra cui legno, rete metallica e ferro, dando origine al ciclo di lavori Ritratto di scultura in cornice esposti in galleria a Nola e ad Angri. La ricerca prosegue con il ciclo Terre campane, sculture esposte nel 2000 nella chiesa di S. Giovanni Battista a Scisciano. In parallelo nascono la serie dei Monumenti e delle Edicole (piccole sculture che alludono a spazi architettonici), che vengono esposte in diverse rassegne. Dal 1997 al 2003 fa parte anche del gruppo MUTANDIS e partecipa a tutte le mostre e performances del gruppo. Sue opere figurano presso collezioni private e pubbliche (museo Magi – Pieve di Cento (BO), museo dei giochi Albano di Lucania (PZ), comune di Torrecuso (BN)). 2017: La memoria del tempo a cura di Loredana Rea- Museo Archeologico di Nola (NA) ’Confini’ mostra personale di grafiche e sculture al centro polifunzionale- Marigliano (NA) ’Le stanze dell’arte’ rassegna d’arte a Palazzo Forte Cimitile (NA) ’Ogni Pensiero Vola’ – rassegna d’arte a Palazzo Orsini – Bomarzo(VT) ’Contemporaneamente’ rassegna d’arte a Gualdo Tadino (PG) ’Festival Survival’ rassegna d’arte al museo CAM di Casori (NA) ’Segno, di-segno e gesto’ centro polifunzionale Marigliano (NA) ’Trame tra le mura’ collettiva allo Spazio Vitale di Aversa (CE)

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PIETRE. Che scavano un pensiero - …L’ironia non lo abbandona mai. Lo conduce per mano, toccando da vicino il fuoco della terra che sfiora bassorilievi su tavole di legno. Ecco, fiori giganti, che scivolano fin sul pavimento e vi depongono radici. La pittura abbraccia la scultura e non riesce a separarsene…Tanto che il dipinto le presta le cornici e nascono ritratti di città. Napoli vista da Michele Mautone nel duemila. Da angoli differenti, il Vesuvio, piazza del plebiscito, il Maschio Angioino, riflesso nel mare. E poi se stesso in autoritratto che è accenno d’identità, tra ferri e legni che alludono a un volto. Dissacrante, si spinge allo studio del classico per smantellarlo. Il suo monumento deride le statue della celebrazione ad ogni costo. Così la vittoria ha una testa informe di cemento, abbattuta…Il corpo, in qualche modo collegato con funi, l’osserva, dall’alto, desolato: un lavoro ancora in corso. Dal Quotidiano ’Napoli più’ di Domenica 27 Febbraio 2005 - di Donatella Gallone Edicola con maschera Napoletana 2008, cm 62x59x56

Gft to life 2008, polimaterica, cm 51X81X100

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Edicola con volatile 2007, cm 46x79x40

Riposo 2018, polimaterica, cm 60X152X125


Alessia MELUCCI Martina Franca (TA) 1999

Alessia Melucci è una giovane artista, ex frequentante del Liceo linguistico Galileo Ferraris ed attuale pittrice in piena attività. La passione per l’arte nasce in lei sin dalla tenera età, evolvendosi in quello che oggi potremmo considerare un vero e proprio dono della natura. Infatti, Alessia,cresce come artista autodidatta, attingendo informazioni e consigli da diverse persone incontrate nel corso della sua vita, fra cui i famigliari e docenti degli istituti da lei frequentati. Martina Franca (TA) Via Duca degli Abruzzi, 15 Tel 320 2809321 alessiamelucci6@gmail.com

Michael 2018, Acrilico su tela, cm 80x80

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Brian 2018 Acrilico su tela cm 80x60

Majesty 2018, acrilico su tela, cm 70x60

Indian 2016 acrilico su tela, cm 60x80

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Mauro MOLINARI Roma, 1942

Mauro Molinari è nato a Roma, vive e lavora a Velletri. La sua ricerca artistica è contrassegnata da cicli diversi tra cui la pittura scritta, libri d’artista, reinterpretazione pittorica degli antichi motivi tessili. Nell’ultimo decennio nelle sue tele racconta la città e la sua caotica umanità.

Velletri (RM) Via Paolina, 25 Tel. 06 9634072 - 328 6947561 arte@mauromolinari.it facebook: mauro.molinari.73 www.mauromolinari.it www.caldarelli.it/molinari.htm

Ha esposto in numerose mostre personali e collettive in gallerie e musei, in Italia e all’estero, avvalendosi della presentazione di noti critici. Le sue opere sono presenti in musei e collezioni pubbliche e private. Presente nel volume ’La Storia dell’Arte Italiana del ‘900. Generazione anni Quaranta’ di Giorgio Di Genova, ed. Bora, 2007. Presentato su ’Fiber Art italiana’ tra gli artisti storici.

Le Amiche 2019, Tecnica Mista su tela cm 150x100x3

Progetto per vetrata” 2019, Tecnica Mista su tela cm 150x100

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Da una quindicina di anni a questa parte, Mauro Molinari ha avuto il coraggio di mutare progressivamente registro, approdando a un cammino apparentemente assai diverso, ovvero alla scelta di una pittura d’immagine, sia pure di specie assai particolare. Si è trattato di un’opzione impegnativa, in quanto la pittura e la figura in particolare, sono oggi ostracizzate da molte parti. Molinari ha però puntato su un contesto figurale capace di rendere nuovamente coinvolgente e quindi praticabile la pittura fuori dagli ambiti tradizionali. Insomma, pittura, sì, ma non a costo di dover girare all’indietro le pagine dei manuali di storia dell’arte. La pittura di Molinari ci si presenta invece con un forte sapore di contemporaneità. Guarda con intelligenza e capacità selettiva a tendenze tra le più discusse e controverse (ma vitali) dello scenario estetico internazionale, come la Street Art, il Bad Painting, il Neo Pop. In effetti le figure di Molinari popolano stravolte ambientazioni urbane; esibiscono lineamenti allucinati e - fuori da ogni determinismo lombrosiano - socialmente inquietanti; indossano indumenti dagli improbabili colori violenti, mentre i cieli si caricano di blu elettrici. Ecco gli abitanti di queste quinte urbane, per lo più periferie spersonalizzanti, ma pure allusive a stilemi postmoderni, con tanto di qualche rimando alle nostre architetture novecentiste. Il procedimento con cui il nostro artista tratta tali contestualizzazioni urbane si fa ancora più complesso, non immediatamente percepibile all’immagine fotografica, consistendo in rese tridimensionali, dotate di spessore e di ombra propria... Carlo Fabrizio Carli, per l’antologica ’Plays’, Galleria Tibaldi Arte, Roma 2018

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Quartet 2015, acrilico su tela, cm 50x70


Tiziana Monti Bergamo 1945

Pescosolido (FR) Via Portella 10 Tel. 320 2211066 www.tizianamonti.com

Tiziana Monti nasce a Bergamo e cresce a Fino del Monte, nel paese dei nonni, in val Seriana. Nel 1956 si trasferisce a Roma con il padre ed i fratelli. Le interesano l’Arte e la pittura, ma è solo all’inizio degli anni ottanta che si dedica totalmente ad essa. Comincia a realizzare le sue prime opere enigmatiche e a tessere rapporti profondi e duraturi con alcuni di quelli che saranno suoi ispiratori e amici: Umberto Mastroianni, Ennio Calabria e Giacomo Porzano, lo scrittore Ugo Moretti, i critici Mario Lunetta e Duilio Morosini, i poeti Emilio Villa, Vito Riviello e Fiammetta Selva, gli storici dell’Arte, Alessandro Masi e Giorgio Di Genova. Negli anni novanta si dedica soprattutto alla scultura e trascorre lunghi periodi di lavoro a Parigi, a Barcellona, in Croazia, a New York e a Toronto. Nel 1997 torna nella sua città natale dove si perfeziona nella lavorazione del marmo ed in seguito si reca a Cursi per lavorare la pietra di Lecce. Ha ricevuto premi e riconoscimenti, ha esposto le sue opere in Italia e all’estero in numerose personali e collettive. Dal 2000 vive in un casale in Ciociaria.

Senza titolo 2016 Acrilico cm 100x100

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Fortuna Critica - Tiziana Monti non si arresterà ancora ne, penso, si adagierà sotto facili traguardi poichè appartiene a quella razza particolare di artisti che sempre rischiano il tutto per tutto. La misura del suo fare arte, resta quindi compresa entro i termini di un’etica eroica che artisti veri e di sempre, ci hanno lasciato come rara, unica consolazione forse, per un vivere migliore. Giacomo Porzano Tiziana Monti: il piacere della contaminazione - La ricerca pittorica è in Tiziana Monti da sempre permeata di ironia labirintica, di gusto del gioco capzioso e malizioso. Non esiste per l’artista una gerarchia di discrezione in ordine al soggetto, dal momento che la sua aderente partecipazione a tutti gli elementi della natura e della suggestione è totale e sconfinata. A ciò va aggiunto l’estro della sua curiosità, la spinta centrifuga del suo piacere della contaminazione: ed ecco che viene puntualmente a cadere lo steccato fra sacro e profano, dicibile e indicibile: quasi a smentire, per via lievemente visionaria, il celebre adagio di Wittgenstein: “Di ciò di cui non si può parlare, si deve tacere”. In lei, com’è giusto, animalità e spiritualità coincidono in una dimensione in cui tutto è, per così dire, materia smateriata, indifferenza accogliente tra realtà e sogno, ragione e pacato delirio. La sua fondamentale innocenza le consente di contaminare tutte le possibili sfere dell’essere entro lo spazio della tela, che si anima per via di eleganza disegnativa e di sapienza cromatica. Mario Lunetta

Senza titolo 2016, acrilico, cm 100x120

Madonna con giarrettiera Anni 90 Acrilico cm 100x70

Monumento alla lingua 1990 Cemento colorato H mt 3,30xbase mt 1,70

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Adele NAPOLITANO Cosenza 1981

Nel suo percorso formativo iniziato circa 15 anni fa, ha sperimentato varie tecniche pittoriche e diversi stiliespressivi, spaziando dall’astratto al figurativo, attraverso una continua ed articolata esplorazione dei linguaggi pittorici, per poi indirizzarsi istintivamente verso lo spatolato materico. Dal 2009 espone in Italia, in Inghilterra ed in Belgio. Cosenza - Via R. Misasi, 156

Tel 329 8021853 adele.napolitano@gmail.com www.adelenapolitano.it

Anime Vaganti 2019 Acrilico spatolato e foglia oro cm 70x100

“Le ‘Anime Vaganti’, titolo delle sue ultime produzioni, hanno una connotazione surreale e simboleggiano grande forza di volontà, come la capacità di reagire agli ostacoli della vita, cercando sempre uno sguardo verso l’Oltre. Opere di un’eloquenza visiva che pone all’attenzione la parte più intima e nascosta dell’Essere umano combinando Divinità e Terreno, Sublime e Naturale. Il paesaggio è visto come uno sfondo ideale per proiettare sentimenti ed emozioni ma è anche lo specchio del mondo interiore dell’artista, pervaso da un senso di malinconia e solitudine. Si avverte chiaramente una forte suggestione intimistica che intende rimarcare quanto la natura non sia altro che un’emanazione divina. Le Anime vaganti rappresentate con tocchi di spatola, disegnano figure indefinite e multiple, in una scenografia caratterizzata da tocchi di luce di colori acrilici che indicano un cammino. La figura geometrica del cerchio che sovrasta l’intera scena, simboleggia la perfezione, la fine del viaggio, l’eternità. Un racconto visivo che non ha mai una fine ma un eterno cammino. I paesaggi della Napolitano non sono solo una rappresentazione dell’astrazione della natura, ma servono anche ad evidenziare quanto sia piccolo l’uomo nel confronto con la vastità di emozioni ed orizzonti da oltrepassare...

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... Una particolare sintonia tra forma e contenuto, dove il contenuto diventa forma e le forme diventano contenuto. L’individuo durante la vita ha tanti sogni, tante speranze; che poi il più delle volte non vengono mantenute, ed i sogni si infrangono, naufragano e si vaga fino all’infinito. Le sue atmosfere essenziali sono magistralmente rese da un sapiente uso di colori, a volte con la scala di grigi e bruni, altre con gli ori. Queste anime che ’vagano’, hanno la speranza di diventare immortali.” Mariateresa Buccieri

Anime Vaganti 2019, Acrilico spatolato e foglia argento cm 85x50

Anime Vaganti 2019 Acrilico spatolato e foglia oro cm 100x100

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Anime Vaganti 2019, Acrilico spatolato e foglia oro cm 80x60


Anna OCELLO Palermo 1956

PALERMO - Via Sampolo, 416 Tel 328 0208473 benanna@pec.it ocelloa@yahoo.it

Tutto è scritto 2016, Creta e smalto cm 23x20x21

Siciliana di nascita, ha coltivato due grandi passioni: la medicina e l’arte. Mentre per la prima ha completato un corso di studi istituzionale, specializzandosi in Chirurgia Toracica, per la seconda ha eseguito unicamente la sua Anima. Oggi Anna lavora con passione presso uno dei Pronto Soccorso di Palermo, e, allo stesso modo, si dedica all’arte, lasciandosi guidare unicamente dall’ispirazione del momento. è infatti la momentaneità dell’attimo ciò che traspare da ognuna delle sue opere. Autodidatta per vocazione, non sa mai cosa verrà alla luce dal suo pennello quando questo tocca la tela o quando la creta incontra le sue mani. Ma sia nell’uno che nell’altro caso le sue opere, una volta ultimate, lasciano sempre chi guarda ’senza respiro’.

“Siciliana, medico e artista autodidatta:’Donna’ olio su tela, raccolta e sinuosa è in posa diremmo d’autocoscienza. ’In attesa’ è forse la stessa donna ma certo attende l’amore, si offre e medita, aspetta, non solo l’Altro da sé! Creta e smalto con volti puri di bianco e di fede profetica e allusiva.” Plinio Perilli

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Attraverso un percorso visivo delle sue creazioni di arti figurative, sento di definirla l’artista polivalente per l’abilitaà e la sicurezza con cui le sue mani, guidate dalla mente, si posano su materiali e supporti vari e realizzano meravigliose opere. Pitture, ceramiche, grafiche, tecniche miste, per niente legata ai canoni, e questo la distingue per originalità e spontaneità, segue un suo filone libero che sfocia in qualcosa che la rende “Artista Originale”. Un viaggio attraverso le sue opere è un vero e proprio motivo d’introspezione nel suo animo, per niente autobiografico. Ecco la fonte delle sue ricerche:“Creare in piena libertà”. Come affermava Pablo Picasso: “L’arte scuote dall’animo la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni”. Le tematiche di preferenza vanno dal Neoimpressionismo al Surreale, al Simbolico, all’Informale. I volti umani non sono dei ritratti, ma rivelano stati d’animo che promanano parole non dette. Come diceva Tomas Mann: “Essere Artista ha sempre significato possedere ragione e sogni”. Non a caso posso condividerlo nelle opere di Anna Ocello. Elena Ostrica

Angelo penitente 2018, Creta e smalto cm 25x12x12

Dipinge senza riferimenti ai metodi di rappresentazione specifici modificando quella anatomia, che pure da medico, conosce. Sceglie di utilizzare la tecnica dell’olio su tela, usa il segno come se si trattasse di un carboncino su un foglio da disegno. Il risultato è una rappresentazione tagliente e incisa. Creta plasmata ed invetriata, lucida e avvolgente che si piega o si eleva seguendo l’intuizione del momento, che si concretizza nella moltidudine di’ angeli’, ancora una volta, per raccontare se stessa e il mondo. Angela D’ Anna

Orchidea 2010, Olio su tela cm 60x80

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Elena OSTRICA Avellino 1939

Salerno Via Alfredo De Crecenzo, 5 Tel 089 6307091, 347 7327846 elenaostrica@tiscali.it

Avellinese di nascita dove ha conseguito il diploma di M° d’Arte. Ha seguito corsi di pittura presso l’Accademia Belle Arti di Napoli e studi privati. Ha svolto la sua attività di docente di Disegno e Storia dell’Arte, in vari Istituti superiori Vive ed opera a Salerno, sua città di adozione. Pittrice, poetessa, esperta di critica d’arte, ha al suo attivo oltre cinquant’anni di attività per le quali, alla pubblicazione del suo catalogo (2014), le sono stati conferiti riconoscimenti e Premi alla Carriera. Da sempre si dedica all’Arte nelle sue varie sezioni, esternando con parole e colori tutto quanto rappresenta la simbiosi terra-cielo. Mai distante dal mondo attivo e fattivo delle Arti, sin dall’inizio è presente in Riviste specializzate con pubblicazioni recensite da esperti e premiate in concorsi nazionali ed internazionali. Illustra testi letterari con prime pagine e pagine interne, di autori contemporanei e suoi, corredati, a volte, anche da annotazioni personali. Le sue opere tra - realtà e surrealtà -, sono eseguite con tutte le tecniche che, nel corso degli anni, ha sperimentato con eccellenti risultati che hanno caratterizzato la cifra del suo inconfondibile e personale stile. Presidente dal 1993 della fondazione del “Centro Artisti Salernitani”.

Illusione 2018 Acrilico su tela cm 50x40

Eden 2002 Acrilico su tela cm 50x40

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Elena Ostrica: una vita per l’arte - Scrivere di Elena Ostrica non mi è stato facile: forse perché influenzata da venti anni di stima ed affetto reciproco, forse per la multiforme personalità dell’artista attratta da ogni forma di comunicazione non soltanto iconica, forse per la sua capacità di spaziare, con grande maestria e talento dall’astratto al figurativo, dall’olio all’acrilico, dall’acquerello al pastello e, perché no, dalla pittura alla poesia. Infatti è certamente un amore intenso ed appassionato quello che lega Elena Ostrica al mondo dell’arte e dal quale è ricambiata in uguale misura. Uno sguardo al suo vissuto, d’altronde, non lascia dubbi sulla profondità diquesto rapporto, sulle motivazioni che, in tutti questi anni, l’hanno portata a fare, a parlare, a proporre arte in ogni occasione, in ogni spazio con un’inventività, una creatività, un’energia davvero invidiabili. Presidente, ma soprattutto anima di uno dei più prestigiosi ed antichi circoliculturali di Salerno, quel Centro Artisti Salernitani, l’ormai mitico C.A.S., che da anni è un po’ il punto di riferimento di ogni manifestazione legata al mondo artistico salernitano e non solo, Elena Ostrica, pur mossa da tanti e profondi interessi, resta sempre e comunque, fondamentalmente, una pittrice, un’artista, cioè, che respira in termini di tele e pannelli, spatole e pennelli, cartoncini e materiali vari ma soprattutto colori che, in tutta la gamma possibile, dominano il suo universo pittorico, riempiono lo sguardo di quanti si fanno catturare dalle sue opere, affascinano anche i fruitori più disincantati. Ammirare un’opera della Ostrica significa, infatti, penetrare in un mondo fatto di euritmia e bellezza, di armonioso rapporto tra forma e colore, tra interiorità ed esteriorità, tra passato, presente e futuro grazie alla capacità dell’artista di cogliere l’anima nascosta delle cose per squadernarla, come direbbe il sommo poeta, per manifestarne l’essenza sensibile. Maria Pina Cirillo

Memorie 2002 acrilico su tela cm 50x40

Mistero 2002 acrilico su tela cm 50x40

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Maria Camilla PALLAVICINI Roma 1940

Roma - Via Xxiv Maggio, 43 Tel. 06 83467000 mcp@hpallavicini.it

Vive e lavora a Roma. Ha vissuto fin dall’infanzia nella Galleria di Palazzo Pallavicini, una delle più belle pinacoteche private d’Europa, dove ha avuto inizio il suo amore per l’arte che poi, crescendo, ha amplificato. Negli anni ‘60 ha iniziato a dedicarsi al disegno e dal 1960 al 1962, ha frequentato l’Accademia estiva della Scuola del Vedere diretta da Oscar Kokoshka a Salisburgo. Per lei è stata un’esperienza intensa che le ha aperto gli occhi e le ha cambiato profondamente la vita. Nel 1962, a Madrid, ha lavorato con il pittore Benjamin Palencia e a Roma, ha seguito i corsi all’Accademia di Belle Arti con Lino Bianchi Barrivera. Dal 1965 si è dovuta occupare della gestione del patrimonio famigliare continuando a dipingere, anche se a ritmo rallentato. Nel 1982 ha esposto per la prima volta a Venezia, poi altre mostre personali nel ‘83, nel ‘85, nel ‘87 e nel ‘98 a Roma, nel ‘86 a Ferrara. All’estero, ha esposto nel ‘91 a Strasburgo in Francia e nel ‘92 a New York. Ha partecipato a varie collettive in Italia. Nel giugno 2017 ha esposto presso la Galleria d’Arte il Triangolo a Cosenza una personale ’Geometrie 2016-2017’ in occasione della quale è stato pubblicato il catalogo ’Opere 2017-1962’ a cura di Giorgio Di Genova. Dal 21 dicembre 2017 al 21 gennaio 2018 nella Basilica di Santa Maria in Montesanto a Roma (La Chiesa degli Artisti) ha esposto l’istallazione ’La Parousia 2017’. A ottobre 2018, la sua più recente personale alla Galleria Vittoria di Roma.

Lettere d’amore 1998, pittura su tela cm 90X90

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“[…] L’universo espressivo della Pallavicini si caratterizza come originale nuovo alfabeto che talora ribolle, vibra, piove, s’incide, si libra, galleggia, prolifera sulle superfici cromatiche, talora diventando fitta scrittura corsiva. Tale scrittura scaturisce dall’estro grafico della Pallavicini, che è una delle polarità del suo vocabolario pittorico, appunto fondato sul temperamento grafico e su quello cromatico. […] L’intera produzione di Maria Camilla Pallavicini è una narrazione per segni e colori di stati d’animo. Ogni opera è una pagina di diario, che nel suo insieme può essere considerato una metafora visiva di un’autobiografia coscienziale, in cui ogni segno ed ogni colore esprimono aspetti momentanei della propria sensibilità interiore, in cui le apparenze perdono oggettività per farsi essenze. è così che essenze e apparenze finiscono per coincidere con differenti modalità. Di qui la loro estrema mobilità. Maria Camilla, addestrata a cogliere al volo i movimenti delle modelle, nella sua scrittura pittorica riesce a captarne “presenza e mutevolezza”, per riprendere termini di Guido Strazza, che da artista amico della nostra pittrice, ha saputo interpretare la sua arte meglio di tanti altri, definendo queste opere ’paesaggi dell’anima’ e parlando di ’stati di energia, l’origine, la possibilità di ogni ordine e disordine” nonché di tempo circolare della vita”. Giorgio Di Genova – Maggio 2017 Una stella come faro 1998, pittura su tela, cm 90x90

Cancellazione, 2016 pittura su tavola, cm 80x80

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Evocazioni 1 1986, pittura su carta, cm 152x152

Sfere, 2018 pittura su tavola, cm 65x65


In cammino S. D. Pittura su carta

Geometrie nello spazio 2018, Pittura su tavola, cm 80x80

Luna allo specchio 2019, Pittura su tavola, cm 80x80

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Giuseppe PANARIELLO Napoli 1951

Diplomato all’Accademia Belle Arti di Napoli nella sezione Pittura. La lunga carriera è segnata da una continua ricerca tecnica e stilistica, che lo porta a creare vari cicli pittorici, che si succedono a distanza quasi ravvicinata. Verso la fine degli anni ’80 decide, senza un perché apparente, di abbandonare il colore per definire meglio la sua appartenenza allo stile ’informale - astratto’ e per cogliere l’armonia misteriosa dell’anima. La ricerca che Panariello conduce non è uno sperimentalismo volto al nuovo, in quanto estroso e bizzarro, un esercizio di stile fine a se stesso, insomma, piuttosto si rivela un modo di vivere e concepire l’esperienza artistica in quanto lavoro sui materiali e affinamento delle tecniche come mezzi per portare alla luce il messaggio, occasione di reperire il linguaggio più congeniale a sé, proprio come un musicista che non indulga al facile virtuosismo tecnico, ma insegua la melodia più equilibrata, armoniosa ecompleta. Tale operazione Panariello la compie con consapevolezza matura, scientemente abdicando a un processo di sottrazione il cui esito è una composizione elegante ed essenziale,traghettando quegli stessi materiali puri, originari e, perché no, poveri verso una nobilitazione che li fa assurgere a strumenti espressivi e comunicativi. È proprio questo hic et nunc in cui il significante si ricompone perfettamente col significato. La materia, ricondotta a nuova vita e ruolo, diviene non sola manifestazione del segno, ma ancor più dell’idea e dei contenuti Qoèlet 5 2018 Tecnica mista su lamiera cm69x99

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Villaricca (NA) Via Consolare Campana, 260 Tel. 347 8116190 gpanariello3@alice.it


Qoèlet 8 2018 Tecnica mista su lamiera cm 69x99x2

Qoèlet 9 2018, Tecnica mista su lamiera, cm 69x99x2

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Il critico d’arte e sociologo Maurizio Vitiello precisa: “Nella territorialità del concettuale le riflessioni visive dell’artista si stagliano. Emergono caratteri di essenzialità, carature di voluti riassunti e richiami di dialoghi con la voglia di incontrare gli sguardi di fruitori, però, attenti e consapevoli. Ricordiamo a tal punto, Mark Rothko, che scriveva: “Il dipinto non può vivere nell’isolamento. Ha bisogno dello sguardo di un osservatore sensibile per potersi ridestare e sviluppare. Senza quello sguardo il dipinto muore … .” Enrico Crispolti scriveva di: “estrema raffinatezza degli strumenti”, sia per quel che concerne l’approccio al piano operativo e sia per l’analisi di integrazione psicologica, che è all’origine della sua variegata ed espansa creatività”, mentre Massimo Bignardi specificava nella monografia “Panariello Works”: “è una storia universale tratteggiata senza perimetri geografici, senza neppure avvertire l’affanno della modernità, guardando allo spessore delle cose, al muoversi di simboli, vivi nel continuo dialogo iconologico. Potremmo dire, abusando di una etichetta ricca di effetto, un nomade nel nomadismo, visto che, e non è invenzione dei nostri giorni, da sempre l’arte è segno di un viaggio: è un vagare nelle foreste della memoria, nelle tiepide pause degli umori, nelle infuocate passioni, tra le paure dei destini, negli sguardi del tempo e sui lidi della storia, nelleluci del presente per essere compresi”. Panariello insegue idee e non media con le ideologie, anzi le supera, perché pienamente convinto che il gesto è vita - lo rileva, liricamente, nei verbigiaroble, del 1982. Opera con sintesi estreme e lo conferma il progetto ’Silenzio’, che ha preso il via dal King’s Theatre di Portsmouth (GB), con cui lancia il suo grido silenzioso, espresso dal monito “Silenzio nel mondo prima delle parole”. Infine, l’opera ’Qoèlet’ è stata premiata con il 1° Premio alla Biennale Internazionale della Calabria Citra, 2018 - Praia a Mare (CS).

Qoèlet 10 2018, Tenica mista su lamiera cm 31x51x2

Qoèlet 6 2018, Tecnica mista su lamiera, cm 69x99x2 Qoèlet 10 2018, Tenica mista su lamiera, cm 31x51x2

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Qoèlet 11 2019, Tecnica mista su lamiera cm 28x44,5x2


Graziella Paolini parlagreco Alessandria (AL) 1936

San Gregorio (CT) Via C. Colombo, 1 Tel 374 5181327 - 095 497141 paoliniparlagreco@alice.it

Graziella Paolini Parlagreco è stata titolare di cattedra di disegno e storia dell’arte presso gli Istituti Magistrali e licei Scientifici e ha collaborato con articoli e con illustrazioni a riviste culturali. Ha tenuto recitals di poesia moderna e contemporanea e pubblicato tre raccolte di sue poesie: ’Non esiste ma ricordalo’, ’Carissimi tutti’ e ’Se il sole sorride’. Amante delle arti figurative ma anche della poesia, del teatro così come della danza, della filosofia e soprattutto della ricerca esoterica e di tutto ciò che riguarda la bellezza ed il mistero della vita in genere, si è poi dedicata prevalentemente alla pittura e alla calcografia. Nata ad Alessandria da madre piemontese e padre siciliano, dall’una ha ereditato il talento per il segno grafico e per l’acquarello e dall’altro la capacità di usare i colori ad olio in tutte le loro sfumature con grande purezza di toni. Da una parte la raffinatezza delle linee e delle atmosfere pacate e talora malinconiche e scarne della pianura padana, dall’altra l’esuberanza delle forme e del colore della Trinacria. Il modo più congeniale per esprimersi è stato inizialmente il disegno e in seguito agli studi, alla pratica all’esempio degli amici Maestri ma anche per naturale propensione all’esercizio e alla sperimentazione, l’incisione l’ha affascinata in tante sue forme e tecniche. Da molti anni è iscritta all’Albo degli incisori italiani di Vigonza ed è socia dell’ALI (Associazione Liberi Incisori) di Bologna.

Civetterie 2019 olio su tela cm 70x60

La sedia del trucco 2008 Olio su tela, cm 100x80

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L’arrosto è servito 2014 Olio su tela cm 50x70 Tango 2017, Olio su tela cm 100x50 Eros - armonie 2011 Olio su tela, cm 50x100

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Marina PARENTELA Roma 1942

Gubbio (PG) Pieve D’Agnano, 14 St. Statale 219 - Km 41 Tel 347 9245433 marina.parentela@gmail.com

Realizza le sue grandi opere presso il laboratorio S.G.F. di Torano (Carrara). Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Roma come allieva dello scultore Pericle Fazzini, frequentando il corso di incisione del Prof. Bianchi Barrivera. Docente di discipline plastiche, ha insegnato presso i Licei Artistici Statali di Roma. Oltre alla scultura e alla pittura, non ha mai abbandonato la tecnica incisoria, realizzando lavori di grafca, direttamente stampata a mano. Ha vinto selezioni di ’Opere d’Arte nelle Opere Pubbliche’ realizzando e collocando le sue sculture in varie regioni d’Italia. Le sue opere sono collocate presso spazi pubblici e privati. Per lei, anche scrivere è stato un intercalare costante nella sua vita d’Artista, ma è solo da poco tempo che rende pubbliche le sue composizioni letterarie. Hanno scritto su di lei vari critici d’Arte come: E. Crispoldi, N. Agostini, E. Mercuri, V. Saviantoni, A.V. Laghi, C. Marcantonio, C. Mattacchini, F. Rolla, L. Turco Liveri, V. Le Pera, V. Sgarbi.

Luna riflessa 2003, Bozzetto scala 1:10 Marmo e bronzo, cm 470x465 h 430

la porta dell’acqua” 2003 bozzetto 1:20 Pietra bronzo e acqua cm 750x750 h 400

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[...] E in efetti le opere della Parentela, che pure rispondono a specifche sollecitazioni espressive, concentrandosi il più delle volte sulla materia piena, ruvida o più spesso stondata e levigata rafnatamente, così come sulla combinazione strutturale di forme geometricamente compiute, ma anche su soluzioni assai diverse da quelle appena evocate, come ad esempio negli steli di luna rifessa o nel gomitolo del Progetto nido, si danno spesso come macchine da gioco che istigano al coinvolgimento, potendo essere toccate, accarezzate, perfno attraversate o montate. È un’idea partecipativa, democratica, progredita del fare artistico, in linea col novecento social- mente più impegnato. Peccato che alla scultura si riconosca sempre meno questa funzione, a vantaggio di un’architettura diventata sempre più scultorea nei suoi intenti. Riportare l’usurpatrice al suo posto, è questa la sfda che la Parentela dovrà per forza afrontare. La Musa 2014

Occhio Infinito S. Oreste 2018

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[...] C’è un punto, anzi, più ancora un termine su cui la Parentela insiste, come se fosse una parola-chiave nel suo modo di intendere l’arte: habitat. Con il quale si deve intendere il rapporto di tipo emotivo e intellettuale che gli uomini stabiliscono con i luoghi in cui vivono, al fne di derivare da esso vantaggio per le loro esistenze. La Parentela riconosce alla scultura, in particolare alla sua scultura, una precisa vocazione a farsi fattore di habitat, inserendosi, per esempio, in un ’progetto per l’ambiente’, in un ’intervento nello spazio urbano’, per usare le parole della nostra, contro la tendenza mummifcatrice che la vorrebbe concepire come puro oggetto di distinguere, una precisa missione civile, quella di concorrere con la sua opera a creare un rapporto di fattiva, sentita comunicazione con il luogo in cui si colloca e le persone che con essa interagiscono, non per produrre del semplice abbelli- mento giustapposto, ma per generare occasioni di una comune esperienza estetica. il Nido 2008-2009 progetto scultura alluminio fuso - resina cm 300x400 h 300

Bardiglio 2011 progetto pre opera in marmo

Foglia fossile 2000 Disegni a penna su carta

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Francesco PERUCH Godega di Sant’Urbano (TV) 1953

Ha manifestato interesse e predisposizione per il disegno e la pittura fin da giovane. Dopo gli studi classici e una prima iscrizione all’Accademia di Belle Arti di Venezia, si laurea in Architettura allo IUAV. Coniuga così l’attività di architetto a quella pittorica e all’insegnamento di materie tecnico-artistiche. Ha frequentato per anni ’La Fucina’ di Gianni Ambrogio approfondendo le tecniche pittoriche e aderendo al gruppo di pittura ’Quelli del Toro’. Con questo gruppo e singolarmente ha partecipato a importanti mostre sia in ambito locale sia regionale ottenendo riconoscimenti e segnalazioni. La sua ricerca pittorica si muove tra figurazione e astrazione, geometria e informale, riflessività e intuitività, ma anche serenità e drammaticità, concettualità e pura tecnica. È facile rintracciare nelle sue opere una forte coerenza – concettuale, emotiva e formale. Come un prisma che diffrange la luce, l’occhio di Peruch decostruttivizza il dato sensibile che elegge a soggetto e lo restituisce sulla tela nella sua essenzialità astratta. Assistiamo così a una dissoluzione attiva dell’immagine, carica di energia e forza interiore, dove solo i titoli dei dipinti ci riportano alla realtà tangibile...

Godega di Sant’Urbano (Treviso) Via Belcorvo, 1 Tel 348 2647791 archfrancescoperuch@libero.it

Autunno 02 2016, Acrilico cm 40x40

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... Emancipato dalla forma, il paesaggio ormai sfrenato, si dichiara nel puro colore, protagonista del quadro che si frange in mera impressione. I colori di Peruch si respirano con gli occhi e diventano emozione, sensazione vitale. Blu ottanio e grigio scuro, marrone e giallo acido, rosa e verde vescica: le sue opere sono una sequenza ininterrotta di accostamenti cromatici, ciascuno sorprendente e imprevisto, in cui le tonalità si esaltano e equilibrano a vicenda. La spinta emotiva ed irrazionale affidata al colore risulta al contempo ben controllata all’interno di un’architettura compositiva rigorosa dove i tagli pittorici e gli elementi costruiti sono funzionali ad una strutturazione dell’opera su vari piani visivi, incastonati armoniosamente tra di loro. Il lavoro artistico di Peruch, manifestato attraverso un codice visivo siffatto, procede in verticale, va in profondità e si addentra nella memoria personale, il ricordo. I suoi soggetti sono i paesaggi rurali delle sue terre d’origine, che hanno tonalità sempre diverse a seconda della stagione, dell’ora, dello spirito. Chi osserva viene coinvolto e reso partecipe, è invitato a vedere, interpretare e vivere l’emozione evocata dal quadro, in cui spazio fisico e spazio mentale si congiungono in un equilibrio dinamico. M.P.

Colline blu 2015, Acrilico cm 40x40

Estate 03 2018, Acrilico cm 40x40

Marina 2017, Acrilico cm 50x50

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Anna POERIO Qualiano (Na) 1964

Nel 1997 si laurea in Lingue e Letterature Straniere Moderne all’Università degli Studi l’Orientale di Napoli. Nel 2001 fonda l’Associazione Culturale Alessandro Poerio, creando positive sinergie e collaborazioni con rinomate Università, Biblioteche e Istituti culturali. Nel 2011, nella ricorrenza del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, istituisce il Premio Poerio. Artista di spicco del panorama contemporaneo, ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti in concorsi e manifestazioni, ottenendo ampio consenso da parte della critica e degli esperti disettore ed esponendo in prestigiose mostre sia in Italia che all’estero. Nel 2017 le è stato conferito il Premio Arte Salerno - Vittorio Sgarbi La Selezione. Le sue opere sono state pubblicate in numerosi cataloghi e riviste d’arte, tra cui il Catalogo d’Arte Moderna, Giorgio Mondadori e l’Atlante dell’Arte Contemporanea, De Agostini 2019. “… Fresca e priva di sofisticazioni è l’idea del bello che sottende le opere della Poerio, anche quelle non legate alle liriche di Alessandro Poerio, dove spesso viene concretizzata in eleganti rappresentazioni coreografiche, quando non di ginnastica acrobatica. Come a volerci ricordare che il corpo umano, colto in movimenti armonici che ne esprimono il livello di ideale equilibrio con la natura, specie se femminile, rimane pur sempre la poesia per eccellenza, ieri come oggi, oggi come domani”. Vittorio Sgarbi, Ut pictura poësis

Teverola (Ce) Via Roma 206 Tel 339 5277352 - 081 5034071 annpoer@libero.it www.poerioweb.it

Le radici della vita 2015, Olio su tela cm 100x80

La creazione dell’uomo 2017 Olio su tela cm 80x60

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Anna Poerio ci presenta una figurazione estremamente intimista, ricca di veri valori e profonda analisi in cui coesistono significativi aspetti sia di contenuto che di forma. La grazia, l’eleganza e la raffinatezza nell’utilizzo delle tonalità e delle sfumature cromatiche sono connotazioni distintive del suo percorso evolutivo. Le atmosfere nella sua Pittura portano con sé un alone di mistero e suggeriscono uno spazio metafisico, sono capaci di trasportare lo spettatore in una dimensione profonda e lontana. L’Artista offre a vedere la visione fulminea della dualità presente nella natura dell’uomo e nella vita dell’intero universo. Materialità e spiritualità creano un’opera simbolica di gran classe. Una pittura carica di inquietudini sul senso dell’esistenza e sul significato dell’arte. Non v’è una tradizione, uno stile o una tendenza pittorica che possa contenere o limitare la personalità di Anna Poerio. Nonostante ciò la sua opera pittorica è intrisa della conoscenza della storia della pittura. Ogni stile pittorico di cui si è nutrita nel corso degli anni le ha permesso di scandagliare da vera esploratrice ogni angolo, di ricercare con attenzione ogni elemento che fosse in grado di fornirle una nuova visione, una creazione di immagini avvolte da una profonda poesia”. Veronica Nicoli Principali esposizioni: Galleria d’Arte La Telaccia, Torino; The Brick Lane Gallery, Londra; Galleria Famiglia Margini, Milano; Istituto Banco di Napoli Fondazione; Maschio Angioino, Napoli; Chelsea Old Town Hall, Londra, Parallax Art Fair; Creativity unbound, Bi- personale con Steve Lyons, Complesso Monumentale di Santa Maria la Nova, Napoli; Torre Civica di Mestre; Scuderie di Villa Favorita, Ercolano; ’Giacomo Leopardi e Alessandro Poerio’, Bipersonale con Adrian Ciavolino, Giardini del Vescovo, Ravello, Torre del Greco, Basilica di San Giovanni Maggiore, Napoli.

La porta della luna 2015, Olio su tela cm 100x100

Esprit de finesse 2018, Olio su tela, cm 60x50

Fugit irreparabile tempus 2018, Olio su tela cm 90x120

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Maria Stella POLCE Pratola Peligna (AQ) 1951

Docente presso il M.P.I., M.Stella Polce è di origine abruzzese. Artista poliedrica, fin da giovane ha mostrato la sua passione per l’arte, dipingendo principalmente paesaggi e animali con un genere realistico. Dai 20 anni in poi, ha iniziato a dipingere con i colori ad olio su tela (autodidatta), ed ha partecipato alle prime mostre e collettive, ottenendo premi e consensi. Dopo un lungo periodo di ricerca e sperimentazioni artistiche, con varie tecniche e materiali, (tra cui pastelli ad olio, acrilici, collages, tecniche miste ecc.), è stata la scoperta dei frattali, dall’anno 2000 in poi, che ha cambiato radicalmente il suo modo di fare arte, aderendo alla corrente artistica del Frattalismo. Dai frattali, infatti, da lei realizzati al computer, è riuscita a far emergere, dipinti col pennello virtuale guidato dal mouse, cavalli, figure femminili, paesaggi ed altro, con una tecnica di fusione tra il frattale e ciò che vi è dipinto al suo interno, con un effetto originale e sorprendente. Successivamente, ha sperimentato anche nuovi tipi di modifiche ai frattali, allontanandosi saltuariamente dal figurativo. Tutte le sue opere digitali nascono quindi dai frattali e dalla loro modificazione (compresa frammentazione, sovrapposizione ecc.). Con questo nuovo genere di arte digitale è stata premiata, è stata inserita in cataloghi d’arte (tra cui Mondadori e l’Elite 2019), e partecipa attivamente a mostre e collettive dal 2015 in Italia e all’estero.

Francavilla al Mare (CH) Via del Convento, 10 Tel 327 3069306 stella2art@libero.it

Il terzo occhio 2018, Arte digitale-Frattalismo cm 40x50 (variabile)

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L’artista M.S.Polce vive il tempo della bellezza come ricerca della connessione tra infinitamente grande ed infinitamente piccolo, cercando la verità in una nuova dimensione dell’arte che si annida nei frattali… cerca il senso della realtà… in un universo in cui gli oggetti ed i soggetti si fanno multipli, ripetibili, originali ed al contempo appartenenti ad una società che sovente li dequalifica: è come se l’artista volesse dare un valore aggiunto alla ricerca artistica, con quelle elaborazioni che, sotto il nome di digital art, o Frattalismo nel nostro caso, in realtà sono la capacità di dare un’emozione attraverso gli strumenti nuovi della tecnologia, in particolare quella dei computer; la tecnologia che dunque si fa arte… Oggi i frattali irrompono in ogni campo suscitando molto interesse,specie nel mondo artistico… Secondo le acute osservazioni di Mandelbrot, la natura produce molti esempi di forme frattali,... dimostrando che la frattalità è una qualità intrinseca della realtà. E su questo medita e crea, facendo emergere dai suoi frattali figure umane, animali, paesaggi ed altro così come dall’universo, che ha anch’esso una struttura frattale, emergono tutte le forme... Se l’universo è frattale, il frattale rappresenta dunque per l’artista l’universo, caotico nell’apparenza ma che nel dettaglio ha un suo ordine. Le forme che in questo si manifestano per mano dell’artista sono a volte esagerate, oniriche, simboliche, ma servono ad esprimere sempre qualcosa che ha attinenza con la realtà. è un sentimento che ha bisogno di esprimere e di far conoscere, stimolando riflessione, curiosità e comunicando emozioni. M.S. sa tutto questo e trasforma il tutto in arte, un’arte nuova, di grande impatto visivo, originale, alla ricerca degli infiniti, quegli infiniti che, in definitiva, sono sempre e comunque nella coscienza dell’artista. Massimo Pasqualone L’estetica del caos 2019 Arte digitale-frattalismo cm 70x70 (variabile)

Lotta per la vita 2018, Arte digitale-Frattalismo cm 40x50 (variabile)

Danza con veli 2018 Arte digitale-Frattalismo cm 50x40 (variabile)

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Antonio Pugliese Avellino 1948

Docente di Disegno e Storia dell’arte, si diploma in scultura presso l’accademia di Belle arti di Napoli. Viene a contatto con le diverse tendenze che si sono sviluppate negli ultimi vent’anni e matura le sue prime esperienze nell’ambiente della nuova generazione campana. Partecipa a convegni e rassegne d’arte internazionali come la Biennale di Venezia, Arte Fiera di Bari, Arte Fiera di Bologna, Galassia Gutenberg di Napoli. La sua opera passa alla chiarezza costruttiva e all’analisi e al recupero di materiali comuni, carte pergamenate, collier papier, colle viniliche, colori industriali che, estrapolati dal loro contesto abituale, entrano a far parte della sua pittura, con tematiche particolari. Nel 2000 con altri 32 artisti aderisce al manifesto ’Esasperatismo’, corrente letteraria e movimento artistico di Adolfo Giuliani. Nel febbraio 2004 è stato inserito nel nuovo movimento artistico di Eugenio Gennaro Solferino, denominato ’Gruppo Onirico’. Aderisce nell’anno 2009 al movimento ’Arcaista’ di Massimo Stefani. Presidente dell’Associazione culturale ’Zeusi’, Laboratorio d’Arte Contemporanea, Antonio Pugliese si pone nel dibattito artistico italiano verso l’informale materico sperimentale, in spazialità simboliche di formazione principalmente pittorica. Dal 1966 ha esposto in gallerie e spazi pubblici, sia in Italia che all’estero. La sua attività culturale ed artistica è documentata in importanti dizionari, riviste, cataloghi specializzati e social network.

San Mango s. C. (AV) Via V. Veneto 36 Tel 345 7777303 awpugliese@libero.it

Metopa 2010 T. mista e colori industriali cm 100x120

Esasperatismo 2015 T. mista e colori industriali cm 85x55

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Una ricerca artistica, quella di Antonio Pugliese, portata avanti sempre con estremo rigore logico, anche quando, libero da vincoli materiali, si lascia andare a declinazioni informali con rischiose aperture espressionistiche e gestuali di forte impatto emotivo e visivo. La pittura di Antonio Pugliese è, a mio avviso, frutto di interazione tra progettualità, la cui fonte primaria di riferimento è l’arte classica, e modernità, intesa come energia ed ampiezza di elementi linguistici i più disparati.Indubbiamente l’aniconismo dell’artista avellinese ha un’anamnesi informale e pertanto assai significativo, per lui l’aspetto materico, segnico ed energetico; però non di rado affiorano suadenti brani di figurazione. Questi lacerti figurativi esprimono in radice la disposizione dell’autore verso quei valori formali oggi assai spesso disattesi da tanti suoi colleghi d’avventura. Ciò nonostante, la coniugazione linguistica di Pugliese rimane estremamente legata alle Neoavanguardie, ma non tanto per alcuni stilemi, ben riconoscibili nelle sue opere, quanto piuttosto per la filosofia di fondo che efficacemente e radicitus si fa sempre più consistente, soprattutto nella produzione più recente, e che egli ha così sintetizzato: “Nulla è costante tranne il mutamento”. Il greco panta rei diventa a livello pittorico strumento per interpretare in modo sempre cangiante supporti, materiali, colori ed immagini; ecco, la pittura di Pugliese è una pittura rivoluzionaria in questo senso, poiché lungi dall’essere chiassosa e dispersiva secondo i canoni mass-mediali contemporanei, è raccolta, medioevale, quasi sanfrancescana. L’esercizio del segno, del colore, della forma si riempie in clima di autentica spiritualità, troppo spesso clandestina in tanti artisti delle ultime generazioni. Dunque un pittore di talento Pugliese, che ha saputo coniugare passato e modernità, e parimenti disponibile a quell’umanesimo integrale senza cui l’opera d’arte non potrà mai ricevere nutrimento dell’animo. Leo Strozzieri

Terra mare 2018 Acrilici e juta cm 100x100

Porta di Napoli 2005, T. mista e pergamena cm 215x85

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Gelsomina RASETTA Nocciano (PE) 1943

L’intera formazione umana si materializza nella sua pittura che svela il rispetto per madre terra, l’attenzione al recupero, il primato della spiritualità. Diplomata maestro d’arte, laureata in economia e commercio, ha insegnato e collaborato nella ricerca universitaria. L’attività di pittrice continua costante trovando uno sviluppo sociale e relazionale con l’Officina del Colore’. Quest’ultimo un laboratorio artistico-espressivo dove scambiare con gli altri emozioni profonde tramite il gesto pittorico e favorire il dialogo ed il confronto sui temi esistenziali. Attraverso l’arte cerca di misurare l’esistente perchè il futuro è nel nostro presente. Un’attenzione particolare al vissuto femminile è dedicata al progetto-ricerca ’Donna-Donne’, cifra distintiva della sua poetica e del suo agire. “L’artista rivela una tensione umanissima, una motivazione etica profonda... a lasciare un segno” Antonio Zimarino “La pulsazione creativa di Rasetta evoca la potenza della memoria, del ricordo e del tempo; patrimonio espressivo che riaffiora dalle ragioni del cuore” Antonella Iozzo

Montesilvano Colle (PE) Corso Vittorio Emanuele, 42 Tel 085 4681457 – 329 2570530 gelsomina.rasetta@libero.it www.minarts.it

Le sue opere sono presso collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero. Significativa la documentazione critica e curriculare con personali e collettive: 2018, International Art Exhibition, Miami; Meets, Milano, in congiunzione con Art Basel (collettiva), catalogo Mondadori; ’Tempo della coscienza’, personale Galleria La Pigna, Palazzo Maffei Mariscotti, Roma.

Amore 2007, olio su tela cm 80x120

Preghiera 2010 Tecnica mista su tela cm 80x100

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Pieghe del tempo 2012, Bassorilievo cm 56.5x43,5Â

La tenerezza dell’assassino 2017, Installazione cm 300x250

La Signora umiliata 2018 Installazione a rappresentare l’Italia sedia, panno dorato, quadri

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Nives SALVADOR Maserada sul Piave (TV) 1955

La pittrice trevigiana Nives Salvador inizia a dipingere fin dall’adolescenza e comincia ad esporre dal 2002 sia in collettiva che in personali. Si è formata frequentando assiduamente l’ambiente artistico locale, come il gruppo di lavoro tenuto da Renato Pasqualotti in Conegliano. In seguito è entrata a far parte della ’Fucina’ dei Maestri Gianni Ambrogio e Luisa Cogo. Ha ottenuto vari riconoscimenti in concorsi nazionali.

Spresiano (TV) Via D. Manin, 70/A Tel 335 372161 nives.salvador@libero.it

Orchidee in giallo 2016, acrilico cm 70x50

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Orchidee in rosa 2016, acrilico cm70x50

Dopo un lungo percorso di ricerca sul disegno, colore e forma, ci presenta lavori di grande originalità. Le sue composizioni non nascono a caso, sono frutto di un’osservazione attenta e di una spiccata sensibilità che la conduce a effetti cromaticistupefacenti. Nives Salvador, con ironia e raffinatezza, rappresenta le sue orchidee, curatissime nel dettaglio su sfondi geometrici: forme e colori essenziali che esaltano lapurezza e leggerezza dei petali, gentili e magnifici nella luminosità dell’insieme. Renato Pasqualotti 165


Antonio SALZANO Nocera Superiore (SA) 1950

le luminose forme del divino cosmico alfabeto - Nell’arte, transitare dalla figura volume alla luce che va infigurandosi, senza però determinarsi, è ardua impresa. Antonio Salzano sta operando una ricerca, in cui la qualità assoluta di quelle, che impropriamente, chiameremmo icone, è nell’eco visibile, sostanziata da fasci e rimandi di luminosità, sfavillii, impulsi raggianti, che alludono all’incorporeità epifanica, presente nelle evocazioni. Non si tratta delle credute specchiate sembianze, che Dante apprende a riconoscere come vere sostanze incorporee, a lui epifaniche nella vanità che le fa sembrare persone. Salzano, nell’astrazione totale, ricerca quelle verità di cui l’Eterno si è servito per donare al cosmo quell’alfabeto universale che, ab aeterno, nella Sua Mente già c’era, prima che per amore decidesse di creare il mondo. Parliamo delle geometrie intuitive, da cui tutte le altre derivano e da cui trae inizio il progetto d’umanità che mai si cancella e mai s’azzera...

Nocera Superiore (SA) via Teverne, 62 Tel 328 6505388 antoniosalzano3@virgilio.it

Composizione n2 2019, Acrilico su tela, cm 70x50 In basso Composizione n3 2019, Acrilico su tela, cm 40x40 Composizione n4 2019, Acrilico su tela, cm 40x40

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... La scienza ci spiega che l’architettura del cosmo è fatta soprattutto di semplici disegni. L’astrazione geometrica è interessante per tutti i sentieri che si dipartono dalle ragioni dell’investigare. Chi incornicia un colore in una forma geometrica elementare non commette peccato, ma non ha fatto altro che proporre una sezione di cubo, prisma o cilindro più o meno attrattiva. Su qualsiasi supporto,infatti, anche il segno più sottile ha uno spessore. Nessuno al mondo ha mai visto un angolo, un triangolo, un quadrato, una circonferenza: la geometria intuitiva resta tale se non è applicata. Altra cosa è rendere visibili nell’opera le divine proporzioni e verificarne gli effetti, nel senso delle armonie che esse determinano o alle quali concorrono, e qui, visionariamente, s’avvalora l’astrazione totale di Salzano, che rifugge il perimetrabile e giostra con le intravisioni, alle soglie di un’epifania che conforterebbe anche i mistici, se non si accorgessero che il fenomeno, che li sta suggestionando, rientra nell’ordine naturale delle cose. L’astrazione totale è un’arte difficile, oserei dire ingovernabile, quando ride dei pennelli e dei colori. Il discorso critico è inattivabile allorchè l’astrazione diventa segreto dell’artista nella sua ineffabilità. Si corrono non pochi rischi nell’esegetica e allora è bene che l’artista e l’ermeneuta convengano che la verità cosmica non può essere che elegantissima, alle soglie di un disvelamento, che, nel dono, comunica una gentilezza paradisiaca. Quel vero esige una predisposizione a percepire una visione ulteriore e “dà per gli occhi una dolcezza al core che intendere non può chi non la prova”. L’astrazione totale di Salzano cerca quel vero che appartiene agli argomenti umani, se si assumono l’onere di essere a immagine e somiglianza e non presumono di fare scienza, utilizzando gli strumenti di un pragmatismo contingente. Salzano vive il tempo in funzione dell’eternità: utilizza l’elementare alfabeto cosmico, che serve per riconoscere il principio dell’ordine nel cuore del caos, per interrogarsi con l’umiltà di chi, vive e s’impegna ad esprimere, le ragioni rappresentative di una sostanza teologica attraverso un’arte aniconica-lirica-geometrica. Angelo Calabrese Composizione n1 2019, Acrilico su tavola cm 50x70

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Valter Sambucini Roma, 1953

Si è dedicato alla fotografia da giovanissimo, direttore responsabile della rivista Effeuno e più tardi consulente per l’automazione dei processi di post-produzione, di controllo della qualità e di stampa con i maggiori stabilimenti cinematografici italiani, quali: Cinecittà, Vittori, Telecolor. Laureato in ingegneria elettronica nel 1980, ha avuto al suo attivo numerose esperienze lavorative nell’ambito della ricerca applicata. Negli anni ’90 è stato ricercatore all’ENEA e poi all’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA) si è occupato delle prime applicazioni con i laser all’utilizzo di metodologie di telerilevamento, per la caratterizzazione dell’ambiente ed il monitoraggio del territorio. In questi anni ultimi dieci anni è stato autore o coautore di oltre cento pubblicazioni, tra articoli su riviste tecnico-scientifiche, contributi in Convegni nazionali ed internazionali. Dal 2012 si è dedicato alla fotografia in ambito squisitamente artistico, al suo attivo numerose mostre personali, collettive e reportage di manifestazioni popolari e ’mode’, nel loro significato culturale ed antropologico.

Roma Via S. Giorgio Morgeto, 111 Tel 347 3224360 valsam@libero.it www.valtersambucini.it facebook valter.sambucini.5

In corso di stampa per Robin editore ’Città reali, città immaginarie - Migrazioni e metamorfosi creative nelle società nell’Antropocene, tra informatizzazione ed iper/urbanizzazione’, libro fotografico con ricerche sociologiche sull’arte, della giornalista Carla Guidi.

Respiro di Buddha 2014, fotografia, cm 40x60

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Giocare col fuoco 2017, fotografia, cm 60x40

SottoSopra 2018, fotografia cm 40x60

(...) In questa direzione esemplare è Valter Sambucini, il quale crea racconti visivi ora incentrati sul rapporto tra animali e persone, su corpi tatuati, su murali urbani, su mascheramenti, su cortei in costumi storici, su spettacoli di strada, su produzione statuaria e su effetti visivo-percettivi particolari, che solo un occhio addestrato riesce a cogliere. Tutti temi proposti in questa raccolta di foto, divisa in capitoli da Carla Guidi, che li introduce con scritti molto utili alla migliore comprensione di ognuno. A ben guardare i vari temi, ci si avvede che, in realtà, procedono sul fil rouge di una coerenza interpretativa che coniuga l’osservazione delle situazioni reali e la creatività personale di un artista della fotografia, qual è Valter Sambucini. (...) considero questi gruppi di foto alla stregua di una raccolta di novelle o racconti, ovviamente visivi, ma non affidati alla scrittura, cioè non restituiti con essa, ma tramite la fotografia. Confesso che guardando queste foto così raggruppate mi son tornati alla mente racconti di Cechov, novelle di Pirandello, per tralasciare Boccaccio ed il Novellino. Proprio per tali ragioni non ritengo azzardato affermare che Sambucini con questi scatti ha realizzato un suo Lo cunto de li cunti. Il fil rouge, che percorre questi soggettivi reportage di Sambucini, è fortemente impregnato di interesse per la spettacolarità sia degli effetti visivi che dei comportamenti umani e delle produzioni creative, nonché dei loro sottintesi rapporti. (...) L’unica eccezione riguardo a tali corrispondenze potrebbe apparire il gruppo di foto di Orizzonti speculari. Tuttavia in queste scomposizioni visivo-percettive, che potremmo definire una personale declinazione del Cubismo, al mio occhio critico non sfuggono, nonostante le differenze, certe sotterranee consonanze con le modulari iterazioni dei motivi dei tatuaggi. Giorgio Di Genova, dal libro ’Città reali, città immaginarie’, 2019 Robin editore.

Canali di Copenhagen 2015, fotografia cm 40x60

Memoria d’acqua 2019, fotografia, cm 40x60

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Placido SCANDURRA Santa Maria di Licodia (CT) 1947

Si è formato a Catania, frequentando lo studio del pittore Antonio Villani e del restauratore Giovanni Nicolosi. Nel 1967 è a Roma, dove frequenta la scuola libera del nudo con i pittori Peppe Guzzi ed Andrea Spadini e la scuola delle Arti Ornamentali, seguendo il corso triennale di incisione tenuto dal prof. Attilio Giuliani. Nel 1969 è allievo dell’Istituto Centrale del Restauro, dove consegue nel '72 il diploma per il restauro di dipinti e di pitture murali. Successivamente si diploma all’Accademia di Belle Arti con il Maestro Sandro Trotti e consegue l’abilitazione per l’insegnamento di Discipline Pittoriche. Dal '75 al '77 frequenta i corsi sperimentali alla calcografia nazionale di Roma; contemporaneamente insegna presso i Licei Artistici e Istituti d’Arte. Nell’ '88/'89 insegna restauro all’Accademia delle Belle Arti di Catania. Fino al 2008 insegna Discipline Pittoriche all’Istituto d’Arte Statale di Tivoli. Mantiene numerosi contatti con esponenti dell’ambiente culturale Romano, Parigino, Belga e Rumeno ed espone in numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero, riscuotendo consensi critici su giornali e riviste d’arte. Le sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private. Sibilla 1999, olio su tela, cm 133x63

Archetipi 1976, af.at, tre colori, mm 348x485 Ettore e Andromaca 1979, Serigrafia, mm 350x450

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San Polo dei Cavalieri (RM) placidoscandurra@libero.it www.placidoscandurra.it


Il fascinante mondo dei Totem - Nel 1976 Placido Scandurra comincia ad interessarsi agli archetipi ed alle forme totemiche che troveranno pieno sviluppo negli anni successivi, anche alla luce di una fantastica ed originale rivisitazione di un filone della pittura europea. Ed è proprio in questo filone, che contempla il mitico mondo picassiano di Dinard, nonché le sintesi plastiche e lo studio della cellula primaria di Brancusi ed Arp, oltre alle metamorfosi surreali di Sutherland, che si collocano le composizioni verticali, dipinte ad olio, di Scandurra: i Totem che si inseriscono, quindi, a pieno titolo nelle poetiche dell’irrazionale nate nell’intervallo tra le due guerre mondiali. Il colore, steso sulla tela a strati successivi sostenentisi tra loro, crea un effetto finale, di straordinaria lucentezza. Velature sapienti e delicate, conferiscono alle immagini grande forza plastica. Questi quadri si compongono di due piani separati: in primo piano, a contatto immediato con chi guarda, dominano i Totem, oggetti apotropaici, presenze di natura assoluta, resi con innegabile padronanza di forma e forte impegno costruttivo; sullo sfondo si palesa il notevole decoratore. Le imponenti figure di primo piano, atteggiate, a volte, a leziosi manichini, indossano elementi anch’essi tratti dalla natura che creano un’aria di raffinata ironia. Dietro di esse, dove non appaiono brani di paesaggio naturale, che richiamano alla mente fantasie di panorami preistorici, l’artista tratta sapientemente la superficie con tasselli o pennellate, giocate sui toni, vibranti brezze leggere di colore intorno ai Totem” Siamo, evidentemente, di fronte ad una pittura soggetta a continue puliture, modifiche e rifiniture, dove il risultato finale è frutto di ripetuti interventi. Fiorella Puglia, (Placido Scandurra: Ecologia incisa, Montecelio 1992)

Archetipo nascente da forme geometriche 2016, olio su tela, cm 260x89

Cavaliere inesistente 2016, olio su cartone ovale, cm 77x48

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Anna SCOPETTA Caserta 1960

Fin dalla più tenera età mostra una spiccata passione per il disegno e la pittura che presto si trasforma in una passione coinvolgente, che coltiva con determinazione, tenacia, costanza e curiosità .Attraverso i simboli usati nella sua pittura l’artista trasmette un messaggio positivo di forza e di combattività verso le numerose avversità dei nostri giorni. I lavori vengono realizzati con svariate tecniche ed usando diversi materiali. Figlia d’arte, Anna Scopetta, quasi secondo le regole di un gioco arcano, intraprende un’avventura in un originale mondo interiore ove riesce a sovrapporre la squisita sensibilità femminile alla donna consapevole dei problemi esistenziali dell’umanità, riuscendo a trasfondere in ogni segno il suo mondo psicologico, le sue esperienze di vita e la sua visione della vita; sviluppa, così, un discorso stimolante in grado di percepire realtà celate al di là della loro stessa sembianza, inducendole ad assumere un’identità che va ben oltre la peculiarità della loro immagine. Le sue opere si evolvono verso l’esterno in ludici giochi dalle volute sinuose inerpicandosi alla ricerca di una nuova vita da vivere in spazi silenziosi ma corposi. Carlo Roberto Sciascia

Caserta - Via Patturelli, 101 Tel 3479910625 annascopetta3@gmail.com FB: Anna Scopetta Artista

Libera e ariosa la sua composizione informale. Opere di forte impatto cromatico in esaltazione di una visione interpersonale che restituisce l’idea di concreta passionalità. L’ispirazione è nei colori puri dell’anima che dialogano armoniosamente con la tela per molteplici gradi di saturazione e luminosità. Jenny Longobardi Il potere della fantasia 2019 T. mista cm 60x120

Resilienza 2018 T. mista cm 40x80

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I valori simbolici tipici della ricerca dell’Artista si concretizzano in una figura tra trascorso e attuale, attraverso l’originale accostamento dei colori utilizzati. Opere d’arte non tentativi di resa di massa sulla tela, ombre di corpi in movimento coloratissime svariate gestualità. Domenico Sepe Mostre: Estemporenea 2006, San Severino di Centola (Sa); Collettive: 2009 - Savona, Villa Cambiaso; Roma, Palazzo Barberini; Pompei, Museo Gracco; 2010Cortona, Fortezza Medicea del Girifalco; 2011 - Terni e Palermo; 2013 – Milano, Teatro Nuovo; 2014 Napoli, Castel dell’Ovo; 2015, Napoli, PAN, Associazione Arteggiando; 2016 – Perugia, Biennale d’Arte Contemporanea; Ischia; 2017 - Spoleto Art Festival; 2018, Venezia, Palazzo San Teodoro; Napoli, Palazzo San Giacomo, Associazione Primavera Arte; Roma, Galleria Aria Contesa; 2019, Rocca di Benevento, Mostra La Buona mefite; Salerno, Palazzo della Provincia; Arte fiera Montesilvano. Personali: 2004, Caserta, Centro Congressi; 2015, Milano, Brera Atelir Saravo; 2019, Napoli, Hotel Terminus. Premi: 2007, Premio Nazionale di Pittura Inner Wheel; 2010, Spoleto Premio d’Arte Eureka, 2017, Caserta, Biennale Belvedere Premio Orlando Arte.

Fecondità 2019 T. M. cm 80x160

Contrasti 2019 T. M. cm 60x120

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Anna Seccia Ortona (CH), 1945

Pittrice ed artista relazionale, fin dal 1994 crea un progetto di arte sociale pittorica, collaborativa e partecipata, denominato ‘La Stanza del Colore’ legato alla pratica relazionale a partire da una concezione dell’arte come attivazione di processi. Ha svolto una intensa attività espositiva fin dal 1960 e la sua pittura è considerata nel secondo tomo di Generazione anni Quaranta, vol. 6° della Storia dell’Arte Italiana del ‘900 di Giorgio Di Genova. Numerosi sono stati gli interventi artistici realizzati e tra questi citiamo l’happening durante il premio Limen nel 2008 e quello del 2009 durante il terremoto dell’Aquila. Nel 2011 invitata alla 54° Biennale di Venezia Pad. Italia/Abruzzo, ha presentato come progetto un’opera aperta che ha visto il coinvolgimento degli abitanti di diversi paesi abruzzesi.

Pescara Via Regina Margherita, 59 Tel 338 7518834 info@annaseccia.it www.annaseccia.it

Madre figlio particolare, 2019 calco in gesso cm 20 x h cm 35

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creazione 2019 calco in gesso dipinto cm 80x60

Durante la 55° biennale di Venezia,selezionata dal Macia, Museo di Costarica, realizza un’opera collaborativa a Palazzo Merati. Molti gli happening di arte partecipativa realizzati in diverse scuole e piazze abruzzesi. Ha partecipato a prestigiose mostre ed autorevoli critici hanno scritto della sua ricerca. Nel 2019 è stata invitata a realizzare un happenig di Arte partecipativa a Matera la cui opera di mt 4 x 1,50 é stata donata dagli Stati Generali delle donne al Comune di Matera con esposizione permanente nel Palazzo provinciale della città. Nel 2019 come bellyArtist realizza Calchi d’Autore in relazione al suo progetto di arte sociale.

Gestazione al nono mese calco in gesso cm 80x60

Madre figlio 2019 calco in gesso cm 20 x h cm 35

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Maurizio Schächter Conte Napoli 1952

Nasce da padre napoletano e madre viennese, ai quali deve l’amore per l’arte in tutte le sue forme, manifestando precocemente attitudine al disegno che coltiverà nella pittura e nei successivi studi di architettura. La fotografia diviene fondamentale strumento di conoscenza e rappresentazione che negli anni si consolida come possibilità espressiva. Nel 2012 esordisce pubblicamente utilizzando il cognome della madre cui deve molto per la formazione della sua sensibilità artistica. Nel 2016 con la personale “Molteplici Orizzonti” inaugura pienamente il suo percorso artistico con partecipazioni a collettive d’arte in Italia, tra le quali si segnalano nel 2017 ‘Prospettive del Terzo Millennio’ presso il MACA di Acri (CS), premiata con targa di merito e acquisizione dell’opera ‘Giardino verticale’ alla collezione permanente del Museo; nel 2018 finalista alla I edizione del ‘Rospigliosi Art Prize’ presso il palazzo Rospigliosi di Zagarolo (RM), e la ‘I Biennale Internazionale della Calabria Citra’ presso il Palazzo delle Esposizioni di Praia a Mare (CS), premiata con diploma di merito per la fotografia; nel 2019 consegue la vittoria nella categoria ‘Over 30 Sezione Fotografia’ alla II edizione del ‘Rospigliosi Art Prize’, premiata con l’acquisizione in collezione privata dell’opera ‘Geometrico n.1’. Sue opere sono pubblicate, oltre che nei cataloghi delle mostre a cui ha partecipato, negli annuari d’arte ‘Percorsi d’Arte in Italia’ edizioni 2017 e 2018.

Astratto naturae n.2 2018, fotografia digitale

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Poleis n.1 2018, fotografia digitale

Pozzuoli (NA) Contrada Pisciarelli 37 Tel 348 650 0815 maurizio52s.conte@gmail.com

Astratto naturae n.1 2017, fotografia digitale


Sempre preciso. Il mare lo estrapola dai riflessi oro, argento e blu. Una sorta di alchemica opportunità l’ ha colta per rendere oltremodo suggestivo un paesaggio rapinato dallo sguardo dei più. In un ‘frame’ c’è palpito, battito, fremito, oscillazione atmosferica, credibile interpretazione, sensibilità liberale, declinazione magistrale, tensione creativa, espansione razionale indotta, apporto partecipativo. In un’immagine si racconta anche di più della realtà colta nella frazione dello scatto, e ciò è vero. Maurizio Vitiello 2019 Le opere di M.S.C. sono annotazioni di un diario di viaggio dedicato alla memoria, alla sensazione che consegue la visione dello sguardo. La Natura è l’elemento non detto di riprese fotografiche che riprende nel mutare delle luci del giorno, incrinando le ombre a sottolineare i fondamentali dettagli che connotano le sue opere, diventando ombra e luce e rendendoli visibili con effetti pittorici senza pennello. Le sue riprese fotografiche colgono l’attimo nel suo farsi, alcune trapassano l’Iperrealismo per entrare nell’ambito visivo di sapore duchampiano, di pura adesione post futurista. Mimma Sardella 2018 Avere dentro/Guardare fuori/Cercare fuori/Quello che abbiamo dentro/Riconoscere nel fuori il dentro/Il bello del dentro/Maurizio fotografo?/No, Maurizio è quello di sempre./Le sue immagini sono le sue riflessioni sulla esistenza che a volte disegna, a volte progetta con il pensiero e descrive con le parole, e questa volta fotografa./Leggo queste sue riflessioni sempre e comunque come ricerca del sé in relazione alla totalità, un sé da fermare, a cui vorrebbe dare una definizione certa, cosa impossibile, e ce lo mostra con racconti di equilibri, di forme, di colore, di atmosfere sempre tesi alla...bellezza./Perché Maurizio il bello lo conosce/Perché la fotografia? Probabilmente perché la fotografia, come la vita, è una soglia a cavallo tra il passato ed il futuro che guarda lontano. Fabio Donato 2016

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Antonella SIRIGNANO Napoli 1964

Promotrice di eventi d’Arte nonchè vicepresidente dell’Associazione Culturale ’Zeusi’ – Laboratorio di Pittura e Scultura ’non Profit’ – che ha sede in San Mango sul Calore (AV). Dal 2002 fa parte del Movimento Internazionale ’Esasperatismo: Logos & Bidone’, fondato da Adolfo Giuliani nel 2000. Tale ’Movimento di Pensiero’ è diventato, proprio nel 2002, ’Movimento Artistico’ ed ha come simbolo il ’Bidone’, cioè il contenitore di petrolio detto ’Barile’. Rappresenta oggi l’unico movimento al Mondo con tale simbolo. Dal 2010 si è proposta con personali in spazi pubblici e privati come ad esempio Castel Dell’Ovo (NA) – catalogo edito dalla Mondadori, Reggia di Caserta (CE), la Galleria di Albero bello (BA), la Galleria Mantegna (ROMA), il Castello di Limatola (CE) ed altro. Ha esposto anche all’estero, partecipando in particolare ad una mostra a New York, organizzata dal Centro Diffusione Arte il 30/01/2010. Dal 2015 coordina ed organizza eventi d’Arte, nella Provincia e anche a livello Nazionale e Internazionale, come ad esempio la rassegna ’Omaggio a Totò’, itinerante in oltre cinquanta città italiane, da Santa Maria di Leuca a Venezia (Parco Villa Farsetti). Ha partecipato, inoltre, a numerose rassegne Nazionali – tra cui ad esempio i premi ’Santhià’, ’Cupra Marittima’, ’Unesco ad Alberobello’, ’Dionisio’ (FG), ’Marina di Ravenna’ (RA). La sua attività culturale ed artistica è documentata in importanti dizionari, riviste e cataloghi specializzati e social network.

Barattolo n° 1 2014 Acrilici e ferro, cm 90x80

San Mango sul Calore (AV) Via V. Veneto, 36 Tel 348 3923538

Il dinamismo di Totò 2017, Acrilici su multistrato cm 80x80

Prato fiorito 2010 Acrilici, cm 100x100

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Il sociologo, critico d’arte e curatore indipendente Maurizio Vitiello segnala: “La pittura di Antonella Sirignano è tutta motivata a bilanciare piani di ricerca. Le sue intenzioni liberano, nel suo spazio operativo avellinese, cariche emotive, che la portano a misurare la distribuzione della fantasia, che si amalgama con lo studio dei materiali, più sottili. Inquadra in sagomate quadrettature variegate centralità, che sono rivolte alla natura, al Vesuvio, a proprie memorie e ad altre stimolanti tematiche. Feconda, così, propositi. La mano di Antonella Sirignano riesce a incapsulare tenute sceniche di primaria importanza. Legittima, così, una cifra artistica, ben distinguibile nel panorama artistico della regione campana, ma non solo. Riesce a segmentare e a posizionare in quadrate argomentazioni paesaggi gentili, quasi un respiro amico, notazioni appartenenti al proprio percorso di vita, in cui la magia di scritture indicano traiettorie interiori, e a guardare quegli elementi iconici imbattibili, per caratura, come il Vesuvio, àncora e ala di un bel paesaggio, non comune. Quindi, è regolata una geografia umana, ma anche una ’geografia dell’anima’. Naviga nel tempo di acquisizioni acute e non cede a lusinghe estetiche, ma rafforza un sentiment, molto vicino al desiderio di accarezzare le problematiche della vita con fare deciso, impegnato, ma, pur sempre, accorto, sagace, avveduto, perspicace, pronto. Le sue composizioni “in” ci permettono di entrare nel suo mondo, sorgivo e intelligente. I vari e diversi motivi redatti rispondono a un’ideale linea di frontiera visiva, raccolgono focus da indagare, da esplicitare, da ripercorrere per risistemare una visualità convinta. Con le sue determinazioni pittoriche riesce a sviluppare assett centrali. L’occhio, però, percorre i perimetri e, poi, si posa in quegli intervalli centrali, che palesano sequenze riprese dal reale e coniugate con l’innegabile voglia di operare per sintesi e di aumentare icasticità sentite.

Bella Napoli 2016 Acrilica cm 100x80

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Renata SOLIMINI Roma 1969

Renata Solimini, artista romana, ha studiato rudimenti di calligrafia e pittura tradizionale nel 1992-1993 in Cina all’Università Normale di Nanchino. In quel tempo ha realizzato i primi dipinti ispirati dai pittogrammi cinesi. Le ricerche su antiche scritture (cinese, geroglifica e cuneiforme) per la tesi di laurea, hanno influito significativamente sulla sua formazione ed ispirazione artistica. I temi e le simbologie che ricorrono nei dipinti e disegni, oltre all’astratto e al suo personale stile di Asemic writing, sono principalmente l’occhio, il pesce e il mondo marino, come simbolo ancestrale dell’origine della vita, la donna e recentemente lo Spazio/Universo e la fisica quantistica, coniugando Arte e Scienza. La realizzazione delle opere è basata su tecniche utilizzate spesso in associazione quali olio, acrilico, inchiostro e collage. Ha esposto in mostre personali e collettive in Italia (Roma, Amelia, Padova, Gubbio, Milano, Mantova, La Spezia, Benevento, Sulmona), e all’estero in Cina (Hanzhou), Russia (Elec) e negli Stati Uniti, in Iowa (Des Moines e Iowa City), Michigan (Grand Rapids) e Nebraska (Lincoln). Parte della sua attività è inoltre dedicata allo scambio e invio di Mail Art nell’ambito di call e mostre nazionali e internazionali. Dipinti e disegni sono presenti presso l’Archivio Sartori di Mantova, la Sala Multimediale della Biblioteca Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma, in collezioni private, e sono stati pubblicati da editori, riviste e web magazine in Italia, USA, Australia e India.

Il Caos della Fisica 2019, Acquerello e inchiostro su carta cm 42x29,7

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Roma - Via dei Reti, 20 Tel 349 2257449 renata.solimini@gmail.com renatasolimini.blogspot.com

Turbolenza dell’Antimateria 2019, T. M. su tela cm 100x50


“Le qualità associative e di invenzione di Renata Solimini sono attratte da una dimensione ludico-magica, con qualche retroterra metafisico, sulla quale ha sicuramente influito il carattere tutto particolare di alcuni artisti surreali in primis Mirò e Marc Chagall. Una visione artistica, dunque, collocata nel vago, non come aderenza assoluta al soggetto, ma di questo intende salvarne emozione e sentimento comparando, fra di loro, la ragione e l’inconscio, il desiderio e l’esistenza, il sogno e l’oggetto. Solimini inserisce elementi metaforici che meglio affinano il linguaggio surrealista, ne approfondisce il mistero, per renderlo più trasparente, attraverso una luce che s’ingolfa in toni corruschi. Prendono corpo e dimensioni appropriate, così, esiti di un’arte nata da esigenze legate ad un linguaggio pieno di connotazioni simboliche e fantastiche, di stravaganti coreografie del pensiero, che captano onde da anonime antenne, mentre cerca di approfondire la conoscenza dell’animo. Ci sono artisti rari, anzi rarissimi, i quali hanno un occhio meraviglioso e misterioso. Sia che guardino, muovendo l’occhio in giro a 360°, fuori di sé nel flusso della natura o dell’esistenza sia che gettino lo scandaglio dentro di sé andando a spezzare desideri e sentimenti repressi, memorie ingombranti e sepolte e sogni che non hanno mai decollato per mancanza di libertà; questi artisti rari hanno il potere di innestare la vita nelle cose divenute inanimate, fossili, e di innestare stupore alle cose straordinariamente ordinarie che l’abitudine all’esistenza non fa notare. In più questi artisti rari passano attraverso il tragico della vita con un passo lieve e musicale facendo dono di sogni e visioni volanti, di scoperte primordiali e aurorali, restituendo a uomini, animali e cose la grazia del sorriso. Perché l’operazione estetica di Renata Solimini trova fondamento e motivazione in una inquisizione della sfera dell’organico al fine di impostare un rinnovato rapporto fra coscienza e natura.” Manlio Tommaso Gaddi Dialoghi della Fisica 2019, Acrilico e olio su tela, cm 70x70

Abisso Spaziale 2019, T. M. su tela, cm 100x50

La Papessa 2019, T. M. su tela, Ø cm 100

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Giovanni Stella Monterosso Almo (RG) 1935

Ha compiuto gli studi classici e universitari tra Ragusa, Vittoria e Catania. A Roma il corso libero di nudo all’Accademia di Belle Arti di via Ripetta e il corso completo di incisione all’Accademia di San Giacomo, conseguendone il diploma. Dal 1963 vive e lavora ad Anagni, dove ha svolto attività didattica, politica, culturale e artistica, con incursioni, negli ultimi anni, nella critica d’arte. Al suo attivo la cura di importanti mostre monografiche e collettive. La sua attività artistica ha trovato spazio in varie città italiane e in qualificate gallerie d’arte con mostre personali e collettive. In particolare: Roma: Palazzo Esposizione; Galleria San Giacomo; Galleria Sirio; Galleria Alzaia; Verona: Galleria Scudo di Francia;. Viareggio: Galleria La Navicella. Catania: Galleria l’Angolo. Busto Arsizio: Galleria Il Punto 7. Novara: La riseria. Gaeta: Porticato Gaetano, Edizioni XXVII – XXVIII – XXIX. L’Aquila: Galleria La Sonda. Vittoria: Teatro Comunale. Bari: Expo Arte. Fiuggi: Officina della Memoria e dell’Immagine.

Funambolo 2013, Acrilico su multistrato, cm 125x125

Anagni (FR) Via Cerere Navicella, 68 Tel. 328 8210725 - 0775 727417 stella.giovannui35@gmail.com www.giovannistella.it

“Il bene talvolta fa ressa, di soffocarci minaccia. Ma il male è continuo, stillante. Il bene è l’infrazione, il male è norma nella nostra esistenza”. Cardarelli

Caino 2015, Acrilico su multistrato, cm 123x94 Abele 2015 Acrilico su multistrato cm 154x102 Il volo degli amanti 2018, Acrilico su multistrato cm 100x90

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“Il nucleo essenziale della pittura di Giovanni Stella - il suo desolante messaggio, se vogliamo è in questo male continuo, stillante, e, aggiungerei, irredimibile, tale che il bene che talvolta fa ressa (o sembra) non si dimostra che una favola, l’illusione di un attimo, dal quale si guarisce immediatamente. Immergersi in questa materia dolorosa, attraverso la forma, significa cogliere violentemente il sentimento del nulla e della vanitas vanitatum che in modo ineguagliabile e radicale il biblista ha rappresentato millenni fa. Ne consegue che la forma in cui quel sentimento si materializza non può essere approssimativa o vaga, ma deve in un certo modo riscattare quel grumo sofferto in lucida e coerente esattezza. Per raggiungere questo esito Stella ha avuto bisogno di spogliare ogni abbellimento, ogni superfetazione, e cogliere il dolore nel dolore, sì da renderlo nella sua cruda, scandalosa, nudità. Che è la sostanza profonda della sua pittura: metafisica, lacerante querela che l’uomo schiacciato e desolato rivolge all’Errore che è l’Essere.” Giuseppe Angelo Traina ... “Sul piano della pura pittura - sia dal punto di vista della tecnica come da quello dell’espressione - Stella è certamente da segnalare tra gli artisti che hanno qualità e ingegno. La pittura di Stella ha una sua bellezza di materia e di composizione e non difetta davvero di vivida ricchezza poetica. La sua ispirazione, insomma la facoltà creativa, si organizza sui moduli della geometria: se ne ricava da questa il nitido rigore che l’artista esempla sulle tele. Il colore, inoltre, ha toni delicati, ma definitivi, si distende sulle superfici in maniera sicura. In questi dipinti scopri una stabilità matematica (ecco l’esprit de géometrie), una tensione metafisica: il valore delle immagini di Giovanni Stella sta infine in questa significante misura.” Carlo Giacomozzi

la valle dei labirinti 2014, Acrilico su multistrato, cm 150x250

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Renato TAGLIABUE Milano 1940

…Tagliabue ci invita a seguirlo sui sentieri del Tempo, passando dai miti che appartengono alle origini della nostra cultura, ad un presente dove persistono le contraddizioni fra modernità e tradizione, fra culture diverse e lontane, troppo spesso inconciliabili. Paolo Levi …precedenti artistici richiama Renato Tagliabue, il quale usa il passato anche per denunciare le gravità di episodi del presente. Con una personale tecnica molto particolare fa riferimenti al dramma delle distruzioni belliche di storici siti archeologici, delle odierne tragedie dei migranti che fuggono via mare dalla guerra e dalla miseria, spesso morendo. E per la disperazione di costoro rievoca l’Urlo di Munch, mentre attualizza la tragedia della Zattera della Medusa di Géricault con le recenti morti in mare. Portato alla narrazione visiva, Tagliabue ama anche ispirarsi alle opere narrative della civiltà del passato, come i bassorilievi della Gigantomachia dell’Altare di Pergamo conservato a Berlino.E sempre le sue scene sono di forte impatto sia stilistico che visivo. Giorgio Di Genova

Giulianova (TE) Via Piercecchi 2F Tel 085 8004992 - 339 7929413 info@renatotagliabue.com www.renatotagliabue.com Misterioso party 2019, T. M., cm 102x108

Souvenir de Paris 2014, Acrilici e pastelli su elaborazioni digitali, cm 85x100

Belli, puliti e profumati 2017, Acrilici e pastelli su elaborazioni digitali, cm 75x104

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Si replica, storie di massacri 2018, T. M., cm 112x150


…Un tema lo individuerei nell’attualizzazione del bello antico, a sottolinearne la sua sostanziale universalità, come il Laocoonte, la Nike di Samotracia o i rilievi dell’altare di Pergamo, ma anche capolavori di maggiore modernità uniti a fondali compositi che ora riproducono muri costellati da décollages alla Rotella ora da imbrattature e graffiti. Un altro tema è quello della circolarità del tempo: niente, nella storia, avviene per la prima volta: è l’eternità della storia quella che emerge nelle opere di maggior attinenza con la cronaca dei nostri tempi, sintomatiche di un impegno civile molto sentito da Tagliabue… dalla presentazione ad una monografia curata da Vittorio Sgarbi Mostre recenti: 2019, MitreoIside Roma – Artincontro Montesilvano - Palazzi Chigi Albani Soriano nel Cimino - Mantova Artexpo - Auditorium al Duomo Firenze - Moschea di Roma - Spazio espositivo Watt 37 Milano; 2018, Biennale della Calabria Citra Praia a Mare - Biennale Arte Mediterranea Pisa – Galleria Accorsi Venezia - Rospigliosi Art Prize Zagarolo - Museo Sciortino Monreale - Palazzo Paolo V Benevento - MitreoIside Roma; 2017, Palazzo Sanseverino Acri - Palazzo Orsini Bomarzo - Casa de Las Sirenas Siviglia – Spazio Kanz Venezia - Palazzo Castromediano Lecce; 2016, BeneBiennale Benevento - Castello Ducale Corigliano - Art Innsbruck - 2016 Triennale di Arte Contemporanea Verona - Museo di Monreale Palermo - Art Expo Pavia - Genova Art Expo. Bibliografia recente: Catalogo opere recenti curato da V.Sgarbi - Italiani Selezione Sgarbi - Prospettive del Terzo Millennio a cura di G.Di Genova - Periscopio sull’Arte in Italia a cura di G.Di Genova - Percorsi d’Arte 2017e 2018 a cura di G.Di Genova – Annuario internazionale Mondadori 2019 – Panorama dell’arte contemporanea 2019 a cura di G.Di Genova - Artist’s Profiles Ed. Satura,Genova - Art History EA edit. - Italiani a cura di V. Sgarbi - Protagonisti dell’Arte 2014 a cura di Paolo Levi.

Assiria, oggi come ieri 2017, Acrilici e pastelli su elaborazioni digitali cm 100x150

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Francesco VARLOTTA Rionero in Vulture (PZ) 1938

Ha insegnato disegno e storia dell’arte nelle scuole pubbliche medie e superiori. Inizialmente la sua pittura è figurativa memore di cadenze neocubiste, poi attraversa temperie avanguardistiche, Pop Art, New Dada, Informale. La sua espressione, ampia e multiforme, spazia tra pittura e forme cromoplastiche in un discorso che lo collocano all’interno del vasto orizzonte dell’astrazione. Nella sua poetica artistica privilegia due fattori: l’estetica e la forma. Una pittura timbrica e atonale di forte profilo teorico e mentale oltre che costruttiva. è presente nella Storia dell’Arte Italiana del 900 ’Generazione Anni Trenta’, Bora Editore, di Giorgio Di Genova. Hanno scritto tra gli altri: M.Venturoli, V. Perna; P. Finizio; M. De Luca; G. Gigliotti.

Traumatico 2017, Olio su tela, cm 80x80

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Roma Lido Piazza delle Fiamme Gialle, 8 Tel 349 6858262 francesco.varlo@libero.it


L’eco 2008 Olio su tela cm 100x100

Spazio siderale e astrale 2015, Olio su tela cm 80x80 Lebenswelt n.2 2018, Olio su tela, cm 100x100

Lebenswelt n.6, mondo vitale Olio su tela, cm70x70

”Varlotta è un infaticabile produttore di opere pittoriche e dagli anni novanta anche di pittosculture in legno dipinto. è altresì un inarrestabile inventore di morfologie, con un brio ed un fervore immaginativo che lo costringe ad associare, iterare, intrecciare, sondare compositivamente e cromaticamente i filoni di ricerca che il suo estro gli ’ditta dentro’… Sembrerebbe che in Varlotta l’evidente coazione a ripetere obbedisca a imperativi periodici, i quali s’abbandonano alle onde della variabilità, facendo navigare la sua immaginazione nel mare di una coazione a ripetere differenziata, se così si può dire col permesso di Freud. E proprio per ciò medesimi e similari motivi e morfologie possono ritornare in momenti diversi, determinando una sterminata sinfonia di forme, colori, e grafismi che lasciano sbalordito il fruitore… Tuttavia a conferma del mio convincimento che, mutatis mutandi, ogni artista non fa che essere fedele per tutta la vita ad una medesima concezione, il che non di rado lo porta, allorchè raggiunge un traguardo ritenuto congeniale, a ripetere sempre la stessa opera, proprio già nelle nature morte di quei lontani anni l’occhio attento può scorgere una predilezione per l’articolazione degli spazi che denunciava una volontà esemplificativa innestata su morfologie allusivamente geometriche… Il cimento dell’invenzione e dell’armonia è una costante della ricerca di Varlotta, intrisa di un ludismo creativo, quanto gioioso... Senza, tuttavia, inficiare i crediti accumulati nel corso dell’ultimo decennio del XX secolo che, in virtù della sua continua e continuata eruzione di motivi e morfologie colorate, hanno imposto Francesco Varlotta come originale innovatore e spericolato funambolo della pittura italiana.” Giorgio Di Genova, dalla Monografia: ‘Francesco Varlotta, Il funambolo della pittura e d’altro’

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Mostre significative: Museo Generazioni Italiane del 900 ’G.Bargellini’, Pieve di Cento(BO), 2000; XXVII Premio Sulmona, 2000; Biennale ’A.Roncaglia’, S.Felice sul Panaro, 2005; Madi, Museum&amp Gallery Dallas (TX), 2005; Museo Civico di Castelnuovo,Maschio Angioino, Napoli, 2009; Università Industria e Tecnica ’Banki Donat’ Budapest, 2010; Accademia d’Ungheria, Roma, 2010; Premio Internazionale ’Limen Arte’, Vibo Valentia; 2011: Studio d’Arte Fuori Centro,Roma, 2012; Centro Culturale dell’Ambasciata Egiziana, Roma 2003. Opere in collezioni: Museo ’G.Bargellini, Pieve di Cento (BO); Museo ’Limen ’ Vibo Valentia (CS); Museo del Giocattolo Albano di Lucania (PZ); Galleria Civica San Felice sul Panaro(MO); Madi Museum Dallas (TX); Premio Nazionale ’Il Perugino’, Fontignano (PG); Centro Culturale Ambasciata Egiziana, Roma.

Colazione a ripetere, geometria del mare 2018, Olio su tela cm 70x100

Polis 1998, Olio su tela cm 80x50

Dialogo concitato n. 2 2006, Olio su tela, cm 70x100

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Victoria VILLAR Lugo (SPAGNA), 1973

Foz (Lugo) Via Cervantes, n.2, 4L Tel +34 638158021

Balla l’aurora 2016 Acrilici su tela e materici eterogenei cm 70x60

Laureata in Filologia inglese presso l’Università di Santiago, partecipa a iniziative di critica letteraria e scrive due libri (Plenitudes,2008; El Caleidoscopio,2014) con poemi da lei illustrati. Allieva dell’artista plastico Maximiliano López, collabora a diverse mostre in Spagna e Italia con numerosi riconoscimenti: Pergamena ad Artista straniera (Periscopio sull’arte in Italia, Corigliano Calabro, 2016); prende parte alla Inaugurazione del Museo Limen Arte (Vibo Valentia, 2017) con opera acquisita al museo e targa; Artista segnalata nella I Biennale città di Pescara. Rassegna d’arte contemporanea internazionale (Circolo Aternino, Pescara, 2018). Altre mostre: Premio Sulmona, 2016; Sos Partenope: 101 artisti per il libro della città (Castel dell’Ovo, Basilica San Giovanni Maggiore, Polo Orafo La Bulla 2017); Prospettive del Terzo Millenio (MACA, Acri 2018); Artbox New York 1,0 (New York, 2018); Biennale internazionale della Calabria citra (Museo Comunale Palazzo delle Esposizioni, Praia a Mare 2018); International Artwork Digital Exhibition in the Big Appel (Artosino Gallery, New York 2019), Mostra-Evento ‘La Diversità nel Femminile’ (Mitreo-ArteContemporanea, Roma 2019) etc. Nei suoi dipinti, generalmente di taglio espressionista, spiccano la poesia visiva e l’uso di materiali diversi. La conessione fra natura e umanità diventa spesso un aspetto chiave nelle sue opere.

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In Balla l’aurora poesia visiva e espressionismo astratto ci avvicinano a un paesaggio cosmico dove stelle e figure umane offrono il movimento di questo momento rapido e transitorio: l’alba che nasce. In Sulle ali dei cuori un cuore si apre e offre un labirinto di palpiti che si rincorrono per ritrovarsi nelle sue intersezioni. Si espande così il volo cosmico dell’umanità pieno di pulsazioni come ali di leggera farfalla che vorrebbero coniugare tutti. Grattastelle, miraggio di ogni notte: In questa opera i grattastelle fra cielo e terra diventano legame fra entrambe atmosfere, finestra dove lo spettatore si proietta e viene accolto da un paessaggio mai diviso o lontano, anzi sottile e pieno di stelle raggiungibile e sparse dappertutto. Canzone vulcanica sotto la luna: In questa opera la Natura raggiunge lo spettatore in attimi di intensa attività dove gli elementi vengono inevitabilmente connessi fra terra e cielo nella sua inclusiva e dinamica danza.

Sulle alli dei cuori 2016, Acrilici su tela e materici eterogenei cm 60x60 in alto a destra Canzone vulcanica sotto la luna 2018, Acrilici su tela e materici eterogenei cm 67x67

Grattastelle: miraggio di ogni notte 2017, Acrilici su tela e materici eterogenei cm 60x80

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Antonio ZENADOCCHIO Frosinone 1953

Aquila (AQ) Via Macello 1/D Frazione Arischia Tel 339 7115638 antoniozena@gmail.com www.antoniozena.com

Ho potuto coltivare la passione per la pittura di rado fino al momento della pensione. Poi ho ripreso a dipingere. Ho esordito con una personale ad Arischia (AQ). Ho anche realizzato una pala per l’altare maggiore per la basilica duecentesca del paese rappresentante San Benedetto. Ho partecipato alla realizzazione delle pinacoteche di Sant’ Elia (AQ) e di San Demetrio nei Vestini (AQ) donando due quadri. Ho partecipato alla mostra Ritratti dei papi, ricevendo una targa per la migliore tecnica pittorica dall’Accademia Internazionale La Sponda di Corradini. Dalla stessa accademia ho ricevuto anche il premio Fontane di Roma. Nel 2018 ho partecipato alla prima biennale della Calabria Citra e alla prima biennale di Pescara, ricevendo una medaglia di segnalazione della giuria. Ho ricevuto la targa di Artista dell’anno 2019 dalla casa editrice Effetto Arte del critico d’arte Sandro Serradifalco. A gennaio 2019 ho partecipato alla quarta Biennale Internazionale del Senso e della Materia e uno dei miei quadri è stato premiato. Sono presente nell’annuario Artisti '19 di EA distribuito da Mondadori Store e anche nel Catalogo dell’Arte Moderna 2019 Giorgio Mondadori. Un mio quadro è in esposizione permanente al Haegeumgang Theme Museum in Corea. Mostre a Barcellona, Roma, L’Aquila, Milano, Gradara, Pescara, Chieti, Pizzoli, Montesilvano, Francavilla, San Demetrio, Greccio, Cantalice, Soriano nel Cimino, Treviso, Palermo.

Vita e morte sul ponte di Genova 2018, T. mista su tela cm 100x70 2009 - La grande ferita 2019, Acrilico su tela, cm 100x70

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Davanti alla natura e ai grandi misteri della vita l’uomo spesso si sente piccolo e in questa dimensione sproporzionata Antonio Zenadocchio vuole suggerire tutta la fragilità e la provvisorietà dell’esistenza, la temporaneità di un umano che è solo un piccolo dettaglio, un soffio, quando si colloca nel contesto di un ambiente, di un creato, che gli sopravvive nei secoli. Al tempo stesso però, è proprio in virtù di quella contrapposizione, quel sentirsi parte, seppur minima, di un mondo che va oltre, che sente l’esigenza di guardare dentro se stesso, decidendo di voler comprendere e trovare risposte sulla propria interiorità che spesso corrisponde a un mistero ben maggiore, eppure più facilmente svelabile, rispetto a quello esterno che rimarrà inconosciuto. Questa sembra essere l’esortazione di Zenadocchio, la cui Metafisica diventa espressione del disagio dell’essere in una società contemporanea che induce spesso l’individuo a nascondersi dietro facciate dentro le quali egli stesso si imprigiona senza essere più capace di riconoscere la propria vera essenza. È un’analisi profonda quella dell’artista abruzzese, che rende poetica la ricerca contemporanea verso valori perduti, […]. La sua filosofia per immagini conquista l’osservatore proprio perché lo pone davanti alle debolezze dell’essere umano, […], alla sensazione che quel cammino che spesso si affanna a percorrere non è che un frammento nel tempo più dilatato di un universo che ci guarda dall’alto. La sua pittura meditativa ma al tempo stesso istintiva, emozionante, richiede l’immediatezza dei colori acrilici, proprio perché Antonio Zenadocchio non vuole soffermarsi su un’opera, quella lentezza di riflessione la lascia all’osservatore, perché la sua mente vivace e curiosa si sta già ponendo un nuovo interrogativo, una nuova domanda da imprimere su una tela bianca da riempire con l’immediatezza spontanea che sa perfettamente che il momento non sta nel prima e nel dopo, bensì nel qui e ora. Marta Lock

Social 2019 T. mista su tela cm 80x60 Desideri e timori 2018, Acrilico su tela, cm 100x70

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Gallerie d’arte

il mitreo Wanda BETTOZZI, Andrea Bevilacqua - Rossana Bucci - Isabel Carafi Emanuela De Franceschi - Rita Denaro Alessandro Maio - Monica MELANI - Antonio Scarpino

Il triangolo Angela Barbera



Wanda BETTOZZI Roma 1944

Diplomata al liceo artistico e all’accademia di belle arti di Roma, allieva di Enzo Brunori, ha approfondito l’incisione alle arti ornamentali San Giacomo sotto la guida di Adriana Gai. Pittura e incisione sono le sue tecniche preferite. A partire dagli anni ’64/‘70 ha iniziato a partecipare a varie mostre collettive e personali, ottenendo premi e riconoscimenti. Il lavoro pittorico di Wanda Bettozzi si avvale di “costruzione di luci, vortici di un caos paradossalmente composto. Shock cromatico: nulla nella pittura vitale e incalzante di Wanda Bettozzi viene lasciato al caso. Ogni guizzo di colore sembra posto sulla tela con rapidità di un gesto in fuga…in realtà è uno studio della tavolozza…è il colore che fa pulsare le tele di Wanda Bettozzi. Colore che scompone e ricompone…è una analisi che non concede facili compromessi.” F. Albertini

Metamorfosi di una rosa Olio su tela cm 120x100

Il Mitreo - Arte contemporanea Roma - Via Mazzacurati, 61/63 Tel 06 62678224 - 393 9593773 info@mitreoiside.com www. mitreoiside.com

Roma - via Raffaele Battistini, 15 Tel 339 1155166 - 06 5828911 wandabettozzi2000@yahoo.it www.bettozziart.it

Roma è cultura Olio su tela cm 90x90

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Andrea BEVILACQUA Roma 1958

Il Mitreo - Arte contemporanea Roma - Via Mazzacurati, 61/63 Tel 06 62678224 - 393 9593773 info@mitreoiside.com www. mitreoiside.com

Ho realizzato la mia prima esperienza fotografica nel 1991, ma già dagli anni ´70 ho pubblicato le mie immagini su quotidiani e periodici. Preferisco fotografare i siti archeologici, le architetture antiche e gli spazi aperti del mare e dei monti anche se mi dedico ai ritratti. Ho pubblicato il libro ’L´Ultimo Delfini’ storia della vita dell´Ingegnere Tullio Delfini con presentazione di Elizabeth Helene Heyerdahl. Partecipo alle attività del Centro Culturale di Corviale ’Il Mitreo di Iside’.

Roma Via Orti della Farnesina, 107 Tel 347 3290238 privato.andrea@virgilio.it

2 Vibrazioni 2019, Collage digitale bianco e nero cm 30x10

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1 Vibrazioni 2019, Collage digitale cm 25x20

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Architetto, esercita la professione. Fin da ragazzo svolge l´attività di fotografo e realizza numerose immagini approfondendo varie tematiche. Organizza e partecipa ad esposizioni personali e colletive e collabora alla pubblicazione di diversi cataloghi, articoli, su riviste e quotidiani. In questo modo vuole così sottolineare le geometrie con la tecnica dei collage fotografici in bianco e nere eseguiti sia in digitale che manualmente in camera oscura. Le proporzioni del Pantheon, tempio di tutti gli Dei, sono perfette e le preferite. é l´illusione di rompere la materia con reiterazione ela ripetizione dello stesso soggetto come in un rituale enigmatico. La narrazione di queste nuove armonie si accompagnano come una musica di Philip Glass.

L´Aquilone Israeliano, thank you! 2019, Collage digitale cm 32x8

5 Ventaglio 2019 Collage digitale in bianco e nero cm 25x10

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Rossana BUCCI Corato (BA) 1969

È laureata in Economia all’Università agli Studi di Bari. Artista, poetessa e performer, ha pubblicato per la poesia ’Petali di me in volo’ (2014) d ’DNA’ (2015). Editore di Eureka Edizioni, cura con Oronzo Liuzzi la collana di poesia CentodAutore. Fa parte della collezione ’Visual Poetry in Europe-Imago Mundi’ di Luciano Benetton e Museo della Carale Accattino di Ivrea (TO). Ricorre al collage di foto, le giustappone disordinatamente in modo da formare il profilo di una pancia gravida che si staglia sulla pittura come fosse una parete. Bucci ama procedere per contrasti di forme, stili e materiali. In Unione e contrasto sovrappone il pittorico simbolo raffigurante lo Yin e lo Yang al centro di un caotico agglomerato di carte sgualcite ed altri materiali, mettendo così in contrasto ’unito’, a dar retta al titolo, il chaos materico con l’ordo del tondo, ossia, in altri termini, geometria e informale.

Il Mitreo - Arte contemporanea Roma - Via Mazzacurati, 61/63 Tel 06 62678224 - 393 9593773 info@mitreoiside.com www. mitreoiside.com

Corato (BA) Via Botticelli 16 Tel 349 8684908 facebook: rossana.bucci.92

Madonna del lago 2018 Forex, led cm 60x40

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Isabel CARAFI Buenos Aires 1954

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Trieste - Piazzale De Gasperi 3/1 Tel 348 2824306 isabelcarafi@libero.it www.isabelcarafi.it

Diplomata all’Accademia Nazionale di Belle Arti Buenos Aires, 1978. Secondo Diploma all’Accademia di Belle Arti di Carrara, 1983. Da qualche anno l’architettura è il tema dominante nell’immaginario artistico di Isabel Carafi. Nello sviluppo di questo discorso si inseriscono di volta in volta tematiche più ampie che riguardano l’umanità, l’evoluzione socio-politica della società, le migrazioni, l’ambiente, l’ecosistema. Cioè l’architettura diviene uno sfondo, un simbolo, un contenitore di altre situazioni su cui l’artista riflette configurandole secondo uno schema che pur nelle continue variazioni propone delle costanti. La costante principale è la presenza delle sue inconfondibili figure umane. Per lo più contratte in piccole dimensioni, contorte, deformate, che s’abbarbicano dovunque, mobile contrappunto organico all’algida geometria dei profili iperbolici dei grattacieli. Perché certo dell’architettura Isabel Carafi coglie soprattutto la vertigine disumana dei colossi verticali accumulati negli skyline delle metropoli, da New York a Shiangai. é un viaggio nel mondo questo di Isabel Carafi, nelle grandi città, con lo sguardo attento a cogliere ciò che cambia e si trasforma. Maria Campitelli Sintesi ultimi anni esposizioni individuali 2018 - Artifact - New york. 2017 - Hernandez art gallery - Milano. 2015 - Museo d’Arte Moderna Ugo Carà - Trieste. 2014 - Lux Art Gallery - Trieste. 2011 - Galereya Belayevo - Mosca, Russia / Gallerie Arte Conte - Parigi, Francia.

Percorsi su Roma 2019 Fotografie, digital, olio, grafite cm 50x70 cad

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Emanuela DE FRANCESCHI Roma 1949

La sua ricerca si è evoluta attraverso cicli che, hanno affrontato da diverse angolazioni il tema dell’immagine. Visioni deformate sono state il tema del ciclo ’Interferenze’. Il ciclo successivo è stato gli ’Echi’. La tematica del suo lavoro attuale, ’Le passate stagioni’, affronta il tema delle immagini classiche (talvolta ispirate alla scultura di Mitoraj). La classicità delle immagini la sollecita a trovare un nuovo linguaggio che la colleghi al contemporaneo.

Il Mitreo - Arte contemporanea Roma - Via Mazzacurati, 61/63 Tel 06 62678224 - 393 9593773 info@mitreoiside.com www. mitreoiside.com

Critica: G. Faccenda, G.Puntelli, C. Sensi, D. Radini Tedeschi, R.Mammucari, S. Bicchi, A.Esposito, F.Minetti, S. Oliva, M.T. Maioli. Pubblicazioni: Percorsi d’Arte in Italia 2018, ed. Rubbettino; Arte Mondadori, set. 2018; Profili d’Artista, a cura di G. Puntelli, ed. Mondadori 2018; G.Puntelli, ’Le Scelte di Puntelli’, Genius, Progetto LEONARDO, ed. G. Mondadori 2018; Cam53, Cam54, Cam55; L’Arte in Cucina. Vol 3°, ed.G.Mondadori. Premi: Finalista Premio Int.le CostierArte 2019, Maiori; Personali: 2019, Berlino, Galleria Lacke Farben ’Contaminazioni" Rovigo, Pescheria Nuova. In permanenza: Bari S. Teresa dei Maschi.

Costellazioni 2018 T. M. su tela cm 80x80

Montecompatri (RM) Via Stella Polare 909 Tel 349 7728892 - 069487180 emanueladefranceschi@tiscali.it www.emanueladefranceschidipinti.com

Prometeo 2018 T. M. su tela cm 80x80

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Rita DENARO Catania 1960

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Roma - Via Badia di Cava, 104 Tel 349 7997525 rita.doskoui@gmail.com

Nata nel Sud, la sua terra è quella dei colori senza sfumature, dei bianchi e dei neri. Cresciuta in Toscana, si è trasferita per studio nel Lazio e poi in Umbria. La sua formazione e il suo excursus professionale sono un mosaico di esperienze: ha frequentato l’Accademia di Belle Arti; ha un Diploma di Laurea in Urbanistica e Sistemi Informativi Territoriali, conseguito presso la Facoltà di Architettura ’Ludovico Quaroni’ di Roma; è stata insegnante di Disegno presso una scuola media; e ancora, decorazioni murali, scenografie teatrali e allestimenti dei musei locali del Lazio all’interno del progetto MOVIO (Mostre Virtuali On line), in collaborazione con l’Istituto Centrale per il Catalogo Unico. Alla scuola di Brunori a imparato a gestire la sua mano e ad affinare lo sguardo. La pittura però è stato un amore incostante, mentre il disegno è stato ed è il suo compagno di vita. Colore e segno hanno viaggiato su binari paralleli fino a quasi incontrarsi nell’acquerello e a sfiorarsi negli acrilici. Dal 2015 ha ricominciato a dipingere e dal 2016 ha iniziato a partecipare a mostre collettive a Roma e nel territorio laziale e non solo, fino all’ultima a Venezia. Nel febbraio 2019 ha realizzato la sua prima personale presso la galleria Spazio40 di Roma. Disegnare ovunque, chiunque, da qualunque prospettiva: il treno, l’ufficio, il mercato, la spiaggia; colleghi, passanti, temporanei compagni di viaggio; visi, corpi sdraiati, chinati, trasmutati. Quasi fosse un imperativo morale categorico connaturato cui Rita sembra non poter sfuggire. Non tanto per forgiare ritratti, quanto per fissare su carta impressioni, emozioni, magari caricature; senza autocompiacimenti emotivi. Pochi tratti essenziali per rendere non l’essenza di chi si sta osservando, ma l’idea-sentimento che se ne è colta. Talora dettagli, che ai più passerebbero inosservati, e che invece hanno catturato la fantasia sino a raccontare la storia di una vita, o anche solo una storia di vita. Il colore si accompagna o si sostituisce, negli acquerelli, al tratto essenziale del disegno, liquefacendosi, stingendosi, perdendosi, ma al tempo stesso sostanziandosi di chroma, colore-essenza che dà forma e sostanza al reale. Negli acrilici, in cui Rita si confronta anche con il grande formato, torna la commistione con le matite (talora acquarellate) e si aggiungono talora i pastelli ad olio, ma la sostanza cromatica si fa ora più compatta. Il valore essenziale, più che simbolico, del colore è di nuovo evidente. Nei due ‘Mediterraneo’ il chroma torna a raccontare delle storie o la storia, tenta di dare voce a cioè che di più caro vi è in natura il mare e alla sua nuova funzione di spettatore e custode di vita infranta.

Mediterraneo 2018, T.M. cm 67x103

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Mediterraneo 2018, T.M. cm 67x103


Alessandro MAIO S. Marco d’Alunzio (ME) 1966

Inizia l’attività di pittore come autodidatta ma sente l’esigenza di perfezionare la tecnica, quindi frequenta l’atelier del maestro italo-inglese John Picking, dal quale apprende oltre alla tecnica della pittura ad olio anche quella dell’incisione. Ha partecipato a diverse mostre collettive ottenendo premi e riconoscimenti dalla critica ufficiale ed è stato invitato ad importanti rassegne Nazionali, come il premio Sulmona, Stregarti Benevento e La triennale di arti visive a Roma presso l’università La Sapienza. Ha all’attivo diverse mostre personali, tra le più importanti: Palermo, Domodossola, Messina e S. Marco d’Alunzio. Critici e storici dell’arte che si sono occupati del suo lavoro: Aldo Albani, Alessandro Celli, Gianluca Covelli, Felicia Lo Cicero, Giuseppe Possa, Giorgio di Genova, Paolo Levi, Enzo Le Pera, Stefano Maria Baratti, Paolo Giansiracusa, Daniele Radini Tedeschi, Maurizio Vitiello, Vittorio Sgarbi. Nei suoi lavori raramente parte dal disegno, preferisce iniziare con il colore che nell’immediato sente suo, quindi con il puro gesto, partendo da un segno futurista o meglio vorticista, imprime sul supporto, l’idea di ciò che può rappresentare l’origine, il principio costituente dell’universo (quindi di tutta la materia, esseri viventi compresi), dove gli elementi non sono ancora distinti, dove tutto è informazione; prima che la mente la decodifichi in elementi materici tangibili. Questi ultimi li rappresenta con dei motivi geometrici o con delle figure umane ma eseguite sempre con la tecnica della velatura trasparente per rendere l’idea che in fondo, tutto è effimero e tutto è pura energia che vibra. Giuseppe Possa

Il Mitreo - Arte contemporanea Roma - Via Mazzacurati, 61/63 Tel 06 62678224 - 393 9593773 info@mitreoiside.com www. mitreoiside.com

S. Marco d’Alunzio (ME) Via Nazionale, 212 Tel 320 7828578 alm8203@libero.it facebook: Alessandro Maio Pittura

Sicily “Caliti Juncu…” 2014 Olio su tela applicata su tavola cm 85X57

Viaggio nel tempo 2019 Smalto e olio su tela di juta cm 100X120

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Monica MELANI Roma 1960

Il Mitreo - Arte contemporanea Roma - Via Mazzacurati, 61/63 Tel 06 62678224 - 393 9593773 info@mitreoiside.com www. mitreoiside.com

Roma Via Poggio Verde 40 Tel 393 9593773 info@monicamelani.org www.monica melani.org

In alto Il Mitreo di Corviale, dettaglio del tunnel espositivo, 40 mq di 800 mq totali Arte civica 2007 - 2019

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Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Roma, Master in Cromoterapia presso l’Istituto Riza di Bologna, dal '81 indaga le dinamiche fisiche e metafisiche del processo creativo, alla ricerca “dell’invisibile filo che tutto unisce e di un’arte al servizio dell’essere umano”, culminata nel '99 con la pittura energetica che, nel 2010, chiamerà metodo melAjna®, per la facilitazione dei naturali processi di trasformazione e crescita consapevole, armonia psicofisica e delle relazioni. Dall‘80 realizza opere di pittura, scultura, istallazioni, video, performance e socialART. Nel 2007 avvia la sua opera più complessa, Il Mitreo di Corviale, uno spazio aperto animato dalle risorse creative della Roma Contemporanea che, interagendo con il territorio lo trasmuta e valorizza. Nel 2011 fonda l’Ass.ne MitreoIside, per sperimentare l’arte di vivere con creatività attraverso nuovi modelli di coesione, partecipazione, organizzazione e vissuti sociali, nonché la Libera Scuola di Arti Applicate M. MelAjna®, per operatori e counselor olistici ad indirizzo artistico sensoriale e di servizio alla persona, di cui è direttrice. Nel 2013 è invitata al XL ‘Premio Sulmona’ e nel 2015 al ‘Premio Limen Arte’, c/o la Camera di Commercio di Vibo Valentia che, oltre ad acquisire una sua opera la incarica di realizzare un workshop per le imprese. Premi: 2019, XII Premio Nazionale Albero Andronico; ‘Premio Centro - Splash! Un tuffo nell’eros’; ’Premio Cultura di Gestione’ indetto da Federculture, Agis, Forum Terzo Settore, Anci e Alleanza Cooperative. Dal 2018 é nel Team ‘Egocreanet’ c/o Incubatore Università di Firenze.

a sinistra Il Mitreo di Corviale, un luogo/opera al servizio della comunità; dettaglio sala espositiva 300mq, in primo piano opere di Monica Melani 2007 - 2019


Antonio SCARPINO Cosenza 1979

Lo studio, anacronistico, dei dinamismi e delle armonie compositive dei soggetti in movimento è stato a lungo oggetto della sua ricerca formale, che si propone di rappresentare, nella restituzione di attimi in sequenza, il carico delicato di tensione e contrazione dell’atto dinamico in divenire. Il sovrapporsi di linee non sono solo i riflessi dell’elegante librarsi in cielo dei/l volatili/e dalle acque, colto nel massino sforzo di elegante distacco terreno; ma il sovrapporsi nervoso di un moto che segue oltre l’istante catturato dalla mano dell’autore. Non c’è da immaginarsi un seguito a posteriori dell’opera. Il suo susseguente è già impresso nella forzatura di aver reso sincronici, istanti diacronici.

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Grimaldi (CS) Via G. Iacoe, 7 Tel 327 2284683 antonioscarpino@yahoo.it antonioscarpinoassociati.blogspot.com

Flocks Lift 2019 T. M. cm 50x70

Lift 2019 T. M. cm 50x70

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Angela BARBERA Barcellona Pozzo di Gotto (ME)

Galleria d’Arte Il Triangolo viale Alimena 31 d, - Cosenza, Tel 0984 73633 galleriailtriangolo.com info@galleriailtriangolo.com

Via Levante 8/A Villa S. Giovanni (RC) barbera.angela@icloud.com

Opera nel campo della ricerca e della sperimentazione visiva con installazioni pittoriche, digitali e tecniche varie (cera, lana, carta, …). Tra le esposizioni si segnalano: 2016 - ’Cammina leggero perché cammini sui miei sogni’ Museo della Memoria, Campagna (SA); 2015 - Guglia, VertigoArte, Cosenza; 2013 - ‘U’ Panaru’ VertigoArte, Cosenza; ‘La virtù del Sole’, Università per Stranieri Dante Alighieri, Reggio Calabria; ‘Segno Divino’ Complesso Monumentale S. Domenico, Lamezia Terme; 2012 - ‘In piccol vaso…’ VertigoArte, Cosenza; ‘Libro Arcobaleno’ Ateneo Delle Culture, Accademia di Belle Arti, Roma; 2011 ‘La formazione dell’uno, 150 opere tricolori per 150 anni dell’Unità d’Italia’ Palazzo Arnone, Galleria Nazionale di Cosenza; ‘Mimesi’ Feudi di San Marzano, Taranto; 2010 - ‘Nosside’ Palazzo Niuddu, Museo Permanente delle Arti di Locri; Cantiere delle Culture - ‘Libro Arcobaleno’ Convento degli Agostini, Lecce; 2009 - ‘Il libro nel XXI secolo’ Varesevive, Musei Civici, Varese; ‘Aida’ Taormina Arte, Palazzo della Regione, Taormina; 2008 - ‘Ritmica’ Palazzo del Comune di Veglie, Lecce; ‘Fiera Internazionale di Arte Moderna e Contemporanea’ - Bari; 2007 - Beato Angelico, Galleria La Pigna, Roma; ‘Garibaldi nel bicentenario della nascita’ Teatro Siracusa, Reggio Calabria; ‘Visioni dell’Umanità, Pensieri in moto’ Roma; 2006 - ‘L’Altro Sud’ Museo Arte Contemporanea di Bivongi (RC); Olimpiadi di Torino, Arti Visive, Torino. Sue opere sono esposte in diversi Musei pubblici e collezioni private.

Lingua cucita 2014 Olio, filo rosso e ago su tela cm 30x30

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Sinfonia in bianco - Per favore, silenzio. I dipinti di Angela Barbera non sopportano i rumori. Il primo, Lingua cucita, ricorda il ritratto di Manuel Osorio Manrique de Zuñiga di Goya: il dolcissimo fanciullo sorpreso mentre gioca con una gazza, una gabbia piena di fringuelli e tre gatti dagli occhi spalancati che non vedono l’ora di cibarsene, ponendo fine alla vita del bimbo – pare fosse già morto – o alla sua innocenza. Qui, però, il gatto ai piedi della bimba, bianco come la sua gonna, guarda altrove. La bimba è un orto chiuso, una fonte sigillata. E non perché sia innocente. Il corpetto che le serra il busto, insieme maschera e corazza, è barriera impenetrabile. A che starà pensando? E dove mai vorrà andare? Come la Ghisola del romanzo di Tozzi, che presta il titolo al secondo dipinto, il suo viaggio è un camminare sui chiodi, un procedere su un sentiero che non porta a nulla, e perciò conduce dappertutto. Forse il protagonista di entrambe le opere non è il suo personaggio, ma il colore: quel bianco che, con le sue sfumature, cui è unita sempre un’inquietudine, un piacere sottile, un desiderio insoddisfatto di una bellezza che non c’è, ma che si ha l’impressione di aver sperimentato, racchiude in sé ogni possibile esperienza. Un tempo, come scriveva l’Alberti, la pittura era finestra spalancata su un mondo conoscibile, oggettivo, coi suoi rapporti di causa ed effetto. Oggi non rimangano che pose, modi insindacabili di essere e apparire. L’anima è prigioniera di un incubo, o di un sogno. Qualora un colpo di tosse o un’esclamazione troppo forte la svegliassero di colpo, rischierebbe di cadere. Ma che dico, avete ragione, Ghisola ha gli occhi aperti. La figura di Angela gioca coi nostri sensi, e i nostri limiti. Cosa ci fa pensare, ad esempio, che essa prosegua lungo un piano sporgente, quando è evidente che ci sta venendo incontro? La sua missione è proprio questa: incontrarci. Ogni tanto succede. La volta che è accaduto a me, un filo rosso mi si è acceso nella mente e una maschera ghignante mi ha rivelato un cuore. Andrea Guastella

Ghisola 2016 Olio e chiodi su tela cm 100x80

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Finito di stampare nel mese di Settembre 2019 presso Grafiche RUBBETTINO Srl Soveria Mannelli (CZ)




€ 70 ,00


Gemma AMOROSO Arvedo ARVEDI Nino ATTINÀ Angela BARBERA Nino BARONE Luisa BERGAMINI Wanda BETTOZZI Andrea BEVILACQUA Doina BOTEZ Rossana BUCCI Mina CAPPUSSI Paola CAPRIOTTI Isabel CARAFI

Nicola CAROPPO

CHIRICO

CIGNETTI

Alessandro CONSIGLIO

Letterio

Fabio

Carlo

CATTARIN Franco

COTTONE

Alfredo

CIMINO Rosy

CELLI

Natino

CONDEMI

Liliana

DANIELLO

Emanuela

DE FRANCESCHI Nicola DE LUCA Emilia DELLA VECCHIA Anna DI MARIA Rita DENARO Gabriella DI TRANI Gianfranco DURO Carmine ELEFANTE Mimmo EMANUELE Renzo EUSEBI Otello FABRI Maria Luisa FICICCHIA Vittorio FUMASI Emanuele GRASSI Vittorio GUARNIERI Francesco GUIDONI Mario

LA

Paola IOTTI

CARRUBBA

Paola

Benedetta JANDOLO LAMBITELLI

Daniela

Anna KAPP LOI

Antonio

Angelo LORI Alessandro MAIO Marco MANZO Angela MARCHIONNI MARINI

Renato

Salvatore

MARSILLO

Luciana

MASCIA

Emidio

MASTRANGIOLI Michele MAUTONE Monica MELANI Alessia MELUCCI Mauro MOLINARI Tiziana MONTI Adele NAPOLITANO Anna OCELLO Elena OSTRICA

Maria Camilla PALLAVICINI

Giuseppe PANARIELLO

Graziella PAOLINI PARLAGRECO Marina PARENTELA Francesco PERUCH Anna

POERIO

RASETTA Placido

Nives

Stella

POLCE

SALVADOR

Antonio

Maria

SCANDURRA

Antonio

Antonio

PUGLIESE

SALZANO

SCARPINO

Anna

Valter

Gelsomina SAMBUCINI

SCOPETTA

Anna

SECCIA Maurizio SCHÄCHTER CONTE Antonella SIRIGNANO Renata SOLIMINI Giovanni STELLA STELMAN Renato TAGLIABUE Francesco VARLOTTA Victoria VILLAR Tono ZANCANARO Antonio ZENADOCCHIO


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