Tuttoingioco

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seduto al tavolo della roulette, lo scienziato, come l’artista, non si alza prima di scoprire dove lo porterà questo gioco infinito. La ruota continua a girare tra vittorie e sconfitte, demolizioni e nuove costruzioni. L’incontro tra la ‘cultura dell’emotività’ e la ‘cultura della razionalità’ produce esiti artistici paradossali che bene si adattano alla poetica instabile del Novecento. Il ‘gioco dei numeri’, infatti, incontrando l’arte perde la sua serietà. Formule e teorie non sono più solo rigorosi strumenti tecnici, ma diventano convenzioni con le quali l’artista gioca e si confronta. Alcuni metodi matematici, come il calcolo combinatorio e le trasformazioni geometriche, sono diventati l’essenza stessa della manifestazione artistica. Il ‘gioco del mondo’ diventa ‘mondo del gioco’. Ciò che era pesante diventa leggero: il peso insostenibile del destino è sublimato dalla leggerezza dell’ispirazione e della creatività artistica. La matematica diventa il soggetto dell’arte: la letteratura potenziale, la musica seriale, le prospettive impossibili, la geometria frattale sono il risultato estremo di un’arte che si sente estranea alla tradizione e che cerca di creare un prodotto adeguato alla società postmoderna, aderendo alla sua inarrestabile molteplicità. Alla fine soltanto l’arte riesce a spiegare cioè che la scienza non riesce a dire. Solo l’artista, potendo giocare con l’incompletezza che il matematico non riesce a colmare, può mantenere in atto tutte le contraddizioni che la scienza non riesce a sciogliere. LETTERE E NUMERI

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Con l’incrinarsi dell’unità monolitica della scienza, aumentano i punti di vista con cui deve giocare chi vuole conoscere. Per questo l’artista, come dice Nietzsche, deve mettersi il «berretto del monello».2 Molti scrittori contemporanei usano la matematica non per produrre ordine e armonia ma per dare forma al

paradosso dell’incompiuto. La certezza del numero diventa strumento per riprodurre la casualità con cui si muovono i dadi della natura e della storia. Lo scrittore gioca con se stesso: si diverte ad aumentare le regole di composizione, a complicare le trame, a scomporre e numerare i capitoli, a moltiplicare i finali. Potrebbe sembrare che queste performance non abbiano alcuna giustificazione, che siano semplici esercizi di bravura fini a se stessi, ma nella riabilitazione dell’artificio letterario e delle costrizioni strutturali si può leggere il tentativo di liberazione dagli schemi e dalle forme abituali del comporre. La mancanza di messaggi etici e di temi ‘impegnati’ diventa la vera forza di questo gioco letterario. La distruzione e la manipolazione della scrittura tradizionale sono l’espressione di un cambiamento, l’implicito segnale d’allarme di una crisi irrecuperabile. Ne sono testimonianza i risultati dell’OuLiPo (Ouvroir de Littérature Potentielle) la società che nasce a Parigi nel 1960 da un fecondo connubio tra matematici con a cuore la letteratura e uomini di lettere con l’amore per le scienze esatte. L’obiettivo dell’Ouvroir è quello di aumentare i limiti e le regole della scrittura e, paradossalmente, solo grazie a questi immani vincoli, può esistere la piena libertà per lo scrittore. Il romanzo contemporaneo diventa la rete di collegamenti che permette allo scrittore, come al lettore, di orientarsi nella ragnatela infinita e imponderabile della casualità. Il romanzo è l’ ‘enciclopedia postmoderna’: è l’unica mossa possibile sullo scacchiere di un gioco che la letteratura non ha scelto, ma subito. Il nuovo romanzo, spiega Calvino nell’ultima delle sue Lezioni americane dedicata alle nuove frontiere della letteratura, esprime la tensione tra esattezza matematica, tipica della nuova epoca, e approssimazione degli eventi umani. Tutto ciò si traduce spesso nella incapacità di concludere, di chiudere il cerchio intorno al romanzo.


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