S&H Magazine n. 267 • Dicembre 2018

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Il ruggito del branco

MILDRED

di MARCO SCARAMELLA

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l colore degli inverni, uscito lo scorso 9 novembre, è il nuovo album dei Mildred, che tornano in grande stile, dopo circa due anni dal loro disco di esordio, Il Primo. In 12 ore dal lancio, questo nuovo album, è arrivato al 19esimo posto nella classifica delle vendite generali di iTunes, per quanto riguarda l’alternative rock. Questo nuovo lavoro dei Mildred, è stato preceduto dal video del singolo Je suis Figaro, uscito in anteprima su Rockon.it, al grido di #uniscitialbranco! Quello dei Mildred è un disco d’impatto, che scavalca il concetto di rock, pur conservandone l’energia e l’attitudine. “Il colore degli inverni”, offre un cocktail di chitarroni aggressivi ed elettronica, con richiami all’EDM, alla trap e alla dubstep, con dei testi in lingua italiana che spaziano dall’essere socialmente impegnati, all’essere dei veri e propri inni di spensieratezza, rivincita e ribellione. I Mildred hanno deciso di fare della varietà musicale il loro punto di forza: “non ci sve-

gliamo ogni mattina incazzati col mondo, così come spesso andiamo a dormire con la voglia di mandare tutto e tutti a quel paese” – raccontano i Mildred. Abbiamo fatto una chiacchierata con la band, che ci ha svelato qualcosa su questo nuovo album. Come ci racconta Gianluca (la voce della band), il progetto nasce dalla possibilità di un loro scioglimento. Nonostante qualche intoppo, il gruppo continua a lavorare, chiudendosi in saletta per un anno e mezzo, a comporre. La svolta arriva con la decisione di dirigersi verso suoni elettronici mescolati al rock, con la consapevolezza che fosse qualcosa di più vicino all’anima della band. In seguito si sono aggiunti al gruppo un nuovo batterista ed un nuovo bassista, creando una formazione di cinque membri: Gianluca Era (voce), Marco Era (chitarra), Niki Langiu (chitarra), Angelo Paddeu (Basso), Francesco Zizi (batteria). Il concept e l’intento di quest’album sono quelli di invitare chi lo ascolta a soffermarsi a cogliere la bellezza di ogni particolare. Il titolo, “Il colore degli in-

verni”, sottolinea questo concetto: il fascino e la bellezza del grigiore di una stagione apparentemente fredda e cupa, ma ricca di sfumature e perché no, di energia. Il disco vede la luce dopo due anni di lavoro e cura dei dettagli al Soundroom Studio (Alghero) di Maurizio Pinna, ed è distribuito da Libellula Music. Il primo singolo è “Je suis Figaro”. Chi è Figaro? Figaro è la versione moderna del famosissimo tuttofare dell’opera Il barbiere di Siviglia. Figaro siete voi, è il nostro amico che è stato costretto ad abbandonare i suoi affetti e le strade dove si sbucciava le ginocchia da piccolo, per partire in cerca di un lavoro che qua è inesistente. Figaro sono tutti quelli che son stati costretti a trasformare le loro ambizioni e i loro sogni in una casa condivisa e fatiscente, dentro una metropoli che non li considera. Figaro sono tutti quei ragazzi che ogni giorno stringono i denti e tirano avanti, lontano dagli affetti, dalla loro terra e dalle loro ambizioni, pur di guadagnarsi da vivere. Figaro saremo

noi un domani se non potessimo più permetterci il lusso di dedicarci alla musica... ma finché possiamo sarà un onore rendere omaggio a tutti i Figaro del mondo, che ogni giorno, nell’attesa di tempi migliori, tengono duro. Come mai avete deciso di utilizzare delle maschere? Per enfatizzare quello che è il concetto di branco e di unione. Siamo un gruppo che si conosce da una decina di anni. Viviamo questo nostro rapporto molto intensamente, lavorando assieme ogni giorno. Questo ha fatto sì che nascesse una bella sintonia, tra tutti i membri del gruppo. Sintonia che abbiamo voluto sottolineare esprimendo questo concetto del branco, anche per affermare il nostro obiettivo di volerci appropriare di una piccola fetta della scena musicale italiana. “Il colore degli inverni” è disponibile su tutti gli store digitali. Per restare aggiornati sulle novità della band potete consultare la loro pagina Facebook e il canale YouTube ufficiale.


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S&H MAGAZINE Anno XXIII - N. 267 / Dicembre 2018 EDIZIONE SASSARI

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Direttore Responsabile MARCO CAU

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Hanno collaborato a questo numero: DIEGO BONO, LUIGI CANU, DANIELE DETTORI, HELEL FIORI, NIKE GAGLIARDI, ERIKA GALLIZZI, ALESSANDRO LIGAS, ALBA MARINI, GIUSEPPE MASSAIU, ANNALISA MURRU, NIKOLAS PITZOLU, MARCO SCARAMELLA, SALVATORE STELLA Redazione Sassari, Via Oriani, 5/a - tel. 079.267.50.50 Cagliari, tel. 393.81.38.38.2 mail: redazione@shmag.it

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Ufficio Grafico GIUSEPPINA MEDDE

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03 Mildred

Il ruggito del branco

19 Natzionale Sarda de bòcia Parteciperà ai prossimi europei CONIFA

05 Renato Fancellu

20 Viaggio in Italia

06 Collezione «Luigi Piloni»:

21 Lo Teatrì

Archetipi di libertà

Un viaggio nell’identità dell’Isola

08 Cristina Caboni

La stanza della tessitrice

10 Stefano Oppo

Un campione di semplicità

12 Angelo Pilloni

Viaggio tra i murales di San Sperate

14 Inveloveritas

Tra tradizione e innovazione

16 Ester Formosa & Elva Lutza

Cancionero: un lungo viaggio tra musica popolare e canzone d’autore

18 HITWEETS

L’Abruzzo e il Molise

Registro Stampa: Tribunale di Sassari n. 324/96. ROC: 28798. © 2018. Tutti i diritti sono riservati. È vietato riprodurre disegni, foto e testi parzialmente e totalmente contenuti in questo numero del giornale.

Il piccolo grande sogno di Ignazio Chessa

22 Il dentista risponde La corretta deglutizione

23 Tra leggende e presagi I rapaci notturni in Sardegna

24 Dinamo, che succede? Preoccupa la squadra sassarese, reduce da un periodo nero

26 inSardegna: Eventi del mese 27 Dillo a foto tue 28 GUIDA AI LOCALI

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in Copertina

STEFANO OPPO Foto di Marco Meli


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Renato Fancellu

ARCHETIPI DI LIBERTÀ di DANIELE DETTORI

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rovarsi davanti ai lavori di Renato Fancellu è un po’ come tornare con la mente agli anni della scuola materna, quando sulle pareti facevano bella mostra di sé personaggi ed elementi di mondi mitologici, di fiabe e di una natura sempre presente, a fare da sfondo con le sue forme incantate e incontaminate. Sono temi cari anche all’artista, che abbiamo incontrato nella sua casa fuori città, ma guai a chiamarlo così! «Il termine “artista” oggi è usato a sproposito», ci spiega. «A mio avviso, prima di diventare tale, il vero artista deve crearsi una grandissima base culturale». È per questo che preferisce, più umilmente, definirsi come pittore o artigiano del pennello. Eppure, quella base culturale di cui parla, a Renato Fancellu non manca di certo. Comincia giovanissimo a “entrare nel giro”, grazie al talent scouting di Liliana Cano, che lo scopre e lo presenta nel 1973, a soli vent’anni, all’Accademia Sironi. Seguono le prime mostre e un’attività che cresce con gli anni, aprendogli le porte di città come Parigi, Berlino, Dublino e, in anni più recenti, una via a oriente verso il Paese del Sol Levante, il magico Giappone. «Ho avuto la fortuna di vivere un momento generazionale nel quale l’arte, anche e

soprattutto nella mia città e dintorni, era molto sentita. C’erano gallerie un po’ dappertutto e tantissimi appassionati. C’era, di conseguenza, anche un certo mercato che invogliava all’apertura e all’allestimento, nonché all’organizzazione. Oggi noto, con un certo dispiacere, che gli interessi si sono spostati, le persone pensano ad altro. Purtroppo, anche da alcune istituzioni l’arte è considerata meno di niente perché si ritiene che non porti frutti». La tentazione di chiedere quali siano, secondo lui, i motivi di una tale disaffezione è troppo forte per resistere. «Credo che uno dei fattori sia la caccia al danaro in primis, e poi l’edonismo, un uso scorretto di certi mezzi di informazione e, molto importante, la poca attenzione e i mancati investimenti in materia di istruzione. Il risultato è una superficialità diffusa. Molti giovani, oggi, sono convinti di essere “artisti” (torniamo all’uso improprio di questa parola) solo perché hanno conseguito un qualche titolo rilasciato da una qualche scuola. Ma ciò che dovrebbero aver imparato, negli anni di formazione, è intanto un mestiere. Se poi l’artista c’è, viene fuori. Manca, quindi, quel lavoro di semina e di raccolta che porta a conquistare le tappe un passo per volta e, nel mondo dell’arte, a crearsi una propria quotazione».

Quotazione ma, in prima battuta, stile pittorico e tecnica personale che diventano il biglietto da visita dell’artista. Pardon, dell’autore. E quando questi elementi prendono forma il proprio lavoro comincia a essere riconosciuto e apprezzato, in giro per il mondo come nelle vie che si allungano sotto casa. «Quando ho fatto la mostra in via Capo d’Oro, a Sassari, la battuta ricorrente tra gli amici era: “dalla Francia a via Capo d’Oro”. L’aspetto più importante di una mostra sono le persone che la visitano, che ti danno emozioni. Ricordo ancora quella che ho fatto sui pulcini: le persone la visitavano e poi tornavano tre, quattro volte e si prendevano gli appunti, copiavano le frasi... sono questi gli aspetti gratificanti. Il posto conta relativamente.» Per semplicità di stile e temi trattati, anche le scuole hanno coinvolto Renato Fancellu in attività didattiche per i più piccoli. «Qualche anno fa sono stato invitato da una maestra delle scuole elementari di Sorso, Luisa Spano. Portava avanti un lavoro, con i bambini di terza, che si ispirava ai quadri di diversi artisti, tra i quali figuravo anche io. Realizzavano collage, imitavano i miei paesaggi, i castelli, le balene. Mi hanno bersagliato di domande. E, tempo dopo, si è ripetuto con una scuola di Norimberga.» Ma in quale modo Renato Fancellu si rilassa ed evade dai suoi mondi incantati? «Leggo molti thriller e noir», ci confessa. «Anzi, consiglio a tutti i romanzi di Francisco González Ledesma, ambientati a Barcellona. Sono noir antropologici meravigliosi».

Renato Fancellu con Liliana Cano


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La Collezione Sarda «Luigi Piloni»: Un viaggio nell’identità dell’Isola di ALESSANDRO LIGAS Foto FRANCESCO COGOTTI

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n viaggio nell’identità, è questo il tema principale della Collezione Sarda Luigi Piloni dell’Università degli Studi di Cagliari: una raccolta di circa 900 opere esposte a Cagliari, negli spazi dell’ex Seminario Tridentino, che racconta un “profumo di Sardegna”. Una fragranza ripresa anche nel catalogo della stessa collezione, edito da Ilisso, presentato a fine ottobre nell’Aula Magna del Rettorato dell’Ateneo del capoluogo della Sardegna, con l’obiettivo di fare un primo passo nel percorso verso la restituzione piena alla città e all’intera collettività di un vero gioiello di arte e di storia. Un’opera editoriale che vuole rendere conto dell’intera collezione attraverso una ricerca scientifica che descrive le opere più importanti e preziose presenti negli spazi ma che vuole implementare gli studi dello stesso Luigi Piloni confluiti in diverse pubblicazioni degli anni settanta e ottanta del secolo scorso. “La collezione è stata un progetto di raccolta molto preciso, con un rigore filologico molto chiaro, portato avanti dal Cavaliere Luigi Piloni, studioso e appassionato di arte e storia della Sardegna, – ha detto la professoressa Rita Pamela Ladogana curatrice del volume e responsabile scientifico della Collezione – che spazia dalle mappe ai costumi, dalle opere pittoriche alle incisioni ai gioielli e ai

tappeti. Un viaggio attraverso l’identità che parte dalla natura e finisce all’uomo passando dalla rappresentazione geografica della Sardegna fino al lavoro dell’uomo presente nei tappeti e nei gioielli”. La collezione è stata donata il 12 dicembre 1980 da Luigi Piloni all’Università di Cagliari all’allora Magnifico Rettore Prof. Duilio Casula con lo scopo generale di costituire un “Museo” nei locali di proprietà dell’Università. Obiettivo realizzato nel 1984 quando è stata inaugurata la raccolta che da allora ad oggi ha avuto alterne vicende contraddistinte da una non piena fruibilità a cui l’ateneo oggi sta ponendo rimedio. Il primo significativo passo in questa direzione è stato la realizzazione del catalogo della Collezione Sarda Luigi Piloni. L’opera è suddivisa in 8 capitoli che rappresentano i nuclei principali della raccolta. Si parte dalle carte geografiche che rappresentano un unicum nell’isola perché sono le uniche esposte al pubblico. “Una collezione ricca con un excursus che va dalla fine dal XVI secolo fino al XIX che non ripropone semplici immagini del passato ma veri documenti che rappresentano e testimoniano epoche, tecniche, culture e uomini – ha proseguito la responsabile della collezione –.” Dalle carte si passa alle vedute della Sardegna (acquerelli, disegni e tempere originali), in questo caso dal cinquecento all’ottocento, studiate nei minimi dettagli secondo le più avanzate tecniche di rilievo e di disegno dell’epoca con


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dati dedicati ai principali monumenti. Vedute interne della città di Cagliari, come la via Azuni durante la corsa di cavalli in onore di San Michele o il corso Vittorio Emanuele, della città di Sassari, come la Chiesa e il convento dei Cappuccini e San Pietro Convento dei Cappuccini minori. Inoltre nella collezione sono presenti vedute di Monastir, di Sanluri, di Oristano e di Porto Torres, solo per citare quelle più rappresentative. All’interno della Collezione esistono anche alcune incisioni legate all’episodio storico del tentativo, fallito, della Francia di impadronirsi della Sardegna, avvenuto nel 1793. Uno spazio è dedicato a un percorso dell’arte in Sardegna. Si parte dall’età moderna (tra il XVI e XVIII secolo), con opere di Antioco Mainas, della bottega stampacina Cavaro, di Francesco Massa e di Antonio Caboni, fino ad arrivare alla pittura del novecento. Qui il Piloni ha voluto compiere un viaggio attraverso gli sviluppi della pittura del secolo scorso che rappresenta il suo viaggio in Sardegna, tra la gente, i luoghi, gli usi e le tradizioni dell’isola. Sono presenti le tele di Giovanni Marghinotti, di Carlo Contini, Antonio Ballero, Melis Marini, Giuseppe Biasi, Aligi Sassu, Foiso Fois e tanti altri. “All’interno della collezione trovano spazio anche 132 stampe e dipinti rappresentanti i costumi isolani – prosegue la curatrice – che rivestono un interesse sia etnografico che

storico culturale”. L’attenzione di Piloni spazia anche per i gioielli, quasi tutti riferibili a botteghe sarde. Rosari, medaglie religiose, croci e amuleti sono la volontà del collezionista di documentare la spiritualità dei sardi. Ma sono presenti anche oggetti di uso comune come bottoni, collane e medaglie. Chiudono il catalogo i prodotti tessili. All’interno della raccolta si possono trovare copricassa, coperte e bisacce ma sono presenti anche due rari tessuti funebri, chiamati tapinos de mortu, provenienti da Orgosolo, usati per adagiare sul pavimento la salma durante la veglia funebre, i cui motivi ricordano il passaggio verso l’aldilà. Quello compiuto dal Piloni è un viaggio nell’identità del popolo sardo, dei suoi usi e costumi che non deve essere considerato come qualche cosa di fisso e di immutabile nel tempo ma come una realtà viva e vitale. Un percorso che si rinnova di giorno in giorno, ed assume forme diverse: un viaggio nell’identità del popolo sardo, un viaggio che è il viaggio di Piloni, il viaggio del visitatore. La Collezione è visitabile gratuitamente su prenotazione, esclusivamente nelle mattinate dal lunedì al venerdì, al pomeriggio solo nelle giornate di martedì o giovedì. Per informazioni tel. 070/6752428 – 070/6752424 email: gpili@amm.unica.it asorcine@amm.unica.it.


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LA STANZA DELLA TESSITRICE

SUL FILO DI UN MISTERIOSO PASSATO di DIEGO BONO

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osa porta una giovane ragazza, spinta da un’insanabile voglia di verità e di avventura condita di mistero, a percorrere l’Europa? La ricerca di una leggenda, la soluzione ad un antico segreto di famiglia e la storia di un passato tragico, violento, lontano, che si dirama tra i tessuti e le stoffe di una romantica ed enigmatica Parigi, di una sognante Como e di una poetica Oristano. Cristina Caboni è una talentuosa autrice cagliaritana che alterna il suo lavoro da apicultrice con la sua sconfinata passione per la scrittura. Un impulso, quello di raccontare, innato, elegante, ricercato, che l’ha portata a elaborare romanzi di notevole successo come “Il sentiero dei profumi” (bestseller adorato dai lettori di tutto il mondo) o “Il giardino dei fiori segreti” (Premio Selezione Bancarella 2017), ma che oggi, con la sua ultima opera, “La stanza della tessitrice” (2018 – Garzanti Editori) ci trasporta con delicatezza e coinvolgimento nell’intrigante vicenda di Camilla, forte ed emancipata protagonista del libro. La giovane, in fuga da un burrascoso trascorso, si è insediata a Bellagio, in cerca di una pace da troppo tempo dimenticata, dedicando tutta se stessa agli abiti, ai bozzetti, alle sue creazioni, lavoro e sogno di una vita. Tuttavia, la tanto agognata calma non durerà molto, la ragazza

sarà infatti costretta a soccorrere la donna che fece di lei una figlia: Marianne. Sarà l’anziana “madre” a mostrare a Camilla un antico baule ed il suo contenuto, in apparenza un abito raffinato, in realtà nascondiglio perfetto dell’unico indizio che porterà alla ricerca di una sorella mai conosciuta: un sacchetto coperto tra le cuciture al cui interno una frase augura una vita felice. Tutto pare ricondurre al mito di Maribelle, chiamata “la tessitrice dei sogni”, celebre stilista parigina che operava all’epoca del secondo conflitto bellico, morta nell’incendio del suo laboratorio parigino tra le stoffe delle sue creazioni. Questo, almeno, è ciò che si dice. Per far luce sul mistero di Camille, Marianne e Maribelle, ho posto qualche domanda proprio all’autrice. Nel romanzo lei presenta dei tratti “mistery”, ma come nasce una storia per Cristina Caboni? Io mi lascio trasportare, non mi chiedo mai il perché delle cose. Ciò che capita nei miei romanzi sono eventi che nascono dalle complesse realtà in cui si trovano i personaggi. Dalle loro passioni, dai desideri, dagli scopi che li spingono all’azione, dall’amore per se stessi, per la vita, per gli altri. Quando la storia mi soddisfa, nasce un romanzo. Ne “La stanza della tessitrice” si è trattato di una colpa a lungo custodita, e di un antico baule nei quali sono conservati

abiti meravigliosi che Camilla Sampietro, giovane stilista, riconoscerà. E invece le sue figure femminili, molteplici e complesse? Quando un personaggio ti racconta la sua storia, comprendi come questa interagisca con le vite degli altri, e ti basta seguire la direzione. Ho un lungo periodo di gestazione mentale prima di scrivere una sola riga, durante questo tempo sia i personaggi che la storia crescono, così dopo è tutto più semplice. Quali strumenti ha utilizzato per ricostruire i diversi periodi storici e mestieri? Dedico molto tempo allo studio preliminare. Trascorro dei mesi sui libri, mi documento, faccio ricerche, in alcuni casi visito i luoghi. Senza una preparazione accurata non conoscerei le parole necessarie a un dialogo con i miei personaggi, e loro non potrebbero raccontarmi le loro storie. Durante lo studio io acquisisco gli strumenti necessari a una comprensione più vasta. E poi amo moltissimo approfondire argomenti che mi interessano. Una domanda necessaria: in che modo è riuscita a mescolare realtà tanto lontane come Parigi e la Sardegna con tanta maestria? Concentrandomi sulle vicende personali dei protagonisti. In fondo sono uomini e donne che vivono le loro esistenze con passione, esattamente come fanno tutti gli esseri umani. Amano, sognano, desiderano, e questo non cambia mai, non è prerogativa di un periodo storico, né di un luogo geografico.



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di MARCO SCARAMELLA

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tefano Oppo è la dimostrazione tangibile che, con dedizione e determinazione, è lecito sognare in grande, ed è possibile raggiungere qualsiasi obiettivo. Ciò che salta subito all’occhio della sua personalità, sono la sua umiltà e la sua semplicità. Nasce ad Oristano il 12 settembre del 1994 e, all’età di 9 anni, inizia la sua attività agonistica presso il Circolo Nautico Oristano a Torregrande. La sua esperienza con il canottaggio inizia per gioco, ma finisce per diventare presto la sua vera passione. Ma il mare non è adatto per praticare il canottaggio, sono più indicati bacini e laghi che, in Sardegna, non sono molti. Perciò, il grande amore sviluppato per questo sport unito alle condizioni ambientali sfavorevoli, lo porta ad abbandonare la Sardegna, la famiglia e gli amici. Infatti, nel 2010 all’età di 16 anni, Ste-

fano si trasferisce in Umbria per entrare nel College Remiero Giovanile a Piediluco, nei pressi di Terni, che sorge in riva all’omonimo lago. Qui, i primi tempi sono stati duri, ma è comprensibile per un ragazzo di 16 anni che, dopo aver abbandonato i suoi affetti, si vede proiettato in un mondo nuovo e totalmente sconosciuto. Questo sacrificio inizia a dare i suoi primi frutti nel 2012 quando, insieme ai suoi compagni, diventa campione del Mondo vincendo la medaglia d’oro nella categoria Junior, nel quattro senza a Plovdiv, in Bulgaria. Da questo momento in poi, Stefano colleziona vittorie e ottime prestazioni, una dopo l’altra: nel 2013 diventa campione del Mondo Under 23 a Linz nel quattro senza pesi leggeri e, nello stesso anno, vince la medaglia d’oro ai Mondiali di Chungju nell’otto pesi leggeri; nel 2014 vince la medaglia di

bronzo nel quattro senza pesi leggeri, ai Mondiali Under 23 a Varese; nel 2016 ottiene il titolo mondiale Under 23 a Rotterdam, nel quattro senza pesi leggeri, e si classifica al quarto posto alle Olimpiadi di Rio sempre nella stessa categoria; nel 2017 partecipa ai Campionati Italiani Indoor Rowing a Pozzuoli (campionati di canottaggio indoor), classificandosi al primo posto nella categoria pesi leggeri, vince poi una medaglia d’argento ai Campionati del Mondo di Sarasota nel doppio pesi leggeri, e una medaglia di bronzo ai Campionati Europei di Račice nel doppio pesi leggeri. Dopo questa lunga serie di soddisfazioni, arriva un 2018 davvero da incorniciare. Tutto inizia a giugno con le medaglie d’oro alla Coppa del mondo di Linz e ai Giochi del Mediterraneo di Tarragona. La serie di vittorie, nel doppio pesi leggeri, prosegue ad agosto


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© FISA Igor Meijer

versari davvero fortissimi. Nonostante questo è stata una stagione bellissima. Ora inizia la stagione 2019, che si concluderà con i mondiali, che saranno un appuntamento molto importante per via della qualificazione olimpica, per Tokyo 2020.

Stefano Oppo e Pietro Ruta, medaglia d’oro alla Coppa del mondo di Linz

quando, agli Europei di canottaggio di Glasgow, insieme al compagno Pietro Ruta, Stefano conquista la medaglia di bronzo al termine di un’agguerrita battaglia con l’equipaggio norvegese, che è riuscito ad arrivare sul primo gradino del podio. L’equipaggio irlandese, che nel finale è riuscito a superare l’imbarcazione italiana per soli 48 centesimi, si classifica al secondo posto dopo un testa a testa con i nostri azzurri. A settembre invece, Stefano Oppo e Pietro Ruta, sono riusciti nell’impresa di aggiudicarsi una meritatissima medaglia d’argento ai Campionati del Mondo di canottaggio che si sono tenuti a Plovdiv, in Bulgaria. In questa finale, l’Italia parte forte, con un’Irlanda che resta in attesa. Dopo aver passato buona parte della gara in testa, l’imbarcazione azzurra si vede sorpassare ancora una volta dagli irlandesi, che si aggiudicano la medaglia d’oro, precedendo i nostri di pochi centesimi. Nonostante la sua giovane

età, Stefano può vantare un palmarès di tutto rispetto. Abbiamo fatto due chiacchiere con lui per conoscerlo un po’ meglio. Come nasce la tua passione per il canottaggio? Ho iniziato a praticare questo sport a nove anni, seguendo le orme di mio fratello, più che altro per semplice curiosità. Non era uno di quegli sport che sognavo di fare da bambino. Semplicemente, dalla curiosità è nata la passione. Cosa ne pensi di questo 2018 e delle vittorie di Glasgow e Plovdiv? È stata una stagione molto difficile per via di alcuni problemi fisici, ma si è rivelato un anno pieno di soddisfazioni. È andata molto bene agli europei, ma soprattutto ai mondiali, dove abbiamo lottato duramente per il titolo. Sulla nostra strada abbiamo incontrato gli irlandesi che si sono dimostrati degli av-

Immagino che l’intesa con il tuo compagno, Pietro Ruta, debba essere perfetta in gara. Come si fa ad allenare questo aspetto? Con Pietro non ci frequentiamo molto fuori dall’ambito sportivo. A fare la differenza sono le numerose ore di allenamento fatte assieme, che fanno in modo di sviluppare ed affinare l’intesa con il proprio compagno, un’intesa di quelle che uno sa cosa sta pensando l’altro, ancora prima di dire qualcosa. In Italia, al canottaggio, associamo immediatamente il nome dei fratelli Abbagnale. Si sente il peso di questa leggenda? Indubbiamente loro hanno fatto la storia di questo sport, e le loro imprese sono innegabili, soprattutto per il risalto mediatico che hanno avuto in quegli anni. Penso, però, che al giorno d’oggi, il canottaggio italiano annoveri tantissimi giovani atleti altrettanto validi, e credo che bisogna dare anche a loro il giusto risalto che meritano, perché se si continua a guardare al passato non ci sarà mai quel naturale ricambio generazionale. Che consigli ti senti di dare ai ragazzi e alle ragazze che vogliono intraprendere questo sport, fatto di fatica e sacrificio? Direi sicuramente che vale la pena provare e mettersi in gioco, come ho fatto io. Ho provato ad approcciarmi a questo sport ad Oristano, dove sono cresciuto e dove ho acquisito quegli importanti fondamenti, che mi hanno fatto decidere che questa era la mia strada. Solo così ho potuto scegliere di proseguire il mio percorso, lavorando con serietà, con sacrificio e dedizione. Che progetti hai per il futuro? Il sogno è Tokyo 2020. Quindi da ora inizia un lungo cammino che ha come obiettivo quello di farci arrivare alle prossime Olimpiadi, con tutte le carte in regola per poter portare in Italia una medaglia d’oro olimpica che manca da troppo tempo. Ringraziamo Stefano per la sua disponibilità, e facciamo un grosso in bocco al lupo a lui e al suo compagno, Pietro Ruta, per i prossimi importanti impegni.


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ANGELO PILLONI

VIAGGIO TRA I MURALES DI SAN SPERATE di ANNALISA MURRU

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soli 20 minuti da Cagliari, si trova un paese dal valore artistico e sociale inestimabile: San Sperate, una galleria d’arte a cielo aperto. Proprio lì nacque il muralismo sardo, differente negli intenti da ogni forma di muralismo preesistente in altre parti del mondo come la Finlandia, la Norvegia e il Sudamerica. Ho fatto un viaggio nella storia di questo gioiello sardo con uno degli artisti più rappresentativi di questo movimento, il muralista Angelo Pilloni, cugino di colui che in quei poveri muri vide la possibilità di un riscatto. Mi riferisco allo scomparso ma immortale Pinuccio Sciola, originario di San Sperate; era il 1968, anno di rivoluzioni e di iniziative popolari per antonomasia, e nel mese di

giugno il paese si preparava a celebrare il Corpus Domini. Come Angelo racconta, era usanza dei cittadini addobbare le case esponendo esternamente i più preziosi oggetti di uso domestico, come le coperte lavorate e le lenzuola bianche. Proprio quel bianco candido diede a Sciola l’idea che sancì le nuove sorti del paese. “Perché non dipingerci su?”, si chiese. Dopo qualche istante l’attenzione passò dalle lenzuola ai muri retrostanti, che erano scuri perché formati da mattoni di fango. “Da quel momento partì la vestitura dei muri in bianco immacolato”, spiega Angelo. Sciola chiamò a raccolta tutti i migliori pittori del momento e gli artisti conosciuti nelle accademie d’arte che frequentò anche all’estero, dando una nuova luce alle case: tante tele bianche furono a disposizione di tutti, una forma di espressione ibrida prese vita.


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Gli artisti erano anche un po’ guerrieri, capaci di difendere pacificamente la storia che quelle case raccontavano; il paese cresceva e le amministrazioni volevano abbattere le vecchie case per costruirne di nuove. Gli artisti locali si opposero fortemente bloccando diverse volte le ruspe, perché quell’atto avrebbe cancellato le radici identitarie e la ricchezza culturale del luogo. Lo stesso Giardino Megalitico, il parco cittadino disseminato di pietre sonore e installazioni artistiche create con materiali di recupero, fu ostacolato dalla politica locale. Il murales nasce, quindi, come pretesto per unire le persone e creare spazi pubblici in cui poter comunicare. Allora i mass media erano inaccessibili al popolo, e quei muri bianchi divennero come pagine sulle quali scrivere

informazioni e dare notizie di pubblica utilità; in quegli anni, nella piazza centrale di San Sperate, furono installati dei pannelli e fu messa a disposizione una cassetta con dei colori, che chiunque poteva utilizzare per scrivere e disegnare. I murales contenevano slogan, frasi e soggetti grafici di varia natura e spesso entravano in conflitto con la politica che a quei tempi era strettamente legata alla Chiesa e non dava molte possibilità per distogliersi da quelle che Angelo definisce come “idee di sussistenza ed esistenza”. Ma gli artisti locali che parteciparono a questa colorata rivoluzione cercavano proprio quello: lo scambio di idee, di opinioni, la possibilità di dire “Questo è il nostro popolo, queste le nostre tradizioni, questo il nostro pensiero”. Il bianco fu il mezzo per proteggere la sacralità del luogo, e il muralismo, il frequentare la strada per disegnare, parlando al contempo con le persone, divenne il pretesto per discutere dell’identità e della lingua sarda, del senso di appartenenza al territorio e dell’importanza di valorizzare le tradizioni e le peculiarità di un popolo che fino ad allora era rimasto nell’ombra. Angelo disegnava occasionalmente, aveva intrapreso la carriera di farmacista con un trascorso da musicista all’estero che lo rese consapevole di quanto la Sardegna, pur essendo povera, lo avesse arricchito come persona. Nel 1972 venne travolto da quel gruppo di artisti un po’ anarchici e decise di

riprendere in mano i pennelli, dando un contributo fondamentale alla missione del muralismo. Infatti, la sua visione del murales è frutto del profondo rispetto che nutre per le famiglie che vivono all’interno di quelle mura. Il fine dei suoi dipinti è celebrare le persone comuni e il disegno deve, in qualche modo, omaggiare la famiglia che abita la casa o il luogo in cui si sta operando. L’arte non è un’autoaffermazione del proprio talento, ma un modo per fare comunità e riscoprire le caratteristiche del territorio. I murales di Angelo raffigurano uomini, donne e bambini impegnati in azioni quotidiane, e il realismo dei volti e delle espressioni è tale da lasciare senza fiato: “La vita è dentro lo sguardo della gente; attraverso gli occhi, il sorriso e le nervature facciali capisci chi sono le persone, cosa hanno dentro”. Passeggiare a San Sperate equivale ad ammirare un museo creato dalle menti e dalle mani di artisti sardi e internazionali, con la consapevolezza che da lì il muralismo arrivò ad Orgosolo e nel resto della Sardegna. Nonostante siano passati tanti anni da quel 1972 in cui si costituì l’associazione Paese Museo, voluta da Sciola, ancora oggi le iniziative di stampo artistico e aggregativo non mancano, in un viaggio nell’arte senza tempo e confini.


Foto mondosardegna.it

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INVELOVERITAS

TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE, IL VELO E LA NUDITÀ IN ACCESSORIO di ALBA MARINI

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ogno moderno e identità, donne velate ma nude. È la tradizione che rivive nella contemporaneità, la rivendicazione della libertà di indossare un capo e renderlo unico attribuendogli il proprio significato personale. Tutto questo è Inveloveritas, un’idea che si è concretizzata nel 2015, dando vita a un laboratorio artistico che realizza sciarpe, maglie e complementi

d’arredo che traggono origine da una tradizione riadattata al gusto moderno. I protagonisti assoluti del progetto sono Maria Francesca Maniga, 37enne di Sassari, e Giuseppe Scalas, 38enne di Cagliari, appassionati di moda, costumi sardi, disegno e pittura sui tessuti. Dalla collezione iniziale di magliette decorate a mano, il lavoro di Maria Francesca e Giuseppe si è ampliato perfino oltre i confini dell’arte, tanto che le loro creazioni sono diventate

protagoniste di campagne sociali e commerciali come quella di Women united against violence, in collaborazione con il Centro antiviolenza di Nuoro. Nel logo di Inveloveritas la donna è una figura centrale e la nudità è contrapposta alla vestizione del velo, che racchiude e simboleggia la verità che risiede in ognuno di noi. Un’immagine tradizionale in apparenza, eppure così sfrontatamente moderna da travalicare i confini della storia del costume sardo, sulla scia di un credo dove nulla si distrugge ma tutto si trasforma. Il miglior modo per impedire al passato di morire è quello di rianimarlo adattando i suoi tratti distintivi al gusto moderno che incombe. Ed è così che i capi di abbigliamento, i cu-


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Foto mondosardegna.it

scini decorati e perfino le grucce in legno raccontano, a modo loro, ciò che è stato, scolpendo su stoffa e su legno i motivi della tradizione tessile della Sardegna. Con questo intento è nata la linea My body is woven (from the threads of my land), ossia “il mio corpo è intrecciato dai fili della mia terra”. La collezione è basata sui pattern della memoria tessile sarda, ricca di geometrie adatte a decorare arredi e costumi di oggi. Per svelare le “trame” di Inveloveritas abbiamo parlato con Maria Francesca. Ciao Maria Francesca. Raccontaci come è nato Inveloveritas. Giuseppe e io siamo appassionati di costumi sardi, ma inizialmente li conoscevamo in modo non approfondito, perché li vedevamo nelle sagre o nelle feste. Questa passione comune si è concretizzata in un’immagine un po’ paradossale, quella di una donna nuda velata. Ci è sembrata subito una figura molto sensuale e moderna e abbiamo proposto una mini collezione di maglie dipinte a mano per mettere in evidenza la diversità di ogni donna e regalare a ogni cliente la possibilità di avere la sua maglia personalizzata. Da questa prima collezione l’idea si è sviluppata in una vera e propria attività… Due anni fa abbiamo aperto il nostro primo laboratorio e di recente ci siamo trasferiti in Piazza Dettori a Cagliari. La decisione di aprire un laboratorio tutto nostro ci ha permesso di dedicare il giusto spazio alla nostra attività, specialmente alla pittura manuale.

Qual è il significato del velo in Inveloveritas? Al centro dell’idea del logo c’è la contrapposizione tra il corpo nudo e il corpo velato. Il velo scelto per il disegno è il copricapo di Orgosolo, che, oltre ad essere celebre e facilmente riconoscibile, presenta una struttura molto chiusa, quasi serrata intorno al collo della donna. Questa chiusura crea un contrasto ancora più forte con il seno scoperto. Con questa immagine vogliamo dire tante cose… Una di queste è che ogni persona ha il diritto di dare un proprio significato agli accessori che indossa che può essere sì etnico e culturale, ma anche, più semplicemente, affettivo o estetico. Su quali accessori realizzate il logo e quali materiali e tecniche utilizzate? La tecnica di base è la serigrafia. Ad essa si è affiancato negli ultimi anni il ricamo digitale. Utilizziamo anche il taglio laser e la cucitura a mano. Con queste tecniche realizziamo - oltre alle magliette - tantissimi accessori come foulard e sciarpe, ma anche mobili. In collaborazione con l’azienda milanese Extroverso abbiamo creato dei complementi d’arredo ispirati ai pattern della tessitura. Quanto incide nel vostro lavoro l’idea di tramandare la tradizione? Vogliamo tramandare la tradizione, ma una tradizione tradita, capace di adattarsi, di trasformarsi. Quando lo scialle arrivò in Sardegna era un accessorio nuovo e sostituì presto i copricapi dei costumi di alcune zone dell’isola. Ad oggi, invece, lo scialle viene visto come un qualcosa di antico e tradizionale. Questo è solo un esempio di come la tradizione si crei in realtà giorno per giorno, con nuove cose che vengono messe in uso. Qual è la vostra carta vincente? Non abbiamo la presunzione di dire che la nostra carta vincente sia questa, ma tra gli intenti del nostro progetto c’è quello di far cadere gli stereotipi sulla Sardegna. Siamo sardi di oggi, anche se sempre innamorati di ciò che è stato. Ognuno deve essere libero di dare la propria interpretazione di se stesso, senza essere giudicato per le storie scritte da altri.


16 S&H MAGAZINE di NIKE GAGLIARDI

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l nome Elva Lutza richiama, al nostro orecchio di italofoni, suggestioni provenienti dall’Est europeo: sottile e spassoso inganno deliberatamente ordito dal duo che si fregia di questo nome. In realtà elva lutza in sardo significa erba magica, l’erba fatata delle leggende isolane. Ciò che in prima battuta appare come un’innocente burla rivela invece una vera e propria dichiarazione di intenti: il progetto musicale fondato dai sassaresi Nico Casu (trombettista e cantante già collaboratore, fra gli altri, di Daniele Sepe) e Gianluca Dessì (chitarrista operante da anni nell’ambito della musica etno-folk) viene infatti concepito come viaggio nella musica popolare europea: dalla Sardegna sino ai Balcani, dalla Catalogna sino e oltre le isole britanniche. L’approccio non è certo di tipo conservativo-filologico: in ogni interpretazione detengono un ruolo chiave l’improvvisazione, la rielaborazione, la contaminazione, una visione che fa sì che i brani, tanto autoriali quanto provenienti dal patrimonio musicale di tradizione orale, possano così, in un’epoca di precipitosa globalizzazione, continuare a parlarci e a vivere nuove vite al di fuori degli archivi degli etnomusicologi. Insignito del Premio Parodi nel 2011, il duo incide un primo disco nel 2012 (Elva Lutza, S’Ardmusic), seguito nel 2014 dal secondo, Amada (Premio Mario Cervo come miglior disco sardo dell’anno), frutto della collaborazione con il cantante occitano Renat Sette. Risale allo scorso 26 ottobre l’uscita ufficiale del nuovo album, Cancionero (Tronos Digital), in collaborazione con Ester Formosa, cantante e attrice catalana che vanta prestigiose collaborazioni e una copiosa discografia in cui spiccano intense interpretazioni di testi letterari e canzoni d’autore. Anticipato dal video A su tramontu, brano originale composto da Nico Casu e impreziosito dall’organetto del pistoiese Riccardo Tesi, l’album

Cancionero

Il nuovo disco di Ester Formosa & Elva Lutza: un lungo viaggio tra musica popolare e canzone d’autore si apre con una traccia che ci porta dall’altra parte dell’oceano, nel Messico di fine Ottocento, con l’inconfondibile Cielito lindo (composta da Q. Mendoza y Cortés ma le cui radici affondano nella tradizione della copla andalusa), vero e proprio simbolo identitario per i messicani espatriati e forse uno dei brani più noti ed eseguiti dagli artisti di tutto il mondo. Essa conosce, grazie alle doti vocali della Formosa e alla brillantezza del

tocco di Dessì, dinamiche misurate e inediti chiaroscuri che ne valorizzano la malinconica e danzabile essenzialità melodica, potenziata da garbati incisi di tromba. La nostalgia di ogni esule spira da una più che convincente versione de Esta muntanya d’Enfrente, canzone popolare sefardita, ambito a cui appartiene anche Bre sarika, alla quale i nostri offrono una soluzione piacevolmente ritmata, mentre ulteriori brani di nuova

produzione, firmati da Casu, sono Cucurutxu e In su mare. Particolarmente drammatica e vibrante è la versione di Corrandes d’Exili, testo poetico del catalano Pere Quart dedicato agli esuli repubblicani fuggiti dopo la sconfitta nella guerra civile spagnola. Fedele all’adattamento musicale di Llach, Elva Lutza e Formosa ne dilatano e amplificano le potenzialità espressive con un arrangiamento sapientemente fitto di ricami armonici. Spicca inoltre, fra le altre, la rivisitazione di Menica Menica di Bruno Lauzi il cui andamento giocoso è affidato al felice duettare di voce e tromba e nella quale quest’ultima, inaspettatamente, si lancia in spensierate reminiscenze coltraniane grazie a una gustosa quanto inaspettata citazione da My favo‐ rite things. Altre incursioni nel mondo della canzone d’autore sono rappresentate da Gira el Món i Gira, traduzione in catalano di Girotondo (da Una storia disonesta, 1977) e Pregária (il cui titolo originale è Preghiera, interpretata nel 1976 da Mia Martini), entrambe firmate dal cantautore italiano Stefano Rosso. A degna conclusione di questo canzoniere la cui cifra è, in ossequio al proprio titolo, l’eterogenità dei contenuti, si trova La violetera di Padilla, con un arrangiamento-gioiello capace di sigillare il lungo viaggio di Ester Formosa e degli Elva Lutza attraverso un repertorio di canzoni che, da differenti epoche e latitudini, continuano a raccontarci storie d’amore e d’esilio. Le sue ultime note, sospese, sembrano sfuggire al brano a cui appartengono e proiettarsi altrove, verso un nuovo capitolo musicale che, dopo questo Cancionero, attendiamo con impazienza. Ester Formosa & Elva Lutza si esibiranno il 5 gennaio 2019 al Teatro Civico di Sassari. Tenete d’occhio il sito web elvalutza.it per conoscere tutte le altre date.



#cinguettii tecnologici a cura di Nikolas Pitzolu

Nuovo Apple iPad Pro

Sweatcoin

Il re dei tablet si rinnova ancora e questa volta diventa una "tavoletta" quasi a tutto schermo. Per la prima volta si perde il pulsante Home e il connettore lightning per fare posto al Face ID e ad un ingresso USB Type-C capace di ricaricare qualsiasi smartphone collegato. Con un design sottile 5,9 mm ospita sul lato un connettore magnetico che permette di conservare e ricaricare in maniera wireless la Pencil 2. Le prestazioni sono notevolmente migliorate e grazie al processore A12X è più potente della maggior parte dei computer portatili in commercio. Disponibile con display da 11” e 12,9”. da €

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Nasce la NATZIONALE SARDA DE BÒCIA Parteciperà ai prossimi campionati europei CONIFA 2019 di ALESSANDRO LIGAS

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il sogno di tutti coloro che giocano a calcio, di tutti coloro che lo hanno fatto anche solo una volta, sia per passione che a livello professionistico: riuscire un giorno a essere convocati in Nazionale. Da oggi questo sarà possibile anche per i tanti talenti sardi che hanno fatto del gioco del calcio una ragion di vita: è nata la Nazionale Sarda di calcio. Il battesimo ufficiale è stato dato al Teatro Massimo di Cagliari da Gabrielli Cossu, presidente della Federatzione Isport Natzionale Sardu (FINS) nata nel 2012 con l’obiettivo di creare una rete sportiva sarda per rappresentare e promuovere lo sport isolano. Federazione che dal settembre 2018 ha aderito a CONIFA, la federazione calcistica internazionale delle associazioni non riconosciute dalla FIFA e farà debuttare la propria nazionale ai prossimi europei del giugno 2019 che si terranno in Artsakh

(tra l’Armenia e l’Azerbaijan). “Cercheremo di costruire una squadra che possa avere un equilibrio e giocare un buon calcio - ha detto Bernardo Mereu commissario tecnico della nazionale - non mancano i giocatori e il calcio sardo non è inferiore ad altre realtà”. Un progetto che non ha solo l’obiettivo di partecipare a competizioni sportive, ad oggi la FINS ha organizzato alcune amichevoli internazionali tra la Nazionale Sarda di calcio a 5 e altre rappresentative internazionali, ma si pone il preciso scopo di unire tutti i sardi e far conoscere la storia e la cultura dell’isola. “Attraverso il gioco del calcio abbiamo la possibilità di portare la Sardegna nel mondo - ha evidenziato Vittorio Sanna direttore generale della Nazionale Sarda di calcio – uno sport che può mettere insieme i sardi per far crescere la consapevolezza delle loro bel-

lezze, tradizioni, cultura ma sopratutto mostrare questi tesori agli altri. Fino ad oggi la Sardegna era solamente un punto nel Mediterraneo, oggi vogliamo che si arricchisca di contenuti e che sia riconosciuta per le sue ricchezze”. Assieme al direttore sportivo e al ct è stato presentato lo staff tecnico, formato da ex giocatori di Mereu come Stefano Udassi, ora allenatore del Latte Dolce di Sassari, nel ruolo di collaboratore tecnico e Giuseppe Nioi, come preparatore dei portieri. Fanno parte del gruppo anche il preparatore atletico Fabrizio D’Elia, i medici Giorgio Demuro e Daniele Farci e il magazziniere Gigi Manca. Per poter essere convocati per le competizioni, anche non ufficiali, nelle quali sia impegnata una Nazionale Sarda di qualunque disciplina (ad oggi esiste quella di calcio a 5 e a breve sarà costituita quella di basket) sono ritenuti selezionabili tutti i giocatori che siano nati e vivano in Sardegna, la amino e la rispettino. Rientrano nella rosa anche coloro che, non sardi di nascita, vivano nell’isola da almeno otto anni, che siano figli o discendenti di emigrati sardi anche se non residenti nell’isola. Per la nazionale di calcio hanno già dato la loro disponibilità, salvo le condizioni favorevoli e l’ok delle società, giocatori di A e B come Vigorito, Aresti, Pisano, Mancosu, Sau, Cocco e Dessena, nato a Parma ma nipote di sardi, ma anche delle serie minori. Una mano è disposto a darla anche Andrea Cossu che sino all’anno scorso giocava in Serie A. “Vogliamo creare una nazionale forte e competitiva con la voglia di giocare e non di fare passerelle - ha sottolineato il ct -. Per dare continuità al progetto e avere un gruppo di calciatori stiamo lavorando anche alla Under 21”. Il 10 dicembre le prime convocazioni. I colori sociali della Federazione sono il verde e il bianco che saranno alla base delle divise casalinghe della Nazionale Sarda anche se, ad oggi, i dettagli della maglia ufficiale sono ancora top secret. “Forse arriverà a Natale” spiegano da EYE Sport, lo sponsor tecnico -. Svelato invece il logo. Uno scudetto al cui centro è posizionato un pentagono, a simboleggiare il pallone di calcio, con all’interno un albero radicato, simbolo presente in oltre 80 comuni dell’isola, contornati dai quattro mori icona della bandiera sarda. In alto le scritte in sardo “Natzionale de bòcia” e “Sardigna”.


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20 S&H MAGAZINE

Quel viaggio attraverso l’Europa che, nel corso dell’Ottocento, i giovani intraprendevano per conoscere il mondo, lo proponiamo qui lungo il Bel Paese, alla scoperta delle nostre Regioni d’Italia.

VIAGGIO IN ITALIA ABRUZZO E MOLISE

di DANIELE DETTORI

V

iaggio doppio, questo mese, su due territori dalla piccola estensione ma dal grandissimo cuore, adagiati su quella porzione dell’Italia centrale che si affaccia sul Mare Adriatico e che rappresenta un unicum sotto vari aspetti. Forte e gentile. Questi erano gli aggettivi, per Primo Levi, che meglio descrivevano l’Abruzzo, prima tappa del nostro viaggio natalizio. In effetti il territorio abruzzese, per conformazione e genti che lo hanno abitato, sa coniugare molto bene la bellezza di una natura ricca e variegata con scorci dal respiro storico nei quali antiche fortezze murarie resistono ancora oggi allo scorrere dei secoli. La Rocca di Calascio è, in questo senso, un ottimo esempio. Voluta da Re Ruggero d’Altavilla, venne edificata fra il 1100 e il 1200 su un’altura affacciata sopra la Valle del Tirino e fu oggetto di successione da parte di numerosi casati, resistendo a scontri e devastazioni a più riprese. La sua struttura centrale circondata da quattro torri è uno dei simboli della Regione. Poco lontano, per

a partir

e da

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chi volesse realizzare una bella escursione a piedi, è possibile visitare la chiesetta di Santa Maria della Pietà, sorta nel luogo in cui – la leggenda racconta – la popolazione avrebbe sconfitto una pericolosa congrega di briganti. Entrambe le strutture sono comprese all’interno del Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga che, per dimensioni, rappresenta la terza riserva naturale italiana. Il Parco, istituito nel 1991, comprende nel proprio territorio anche la città de L’Aquila, colpita da due gravi terremoti nel 1703 e nel 2009. Dal secondo, la città è ancora oggi in fase di ripresa. Anche l’antica città romana di Alba Fucens si inserisce nello splendido contesto bucolico del Monte Velino. Caratteristici sono i resti dell’anfiteatro, della cosiddetta “via dei pilastri” e dell’acquedotto. Se ci spostiamo sul versante marino dell’Abruzzo, non possiamo non visitare Pescara, città che ha conosciuto un grande sviluppo soprattutto a partire dagli anni Cinquanta e che oggi offre strutture avveniristiche come il Ponte del Mare, la fontana monumentale rinominata “L’approdo alla

nave” e varie strutture private. Segnaliamo, ancora, la casa che ha dato i natali a Gabriele D’Annunzio, in Corso Manthoné 116: una meta di sicuro richiamo per i tanti estimatori del celebre poeta italiano. Più complicato sembra invece appurare se il Molise esista realmente, oppure no, almeno stando a quel che si legge sul web, in chiave ironica, sulla Regione subito a sud dell’Abruzzo. In realtà, per quanto le sue mete non siano tra le più conosciute, visitandolo rimarrete certamente rapiti dalle sue bellezze. Il Santuario della Madonna Addolorata a Castelpetroso è una di queste, con le sue architetture neogotiche e tutt’attorno quell’atmosfera incantata che accoglie i pellegrini desiderosi di visitare il luogo nel quale, nell’anno 1888, apparve la Vergine. Tra Guardiaregia e Campochiaro si possono trascorrere ore di spensieratezza a passeggiare nel verde più puro: basta visitare l’Oasi del WWF, dove potrete anche adeguatamente rifocillarvi negli agriturismi più vicini. Nel solco della tradizione medioevale molto presente in

Molise, suggeriamo ancora due borghi caratteristici. Intanto Pietrabbondante, dove sono visitabili i resti dell’epoca sannita risalenti a un periodo che va dal secondo al primo secolo avanti Cristo: tra questi il bellissimo teatro di pietra sul Monte Caraceno. Da non perdere è anche il centro di Agnone. Qui, nei giorni dell’8 e del 24 dicembre si può assistere alla ‘Ndocciata, una sfilata di grandi fiaccole accese, realizzate con tronchi di abete bianco, molto suggestiva perché rievoca le antiche sere medioevali, quando era alta l’attenzione verso i riti propiziatori volti a salutare l’arrivo dell’inverno considerando, al contempo, l’azione repellente di tali riti nei confronti delle streghe. Il gusto del viaggio. Se una nota marca di pasta si chiama La Molisana, un motivo ci sarà. D’altra parte, anche il caciocavallo di Agnone è originario di questa Regione e si offre come condimento perfetto per un gustoso piatto di pasta, magari di cavatelli. In Abruzzo, invece, perché non privilegiare un buon piatto di carne come gli arrosticini di pecora?

CAPODANNO A BARCELLONA

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Il Ponte del Mare di Pescara, un guerriero sannita e la ‘Ndocciata di Agnone

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Lo Teatrì Ad Alghero il piccolo grande sogno di Ignazio Chessa di HELEL FIORI

P

er avere la più buona e succosa albicocca che abbiate mai assaggiato, qualcuno ha deciso di coltivarne un albero. Ha programmato quando estrarre il seme, in quale terreno piantarlo, quanto sole assicurargli; ha esercitato con pazienza la volontà di portare quel seme verso la sua miracolosa riuscita: la più buona e succosa albicocca che abbiate mai assaggiato. Se per nutrire il corpo un’albicocca è di certo un’ottima sostanza, per nutrire la mente e il cuore dobbiamo allungare la mano verso altri frutti e rivolgerci ad altri coltivatori. Ignazio Chessa è uno di questi: sua la fantastica dote di trasformare la materia delle cose fino a sperimentarne la massima espressione; sua la capacità di interpretare i luoghi fino al valico dei loro limiti strutturali. Mattatore che in quarant’anni di carriera ha calcato palchi in tutto il mondo, da Montalcino a Bogotà, da Roma a Buenos Aires, da Istanbul al Guatemala, oramai stanziale ad Alghero è andato in cerca di un piccolo rifu-

gio per i costumi, le scintille dei personaggi che da anni lo accompagnano sulla scena. Lo spazio scelto (trentotto metri quadri spogli, inframezzati da un grande arco in muratura) gli ha invece ispirato un’altra finalità. Perché ogni attore lo sa: dove c’è un arco, c’è una Quinta. Ignazio ha allora pre-figurato la riuscita di un illimitato luogo scenico, e nei mesi ha assistito alla germinazione di uno dei più dolci teatri del circondario. Proprio come il coltivatore appare detentore di un arcano potere, Ignazio ad oggi incarna perfettamente lo spirito miracoloso del dominus gre‐ gis, capocomico capace di guidare con le proprie mani – coadiuvato dagli apporti di amici e collaboratori – un luogo dove attuare uno scambio di bellezza. LoTeatrì è fiorito il 7 aprile 2018; ad adornare le pareti il rispetto che gli artisti sostenitori del progetto nutrono per i volti sacri della storia del Teatro, dalle maschere della Commedia dell’Arte fino agli immensi fratelli De Filippo, tutti accomodati in loggioni dipinti all’Italiana; il boccascena ci riporta invece indietro al Teatro greco, e incornicia il piccolo palco invitando lo sguardo verso un poietico buio abissale. Ad oggi sono state presentate più di quarantacinque produzioni, diversificate tra spettacoli dello stesso Ignazio (Nonno Contafiabe; Mago Gigio; per citare alcuni destinati ai più piccoli) e quelle di artisti in tournée: “Molti gruppi isolani ed extraisolani hanno già presentato i loro spettacoli e altri sono in programma per i prossimi mesi: Teatro Massimo di Cagliari; Teatro Stabile di Konstanz; Arts Tribu di Sassari; Compagnia Focus 2 di Roma; e per la musica: il

Trio Sironi; Claudio Gabriel Sanna (con cui mette in scena “Caro Peppino”, spettacolo potentissimo su Giuseppe Impastato e la sua trasmissione radiofonica di denuncia Onda Pazza a Mafiopoli, n.d.a.), Franca Masu e tantissimi altri che non anticipiamo perché il lancio avviene a sette giorni dall’evento, strategia Claudia Soggiu docet.” L’organizzazione è infatti affidata all’altro volto de LoTeatrì, Claudia, avendo ottimi risultati: “La risposta del pubblico finora è stata fantastica! Abbiamo creato un gruppo di afi‐ cionados ed è una gioia vedere che ogni volta portano qualche persona nuova; con il passaparola e il lavoro capillare di Claudia siamo sempre riusciti ad avere il pienone.” Tenendo d’occhio la pagina Facebook Lo Teatrì Alghero è dunque possibile monitorare la programmazione: per portare i bambini a ridere di pancia (e intendiamo figli, nipoti, o fanciullini interiori); per assistere all’arte che diviene atto politico, rivoluzione, protesta; o infine per concerti in acustico dove respirare una musica intima, sentendola con tutti i sensi. Il sogno di Ignazio non si limita al rappresen‐ tare: in cantiere alcuni laboratori molto interessanti, oltre alla prima edizione di un Festival di Teatro per ragazzi: “Già attivo On Stage, teatro in inglese di Flaminia Antonini e Saskia Peterzon, espressione teatrale integrata con audio-visuali: strumenti importanti per lo svolgimento del programma. Di prossima attivazione il Corso sul Monologo (Michele Vargiu), Fotografia (Massimiliano Caria), Illustrazione (Sara Pilloni), Corso di Tango (Scuola Tango Alghero); così da dare ad ognuno l’opportunità di scoprire quali frutti potranno maturare nel proprio giardino.


22 S&H MAGAZINE

Il dentista risponde

Il Dott. Giuseppe Massaiu è un professionista di riferimento e opinion leader in tema di Odontoiatria Naturale e Biologica, insegna in corsi frontali e on-line argomenti clinici ed extra-clinici legati al mondo della Odontoiatria e della Medicina Naturale, Posturale e Olistica oltre che del Management e del Marketing Odontoiatrico.

Curiosità sul mondo odontoiatrico

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uesto mese parleremo di automatismi. Hai presente quando fai da anni la stessa strada per andare a casa con la macchina? Dopo centinaia – o migliaia – di volte che hai compiuto gli stessi movimenti e hai imparato a memoria le svolte e gli eventuali ostacoli, talvolta ti sarà capitato l’effetto “pilota automatico”, ritrovandoti nel tuo garage senza quasi accorgerti dei minuti in cui hai guidato fino a là. Ecco questo accade per una regola di “pigrizia” del nostro cervello, che a parità di condizioni – quando soprattutto si sente a suo agio, senza stress – tende a compiere le azioni con il minimo sforzo e dispendio energetico. Questo avviene quando guidiamo la macchina, ma anche per tutte quelle micro-azioni quotidiane vitali quali la respirazione, la masticazione, la fonazione – come moduliamo il suono quando parliamo – e la deglutizione. Noi non ci badiamo quasi mai, perlomeno finché non sorgono problemi di salute a loro correlati, ma ogni giorno della nostra esistenza mettiamo in essere senza accorgercene migliaia e migliaia di movimenti. Giusto per farti un paio di esempi, prova a calcolare un attimo quante volte respiri. La media umana è tra i 12 e i 16 respiri al minuto. Questi si traducono in un range che va dai 700 ai 1.000 all’ora e superano abbondantemente i 20.000 al giorno! Stessa cosa accade per la deglutizione. Se è ovvio che durante i pasti lo facciamo spesso –

PERCHÉ È IMPORTANTE RISTABILIRE LA CORRETTA DEGLUTIZIONE? circa 150 volte – non dobbiamo dimenticare che continuiamo a deglutire anche durante la veglia e perfino quando dormiamo, con una media di 1.000/1.550 volte ogni 24 ore. Questo automatismo di cui non siamo coscienti ha delle conseguenze nel mio campo di lavoro, l’odontoiatria clinica. Provate ad

immaginare che, per uno dei tanti motivi che sono oggetto di analisi da parte del dentista durante la prima visita – frenulo corto, scorretta occlusione tra mascella e mandibola, cure non andate a buon fine in passato e via dicendo –, il vostro corpo abbia iniziato, nel rispetto di quei principi di miope economi-

cità e ricerca del massimo comfort sul breve periodo, a compiere dei comportamenti scorretti in chiave deglutitoria e respiratoria. Migliaia di volte ogni giorno le ossa e i muscoli si muoveranno in maniera errata, andando ad erodere, come le onde sulla scogliera, l’equilibrio perfetto della vostra bocca. Nel lungo periodo, questo porta a patologie di natura estetica e funzionale quali denti storti, click articolari, cefalee, maggior propensione ad ammalarsi, sonno non riposante, russamento notturno, mal di schiena e tanto altro. Talvolta, quando il caso viene giudicato troppo complesso, vengono proposte perfino soluzioni chirurgiche che comprendono l’intervento del chirurgo maxillofacciale, con tutti i rischi che questo comporta. Perciò è importante in tutti questi casi, non mi stancherò mai di ripeterlo, una sana attività di prevenzione. Una consapevolezza che questi problemi esistono, che il nostro corpo segue delle regole ben precise e che è sempre preferibile programmare delle visite dal dentista fin da piccoli per evitare l’insorgenza – o il peggioramento – di queste cattive abitudini orali che, partendo da funzioni semplici e quasi banali come il respirare o il deglutire, possono evolvere in problematiche della salute più serie nel medio o lungo periodo. Ogni mese il Dott. Massaiu risponderà ad uno di voi. Inviate le vostre curiosità all’email dott.massaiu@shmag.it.

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Impronta digitale in 3D Ortodonzia invisibile “Invisalign” Interventi in sedazione cosciente Implantologia avanzata a carico immediato Cura precoce della malocclusione nel bambino

direttore sanitario Dr. Andrea Massaiu

Sassari | Via Alghero 22 Nuoro | Via Corsica, 15 079 273825 | 339 7209756


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di ALBA MARINI

A

bitano i boschi, i giardini, gli alberi della Sardegna, talvolta i tetti delle case di campagna e i vecchi edifici nelle città più grandi. Dormono di giorno e vivono la notte, sfrecciando nel cielo grazie ad ali piumate. Sono i rapaci notturni, quelli che hanno fatto dell’isola la loro casa da centinaia di anni, abitando non solo la terra, ma anche gli incubi, le tradizioni e persino animando il vocabolario sardo. In Sardegna sono presenti diverse specie di rapaci notturni, le quali hanno fatto dell’isola il loro habitat stanziale, anche se si trattava in origine di uccelli migratori. A vivacizzare il cielo dell’isola illuminato dalla luna ci pensano i barbagianni, uccelli dai simpatici ma ambigui occhi a mandorla. Anche la civetta è una abitante stabile e discreta delle notti sarde, la più diffusa probabilmente tra gli uccelli del calar del sole. È un animale astuto, capace di sopportare la convivenza con l’uomo e particolarmente adattabile nella scelta dei siti riproduttivi. In Sardegna nidifica a terra e la sua immagine è profondamente legata a quella pastorizia. Infatti, le civette sfruttano gli accumuli di pietre dei muri a secco, che spesso segnavano e talvolta segnano ancora i confini dei terreni di pascolo degli ovini, per riprodursi e nidificare. È così che i pastori si fanno protettori inconsapevoli dei rapaci notturni dai grandi occhi gialli, salvaguardando indirettamente l’habitat ideale che gli uccelli hanno trovato nei terreni dell’isola. Le civette volano maestose tra gli alberi, ma passano in questo modo anche molto tempo al suolo, così come il più piccolo dei rapaci notturni: il

dolce assiolo. Si tratta di una specie lunga appena 19 cm che si nutre di insetti cacciando all’agguato e sfruttando i suoi piccoli artigli per condurre la preda al nido. I canti delle civette, del barbagianni e dell’assiolo sembrano provenire dall’oltretomba. Ed è per questo che la tradizione sarda, con i suoi risvolti talvolta lugubri, ha assegnato ai rapaci notturni un ruolo mitologico scomodo. Secondo le leggende della terra dei nuraghi gli animali della notte e la morte avrebbero una relazione privilegiata. È nota fin dai tempi antichi la capacità degli animali di percepire prima dell’uomo il verificarsi di alcune calamità naturali. Partendo da questo presupposto, le fantasie degli antichi antenati hanno interpretato i versi dei rapaci notturni come canti dell’aldilà, veri e propri presagi di morte inaspettata. Ma civette, assioli e barbagianni non risiedono solo negli incubi di uomini e donne legati alla tradizione magica, ma dimorano felicemente nel vocabolario della lingua sarda. Ogni rapace notturno ha un suo nome peculiare, talvolta anche più di uno. Famosissimo in tutta l’isola il nome dato alla civetta, su cuccumiau, declinato nelle sue varianti cuccummiau e cuccumeu. Il barbagianni è invece istria, mentre il piccolo assiolo è chiamato assoggi o più

comunemente zonca. Ma il gufo? Il colore è simile a quello di su cuccumiau, ma non è un cuccumiau perché è più grande. Allora può essere s’istria, ma non lo è perché è più piccolo. A quanto pare il gufo sembra essere l’unico nottambulo senza nome e la ragione è molto semplice. Il gufo, al contrario delle civette, dei barbagianni e degli assioli non è un incontro comune da fare sull’isola. La specie non risulta essere nemmeno annoverata tra gli inquilini del mondo animale della terra sarda. Eppure qualche anno fa, nei territori quasi inesplorati dell’interna Barbagia, dei gufi comuni sono stati avvistati. Il principe dei principi della notte è planato sull’isola e questa deve essere senz’altro una novità. I vecchi abitanti della Sardegna, infatti, erano acuti osservatori della natura tanto che coniarono un nome sardo diverso per ogni specie di rapace individuato, cogliendone quindi le differenze fisiche e comportamentali. Nonostante l’estrema discretezza del gufo, l’animale non sarebbe mai potuto sfuggire all’occhio attento di tali osservatori. Il gufo troverà spazio, oltre che tra gli alberi, nella lingua della Sardegna? C’è chi scommette che anch’esso verrà chiamato cuccumiau, proprio come la cugina civetta. L’ultima parola al tempo.

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24 S&H MAGAZINE di ERIKA GALLIZZI. Foto LUIGI CANU

T

empi duri per la Dinamo Banco di Sardegna Sassari. Il mese di novembre è stato terrificante per la formazione guidata da coach Vincenzo Esposito. Infatti, se in Fiba Europe Cup i biancoblù/biancoverdi hanno ottenuto il passaggio del turno e le loro vittorie (ma con avversarie davvero di basso livello), non si può certo dire lo stesso per il campionato di Serie A, dove il Banco è riuscito a perdere anche con quello che era il fanalino di coda della classifica a quota zero punti, Pistoia. Un’involuzione nel gioco e nella voglia di giocare d’insieme, nel carattere che ora sembra vacillare, una difesa pessima hanno fatto sì che la Dinamo, in campionato, collezionasse nell’ultimo mese quattro sconfitte su altrettante gare. In ordine temporale, la Dinamo ha perso sul campo della Vanoli Cremona di coach Meo Sacchetti e Travis Diener (73-80), in casa con la più quotata Venezia e, appunto, Pistoia, per terminare con la trasferta a Trento. Il primo match, disputato in Lombardia, è stato abbastanza equilibrato, con il Banco che ha, però, dovuto cucire alcuni strappi, prima di andare a giocarsi gli ultimi minuti, nei quali diversi brutti errori difensivi l’hanno condannata alla sconfitta. Con Venezia (83-86) si è persa un’occasione importante. Se è vero che i lagunari, alla vigilia della gara, sembravano “irraggiungibili” dall’alto del loro primo posto in classifica da imbattuti, per come si è svolta la partita, la Dinamo poteva e doveva vincere. Gli uomini di coach Esposito hanno, oggettivamente, giocato bene almeno per metà partita, raggiungendo anche un vantaggio di 12 lunghezze senza fare troppa fatica. Certo, bisogna sempre fare i conti con gli avversari e Venezia è un’ottima squadra, però poi il Banco ha perso smalto, non è stato in grado di contrastare la rimonta di Daye e compagni, né di bloccarne l’entusiasmo e la fuga. Nell’ultimo quarto, Venezia è andata avanti di 8 punti e la Dinamo si è rifatta sotto con tre “preghiere” dalla lunga distanza, ma la solidità della Reyer non ha concesso di più. Ci sta, ma si sarebbe potuto evitare di arrivare a quella situazione, perché i lagunari, quel giorno, non erano imbattibili. Un velo pietoso sarebbe da stendere sulla sconfitta rimediata per mano della OriOra Pistoia nella settima giornata di andata (111113). 113 punti subiti da una squadra che, fino a quel momento, ne segnava a mala-

DINAMO, CHE SUCCEDE?

PREOCCUPA LA SQUADRA SASSARESE, REDUCE DA UN PERIODO NERO

pena 76 a partita. Una Dinamo davvero brutta e “molle”, che fin dall’inizio del match ha consentito agli avversari di andare a canestro con enorme facilità, anche dall’arco dei 6,75. Nonostante questo, il Banco ha preso in mano le redini del match nella sua parte centrale, portandosi anche sul +13 nella terza frazione e ritrovando un vantaggio in doppia cifra anche successivamente, in avvio di ultimo quarto. Per poi, però, smarrirsi completamente e subire un break che l’ha relegato al ruolo di inseguitore e gli ha fatto sfuggire di mano definitivamente la partita. L’ultima gara, giocata a Trento, sembrava es-

sere iniziata abbastanza bene, poi però la Dinamo si è ritrovata sempre indietro nel punteggio, è andata sul -17 nel corso del terzo quarto e non è riuscita a completare la rimonta nell’ultimo, “affannato” periodo, in cui si è fermata sul -3 a 52” dalla fine. E anche di Trento, come di Pistoia, non si può certo dire che fosse in un periodo florido. Capitolo Europe Cup: due vittorie facili contro Leicester (95-60) e Falco Vulcano (92-60), una sconfitta, in un match giocato con svogliatezza e poco nerbo, con la squadra meglio attrezzata, lo Szolnoki Olaj (74-87). Il dubbio è sull’utilità di giocare una coppa di


shmag.it 25

Vincenzo Esposito e Dyshawn Pierre (sinistra)

così basso livello, che potrebbe quasi portare il rischio di far sembrare tutto semplice e dare una presunzione che poi, in campionato (ma anche nella coppa stessa, con avversarie di livello leggermente sopra la media), verrebbe senza dubbio punita. È forse ciò che è successo fino ad ora? La prosecuzione del cammino europeo dovrebbe garantire un livello leggermente più alto, si vedrà quale sarà l’evoluzione delle cose. La seconda fase della Fiba Europe Cup inizierà il 12 dicembre. La Dinamo è stata inserita nel gruppo K, insieme agli olandesi del Donar Groningen, ai ciprioti del Larnaca Petrolina Aek ed alla Pallacanestro Varese. Si disputano gare di andata e ritorno e passano il turno, con l’accesso al Round of 16, le prime due classificate. Intanto si sentono i primi “mugugni”. C’è chi dà Dyshawn Pierre a rischio taglio e chi, invece, vorrebbe il sacrificio di Terran Petteway, giudicato individualista, pasticcione e dannoso. Ma sembra troppo presto per fare simili valutazioni, soprattutto perché se si pensa a Pierre, è vero che sembra il lontano parente di quello visto nella prima parte della scorsa stagione, ma è vero anche che non sembra godere di troppa fiducia da parte dell’allenatore o comunque incontrarne i gusti tecnico-tattici. E a proposito di allenatore, qualcuno storce il naso anche per lui; anche Esposito ha, però, necessità di “abituarsi” ad una nuova situazione, in una piazza che non vuole accontentarsi della salvezza ma punta a qualcosa di più. In tutto ciò, mentre si è conclusa la parentesi biancoblù di Luciano Parodi, la nota lieta proviene dalle prestazioni di grande sostanza fornite da Achille Polonara che, infatti, è stato convocato in Nazionale da coach Sac-

chetti per le due gare di qualificazione ai Mondiali, contro Lituania e Polonia. Il mese di dicembre si prospetta piuttosto ostico per quanto riguarda il campionato. La Dinamo, infatti, farà visita alla Virtus Bologna, poi ospiterà la A|X Armani Exchange Milano e andrà ad Avellino nell’antivigilia di Natale. Più tranquillo l’impegno di Santo Stefano, con Pesaro, mentre il mese si chiuderà a Brescia. In coppa, invece, il Banco inizierà il nuovo cammino sul campo olandese del Donar Groningen, mentre il 19 dicembre sarà la volta del derby con Varese, al PalaSerradimigni (le due squadre si sono già incontrate in campionato, alla seconda giornata, con vittoria biancoblù per 71-60).

I PROSSIMI INCONTRI DI CAMPIONATO 9 Giornata - 9 dicembre ore 20:45 Segafredo Virtus BO - Banco di Sardegna SS a

10a Giornata - 16 dicembre ore 17:00 Banco di Sardegna SS - Armani Exchange MI 11a Giornata - 23 dicembre ore 12:00 Sidigas Avellino - Banco di Sardegna SS 12a Giornata - 26 dicembre ore 18:15 Banco di Sardegna SS - VL Pesaro 13a Giornata - 30 dicembre ore 18:15 Germani Basket BS - Banco di Sardegna SS I PROSSIMI INCONTRI DI FIBA EUROPE CUP

2° Round Game 1 - 12 dicembre ore 19:30 Donar Groningen - Banco di Sardegna SS 2° Round Game 2 - 19 dicembre ore 20:30 Banco di Sardegna SS - Openjobmetis VA


26 S&H MAGAZINE

inSardegna... I migliori eventi del mese

8-9 DICEMBRE. “Puccini”, con Eleonora Abbagnato

1-2 DICEMBRE: Cagliari alla Fiera, ore 10:0022:00. 8ª edizione “Festival di Scirarindi”. Sassari al Teatro Ferroviario, ore 18:00. XXIX Stagione di teatro per ragazzi: “Un principe piccolo piccolo”, La Botte e il Cilindro (SS), (3-11 anni). Gadoni, Oniferi e Teti. 23ª edizione di Autunno in Barbagia. Oniferi. 1ª edizione “Onifestival - Musica, tradizioni, identità e confronto”. 3 DICEMBRE: Macomer all’Ex Caserma Mura Padiglione Tamuli, ore 21:00. Stagione di Prosa 2018/19: “Il re anarchico e i fuorilegge di Versailles”, di e con Paolo Rossi. 4 DICEMBRE: Tempio Pausania al Teatro del Carmine, ore 21:00. Stagione di Prosa 2018/19: “Il re anarchico e i fuorilegge di Versailles”, di e con Paolo Rossi. 6/8-9 DICEMBRE: Sassari al Teatro Ferroviario, ore 18:00. XXIX Stagione di teatro per ragazzi: “Il lago dei cigni”, La Botte e il Cilindro (SS), (5-14 anni). 7 DICEMBRE: Dorgali al Centro Culturale Don Milani, ore 21:00. Concerto dei Tazenda “Dentro le parole”. Cagliari al Fabrik Club, ore 22:00. Concerto Terrorway e The Blacktones. Cagliari al Bflat, ore 22:00. Concerto “Al&Dave Soul-ution”. 7/9 DICEMBRE: Sassari al Teatro Comunale, ore 20:30 (7 dic) / ore 16:30 (9 dic). Stagione Lirica e Sinfonica 2018: “La Bohème”, di Giacomo Puccini, Opera in quattro quadri su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica. 8 DICEMBRE: Sassari al Teatro Verdi, ore 20:30. Stagione di Danza 2018/19: “Puccini”, con Eleonora Abbagnato, musica Giacomo Puccini, coreografia Julien Lestel. Cagliari al Fabrik Club, ore 22:00. Concerto The Peawees e The Colvins. 8-9 DICEMBRE: Fonni e Ortueri. 23ª edizione di Autunno in Barbagia. 9 DICEMBRE: Cagliari all’Auditorium del Conservatorio, ore 16:30/20:30. Stagione di Danza 2018/19: “Puccini”, con Eleonora Abbagnato, musica Giacomo Puccini, coreografia Julien Lestel. Porto Torres al Teatro Comunale Andrea Parodi, ore 19:00. XXIX Festival Etnia e Teatralità: “Il veleno del teatro”, di Rodolf Sirena, con Antonio Salines e Manuele Morgese, regia Brando Minnelli. 12 DICEMBRE: Sassari al Teatro Civico - Palazzo di Città, ore 21:00. XXIX Festival Etnia e Teatralità: Concerto “Fado, musica dell’anima portoghese”, con Célia Leiria, Clara Sevivas, Miguel Ramos e Pedro Amendoeira. 12-13 DICEMBRE: Alghero al Teatro Civico, ore 21:00. Stagione di Prosa 2018/19: “Questioni di cuore”, di Natalia Aspesi, con Lella Costa. Dal 12 al 16 DICEMBRE: Cagliari al Teatro Massimo. Stagione di Prosa 2018/19: “I Miserabili”, dal romanzo di Victor Hugo, con Franco Branciaroli, regia Franco Però.

Dal 12 al 14 DICEMBRE. “Questioni di cuore”, con Lella Costa

23 DICEMBRE. “JazzAlguer – Música per tots”: “Back to Bach”

13 DICEMBRE: Cagliari al Bflat, ore 21:00. Concerto “Omaggio a John Coltrane”. Dal 13 al 15 DICEMBRE: Cagliari al Teatro delle Saline, ore 21:00. Stagione del Teatro Contemporaneo: “Stanze pirandelliane”, regia Ezio Maria Caserta. 14 DICEMBRE: Olbia alla Biblioteca Civica Simpliciana, ore 18:30. VI edizione della Rassegna Letteraria “Incontri D’Autunno”: “Natale Acido”, cabaret letterario con gli “Scrittori da Palco”. Sassari al Teatro Comunale, ore 21:00. Presentazione cd/libro “Lumeras” e concerto degli Istentales e Maria Luisa Congiu. Olbia al Cine Teatro Olbia, ore 21:00. Stagione di Prosa 2018/19: “Questioni di cuore”, di Natalia Aspesi, con Lella Costa. Cagliari al Fabrik Club, ore 22:00. Concerto The Heart & The Void. 14-15 DICEMBRE: Cagliari all’Auditorium del Conservatorio, ore 21:00. “Era l'allodola?”, Tragicomiche conversazioni di un uomo innamorato, di e con Daniele Monachella e Carlo Valle. Dal 14 al 23 DICEMBRE: Cagliari al Teatro Lirico. Stagione lirica e di balletto 2018: “Rigoletto”, melodramma in tre atti, musica Giuseppe Verdi. 15 DICEMBRE: Porto Torres al Teatro Comunale A. Parodi, ore 21:00. XXIX Festival Etnia e Teatralità: “Giacomo Iacomino”, atto unico di Ciro D’Alessio, regia Rosario Morra. 15-16 DICEMBRE: Orune e Ovodda. 23ª edizione di Autunno in Barbagia. 17 DICEMBRE: Sassari al Teatro Comunale, ore 21:00. Stagione di Prosa 2018/19: “I Miserabili”, dal romanzo di Victor Hugo, con Franco Branciaroli, regia Franco Però. 19 DICEMBRE: Porto Torres al Teatro Comunale A. Parodi, ore 21:00. XXIX Festival Etnia e Teatralità: “Magnifici Perdenti”, i Bertas in un dialogo musicale da Paska Devaddis a Marco Pantani. 20 DICEMBRE: Cagliari al Bflat, ore 21:30. Concerto “Martha High & The Soul Cookers”. Dal 20 al 22 DICEMBRE: Cagliari al Teatro delle Saline, ore 21:00. Stagione del Teatro Contemporaneo: “No Alvo”, di Thomas Bernhard, regia di Rui Madeira. 22 DICEMBRE: La Maddalena in Piazza Umberto I, ore 21:00. “A Christmas Carol”, concerto di Valerio Scanu. Cagliari al Bflat, ore 21:00. Concerto di Chiara Civello. Cagliari al Teatro La Vetreria, ore 21:30. “22.22 Free Radiohead”, presentazione del nuovo disco di Paolo Angeli. 22/26/29-30 DICEMBRE: Sassari al Teatro Ferroviario, ore 18:00 / ore 21:00 (22 dic). XXIX Stagione di teatro per ragazzi: “Lo schiaccianoci”, La Botte e il Cilindro (SS), (5-14 anni). 23 DICEMBRE: Alghero alla Cattedrale di Santa Maria, ore 21:30. II edizione “JazzAlguer – Música per tots”: “Back to Bach”, concerto di Paolo Fresu e dei Virtuosi Italiani.

29 DICEMBRE: Santa Teresa di Gallura al Teatro Nelson Mandela, ore 21:00. Concerto dei Tazenda “Dentro le parole”. 31 DICEMBRE: Alghero al Porto, ore 24:00. “Cap d´Any”: Spettacolo pirotecnico e a seguire “Deejay Time - la Reunion”, con Albertino, Molella, Prezioso e Fargetta. Olbia al Molo Brin, ore 24:00. “Capodanno in Piazza”: Concerto dei Måneskin.

Mostre Fino al 9 DICEMBRE: Orani al Museo Nivola, ore 10:30-13:30 / 15:30-19:30, chiuso lunedì. “What are we fighting for? Chicago ’68 / Orani ’68”. Fino al 10 DICEMBRE: Sassari alla Biblioteca Universitaria di Piazza Fiume, ore 8:00-17:15 (lun-ven), 8:00-14:00 (sab), chiuso domenica. Mostra filatelica di storia postale militare sulla Brigata Sassari. Fino al 15 DICEMBRE: Cagliari alla Mediateca del Mediterraneo, ore 9:00-20:00 (mar-ven), ore 9:00-13:00 / 15:00-20:00 (sab), chiuso domenica e lunedì. Mostra "Anna Frank, una storia attuale". Fino al 31 DICEMBRE: Barumini al Centro Giovanni Lilliu, ore 10:00-17:00. Mostra “Nuragica”, il più sorprendente viaggio nel tempo tra ricostruzioni e realtà virtuale. Fino al 15 GENNAIO 2019: Santa Teresa Gallura al sito archeologico Lu Brandali, ore 9:30-18:30. Mostra “Lu Brandali: leggi, tocca, ascolta”. Fino al 31 GENNAIO 2019: Sassari all’Ex Convento del Carmelo, ore 10:00-13:00 / 16:00-19:00, chiuso lunedì. Mostra “Maria Lai. Art in Public Space”. Barumini al Centro Giovanni Lilliu, ore 10:00-17:00. Mostra “Marmilla. Nuraghi e castelli nelle terre del grano”. Fino al 28 FEBBRAIO 2019: Oristano all’Antiquarium Arborense, ore 9:00-20:00 (lun-ven), ore 9:00-14:00 / 15:00-20:00 (sab-dom). Mostra “Carlo Alberto archeologo in Sardegna - Gli idoli bugiardi”. Fino al 3 MARZO 2019: Nuoro al MAN, ore 10:00-13:00 / 15:00-19:00, chiuso lunedì. Mostre “Sabir”, prima mostra personale in Italia dell’artista israeliano Dor Guez; “O Youth and Beauty!” Anna Bjerger, Louis Fratino, Waldemar Zimbelmann; “Sogno d'oltremare” François-Xavier Gbrè. Fino al 30 APRILE 2019: Alghero nel complesso “Lo Quarter”, ore 11:00-13:00 / 17:00-23:00. Mostra “Nuragici, un territorio, un’Isola, il Mediterraneo”.

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“Alba Asuni, InvitaS 2018. Cagliari”


28 S&H MAGAZINE

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Il Pavone

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Li Lioni

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Ristorante.Pizzeria

Ristorante.Pizzeria

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Il Civico

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Via Don Minzoni, 183.  079/984860.  Consegna domicilio

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La Rosa Dei Venti

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Ichnos Express

Bella Bè Ristorantino

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Bontà Sarda

SASSARI

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Il Gobbo

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Dove mangiamo?

Il Corallo 2

Via Benedetto Croce, 2.  079/9401201 - 339/5640157.  Lun

A LG HER O Snack Bar

Faineria

Via Sassari, 100.  360/911924.  Nessuno

Snack Bar.Paninoteca

Via Roma, 164 - Sennori.  349/7274524

Ristorante.Pizzeria

St. Joseph Pub

Via Cottoni, 17 - Sennori.  079/361512.  Nessuno New Zanzibar

Da Teseo

Via dell’Autonomia, 4.  079/508106.  Giovedì

Tritus

Cafè Cattari Ibiscus Cafè

Ristorante.Pizzeria.Snack Bar

Predda Niedda Strada 8.  079/262520.  Nessuno

Ristorante

SEN N ORI & SORSO Central Pub

Ristorante.Pub

Via Roma, 158 - Sennori.  327/7625970 Da Vito

Ristorante

Loc. Badde Cossos - Sennori.  079/360245.  Lunedì

Via Carlo Alberto, 135.  079/979116.  Martedì

Girasole

La Perla Nera

Via Roma Inferiore - Sennori.  347/1416411.  Mercoledì

Pizzeria.Gastronomia

Ristorante.Pizzeria

Via Oristano, 13/15.  079/9739132.  Consegna domicilio

La Cantera

Via Predda Niedda, 37/f.  391/3707046.  Servizio Navetta

La Saletta

Il Posto

Via Kennedy, 27/b.  079/4125748 - 348/0171332.  Lunedì

Via Roma, 145 - Sennori.  349/3018347.  Martedì

Il Nababbo

Ristorante Indiano

Ristorante.Pizzeria

Via Enrico Costa, 16.  079/233528

Le Nouveau Gourmand

La Gourmerì

Insalateria

Cucina Tipica Sarda

Tavola Calda.Gastronomia

Via Asfodelo, 43.  079/9739506

Via Cagliari, 8.  079/6045543 - 392/1302898.  Sab, Dom

Lo Smeraldo

La Perla Rosa

Via Carbonia, 36.  079/5907611.  Consegna domicilio

Ristorante.Pizzeria

Pizzeria

Via IV Novembre, 63.  079/281255.  Mar.  Consegna domicilio

Mandiga

La Pinta

Via Vittorio Emanuele, 27.  079/979476.  Giovedì

Ristorante.Pizzeria

Fast Food

Via Saffi, 27.  079/236903.  Martedì.  Consegna domicilio

Miques De Mirall

Panefratteria

Via Manno, 14.  079/977991 - 347/5844475.  Martedì

Cucina Tipica Sarda

Via Carlo Alberto, 2.  079/9330921.  Lunedì Sa Madrighe

Sergio’s Pizzeria

Ristorante.Pizzeria.Lounge Bar

Pizzeria.Ristorante

Via XX settembre, 41/a.  079/983434.  Consegna domicilio

Via Milano, 5.  348/1486966 San Sebastian

PO R TO TO R R ES

Ristorante.Pizzeria.Spaghetteria

Via Asproni, 18.  079/273749.  Gluten free Spaghettoria S’Artea

Via Arborea, 2/b.  079/4922209 - 392/7683669

Spaghetteria

Babbai

Ristorante.Pizzeria

Vicolo Cabitta.  079/515896 - 338/3609378.  Mercoledì

Sobremesa

Via Roma, 196 - Sennori.  353/3851684

Ristorante.Pub

Ristorante.Pizzeria


 Chiusura  Informazioni aggiuntive

30 S&H MAGAZINE

SASSARI . VIA PREDDA NIEDDA 37/F

(fianco La Piazzetta) . Tel. 391 3707046

TUTTI I GIORNI SERVIZIO NAVETTA GRATUITO

Take away o domicilio

Pizzeria Luna e Sole

Pizzeria

Refral Da Renato

Paninoteca

Route 66 Bull Pizza

Pizzeria

Viale Mameli, 12.  389/0095343.  Nessuno.  Consegna domicilio C’è Pizza per Te

Pizzeria

Corso Trinità, 5/a.  342/1210626.  Mar.  Consegna domicilio

Pizzeria.Paninoteca

A LG HER O

Via Napoli, 6/b.  079/2826049.  Consegna domicilio Farina d’Oro

Pizzeria

Viale San Francesco, 33.  079/4802384.  Mercoledì Il Mammuth

Pizzeria.Paninoteca.Cucina Vegana

Big Pizza

Pizzeria al metro.Paninoteca

Il Miglio

Pizzeria.Fainè

Via Rockefeller, 4/b.  079/218121.  Lunedì.  Consegna domicilio Il Vagabondo

Pizzeria

Via Perantoni, 1.  079/271939.  Lun.  Consegna domicilio Il Veliero

Pizzeria

Pizzeria 2000

La Nuova Delizia

Qualcosa di dolce? SASSARI

Pizzeria

Via Goceano, 15.  079/985082.  Lun.  Consegna domicilio La Piadina del Pozzo

Piadineria.Paninoteca

Via Minerva 25.  079/4921239.  Mer.  Consegna domicilio

Athena’s Bakery

Il Drago

Pagoda

Pasticceria

Via degli Astronauti, 2/b.  079/291272.  Lunedì Pasticceria Sias

Via Ponte Romano, 54.  328/5639782.  Consegna domicilio

Mankittu’s

Pizza Loca

Pizzeria.Paninoteca

Pizzeria.Paninoteca

Pizzeria.Paninoteca

Ciro

Pasticceria

Via Sassari, 35/b.  079/979960.  Lunedì Los Cornettos

Cornetteria

Via Gilbert Ferret, 47.  377/2792568 Tarragona

Pasticceria

Via XX Settembre, 41.  079/974448.  Lunedì

Gastronomia.Paninoteca

Via Mazzini, 13/a.  079/235296.  Domenica Pizzeria Cocco

Speedy Gonzales

Via Libio, 75.  079/5047066.  Consegna domicilio

Corso Angioy, 5.  345/3383330.  Nessuno On The Road

Pizzeria.Paninoteca

Via Veneto, 7.  079/5042012.  Nessuno.  Consegna domicilio

Mela Mangio

Pasticceria

Via Baldinca, 67 - Li Punti.  079/399310 - 393/9242341.  Lun

ALGH ERO

Pizzeria.Paninoteca.Cucina Vegana

Via Giagu, 17.  079/2829023.  Lun.  Consegna domicilio C.so Margherita di Savoia, 37.  079/9146525

Pasticceria.Caffetteria

Via IV Novembre, 10/E.  392/5458610.  Domenica

PO R TO TO R R ES

Pizzeria.Paninoteca.Gastronomia

Pizzeria

Pizzeria

Via Roma Inferiore, 60 - Sennori.  079/362271.  Lunedì

Via Chiarini, 1.  389/4512350.  Consegna domicilio La Scacchiera

Pizzeria.Paninoteca

Pizzeria

Via Marconi, 132.  079/952309.  Mar.  Consegna domicilio

Via Ciriaco Carru, 2.  079/240443.  Lun.  Consegna domicilio La Divina

La Piramide

Via Mazzini, 83.  339/5754542.  Consegna domicilio I Gemelli

Piazza Azuni, 13.  079/238977.  Domenica

Pizzeria

Via Marina, 23 - Sorso.  079/350913 - 328/9344311.  Lunedì

Via Roma, 118.  079/2670032.  Nessuno

SASSARI

Harley Pizza

Via Roma, 159 - Sennori.  079/362346

Via De Andrè, 19.  079/299930.  Consegna domicilio

SENNO R I & SO R SO

P ORTO TORRES

Pizzeria al Taglio.Fainè

Emiciclo Garibaldi, 7.  079/234240.  Nessuno Via Rosello, 25.  079/238052.  Domenica

Arte Pizza

Pizzeria

Via Fiorentina, 42 - Sorso.  079/350502

Il Capriccio

Gelateria.Creperia

C.so V. Emanuele, 114.  340/1844835.  Nessuno

esse&acca

Consul D Data CONSULENZA AZIENDALE + CONTABILITÀ FISCALE

Servizi di elaborazione dati, consulenza a privati, liberi professionisti, aziende, associazioni. PIAZZALE SEGNI, 1 . SASSARI .

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