Auch in Arkadien

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Auch ich in Arkadien 4. August - 1. Oktober 2010 Ruth Baettig in Begleitung von Giuseppe Di Salvatore von Nord nach Süd auf den Spuren von Goethe. Wo hört der Tourismus auf? Wo fängt das Reisen an? Auch ich in Arkadien 4. August - 1. Oktober 2010 | Ruth Baettig in Begleitung von Giuseppe Di Salvatore auf den Spuren von Goethe.


Ruth Baettig reiste während zwei Monaten mit einem Wohnmobil (PfeiferMobil) der Pfeifer Stiftung durch Italien.

Ruth Baettig travelled for two months through Italy with a camper (PfeiferMobil) donated by the Pfeifer Foundation.

Sie realisierte drei Arbeiten:

She produced three works:

“Auch ich in Arkadien”: Entlang Goethes Italienreise wurden Bilder von Postkarten nachgestellt, in denen eine weiss gekleidete Figur hinzugefügt wurde. Diese anonyme Figur tritt seit mehreren Jahren in Baettig’s Arbeiten auf.

“Auch ich in Arkadien”: tracing Goethe’s journey to Italy, a series of repeated pictures on postcards to which a character dressed in white has been added, the recurring figure in Baettig’s performative works for many years.

“Souvenirs”:Alle nicht verwendeten Bildsujets der Postkarten wurden mit einem 2cm grossen Loch gestanzt, gestempelt mit dem Satz “Mi sono perso” und an Freunde und Künsträume geschickt. “Mi sono perso”: 15 Messingschilder wurden entlang der Rückreise von Sizilien bis an die Schweizer Grenze angebracht. “Mi sono perso” ist zusammen mit den ungeraden Daten des Monats September eingrafiert. Die ausgewählten Stellen sind Strassen mit poetischen, inspirierenden Namen.

Ruth Baettig ha colto con un viaggio in Italia l’occasione offerta dalla Fondazione Pfeifer di adoperare un camper (PfeiferMobil) per due mesi. Ha prodotto tre lavori artistici:

“Souvenirs”: all the postcards that are not used for the photographic work are punched with a 2cm hole and stamped with the inscription “Mi sono perso”, and then sent to friends and art centers. “Mi sono perso”: 15 brass plates hung on the wall along the return journey from Sicily to the Swiss border. “Mi sono perso” is written on the plates, together with the date, in Roman numerals – the 15 “odd” days of September 2010. The selected locations are roads whose names are particularly inspiring, and worthy of experiencing.

“Auch ich in Arkadien”: lungo il percorso di andata del viaggio in Italia di Goethe, una serie di fotografie ripetono le inquadrature delle cartoline con l’inserzione di un personaggio vestito di bianco, figura da tempo presente nei lavori performativi dell’artista. “Souvenirs”: tutte le cartoline non utilizzate nel lavoro fotografico vengono bucate con un foro di due centimetri e timbrate con la scritta “Mi sono perso”, quindi spedite ad amici e centri d’arte. “Mi sono perso”: quindici targhe in ottone sono affisse lungo il percorso di risalita dell’Italia dalla Sicilia alla frontiera svizzera. Sulle targhe compare la scritta “Mi sono perso” con la data in caratteri romani – i quindici giorni dispari del mese di settembre 2010. I luoghi prescelti per l’affissione sono strade il cui nome è particolarmente suggestivo, degno di un’esperienza.


«Auch ich in Arkadien (Me too in Arcadia): that is the goal and the subtitle of Goethe’s Italian Journey. Nothing but the proper formulation of the tourist attitude existing still nowadays: validating a preconceived image – for Goethe the image of Greek and Roman antiquity, of classicism – filling a box already there in order to say later in one’s own inner forum, “I’ve been there!” But hunting for treasures of public domain, with the aim of not feeling excluded from History and Culture, often results in a collection of clichés which is a collection of postcards. The postcards imitate the pictures of the tourist who reads tourist guides, and the pictures of the tourist imitate the postcards. And, under closer scrutiny, postcards speak less of Italy and of Italians, and more of a monumental history of art and of an “italianity” that has a precise date of birth: Goethe’s eighteenth century. After the British and the French probed the picturesque in the Italian Grand Tour, the Germans afforded it the consciousness and science. In this manner, they ultimately created and crystallized all those common places characterizing Italy and Italians which still constitute the backbone of Italian tourism even today. An assemblage of foreign looks, German looks, mostly gathered in Rome: from that, paradoxically, came the renowned “italianity.”

«Auch ich in Arkadien. Anch’io in Arcadia: questo il proposito e il sottotitolo del Viaggio in Italia di Goethe. Nient’altro che la formulazione più precisa dell’atteggiamento turistico ancora attuale: obliterare un’immagine preconcetta – per Goethe quella dell’antichità greca e romana, del classicismo – riempire una casella prestabilita. Per poter dire poi, nel proprio salotto interiore, “ci sono stato”. La caccia alle ricchezze di pubblico dominio, per non sentirsi esclusi dalla Storia e dalla Cultura, si riduce però spesso a una collezione di clichés, ovvero a una collezione di cartoline. Le cartoline imitano le fotografie del turista che ha letto le guide turistiche, le fotografie del turista imitano le cartoline. E a ben vedere le cartoline parlano meno dell’Italia e degli italiani, e più di una storia monumentale dell’arte e di un’italianità che hanno una data di nascita ben precisa: il Settecento di Goethe. Dopo che i britannici e i francesi avevano rodato il Pittoresco nel Grand Tour italiano, i tedeschi gli avevano dato consapevolezza e scienza, fino a costruire e cristallizzare tutti quei luoghi comuni sull’Italia e gli italiani che ancora oggi costituiscono la spina dorsale del turismo italiano. Un gruppo di sguardi stranieri, tedeschi, per lo più riuniti a Roma: di qui, paradossalmente, la famosa “italianità”.

Today, a journey to Italy cannot escape this cumbersome reality of tourism, now largely mass tourism. Therefore, the “truest” path through Italy cannot but follow Goethe’s footsteps to the tip of the peninsula, and imitate the tourist attitude, sliding at every step into the postcards and shouting at every moment “me too!” Thanks to this imitation, doomed to be ironic and selfironic, we have the opportunity to gain distance, a critical stance which deconstructs the cliché from the inside.

Oggi un viaggio in Italia non può prescindere da questa realtà ingombrante del turismo, ora ampiamente di massa. Non c’è percorso più “vero”, allora, di quello che segue le tracce di Goethe giù per la penisola, imitando l’attaggiamento turistico, infilandosi ad ogni pie’ sospinto dentro le cartoline, gridando quotidianamente “anch’io!”. E in quell’imitazione, destinata a essere ironica e autoironica, emerge lo spunto per una distanza, per uno sguardo critico, che decostruisce il cliché dall’interno.


But Goethe’s journey, that started as a tour searching for knowledge and images to bring back home, indeed became veritable travelling. His account in Italian Journey describes an increasing openness to the reality he discovered in Italy. From the preconceived images, Goethe opens himself more and more to the experience of what happens to him along his road towards the heart of the Mediterranean. Thus a journey to Italy in Goethe’s footsteps today means to underline the difference and the distance between the attitude of tourism and the attitude of travel. If at the tourist’s horizon there is the coming back home where she can pile up the captured images, at the traveller’s horizon there is only the present experience to which she entirely commits herself. The world of the tourist is basically a world of images; the world of the traveller is a world of facts and situations: her only dogma is the experience. The traveller gives herself up, abandons herself to the experience, in the experience she gets lost. There is a critical moment of “conversion” from tourist to traveller: the moment of getting lost. In this moment the cliché falls to pieces, the postcard is punched, the image is broken down to the present reality. This is why a hole-punched postcard is the “souvenir” to send to friends far away: it is not used properly as a souvenir, but as a memento for an experience impossible to capture. “Mi sono perso” is the paradoxical motto for the traveller, “mi sono perso” is the announcement of the capitulation in the face of reality.

Ma quello di Goethe, da tour alla caccia di conoscenza e immagini da portare a casa è diventato un vero e proprio viaggio. Il suo racconto in Viaggio in Italia è la descrizione di una sempre maggior apertura alla realtà scoperta in Italia: dalle immagini preconcette e cercate, Goethe si apre sempre più all’esperienza di situazioni di vita che lo intercettano sul percorso verso il cuore del mediterraneo. Oggi un viaggio in Italia sulle tracce di Goethe, allora, significa anche e soprattutto sottolineare la differenza e la distanza tra atteggiamento turistico e atteggiamento di viaggio. Se il turista ha all’orizzonte il ritorno a casa in cui accumula le immagini catturate, il viaggiatore ha all’orizzonte solo l’esperienza presente a cui si dedica completamente. Il mondo del turista è un mondo prevalentemente di immagini, quello del viaggiatore è un mondo di fatti e situazioni: il suo unico dogma è l’esperienza. Esperienza a cui darsi, abbandonarsi, esperienza in cui perdersi. C’è un momento critico di “conversione” del turista in viaggiatore: il momento del perdersi. In questo momento il cliché va a pezzi, la cartolina è perforata, l’immagine sfondata sulla realtà presente. Perciò è una cartolina perforata il souvenir da inviare agli amici lontani: non serve da ricordo, ma da memento di un’esperienza mai catturabile. È “mi sono perso” il motto paradossale del viaggiatore, “mi sono perso” l’annuncio della resa alla realtà.


When we get lost, actually, we lose only the direction of a preestablished North, we lose the organisation of the planned journey, we lose the tourist guide, we lose the predicted future. The future of the traveller regains its proper interrogative form. So the present is not already projected towards a prearranged goal, but rather regains the flesh of life. It becomes certain and tangible, thereby assuming the form of a statement inscribed on enduring metal: precisely “Mi sono perso.” When we get lost, in reality, we are not “lost”, we are not at all desperate, but rather we rediscover the most proper sense of the “here” and “now,” and therefore the hope for the “after” too – an “after” freed from constraints, free to be explored. When we get lost, this is the opportunity to really discover what is around us at that moment, and to walk into our near future, the opportunity to have an experience. That happens in via Siracusa, but the suggestive play of names can help us: Corte degli Angeli, Sabbiadoro, Paradiso, Amore; then up through the peninsula, rediscovered by the traveller: Miracoli, S. Fortuna, Luce, Cerchi, Limbo, too, and Stella, Prosecco, Zucchero, Abbondanza and Semplicità. These are the new roads when we lose the pre-conceived road. Names like the fil rouge of a new map. A map that does not draw the line of our path, but that our path draws as we walk».

Giuseppe Di Salvatore

Quando si perde l’orientamento, in realtà, si perde solo l’orientamento di un nord prestabilito, si perde l’organizzazione del viaggio pianificato, si perde la guida turistica, si perde il futuro preconizzato. Il futuro del viaggiatore riprende la sua giusta forma interrogativa. E il presente non è già proiettato allo scopo prefissato, ma riacquista la polpa della vita. Diviene certo e concreto. In quel punto il presente prende la forma di una dichiarazione iscritta su metallo perenne. “Mi sono perso”, appunto. Quando ci perdiamo, in realtà, non “siamo perduti”, non siamo affatto disperati, ma recuperiamo il senso più pieno del qui e dell’ora, e quindi anche della speranza del dopo – un dopo liberato da obblighi, libero di essere esplorato. Quando ci perdiamo, è l’occasione di scoprire davvero quanto ci tocca in quel momento e inoltrarci nel futuro prossimo, l’occasione di fare esperienza. Può capitare a via Siracusa, ma può aiutarci il gioco suggestivo dei nomi: Corte degli Angeli, Sabbiadoro, Paradiso, Amore; e poi su per la penisola ritrovata da viaggiatori: Miracoli, S.Fortuna, Luce, Cerchi, anche il Limbo, e Stella, Prosecco, Zucchero, Abbondanza e Semplicità. Queste le nuove strade quando si perde la strada prefissata. Nomi come il filo rosso di una nuova carta geografica. Una carta che non disegna il nostro cammino ma che camminando noi disegniamo».

Giuseppe Di Salvatore


Reisebericht Am 4. August konnte ich das P4ieferMobil in Ebikon abholen. Voller Spannung und angeregt von der roten Farbe konnte die Fahrt in Richtung Süden losgehen. Ein mehrtägiger Aufenthalt in Locarno war bereits in die Reise eingeplant. Hier hatte ich noch ein Engagement am Filmfestival Locarno. Dies gab uns die Gelegenheit im neuen Heim heimisch zu werden. Wohnmobil = Mobilhome Die ersten Gewitterregen machten sich breit. Wir starteten am 11. August bei kühlen Temperaturen und verhängtem Himmel die Motoren unseres mobilen Heims. Obwohl viele Ideen, Gespräche und Konzepte bezüglich der konkreten Reise über Monate ausgedacht wurden, vertrat ich doch die Meinung, ich wolle dem Unbekannten, dem Unvorhersehbaren begegnen und darauf mit Videoarbeiten, Photos und einem Internetreisebericht auf einer Sonderseite berichten. Als Reisevorbereitung las ich Goethe: Italienische Reise (1787). Vor uns lagen weite, noch unbekannte Wochen. Angesichts der Wetterlage war das Fürchten gross, dass wir eher dem Winter als der südlichen Sonne begegnen würden. So verging die erste Reisewoche in Ruhelosigkeit. Immer fort, immer fort... wir suchten nicht den sicheren Hof eines Campingplatzes, sondern wollten von der Mobilität pro4itieren und dem Regen entkommen. Jeden Abend an einem neuen Ort, auf einem unbekannten Platz, das war unser Ziel. Schon bald mussten wir erkennen, dass die Aufforderung „Wohn mobil“, die wir ernst nahmen, eher der Tatsache entsprach „das Haus immer dabei/Mobil Home“, mit all seinen Bedingungen und Konsequenzen: Die Fragen nach Frischwasser, Elektrizität, Abwasserentsorgung etc. nahm unsere ganze Aufmerksamkeit voll in Anspruch. Man hätte einen burlesken Dokumentar4ilm drehen können... So nannten wir unser PfeiferMobil dann auch unser Chouchou No. II. Wollte es doch immer gehegt und gep4legt werden. Es stand im Mittelpunkt eines nomadischen Reisealltages und war für uns sehr gewöhnungsbdürftig. Der Schock Der strömende Regen trug dazu bei, dass wir uns entschlossen, in Richtung Genua zu fahren. Weg von Goethes, im Moment nassen Spuren, hin zu mehr Sonnenschein und konstruktiven Ideen. Durch wunderbare Landschaften fahrend, und uns kulinarisch verwöhnend, landeten wir dann wie geplant in der Nähe von Genua. Aus Sicherheitsgründen parkten wir unser Chouchou No. II in der nah gelegenen Stadt. Von hier ging es mit dem Zug ins Stadtzentrum. Am zweiten Tag entschlossen wir uns die Videoarbeit (Treppensturz) anzugehen. Somit fuhren wir mit dem Wohnmobil an den Drehort: Ein riesig angelegter Friedhof mit langen Treppen. Alles klappte wunderbar. Die Videoaufnahmen im Kasten, blaue Flecken und Mückenstiche verarztet, entschlossen wir uns noch einmal einen Zwischenhalt in der Innenstadt von Genua zu machen. Mit Müh und Glück fanden wir einen Parkplatz. Den Nachmittag verbrachten wir dann in der Bibliothek und auf einer Fototour in der Stadt.


Zurück zu unserem Chouchou No. II mussten wir mit Schrecken feststellen, dass unser Häuschen aufgebrochen war. Das kleine Seitenfenster wurde mit Gewalt aufgebrochen und jemand ist unsere gute Stube eingestiegen. In Windeseile entwendete man die Videokamera, einen digitalen Fotoapparat und einen kleinen Rucksack mit vielen persönlichen Dingen. Weg und fort war das Wiesel mit ihm meine Werkzeuge, sowie die gesamten Videoaufnahmen. Ich fühlte mich nackt und des Glücks betrogen. Nach grossem Schock, dem Besuch der genueser Polizei und vielem Nachdenken kamen wir zum Schluss: Es kann ja nur besser werden... Die Wende Goethe rief uns auf seinen Platz zurück -­‐ die „Italienische Reise“ in der Zwischenzeit fast ein zweites Mal gelesen, wurde unser Reiseführer. Auf einer Karte zeichneten wir Knotenpunkte ein, die er in seiner Zeit angepeilt hatte. Wir machten uns auf, die Städte und Orte in denen er war, aufzusuchen. Neugierig darauf, was aus ihnen geworden ist. „Betritt man Italien, so kreuzt man mit jedem Gang die Spuren seines Weges“, meinte auch Hugo von Hofmannsthal. Goethe hat mit seiner Reise und seinem Bericht das Bild vieler Nordländer (Deutsche, Schweizer) von Italien geprägt und beein4lusst. Goethes Reisegefährten (Hacke, Kniep, Tischbein) zeichneten die Natur und viele Denkmäler. Goethe selber wollte Bilder nach Hause bringen, die Zeugnis von seiner Reise ablegten. Er schrieb, nachdem er Kniep als Zeichner für seine Reise engagieren konnte:“...von heute an leben und reisen wir zusammen, ohne dass er weiter für etwas sorgt als zu zeichnen... Alle Konture gehören mein..., ...und jetzt erst kann ich von unserer Fahrt kurze Rechenschaft geben...“ Zu dieser Zeit gab es noch keine Ansichtskarten, die kamen erst Mitte 19. Jahrhundert in den Gebrauch. Interessant zu wissen ist, dass die Postkarte, auch „Correspondenzkarte“ genannt, von Österreich über Frankreich und Deutschland in ganz Europa Verbreitung fand. Gerade die Nachkommen von Goethe waren Weltmeister im Produzieren und Versenden von Postkarten... Seit einigen Jahren ist der Versand von Postkarten zurückgegangen. Ein Grund hierfür ist die Nutzung anderer Kommunikationswege. Grüße per E-­‐ Mail, SMS oder per E-­‐Card ersetzen oftmals die Postkarte. Diese Tatsache beein4lusste unter anderem meine Arbeiten, die während der Reise durch Italien entstanden. 3 Projekte (siehe auch Einleitung) In der Folge konzentrierte ich mich auf die Realisation von drei Arbeiten. Sie setzen sich mit nachfolgenden Fragen und den eigenen (Reise-­‐) Erfahrungen auseinander: Wo hört der Tourismus auf? Wo fängt das Reisen an? Kurze Reisestatistik: 50 (57) Tage im PfeiferMobil | 57 Städte | 6534 km | Verluste durch Diebstahl: Vidoecamera, Digitalphotoapparat, Strassenkarten, Manual vom PfeiferMobil, GPS, Rucksack mit persönlichen Sachen



„Auch ich in Arkadien“ | Postkarten | Fotographie Goethe; S. 153:“...Ich bemerkte wohl, dass Tischbein mich öfters aufmerksam betrachtete, und nun zeigt sich‘s, dass er mein Porträt zu malen gedenkt...Ich soll in Lebensgrösse als Reisender, in einen weissen Mantel gehüllt, in freier Luft auf einem umgestürzten Obelisken sitzend, vorgestellt werden, die tief im Hintergrund liegenden Ruinen der Campagna di Roma überschauend...“ In jeder auch von Goethe besuchten Stadt wurden Postkarten gekauft. Die abgebildeten Standpunkte, von denen aus die Postkarte gemacht wurde, suchten wir auf und stellten genau den gleichen Ausschnitt nach. Das Klischee wurde kopiert. Im Bild erscheint die weisse Figur als stellvertretender Tourist: “Auch ich in Arkadien.“ „Souvenir“ | Postkartenversand | Loch, Stempelabdruck Goethe; S. 152:“...indem Tischbein mir eine Reihe Kopien nach den besten Meister fertigen liesse, ....die erst in Deutschland, wo man von den Originalen entfernt ist, an Wert gewinnen und mich an das Beste erinnern werden...“ S. 176:“...Das schönste Papier ist gekauft, und wir nehmen uns vor, darauf zu zeichnen, obgleich die Menge, die Schönheit und der Glanz der Gegenstände höchst wahrscheinlich unserem guten Willen Grenzen setzt...“ S. 287:“... Kniep hatte eine recht bedeutende Ferne umrissen, weil aber der Mittel-­‐ und Vordergrund gar zu abscheulich war, setzte er, geschmackvoll scherzend, ein Poussinsches Vorderteil daran, welches ihm nichts kostete und das Bild zu einem ganz hübschen Bildchen machten. Wieviele malerische Reisen mögen dergleichen Halbwahrheiten enthalten...“ Die für die Fotogra4ien nicht verwendeten Postkarten wurden mit einem 2cm grossen Guckloch versehen (das Bildklischee durchbrochen), mit dem Satz „Mi sono perso“ gestempelt und in alle Himmelsrichtungen verschickt. Jede verschickte Postkarte ist ein Unikat. „Mi sono perso“ | Messingschilder im öffentlichen Raum „Italien ohne Sizilien macht gar kein Bild in der Seele: hier ist erst der Schlüssel zu allem...“, meint Goethe, als er die Insel betrat. Hier kehrten wir auch unserem virtuellen Reisegefährten Goethe den Rücken. Wir verliessen seine Spuren und folgten unserem Stern. Wir reisen. Vagabondieren, Irren, Kreisen, Verlieren etc. wird zum Statement. Dabei entdecken wir Neues, begegnen Menschen mit Namen und Geschichten. 15 Messingschilder -­‐ datiert mit den ungeraden Daten des Monats Septembers -­‐ werden im öffentlichen Raum von Italien platziert (grundsätzlich nicht erlaubt). Die Schilder sind ca. 30 cm ab Boden -­‐ Pinkelstelle von Hunden und anderen zweibeinigen Wesen -­‐ an Durchgangsstellen, Treppenstufen, Übergängen montiert. Die Schilder sind in Strassen mit Namen, die eine Vision, eine Poesie evozieren, angebracht: Vis Siracusa, Viale Paradiso, Corte degli Angeli, Sabbiadoro, Via Amore, Via S. Fortuna, Piazza die Miracoli, Via della Luce, Via de‘ Cerchi, Piazzetta del Limbo, Via Stella, Corte dello Zucchero, Via del Prosecco, Via Abbondanza, Via Semplicità.


Bologna | Via Valdonica ex Ghetto Ebraico


Paestum | Cerere Tempel


Ferrara | Via delle Volte


Monreale | Abside










Artikel gefunden in italienischer Boulevardpresse | August 2010



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