Environnement n. 62

Ambiente e Territorio in Valle d’Aosta Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - 70% - DCB Aosta

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Anno XIX ~ N° 62 ~ Marzo 2014 ~ ISSN-1720-6111

INIZIATIVE AMBIENTALI

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Ambiente e Territorio in Valle d’Aosta Sommario REGIONE AUTONOMA VALLE D’AOSTA Assessorato territorio e ambiente Direzione e redazione loc. Grand Chemin, 34 Saint-Christophe (AO)

Notizie

Editoriale 3

Iniziative ambientali Trekking Nature 2013

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Trekking Nature 2013: dietro le quinte

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Eco innovation en altitude

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La Casermetta

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Hanno collaborato M. Bocca, E. Ceaglio, I. Chiambretti, D. Dufour, M. Favre, J. P. Fosson, A. Garutti, M. Gheller, G. Giardini, S. Muti, S. Occhipinti, C. Pasquettaz, M. Piccardi, R. Rocco, S. Rollandoz, M. Trucco

Soggiorni transfrontalieri 2013

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WIKIAlps

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L’Osservatorio del Monte Bianco

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Fotografie A. Alborno, Arch. Assessorato territorio e ambiente, Arch. Parco Mont Avic, Arch. Uff. neve e valanghe

Il Parco Naturale del Mont Avic

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Résamont

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Progetto grafico Arnaldo Tranti

Il bollettino neve e valanghe

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Stampa Tipografia Valdostana (Aosta)

Le scienze della terra

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Le geoscienze in Valle d’Aosta

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Le olimpiadi delle scienze della terra

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Direttore responsabile Sandra Bovo Coordinamento redazionale Luca Franzoso, Marisa Gheller Redazione e impaginazione Matteo Giglio (Cooperativa “La Traccia”)

Registrazione presso il Tribunale di Aosta n° 8 del 30/04/1996 In copertina Paesaggio nei pressi del Rifugio Dondena nella Valle di Champorcher (foto Trekking Nature 2013) Stampa su carta ecologica e cellophanatura con film biodegradabile

Recensioni

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uesto numero di Environnement tocca vari temi e settori di interesse per il nostro Assessorato, non si tratta di un numero mono tematico bensì di notizie relative a iniziative e attività proposte negli ultimi mesi del 2013, rispetto alle quali possiamo iniziare, in alcuni casi, a delinearne la prossima evoluzione.

Stiamo vivendo un momento nel quale è sempre necessaria la premessa che occorre valutare attentamente la fattibilità, dal punto di vista economico finanziario, di ogni azione poiché purtroppo le risorse economiche sono drasticamente diminuite in ogni settore.

Si tratta di un discorso generale che coinvolge tutti, in questi anni di profonda crisi le restrizioni e i sacrifici richiesti a tutti fanno sì che anche la pubblica amministrazione debba porre sempre più attenzione alle proprie disponibilità di bilancio.

Brevemente, per quanto attiene al nostro Assessorato e in relazione a quanto affrontato in questo numero di Environnement, vale la pena sottolineare in generale l’attività legata all’Espace Mont Blanc. L’Assessorato territorio e ambiente si occupa del coordinamento delle attività dell’EMB per la Valle d’Aosta e io, in quanto assessore, ho l’onore di essere uno dei Vice Presidenti della Conférence Trasfrontalière de l’Espace Mont Blanc.

Le attività dell’Espace Mont Blanc si sviluppano su tutto il territorio e toccano vari settori, proponendo iniziative per coloro che vivono e lavorano in montagna. Al di là delle numerose attività illustrate in questo numero di Environnement, sono in fase iniziale una serie di progetti interessanti che riguardano, per esempio “le réchauffement climatique”, “la gestion de la fréquentation du Mont Blanc”, “les prospectives socio-economiques”, “les espaces naturels”. Tali progetti saranno sviluppati da gruppi di lavoro Franco-Svizzero-Italiani e la nostra Regione parteciperà come partner italiano. Sarà l’occasione per confrontarsi con altre realtà e soprattutto di contribuire allo sviluppo di una strategia che deve riuscire a salvaguardare l’eccezionale patrimonio naturale legato al Monte Bianco e nello stesso tempo creare le condizioni affinché le popolazioni che vi abitano possano vivere il territorio in un’ottica di valorizzazione della montagna.

Un altro punto che so essere di grande interesse, soprattutto per le famiglie, è quello del Trekking nature. Questa iniziativa, che di anno in anno vede aumentare il numero di richieste di partecipazione ed è continuamente arricchita con interessanti novità, sarà riproposta anche la prossima estate. L’intenzione è di continuare con tutte le attività di carattere ambientale che in qualche modo contribuiscono a far conoscere il territorio in cui viviamo, con l’auspicio che i ragazzi sviluppino una forte sensibilità nei confronti di tutte le tematiche legate alla natura e in generale al rispetto dell’ambiente.

Luca Bianchi Assessore al territorio e ambiente

environnement@regione.vda.it

Notizie

Cartoniadi della Valle d’Aosta: campionato di raccolta differenziata di carta e cartone

al 15 luglio al 15 agosto 2013, si sono svolte in Valle d’Aosta le Cartoniadi, olimpiade regionale della raccolta differenziata di carta e cartone che ha coinvolto le otto Comunità montane e il Comune di Aosta, nella loro qualità di soggetti titolari della gestione dei rifiuti urba-

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ni, in un confronto finalizzato ad ottenere, nel mese di gara, il maggior incremento di raccolta differenziata di tale tipologia di rifiuto, rispetto allo stesso periodo del 2012. L’iniziativa è nata da un accordo tra l’Assessorato territorio e ambiente e il Consorzio Nazionale recupero e riciclo degli imballag-

gi a base cellulosica (COMIECO), con il supporto del Comieco stesso e dell’Osservatorio Regionale sui Rifiuti (ORR). Nel periodo di gara, sono stati conferiti rifiuti di carta e cartoncino come sacchetti, giornali, riviste, libri, quaderni, opuscoli di ogni genere, confezio-

ni di riso, pasta, sale e altri alimenti, confezioni di dentifricio, prodotti per l’igiene personale e della casa, cartoni per bevande, latte e succhi di frutta, e di cartone come scatole e scatoloni.

Il percorso del riciclo di carta e cartone raccolti nelle Comunità

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Notizie

Gli enti premiati del campionato 2013 “Cartoniadi”.

Montane valdostane e nel Comune di Aosta si svolge con la seguente modalità: in prima battuta i rifiuti vengono stoccati al Centro regionale di trattamento dei rifiuti di Brissogne, dove vengono imballati, e successivamente portati a Palazzolo Vercellese (in provincia di Vercelli) presso la piattaforma Vescovo Romano & C. In quella sede, dopo una fase di pulizia, vengono avviati alla cartiera Sonoco Alcore-Demolli di Cirié (Torino) che produce nuovi prodotti cartacei. I dati del 2011 dimostrano come la Valle d’Aosta sia assolutamente virtuosa in materia di recupero e riciclo: il 98,9% della carta e del cartone raccolti in Valle d’Aosta viene effettivamente recuperato. I rifiuti di carta e cartone conferiti alle cartiere secondo le modalità descritte e concordate con il Comieco sono tracciabili in ogni loro passaggio e sono certificati nella percentuale effettiva di valorizzazione come materia. Il tutto avviene secondo le finalità e gli obiettivi di recupero fissati dalle direttive comunitarie.

I dati del XVIII Rapporto sulla raccolta differenziata di carta e cartone presentato da Comieco quest’estate, hanno presentato un quadro positivo per la Valle d’Aosta in materia di riciclo dei materiali cellulosici nel 2012: risultavano infatti quasi 9650 tonnellate di carta e cartone raccolti in modo differenziato, un dato in linea con quello dell’anno precedente

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(-0,7% rispetto al 2011) e pari a 75,9 kg di media pro capite, e decisamente superiore alla media nazionale (48,9 kg/ab). Con l’obiettivo di migliorare questo risultato e di investire ulteriormente sulla raccolta differenziata e il riciclo dei materiali cellulosici in Valle d’Aosta, l’Amministrazione regionale ha messo in atto azioni di sensibilizzazione ad hoc quali “Le Cartoniadi” che, con oltre 900 tonnellate di carta e cartone raccolte nel periodo di gara, è riuscita ad incrementare del 22% la propria performance rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’iniziativa ha coinvolto, in primo luogo, le istituzioni territoriali, che a loro volta, hanno sollecitato cittadini, famiglie, associazioni, negozi e uffici presenti sul loro territorio. Con più di 40 tonnellate di carta e cartone raccolte, la Comunità montana Grand Combin si è dimostrata la più virtuosa, facendo registrare un incremento di oltre il 45% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, aggiudicandosi così il primo premio in denaro di 15.000 euro. Al secondo posto si è classificata la Comunità montana Mont Rose che, con un aumento della raccolta di carta e cartone del 35%, ha vinto un premio di 10.000 euro. Terzo posto e un premio di 5mila euro sono andati alla Comunità montana Mont Emilius che ha registrato un incremento del 32% rispetto allo stesso periodo del 2012. Tutti i premi

assegnati sono stati destinati a concreti interventi ambientali e sociali come l’acquisto di libri per le scuole o l’installazione di nuovi impianti fotovoltaici.

Questo progetto ci insegna che, con pochi ma semplici gesti nella vita quotidiana, si può dunque migliorare la qualità del nostro ambiente, prestando particolare attenzione all’attività di raccolta differenziata dei rifiuti, come quello di carta e cartone. È bene ricordare comunque che l’Amministrazione regionale è da anni impegnata nei confronti della popolazione e delle istituzioni, nella valorizzazione dei rifiuti raccolti in forma differenziata. La Valle d’Aosta, proprio nel perseguire la certezza della tracciabilità dei rifiuti raccolti, fino al conferimento in impianti che ne assicuri il recupero, ha sottoscritto con il CONAI l’accordo generale e con i singoli consorzi di filiera, fra cui il Comieco, le convenzioni operative, sin dal 2003. La Valle d’Aosta, inoltre, è stata la prima e l’unica che ha sottoscritto direttamente come Regione tali accordi e convenzioni, in modo da avere la certezza che tutti i rifiuti valorizzabili conferibili ai consorzi di filiera del CONAI avessero tale destinazione. Nel resto d’Italia, infatti, la sottoscrizione degli accordi/convenzioni è volontaria e viene effettuata dal singolo Comune.

Marisa Gheller

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Deux rendez-vous internationaux à Saint-Vincent: le séminaire sur la sécurité routière en milieu alpin et le 54ème Comité permanent de la Convention Alpine

otre Région autonome a été à la une de la Convention Alpine les 15 et 16 octobre derniers, quand Saint-Vincent et son prestigieux Centre des Congrès, tout récemment rénové, ont accueilli deux rendez-vous dans le cadre de la présidence italienne de la Convention 2013-2014.

Organisés grâce à l’engagement conjoint des services régionaux afférent à l’Assessorat du territoire et environnement et à l’Assessorat des ouvrages publics, protection des sols et logement public, ainsi que de la Fondation Montagne Sûre de Courmayeur, deux événements majeurs ont eu lieu: un séminaire sur la sécurité routière en milieu alpin et la séance du 54ème Comité Permanent, organe exécutif de la Convention Alpine.

A l’ordre du jour du Comité Permanent, des thèmes tels que l’état d’avancement du plan d’action sur les changements climatiques, les résultats des travaux des plate-formes «gestion de l’eau» et «risques naturels», la participation coordonnée à l’Expo 2015 de Milan.

Mais l’argument qui a attiré le plus l’attention des membres du Comité Permanent, aussi bien que des médias, a été, incontestablement, l’élaboration de la stratégie macro régionale alpine, processus actuellement en cours au niveau des Etats et de l’Union européenne, qui vise en effet la création d’une macrorégion des Alpes.

Il s’agit d’une stratégie capitale pour nos régions, puisqu’elle vise

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la mise en place d’une entité pouvant jouir d’une reconnaissance politique de ses spécificités et de ses atouts, ayant notamment trait aux ressources naturelles et culturelles, aux économies touristiques, au réseau des transports, à la recherche scientifique. La stratégie macro régionale alpine se développe autour des objectifs suivants: assurer la croissance, la compétitivité et l’innovation, promouvoir une organisation territoriale adaptée, préserver la biodiversité et les milieux naturels tout en garantissant une gestion durable des ressources. La macrorégion pourra aussi garantir une meilleure exploitation des fonds européens et l’épanouissement des bonnes pratiques de coopération entre régions.

Témoignant de l’actualité de ces thèmes de travail, ont participé

aux rencontres de Saint-Vincent, en sus des autorités régionales et locales et du vaste partenariat international, Marco Flavio Cirillo, secrétaire d’Etat délégué à la politique de la montagne, Président de la Convention Alpine, et Corrado Clini, directeur général du

Ministère de l’Environnement et ancien ministre.

Stefania Muti (funzionario della Struttura pianificazione e valutazione ambientale, Assessorato territorio e ambiente)

La Présidence du 54ème Comité permanent de la Convention Alpine.

La Convention alpine est le traité international reliant les huit États alpins: Allemagne, Autriche, France, Italie, Liechtenstein, Monaco, Slovénie et Suisse, ainsi que l’Union européenne. Recouvrant les dimensions environnementales, sociales, économiques et culturelles, l’objectif de ce traité est la promotion du développement durable de la région des Alpes et l’essor de ses habitants. Les années 2013 et 2014 voient l’Italie assurer la présidence de la Convention. La Région autonome Vallée d’Aoste a signé un protocole de collaboration ad hoc avec le Ministère italien de l’Environnement et les autres régions et provinces autonomes de l’espace alpin, afin de voir garantie sa participation active aux initiatives de la présidence italienne et de pouvoir ainsi contribuer à l’élaboration des stratégies futures.

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La sicurezza stradale nelle Alpi e la gestione del rischio legata ai pericoli naturali: criticità, best practices e opportunità

el corso del workshop “La sicurezza stradale nelle Alpi e la gestione del rischio legata ai pericoli naturali: criticità, best practices e opportunità”, organizzato dalla Presidenza della Convenzione delle Alpi in collaborazione con la Regione Autonoma Valle d’Aosta il 15 ottobre 2013 a Saint-Vincent, in apertura al 54° Comitato Permanente della Convenzione delle Alpi, sono stati presentati le diverse esperienze gestionali e i progetti realizzati per garantire la sicurezza della rete viaria in ambito montano, con particolare attenzione alle problematiche di difesa dai pericoli naturali e del traffico nei tunnel transalpini.

Gli esperti presenti a Saint-Vincent hanno in particolare indicato come l’impiego delle migliori tecnologie e l’adozione di puntuali procedure gestionali e di comunicazione delle informazioni rappresentino gli strumenti più efficaci per assicurare la piena efficienza delle infrastrutture e il loro utilizzo in sicurezza da parte di tutti, ma anche per ciò che concerne la qualità dell’ambiente nel suo complesso, la qualità dell’aria e l’inquinamento acustico.

I lavori della seconda sessione del workshop, dedicato alle possibili soluzioni da adottare a lungo termine e al ruolo delle Alpi come laboratorio transfrontaliero, sono stati aperti da Corrado Clini, ora Direttore Generale del Ministero dell’Ambiente, dicastero competente per la Convenzione delle Alpi, che ha sottolineato l’importanza della manutenzione del territorio, strumento per garantire la sicurezza in montagna, alla quale è necessario assicurare con regolarità i finanziamenti occorrenti.

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La seconda sessione del workshop ha quindi analizzato le possibili strategie di lungo termine per la prevenzione e la gestione integrata dei rischi e pericoli naturali nelle Alpi che necessitano di finanziamenti con regolarità. La manutenzione del territorio costituisce uno strumento centrale per garantire la sicurezza in montagna e per cui occorre definire linee guida e piani per l’adattamento locale ai cambiamenti climatici, basati su dati e scenari ambientali e climatici comparabili nel tempo, di aiuto alla valutazione di strategie di pianificazione territoriale e di gestione e prevenzione del rischio.

Tali finanziamenti possono costituire un investimento anche per contenere eventuali maggiori costi futuri derivanti da un mancato adattamento, e in tal senso possono essere considerati una misura di razionalizzazione strategica per lo sviluppo del territorio. Il caso alpino è di grande interesse un “laboratorio” unico per capacità di scambio di esperienze e cooperazione transfrontaliera.

Il workshop ha permesso di presentare alcuni risultati dell’impegno dell’Amministrazione regionale su tali tematiche, fondamentali per una realtà totalmente montana come la Valle d’Aosta.

Per quanto riguarda la qualità dell’ambiente nel suo complesso (la pianificazione territoriale, la qualità dell’aria, l’inquinamento acustico con riferimento all’argomento della gestione integrata e sostenibile dei flussi di traffico) è stata presentata l’esperienza di partecipazione al progetto di cooperazione transnazionale Spazio Alpino 2007-2013 denominato MONITRAF, strumento di analisi del traffico stradale interalpino e

transalpino che elabora modelli innovativi volti a mitigare gli impatti negativi sull’uomo, sull’ambiente e sull’economia.

In merito al settore della difesa dai rischi idrogeologici, sono state presentate le esperienze di gestione del rischio, sottolineando in particolare le questioni di sicurezza della viabilità, soprattutto in montagna: l’informazione, che deve essere concreta ed univoca; la carenza di risorse finanziarie, che si ripercuote sugli interventi di manutenzione straordinaria delle infrastrutture e del territorio;

la necessità di elaborare proposte legislative che siano più attente alle esigenze delle popolazioni di montagna e dei temi relativi alla responsabilità degli operatori, dei tecnici e degli amministratori.

Raffaele Rocco (coordinatore del Dipartimento programmazione, difesa del suolo e risorse Assessorato opere pubbliche, difesa del suolo e edilizia residenziale pubblica)

Inverno 08/09: galleria paravalanghe “Bounisson” a Gaby.

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Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti: la quinta edizione in Valle d’Aosta

al 18 al 24 novembre 2013, si è svolta in Valle d’Aosta la quinta edizione della Settimana europea per la riduzione dei rifiuti. I valdostani hanno accolto con molto interesse e partecipazione le iniziative organizzate dall’Assessorato territorio e ambiente su tutto il territorio valdostano, volte a promuovere la cultura del riciclo, la riduzione degli imballaggi durante la spesa e a sostenere la rete del riuso dei beni.

La Settimana è iniziata con i due approfondimenti televisivi in onda sulla rete regionale di RAITRE, nelle serate di martedì 19 novembre e mercoledì 20 novembre, realizzati in collaborazione con la Struttura Programmi Valle d’Aosta, durante i quali sono

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stati presentati le attività e le azioni intraprese nell’ambito del Programma triennale di Riduzione dei Rifiuti 2011-2013 così come le modalità per ottimizzare la pratica del compostaggio. In particolare questa seconda serata ha registrato un soddisfacente ascolto, con uno share del 26,94% quantificabili in quasi 18 mila spettatori.

Al fine di coinvolgere attivamente il pubblico, è stato inoltre allestito un punto informativo itinerante, che ha fatto tappa il 21, 22 e 23 novembre ad Aosta e presso i mercati di Morgex e Pont-SaintMartin, con l’obiettivo di fare chiarezza sulle azioni realizzabili per ridurre i rifiuti e per migliorare la raccolta differenziata. I cittadini sono stati coinvolti in un gioco-test per verificare la loro

bravura nella riduzione dei rifiuti e nella compilazione di un eco check-up per monitorare le azioni individuali attuate per prevenire la produzione dei rifiuti durante la spesa e conoscere alcuni consigli per gli acquisti con imballaggio ridotto. L’attività di sensibilizzazione è stata affiancata da laboratori di piazza per il riciclo creativo, destinati ai più piccoli e dalla distribuzione di gadget come la carta da pacchi natalizia realizzata con carta riciclata.

Novità di questa edizione è stata la premiazione dei migliori progetti delle scuole primarie e paritarie della Valle d’Aosta che hanno aderito al bando «Moins d’ordures pour les générations futures». Il concorso, promosso dall’Assessorato territorio e

ambiente in collaborazione con l’Assessorato all’istruzione e cultura, aveva come temi principali la riduzione, la raccolta e la differenziazione dei rifiuti e del compostaggio. I progetti, valutati secondo criteri ben precisi, hanno spaziato dalla capacità di far rete tra classi differenti e appartenenti a plessi diversi, a quella di mettere in campo azioni progettuali riproducibili nel tempo verso altri soggetti, dall’analisi dei bisogni e della messa in atto di azioni di verifica degli obiettivi, al grado di coinvolgimento dei ragazzi, delle loro famiglie e della comunità in cui vivono. Al primo posto si è classificata la Scuola primaria del Quartiere Cogne di Aosta dell’Istituzione scolastica Emile Lexert, il secondo posto è andato alla

Nelle immagini di questa pagina, SERR 2013, stand in Piazza Chanoux ad Aosta.

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Notizie

LA RETE DEL RIUSO BENI DUREVOLI

BENI SEMI-DUREVOLI

Mobili, articoli d’arredamento, tappeti e rivestimenti per mura e per pavimenti

Vestiario e calzature

Elettrodomestici, apparecchi radio-TV, di registrazione e di riproduzione del suono e delle immagini, computer e periferiche, accessori; apparecchi vari per la casa

Cristalleria, vasellame, minuterie varie e materiale elettrico per la casa

Utensileria meccanica ed altre apparecchiature per la casa; apparecchi fotografici e ottici Apparecchi e materiale terapeutico Bigiotteria e gioielleria

Biancheria ed altri articoli tessili per la casa

Materiale e forniture da scrivere e da disegno Libri, giochi e giocattoli, articoli personali Tra i beni durevoli sono esclusi, per la loro palese specificità, le autovetture e gli altri mezzi di trasporto a motore ed i relativi accessori.

Strumenti musicali ed altri articoli ricreativi Articoli sportivi e relativi pezzi di ricambio Biciclette altri mezzi di trasporto non a motore

Nelle due immagini piccole, premiazione dell’iniziativa “Moins ordures pour les générations futures”.

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In basso, SERR 2013, stand in Piazza Chanoux ad Aosta

Scuola primaria di Nus dell’Istituzione scolastica Mont Emilius 1, il terzo premio è stato assegnato alla Scuola primaria di Courmayeur dell’Istituzione scolastica Valdigne-Mont Blanc. Alle tre scuole vincitrici è stato consegnato un premio di 1500 euro che potrà essere speso in beni materiali o in servizi funzionali alla realizzazione dei progetti. È stato, infine, pubblicato sul sito internet regionale l’elenco dei primi aderenti all’Accordo volontario tra l’Assessorato territorio e ambiente e le Associazioni di categoria dei commercianti e degli artigiani (Ascom-Confcommercio VdA, Confartigianato, Associazione Artigiani VdA, l’A.V.C.U.), sottoscritto il 13 marzo 2013 e previsto nell’ambito del Programma triennale per la riduzione e la prevenzione dei rifiuti 20112013. L’obiettivo di tale accordo è l’allungamento della durata della vita di beni durevoli e semidurevoli, altrimenti destinati a diventare rifiuti, attraverso la creazione di una rete del riuso e della riparazione. A questo fine, i commercianti e gli artigiani che riparano beni, o vendono beni usati, o offrono servizi di noleggio, hanno l’opportunità di essere inseriti in un elenco pubblicato e pubblicizzato sul sito istituzionale della Regione Valle d’Aosta. Ad

avvalorare l’adesione, è fornita gratuitamente agli aderenti una vetrofania di riconoscimento da applicare nella sede dell’esercizio commerciale. Questa iniziativa è da considerarsi un’ottima opportunità di promozione e pubblicità gratuita dei servizi offerti dagli operatori delle diverse attività dislocate sul territorio. Coloro che intendono aderire possono farlo in ogni momento, senza obbligo di iscrizione alle diverse associazioni di categoria, compilando la scheda disponibile sul sito regionale nella sezione territorio e ambiente inviandola al seguente numero di fax 0165-272119 oppure all’indirizzo mail: territorio_ambiente@ regione.vda.it.

Il bilancio di questa quinta edizione della Settimana europea per la riduzione dei rifiuti in Valle d’Aosta è stato positivo. L’obiettivo di sensibilizzare i consumatori e la comunità sulle strategie e le politiche di prevenzione dei rifiuti è stato centrato, grazie alle iniziative di piazza messe in campo e al diretto coinvolgimento dell’universo scolastico e soprattutto dei più piccoli: protagonisti in un futuro prossimo delle importanti decisioni in materia di gestione dei rifiuti.

Marisa Gheller

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Conférence transfrontalière Mont-Blanc

Chamonix, deux temps forts pour la mise en œuvre de la Stratégie d’Avenir du Massif du MontBlanc: Le lancement des Groupes de travail thematiques et la signature de la delcaration d’intention en vue d’un GECT

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Un nouveau résultat a été rejoint, mercredi 22 janvier 2014 à Chamonix, lors de la Conférence transfrontalière Mont-Blanc, rencontre qui s‘est déroulée avec la participation des représentants des collectivités territoriales voisines du massif - Vallée d’Aoste, Savoie (France) et Valais (Suisse) – qui ont approuvé le lancement des groupes de travail thématiques destinés à concrétiser la stratégie d’Avenir du Massif du Mont Blanc et la signature de la déclaration d’intention en vue de la constitution d’un Groupement européen de coopération territoriale (GECT).

Organisés autour de «projets prioritaires», les groupes de travail devront examiner les orientations qui pourraient être éligibles à la programmation communautaire 2014-2020 et répondre aux choix thématiques de l’Union européenne et de la Nouvelle politique régionale suisse. La structuration juridique de l’Espace Mont–Blanc serait un signe fort de l’engagement des territoires pour porter une politique commune et concertée dans un pays pilote de l’Arc Alpin à la fois outils et symbole de la coopération transfrontalière trinationale.

Marisa Gheller

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“800 metri del nostro passato”: le miniere di carbone al centro della festa patronale di Morgex

e le feste patronali hanno il compito di far riscoprire ai cittadini la storia del proprio paese, Morgex ci è riuscita proprio bene! Venerdì 7 febbraio scorso, nell’ambito degli eventi organizzati per celebrare il Bienheureux Vuillerme de Léaval, è stato promosso dal Comune di Morgex in collaborazione con l’Assessorato territorio e ambiente e grazie al

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materiale iconografico fornito dall’archivio storico regionale e da RAI VdA, un incontro pubblico sul tema delle miniere di carbone, intitolato “800 metri del nostro passato”. Testimonianze, ricordi e aspetti tecnici del distretto minerario La Thuile-Morgex che hanno accompagnato il rapido processo di industrializzazione della Valdigne marcando un forte impatto

sociale nella popolazione locale, sono stati i veri protagonisti dell’appuntamento. I racconti sono arrivati proprio dalla voce di chi ha vissuto la miniera in quegli anni, da quelle figure - diverse per le competenze assegnate che hanno vissuto i famosi “800 metri” del passato del Comune di Morgex. Sono stati Giovanni Remondaz (tecnico meccanico),

Mauro Negrini (minatore), Sergio Bernardini (direttore di miniera) e Enrico Civelli (ingegnere e progettista) a raccontare aneddoti ed esperienze vissute direttamente, ricreando in sala un’atmosfera suggestiva, come uscita da una cartolina in bianco e nero.

L’arrivo della Cogne a Morgex ha accelerato l’incontro tra la società agricola e contadina con

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In alto, il percorso del minerale da La Thuile a Morgex.

Nella pagina accanto, gli impianti di arricchimento del minerale a Morgex (1952).

quella industriale contribuendo fortemente a cambiare il volto del paesino situato ai piedi del Monte Bianco. Ma questi cambiamenti non hanno investito solo il tessuto economico, hanno avuto anche degli effetti su tutta la società. Uno degli aspetti sociali più importanti è stata sicuramente l’immigrazione, fenomeno che ha fatto registrare a Morgex l’arrivo di centinaia di minatori, a volte con le loro famiglie. Questo ha generato una vera e propria apertura sociale, prima ancora che si potesse parlare di sviluppo turistico.

A supporto delle testimonianze intervenute è stato proiettato, ad apertura incontro, un filmato dal titolo “Miniere - Documentazione delle attività minerarie della Società” risalente al 1938 del regista Marco Elter, un documentario che ha illustrato il duro lavoro dei mi-

natori, le tecniche di coltivazione della miniera e le fasi di trasporto del carbone.

Il giacimento di antracite di La Thuile è stato già sporadicamente sfruttato nell’800. Uno sfruttamento più razionale ed intensivo del giacimento ebbe inizio nei primi decenni del XX secolo. In questa zona carbonifera sono state rilasciate, nel corso degli ultimi 2 secoli, diverse concessioni minerarie nonché diversi permessi di ricerca.

In sinistra idrografica del torrent du Ruitor, appena a monte dell’abitato di La Thuile, si estende, verso ovest, la concessione mineraria denominata Terre Nere più conosciuta, dai minatori, come «miniera del Preylet» mentre in destra idrografica, verso est si estende la concessione mineraria denominata Colle Croce. In queste 2 principali concessioni veniva

coltivato (popolarmente definito “estratto”) il minerale che dopo un lungo viaggio raggiungeva gli impianti siderurgici (acciaierie) siti ad Aosta. Questo lungo viaggio iniziava dentro i filoni di carbone ai vari livelli di coltivazione, dove i minatori, con non poche difficoltà, staccavano l’antracite dai banchi incassati nella roccia e attraverso fornelli (una sorta di scivoli) la caricavano, tramite tramogge su vagoncini che spinti a mano, erano svuotati in pozzi fino a raggiungere capienti silos.

I livelli principali della miniera erano 9 dalla quota 1738 m s.l.m. (livello 1) fino alla quota del livello 9 (1373 m s.l.m.). Nei disegni della miniera risulta indicato anche un livello intermedio posto alla quota di 1635 m s.l.m. Vale la pena di ricordare che i livelli n. 8 e 9 erano posizionati sotto la quota dell’im-

bocco del Villaret (quota 1485 m s.l.m.) e pertanto potevano essere raggiunti solo grazie all’utilizzo di pompe idrovore che consentivano di eliminare quell’acqua che li avrebbe invasi. Le tramogge, contenitori indicativamente a forma di tronco di piramide ancorati stabilmente alla roccia, muniti di apertura sul fondo, venivano utilizzati per raccogliere dall’alto il minerale per poi scaricarlo verso il basso. Il carbone, coltivato nella miniera del Preylet e caricato sui vagoni trainati da un potente locomotore, usciva dall’imbocco del Preylet e attraversava il ponte ferroviario sul torrente e per immettersi, tramite l’imbocco del Villaret, posto a monte dell’omonimo villaggio minatori a quota 1485 m s.l.m., nel settore minerario denominato Colle Croce.

Dopo aver percorso la via princi-

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pale di carreggio del Villaret lunga 1570 m il carbone del Preylet veniva riversato, come il carbone coltivato nella miniera Colle Croce, nei silos di carico dell’impianto SKIP. Lungo questa via di carreggio si aprivano alcuni settori minerari in cui veniva effettuata la coltivazione e l’attività di ricerca. La via di carreggio è una ferrovia realizzata in galleria e utilizzata per il trasporto del minerale, dei materiali e del personale.

L’impianto SKIP era un impianto realizzato su un piano inclinato artificiale in galleria e veniva utilizzato generalmente per il trasporto del minerale, dei materiali e in alcuni casi anche del personale ai vari livelli della miniera.

L’impianto SKIP, nonché discenderia principale della miniera di La Thuile, realizzato all’interno di un banco di carbone, aveva uno sviluppo totale di circa 472 m e, come i banchi di carbone, la sua inclinazione risulta pari a circa

39°. Lo SKIP della miniera era un grosso cassone metallico trainato, su binari, tramite una grossa fune metallica ammarata (ancorata) al tamburo (grossa puleggia metallica rivestita di resistenti tavole di legno) del potentissimo argano situato, ancora oggi, nella sala argano posta alla quota 1765 m s.l.m. (imbocco Granier). Lo SKIP (il cassone) veniva caricato tramite tramogge poste alla base di silos di carico del minerale posti lungo la discenderia.

Sul lato opposto della rotaia, per facilitare la risalita dello SKIP carico di carbone, era presente un contrappeso dotato di ruote e che correva su binari parallelamente alla discenderia e in senso contrario allo SKIP. Il contrappeso era un grosso elemento metallico (come una grossa trave) trainato tramite fune metallica ammarata (ancorata) all’altro tamburo dell’argano.

L’impianto SKIP è stato realizzato nel primo dopoguerra (1946) in

Caricamento delle benne tramite le tramogge.

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sostituzione di quello esistente che era dotato di 2 argani che trainavano tramite funi piccoli vagoncini. Lo SKIP (il cassone), per essere caricato, raggiungeva quote inferiori rispetto alla quota della via principale di carreggio del Villaret (m 1485/1491 s.l.m.).

La quota del fondo corsa SKIP è pari a 1466 m.

Il carbone portato dallo SKIP al livello n. 1 denominato Colle Croce (1738 m s.l.m.) veniva scaricato in silos posti sopra di tale livello per essere successivamente caricato su vagoni trainati da un potente locomotore che percorrendo la lunga galleria di carreggio denominata Arpy (sviluppo 3290 m circa).

Il convoglio del minerale usciva poi dall’imbocco di Arpy (quota 1740 m s.l.m.) posto a monte dell’omonimo villaggio minatori per proseguire lungo un tratto di ferrovia «allo scoperto» (così definita nei disegni tecnici risalenti agli anni ‘30) fino a raggiungere

dopo un percorso di 1683 m la stazione di carico del minerale di Arpy (1698 m s.l.m.).

Alla stazione di carico erano presenti i silos in cui il minerale era scaricato dai vagoni del convoglio. Il carbone attraverso tramogge poste alla base di silos era caricato sulle benne (carrelli) della teleferica.

Dalla stazione di carico del minerale di Arpy (1698 m s.l.m.), il minerale percorreva nelle benne un percorso lungo 1900 m fino alla stazione di arrivo di Morgex posta a ca. 1000 m s.l.m.

Sotto la stazione di arrivo del carbone era stato realizzato, nel periodo compreso tra la fine degli anni ‘20 e l’inizio degli anni ‘30, l’imponente impianto di arricchimento del minerale (laverie).

L’impianto di trattamento si sviluppava, in altezza, dai circa 920 m s.l.m. dei piazzali posti nelle vicinanze del ponte sulla Dora Baltea fino alla quota della stazione di arrivo della teleferica (circa

Notizie

1000 m s.l.m.) quindi per circa 80 m in verticale.

Il minerale scaricato nei silos della stazione di arrivo subiva una prima selezione manuale sulla “tavola scossa” che come dice il nome vibrava consentendo a esperti occhi e abili mani di effettuare lo scarto del materiale indesiderato (parte dello sterile, legname, ecc.).

Il materiale che passava questa preliminare operazione, era inviato ai frantoi per ridurne la dimensione e successivamente una ulteriore selezione veniva operata con i crivelli.

In sintesi, i crivelli erano delle grosse vasche riempite di acqua e nelle quali il carbone (densità 1,8-2 Kg/dm3 - parte più leggera) scosso da potenti stantuffi era separato fisicamente dallo sterile (densità media superiore a 2,5 Kg/dm3 - parte più pesante).

Lo sterile, più pesante, si posizionava nella parte bassa ed era scaricato tramite saracinesche ed, infine, trasportato e depositato all’esterno dell’impianto mentre il carbone selezionato mediante appositi vagli era trasportato e scaricato, in base alla pezzatura (da 18 a 45 mm), nei 5 silos (di 120 tonnellate di capacità) presenti nel Fabbricato “Stura”.

L’acqua utilizzata nei crivelli era convogliata con la parte fine del carbone, in sospensione, nella vasca di decantazione. Il fine opportunamente essiccato (polverino) veniva miscelato, nell’impianto di bricchettaggio, al materiale agglomerante (materiale bituminoso) per realizzare, tramite una pressa, gli ovuli utilizzabili essenzialmente nel riscaldamento.

Nell’impianto di arricchimento di Morgex erano allocati, oltre agli impianti sopra descritti, anche l’officina meccanica, l’officina elettrica, la falegnameria, gli uffici, i garage, i vari magazzini, gli spogliatoi, l’infermeria, lo spaccio e altri fabbricati utilizzati dagli operai.

Il carbone di varie pezzature e gli ovuli, caricati sui vagoni ferroviari, erano trasportati, grazie alla presenza della linea ferroviaria Aosta - Pré-Saint-Didier, fino all’impianto siderurgico di Aosta distante circa 28 km (27+841).

LA TESTIMONIANZA DI MAURO NEGRINI “Avevo 20 anni.

Era una giornata come tante in miniera. Anzi No. Era durante il periodo natalizio del 1953. Avevo 20 anni. Eravamo in due al colle Croce. Solo in due, io e il mio capo, perché gli altri minatori avevano preso qualche giorno di vacanza; era Natale! C’erano alcuni lavori nei pressi di un fornello:si smussavano le butte, si fissavano le butte.

Si tagliavano le tavole, si inchiodavano le tavole. Poi un fragore. Sono rimasto sotto una frana. Avevo 20 anni.

Sono arrivato giù in tramoggia insieme al carbone. Avevo 20 anni e mi è andata bene. Avevo una bustina dei tedeschi sotto il casco. Il casco e la bustina si sono girati sul viso e così ho potuto … (respirare). E così mi è andata bene. Il mio capo mi ha tirato giù, ha scaricato tutto il carbone con molta fatica, era da solo! e dopo un’eternità, sono uscito assieme al carbone dalla tramoggia. Avevo 20 anni e mi è andata bene. Ho fatto 19 giorni di ospedale, ho rotto un timpano insieme ad un paio di costole ma mi è andata bene nel “53” forse perché avevo 20 anni.”

BREVI CENNI STORICI Non è conosciuto da quanto tempo si faccia uso dell’antracite alpina (Alta Valle d’Aosta, Savoia e Vallese) ma si è sicuri che veniva usata principalmente per soddisfare i bisogni locali, quindi il riscaldamento e per la cotture della calce. Agli inizi, l’estrazione avveniva senza alcuna logica ed alcuna programmazione, abbattendo il carbone agli affioramenti e penetrando poi in profondità per qualche metro. A La Thuile sono molte le località dove questo lavoro irregolare e saltuario venne compiuto.

Nel 1903, l’Ufficio geologico era stato incaricato ad effettuare un completo rilevamento geologico del carbonifero in Valle d’Aosta, affidandone lo studio ai Professori Franchi e Stella. Fu così tracciata la prima carta geologica di tutto il carbonifero tra il Piccolo ed il Grand San Bernardo. La pubblicazione fu accompagnata da una memoria descrittiva molto dettagliata, ancora oggi documento di consultazione per gli studi del carbonifero alpino. Purtroppo però, la gran parte dei terreni era, all’epoca, inaccessibile e questo motivo non permise una sufficiente attività di investigazione da parte degli esperti. Lo studio portò i geologi a dedurre pessime conclusioni in materia di sfruttamento dei giacimenti valdostani di carbone.

Fu poi la guerra e la necessità di dover disporre di una notevole quantità di carbone a spingere il Commissario Nazionale dei Combustibili a favorire lo sviluppo dei lavori di coltivazione in Valle d’Aosta, in particolare quelli di La Thuile. Dopo un periodo di non coordinate attività di coltivazioni su tutto il territorio dell’Alta Valle e la persistenza dell’elevato prezzo estrattivo del carbone dovuto al trasporto in autocarro da La Thuile ad Aosta, si resero necessari importanti interventi, quali l’unificazione dei lavori minerari secondo uno schema ben preciso e calcolato, la realizzazione di una catena di grandi impianti di trasporto del minerale e il prolungamento della ferrovia da Aosta verso l’alta valle. Nei primi decenni del XX secolo, solo un potente colosso industriale come la “Cogne”, già presente ad Aosta e forte consumatrice di antracite, poteva investire e, di conseguenza realizzare, questo grande progetto industriale.

I lavori dell’impianto ferroviario iniziarono nel settembre del 1927, con il contributo di 30 milioni di lire a carico dello Stato ed i restanti 8 milioni a carico della Soc. Cogne, e la linea fu aperta all’esercizio il 28 ottobre 1929, rappresentando per tanti anni un mezzo di trasporto insostituibile.

In quegli anni, la Soc. Cogne rilevò diverse concessioni minerarie quella di Cretaz (gli antichi cantieri di Barbeblanche), Villaret, Bosco della Golettaz, Preylet, Berrier sur Plat (la prima coltivazione razionale impostata su tre livelli a distanza di 40 metri circa l’uno dall’altro, oggi denominata Colle della Croce), la Tour, Belvedere e Piccolo San Bernardo.

Marisa Gheller e Renato Stevanon (funzionario della Struttura attività estrattive e rifiuti Assessorato territorio e ambiente)

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Iniziative ambientali

I

n Valle d’Aosta, soggiorni estivi in montagna organizzati per bambini e ragazzi valdostani di età compresa tra i 7 e i 16 anni, allo scopo di avvicinare i giovani partecipanti al mondo alpino ed educarli al rispetto dell’ambiente.

TREKKING NATURE 2013

lla scoperta della natura imparando ad averne cura” è stato il tema dell’edizione del Trekking Nature 2013, un’iniziativa a carattere ambientale ormai divenuta una realtà consolidata nella nostra regione, che ogni estate, nei mesi di luglio e agosto, coinvolge quasi 200 ragazzi valdostani dai 7 ai 16 anni. Si tratta di soggiorni educativi con una durata di 6 giorni (dal lunedì al sabato), organizzati dall’Assessorato territorio e ambiente. Le escursioni, programmate in modo da coprire buona parte del territorio alpino della Valle d’Aosta, prevedono pernottamenti in strutture extra-alberghiere, quali rifugi, bi-

vacchi, ecc. allo scopo di avvicinare i giovani partecipanti alla montagna, sensibilizzarli verso tematiche legate alla natura e al rispetto dell’ambiente.

Oltre a promuovere l’aggregazione e la socializzazione tra coetanei provenienti dalle diverse località valdo-

“A

Trekking Nature 2013 - turno 5.

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di MARISA G HELLER*

stane, vuole essere anche un modo originale per sviluppare, da un lato, l’autonomia psico-fisica dei partecipanti e, dall’altro, migliorare la conoscenza della montagna, del territorio e dell’ambiente, in particolare i temi del ciclo di vita dei rifiuti, il loro im-

patto e i vari processi di smaltimento. Sempre al centro degli obiettivi del servizio, vi è l’educazione intesa come il rispetto delle regole della vita in comunità, la condivisione dei momenti belli e quelli più difficili e l’insegnamento del reciproco aiuto.

Nel 2013, il Trekking Nature si è articolato, come l’anno precedente, in 9 turni organizzati in base all’età dei partecipanti e alla difficoltà dei percorsi.

Un turno (turno n. 2) è stato dedicato ai più piccoli, quelli di 7 e 8 anni, che hanno pernottato in una singola struttura. In questo caso si parla di campo stanziale, un soggiorno organizzato in un’unica struttura ricettiva del territorio montano valdostano di facile accesso. Il gruppo, composto da 15 bambini, ha soggiornato presso il Forte di Machaby (Arnad), un ostello della gioventù recuperato grazie ad un’attenta ristrutturazione delle rovine di un forte militare del XVII secolo, uno dei più interessanti edifici di interesse storico in Valle d’Aosta.

La settimana individuata per i giovani escursionisti è stata quella dall’1 al 6 luglio, durante la quale sono state organizzate attività di diverso genere: semplici esercizi sportivi come “Spiderman” l’arrampicata per scoprire l’armonia del movimento del proprio corpo, “Il gioco degli esplo-

ratori” tecniche di orientamento con l’uso della bussola e il riconoscimento della segnaletica dei percorsi, “Terra madre” attività didattiche volte a far riscoprire i prodotti della propria terra con una piccola prova pratica di cucina, “Al fuoco!” dimostrazioni di tecniche di intervento e analisi degli effetti di un incendio sull’ecosistema naturale da parte del Nucleo antincendi boschivi del Corpo Forestale della Valle d’Aosta, dimostrazioni di obbedienza con cani addestrati, e attività ludico-ricreative sul risparmio idrico, sul materiale riciclato e sull’uso dell’acqua quali “Acquarello”, “Costruiamo un aquilone” e “Come bere un bicchier d’acqua”. Abbinate alla programmazione dei laboratori a tema, sono state organizzate escursioni con facili itinerari al fine di far scoprire il territorio alpino circostante anche ai più piccoli.

Tre turni sono stati invece attivati per i bambini dai 9 agli 11 anni (turni n.

3, 5 e 9) che hanno potuto pernottare in due diverse strutture ricettive del panorama montano regionale. In questo caso, ai partecipanti nati negli anni 2002, 2003 e 2004, è stato programmato un campo semi-itinerante che prevedeva il soggiorno e lo spostamento o attraversamento in quota da una struttura ad un’altra. I gruppi, formati da un numero massimo di 20

ragazzi e pianificati nelle settimane 8-13 luglio, 15-20 luglio e 29 luglio-3 agosto, hanno potuto scegliere itinerari nell’alta Valle, in Val Ferret, e nella bassa Valle, nella zona del Mont Avic.

In Val Ferret, il rifugio Bonatti ha ospitato due turni, entrambi nel mese di luglio. Dal Bonatti, situato a 2025 metri di quota, i ragazzi hanno potuto apprezzare il panorama sulla catena del Monte Bianco che abbraccia l’area che va dal Col de la Seigne al Col Ferret. Il rifugio di media montagna, oltre ad offrire albe spettacolari sul Monte Bianco di fronte a creste affilate la cui luce, riflessa sull’imponente e maestoso ghiacciaio, è un esempio di struttura all’avanguardia in materia di gestione ambientale (energie rinnovabili, al contenimento e riutilizzo degli imballi, riduzione degli sprechi all’impiego dei prodotti del territorio, realizzazione di una fossa di compostaggio). I ragazzi hanno potuto sperimentare tecniche di orientamento in montagna con l’uso di carte, bussola, altimetro, Gps e ARTVA nelle attività “Ma dove siamo?” e “Prepara tu l’itinerario”, e imparare le modalità di intervento e aiuto grazie ad

Trekking Nature 2013 - turno 3.

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Iniziative ambientali A lato, Trekking Nature 2013 - turno 6.

In basso, Trekking Nature 2013 - turno 1.

una simulazione di soccorso in alta montagna. A completamento dell’aspetto didattico, supportato anche dalla presenza di esperti e personale della Fondazione montagna sicura di Courmayeur, sono state proposte escursioni al Col Malatrà (2928 m), al Col d’Entre Deux Sauts (2524 m), alla Testa della Tronche (2584 m), al Col du Grand Ferret (2537 m), al Rifugio Elena (2054 m), al Col Sapin e al Lago Armina e giochi di vario genere, in particolare “Reporter per un giorno”.

Nella zona del Parco Mont Avic, i ragazzi hanno soggiornato i primi due giorni nel rifugio Barbustel, situato a 2200 m vicino ai laghi Blanc, Noir, Cornu e Vallette, da cui hanno potuto ammirare lo splendido panorama sul Mont Avic e sul Monte Rosa, per poi passare, nel Comune di Arnad al rifugio Machaby, non senza aver vissuto l’avventura con tuffi e scivoli nelle limpide acque del torrente Chalamy (attività di canyoning condotta in piena sicurezza con l’ausilio di tre guide alpine specializzate). Dal rifugio Barbustel, i ragazzi hanno effettuato un’escursione al Grand Lac, facendo fronte ad un dislivello di percorso, di circa 300 metri, per cogliere - grazie ad attività didattiche supportate anche dal personale del Parco e create ad hoc - la magia e lo spettacolo del lago di montagna. Dal rifugio Macha16

by, invece, hanno raggiunto la Tête de Cou di 1468 m di altitudine, dove hanno dovuto sostenere un dislivello positivo di 750 metri. In queste due sedi, sono state organizzate attività di vario genere, sempre da un punto di vista dell’educazione ambientale, che andavano dalla lettura del paesaggio all’osservazione delle rocce montonate, dal gioco della carrucola e dei nodi alla progettazione e costruzione di oggetti con materiale riciclato.

Ai due gruppi di ragazzi nati nel 2000 e nel 2001 (turni n. 1 e n. 7), sono stati

proposti due percorsi semi-itineranti di cui il primo (dal 1 al 6 luglio) nella Val d’Ayas con pernottamenti ai rifugi Tournalin e Ferraro, mentre il secondo (dal 22 al 27 luglio) nella zona del Mont Avic presso il rifugi Barbustel e nel Comune di Arnad al rifugio Machaby.

I ragazzi del turno n. 7, svoltosi in Val d’Ayas, hanno soggiornato inizialmente presso il rifugio Tournalin, lungo il percorso dell’Alta via n.

1 della Valle d’Aosta, da dove hanno effettuato escursioni di media difficoltà, tra cui la salita alla Becca Trécare (3033 m), al Monte Croce (2894 m) e al Colle della Roisetta. A corredo delle attività escursionistiche, ne sono state proposte altre più legate all’insegnamento di materie ambientali quali, per esempio “Astronomi per una notte” concernente l’osservazione della volta celeste. Dopo il trasferimento al rifugio Ferraro, struttura di architettura walser situata a 2066 metri, i giovani escursionisti hanno

Trekking Nature 2013 - turno 8.

potuto effettuare gite al Lago Blu e al Rifugio Mezzalama (3009 m) passando dal Pian di Verra, e affrontato la salita al Palon e ai Laghi di Resy.

Per i partecipanti all’altro turno (n.

1), invece, sono state proposte attività sperimentate anche in altri gruppi quali “Spiderman”, Gioco degli esploratori”, Al fuoco!”, “Si salvi chi può” e “Costruiamo un aquilone” a cui però è stata aggiunta, durante il soggiorno al Forte di Machaby, l’esperienza del Canyoning.

Per i ragazzi nati negli anni 19992000-2001, sono stati invece programmati dei campi totalmente itineranti nella zona del Mont Avic nelle settimane 8-13 luglio e 15-20 luglio. I turni n. 4 e n. 6 hanno potuto dunque contare su un soggiorno e almeno due spostamenti o attraversamenti in quota da una struttura di partenza ad almeno altre due strutture da effettuare nel corso della settimana. I primi tre pernottamenti hanno avuto come base il rifugio Dondena (Valle di Champorcher), ex casa di caccia reale situata in una splendida posizione nella verde conca di Dondena poco al di sotto del famoso Lago di Miserin, la quarta notte è stata prevista presso il rifugio Miserin mentre l’ultima tappa al rifugio Barbustel. Ai ragazzi di questi due turni è stato richiesto un livello di difficoltà e di impegno decisamente maggiore rispetto agli altri, soprattutto per i percorsi escursionistici programmati e per aver inserito la sistemazione di una notte in una struttura piccola incustodita di montagna quale il bivacco.

I più grandi, i ragazzi dai 14 ai 16 anni (turno n. 8), hanno potuto scoprire un interessante itinerario ‘transvallivo’ compreso tra la Val d’Ayas e la Valle del Lys, pernottando in tre diversi rifugi: la prima notte al rifugio Ferraro

di Ayas, la seconda al rifugio Alpenzu (1780 m) di Gressoney-Saint-Jean e le ultime tre al rifugio Arp (2446 m) di Brusson. Durante il soggiorno, oltre alle attività connesse alle tematiche di educazione ambientale e rispetto del territorio come ad esempio le visite al forno del paese e al museo delle popolazioni walser, i ragazzi hanno potuto sperimentare escursioni di durata e di difficoltà maggiore utilizzando tecniche di arrampicata e orientamento per raggiungere le mete prestabilite dagli itinerari.

Come nelle passate edizioni, il Trekking Nature 2013 ha ottenuto un grande successo (le richieste di iscrizione hanno raggiunto un numero maggiore rispetto alle disponibilità organizzative), sicuramente per aver offerto, in tutti questi anni, un interessante progetto educativo di sensibilizzazione ambientale arricchito, anno dopo anno, da attenzioni e migliorie pervenute dai partecipanti, dalle loro famiglie e dalle esperienze precedenti. È doveroso però, ricordare quanto sia stato importante aver garantito, all’interno del progetto, la presenza costante di personale idoneo di giorno e di notte assicurando la co-presenza di due accompagnatori per ogni turno di cui almeno uno di sesso femminile. La presenza, in ogni campo, di almeno una guida

con conoscenza diretta del territorio e con specifica esperienza degli itinerari proposti, ha potuto offrire professionalità destinate a formare correttamente i ragazzi sulle tecniche escursionistiche e di sicurezza in montagna, creando programmi ad hoc da destinare alle diverse fasce di età dei partecipanti.

Per l’edizione 2014, i ragazzi che hanno partecipato al Trekking Nature 2013, hanno scelto il tema delle loro prossime attività escursioniste che avranno come oggetto “I suoni e i colori della montagna”.

* Assessorato territorio e ambiente.

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Iniziative ambientali

DAL TREKKING NATURE 2013, TRE FOTO VINCITRICI PER IL CALENDARIO 2014 Tra il materiale fotografico pervenuto in Assessorato territorio e ambiente da tutti i partecipanti al Trekking Nature 2013, si è deciso di valorizzare alcune immagini particolarmente vicine al tema “Alla scoperta della natura imparando ad averne cura!”, attraverso una selezione effettuata da un’apposita Commissione interna, che ha selezionato 3 fotografie.

Il primo premio è stato assegnato ai ragazzi che hanno partecipato al campo itinerante nella zona del Mont Avic dal 15 al 20 luglio. Si tratta del Lago di Servaz situato a 1806 m di quota dentro al quale si riflette la cima del Monte Barbeston (2482 m). Si apprezza nell’immagine l’effetto specchio che duplica il paesaggio osservato e trasmette sensazioni di serenità.

Il secondo premio è stato conferito al gruppo dei giovani che hanno preso parte al campo semi-itinerante dalla Val Ferret sempre dal 15 al 20 luglio. Il cielo terso e cristallino e il lucente verde delle zone di alta montagna sono i protagonisti di una tipica giornata estiva in quota in Valle d’Aosta. Il paesaggio, essenziale e minimale nei suoi elementi, si presenta quasi come un quadro astratto, con un gioco di luci e ombra, nel quale la forma dei fabbricati rurali duplica la silhouette della cima posta in secondo piano.

Al gruppo itinerante che ha soggiornato nel Parco del Mont Avic dall’8 al 13 luglio è stato consegnato il terzo premio. Una spettacolare alba ripresa dal parco del Mont Avic dove si osserva sullo sfondo il profilo della catena del Monte Rosa. Il silenzio diventa unico protagonista, immerso nella maestosità della natura.

Le tre foto vincitrici sono state inserite nel calendario 2014 pubblicato dall’Assessorato.

Marisa Gheller

Primo premio: turno 6.

Secondo premio: turno 5.

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Terzo premio: turno 4.

Iniziative ambientali

TREKKING NATURE 2013: DIETRO LE QUINTE di STEFANIA ROLLANDOZ *

l successo del Trekking Nature è sicuramente legato alla qualità dei servizi offerti e di come questo sia presente a vari livelli. Tra i più importanti è sicuramente il livello di preparazione degli accompagnatori e delle guide che seguono i nostri ragazzi durante tutta l’esperienza, uomini e donne a cui affidiamo i nostri bambini e adolescenti per un’intera settimana. Oltre al fascino dei colori e agli incantevoli panorami che solo la montagna riesce ad offrire, il Trekking Nature ha raggiunto, questo anno, il decimo appuntamento grazie all’attento e delicato lavoro di chi, dietro le quinte, coordina guide e accompagnatori con i partecipanti e le loro famiglie. Negli ultimi due anni, questo ruolo è stato svolto da Nadia Guindani, laureata in Scienze naturali e coordinatrice del servizio, che quotidianamente ha organizzato e monitorato le attività programmate per i vari gruppi e ha rappresentato il trait d’union tra l’Amministrazionele famiglie e i ragazzi in escursione di fronte a eventuali imprevisti e a cambiamenti di programma.

I

A lei abbiamo rivolto alcune domande sulla passata edizione.

Qual è stata l’attività o l’iniziativa che ha suscitato più interesse nei ragazzi?

Ce ne sono state molte… - risponde Nadia Guindani. In particolare, però, ricordo sempre con piacere le espressioni di gioia dei ragazzi durante l’attività di canyoning! Dapprima la preparazione: indossare la muta, il casco e ascoltare con attenzione le raccomandazioni e le indicazioni delle guide alpine. Poi, una volta raggiunto il punto di inizio del percorso, alcuni non hanno avuto esitazioni mentre in altri è emersa un po’ di paura… tuttavia, con l’aiuto delle guide e dei compagni, ma soprattutto dando una bella prova di carattere, ci hanno provato e al termine dell’attività erano i più soddisfatti ed emozionati! Non è stato facile poi farli uscire dall’acqua…

Per quanto riguarda invece i momenti formativi, ce ne puoi descrivere uno, illustrandoci le reazione del gruppo?

Uno dei momenti formativi che ha suscitato maggiore interesse è stato quello

condotto con il supporto del personale del Centro funzionale regionale del Dipartimento programmazione, difesa del suolo e risorse idriche, che, con l’aiuto di strumenti, materiale didattico, mappe, in merito all’individuazione dei principali mezzi per ottenere una buona previsione meteorologica; sono stati inoltre affrontati temi quali quello delle allerte e dei comportamenti da attuare in caso di emergenza. I ragazzi si sono dimostrati incuriositi e molto interessati all’attività e hanno posto domande pertinenti.

Rispetto agli itinerari proposti, i ragazzi come hanno reagito? si sono impegnati ? sono riusciti a superare le difficoltà in modo autonomo?

In linea di massima non ci sono stati gravi problemi rispetto all’impegno richiesto nel corso degli itinerari programmati; tuttavia è importante ricordare che, all’interno della stessa fascia d’età, i ragazzi possono essere molto diversi tra loro in termini di allenamento alla camminata in montagna e di adattamento in condizioni non sempre agevoli (ad esempio con maltempo). Il valore aggiunto di un buon accompagnatore sta proprio nel 19

Iniziative ambientali Trekking Nature 2013: incontro pubblico alla Cittadella dei Giovani.

creare una buona coesione nel gruppo facendo in modo che i ragazzi più ‘carismatici’ sostengano appieno quelli che hanno maggiori difficoltà.

Nei rapporti interpersonali, con quale partecipazione i ragazzi hanno aderito ai momenti di socializzazione, per esempio all’interno del rifugio, la sera prima di dormire…?

La partecipazione ai momenti di socializzazione, oltre che alle attività proposte, è stata buona grazie soprattutto allo spirito di gruppo che, di giorno in giorno nel corso della settimana, veniva a crearsi.

Anche in questo caso è molto importante il nostro ruolo di accompagnatori e di educatori: dobbiamo in ogni momento essere presenti e autorevoli, ma nello stesso tempo dobbiamo condurre il gruppo a gestire alcuni momenti in autonomia e responsabilmente.

Immaginiamo che ci siano stati dei momenti difficili: qual è stato il momento di maggiore difficoltà e com’è stato affrontato da parte dei ragazzi?

Il momento di maggiore difficoltà si è verificato nella salita al Rifugio Bonatti… lungo il percorso, un giovane partecipante è caduto e ha battuto la testa; il piccolo taglio sopra la fronte sanguinava sebbene fin da subito sia stato tamponato. Il ragazzo, spaventato, piangeva… non tanto per il dolore quanto perché in nessun 20

modo voleva abbandonare il trekking!

Tuttavia un tempestivo intervento dell’elicottero gli ha permesso di raggiungere in tempi brevissimi il pronto soccorso di Aosta per effettuare tutti gli accertamenti necessari. Lì è stato subito raggiunto dai genitori e da me. Dopo la visita, le opportune cure e un giorno di riposo, il ragazzo ha potuto raggiungere nuovamente i suoi compagni che lo hanno accolto con una sorpresa… una piccola ‘caccia al tesoro’ la cui tappa finale gli faceva trovare un pacchettino formato da una nuova maglietta dei Trekking e il suo cappellino!

Non dimenticherò facilmente la particolare esperienza vissuta con i bambini più piccoli una sera dopo cena a Machaby… li abbiamo condotti in un castagneto, a pochi passi dal fortino, e li abbiamo invitati ad apprezzare, con tutti i sensi, la magia di un bosco di notte. Una volta spente le pile ecco che subito si sentono i curiosi richiami degli uccelli notturni, il fruscio delle foglie mosse dalla brezza e… inaspettate quanto gradite, centinaia di piccole lucciole a farci compagnia!!!

Quale è stato, invece, il momento più divertente che, per la prossima edizione non bisogna dimenticare?

Una della attività più divertenti è stata quella condotta insieme ad un’esperta addestratrice di cani che si occupa, in particolare di corsi di obbedienza per i nostri amici a quattro zampe… i giovani partecipanti hanno avuto modo di apprendere un corretto approccio nei confronti di un animale di compagnia che tuttavia non sempre si conosce bene; attraverso divertenti esercizi di obbedienza e di interazione sono stati appresi inoltre concetti quali l’importanza della pazienza nell’educazione e della coerenza nei comandi.

Cosa ti porti nel cuore e che rimarrà indelebile nella tua esperienza di coordinatore del Trekking Nature?

* Funzionario Struttura attività estrattive e rifiuti Assessorato territorio e ambiente.

Iniziative ambientali

C

ome gestire in quota, in modo sostenibile, rifugi e strutture ricettive.

ECO INNOVATION EN ALTITUDE di CHRISTINE PASQUETTAZ

er vivere una montagna sostenibile è bene investire nella sperimentazione di nuove soluzioni: questo è lo spirito con il quale l’Amministrazione regionale, nel 2013, ha avviato il progetto Alcotra “Eco innovation en altitude” con l’obiettivo di individuare, nella dimensione transfrontaliera dell’Espace Mont-Blanc, strumenti comuni per la gestione sostenibile dei rifugi e delle strutture ricettive in quota, proponendo soluzioni innovative ai problemi di trattamento delle acque, di gestione del ciclo dei rifiuti e di efficienza energetica. In ambito progettuale, l’Assessorato territorio e ambiente riveste il ruolo di capofila, mentre è stata affidata a Fondazione Montagna Sicura l’attuazione di alcune attività tecniche e operative.

I partner francesi e svizzeri sono la Communauté de Communes de la Vallée de Chamonix Mont-Blanc, la Fédération française des Clubs alpins et de montagne (FFCAM), la Commune des Contamines Montjoie e il Canton du Valais. A carico dell’As-

P

E

MATTIA P ICCARDI*

sessorato territorio e ambiente e della Fondazione Montagna Sicura grava inoltre il coordinamento transfrontaliero delle attività e dell’animazione del réseau technique (Groupe Technique et Scientifique - GTS), momento di condivisione e capitalizzazione delle numerose iniziative condotte dai partner.

Tra le azioni specifiche vi sono la progettazione e l’installazione di due sistemi innovativi di trattamento dei reflui e delle acque di scarico: il primo intervento consiste nell’implementazione dell’impianto esistente

presso il Rifugio Guide del Cervino (Plateau Rosa, Cervinia - Comune di Valtournenche) - in sinergia con la Società delle Guide del Cervino - scelto in quanto rifugio particolarmente rappresentativo per frequentazione e posizionamento in ambito glaciale; il secondo viene realizzato presso la Casermetta Espace Mont-Blanc (Col de La Seigne, Val Veny - Comune di Courmayeur), struttura di proprietà regionale e gestita da Fondazione.

Particolare attenzione è stata inoltre data agli Audit ambientali. Sulla base di un cahier des charges comu-

Casermetta dell’Espace Mont-Blanc al Col de la Seigne.

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Iniziative ambientali

ne e condiviso, verranno realizzati, nel corso del 2014, degli audit presso i rifugi dell’Espace Mont-Blanc, tanto su territorio valdostano quanto in ambito svizzero e francese, allo scopo di analizzare, in chiave sostenibile e di efficienza, le problematiche e gli aspetti legati alla gestione dei rifugi al fine di raccogliere dati e informazioni che permettano di individuare delle best practices che trovino applicazione in ambito alpino.

Accanto agli studi e alle sperimentazioni, il progetto prevede anche diverse iniziative di formazione e sensibilizzazione rivolte sia ai professionisti di settore che agli utenti finali. In questo contesto, Fondazione Montagna Sicura è stata incaricata del coordinamento di quattro sessioni di formazione per gestori di rifugio in materia di eco gestione delle strutture ricettive: un primo incontro si è svolto a Chamonix il 13 e 14 gennaio 2014 sul tema dell’energia in luoghi isolati, mentre il 12 e 13 maggio 2014 Fondazione curerà direttamente la sessione sulla gestione dei rifiuti che si terrà presso il Rifugio Bertone (Courmayeur). A seguire, il 5 e 6 giugno, il Canton du Valais ospiterà una formazione in tema di telemedicina, mentre il 6 e 7 novembre sempre Fondazione coordinerà la sessione in materia di ciclo dell’acqua e trattamento dei reflui.

Una seconda linea di azione, che fa capo a Fondazione Montagna Sicura,

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consiste nella valutazione degli impatti dei cambiamenti climatici sulle attività ricettive di montagna; in tale ambito è stato realizzato e diffuso un questionario che mira ad approfondire il tema della percezione, da parte dei gestori di rifugio, della problematica dei cambiamenti climatici e degli impatti che questi hanno sulle attività in quota. A ciò si affianca l’attività di recensione delle soluzioni adottate, in tutto l’Arco alpino, per la messa in sicurezza e la gestione degli accessi ai rifugi. Lo scopo finale è la redazione di schede tecniche operative che permettano di rendere applicabili e trasferibili le best practice individuate dallo studio. In tale contesto è stata inoltre attivata una sinergia con l’Università della Valle d’Aosta per lo studio degli aspetti giuridici correlati alla responsabilità degli amministratori e dei gestori in questo ambito.

Nell’ambito del progetto l’Assessorato territorio e ambiente dedica particolare attenzione al coordinamento e alla promozione di attività di comunicazione e di educazione in materia di sostenibilità nell’ambiente di montagna. Il 2014 vedrà l’avvio dell’iniziativa “Ateliers d’éco durabilité en altitude” con un programma di animazioni nelle strutture di accoglienza in quota sul territorio regionale volte a sensibilizzare gli sciatori, gli escursionisti ed in generale i frequentatori della montagna, sulle peculiarità dell’ecosistema “rifugio” e sulla fragilità dell’ambiente alpino. Quest’ultimo aspetto è stato affrontato anche nel corso delle venti giornate di educazione allo sviluppo sostenibile condotte da Fondazione Montagna sicura durante l’estate presso la Casermetta Espace Mont-Blanc in tema

di glaciologia, geologia, flora, fauna e meteorologia, ai quali hanno preso parte 319 turisti nei mesi di luglio, agosto e settembre 2013.

Messaggi di sensibilizzazione e di informazione sulle importanti tematiche affrontate nel progetto vengono inoltre divulgati attraverso i principali canali web dell’Espace Mont-Blanc, con particolare riferimento al sito www.espace-mont-blanc.com, al portale www.autourdumontblanc.org e alla pagina Facebook di Fondazione Montagna sicura. A questo proposito, è importante segnalare che il portale www.autourdumontblanc.org si è confermato come il maggior veicolo d’informazione sull’escursionismo intorno al Monte Bianco nonché porta d’accesso principale al sito per le prenotazioni online, punto di riferimento per la clientela internazionale.

* C. Pasquettaz, responsabile comunicazione Progetto Eco Innovation.

M. Piccardi, chargé de mission projet ALCOTRA Eco innovation en altitude Fondazione Montagna Sicura.

L’ESPACE MONT-BLANC L’Espace Mont-Blanc è un’iniziativa di cooperazione transfrontaliera che coinvolge 35 comuni a cavallo tra Savoia, Alta Savoia, Valle d’Aosta e Vallese, impegnati, sotto l’egida della Conferenza Transfrontaliera Mont-Blanc, nella protezione e valorizzazione di un territorio transfrontaliero emblematico, nel quale l’eccezionale patrimonio naturale e ambientale convive con attività economiche e turistiche d’importanza internazionale. Sin dal suo esordio risalente agli anni ’90, l’Espace Mont-Blanc ha orientato le proprie azioni secondo quattro obiettivi principali: favorire la salvaguardia degli spazi coltivati grazie al sostegno all’agricoltura di montagna e alla pastorizia; sviluppare una strategia comune di salvaguardia della natura e dei paesaggi; promuovere un turismo integrato compatibile con la salvaguardia delle risorse e dell’ambiente; limitare l’impatto dei trasporti e delle loro infrastrutture nell’interesse degli abitanti e dell’ambiente privilegiando il traffico ferro-gomma e i mezzi di trasporto collettivi.

Negli ultimi anni, dal 2008 al 2013, le attività dell’Espace Mont-Blanc si sono concentrate nella predisposizione e nell’attuazione del Piano Integrato Transfrontaliero - PIT Espace Mont-Blanc, insieme di sei progetti che hanno consentito la realizzazione sul territorio di azioni concrete sui temi della gestione delle risorse naturali, delle energie rinnovabili, del turismo escursionistico, dell’educazione ambientale, della mobilità sostenibile e dei prodotti locali. Il PIT, con un budget complessivo italo-franco-svizzero di circa 12 milioni di euro di cui oltre la metà a valere su fondi europei, ha visto per la partecipazione attiva di una rete partenariale vasta e diversificata che ha raggruppato una trentina di soggetti, tra enti pubblici e privati, della regione transfrontaliera intorno al Monte Bianco. L’Espace Mont-Blanc è ora impegnato a mettere in atto azioni e programmi che si sviluppano su dieci assi strategici rispettando i principi di uno sviluppo sostenibile, quali rafforzare l’identità comune attraverso scambi centrati sul valore simbolico del Monte Bianco; rafforzare l’organizzazione di cooperazione; orientare il turismo verso un turismo sostenibile, diversificato, rispettoso del territorio e delle sue componenti; diversificare le economie locali per trarre beneficio dai fattori di forza del territorio e evitare squilibri di tipo socio-economico; avviare azioni transfrontaliere per attestare l’importanza di una maggiore coesione sociale tra i territori; salvaguardare e valorizzare il patrimonio storico, culturale e naturale; promuovere la qualità dei paesaggi favorendone il riconoscimento da parte degli attori locali; migliorare la gestione delle risorse naturali e limitare gli impatti sulle stesse (aria, acqua, inquinamento acustico, rifiuti, energia); facilitare i collegamenti tra le valli riducendo al contempo gli effetti negativi derivanti dal traffico veicolare; gestire il territorio rurale e l’insediamento per uno sviluppo socio-economico armonico e solidale.

Scorcio del Monte Bianco.

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Iniziative ambientali

A

u Col de la seigne, plus de 6000 randonneurs ont visité la Casermetta de l’Espace Mont-Blanc pendant la periode estivale 2013.

LA CASERMETTA

a Casermetta de l’Espace MontBlanc au Col de La Seigne, située dans le haut Val Veny (Courmayeur) à 2365 mètres d’altitude, est la réfection d’une caserne qui appartenait au domaine militaire, maintenant propriété de la Région autonome Vallée d’Aoste. Elle a été rénovée grâce aux fonds communautaires Interreg et inaugurée en 2007.

En 2008 sa gestion a été confiée à la Fondation Montagne sûre, qui s’occupe tant de la logistique et de l’entretien que, surtout, par le biais de deux chargés de mission qu’y résident en permanence, de la coordination de l’espace d’information, d’exposition, d’éducation environnementale et d’accueil pour les nombreux randonneurs qui fréquentent, en été, le Tour du Mont-Blanc.

Cet été, la Casermetta est restée ouverte du 2 juillet (le début de l’activité a été retardé d’une semaine à cause des grandes quantités de neige qui

sont tombées sur la zone au printemps) au 15 septembre, pour un total de 76 jours de service consécutifs. La saison 2013 n’a pas déçu les attentes: c’est la troisième en ce qui concerne la fréquentation après les saisons 2009 avec 6554 présences et 2012 avec 8817 présences. L’augmentation a été du 2,5% par rapport au 2008, du 11% par rapport à 2010 et du 19% par rapport à 2011. Bien que cette saison ait été pénalisée au début du fait de l’ou-

L

Dans ces pages, quelques photos de la Casermetta (Val Veny).

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par JEAN PIERRE F OSSON *

verture tardive et de la persistance de névés aux alentours, on a toutefois enregistré une très bonne affluence de randonneurs, de plus en plus attirés par ce point de repère pour l’éducation à la montagne et l’information : il résulte des données recueillies par le personnel de la Fondation que les visiteurs passés par la Casermetta ont été 6363 au total. Le pic maximum des visites a été atteint le 25 juillet, avec 170 personnes.

L’année 2013 confirme également que la fréquentation des randonneurs français est consistante (39%), et que les nationalités qui empruntent cet itinéraire restent hétérogènes (plus de quarante, dont la Lituanie, la Roumanie, l’Afrique du Sud et Israël) : le TMB est un produit mondial!

Dans le cadre du projet Alcotra Eco innovation en altitude, porté par l’Assessorat du territoire et de l’environnement et par Fondation Montagne sûre, vingt « ateliers environnementaux en altitude » ont été organisés sur demande, avec 319 participants au total. Ceux-ci ont porté sur les thèmes suivants : la flore et la faune, l’histoire de la Casermetta et des fortifications militaires, la météorologie, les glaciers et les technologies éco-durables. De plus, pendant trois semaines, pour un total de trois journées, le personnel de la Casermetta a accueilli les adolescents de la Vallée

d’Aoste, de la Haute-Savoie et du Valais qui ont pris part aux séjours pédagogiques transfrontaliers de l’Espace Mont-Blanc, organisés par la Fondation en collaboration avec les partenaires de l’Espace Mont-Blanc français et suisses (20, 23 et 31 juillet).

La durabilité de la Casermetta a été prise en considération avec une grande attention : l’énergie produite par l’installation photovoltaïque et la turbine hydroélectrique installées sur le site couvrent la consommation saisonnière. Une fenêtre sur le territoire est proposée enfin par le service d’émission offert par la webcam installée en 2010, qui met à disposition sur Internet les images du lieu - sur les sites de la Fondation et de l’Espace Mont-Blanc.

Grâce aux efforts des années passées, la saison dernière la Casermetta a permis d’exploiter entièrement les produits de divulgation réalisés avec

le PIT Espace Mont-Blanc - projet Alcotra éducation à l’environnement : les panneaux à l’extérieur (dont un diaporama), les vidéos sur les glaciers et enfin un écran tactile à l’intérieur.

Rendez-vous donc à la Casermetta dès juin 2014 !

* Secrétaire général - Fondation Montagne Sûre.

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Iniziative ambientali

I

trekking trasfrontalieri dell’Espace Mont Blanc organizzarti per i ragazzi valdostani, francesi e svizzeri di età compresa tra gli 11 e i 15 anni.

SOGGIORNI TRANSFRONTALIERI 2013 di DANIELA DUFOUR*

coprire il territorio alpino transfrontaliero in modo sicuro e consapevole, avvicinarsi alla natura vivendo un’esperienza unica di vita in montagna, tutto inserito in un contesto linguistico dove il francese fa da unico strumento di comunicazione con i propri colleghi e amici di avventura: questa è la “magia” che solo i soggiorni transfrontalieri dall’Espace Mont Blanc riescono ad offrire, opportunità destinate ai ragazzi valdostani, francesi e svizzeri di età compresa tra gli 11 e i 15 anni.

Anche nell’estate 2013, facendo seguito alle precedenti esperienze realizzate grazie al progetto Piano Integrato Transfrontaliero Alcotra – Espace Mont-Blanc e visto il grande interesse che avevano suscitato, sono stati organizzati dai partner francesi e svizzeri dell’EMB e dalla Fondazione Montagna sicura, con i fondi istituzionali dell’Assessorato territorio e ambiente, i soggiorni transfrontalieri nell’arco alpino del Monte Bianco.

Dal 15 luglio al 3 agosto, 15 ragaz-

S

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zi valdostani e altrettanti francesi e svizzeri per ogni turno, in ragione di circa 1/3 a soggiorno, accompagnati da una guida escursionistica naturalistica, hanno aderito alle 3 edizioni del trekking, della durata di sei giorni ciascuna, di cui cinque notti in rifugio. Le tre guide, rispettivamente

svizzera, francese e valdostana hanno affiancato i ragazzi, utilizzando il francese come sola lingua veicolare, riuscendo pertanto a trasmettere peculiarità linguistiche e socio-culturali che hanno arricchito le conoscenze dei giovani trekkers. Alle passeggiate in montagna e ai soggiorni in quo-

In queste pagine, alcuni partecipanti ai soggiorni transfrontalieri 2013 dell’Espace-Mont Blanc.

ta sono state programmati specifici momenti didattici che hanno avuto un ruolo assolutamente importante nell’esperienza vissuta dai ragazzi: visita della Casermetta al col de la Seigne, interventi sulla geomorfologia della Val Ferret tenuto da parte di un geologo, visite ad un impianto solare in un rifugio e al ciclo della produzione del formaggio in un alpeggio. In particolare, durante la visita al rifugio, i ragazzi hanno potuto apprezzare le peculiarità della gestione di un rifugio in montagna.

Il gestore ha infatti mostrato loro il funzionamento dell’impianto solare e si è soffermato sui vantaggi non solo economici che derivano dall’utilizzo delle energie rinnovabili.

Alcuni genitori dei ragazzi che hanno aderito all’iniziativa hanno voluto così testimoniare il loro gradimento ai trekking: • “Grazie per aver condiviso con i nostri ragazzi questa magnifica esperienza.

Alla luce dell’opportunità che gli è stata

offerta hanno maturato la consapevolezza di vivere in una regione magnifica. … quest’anno grazie a voi hanno passato un’estate bellissima ricca di nuove esperienze”; • “... è tornato a casa molto soddisfatto e contento dell’esperienza vissuta. Secondo lui i percorsi sono stati impegnativi ma fattibili e le sistemazioni andavano bene, soprattutto la raclette dell’ultimo giorno.

Al termine del soggiorno lo abbiamo trovato in ottima forma e anche abbastanza a suo agio con la lingua francese! Spera di poter ripetere l’avventura...”; • “…è arrivato MOLTO contento del

trekking contento della compagnia e soprattutto molto soddisfatto delle guide.

Bellissima esperienza dei rifugi francesi e svizzeri ma soprattutto della guida NON italiana…”; • “a dir poco entusiasta, non è mai arrivata a casa così carica emotivamente, ci parla già del prossimo anno, è stata brava la guida che gli ha lasciato un ottimo ricordo, sicuramente anticipiamo già di prenderla in considerazione per l’anno prossimo”; • “per … è stata una bellissima esperienza, è felicissimo, continua a dirmi che ha nostalgia del gruppo e in particolare di un ragazzo svizzero con cui ha legato molto. So che il gruppo sarebbe felice di ritrovarsi il prossimo anno insieme per fare il tragitto inverso rispetto a quello che hanno fatto quest’anno … sarebbe proprio bello se si riuscisse ad organizzare. Le guide sono state eccezionali con i ragazzi capendoli anche nelle difficoltà”.

* Antenna Espace Mont-Blanc Fondazione Montagna sicura.

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Iniziative ambientali

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n’enciclopedia on line sugli studi nell’arco alpino.

WIKIALPS di MICOLE TRUCCO*

l futuro delle Alpi e la loro capacità di affrontare e superare al meglio le sfide poste dalle inconfondibili caratteristiche del territorio dipendono, sempre più, dalla capacità di mettere in atto interventi coordinati ed armonizzati che consentano di cogliere le opportunità, affrontare le sfide e condividere le opzioni e le misure di sviluppo. La pianificazione territoriale sostenibile delle Alpi è uno di quei settori in cui la cooperazione transnazionale è in grado di apportare un valore aggiunto. Ad oggi, però, la progettazione territoriale risulta essere regolata principalmente a livello locale, regionale o nazionale.

Con l’obiettivo di andare oltre i confini nazionali, alcuni progetti sono stati da tempo avviati nelle regioni di frontiera; un esempio è rappresentato dall’Espace Mont-Blanc, iniziativa

I

Il gruppo di lavoro © EURAC.

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di cooperazione transfrontaliera che coinvolge 35 comuni a cavallo tra Savoia, Alta Savoia, Valle d’Aosta e Vallese, impegnati, sotto l’egida della Conferenza Transfrontaliera MontBlanc, nella protezione e valorizzazione di un territorio transfrontaliero emblematico, nel quale l’eccezionale patrimonio naturale e ambientale convive con attività economiche e turistiche d’importanza internazionale.

Tuttavia, una sfida ancora aperta è

rappresentata dalla necessità di coordinare le normative nazionali ed agevolare il confronto e lo scambio tra i vari stakeholder.

Sulla base di queste premesse nasce il progetto WIKIAlps con l’obiettivo di contribuire ad uno sviluppo territoriale equilibrato e condiviso nello Spazio alpino, fornendo a decisori politici e funzionari pubblici strumenti ed informazioni pronte all’uso per la pianificazione territoriale.

Il punto di partenza è rappresentato dalla capitalizzazione dei risultati conseguiti nei progetti del Programma Spazio alpino: dei circa 60 progetti finanziati negli ultimi sei anni dall’Unione europea all’interno di tale programma, diversi tra questi hanno affrontato questioni inerenti la pianificazione territoriale, offrendo spesso soluzioni innovative alle sfide poste dallo sviluppo territoriale nelle Alpi. WIKIAlps si propone di analizzare tali risultati, raccoglierli e riorganizzarli mettendo in luce i collegamenti mancanti, le sinergie non considerate e le contraddizioni irrisolte in una prospettiva transnazionale al fine di stimolare l’implementazione di approcci di governance che superino i confini nazionali e che diano impulso all’elaborazione di una strategia macro-regionale per le Alpi.

Tra i vari risultati che saranno capitalizzati, vi è anche l’Osservatorio del Monte Bianco, strumento transfrontaliero di informazione a supporto delle politiche di sviluppo territoriale dell’Espace Mont-Blanc.

I risultati del progetto saranno resi disponibili principalmente mediante un wiki, intuitivo e funzionale strumento web che si configura come un’enciclopedia digitale strutturata sul modello Wikipedia. All’interno del wiki saranno rese disponibili informazioni pronte all’uso per il policy design quali ad esempio: i principali risultati dei progetti capitalizzati e le matrici con la ripartizione delle competenze dei vari soggetti ed istituzioni che si occupano di pianificazione territoriale nello spazio alpino.

Saranno inoltre prodotte mini guide, ossia strumenti di consultazione per politici ed amministratori illustranti come concretamente i risultati di determinati progetti possano essere integrati nelle loro attività quotidiane e linee guida per lo sviluppo territoriale specificatamente rivolte ad

I PARTNER DEL PROGETTO WIKIAlps • Accademia Europea di Bolzano (EURAC) - Italia; • Fondazione Montagna sicura - Montagne sûre (FondMS) - Italia; • Ifuplan - Institut für Umweltplanung und Raumentwicklung Germania; • Institut national de Recherche en Sciences et Technologies pour l’Environnement et l’Agriculture (IRSTEA) - Francia; • Znanstvenoraziskovalni center Slovenske akademije znanosti in umetnosti, Geografski inštitut Antona Melika (ZRC SAZU) - Slovenia; • Österreichische Akademie der Wissenschaften (ÖAW), Institut für Interdisziplinäre Gebirgsforschung (IGF) - Austria; • Schweizerische Arbeitsgemeinschaft für die Berggebiete (SAB) Svizzera.

esponenti politici/funzionari e ricercatori/imprenditori. Con l’obiettivo di garantire che le parti interessate alle tematiche dello sviluppo territoriale vengano pienamente coinvolte e le loro esigenze prese in considerazione, sono inoltre in programma dei colloqui bilaterali e due transnational working table. Tali incontri permetteranno di mettere in luce le principali problematiche e necessità a carattere transnazionale in materia di pianificazione territoriale. Il working table coinvolgente l’area occidentale delle Alpi si terrà a Courmayeur il 28 maggio 2014 e sarà organizzato dalla Fondazione Montagna sicura.

Il progetto WIKIAlps, cofinanziato dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale (FESR) tramite il Programma di Cooperazione territoriale europea Spazio alpino 2007-2013, è stato avviato il 1° ottobre 2013 in occasione del kick-of meeting organizzato dal lead partner Accademia europea di Bolzano (EURAC) e si concluderà il 31 dicembre 2014. La partnership, che abbraccia quasi tutto l’arco alpino, vede la partecipazione di cinque centri di ricerca, un’associazione ed uno studio privato di consulenza rappresentativi di sei diversi paesi: Austria,

Francia, Germania, Italia, Slovenia e Svizzera. La diversa natura dei partner ed il loro inserimento in reti nazionali ed internazionali assicurano il coinvolgimento di un gran numero di stakeholder e di policy maker ai diversi livelli decisionali. L’Assessorato territorio e ambiente della Regione autonoma Valle d’Aosta partecipa al progetto in qualità di observer.

* Chargée de mission pour le projet Résamont2 - Fondazione Montagna sicura.

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Iniziative ambientali

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l primo tentativo di osservare, misurare e interpretare i principali processi in corso su tutto il territorio dell’Espace Mont-Blanc

L’OSSERVATORIO DEL MONTE BIANCO di MICOLE TRUCCO*

Espace Mont-Blanc si propone, tra i suoi principali obiettivi, il sostegno alle politiche di sviluppo sostenibile sul territorio transfrontaliero del Massiccio. Ciò richiede un’attenzione specifica nella gestione dei processi in corso nei tre settori, quale l’ambiente, il sociale e l’economia. Inoltre, la popolazione, le imprese e gli amministratori locali hanno l’opportunità di conoscere lo sviluppo del territorio in cui vivono e agiscono, al fine di adottare delle decisioni sul proprio modo di vivere, i propri investimenti e in ultimo le strategie per gestire i beni comuni, vale a dire un patrimonio collettivo estremamente fragile e in fase di trasformazione.

In questo contesto è nata l’idea di creare un osservatorio che valorizzi l’impulso dato dal Termometro del Monte Bianco, un primo tentativo di osservare, misurare e interpretare i principali processi in corso nel

L’

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territorio del Massiccio. L’Osservatorio Monte Bianco (OMB) risponde quindi all’esigenza di osservare, con l’aiuto di indicatori, il territorio dell’Espace Mont-Blanc, per sostenere le politiche transfrontaliere in una situazione dove le informazioni sono condivise su tre paesi, sovente con sistemi e modelli di organizzazione diversi tra loro.

L’Osservatorio è stato concepito ed avviato nell’ambito del progetto “Camp de base” del PIT Espace Mont-Blanc (Piano Integrato Trasfrontaliero Mont Blanc) conclusosi all’inizio del 2013.

L’attività di start-up dell’Osservatorio ha comportato la raccolta di dati statistici e scientifici utili alla costruzione di 32 indicatori rappresentativi di un gruppo importante di parametri demografici, ambientali, economici e sociali e rispondenti alle esigenze di ognuna delle tre componenti dello sviluppo sostenibile (11 indicatori sociali, 6 ambientali e 15 economi-

ci). Vengono affrontati ed esaminati gli aspetti che descrivono la società montana e l’ambiente in cui si sviluppa, passando da studi demografici a valutazioni sulla qualità dell’aria, da misure dei cambiamenti climatici allo sfruttamento turistico dei comprensori sciistici, senza trascurare le analisi sul parco immobiliare e la qualità

dell’offerta di strutture scolastiche.

Tutti gli indicatori sono associati a schede di metadati che li descrivono e permettono di apprezzarne la correttezza scientifica. Insieme agli indicatori, l’OMB si compone anche di un Geoportale WEB (http://observatoire.espace-mont-blanc.com/it-it) che, attraverso un’interfaccia chiara e fruibile, permette all’utente di consultare rapidamente gli indicatori tramite rappresentazioni cartografiche, grafici e tabulati. È anche possibile scaricare i dati associati e visualizzare le schede metadati di ciascun indicatore per comprendere come sono stati creati, che tipo di dato contengono, l’affidabilità scientifica e la modalità di aggiornamento nel tempo. Il Geoportale è il primo strumento di analisi demografica, socio-economica e territoriale transfrontaliero che sia stato realizzato nella regione del Monte Bianco. La struttura dell’OMB è poi completata dal sistema di Conoscenza dell’Espace Mont-Blanc SYCO (www.sycoemb.eu), una funzione evoluta dell’Osservatorio che permette di passare da indicatori quantitativi a studi più specializzati per ottenere una visione più approfondita dei diversi settori di sviluppo sostenibile.

Il funzionamento dell’Osservatorio è garantito da una convenzione in cui sono precisate le responsabilità di ogni entità circa il mantenimento e lo sviluppo dello stesso. La Fondazione Montagna sicura, incaricata dall’Assessorato territorio e am-

biente, lo gestisce, occupandosi di reperire su base annuale i dati utili/ necessari all’implementazione dei 32 indicatori transfrontalieri in collaborazione con il partenariato francese e svizzero dell’Espace Mont-Blanc, di aggiornare le banche dati esistenti e gli strumenti informativi realizzati, di elaborare gli indicatori selezionati, di effettuare delle analisi sull’evoluzione dei singoli indicatori nel tempo utilizzando le serie storiche disponibili. Oltre all’attività di mantenimento ed implementazione dell’Osservatorio del Monte Bianco, il Comitato tecnico scientifico dell’OMB, organo transfrontaliero a cui è demandata la supervisione e la direzione strategica, sta predisponendo gli indirizzi di sviluppo strategico. Nello specifico, si sta elaborando la metodologia per produrre degli audit territoriali, ossia analisi che utilizzano gli indicatori in modo combinato per andare oltre le semplici letture statistiche e le analisi delle tendenze di ciascun indicatore e per offrire prospettive di riflessione utili alle prese di decisione ed all’individuazione di politiche locali e transfrontaliere. Nella fase di costruzione dell’OMB il set d’indicatori base è già stato ripartito in una serie di tematiche: popolazione, insediamento, economia, mobilità, educazione, salute e politiche sociali, ambiente, agricoltura, patrimonio naturale, governance, turismo. Questi temi sono però estremamente settorializzati e la comprensione del territorio passa sicuramente attraverso la

loro integrazione in sistemi di lettura dei dati più articolati e complessi. Per questa ragione, il lavoro degli esperti dell’Osservatorio del Monte Bianco è ora concentrato sull’identificazione di combinazioni di indicatori la cui analisi combinata permetta di ottenere una radiografia dei processi in atto, delle problematiche principali, ma anche dei punti di eccellenza e delle potenzialità racchiuse negli aspetti ambientali, sociali ed economici del territorio del massiccio del Monte Bianco. L’analisi multivariata degli indicatori in aggiunta alla più semplice analisi delle tendenze dei singoli indicatori permetterà di misurare anche meglio il territorio dell’Espace Mont-Blanc, di leggere e capire tutto ciò che si sta evolvendo in un contesto complesso, separato dalla catena del tetto d’Europa e in perenne evoluzione.

* Chargée de mission pour le projet Résamont2 - Fondazione Montagna sicura.

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Iniziative ambientali

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ltre 100 km di sentieri e itinerari guidati per scoprire il primo parco naturale valdostano.

IL PARCO NATURALE DEL MONT AVIC di MASSIMO BOCCA *

iduzioneti I centri visita e la rete sentieristica sono due elementi di fondamentale importanza per il buon funzionamento di un’area protetta, come quella del Mont Avic, in quanto consentono di informare ed accogliere un gran numero di visitatori, riducendo al minimo il loro impatto sull’ambiente. La tutela della natura, finalità prioritaria di un parco naturale, è infatti compatibile con la presenza di un elevato numero di visitatori, a condizione che questi ultimi siano informati riguardo ai comportamenti ammessi e che i flussi siano opportunamente canalizzati.

La rete sentieristica utilizzabile dal pubblico deve evitare gli ambienti più vulnerabili, garantendo sufficien-

R

Porte d’entrée e pannello per la tutela della fauna in inverno.

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Il Parco Naturale Mont Avic è stato istituito dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta nel 1989 (3.500 ha nel Comune di Champdepraz). L’ampliamento nel vallone di Dondena (2.247 ha) - approvato su richiesta del Comune di Champorcher nel 2003 - ha consentito di ottenere un diretto contatto col Parco Nazionale Gran Paradiso, creando un vasto territorio protetto senza soluzione di continuità da Champdepraz sino alla Vanoise.

Il Parco è caratterizzato da siti modificati in misura marginale dall’attività dell’uomo e da peculiari e suggestivi paesaggi. Nel Centro visitatori di Covarey sono descritti i siti ofiolitici, le zone umide e le foreste della Val Chalamy, mentre una seconda esposizione permanente visitabile a partire dall’estate 2014 a Champorcher illustrerà gli ambienti di alta quota del Vallone di Dondena. Lungo la rete sentieristica del Parco Naturale Mont Avic è possibile compiere escursioni in qualsiasi stagione dell’anno. Da novembre a maggio gli itinerari sono solitamente in buona parte innevati e praticabili soltanto da persone esperte e con adeguata attrezzatura. Alcuni sentieri sono percorribili in estate con animali da sella.

Il Parco promuove attività didattiche e ricerche scientifiche in campo naturalistico. Le numerose pubblicazioni edite negli scorsi due decenni contengono una ricca messe di dati ambientali e l’area protetta è sicuramente uno dei settori meglio studiati del territorio regionale per quanto riguarda gli aspetti ambientali. Sul sito dell’Ente sono consultabili l’elenco dei lavori scientifici e ampie sintesi delle conoscenze acquisite, suddivise per argomento (scienze della terra, botanica, zoologia, ecc.).

Oltre ad una attiva azione di tutela del territorio, l’Ente gestore ha la missione di favorire attività economiche ecocompatibili quali l’alpicoltura, la selvicoltura ed il turismo naturalistico, nonché di incentivare l’educazione ambientale, la diffusione di buone pratiche e la valorizzazione di tutti gli aspetti culturali legati al territorio.

Nel 2003 l’Ente Parco ha ottenuto la certificazione ambientale ISO 14001 e, prima area protetta europea, la registrazione EMAS. Il documento “Dichiarazione ambientale”, redatto ai sensi del regolamento comunitario EMAS e pubblicato sul sito dell’Ente, sintetizza i principali aspetti dell’area protetta, le attività del Parco ed il programma di azioni programmate a scadenza triennale.

ti spazi indisturbati alla fauna selvatica, specialmente durante le fasi più delicate del ciclo biologico (riproduzione e svernamento).

L’Ente Parco Naturale Mont Avic, sin dalla sua istituzione, si è attivato in tal senso, provvedendo a realizzare punti informativi e itinerari guidati e contribuendo con proprio personale alla manutenzione di oltre 100 km di sentieri. Oltre ad utilizzare risorse derivanti dal bilancio ordinario, l’Ente ha ottenuto importanti finanziamenti da programmi comunitari quali Life Natura, Leader plus, Cooperazione transfrontaliera Italia-Francia ALCOTRA e PAR Fondo Aree Sottoutilizzate 20072013. Proprio grazie al progetto FAS “Giroparchi” sono stati recentemente eseguiti interventi di adeguamento di alcuni sentieri guidati e di valorizzazione di alcuni siti minerari posti lungo alcuni degli itinerari che attraversano l’area protetta, con posizionamento di elementi grafici informativi in corrispondenza di punti panoramici. A partire dall’estate 2014 i visitatori del

Parco potranno fruire dei seguenti allestimenti: • Punti panoramici attrezzati - sei soste con grafici per l’interpretazione del paesaggio in località Pra Oursie, Lac de Leser e Lac Blanc nella valle di Champdepraz e Muffé, Miserin e Cimetta Rossa a Champorcher.

Palina di un sentiero “Giroparchi”.

• Siti minerari “Giroparchi” a Champdepraz - pannelli informativi in corrispondenza della miniera di ferro del Lac Gelé, dell’altoforno di Servaz e dei saggi di miniera e cava di pietre da macina di Barma de Rova.

• Itinerari “Giroparchi” - sentieri attrezzati con paline informative: l’itinerario rosso collega i parchi del Mont Avic e del Gran Paradiso attraverso la Fenêtre de Champorcher partendo da Champdepraz (Covarey - Lac de Servaz - Gran Lac - Lac Medzove - Col Fussy - Lac Miserin) oppure da Champorcher (Cort - Lac Muffé -Lac Giasset - Dondena - Lac Miserin), 33

Iniziative ambientali

Punto panoramico del Lac Miserin: porzione di un pannello grafico.

l’itinerario azzurro è un percorso circolare attorno al Mont Glacier (la vetta più elevata del Parco), che partendo da Champorcher consente di ammirare numerosi laghi alpini e i differenti ambienti d’alta quota dell’area protetta, l’itinerario arancio (“Tour du Mont Avic”) presenta due varianti, entrambe con partenza da Covarey (Champdepraz): la prima consente di ammirare il versante sud della montagna emblema del Parco, passando da Lac de Servaz, Lac Blanc, Gran Lac e Lac Gelé; la seconda percorre un tragitto circolare attorno al Mont Avic, passando da Pra Oursie, raggiungendo in successione i valloni di Ponton (Chambave) e Clavalité (Fénis) e rientrando in Val Chalamy nei pressi del Lac Gelé.

• Sentieri guidati - itinerari descritti su guide disponibili sul sito Internet www.montavic.it e in forma cartacea presso le sedi del Parco: sentiero lichenologico - (a Champdepraz, percorso circolare Magazzino - Lac Blanc - Gran Lac - Lac Gelé - Magazzino con tre pannelli illustrati dedicati alla interessante flora lichenica delle serpentiniti), sentiero Veulla- Mont Barbeston (attraversa boschi di pino silvestre, pino uncinato e larice, pascoli e brughiere), sentiero Veulla - Lac de Servaz (attraversa una pineta silvestre e il “bosco da seme” di pino uncinato, giungendo sino al pittoresco Lac de Servaz), 34

sentiero Champdepraz - Lac de Panaz (attraversa tutte le tipologie forestali presenti nell’area protetta, pascoli , brughiere e giunge all’isolata conca del Lac de Panaz).

• Parcours découverte (a Champorcher, località Vignat/Chardonney) - sedici isole tematiche dedicate specificamente ai bambini accompagnati da genitori, insegnanti o educatori, che consentono di scoprire vari aspetti naturali in modo interattivo e con coinvolgimento emotivo (schede e informazioni presso il punto informativo).

e neri e a seguire le norme di comportamento precisate sui pannelli apposti dal Parco. Con questi semplici accorgimenti l’area protetta potrà essere visitata da migliaia di persone senza apprezzabili danni all’ambiente.

Invitiamo inoltre chiunque rilevi problemi legati alla segnaletica o alla percorribilità degli itinerari a segnalarli all’Ente Parco (tel. +39 0125 960643 email info@montavic.it).

• Sentiero notturno (a Champdepraz, località Veulla) - breve itinerario al riparo dall’inquinamento luminoso, percorribile dopo il tramonto con l’ausilio di una lampada portatile e di un’audioguida (15 soste descrivono il “lato buio” dell’ambiente alpino).

Va inoltre menzionato il percorso naturalistico “Mont Avic per tutti”, sentiero per disabilità motoria promosso dal Comune di Champdepraz e realizzato dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta in località Veulla.

Gli itinerari elencati valorizzano l’intera gamma degli ambienti presenti nell’area protetta e nei suoi dintorni e si rivolgono alle diverse tipologie di fruitori. Invitiamo quindi tutti i visitatori a non abbandonare mai i tracciati segnalati con i segnavia regionali gialli

* Direttore dell’Ente Parco Naturale Mont Avic.

Iniziative ambientali

L

a medicina di montagna attorno al Monte Bianco.

RÉSAMONT di GUIDO G IARDINI*

n materia di intervento sanitario in montagna, le regioni alpine confinanti con altri stati devono far fronte ad esigenze, che potrebbe apparire banali, ma in realtà possono comportare anche implicazioni di tipo giuridico, oltre che organizzative e linguistiche. Negli anni, la Valle d’Aosta ha cercato di dare una risposta concreta a questa particolare necessità, sviluppando, in modo coordinato con i paesi limitrofi e prendendo spunto da realtà analoghe, la medicina di montagna aderendo attivamente al network transfrontaliero franco-italiano Résamont. Si tratta appunto di una rete di attività e ricerca clinica, formazione e informazione in materia di medicina di montagna, istituita attorno al massiccio del Mon-

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te Bianco per organizzare uno scambio continuo di competenze tra medici, operatori sanitari e responsabili del soccorso alpino, creando sinergie e definendo procedure strutturate e armonizzate tra Valle d’Aosta e Alta Savoia.

La rete è nata nel 2006 e, da allora, è

stata sostenuta in ognuna delle sue fasi di sviluppo da progetti finanziati dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e dalle collettività locali e regionali. I progetti MedMont (2006-2008), Résamont1 (2009-2011) e Résamont2 (2011-2013) hanno permesso lo sviluppo e l’attuazione di li-

Villaggio Résamont, realizzato durante l’iniziativa “Medicina di montagna per tutti” nell’agosto 2014 a Courmayeur.

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Iniziative ambientali nee di intervento sempre innovative, capitalizzando i risultati conseguiti.

Il progetto MedMont è stato avviato nel 2006 con lo scopo di condividere le competenze transfrontaliere in materia di medicina di montagna e soccorso sanitario alpino. Nell’ambito del progetto sono stati realizzati 2 stage transfrontalieri rivolti agli equipaggi sanitari dei vari elisoccorsi, è stata avviata una collaborazione transfrontaliera fra gli ambulatori di medicina di montagna di Aosta e dell’ENSA ed è stato realizzato un manuale sulla medicina di montagna disponibile on-line.

A partire dall’estate 2009, il progetto Résamont1 ha permesso la creazione dell’ambulatorio di medicina di montagna di Chamonix e Sallanches, e l’implementazione della strumentazione dell’ambulatorio di Aosta, già attivo dal novembre 2007, favorendo in questo modo la collaborazione tra le diverse strutture, con uno scambio di medici esperti nei rispettivi settori di competenza (neurologi, cardiologi, medici dello sport, chirurghi vascolari e medici dell’emergenza esperti in congelamenti).

In questo contesto di positiva collaborazione, la telemedicina ha rappresentato un importante oggetto di studio, nonché filo conduttore: da un lato è stato studiato un software comune per lo sviluppo della trasmissione di dati medici tra i due territori, dall’altro è stato condotto, dai giuristi della Fondazione Courmayeur, un importante studio di diritto comparato sulla telemedicina in tre territori confinanti (Italia, Francia e Svizzera). Tale studio, presentato nell’ottobre 2010 in un congresso tenutosi a Courmayeur, organizzato insieme alla Società Italiana di Medicina di Montagna (SIMeM), rappresenta ancora oggi lo stato dell’arte in materia e la base di partenza per ulteriori studi futuri. Il progetto ha inoltre comportato a cavallo tra il 2010 e il 2011 l’organizzazione di 40 atelier sulle patologie legate alla quota rivolti ai professionisti della montagna italiani e francesi con la partecipazione con36

giunta di medici dei due paesi come docenti. Sono stati inoltre realizzati 4 seminari su altrettanti argomenti della medicina d’emergenza in montagna, che hanno visto la partecipazione di numerosi medici, sia come docenti formatori, sia come discenti.

Le raccomandazioni sortite dai seminari sono state successivamente pubblicate in un volume finanziato con i fondi del progetto e distribuite agli addetti ai lavori.

Dall’agosto 2011 è stato dato seguito al lavoro svolto con il nuovo progetto Résamont2, che ha permesso di valorizzare ed arricchire la rete di eccellenza già costituita, di professionisti e di operatori, attraverso la realizzazione di nuovi interventi pilota. Si è infatti affrontato il tema della ricerca epidemiologica, con l’obiettivo di studiare l’incidenza e la prevalenza delle patologie legate alla montagna nell’area del Monte Bianco. A tale scopo si è deciso di creare un database che comprendesse sia le malattie tipiche dell’ambiente montano quali male acuto di montagna, ipotermia e congelamenti, sia le malattie traumatiche, cardio e cerebrovascolari esordite durante l’attività sportiva e ricreativa in montagna. I dati sin qui raccolti saranno fonte di studio e permetteranno, in futuro, di produrre raccomandazioni preventive e di perpetuare il data base trasformandolo in un vero e proprio registro. È stato inoltre realizzato anche uno studio scientifico in alta quota. Per questo motivo sono state coinvolte nel progetto alcune istituzioni illustri, con comprovata esperienza nell’argomento di studio: il CNR, le università di Milano e di Padova, per la parte italiana, l’ENSA di Chamonix e le università di Lione e Grenoble, per la parte francese. Sono stati quindi studiati un centinaio di soggetti sani sia a bassa quota (Milano, Aosta e Chamonix), sia in alta quota presso la stazione di arroccamento dell’Aiguille du Midi (3845 m). Inoltre, all’ospedale di Aosta, alcuni soggetti sono stati esposti ad una quota simulata di 4000 m circa, al fine di ricreare le

condizioni ipossiche dell’alta quota.

Gli individui esaminati sono stati sottoposti a test per lo studio delle funzionalità cerebrale, cardiocircolatoria e respiratoria. I soggetti coinvolti sul versante italiano infine, sono stati sottoposti a un ulteriore studio genetico. La finalità della ricerca, i cui risultati preliminari sono in corso di elaborazione, sarà di approfondire le risposte adattative all’esposizione all’alta quota. Lo studio permetterà successivamente di rispondere a importanti domande riguardanti la causa e il trattamento del male acuto di montagna e di numerose malattie molto diffuse, che hanno come base fisiopatologica la carenza di ossigeno o l’ipossia, come ad esempio: l’ictus, l’infarto del miocardio, le malattie respiratorie ed i tumori.

Si è infine realizzata un’attività di divulgazione al pubblico delle numerose iniziative in seno alla rete Résamont. Con il coordinamento di Fondazione Montagna Sicura di Courmayeur, sono stati organizzati due importanti eventi di sensibilizzazione alle tematiche della medicina di montagna, destinati alla popolazione, agli studenti e a coloro che frequentano la montagna. Il primo evento, tenutosi a Courmayeur nell’agosto 2012, è stato preceduto da un convegno scientifico; il secondo, realizzato a Chamonix nel maggio 2013, è stato indirizzato maggiormente agli studenti delle scuole francesi e italiane.

Nell’ambito della medesima attività è stato pubblicato un fumetto che presenta, con un linguaggio narrativo, le 10 raccomandazioni per la corretta frequentazione della montagna, trattando le tematiche della medicina e dell’emergenza. Tale pubblicazione è stata stampata in francese e italiano e pubblicata sul web sul sito di Fondazione Montagna Sicura.

* Specialista in Neurologia - responsabile Ambulatorio di medicina di montagna (USL VDA) Presidente Società italiana di medicina di montagna.

Iniziative ambientali

U

no strumento per limitare il rischio da valanga.

IL BOLLETTINO NEVE E VALANGHE di ELISABETTA C EAGLIO*

n una regione alpina come la Valle d’Aosta, la divulgazione e la corretta informazione sulle condizioni del territorio montano rappresentano uno degli strumenti informativi più importanti per mitigare e ridurre il rischio da valanga. L’avere a disposizione con continuità dati attendibili sulla situazione neve e sul pericolo valanghe presenti su tutto il territorio valdostano permette agli appassionati della montagna di poter accedere al territorio innevato, intraprendendo così attività ludico-sportive in quota, in modo più sicuro e consapevole. Il Bollettino neve e valanghe, definito più comunemente Bollettino nivometeorologico, è un prodotto istituzionale per il monitoraggio e la previsione del pericolo valanghe. Redatto secondo uno standard comune, deciso in seno all’AINEVA (Associazione interregionale neve e valanghe) fornisce un quadro sintetico sull’inne-

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vamento, sulla struttura e il consolidamento del manto nevoso, offrendo così informazioni relative al grado di pericolo valanghe, a scala regionale, al momento dell’emissione. Inoltre, sulla base delle previsioni meteorologiche e della possibile evoluzione del manto nevoso, può indicare il grado di pericolo atteso per le successive 24, 48 e 72 ore al fine di prevenire even-

tuali incidenti derivanti dal distacco di valanghe.

Nato storicamente con finalità di protezione civile per la valutazione del pericolo valanghe in relazione alle probabilità di distacco spontaneo e all’interazione con la viabilità e le aree edificate, negli anni, con la diffusione degli sport invernali e l’aumento esponenziale del numero di persone

Una guida alpina impegnata in una misurazione nel corso di un rilievo itinerante.

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Iniziative ambientali A destra, un esempio di bollettino neve e valanghe pubblicato sul Web. Nella pagina accanto, suddivisione del territorio in quattro macro aree per la distribuzione spaziale dei gradi di pericolo.

frequentanti la montagna innevata, il bacino di utenza del Bollettino si è notevolmente ampliato, rendendo necessaria, da parte degli Uffici competenti, un’attenta valutazione delle condizioni del manto nevoso anche in funzione della probabilità di distacco provocato.

Con il continuo aumento di scialpinisti, praticanti del fuoripista e ciaspolatori, sono aumentate parallelamente le iniziative volte a diffondere le conoscenze del fenomeno neve e a promuovere la cultura del pericolo valanghe associandolo all’inevitabile concetto di rischio (il rischio zero non esiste!) quale elemento naturale del territorio montano. Negli anni, il Bollettino neve e valanghe si è evoluto, anche da un punto di vista tecnicoqualitativo, con l’intento di sostenere la cultura dell’informazione e della prevenzione con un doppio risvolto: da un lato, rinforzare lo sviluppo di strumenti previsionali sempre più efficaci e dall’altra migliorare le modalità di divulgazione e sensibilizzazione rivolte al grande pubblico.

Con l’obiettivo di aiutare a leggere ed utilizzare correttamente il Bollettino neve e valanghe della Regione autonoma Valle d’Aosta,strumento utile e necessario per la pianificazione di un’escursione o di un’attività in ambiente innevato, viene suggerita, qui di seguito, una serie di elementi importanti, relativi a contenuti e struttura dello stesso.

Tempi di pubblicazione In condizioni ordinarie il Bollettino viene pubblicato il lunedì, il mercoledì e il venerdì, entro le ore 17.00; in condizioni straordinarie, ovvero con 38

grado di pericolo valanghe 4-forte se in concomitanza all’attivazione delle procedure di Protezione Civile, viene pubblicato tutti i giorni.

Condizioni Generali Nella tabella della sezione Condizioni Generali, sono riportati i dati nivometeorologici salienti aggiornati

al giorno di emissione del Bollettino e riferiti mediamente alla quota di 2000 m (altezza neve al suolo, altezza totale neve fresca, temperatura aria, ultimo giorno di vento con trasporto di neve, ultima nevicata, quota copertura continua del manto nevoso).

Nel testo, sempre nella sezione Condizioni Generali, viene invece de-

tà maggiore, che si vuole trasmettere con il Bollettino.

scritto il quadro preciso ed aggiornato della situazione in atto, una sorta di fotografia delle condizioni nivometeorologiche, che segnala la provenienza e l’intensità di eventuali precipitazioni, l’intensità e la direzione del vento in quota, l’andamento delle temperature e la quota dello zero termico, la loro influenza sull’evoluzione del manto nevoso e del pericolo valanghe, evidenziando la presenza e la localizzazione di eventuali accumuli eolici e cornici. La struttura generale e le variazioni più significative del manto nevoso sono descritte in funzione di quota ed esposizione, indicando le peculiarità ed i punti critici per la valutazione della stabilità, con particolare riferimento alla presenza di eventuali strati deboli e di potenziali piani di scivolamento.

Seguono infine la descrizione dell’attività valanghiva osservata, sia spontanea sia provocata, e la definizione del grado di pericolo valanghe, valido per la giornata di emissione del Bollettino.

Evoluzione Prevista Le Condizioni Generali, insieme alle previsioni meteorologiche, sono la base per comprendere questa sezione, in cui vengono descritte l’evoluzione del manto nevoso, dell’attività valanghiva e del conseguente pericolo valanghe attesi nei giorni successivi all’emissione del Bollettino.

Flash In corrispondenza delle Condizioni Generali e dell’Evoluzione Prevista sono riportati dei messaggi brevi (in giallo su sfondo blu) con l’indicazione più importante, in genere la critici-

Mappe di pericolo Alla situazione attuale e ad ogni giorno di previsione sono associate le relative mappe di distribuzione del pericolo valanghe atteso con l’indicazione del grado, da 1-debole a 5-molto forte, secondo la Scala Unificata Europea del pericolo valanghe.

Di seguito vengono invece proposti alcuni criteri e suggerimenti per interpretare in modo univoco e corretto il Bollettino: • Quattro macro aree Sono state individuate per la distribuzione spaziale dei gradi di pericolo valanghe sul territorio regionale 4 macro aree: A-Valle Centrale, B-Valli del Monte Rosa e Champorcher, CValli del Gran Paradiso, D-Valgrisenche, Valdigne e Dorsale Alpina, che comprendono ambiti territoriali omogenei in relazione all’idrografia, alla meteorologia ed all’orografia locali; • Ventuno sotto-zone I quattro settori sono ulteriormente suddivisi in aree delimitate tenendo conto sia degli scenari più ricorrenti di innevamento e criticità, sia dell’interazione delle perturbazioni con i rilievi montuosi; le linee di demarcazione dei singoli settori non rappresentano un confine netto, ma devono essere lette come zone sfumate di transizione sul territorio;

può essere applicato a priori ad ogni singolo pendio e non rappresenta necessariamente un fattore di scelta determinante a scala locale, le descrizioni e le informazioni evidenziate possono, con un’attenta valutazione locale, essere adattate e applicate al luogo ed al momento specifici; • Leggete anche il testo del Bollettino!

Da quanto detto sopra ne consegue che soffermarsi solo sul grado di pericolo, ovvero sulle mappe, senza leggere la parte testuale, non può contribuire alla valutazione di un singolo pendio: le informazioni contenute nel testo sono mezzi ausiliari fondamentali, anche per la valutazione del terreno su piccola scala! Sono essenziali per una corretta interpretazione del grado di pericolo, dal momento che descrivono più nel dettaglio situazioni e spazializzazioni dei dati non sempre visualizzabili graficamente sulla mappa o desumibili dalla tabella.

La consultazione del Bollettino neve e valanghe (realizzato in seno all’Ufficio neve e valanghe regionale in convenzione con Fondazione Montagna Sicura) è effettuabile visitando i seguenti siti web: www.regione.vda.it; www.fondms.org; www.aineva.it.

Risponditore telefonico: +39 0165 776300.

• Scala regionale È la scala a cui si riferiscono le descrizioni e il grado di pericolo valanghe nel Bollettino; le informazioni fornite rappresentano un quadro sintetico e quindi devono essere considerate come una visione d’insieme delle condizioni nivometeorologiche e del pericolo valanghe; • Scala locale Tuttavia, se il grado di pericolo del Bollettino, inteso come numero, non

* Previsore valanghe e referente divulgazione Ufficio neve e valanghe Fondazione Montagna Sicura.

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Iniziative ambientali

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romuovere la cultura delle scienze del nostro pianeta è un obbligo della scuola italiana e un impegno morale per i nostri ragazzi.

Questo per costruire una diversa sensibilità nei confronti dell’ambiente.

LE SCIENZE DELLA TERRA

e Scienze della Terra sono una disciplina giovane: la Teoria della Tettonica delle Placche è stata elaborata, consolidata e condivisa solo a partire dagli anni ottanta dello scorso secolo, ma molti fenomeni sono ancora da definire ed approfondire, il che le rende, se possibile, ancora più affascinanti. Inoltre, come tutte le discipline scientifiche, le Scienze della Terra si evolvono in continuazione: nuove scoperte alimentano nuove teorie.

La comprensione del sistema Terra è un elemento indispensabile per la formazione di una coscienza ambientale tra i giovani che, come futuri cittadini, saranno coloro che con le loro azioni determineranno la qualità dell’ambiente naturale e della vita sul Pianeta. La conoscenza dei fenomeni naturali permette una migliore prevenzione dei rischi e una riduzione dei danni alle persone e alle cose, mentre la consapevolezza della fragilità del Pianeta suggerisce un uso più sostenibile delle risorse e un’attenzione all’inquinamento ambientale.

Come per tutte le discipline scientifiche, è necessario abbandonare il tradizionale curricolo enciclopedico che, nel caso delle Scienze della Terra viene trasmesso nella nostra scuola come un arcipelago di saperi disciplinari frammentati e disgiunti: l’Atmosfera, quindi la climatologia, l’Idrosfera, quindi le acque superficiali e sotterranee e il ciclo delle acque, la Geologia, con le rocce, i minerali, i vulcani e i terremoti, la Paleontologia, con i suoi stretti legami con il mondo dei viventi, dai fossili all’evoluzione, la Geografia Astronomica, con i moti della Terra e le relative conseguenze, il paesaggio e le sue unità, per fornire gli strumenti per comprendere i modelli che legano questi ambiti disciplinari in una stretta rete di saperi e di relazioni di reciprocità e di causa effetto.

Il ciclo dell’acqua, il ciclo litogenetico, la Teoria della Tettonica delle Placche, la relazione tra Rischio, pericolo e vulnerabilità, costituiscono una rete di saperi complessi, strettamente intrecciati tra loro e con al-

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di SUSANNA O CCHIPINTI*

tre discipline, la fisica, la chimica, la biologia, l’astronomia; talora anche complicati, richiedono una progressiva costruzione di informazioni, indispensabili, e di approfondimenti, auspicabili, che costituiscono un utile bagaglio culturale ma soprattutto uno strumento per comprendere e riconoscere, come oramai richiesto a tutti gli studenti, i concetti di sistema e complessità.

Da cio’ risulta evidente che e’ sempre più impellente migliorare la sensibilità dei giovani verso queste problematiche, che può essere ottenuta aumentando l’interesse verso le Scienze della Terra lungo tutto il curriculum scolastico nei vari gradi.

L’interesse da parte degli studenti può migliorare se lo studio delle Scienze della Terra viene affrontato in maniera attiva, in particolare evidenziando i riscontri e le implicazioni per l’ambiente naturale e la vita dell’uomo.

Nel contesto italiano, in particolare, è obiettivo prioritario quello di promuovere una diffusa e radicata

cultura dei rischi naturali, che passa attraverso la conoscenza dei fenomeni naturali, della pericolosità insita nella evoluzione geologica del territorio, dell’uso responsabile dell’ambiente urbanizzato, della percezione del fenomeno come parte fisiologica delle dinamiche della Terra, col quale è necessario convivere responsabilmente e coscientemente. Inoltre in una logica di promozione e validazione di competenze, le Geoscienze hanno chiaramente evidenziato, per la complessità delle relazioni, flussi e funzioni, connessioni logiche ed impreviste, la loro efficacia quale strumento per lo sviluppo di abilità e delle competenze correlate.

Approcci nozionistici, metodologie didattiche trasmissive, che non siano in grado di far comprendere queste relazioni ed i legami, rischiano, come spesso accade, di produrre demotivazione e la comune, diffusa percezione, che questa disciplina, cosi ricca e viva, si limiti a studiare rocce e catastrofi. È responsabilità della scuola e dei docenti promuovere piuttosto una diffusa e radicata cultura dei rischi naturali, che passi attraverso la conoscenza dei fenomeni naturali, della pericolosità insita nell’evoluzione geologica del territorio, dell’uso responsabile dell’ambiente urbanizzato, della percezione del fenomeno come parte fisiologica delle dinamiche della Terra, col quale è necessario convivere responsabilmente e coscientemente.

Purtroppo, nell’insegnamento delle Scienze della Terra ci si scontra con altri dati di fatto: l’occupabilità di questi futuri scienziati, nel mercato del lavoro italiano, la disponibilità di mezzi e strumenti per fare didattica laboratoriale ed infine, le competenze degli insegnanti, intese sia come saperi disciplinari che di abilità metodologiche e docimologiche.

Da questo quadro discende la necessità di promuovere la formazione dei docenti, spesso non adeguatamente preparati nella promozione del processo di insegnamento/apprendi-

mento delle geoscienze, in relazione alla loro prevalente formazione nella componente delle bioscienze. Risulta pertanto indispensabile consolidare questo settore, sia dal punto di vista disciplinare, mediante gli opportuni approfondimenti scientifici, che soprattutto attraverso la diffusione e la sperimentazione condivisa di adeguati strumenti didattici, supporti pratici e tecnologici, informatici ma ancor di più nella ricerca e nell’affiancamento dei docenti nell’acquisizione dei più efficaci approcci metodologici e didattici, con particolare riferimento alla didattica laboratoriale, alle metodologie attive ed all’Inquiry-IBSTeaching—Learning.

Anche in occasione del più recente convegno di Geoitalia - nella sessione parallela sul tema Le Geoscienze a scuola (Pisa 14-16 settembre 2013) - sono stati presentati alcuni dati relativi all’insegnamento delle Scienze della Terra e dello spazio nella scuola italiana, in relazione al quadro internazionale. Recenti ricerche, sia a livello nazionale che estero, evidenziano un quadro estremamente disomogeneo, per quanto riguarda lo sviluppo ed il grado di approfondimento dei contenuti, la verticalità del curricolo, l’approccio educativo, la strumentazione didattica disponibile, l’attenzione alla programmazione per competenze, strumenti e mezzi di misurazione dei risultati e di valutazione dei processi. In particolare è stata segnalata: • l’esigenza di affrontare prioritariamente il tema delle metodologie e degli approcci didattici con cui utilizzare tutte le risorse, tradizionali o innovative, così come i vari learning objects, sviluppando modelli di didattica attiva e laboratoriale (flipped lessons, Inquiry based Teaching/ learning, project based learning, case analysis...), e in generale metodologie che mettono al centro lo studente e il suo personale processo di apprendimento, promuovono approcci personalizzati, fanno crescere la motivazione e favoriscono l’orientamento. Tutto questo comporta, per

il docente, un significativo impegno per modificare il proprio approccio didattico, con risultati non immediatamente riscontrabili né tanto meno misurabili.

• l’esigenza di promuovere una nuova e condivisa cultura delle scienze della Terra, che parta dalla scuola contribuendo a costruire una diversa sensibilità verso l’ambiente: la conoscenza dei fenomeni geologici, dei rischi naturali, dell’evoluzione del territorio, dell’uso responsabile dell’ambiente urbanizzato porta ad una percezione dei fenomeni in una logica di sistema e di complessità, di flussi e relazioni, logiche o inaspettate, ma parte fisiologica delle dinamiche della Terra, con le quali è necessario convivere responsabilmente e coscientemente. Infatti i problemi dell’insegnamento ed apprendimento delle Geoscienze si riflettono nel difficile rapporto che la nostra società ha nei confronti del proprio territorio e nella scarsa conoscenza dei fenomeni naturali, geologici e idrogeologici che lo caratterizzano.

* Dirigente scolastico ISIT Innocent Manzetti Aosta- Châtillon e referente didattica delle scienze sperimentali, educazione ambientale Assessorato regionale all’Istruzione e Cultura.

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Iniziative ambientali

LE GEOSCIENZE IN VALLE D’AOSTA di SUSANNA O CCHIPINTI

a tempo, l’impegno di promuovere l’insegnamento delle scienze da parte degli assessorati regionali istruzione-cultura e territorio-ambiente si è concretizzato nella realizzazione di supporti e percorsi didattici, sempre accompagnati da momenti di formazione dei docenti interessati, con particolare attenzione alla produzione di materiali hands on, oggetti e strumenti anche molto semplici ma coerenti con l’approccio investigativo e laboratoriale.

Molti oggetti sono stati realizzati con la collaborazione di studenti e docenti delle Istituzioni scolastiche della regione, con lo scopo di costituire una dotazione efficace e condivisa. In occasione dell’Anno della terra, nel 2008, è stata realizzata una Mostra Laboratorio che ha prodotto una serie di Learning objects, patrimonio condiviso di docenti e studenti di molte scuole. Tra questi, troviamo, il modello dei vulcani e dei terremoti e la piastra vibrante realizzati da studenti e docenti dell’ISITIP di Verres; i puzzle della deriva dei continenti e della tettonica delle placche realizzati da studenti e docenti del Don Bosco di Chatillon; il modello strutturale della Valle d’Aosta in pianta e in sezione, realizzato sulla carta geologico strutturale della Valle d’Aosta (Bonetto e Gianotti 1998) creato dagli studenti

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Il modello dei vulcani e dei terremoti.

ed insegnanti dell’IS C.Gex; i carrelli e le schede didattiche per lo studio delle rocce e dei minerali, strumenti didattici che uniscono al rigore scientifico – le schede che accompagnano i campioni sono state elaborate in collaborazione con studenti stagisti dell’Università degli studi di Milano – dipartimento di scienze della Ter-

ra la possibilità di poter manipolare campioni di grande effetto.

La mostra laboratorio 2014, che si svilupperà sul tema delle Connessioni logiche ed impreviste (itinerari di investigazione e di scoperta nell’ambiente valdostano) ha proposto, in collaborazione con numerosi enti scientifici della regione, approfondi-

In alto, il puzzle della deriva dei continenti.

In centro, il puzzle della tettonica delle placche.

A lato, exhibit della mostra laboratorio

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Iniziative ambientali

Qui sopra, dall’alto, la piastra vibrante e il modello strutturale della Valle d’Aosta in sezione.

Nella foto grande a lato, i carrelli didattici.

In basso a sinistra, exhibit della mostra laboratorio.

In basso a destra, le schede didattiche di rocce e minerali.

menti su diversi aspetti delle Scienze della Terra, producendo exhibit originali, che costituiscono spunti per ragionamenti, investigazioni, sia in autonomia da parte delle classi in visita, sia con l’aiuto di studenti “mediatori”, efficace utilizzo della peer education in un contesto particolarmente idoneo.

Inoltre, come già per la Biologia e la Chimica, molte altre attività sono state raccolte ed illustrate in schede didattiche nel quaderno Viaggio al Centro della terra , prodotto dalla stamperia regionale e liberamente scaricabile al link www.scuole.vda. it/scienze/images/Viaggio.pdf.

Per la fruizione di queste risorse, così come di tutti i materiali che fanno capo al Science Centre regionale, situato presso l’Istituzione scolastica C.Gex è stato realizzato un Protocol44

In alto, il modello strutturale della Valle d’Aosta in pianta.

lo di rete, sottoscritto dalla maggior parte delle Istituzioni scolastiche, che consente un uso condiviso del laboratorio e di tutte le sue risorse. I docenti possono utilizzare i materiali autonomamente, su prenotazione

o richiedere il supporto di esperti e collaboratori del Science Centre, ricevendo in questi anni riconoscimenti da parte del MIUR. Il Science Centre Scuole sarà inoltre coinvolto in reti di ricerca per la spe-

rimentazione di materiali didattici con Dipartimenti di scienze della Terra delle Università di Camerino, Torino e continuerà la collaborazione con l’Università di Milano.

IL QUADRO NAZIONALE DELLE GEOSCIENZE Le Geoscienze, nella cultura dei cittadini, così come nelle scuole sono spesso mal percepite, perché vengono all’ordine del giorno quando qualche evento drammatico accade, purtroppo sempre più spesso a causa dell’acutizzarsi degli eventi meteorologici, con conseguente impatto sul fragile sistema idrogeologico italiano e al succedersi di eventi calamitosi, tzounami, terremoti, eruzioni, frane. Di conseguenza nel corso degli ultimi anni si è verificata una crescita di attenzione, ma la percezione resta - lo conferma una recente ricerca dell’Ordine nazionale dei geologi risalente al 2013 in occasione dei “suoi” 50 anni - da cui risulta che la geologia viene proposta alla pubblica attenzione solo in occasione di eventi drammatici.

Anche il mondo accademico si deve assumere la responsabilità a livello nazionale di ottimizzare il lavoro svolto da singoli gruppi supportandolo e pubblicizzandolo, come in una cassa di risonanza, in modo che il lavoro di pochi sia alla fine un beneficio per tutti. Questo richiede di costruire delle relazioni concrete tra università e altre istituzioni, per facilitare lo scambio di risorse, conoscenze e competenze, per condividerle poi con scuole, insegnanti, educatori. Questa idea sta crescendo e da alcuni centri universitari e’ stata lanciata la creazione di EARTH-NET, una rete nazionale con capofila l’Università’ di Camerino, per la didattica delle Scienze della Terra, che vede come partner università, enti di ricerca, musei, tra cui il Science Centre regionale, e nasce per “avviare sinergie di risorse umane e scientifiche con lo scopo di promuovere la cultura delle Scienze della Terra, con particolare attenzione al tema dei rischi naturali, tra gli studenti di Istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado del territorio”.

Susanna Occhipinti

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Iniziative ambientali

LE OLIMPIADI DELLE SCIENZE DELLA TERRA di SUSANNA O CCHIPINTI

ra i diversi interventi finalizzati a promuovere le Geoscienze nelle scuole e nella cultura, da qualche anno, la comunità geologica internazionale, ed in particolare l’IGEO, International Geoscience Education Organisation propone le Olimpiadi delle scienze della Terra – IESO giunte alla 9^ edizione. L’Italia vi partecipa da 5 anni, con risultati via via crescenti: nel 2013 è arrivato il primo oro. Gli studenti sono selezionati dalle scuole di appartenenza, quindi a livello regionale partecipano ad una selezione nazionale a maggio, che li vede coinvolti in prove teoriche e pratiche. I primi 10 classificati partecipano quindi ad uno stage, premio di formazione presso l’Università di Camerino, i primi 4 costituiscono la

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delegazione italiana che negli anni li ha visti impegnati a Taiwan, in Indonesia, in Italia, in Argentina e in India.

Nel 2011, le IESO si sono svolte infatti in Italia, con il patrocinio del MIUR e la collaborazione di diversi enti tra cui la Regione Valle d’Aosta. Circa 200, tra studenti e mentors di oltre 40 paesi hanno partecipato il 9 e il 10 settembre 2011 ad una fase delle IESO che vede squadre miste sperimentare l’ITFI, International Team Field investigation, prova pratica che ha visto 7 squadre confrontarsi in 7 località della Regione, Saint-Marcel, Courmayeur, La Thuile, Cogne, Nus/SaintBarthélemy, Lillianes/Fontainemore, Saint-Vincent su temi diversi quali la geologia e geotecnica, glaciologia, geografia astronomia, pedologia,

Pranzo di studenti e accompagnatori al Col de Joux.

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idrogeologia, mineralogia, in test che richiedevano analisi di casi, attenta valutazione dei dati e formulazione di ipotesi. Tutte le prove sono state realizzate in collaborazione con enti scientifici regionali: gli studenti ed i loro accompagnatori, dopo un pranzo al Col de Joux sono stati accolti, spesso dagli amministratori locali, nelle diverse sedi dove si sono svolte le prove. Hanno quindi partecipato il giorno seguente ad un incontro presso la Cittadella dei Giovani e al forte di Bard dove hanno presentato i prodotti elaborati di cui le presentazioni in Power point in inglese, selezionate e valutate da una commissione e successivamente premiate in occasione della cerimonia conclusiva a Modena.

Sono iniziative come queste, caratterizzate da un entusiasmo e una partecipazione crescente, che permettono di far capire l’importanza di un campione di roccia, visto non come un banale e insignificante sasso ma come una vera e proprio testimonianza degli eventi chimici, fisici, biologici, avvenuti nel tempo. Lo studio delle Scienze della Terra sono dunque funzionali alla comprensione dei grandi eventi biologici e storici, per mezzo dei quali si riescono a reperire le tracce del nostro passato, anche quello molto remoto, per interpretare il presente e prepararsi alle trasformazioni del futuro.

Recensioni

alanga. Manuale pratico di Rudi Mair e Patrick Nairz.

Riconoscere le 10 più importanti situazioni di pericolo valanghe.

Athesia.

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Negli anni recenti, diversi Uffici valanghe europei e nordamericani hanno sviluppato un approccio innovativo alla complessa materia della prevenzione del rischio valanghe cercando di migliorare la comunicazione, sia al professionista sia al semplice amante della montagna, dei fondamenti e delle principali nozioni utili ad una più corretta valutazione e previsione degli scenari di rischio.

“Ma come è potuto accadere?”, è solitamente la prima domanda che ci si pone dopo un incidente da valanga. L’esperienza maturata durante molti inverni ha dimostrato che si creano spesso delle situazioni valanghive quasi identiche e si possono identificare delle situazioni tipo sempre ripetute e responsabili per la maggior parte degli incidenti da valanga.

Il libro (già un best seller in molti paesi), scritto dai Rudi Mair e Patrick Nairz del Servizio Valanghe del Land Tirolo - Austria, cercando di dare una risposta a questa domanda descrive come riconoscere le 10 più importanti situazioni tipo di pericolo valanghe ovvero gli scenari d’incidente valanghivo più chiaramente definibili, evidenti e ricorrenti nell’arco di una stagione invernale. Gli autori, con un approccio tecnico, ma con uno stile narrativo di facile accessibilità per il grande pubblico, propongono 10 scenari d’incidente, ciascuno caratterizzato da peculiari condizioni nivologiche e meteorologiche e da approfondite analisi d’incidenti realmente occorsi. Molti dei casi presentati, seppur riferiti alle Alpi del Tirolo, trovano applicazione anche sull’arco alpino ed appenninico italiano e offrono spunto per riflessioni e per una nuova catalogazione degli incidenti in valanga.

Il lettore trova nel libro le nozioni e i criteri necessari per un corretto riconoscimento dello scenario e può ricavarne indicazioni utili all’adozione di misure di riduzione del rischio, evitando decisioni e comportamenti sbagliati.

L’AINEVA (Associazione Interregionale Neve e Valanghe), che coordina l’attività dei servizi valanghe regionali o provinciali

italiani, da anni attua politiche di sensibilizzazione e formazione del grande pubblico sulle tematiche neve e valanghe. Consapevole della valenza tecnica e divulgativa del libro, AINEVA ne ha promosso e supportato, anche con il sostegno del Club Alpino Italiano, la traduzione in italiano (casa editrice Athesia), con lo scopo di diffondere maggiormente la cultura della prevenzione e della gestione dei rischio valanghe, tipico del territorio alpino.

Elisabetta Ceaglio (Fondazione Montagna sicura) Igor Chiambretti (AINEVA)

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