STRAWBERRY ... FIELDS

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Nell'anno scolastico 1968/69 capitai in un liceo "caldo", nella classe più "impegnata" della scuola. Le assemblee erano continue e gli insegnanti non potevano spiegare, però poi ci chiedevano lo stesso il programma ed io, che non ero abituata, mi ritrovai ben presto a sgobbare notti intere per far fronte alle interrogazioni programmate.

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Se non si passava, si perdeva facilmente l'anno, cosa che assolutamente non potevo permettermi. Non fu un anno facile e mi ritrovai ad invidiare i Fab che, vestiti da hippies, (fingevano?) belli tranquilli di meditare. Ma mi consolai subito col nuovo White album che, uscito quell'inverno, era il loro nuovo regalo. C'erano 4 magnifiche foto dei Fab che subito, armata di cacciavite, fissai sulle 4 ante dell'armadio in camera mia, togliendo le stampine "classicheggianti" che non mi piacevano. La reazione in casa fu di sgomento ma le foto rimasero. Quell'anno in camera mia comparvero anche cuscini e tappeti su cui mi rilassavo facendo yoga e meditazione e ascoltando la musica con gli amici! Avevo infatti trovato finalmente un gruppo di ragazzi che amavano i Fab e la musica che mi piaceva e suonavano, riuniti nei garage che trovavano disponibili, i loro pezzi e talvolta nei locali quando ne trovavano uno adatto. Infatti a scuola le assemblee musicali non erano certo ancora permesse! I Fab presero posizione, nel loro pezzo "Revolution" nei confronti dei moviment giovanili: "But if you talk about distruction, well you know that you can count me out…" e gli Stones, mesi dopo, in "Beggar's Banquet", in "Street Fighting man": "But what can a poor boy do, but to sing in a rock'n'roll band" dichiarando London town una città "sleepy" dal punto di vista della contestazione..... Pubblicato da Enrico Pelos a giovedì, febbraio 18, 2010 0 commenti Link a questo post Etichette: byrds, donovan, maharishi, meditazione, revolution, stones, street fighting ma, white album, yoga SABATO 13 FEBBRAIO 2010

1967: The summer of love, San Francisco, the Swinging London Ed ecco l'anno della svolta, durante il quale mi arrivavano di continuo e molto velocemente gli echi di avvenimenti e di innovazioni musicali così entusiasmanti da rendere unica ed irripetibile l'atmosfera che mi circondava. Non che in Italia questi fermenti venissero vissuti pienamente, però a poco a poco si diffondevano anche nel nostro paese proprio verso la fine del 1966/67, e finalmente anche in radio, gruppi innovativi come i Byrds dalla West Coast, la risposta americana al pop dei Beatles, che mi piacevano sia per le melodie che per la parte vocale improntata su cori in falsetto (tutti i componenti erano, oltre che capaci musicisti, anche validi vocalists). I loro brani - specialmente quelli riferiti alla prima produzione davano la sensazione di "volare in alto", come gli uccelli da cui avevano preso a prestito, storpiandolo, il nome. Mi piacevano perché appunto mi ricordavano i Fab in versione americana. Avevano spopolato con con "Mr Tambourine Man "di Bob Dylan, ma Bob e la cosiddetta "canzone di protesta" non era completamente capita qui, io stessa preferivo in quegli anni ascoltare lo scozzese Donovan, chiamato "il menestrello", ispirato da ballate popolari tradizionali o dai fermenti pacifisti del mondo giovanile. Ricordava in effetti Dylan vagamente

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