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Vezio Santini, Pouf e il tenente Fenoglio
DI MARIO RENZULLI
Vi sono casi in cui l’intreccio delle relazioni uomo – cavallo presenta delle singolarità che vale la pena di narrare.
Questo è il caso di Vezio Santini, del cavallo Pouf e del tenente Fenoglio.
Vezio Tullio Santini nacque a Roma l’11 giugno 1877 e forse le sue doti equestri sarebbero state più apprezzate se non avesse avuto in sorte di essere fratello unilaterale di Federico Caprilli dal quale è stato inevitabilmente e completamente oscurato, tanto da cadere quasi nell’oblio.
Era figlio della stessa madre del Capitano, cioè di quella sig.ra Elvira Rossi originaria di Navacchio che, vedova di Enrico Caprilli, convolò a seconde nozze con l’ingegnere livornese Carlo Santini.
I coniugi Santini trasferitisi a Roma, neo-capitale del Regno d’Italia che in quegli anni offriva opportunità per l’edilizia, presero alloggio al n. 10 di via Napoli, non lontano dalla piazza del Viminale e dalla chiesa di San Bernardo alle Terme dove Vezio fu battezzato il 21 giugno del predetto anno (1).
Madrina fu Ida Caprilli di cui è nota la triste vicenda umana e padrino fu Arturo Santini .
Poiché è nel giardino della villetta di via Napoli che si tramanda che Caprilli abbia montato per la prima volta e che per la prima volta sia caduto, si può immaginare che anche per Vezio quello sia stato il primo “maneggio” che lo fece diventare, poi, ottimo cavaliere nell’accezione collo- quiale della locuzione (2).
Fu arruolato dal 1916 fino al termine del primo conflitto mondiale senza partecipare a fatti d’arme.
Sebbene il Santini menzionato nell’elenco di quanti, dopo la Grande Guerra, diedero impulso alle cacce alla volpe della Società Romana non sia il “nostro” (3), vi è motivo di pensare che anche quest’ultimo abbia preso parte , da invitato, ai meets grazie al fratello Federico.
Come si sa, infatti, la relazione fra la Scuola di Cavalleria e la Società Romana della Caccia alla Volpe fu strettissima fin dai tempi in cui il marchese Luciano di Roccagiovine ricoprì il ruolo di istruttore a Tor di Quinto (1891-1894) e, per oltre un decennio, quello di master.
Se nel primo periodo in cui Federico Caprilli frequentò Tor di Quinto come allievo, Vezio Santini era ancora troppo giovane per questi cimenti, allorché il primo divenne direttore dei corsi di equitazione di campagna (1905-1907) Vezio può aver avuto accesso all’ambiente delle cacce romane, socialmente esclusivo, oltre che eccezionale palestra equestre insieme a quella rappresentata dagli steeples chases che per la prima volta a Roma furono corsi nel 1854 (4) o dalle corse in piano organizzate dal Jockey Club Italiano sorto nel 1881.
L’inserimento dei Santini negli ambienti più altolocati è d’altronde comprovato dal fatto che Lina Santini, sorella di Ve- zio, sposò un Bartolucci Godolini, acquisendo il titolo di marchesa e trasferendosi nelle Marche, a Sant’Elpidio a Mare, dove visse a lungo.
La testimonianza fondamentale (e forse unica) di Vezio cavaliere è rappresentata da una foto che lo ritrae in sella a Piccola Lark, superare “naturalmente” tre filagne, vestendo quella che possiamo ritenere fosse la tenuta formale per i cavalieri civili, cioè in bombetta, giacca e cravatta (5).
Siamo nello stesso anno (il 1906) di una delle foto-manifesto dello sviluppo dell’equitazione naturale, cioè di quella in cui
Federico Caprilli supera quattro filagne, al cospetto di un contadinello, lasciando piena libertà di bocca al cavallo.
Il contesto è il medesimo e analoga è l’intenzione stilistica presupposta alle due “cedute”.
Esecutore testamentario del Capitano che era andato a trovare a Torino poco prima del fatale incidente, Vezio Santini – in forza di quel testamento - fu l’unico ammesso a seguirne le spoglie dall’interno di una semplice vettura di piazza, e – sempre in forza di quelle ultime volontà – fu beneficiario del lascito del cavallo Pouf . Non avendo avuto figli ebbe cari i nipoti Caprilli, con uno dei quali (Giulio, l’ultimo della famiglia ad aver montato) appare in foto durante un soggiorno montano nel 1941 (5).
Morì a Roma il 13 gennaio 1959.
Pouf (come riporta il cap. Giubbilei) o Pouff (come viene anche scritto il suo nome) era un appariscente sauro irlandese dal temperamento assai equilibrato, con lista in fronte, balzano da quattro e codimozzo secondo la moda del tempo. Federico Caprilli lo aveva acquistato dal sig. Enea Gallina, noto commerciante dell’epoca, cioè dalla stessa persona che il 6 dicembre 1907, a Torino, lo adagiò morente negli alloggi sopra le proprie scude- rie, fra via Colli e corso Montevecchio. Montato da Caprilli, Pouf aveva vinto nella primavera di quello stesso anno il Campionato del Cavallo d’Arme, una sorta di concorso completo ante litteram a cui partecipavano anche gli ufficiali delle cavallerie di altri Paesi e che richiedeva cavalli altrettanto “completi” nelle specialità dell’equitazione militare.
Pouf ripetè il successo nell’aprile dell’anno 1908, questa volta montato dal tenente Vittorio Fenoglio dei Lancieri Novara (6) affrontando dapprima la marcia di 50 Km. che i vari partecipanti coprirono in tempi compresi fra le 3 ore e 41’ e le 4 ore e 20’ (7) e lo stepple: 18 ostacoli molto severi, posti lungo 3.500 metri, da superare nel tempo massimo di 6’ e 15”.
Poiché Vittorio Fenoglio terminò queste gare a punteggio “pieno”, alla pari del tenente spagnolo
Boceta, a questi due ufficiali spettò, nel prosieguo delle giornate di gara, di cimentarsi in un galoppo su tre grossi ostacoli posizionati in un modo da imporre ai cavalieri una traettoria che il cronista dell’epoca definì a zig zag . Boceta incorse in penalità al primo ostacolo, mentre Fenoglio fece percorso netto aggiudicandosi le seimila lire del primo premio e la coppa offerta dell’Imperatore di Germania (7).
La vittoria fu di Pouf o del tenente Fenoglio? E’ la domanda che si fecero i maligni e che ricorre, a volte, a commento di prestazioni di binomi in cui la componente cavallo ha in precedenza particolarmente brillato con altri cavalieri.
Pare che proprio per questo il ten. Fenoglio, conscio di sé e desideroso di dimostrarlo, divenuto propritario del cavallo, si risolse a cedere Pouf al barone Loewenstein (8), nonostante la disapprovazione dei comandi militari e la conseguente misura disciplinare comminatagli (9) .
I fatti diedero ragione a Fenoglio che ebbe modo di vincere, con un diverso cavallo, il Concorso Ippico Internazionale di Roma del 1911 aggiudicandosi la Coppa delle Nazioni insieme agli altri quattro componenti la squadra italiana.

Nulla sono in grado di riferire circa i motivi della precedente cessione di Pouf da parte di Vezio Santini, che devono essere stati assolutamente stringenti atteso il significato ideale di quel cavallo (l’ultimo posseduto dal suo celebrato fratello) o che potrebbero essere stati anche squisitamente “cavalleristici”, qualora fossero consistiti nell’intenzione di assicurare a Pouf una carriera agonistica di alto livello.
Note:
1) l’atto è stato rintracciato per me dalla dott.ssa Rocciolo dell’Arch.Storico del Vicariato di Roma; 2) così , verbalmente con me, la dott.ssa Eugenia Caprilli ; 3) V. De Sanctis, Un secolo e mezzo di caccia alla volpe nella campagna romana, Abete, pag. 102; la ricerca della m.sa Giulia Carrassi del Villar ha portato a individuare “quel” Santini in Pier Mario Santini, già socio della S.R.C.V. nel 1912-1913;
4) S.Torrisi, Corriere della Sera ed. Roma, 1978
5) la foto di Vezio Santini su Piccola Lark è tratta dal volume di L. Lami, Le passioni del Dragone, Mursia, 2009; quella con Giulio Caprilli mi è stata inviata dalla figlia di quest’ultimo, Eugenia;
6) G. Veneziani Santonio, nella sua Storia dell’equitazione italiana (ed. dell’Orso 1996, pag. 136) scrive che Vittorio Fenoglio perse la vita in giovane età mentre era istruttore a Tor di Quinto, ma nell’elenco degli istruttori della Scuola, pubblicato nello stesso volume a pag. 377, il ten. Fenoglio non risulta, mentre compaiono, relativamente a quel periodo, Bolla, Starita e Acerbo definiti <>;
7) veggasi il resoconto del settimanale “La Stampa Sportiva” del 10 maggio 1908; 8) anche cavalieri del Belgio avevano preso parte al Campionato d’Arme di quell’anno;
9) cfr. S. Pugliaro, Cento anni d’equitazione militare Italiana, Statesercito, Roma, 1993, pag. 11 novazioni scientifiche in campo di nutrizione.
