Il consigliere nazionale Antonino La Barbera e la nuova cinofilia
Antonino La Barbera con il presidente Dino Muto
Vincere è partecipare Se la passione ti guida fa che la ragione tenga le redini (B. Franklin)
Basta un fiammifero ad accendere la passione. Purché tolto da una bustina di “Minerva” un tempo versione nobilitata degli zolfanelli. Sulla custodia immagini di alberi, monumenti o cani. E furono proprio questi a stregare lo scolaro di appena otto anni ed oggi dottor Antonino La Barbera siciliano di Palermo impegnato nel non facile settore delle risorse umane e del sindacalismo. Esperto giudice all rounder e di prove, ha assolto in tempo record l’incarico di commissario dell’ABC (Amici Bassotto Club) e continua con successo a dar significato all’impegno di Vicepresidente del Club Italiano del Bracco Francese, il suo “secondo amore insieme al breton ed ai bassotti” dice. Il primo è la famiglia con la moglie Nunzia ed i figli Alice di 17 anni e
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Gioele di 13. Ne parla a voce bassa, serena diresti se l’aggettivo non apparisse inusuale, proprio come questo cielo di Milano nell’ultimo scorcio di un febbraio che sembra uno scampolo di primavera.
cinofilia perché non si può amare una razza dimenticando le altre e non è più possibile avere ed ostinarsi a conservare una visione parziale del mondo, di questo nostro mondo in cui si mescolano in maniera meravigliosa intelligenza e passione, valori della tradizione e voglia di futuro”.
“Cominciai a collezionare quelle custodie di fiammiferi illustrate con immagini di cani e sentivo di voler bene a tutti perché ciascuno di ogni razza aveva una particolarità che lo distingueva rendendolo unico come un’opera d’arte e proprio come un capolavoro mi faceva sognare. Un affetto che aumentava col crescere della mia collezione cominciata da scolaro e che col tempo si è concretizzata nell’impegno nell’allevamento e nell’agonismo ed estesa, direi in modo naturale, a tutta la
Lei ha qualche preferenza fra le razze? “Il mio primo cane fu un Epagneul Breton: mi giunse con la prima licenza di caccia. Era - e rimane nei miei ricordi - il meraviglioso Mir delle Budrie e mi giungeva dall’amico Rodolfo Pellegrinotti compianto non solo da me ma da ogni bretonista. Da allora i Breton, me lo lasci dire, fanno parte di me e non perché sia titolare dell’affisso “del Limoncello”. Semplicemente mi conquistarono e conti-