I Nostri Cani - marzo 2015

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La squadra italiana di Coppa Europa 1976: da destra Gino Botto, Mario Marchesi, Alighiero Ammannati e Franco Francini

i nostri

Cani

Anno 61 num. 3 marzo 2015

LO STILE DEL SETTER

della preparazione, degli scambi di informazioni, di opinioni e di esperienze fra conduttori e proprietari le razze avrebbero progredito meno.

Risplende ogni anno in acquerelli di luce Ti incammini lungo le pagine, come fossero affascinanti sentieri della memoria, del bel libro oggi introvabile scritto da quel grande che fu Giuseppe Negri, giornalista importante per la passione nel lavoro e le intuizioni. È scomparso anche lui. Come sono diventati solo memoria Enrico Oddo, Giulio Farè. Come vi restano Franco Di Stadio, Carlo Annibale Maggi, Giordano Gilardi, Marco Valcarenghi, Alighiero Ammannati, Oscar Monaco, Enrico Oddo che continuano a vivere nel cuore della gente. Ed è forse questa la vera eternità. Insieme a loro tanti protagonisti di una cinofilia da titani e grandi campioni che ti suggeriscono quanto ebbe a scrivere Apollinaire: ”I ricordi sono corni da caccia il cui rumore muore nel vento”. Avanzi, anno dopo anno come lungo le tappe di un tour semisegreto dove le parole diventano sussurri più labili d’un lontano battito d’ali ... Ripercorri cronache che furono fedeli come una fotografia in bianco e nero, tante vicende che il tempo ammanta di meraviglia, interpretate da altri ma che ti appartengono... Immagini il trionfo dei trialler re per un giorno, il dramma senza cielo di quanti, magari per un attimo, un’esitazione soltanto, hanno perduto il trono. Perché la Coppa Europa è come la storia: illumina i vincitori in acquerelli su cui la memoria manda bagliori di luce. Ecco perché la seconda nazione è solo la prima delle ultime. Ed insieme ai vincitori i pro-

prietari senza cui la Coppa Europa non avrebbe potuto cominciare a vivere né continuare a brillare e fra loro Cavalli, Rettanni, Tremolada, Granata, Franco Mosters, Malagola, Pagni, Lorenzini, Andrighetti, Claudio Macchiavelli, Elio Cantone, Egisto Nardi, Angelo Mocchi ed il coinvolgente Scudiero. Insieme a loro sul podio tanti organizzatori che seppero piantare il tricolore più alto delle altre bandiere e fra questi Luigi Consonni di Seveso, scopritore del Mezzano, un’immensa spianata che doveva diventare la palestra vera di una cinofilia fantastica ed invece… è rimasta l’ombra incerta d’un castello asse-

“Il setter inglese è un cane per natura timido, sospettoso, impressionabile e, mentre la passione che lo anima, strapotente al pari di quella del pointer, lo spingerebbe a lanciarsi a corsa pazza per la pianura, l’innata prudenza istintiva lo trattiene e gli suggerisce una cerca più lenta e più attenta. Ne deriva che se il setter è meno veloce del pointer, questo non dipende dal fattore fisico bensì da un fattore psichico. Il setter è dominato dal terrore di far frullare e trattiene ad arte il proprio slancio per tenersi pronto a qualsiasi evenienza. Da questa lotta fra la passione per la caccia e la prudenza che ne tempra l’ardore scaturisce il fascino speciale dello stile del setter inglese”. (Giacomo Griziotti “Cani, caccia, prove” 1941)

diato dalle promesse. Scorre la moviola e porta i bagliori della malinconia nel grande dramma di una speranza assassinata da un colpo di fucile. Franco Anelli, giovane industriale, ma già sacerdote della grande cerca si mise in luce nell’edizione del 1982 al Mezzano con due campioni Aston e Green e contribuì ad esaltare l’Italia della cinofilia. Era simpatico Franco Anelli. E sincero e pieno di entusiasmo come lo sanno essere solo i

Enrico Oddo, a sinistra, accompagna Franco Giachino e il suo campione

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