I Nostri Cani - novembre 2014

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i nostri

Cani

Anno 60 num. 9 novembre 2014

vano su sequenze di cani e lupi attuali e su un sistema di datazione detto “orologio molecolare”, scandito da un supposto tasso specie-specifico di mutazione spontanea del DNA, calibrato sulla data di divergenza paleontologica tra antenati del lupo e antenati del coyote, che si diversificarono circa 1 milione di anni fa. Recenti ricerche mostrano tuttavia che gli “orologi” molecolari non sono idonei a datare eventi filogenetici in tempi geologici brevi, misurabili in migliaia e non in milioni di anni, come quelli in cui presumibilmente avvenne l’addomesticamento del cane. Pertanto è opportuno maneggiare con prudenza datazioni non sostenute da dati archeozoologici. L’interpretazione dei dati

genetici a favore di un’origine unica del cane in estremo oriente è in contrasto con il dato archeologico che indica l’Europa e l’Asia Occidentale come areale di distribuzione dei cani piu’ antichi sinora noti. L’ipotesi cinese è basata sull’analisi degli aplotipi mitocondriali attuali campionati in diversi continenti. A questo riguardo la maggiore eterogeneità genetica degli aplotipi asiatici, più che riflettere un’origine più antica dei cani asiatici, potrebbe essere riconducibile al fatto che in Asia è mancato l’impatto del concetto di razza, diffusosi in Europa a partire dalla metà del XIX secolo. I “kennel clubs” europei, favorendo la riproduzione controllata a partire da riproduttori strettamente selezionati per caratteristiche fenotipiche, hanno probabilmente determinato un “collo di bottiglia” genetico per le razze canine occidentali. (Verginelli et al., 2005).

LA STORIA DEGLI INCROCI Circa 200.000 anni a.C. comparve in America e in Europa il “Canis lupus”, (il lupo), in Cina il “Canis sinensis”, poi il Coyote in America, ancora la Volpe e lo Sciacallo in Europa. Vi è poi un’epoca intermedia (detta della grande caccia) che va dai 30.000 ai 15.000 anni prima di Cristo in cui le suddette specie, a cominciare dal Canis lupus, si

diffusero in tutta l’Europa e in parte dell’Asia. Nello stesso periodo non vi è traccia di canidi nel continente africano. La comparsa del cane domestico o «Canis familiaris», come lo chiama Linneo, à databile dai 15.000 ai 10.000 anni prima di Cristo e, più precisamente, nel periodo neolitico anteriore sul finire dell’epoca magdaleniana. Al primo “cane” conosciuto, il C. f. putjani, si aggiunse presto (siamo fra 10.000 e 6.000 anni prima di Cristo), il C.f. palustris, denominato anche dal Ruetimeyer “Cane delle Torbiere” (o della torba), antenato degli Spitz e di molte altre razze canine. L’Età del Bronzo, che nel bacino del Mediterraneo va all’incirca dal 3.000 al

possibile albero filogenetico delle razze studiandone di ognuna le caratteristiche base riportandone il confronto tra Lupo selvatico e il cane domestico. Si può ammettere che le differenze sostanziali tra il Lupo selvatico e il cane domestico si riassumono nel precedente schema. Prendendo in considerazione lo studio di Vilà, et al (1997) si può comprendere come la diversità genetica delle razze canine si sia potuta evidenziare studiando le subsostituzioni e delezioni del DNA osservate in 261 paia di basi azotate (monomeri del DNA). I dati rilevati da questa ricerca non offrono però un albero filogenetico delle razze ma un’analisi comparativa tra quella che è la diffusione del lupo e del cane domestico. Si notano 26 differenti tipi di mutazioni che riguardano gruppi di differenti razze canine. Le delezioni (tratti di DNA mancanti rispetto ad un DNA normale) sono state espresse con lettera D: Uno studio molto più attendibile riguardo la ricerca sulla discen-

Hesperocyon

2.000 a.C., segna un’ulteriore evoluzione del Canis familiaris verso tipologie sempre più definite e fra loro differenziate. In questo periodo, come abbiamo visto, fanno la loro comparsa: il già citato «Canis familiaris inostranzewi» (antenato di tutti i molossi, sia quelli di tipo più pesante che quelli più leggeri); il «Canis familiaris matris optimae», antenato dei cani da pastore (accompagnerà i popoli asiatici, fabbri e fonditori, che introdussero in Europa gli oggetti, gli utensili e le armi di metallo); il «Canis familiaris leineri», antenato di tutti i levrieri e di molte razze da caccia ed infine il «Canis familiaris intermedius», antenato di spaniels, bracchi, ecc., la cui comparsa coincide con la fine del periodo preistorico. Secondo Jeitteles i cani del vecchio continente avrebbero per progenitori, oltre allo sciacallo («Canis aureus»), anche il Lupo indiano («C. pallipes»), il Lupo d’Egitto («C. iupaster») e il Lupo del Tibet («C. Iupus laniger»). Proprio il grosso lupo degli altipiani himalayani potrebbe essere, secondo un’ulteriore ipotesi formulata da Keller, il principale antenato selvatico dei molossoidi moderni. Prendendo in considerazione le ipotesi sopra riportate e integrandole con gli studi oramai accertati, possiamo costruire un

denza delle differenti razze dal Lupo selvatico lo si può riscontrare nel lavoro di von Holdt et al., (Nature 2010) dove si sono ricercati differenti aspetti importanti: 1) La relazione tra evoluzione e incroci per creare le razze; 2) La locazione temporale sull’origine del cane addomesticato; 3) Grado di parentela tra il lupo e il cane domestico. Gli autori di questa ricerca hanno analizzato grazie a tecniche di micro harray gli acidi nucleici derivanti da: • 912 cani provenienti da 85 incroci; • 225 cani provenienti da 11 popolazioni differenti; • 60 coyote; Un ulteriore contributo a questa ricerca è stato avanzato da uno studio da Anderson e i suoi collaboratori (2010) dove grazie all’osservazione del cambiamento fenotipico della melanina nei Lupi del Parco Nazionale dello Yellowstone si è potuti risalire all’albero genealogico e ai genotipi di questi canidi con lo scopo di identificare un albero genealogico del Lupo selvatico in questa area. Stefano Spagnulo Biologo ricercatore

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